Laici Libertari Anticlericali Forum

Quando un prete o un religioso si suicida, Neanche la promessa del paradiso guarisce il mal di vivere

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view post Posted on 4/3/2011, 19:21
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Da subito Scanavino ha parlato ai giovani, si è subito aperto al dialogo con le parti più vive della città, iniziando a cambiare le cose e anche certi meccanismi di potere. La vicenda del diacono è diventata il “casus belli” di uno scontro già in atto. E c'è una poesia, amorosa e minacciosa. Una copia dei versi in questione ora è anche all’attenzione della polizia



Veleni nella Curia





(Ste.Tom.) - ORVIETO – Veleni nella Curia. La triste vicenda del diacono Luca Sedita, scomparso suicida a dicembre scorso all’età di 26 anni, dopo il “no” del Vaticano alla sua ordinazione sacerdotale, non è che la punta emersa di un iceberg. Lo dimostra chiaramente il clima di tensione e di veleni di questi giorni quando, alla vigilia dell’annuncio ufficiale della decisione del Santo Padre sulle sorti del vescovo Scanavino e di fronte alle tante manifestazioni di solidarietà nei confronti del presule, si registra una temperie di scontri, di sospetti, di tradimenti e la sensazione di una fine, ormai, imminente. La fine di cosa? La fine di un confronto che, a tratti, in questi ultimi anni è stato anche feroce e che vede oggi la diocesi spaccata. Un taglio verticale, molto spesso generazionale.

L’arrivo di padre Giovanni Scanavino, a dicembre del 2003, ha smosso le acque stagnanti della diocesi guidata da quasi trent’anni dal vescovo Decio Lucio Grandoni. Da subito Scanavino ha parlato ai giovani, si è subito aperto al dialogo con le parti più vive della città, iniziando a cambiare le cose e anche certi meccanismi di potere. Basti pensare agli assetti dell’Opera del Duomo. Il tutto con una spiccata attitudine all’ascolto, con la semplicità e la profondità del messaggio evangelico autentico di cui è testimone e con la vicinanza alla gente. Tanta gente, la più varia: al punto che c’è anche chi gli ha rimproverato qualche frequentazione. Un vescovo amatissimo da tanti, scomodissimo per altri. Un vescovo che ora ha tirato fuori anche l’idea del Duomo Santuario eucaristico, un’altra partita attorno alla quale ruotano tanti interessi.

Ed ecco che la vicenda del diacono è diventata il “casus belli”. Scanavino punito per averlo ordinato diacono senza il benestare del Vaticano. Obbediente nel momento in cui alla fine ha rinunciato ad ordinarlo sacerdote, probabilmente il presule pagherà comunque a caro prezzo adesso la decisione che coraggiosamente aveva assunto di dare un’opportunità a quel giovane.

Al punto che ora è fin troppo facile gettargli addosso la croce e rimettersi alle decisioni del Vaticano. Eppure in città c’è chi racconta un’altra storia. O almeno ha provato a farlo, ieri mattina, con una poesia anonima apparsa su alcune bacheche cittadine e poi subito fatta sparire. Il titolo è “A Padre Giovanni”. “Sei giunto tra noi, padre Giovanni, ignaro che questa è terra di inganni – recitano i versi - e ad ogni don di una triste campana sacrificata è la persona più umana. Chi meglio di te ora può ben capire, quando il serpente stringe le spire, quando vorrebbero lasciarti solo a farti sbranare sull’italo suolo”. La poesia conclude dicendo: “Che, in tuo luogo, venga punito quello che ha ordito la trama più nera”. Una copia dei versi in questione ora è anche all’attenzione della polizia.

Secondo molti, in ogni caso, tutte queste reazioni “non fanno bene a Scanavino” come viene spesso ripetuto, non si sa con quanta onestà. In fondo, comunque, questo è anche quello che è stato detto domenica scorsa in tante chiese orvietane, pure sulla spinta delle dichiarazioni del vescovo che in maniera insolitamente dura si è dissociato dalle iniziative di solidarietà nei suoi confronti. Bene, proprio su quelle dichiarazioni adesso si è scatenato un autentico giallo. Dichiarazioni troppo dure per essere uscite dalla bocca del presule e che hanno dato adito ad una serie di illazioni sulla loro autenticità. C’è chi sarebbe addirittura pronto a giurare che Scanavino non solo non avrebbe pronunciato quelle parole, ma non avrebbe neanche avuto intenzione di fare dichiarazioni. Stizzito, l’ufficio stampa risponde sottolineando il suo ruolo di “porta parola del vescovo”. “Pertanto – afferma il responsabile, Antonio Colasanto – ogni dichiarazione dell’ufficio stampa è condivisa dal vescovo. Nello specifico la nota (di sabato, ndr) è stata dettata e autorizzata dal nostro pastore”. Nessuna smentita ufficiale, in ogni caso, è giunta in alcuna forma da Scanavino.


www.orvietosi.it/notizia.php?id=22523

Vescovo, un addio al vetriolo
Nel caos la comunità

Verso l’avvicendamento di monsignor Giovanni Scanavino

Orvieto, 1 marzo 2011 - Dallo psicodramma del gregge a cui viene strappato a forza l’amato pastore al sospetto della congiura di palazzo ai danni del vescovo. Scende la quinta del melodramma e sale lo sfondo dell’intrigo di potere ambientato nelle segrete stanze della Curia di provincia. Servirebbe la penna di Goffredo Parise senza scomodare Dan Brown, per raccontare gli eventi al limite del verosimile che stanno scuotendo la diocesi di Orvieto e Todi negli ultimi mesi, con una punta di parossismo raggiunta domenica sera.



Riassunto delle puntate precedenti. Il vescovo Giovanni Scanavino entra in rotta di collisione con il Vaticano per aver nominato diacono e presto sacerdote un ragazzo, Luca Seidita, già cacciato da tre seminari. La Santa Sede ne blocca l’ordinazione sacerdotale. L’ultimo giorno di novembre il giovane si suicida. Il vescovo che aveva già subito una visita pastorale, viene messo «sotto processo» dal Papa, deve lasciare la diocesi. Intanto un gruppo di fedeli, sabato mattina, promuove una petizione, con mille e duecento firme che vengono apposte in calce ad una lettera, colma di rispetto e sacramentale deferenza alle gerarchie, spedita ieri al Santo Padre.



Nel pomeriggio di sabato arriva un comunicato dell’ufficio stampa della diocesi che gela il sangue ai supporter di Scanavino. Il vescovo parla di "clima di tensione e confusione mediatica" e sconfessa i promotori dell’iniziativa a suo favore. Domenica ore 22, giunge al cronista una telefonata da una persona vicina a Scanavino, che si trova ancora a Milano: "Ho sentito il vescovo al telefonino, mi ha detto che lui non ha mai scritto la lettera con cui prende le distanze dalla petizione. E’ un falso ispirato da altri, persone molto in vista". In effetti quel tono non è da lui.



Il telefono del vescovo rimane muto, ma quando lo riaccenderà, trillerà di sicuro per mezz’ora a causa dei messaggi in memoria. Lui, dunque, non conferma. A rispondere è il giornalista che cura l’ufficio stampa Antonio Colasanto, simpatico napoletano con trascorsi da aspirante deputato: "Ho parlato al telefono con Scanavino, mi ha dettato esattamente le parole che ho scritto nel comunicato. Io sono stato nominato da lui, gli sono grato e rimarrò accanto a lui fino alla fine".



Fine del riassunto. Rimane la foschia delle cose non dette e delle mille illazioni che viaggiano ormai a briglia sciolta intorno ad una comunità di persone disorientate in cui non mancano quelli convinti di aver capito tutto. Sabato mattina parlerà ufficialmente il vescovo. Finalmente. Ma non è tipo da avere le scarpe piene di sassi di cui liberarsi, nonostante tutto.

C.L.


http://www.lanazione.it/umbria/cronaca/201..._vetriolo.shtml
 
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view post Posted on 7/3/2011, 09:06
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Papa accetta dimissioni vescovo Orvieto mons. Scanavino
Dopo suicidio diacono
05 marzo, 12:12

(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 5 MAR - Il Papa ha accettato le dimissioni di mons. Giovanni Scanavino, vescovo di Orvieto-Todi, la diocesi del diacono suicida Luca Seidita. Lo annuncia la sala stampa vaticana.

Luca Seidita si e' suicidato il primo dicembre lanciandosi da una rupe, dopo essere stato giudicato ''non maturo'' per diventare prete. Mons. Scanavino aveva affermato che a suo giudizio il diacono era ''pronto'' per il sacerdozio, e di aver avuto ''divergenze di valutazione'' con i dicasteri vaticani.

http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/umb...1559921807.html

Sociale - domenica 06 marzo 2011 - 10:07
Nella Cattedrale gremita il monaco Giovanni Scanavino si accomiata nel segno della Carità e dell'Amore
di Laura Ricci

Nel ritrovato spoglio abito da monaco agostiniano, in una cattedrale commossa e gremita, calda dell'affetto e della vicinanza di credenti e non credenti, Padre Giovanni Scanavino, fino a ieri Vescovo della Diocesi di Orvieto e Todi, ha celebrato in preghiera, con grande amore e autorevolezza, il commiato da tutti quelli e quelle che in questi sette anni lo hanno apprezzato e amato. In un clima di grande pathos, di dolore e rincrescimento e al tempo stesso colmo di quella serena voglia di andare avanti che in questi giorni ha ripetutamente chiesto ai laici della Diocesi - a tutti gli effetti parte, e parte importante della Chiesa, ha più volte sottolineato negli interventi delle ultime ore - tra i lunghi e frequenti applausi che hanno punteggiato le parti più significative delle riflessioni consegnate al popolo diocesano, Padre Giovanni ha di nuovo spiegato le ragioni del suo andare: la compromessa "Unità" della chiesa locale, per la cui piaga non ha mostrato di possedere un bisturi abbastanza energico ai fini della ricomposizione.

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Nel consegnare a Orvieto, agli orvietani e alla loro splendida cattedrale eucaristica il suo testamento spirituale, tutto nel segno dell'amore e della carità, Padre Giovanni ha dato lettura di alcune sue lontane, intime note in cui individuava, già nel 2003, immediatamente dopo la sua nomina vescovile e davanti alla meraviglia della Cattedrale, la naturale missione del Duomo di Orvieto come tempio dell'eucaristia e di Orvieto come città santuario, missione che a suo avviso deve andare avanti; mentre in altri dolorosi appunti del 2007, già annotava l'assunzione di quella croce e di quell'impotenza di fronte alla divisione del clero della diocesi che oggi, riconducendolo alla riflessione e alla pace di qualche amato convento agostiniano, lo porta via dalla nostra città.
Altro caritatevole sogno consegnato alla città, quello di andare avanti con il progetto della costruzione di una casa di accoglienza per ragazze madri e per i loro bambini.



Pochi i sacerdoti presenti ieri sera in Duomo, a confermare la ferita, il cancro che la mattina, in conferenza stampa, Scanavino non ha avuto remore a nominare. E tuttavia, nonostante il doloroso epilogo, il venir meno di un importante punto di riferimento in una città per tanti versi smarrita e ferita, nonostante l'apparente trionfo di quella che in questi mesi non abbiamo cessato di definire come "banalità del male", la parte di clero che ha lavorato per allontanarlo ha finito per farne un santo e un eroe. A trionfare veramente, infatti, è solo e soltanto il monaco Giovanni Scanavino: forte dell'amore e della carità che in questi anni ha incessantemente e silenziosamente seminato e che, nel momento del dolore e del distacco, contribuendo al suo sereno accomiatarsi gli sono state abbondantemente rese; forte di un'aperta coerente azione e di una parola chiara che, pur non accusando i singoli, non ha esitato a rendere manifeste le radici del male sotterraneo della mancanza di unione nella diocesi.
In molti lo ricorderemo, come sempre è stato ed è, tra i semplici, i caritatevoli e i giusti. E - come in questi giorni, con il sorriso, non ha cessato di sottolineare richiamandosi alla persecuzione che deve essere pronto ad assumere chi vuole portare nel mondo amore e carità - tra i perseguitati.

http://www.orvietonews.it/index.php?page=n...data=1299402420

Lo ha consegnato sabato sera durante la messa in Duomo. "Portare avanti il progetto della Cattedrale come centro eucaristico, progetto che per l’ex vescovo “deve continuare se vogliamo essere fedeli alla nostra storia”. Ma padre Giovanni ha chiesto anche di realizzare la casa famiglia, il “nido dei bambini e delle mamme che hanno bisogno di essere accolti”



Padre Giovanni ha lasciato il sio testamento spirituale





ORVIETO – È tornato a spiegare i motivi per cui deve lasciare la diocesi, ha pregato per l’unità della Chiesa orvietana, per monsignor Giovani Marra perché riesca nell’”operazione chirurgica dello spirito” che gli è stata affidata, e ha voluto lasciare anche un testamento spirituale raccomandando alla comunità gli impegni che più gli stanno a cuore. Padre Giovanni Scanavino, nel ritrovato abito da monaco agostiniano, ha salutato così la sua gente sabato sera.

Lo ha fatto in una Cattedrale gremita, accolto, nella commozione generale, da oltre cinque minuti di interminabile applauso. “Il mio è il primo passo verso la guarigione – ha detto Scanavino tornando sulla metafora della spaccatura della Chiesa locale intesa, come una malattia da estirpare - Tutto quello che di bene avete testimoniato sarà il motivo iniziale per aiutare questa Chiesa a diventare sempre più viva. Questa Cattedrale - ostensorio ci chiede di continuare con coraggio e fiducia”.

Con toni sempre di comunione, a tratti intimi, Scanavino ha pregato per i sacerdoti “perché capiscano – ha detto tra gli applausi - quanto è bello vivere nell’unità, nella comprensione e nell’amore”, per l’amministratore apostolico inviato da Vaticano perché sia sostenuto da “coraggio, serenità e disponibilità” e “accolto con amore e benevolenza”. Ma il suo primo pensiero è stato “per quella comunità – ha detto - che vive nella carità, che è stata spesso bersagliata e non sempre capita”.

Ai fedeli e non, riuniti in Cattedrale padre Giovanni ha poi lasciato il suo testamento spirituale: portare avanti il progetto della Cattedrale come centro eucaristico, progetto che per l’ex vescovo “deve continuare se vogliamo essere fedeli alla nostra storia”. Ma padre Giovanni ha chiesto anche di realizzare la casa famiglia, il “nido dei bambini e delle mamme che hanno bisogno di essere accolti”. In cassa, ha voluto specificare Scanavino, ci sono 54mila euro, “frutto della generosità di tanti giovani che si stanno tassando. Questa opera – ha detto - deve continuare ad essere segno della carità di questo popolo” .

Ma ai presenti, Scanavino ha voluto regalare anche alcune sue riflessioni, appunti, file ritrovati sul suo computer e riletti in questi ultimi giorni in cui tanto ha riflettuto. Vale la pena ricordare un pensiero, il più intimo, per capire ancora una volta – se ce ne fosse ancora bisogno – lo spirito di Padre Giovanni.

Di ritorno dal campo Caritas in Kosovo padre Giovanni qualche tempo fa scriveva: “Ho sbagliato tutto, inseguendo la tentazione di poter fare di più. Con le burocrazie ho perso un sacco di energie. Come vescovo peggio che andar di notte. Quando si lavora con i poveri non bisogna tradirli, per ampliare il proprio orizzonte, per le proprie ambizioni. Che il Signore mi perdoni”.

www.orvietosi.it/notizia.php?id=22589
 
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view post Posted on 11/3/2011, 08:27
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11 marzo 2011
Il vescovo innamorato
La Tamaro parla del suo pastore, della maldicenza, dell’intolleranza

“Niente provoca più invidia dell’amore. Padre Giovanni ha amato questa diocesi e la sua gente in modo particolare. Per troppo amore oggi viene dimesso e questa cosa mi fa molto soffrire”. Susanna Tamaro abita nella diocesi di Orvieto-Todi il cui vescovo, il piemontese monsignor Giovanni Scanavino, sabato scorso è stato dimesso dal Vaticano e riconsegnato ai suoi abiti di monaco agostiniano. Così si è presentato ai fedeli due giorni fa. Così tra pochi giorni lascerà la diocesi. Andrà in ritiro in un convento dell’ordine religioso a cui appartiene, probabilmente a Cascia vicino a Norcia, dove secondo quanto lui stesso ha spiegato si dedicherà a pregare, confessare e aiutare coloro che hanno bisogno. Il 30 novembre il segretario di padre Giovanni, il diacono Luca Seidita, si è suicidato dopo che Roma gli aveva negato il permesso di essere ordinato prete.

Su don Seidita da tempo circolavano in diocesi maldicenze legate alla sua presunta omosessualità. Mentre su Scanavino alcuni preti della diocesi facevano circolare il sospetto che fosse un vescovo non all’altezza del compito affidatogli, “protettore degli omosessuali”, hanno detto alcuni, e, di più, dei preti in odore di pedofilia. Ma alle dimissioni arrivate da Roma ha reagito il popolo, schierato con forza inaspettata in difesa del suo vescovo, pronto a scendere per le strade e a disertare la prima messa della domenica celebrata in duomo senza padre Scanavino all’altare: domenica scorsa si dice ci fossero soltanto venti fedeli in un duomo solitamente gremito in tutte le sue tre grandi navate.

Susanna Tamaro trova squallida la maldicenza. Il chiccchierare dietro le persone per il solo gusto di farlo. Dice: “Non mi stupisce la reazione della gente, del popolo. Padre Giovanni da quando è qui ha ribaltato una chiesa che prima del suo arrivo era implosa in se stessa. C’era un vescovo del posto. E’ stato in diocesi venticinque anni, tutti sostanzialmente all’insegna del senza infamia e senza lode. Le parrocchie erano vuote. Deserte. L’arrivo di padre Giovanni ha cambiato la vita della gente. Con lui si sono verificate tante conversioni, anche radicali. Prima tabula rasa, dopo una fioritura miracolosa. Padre Giovanni ha fatto quello che ogni vescovo dovrebbe sempre fare: ha amato la gente. Girava per le strade. Parlava con tutti. Ascoltava i problemi di tutti. Entrava nelle case. E forse ha rotto uno status quo. Forse il suo troppo amore ha scombussolato certi equilibri interni. Padre Giovanni è stato come una ventata d’aria fresca a cui probabilmente non tutti, anche a Roma, erano preparati. Qual è il suo principale difetto? L’eccesso di bontà. Quella stessa bontà che don Luca ha sperimentato su di sé e che poi, all’improvviso, non ha più trovato”.

Le dimissioni di Scanavino arrivano dopo mesi non facili per la chiesa cattolica e il Vaticano in particolare. Le accuse contro il Papa e i vescovi che avrebbero protetto e nascosto, soprattutto negli anni in cui Pontefice era Giovanni Paolo II, la pedofilia tra coloro che indossano l’abito sacro hanno fatto sì che la linea della “tolleranza zero” prendesse il vantaggio. Una linea nuova entro le mura leonine, alimentata e suffragata dall’appoggio di non pochi cardinali di peso dentro e fuori il Vaticano. Scanavino è stato dimesso a 72 anni. A nulla è valsa la constatazione che fra tre anni, in ogni caso, sarebbe andato automaticamente in pensione.

Dice Tamaro: “Non tutti i casi sono uguali. La chiesa dovrebbe sempre guardare i singoli casi e mai calare dall’alto sentenze definitive. Ricordo un giovane prete accusato di pedofilia solo perché aveva negato a un gruppo di persone la possibilità di accedere a un salone della parrocchia per una festa. E’ facile far nascere scandali, sospetti, equivoci. Più difficile è amare le persone, aiutarle a crescere. Trovo molto indelicato, ad esempio, e anche poco amorevole nei confronti della diocesi di Orvieto, che si sia deciso di dimettere padre Giovanni pochi giorni prima che iniziasse la quaresima. I tempi liturgici per Roma non contano più nulla? Non si poteva dimetterlo dopo Pasqua? La gente qui era tornata in chiesa grazie a padre Giovanni. Adesso dove andranno? Andranno ad ascoltare la messa di quei preti che l’hanno diffamato? Roma dovrebbe chiedersi come deve essere un vescovo. Chi è il vescovo? Un padre che ama i suoi figli, tutti i suoi figli, o un burocrate magari appassionato di carrierismo? Padre Giovanni ci lascia perché l’amore crea sempre confusione. Il suo amare ha confuso. Ma non è di questo amore, di questa testimonianza che abbiamo bisogno? La vicenda di Padre Giovanni mi ricorda quella di don Tonino Bello. Anche lui in fondo incompreso. E poi, a posteriori, definito da tutti ‘santo’”.

www.ilfoglio.it/soloqui/8075
 
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view post Posted on 11/3/2011, 20:04
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Il vescovo Scanavino, reentemente destituito dal vaticano, col dicaono suicida Luca Seidita, a cui pochi giorni prima dell'ordinazione fu negato il sacerdozio

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La storia del suicidio del diacono e delle dimissioni imposte al vescovo Scanavino: https://laici.forumcommunity.net/?t=42200260

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Da Collevalenza la sfortuna di Scanavino
Secondo quanto pubblicato da il Foglio, che lo ha intervistato, l'ex Vescovo di Todi ed Orvieto addebita al "recupero" di un prete ospite del santuario le reazioni di parte del clero
di: 11/03/2011 - h 13,03


Scanavino, nella ricostruzione del quotidiano, " dice che forse la sua “sfortuna” si chiama Collevalenza.
Lì c’è un santuario dove una suora, madre Speranza, ha fondato una comunità che lavora per recuperare e guarire preti con problemi psichici di vario tipo.
Sulla porta d’ingresso il suo benvenuto: “Il peccatore, figlie mie, diminuito il violento impeto della passione e ritornato alla ragione, sentirà il rimorso, primo testimone della verità”.

Dice Scanavino: “Un giorno decido, dopo diversi colloqui con psicologi competenti, di inserire nella vita della diocesi un sacerdote che era stato da madre Speranza per quattro anni e che precedentemente era stato anche rinchiuso in carcere.
Lo faccio con tutte le accortezze del caso.Lo metto in una piccola comunità di preti. Intimo loro di stare attenti, di sorvegliarlo e di valutare se effettivamente sia recuperato.

Per un anno si comporta bene. Credevo di avercela fatta. Finché un vescovo emerito di una diocesi vicina non ha saputo che avevo reintegrato questo prete.
E subito, per invidia o non so per quale altro motivo, forse spinto da alcuni preti della mia diocesi ai quali non va bene che ai sacerdoti usciti dal seminario regionale se ne affianchino altri di differente provenienza, ha detto che coprivo un prete pedofilo."



http://www.iltamtam.it/Comprensorio/Todi/D...-Scanavino.aspx
 
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view post Posted on 1/4/2011, 09:12
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MONS.SCANAVINO : HANNO VINTO GLI SPIONI. MA NON SI PUO' CONDANNARE UNA PERSONA SOLO PER LE VOCI

1 Aprile 2011 05.50 - di Adriano Lorenzoni - Fonte: Terni in rete - cod.276004

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Padre Giovanni Scanavino, già vescovo di...


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Apertura sulle unioni gay " ma mi preoccupo quando chiedono le adozioni "
A distanza di quasi un mese da quel sabato 5 marzo quando rese pubblica la lettera con la quale Benedetto XVI lo dimissionava, torna a parlare Mons. Giovanni Scanavino, ex vescovo di Orvieto.

Lo fa attraverso una intervista rilasciata a Stefania Rossini che è pubblicata sul numero in edicola oggi dell'Espresso.

" I delatori o gli spioni non sanno quello che riferiscono. Il mio criterio è accogliere la persona, ascoltarla, vivere con lei e capire davvero se c'è qualcosa che non va. Se non dimostri che quello è un delinquente, non lo puoi condannare sulle voci. Alla fine mi hanno fatto capire che ho sbagliato ma non pretendano che cambi le mie idee ". E' questo uno dei passaggi più importanti dell'intervista di Mons. Scanavino.

Sono state , infatti, proprio le voci, le cattiverie scritte sotto forma di lettere anonime a far precipitare la diocesi di Orvieto in una crisi senza precedenti e per la risoluzione della quale è stata chiesta proprio la testa di Mons Scanavino " colpevole " di non essersi accorto che colui che si era scelto come segretario particolare e che voleva diventasse sacerdote, era gay. Luca Seidita, il diacono che si è tolto la vita, gettandosi dalla rupe di Orvieto , la sera del 30 novembre 2010, proprio perchè le gerarchie vaticane non lo avevano ritenuto maturo e idoneo per il sacerdozio.

" Quella vicenda tristissima è stata usata per colpire un intero lavoro pastorale. Io non ho avuto le certezze di chi si è voluto basare sulle impressioni. Fose Luca era fragile, d'accordo, ma io non butto via un uomo per questo ". " E poi, nella diocesi, c'è Colle Valenza, una comunità dove opera un'equipe specializzata voluta dalla Conferenza Episcopale per recuperare i preti in difficoltà ". Come dire, se si presentano situazioni particolari si può trovare il modo per intervenire.


E' stato chiesto a Mons. Scanavino cosa pensa delle unioni gay e l'ex vescovo di Orvieto non è apparso scandalizzato : " mi preoccupo quando queste due persone cominciano a dire che vogliono adottare un bambino. Su questioni così serie va riproposto il valore della natura per la quale la famiglia è composta da un uomo , una donna e dei figli. E' necessario dialogare, capire il mutamento, convincere. Il cardinal Martini diceva che era giunto il momento di aggiornarci, rivedendo il concilio vaticano II. Ma in questo momento tutto ciò per la Chiesa è out ".

Padre Giovanni Scanavino sta meditando sui suoi errori nel ritiro ( punitivo? ) di Cascia.



www.terninrete.it/headlines/articol...ICOLO_ID=276004

Torna a parlare Scanavino: «Non pretendano di cambiare le mie idee, io ho il dovere di aiutare»
Intervista a L'Espresso: «Io non butto via un uomo per delle voci»

Scritto il 31/3/11 • Categoria: Attualità
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Torna a parlare Scanavino: «Non pretendano di cambiare le mie idee, io ho il dovere di aiutare»

L'ex vescovo di Orvieto Giovanni Scanavino (Foto Umbria24.it)

«Il mio criterio è accogliere la persona, ascoltarla, vivere con lei e capire se c’è davvero qualcosa che non va. Se non dimostri che quello è un delinquente, non lo puoi condannare sulle voci. Alla fine mi hanno fatto capire che ho sbagliato ma, per favore, non pretendano che cambi le mie idee». A parlare è l’ex vescovo di Orvieto Giovanni Scanavino in un’intervista a L’Espresso. Il testo sarà pubblicato venerdì dal settimanale che oggi ne ha diffuso un’anticipazione.

Seidita, una vicenda tristissima Scanavino, frate agostiniano ora in ritiro a Cascia, ha ricostruito la vicenda che l’ha riguardato, soffermandosi in particolare sul suicidio del diacono Luca Seidita, riguardo al quale ha parlato di «vicenda tristissima usata per colpire un intero lavoro pastorale. Io non ho avuto le certezze – ha aggiunto, riferendosi ai sospetti di presunta omosessualità del giovane – di chi si è voluto basare su vaghe impressioni. Forse Luca era fragile, d’accordo, ma io non butto via un uomo per questo». Riguardo ad altri «casi problematici» ai quali ha poi fatto riferimento il giornalista, l’ex vescovo ha risposto: «E’ bene che si sappia che in questa diocesi c’è Colle Valenza, una comunità dove opera un’équipe specializzata voluta dalla Conferenza episcopale per recuperare i preti in difficoltà».

Ho il dovere di aiutare «Se questa équipe – continua Scanavino – mi segnala il caso di un sacerdote, a suo tempo condannato, che ha fatto il carcere e poi anni di riabilitazione, io ho il dovere di aiutarlo a reinserirsi come prete, anche se con tutta la prudenza possibile». E quando a monsignor Scanavino è stato ricordato che le dimissioni di un vescovo «restano comunque un fatto straordinario», il presule ha risposto: «Hanno avuto paura che mandassi la diocesi alla deriva anche per alcune scelte economiche. Volevo fare della cattedrale una sede eucaristica, visto che abbiamo qui nientemeno che il miracolo del Corpus Domini. Sarebbe stata anche una grande occasione di rilancio per l’economia della città. Ma l’idea non è piaciuta».



www.umbria24.it/torna-a-parlare-sca...2%BB/32634.html



Anche il prete pedofilo don Lelio Cantini, che ha violentato decine di ragazzini, è stato ospite del centro di recupero di preti pedofili di Collevalenza.

Altro prete "problematico" mandato a Collevalenza , don Claudio Ballerini, esibizionista recidivo, sorpreso a masturbarsi in piazza


http://it-cultura.confusenet.com/showthread.php?t=37459

PRIMO DOSSIER NEL 2005. Nel 2005 viene inviato il primo dossier al
cardinale Piovanelli per farlo arrivare all'arcivescovo Antonelli. Nel
settembre 2005 don Cantini viene spostato dalla parrocchia ma
ufficialmente per motivi di salute. Finisce a Mucciano, in Mugello, ma
continua a ricevere le visite di Maniago e dei suoi parrocchiani. Le
vittime, una ventina in tutto, scrivono al Papa. Si fanno avanti anche
alcuni sacerdoti. Nel 2007 si conclude il processo amministrativo della
Chiesa: don Cantini non potrà celebrare i sacramenti per cinque anni.
Non è giustizia, dicono le vittime. Il caso finisce a Roma mentre lui
sparisce. Fugge prima a Viareggio, poi a Empoli, poi a Collevalenza,
vicino Todi, infine nel convitto ecclesiastico. Lì lo raggiunge la
condanna del Papa. Ma non finisce qui. Il sipario non può ancora
calare. Il muro di silenzio, chiedono le vittime, deve essere
sgretolato fino in fondo, fino all'ultima pietra.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/07/01...sessuali/34976/

Peccato che il prelato nulla abbia detto della recentissima condanna, la terza, di un altro sacerdote, anche quest’ultimo transitato per il seminario di Brescia, di cui era stato vicerettore e padre spirituale dal 1991 al 1998, prima di don Luigi Facchi. Il sacerdote si chiama Claudio Ballerini, classe 1961, dal 1998 parroco di Lodrino, sempre in provincia di Brescia. Nel 2002 si era preso una multa per esibizionismo, nel 2006 il tribunale di Verona lo condannò a 6 mesi per lo stesso reato e la Curia, presso cui prestava servizio, lo sospese. Fu trasferito in Umbria, presso la Comunità Figli della Misericordia di Collevalenza “per un processo di rafforzamento dell’identità umana e vocazionale dei sacerdoti”. Che però non sembra essere stato di utilità, considerando che nel 2008 don Claudio è di nuovo rinviato a giudizio su denuncia di due sedicenni: in piazza Partigiani, proprio a Perugia e proprio durante il “processo di rafforzamento dell’identità”, il sacerdote si era abbandonato a plateali atti di autoerotismo. Il 30 marzo di quest’anno il giudice l’ha condannato ancora una volta a sei mesi di reclusione.
 
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perlanaturale
view post Posted on 2/4/2011, 17:57




Così il Vaticano mi ha cacciato'
colloquio con Giovanni Scanavino di Stefania Rossini

Dialogava con tutti, spesso controcorrente. Voleva che la Chiesa cambiasse, andando oltre il Concilio Vaticano II. E parlava anche di sacerdozio femminile. L'ex vescovo di Orvieto racconta come è stato mandato via e ridotto a semplice monaco
(31 marzo 2011)

Il diacono Luca Seidita e l'ex vescovo di Orvieto Giovanni Scanavino
Il vescovo che ha conquistato Orvieto brandendo il Vangelo se ne è andato a meditare nel ritiro di Cascia. Resterà lì il tempo necessario a capire dove ha sbagliato, come sia potuto accadere che tutto quell'amore cristiano, quelle parole di misericordia, quel soccorso ai deboli che era convinto di aver dedicato alla sua diocesi siano diventate micidiali accuse contro di lui, fino a indurre il Vaticano a chiedere le sue dimissioni. La sera prima di partire, con indubbio senso dello spettacolo, ha indossato il suo vecchio saio da frate agostiniano per accogliere la fiaccolata di saluto della cittadinanza che da settimane si era mobilitata a suo favore sotto la guida di Toni Concina, primo sindaco di destra di Orvieto, con il sostegno della stampa locale, con appelli pubblici delle scrittrici Susanna Tamaro e Rosa Matteucci, e anche con una insistente campagna de "Il Foglio" di Giuliano Ferrara che è tornato a riflettere sull'inclinazione umana al peccato.
Nella piazza del Duomo gremita come uno stadio l'ormai ex vescovo Giovanni Scanavino non è tornato a spiegare i dettagli della sua vicenda, culminata nel suicidio del suo segretario particolare a cui era stato vietato il sacerdozio per sospetti di omosessualità. Ha fatto però la sua ultima predica, di quelle che per sette anni hanno strappato il cuore agli orvietani, producendo conversioni improvvise e risuscitando movimenti spiritualisti e radicali.

Dicono che lei sia un predicatore irresistibile. � vero?
"Senza presunzione, devo ammettere che me la cavo bene. San Paolo diceva che la fede passa attraverso l'ascolto e io mi accorgo subito quando la gente è catalizzata, pronta all'evangelizzazione. � come se avesse fame e sete di qualcosa di solido".

In un'epoca in cui l'immagine è tutto e domina la devozione a un leader, non si è mai interrogato su questo suo potere?
"Ogni giorno ho pregato per capire se volevo imporre la mia immagine o invece trasmettere valori forti che aiutassero la gente a maturare".

Questo travaglio vale per lei, non per chi corre ad ascoltarla.
"� vero, ma io mi sono sempre regolato come Sant'Agostino, che pianse quando lo vollero fare vescovo perché sapeva quale responsabilità si assumeva. Lui diceva ai fedeli: "Attenzione, se mi applaudite semplicemente perché sono un retore, andremo tutti all'inferno, io e voi". Nel mio piccolo anch'io ho cercato di trasmettere contenuti forti".

Ce ne dica qualcuno.
"Gliene dico uno, per me fondamentale. Ha presente la parabola del figliol prodigo? Ebbene, io la chiamerei invece "la parabola del padre buono", colui che aspetta il ritorno del figlio, non gli rimprovera nulla e fa vincere l'amore. Non si unì a loro il fratello maggiore offeso, ma a lui oggi dovremmo puntare".

Perché?
"Perché nella teologia della Grazia, il perdono vince sempre. Ci sono anche gli esempi di Matteo, della Maddalena, persone squalificate moralmente che ritrovano la dignità incontrando Gesù. O capiamo questo oppure rischiamo di creare due chiese: la chiesa del padre che accoglie il figliol prodigo e la chiesa del fratello maggiore che sa puntare soltanto il dito accusatore".

Attraverso le parabole siamo arrivati alla questione che la esilia da Orvieto. Anche lei ha raccolto uomini squalificati. Anzi, come dicono i suoi accusatori, se ne è circondato.
"I delatori o gli spioni, per usare un gergo popolare, non sanno quello che riferiscono. Il mio criterio è accogliere la persona, ascoltarla, vivere con lei e capire se c'è davvero qualcosa che non va. Se non dimostri che quello è un delinquente, non lo puoi condannare sulle voci. Alla fine mi hanno fatto capire che ho sbagliato ma, per favore, non pretendano che cambi le mie idee. Sempre Sant'Agostino mi ha insegnato che non si può vivere soltanto con la grazia, senza il peccato".

Però uno dei suoi diaconi, Luca Seidita, che non è stato accettato come prete per presunta omosessualità, si è suicidato gettandosi dalla rupe di Orvieto.
"Quella vicenda tristissima è stata usata per colpire un intero lavoro pastorale. Io non ho avuto le certezze di chi si è voluto basare su vaghe impressioni. Forse Luca era fragile, d'accordo, ma io non butto via un uomo per questo".




'Così il Vaticano mi ha cacciato'
colloquio con Giovanni Scanavino di Stefania Rossini
(31 marzo 2011)


C'erano altri diaconi problematici, e anche un prete accusato di abuso su un minore.
"� bene che si sappia che in questa diocesi c'è Colle Valenza, una comunità dove opera un'équipe specializzata voluta dalla Conferenza episcopale per recuperare i preti in difficoltà. Se questa équipe mi segnala il caso di un sacerdote, a suo tempo condannato, che ha fatto il carcere e poi anni di riabilitazione, io ho il dovere di aiutarlo a reinserirsi come prete, anche se con tutta la prudenza possibile".

Invece...
"Invece qualcuno avverte il cardinale che prende il telefono e chiede: "Ma è vero?". Rispondo: "Sì, è vero, ma è tutto sotto controllo, Colle Valenza l'avete voluta voi". Dopo un mese il sacerdote è stato ridotto allo stato laicale".

Non pensa che su questo tema il Vaticano paghi lo scotto dei troppi scandali?
"Il papa ha fatto benissimo a insistere su questa piaga. Ma io gradirei che fosse posta più attenzione alle persone coinvolte, caso per caso, per arrendersi solo quando è sicuro che sono irrecuperabili. Se si vuole davvero la tolleranza zero, allora bisognerebbe cominciare da quello che accade nei seminari minori".

Che cosa vi accade?
"Le dico soltanto che io e i miei confratelli, alla fine del nostro percorso, ci siamo detti: "Siamo arrivati ad essere preti nonostante i seminari"".

Lei è così controcorrente anche su altri temi osteggiati dalla chiesa? Che cosa pensa, ad esempio, di una legge che regoli le convivenze gay?
"Io mi preoccupo soltanto quando queste due persone cominciano a dire che vogliono adottare un bambino. Su questioni così serie va riproposto il valore della natura, per la quale la famiglia è composta da un uomo, una donna e dei figli".

Ma la cultura incide sulla natura, monsignore, altrimenti non avremmo la civiltà.
"� questo il motivo per cui è necessario dialogare, capire il mutamento, convincere. Il cardinal Martini diceva che era giunto il momento di aggiornarci, rivedendo il concilio Vaticano II. Ma in questo momento tutto ciò per la chiesa è out".

Le dimissioni di un vescovo restano comunque un fatto straordinario. Lei deve averli davvero spaventati.
"Sì, ma non solo per le scelte vocazionali. Hanno avuto paura che mandassi la diocesi alla deriva anche per alcune scelte economiche".

Quali?
"Volevo fare della cattedrale una sede eucaristica, visto che abbiamo qui nientemeno che il miracolo del Corpus Domini. Sarebbe stata anche una grande occasione di rilancio per l'economia della città. Ma l'idea non è piaciuta. Volevo poi affittare uno stabile di nostra proprietà al Gordon College, un'istituzione americana che lo avrebbe ristrutturato come sede per gli stage italiani dei propri studenti. Ma in quel caso è stata la pastora a spaventare".

La pastora?
"Si tratta di anglicani e il sacerdote che li guida è donna".

� favorevole anche al sacerdozio femminile?
"Finora per noi ha vinto la tradizione. Però dico: accogliamo gli anglicani, sono fratelli nostri, guardiamo come funziona da loro una donna. Potrebbe aiutarci a capire se sarebbe praticabile anche nella nostra chiesa".

� ancora molto arrabbiato, vero?
"Sono colpito dal cancro che consuma la chiesa: la mancanza di amore. Gli uomini di chiesa non si amano tra loro e questa ostilità si riversa sulla gente. Il mio peccato è stato quello di cercare il contatto diretto con le persone. Ne ho tratto grande soddisfazione ma ho suscitato la gelosia dei baciapile".

Che ne sarà di lei ora?
"Me ne starò per un po' in convento. Voglio ripensare a quanto è successo per aiutare la nostra gente, il clero, a non tornare indietro".

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/co...iato/2148100/25
 
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pupo1
view post Posted on 3/4/2011, 14:57




ma anche noi siamo diposti a perdonare il vaticano per tutti i soldi che pretende da noi costringendoci a restare sempre poveri....... solo che non vuole pentirsi e ne pretende sempre di più
 
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view post Posted on 29/4/2011, 15:33
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Scacco al monsignore. Il nuovo libro di Claudio Lattanzi e Stefania Tomba
Venerdì 29 Aprile 2011 15:56

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E’ la sera del trenta novembre 2010 e piove a dirotto. Un uomo si imbatte per caso in un corpo senza vita ai piedi della rupe di Orvieto. Poco dopo si scoprirà che si tratta di un giovane diacono pugliese, Luca Seidita. Il ragazzo ha lasciato un biglietto in cui spiega il suo gesto suicida con la decisione assunta dal Vaticano di impedirne l’ ordinazione sacerdotale a favore della quale si era invece espresso il vescovo di Orvieto e Todi, Giovanni Scanavino. Tre mesi più tardi, Papa Benedetto XVI assume la clamorosa decisione di destituire il vescovo dal suo incarico. Il monsignore è accusato di aver voluto nominare sacerdote il diacono contro il parere della Santa Sede. In realtà, dietro alla clamorosa scelta del Papa,si nasconde una vicenda più complessa e oscura tessuta sulla trama opaca di forti contrasti interni alla Curia e, secondo alcuni, di una vera e propria macchinazione ordita da un gruppo di sacerdoti ai danni del vescovo.

Ma è davvero questa la realtà? Al di sotto della fitta coltre di segreti e silenzi che avvolgono immediatamente la vicenda, si delinea un scontro sotterraneo che ha scosso per anni una Chiesa locale le cui logiche conservatrici e autoreferenziali erano state minacciate dall’operato di quel vescovo dai modi semplici e diretti, amatissimo dalla gente, ma avversato da una fazione del clero. Sullo sfondo di una strana diocesi, segnata da scandali economici tempestivamente occultati e in cui è radicata da anni la presenza di singolari gruppi religiosi ai limiti dell’eresia, è andato in scena uno psicodramma la cui essenza ruota tutta intorno ad un tema di straordinaria attualità quale è quello della formazione dei sacerdoti e delle rigide norme imposte dal Papa per arginare scandali sessuali e decadenza . Dietro al caso Scanavino si stagliano anche importanti e contrapposti interessi, scontri di potere, invidie, gelosie e un coacervo di risentimenti che gettano una luce chiarificatrice sulle dinamiche interne alla Curia, ma che poco o nulla hanno a che vedere con il gregge di Dio. O almeno, dovrebbero.


www.lagoccia.eu/cultura-e-societa/2...ania-tomba.html
 
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Mattialeccese
view post Posted on 30/4/2011, 15:00




E ancora si meraviglia del fatto di essere stato destituito? Preti donne, uso della Chiesa per "rilanciare economicamente il territorio", accoglienza di cani e porci...con la scusa del padre buono preti come questo sarebbero disposti a mettere sotto i piedi quel vangelo che pretendono di servire. E' evidente che il tipo sia un pò troppo esagitato per fare da guida ad un'intera diocesi. Il fatto che la gente penda dalle sue labbra, cosa di cui sembra essere molto orgoglioso, non significa niente, anche Hitler catalizzava l'attenzione di chi lo ascoltava.
L'unica cosa che dovrebbe fare è chiedere perdono alla famiglia di Luca per averlo indotto al suicidio ostinandosi in una decisione assurda, annebbiando la sua mente con promesse di redenzione e santità, sulle quali evidentemente non ha ben chiare le idee!!!!

CITAZIONE
"Le dico soltanto che io e i miei confratelli, alla fine del nostro percorso, ci siamo detti: "Siamo arrivati ad essere preti nonostante i seminari"".

Dovrebbe vergognarsi di questa frase!!!!! Nei seminari minori ci sono ragazzini dai 12 ai 18 anni, se sa qualcosa che parli invece di fare la sibilla! CHE SQUALLORE INFINITO!!!!!
 
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view post Posted on 5/8/2014, 13:41
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La SIM del prete 42enne di Genova usata per raccomandare il figlio del ministro Lupi

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http://iltirreno.gelocal.it/livorno/cronac...porto-1.9713023

Cadavere in acqua in darsena vecchia, è un sacerdote di 42 anni
Livorno: l'uomo, biologo e appassionato di tecnologia, è stato recuperato tra le barche di fronte alla caserma Santini. Non aveva documenti, ma solo il codice Iban e qualche contante. Sulle cause del decesso indaga la polmare

di Lara Loreti

LIVORNO. È di un sacerdote di Genova il corpo ripescato nella darsena di Livorno. Si tratta di un prete di 42 anni (li avrebbe compiuti a dicembre), don Giacomo Vigo, biologo, appassionato di tecnologia, appartenente alla congregazione di San Filippo Neri. Era sparito dal capoluogo ligure dal 3 agosto e la denuncia di scomparsa era stata presentata lunedì 4. Il sacerdote è stato identificato grazie all'iban che gli è stato trovato indosso e che era riferito ad una persona che lo conosceva e ne ha consentito l'identificazione. ha contrinuito all'identificazione anche la pubblicazione della notiziai del ritrovamento del cadavere di un sacerdote che dalle prime ore della mattina di martedì si è diffusa in rete a partire dal Tirreno. Tra le ipotesi che vengono seguite dagli investigatori della questura di Livorno sulle cause del decesso, ci sono il malore e la caduta accidentale, mentre viene valutata improbabile quella di una rapina finita male: il sacerdote aveva infatti del denaro nel portafogli.
Come emerso dagli accertamenti della polizia e dalle informazioni raccolte all'interno della congregazione, il sacerdote da qualche tempo era in cura per problemi di depressione. Nella sua stanza i confratelli hanno trovato i documenti e il cellulare, che lui aveva lasciato a Genova prima di venire a Livorno. Da chiarire i motivi che avevano spinto il prete a venire proprio in città.
Il sacerdote era molto noto per le sue attività religiose e professionali ed era molto attivo anche sui social network. In particolare, curava quotidianamente il suo profilo twitter su cui scriveva le sue riflessioni sulla vita e sulla religione, oltre che sulla società.
Il primo a notare il cadavere - intorno alla 6,50 - è stato un finanziere, che ha visto l'uomo galleggiare vicino a una boa rossa con il volto rivolto verso l'alto e le braccia incrociate. Il militare ha notato una mano e l'orologio sul polso. E a quel punto ha attivato la macchina dei soccorsi. L'uomo è stato poi tirato su dai sommozzatori dei vigili del fuoco subito intervenuti con il gommone. Sul posto, oltre al cappellano militare don Placido (nella foto qui sotto), è intervenuto il medico legale Luigi Papi: da un primo esame esterno non stati riscontrati segni di violenza. Dopo tutti gli accertamenti, il corpo è stato portato al cimitero dei Lupi per l'autopsia.

05 agosto 2014

www.corriere.it/cronache/14_agosto_...5f39759ba.shtml


5 agosto 2014 | 11:02IL CORPO GALLEGGIAVA TRA LE BARCHE
Livorno, prete trovato morto in acqua
Era scomparso il 2 agosto a Genova
Il cadavere è di un sacerdote di 42 anni. Gli investigatori indagano per stabilire cosa sia accaduto
di Marco Gasperetti
3 CRONACA NERA

Il vestito da prete, il corpo che galleggia nello specchio d’acqua del porto mediceo di Livorno davanti alla caserma della Guardia di Finanza e non lontano dai traghetti e dalle navi da crociera, nessun segno apparente di violenza. A dare l’allarme un marittimo poco prima le sette del mattino. Credeva fosse un fantoccio, poi la terribile scoperta e la telefonata a carabinieri e polizia. Il cadavere è stato in seguito identificato: si tratta di Giacomo Vigo, sacerdote genovese di 42 anni, scomparso il 2 agosto. L’uomo soffriva di una grave forma di depressione, ma aveva sospeso la cure.
Il corpo galleggiava tra le barche
Il ritrovamento è avvenuto nella Darsena Vecchia, una zona molto frequentata dello scalo marittimo labronico, piena di telecamere e controlli. Il corpo galleggiava tra le barche ed è stato recuperato dagli agenti della Polmare. Vestiva con l’abito talare e i poliziotti hanno avvertito il cappellano militare, don Placido, che conosce tutti i sacerdoti di Livorno.
Il cappellano militare: «Non l’ho mai visto»
«Non l’ho mai visto, non so chi sia questo poveretto», ha detto agli agenti prima di benedire il corpo. Più tardi si è scoperto che il cadavere è di un prete genovese scomparso qualche giorno fa. Gli investigatori stanno raccogliendo testimonianze e particolari per capire cosa sia accaduto. Ogni ipotesi, per ora, non esclusa, anche se si pensa più all’incidente o al suicidio che non a un omicidio.
5 agosto 2014 | 11:02

Edited by GalileoGalilei - 18/3/2015, 10:08
 
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view post Posted on 6/8/2014, 04:23
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http://www.lastampa.it/2014/08/05/italia/c...B1J/pagina.html

Sacerdote trovato morto in darsena. Il medico legale: “Si è suicidato”
Aveva 42 anni. Una forte depressione forse la causa del tragico

Un sacerdote genovese di 42 anni scomparso ieri a Genova dalla casa che divide con i confratelli nel centro storico, presso l’oratorio san Filippo Neri, è stato trovato morto stamani in mare a Livorno, nella darsena del porto vecchio. Il primo esame del corpo eseguito dal medico legale e le indagini della polizia hanno portato a escludere le ipotesi iniziali di un incidente o di una morte violenta e hanno fatto emergere la tragedia personale: il povero sacerdote si è suicidato a seguito di una forte depressione.

Timido e riservato, grande nuotatore, molto disponibile all’ ascolto, laureato in biologia, un profilo Twitter, il sacerdote era molto impegnato nel volontariato nel centro storico di Genova, dove guidava una parrocchia e prestava servizio in un ambulatorio per i meno abbienti. Da qualche tempo era sottoposto a cure psichiatriche per crisi depressive. Da qualche giorno, secondo quanto è stato ricostruito dalla squadra mobile di Livorno, aveva però smesso di prendere le medicine prescritte.

Secondo quanto ricostruito dagli agenti livornesi, l’uomo era scomparso ieri da Genova e il padre superiore della sua comunità religiosa, situata nel quartiere della Maddalena, conoscendo le sue precarie condizioni di salute, aveva immediatamente dato l’allarme. L’uomo aveva detto ai confratelli che sarebbe andato a visitare la madre di 85 anni che vive a Genova ma una verifica ha fatto scoprire che questa volta non si era presentato dalla donna.
Verosimilmente ha raggiunto Livorno in giornata e in serata, o nel corso della notte, ha messo in atto il gesto estremo.

Il cadavere è stato trovato stamani in mare da alcuni passanti a pochi metri dalla banchina, di fronte alla sede della Guardia di Finanza. Il medico legale Luigi Papi che ha ispezionato il cadavere ha escluso qualunque forma di violenza che potesse essere in alcun modo causa del decesso. Non sono state riscontrate neppure altre ferite esterne compatibili con cause accidentali e ciò ha fatto propendere gli inquirenti per l’ipotesi del suicidio.
Confratelli e frequentatori dell’Oratorio, rimasti stupiti e increduli alla notizia della morte, lo ricordano come una persona molto disponibile verso gli altri. «Era l’immagine della serenità» hanno detto forse ricordando i suoi momenti migliori.
 
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view post Posted on 18/9/2014, 11:12
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Vescovo: "percorso spirituale-riabilitativo" per il sacerdote di periferia

perugia-cattedrale-di-san-lorenzo

http://www.lanazione.it/umbria/fa-sesso-co...icatta-1.220126

Fa sesso con il prete ma poi lo ricatta
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Quattromila euro per non svelare la ‘tresca’ omosessuale. Fermato un rumeno
Carabinieri Carabinieri

Umbria, 18 settembre 2014 - UN’ALTRA TEGOLA sulla Curia. Perché se è vero che stavolta il prete è vittima, lo è altrettanto che avrebbe dovuto osservare il voto di castità ed essere di esempio per la sua comunità. A pochi mesi dallo scandalo di don Lucio Gatti, ex direttore della Caritas ed ex parroco di Cenerente (che ha patteggiato a due anni di reclusione l’accusa di abusi sessuali nei confronti di alcuni ospiti delle strutture da lui gestite) il religioso di una parrocchia alla immediata periferia della città ha denunciato di essere stato ricattato da uno straniero con cui aveva avuto rapporti sessuali. Un ricatto che ha portato in cella il presunto autore, un rumeno, già conosciuto dalle forze dell’ordine, Ioan C., sottoposto nelle ultime ore a fermo di polizia giudiziaria con l’accusa di estorsione.

LA VICENDA, delicatissima, è ancora avvolta dal massimo riserbo investigativo. Sembra tuttavia che gli agenti della sezione di polizia giudiziaria della procura (aliquota carabinieri) siano intervenuti proprio nel momento della fasulla dazione di denaro del religioso. Era stato il prete, alla fine, a denunciare l’episodio. Aveva raccontato dell’avvicinamento da parte dello straniero, della sua richiesta di ospitalità facendo leva sulla carità cristiana. E poi, una volta insieme al sacerdote il rapporto tra i due sarebbe divenuto più stretto. Talmente stretto da indurre lo straniero al ricatto a sfondo sessuale. Quattromila euro in contanti per non rivelare nulla (e non si sa se anche in uqesta storia ci siano di mezzo video o fotografi, testimoni dell’estorsione) di quanto era accaduto. Per non rendere pubblica la debolezza di un anziano prete. Ma il religioso — secondo quanto emerso — non aveva voluto cedere e aveva, alla fine, raccontanto tutto. Di lì l’avvio delle indagini dei carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Giuseppe Petrazzini che hanno portato al fermo del rumeno.

L’INDAGATO si è rivolto all’avvocato Giacomo Manduca di Bastia e nei prossimi giorni lo assisterà nelle fasi dell’interrogatorio per la convalida davanti al giudice per le indagini preliminari. Non è escluso, ma per aspetti ‘disciplinari’ legati ai voti dei sacerdoti, che anche la Curia possa adottare dei provvedimenti nei confronti del religioso. Vittima, a differenza di quanto accaduto per don Lucio. Sospeso dalla Curia per cinque anni, al termine di un’indagine interna portata avanti dalla Commissione d’inchiesta. All’epoca la Curia, con monsignor Gualtiero Bassetti, ora cardinale, non si era assolutamente sottratta al confronto pubblico parlando di «dolorosa vicenda» e di provvedimenti assunti nei confronti del sacerdote «per consentirgli di svolgere un percorso spirituale-riabilitativo».

Erika Pontini
 
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view post Posted on 19/9/2014, 15:04
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http://www.leggo.it/NEWS/ITALIA/perugia_sa...ie/911158.shtml


TROVATO MORTO IL PRETE VITTIMA DI RICATTO HARD.
"SI È SUICIDATO". FERMATO UN GIOVANE STRANIERO
2 COMMENTI
Trovato morto il prete vittima di ricatto hard.
"Si è suicidato". Fermato un giovane straniero
Venerdì 19 Settembre 2014

PERUGIA - Un sacerdote che nei giorni scorsi aveva denunciato di essere stato vittima di un ricatto a luci rosse da parte di uno straniero è stato trovato morto venerdì mattina a Perugia. Secondo una prima ipotesi dei carabinieri si sarebbe suicidato.


Sulla vicenda viene mantenuto uno strettissimo riserbo. In seguito alla denuncia del sacerdote (che avrebbe una settantina d'anni), i carabinieri hanno sottoposto a fermo un giovane dell'est europeo. Della vicenda si sono occupati tra ieri e oggi alcuni giornali.
 
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http://www.umbria24.it/perugia-trovato-mor...sse/316991.html

20 settembre 2014 Ultimo aggiornamento alle 12:15
Perugia, si toglie la vita prete vittima di ricatto a luci rosse. Diocesi: «Siamo sconvolti»
Don Franco Bucarini si sarebbe suicidato lasciando una lettera di scuse. Il cardinale Bassetti in lacrime: «Vicini alla famiglia». Il gip non convalida il fermo del rumeno ma dispone il carcere

E’ stato trovato morto stamattina il sacerdote 73enne che nei giorni scorsi aveva denunciato di essere stato vittima di un’estorsione a luci rosse da parte di un giovane rumeno di 22 anni, fermato dai carabinieri martedì scorso. Secondo una prima ricostruzione, il religioso si sarebbe suicidato.

Lettera di scuse Secondo quanto appreso, il sacerdote già giovedì, quando la notizia del fermo del suo presunto ricattatore era apparsa sui giornali, è sparito. Il 73enne avrebbe tentato il suicidio in diversi modi, per poi essere trovato senza vita nella sua abitazione. Il prete avrebbe anche lasciato una lettera, sequestrata dagli inquirenti, in cui chiederebbe scusa del suo gesto.

Udienza di convalida La notizia del ritrovamento del cadavere è arrivata proprio mentre era in corso l’udienza di convalida del fermo del 22enne rumeno accusato di averlo ricattato. L’estorsione si sarebbe basata nel rivelare (anche attraverso foto) il rapporto omosessuale avvenuto tra i due. Il gip Luca Semeraro non ha convalidato il fermo a carico del rumeno, ma ha contestualmente emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Diocesi sconvolta La Chiesa perugino-pievese, si legge in una nota «è profondamente sconvolta per la tragica morte di don Franco Bucarini, parroco di Canneto-Capocavallo-Cenerente-Pantano-Prugneto. Il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti con le lacrime agli occhi ne ha dato notizia ai suoi collaboratori e al Consiglio episcopale diocesano convocato in Curia per discutere dei programmi pastorali. Il cardinale ha sospeso immediatamente i lavori e si è recato presso la canonica della Parrocchia di Capocavallo». Secondo la diocesi «il gesto disperato di don Franco è forse provocato anche da talune recenti indiscrezioni apparse su alcuni media locali».

Vicinanza alla famiglia Sulla figura di don Franco Bucarini il cardinale Bassetti ha messo in evidenza «il suo zelo pastorale soprattutto in ambito missionario e caritativo ed ha espresso la vicinanza della Chiesa diocesana alla famiglia e alle comunità parrocchiali del parroco scomparso dove svolgeva il suo ministero sacerdotale dal luglio 2012».

Chi era Don Bucarini era nato a Perugia il 15 febbraio 1941. Fu ordinato presbitero il 1° maggio 1971 come membro della Congregazione religiosa degli Orionini e svolse gran parte del suo ministero sacerdotale in Francia e in Paesi di missione. Nel 2008, dopo sua richiesta, fu incardinato nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve; nominato parroco prima di Santa Maria Annunziata in Colombella (2 aprile 2008) e poi delle parrocchie di Canneto-Capocavallo-Cenerente-Pantano-Prugneto (18 luglio 2012). Attualmente ricopriva l’incarico di direttore dell’Ufficio diocesano per le missioni e la cooperazione tra le Chiese.

Marini: «Morbosità» Anche la presidente della regione Umbria, Catiuscia Marini, su Facebook esprime «la mia vicinanza alla Chiesa di Perugia, al cardinale Bassetti e alla famiglia di don Franco Bucarini. Ci ha colpito – scrive – la tragedia e le modalità con le quali si è arrivati a tale tragico epilogo. Una “morbosa” voglia di scoop che non trova limite nel rispetto della privacy e della dignità della persona. So quanto in democrazia sia importante il diritto di cronaca e di informazione ma la valutazione sulle conseguenze che la notizia produce sulle persone dovrebbe sempre rappresentare la valutazione di ordine deontologico. Partecipo al dolore della Chiesa perugina».
 
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view post Posted on 21/9/2014, 09:12
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http://www.lastampa.it/2014/09/19/italia/c...4bP/pagina.html


Perugia, si uccide il sacerdote che aveva denunciato un ricatto a luci rosse
Don Bucarini si è impiccato in canonica. L’arcidiocesi accusa i giornali locali


Aveva denunciato di essere stato vittima di quello che riteneva un tentativo di estorsione a sfondo sessuale (per il quale i carabinieri hanno fermato un giovane romeno), don Franco Bucarini, settantatreenne parroco perugino che oggi si è ucciso nella canonica di Capocavallo, alla periferia del capoluogo umbro.

Perché lo abbia fatto è ancora avvolto nel mistero. I carabinieri del comando provinciale stanno indagando e il riserbo è strettissimo. Sembra che il religioso abbia lasciato un biglietto (del quale non si conosce il contenuto) prima di suicidarsi, a quanto pare impiccandosi, anche se nessuna conferma ufficiale arriva in tal senso. Per l’arcidiocesi, però, «il gesto disperato di don Franco è forse provocato anche da talune recenti indiscrezioni apparse su alcuni media locali». La vicenda del presunto tentativo di ricatto era infatti finita negli ultimi due giorni su dei giornali umbri.

Don Bucarini aveva denunciato richieste di denaro, per circa 4.000 euro, dal giovane ospitato in casa e con il quale avrebbe avuto un approccio a sfondo sessuale. In particolare lo straniero avrebbe minacciato di rendere pubblici i particolari di questo episodio se il religioso non avesse pagato. Utilizzando anche una foto, nella quale dei due comparirebbero però solo i volti. Agli atti dell’indagine condotta dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della procura perugina sono comunque finite anche intercettazioni telefoniche tra il parroco e il giovane. Tanto che quest’ultimo è stato fermato dai militari e oggi il gip ha emesso a suo carico un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il tentativo di estorsione e per il furto di una collana d’oro del sacerdote. Ipotizzando per lui il rischio di reiterazione del reato.

La notizia del suicidio di don Franco è arrivata proprio mentre era in corso l’udienza per la convalida del fermo. «È finito in una storia più grande di lui», ha detto l’avvocato Giacomo Manduca, difensore del giovane, che continua a sostenere di non avere avuto rapporti sessuali con il sacerdote.
Negli stessi momenti, della morte del parroco di Canneto, Capocavallo, Cenerente, Pantano e Prugneto, ha appreso anche l’arcivescovo di Perugia, il cardinale Gualtiero Bassetti, che con le «lacrime agli occhi» ha informato i suoi collaboratori e il Consiglio episcopale diocesano convocato per discutere dei programmi pastorali.

Della figura di don Franco Bucarini, il cardinale Bassetti ha messo in evidenza lo «zelo pastorale soprattutto in ambito missionario e caritativo» ed ha espresso «la vicinanza della Chiesa diocesana alla famiglia e alle comunità parrocchiali».
Don Bucarini fu ordinato presbitero il primo maggio 1971 come membro della Congregazione religiosa degli Orionini e svolse gran parte del suo ministero sacerdotale in Francia e in Paesi di missione. Fu nominato parroco prima di Santa Maria Annunziata in Colombella (nel 2008) e poi di Canneto, Capocavallo, Cenerente, Pantano, Prugneto (luglio 2012). Attualmente ricopriva l’incarico di direttore dell’Ufficio diocesano per le missioni e la cooperazione tra le Chiese. LA STAMPA, 20/9/14
 
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