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Scandali in Curia a Siena. Prescrizione salva don Acampa per incendio doloso e calunnia, nell'inchiesta anche incontri sessuali tra preti gay

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view post Posted on 11/4/2009, 09:33
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Ottimo pezzo di Alberto Giannino che fa il punto su un articolo sulla vicenda don Acampa in modo molto parziale.

http://www.imgpress.it/notizia.asp?idnotiz...462&idsezione=1

CURIA DI SIENA: SOLO UN VISITATORE APOSTOLICO POTREBBE ACCERTARE RESPONSABILITÀ

Siena(11/04/2009) - La Stampa del 10 aprile, a pag. 21, fa un articolo riparatore, a distanza di tre mesi sulla Chiesa senese. E ciò che colpisce è che questo pezzo firmato da R. Cri. ribadisce cose già note e arcinote atutti i senesi e cosi facendo pensa di riabilitare il segretario economo della Arcidiocesi di Siena, tale don Giuseppe Acampa, e lo stesso Arcivescovo Antonio Buoncristiani. La Stampa scrive che don Giuseppe Acampa è stato assolto con formula piena dall'accusa di truffa aggravata. Vero. Anzi, verissimo. Ma non scrive, per esempio, che don Giuseppe Acampa è stato rinviato a giudizio per due reati gravi: incendio doloso e calunnia. Secondo il PM Marini l'economo della Curia Arvivescovile avrebbe appiccato un incendio negli uffici dell'economato per far sparire tutta la documentazione dal 2004 al 2006. Lasciti, testamenti, conti correnti, appropriazioni indebite? Non lo sappiamo e ci auguriamo che la Procura non guardi in faccia a nessuno tantomeno a don Acampa che nonostante i suoi 40 anni è già potentissimo Arciprete di Colle Val d'Elsa e d economo. Altra cosa che La stampa non scrive. Don Giuseppe Acampa è rinviato a giudizio per il reato di calunnia. Ha infatti addebitato il rogo al povero archivista della Curia senese che lavora li dentro da 35 anni gratis. Poi l'articolista scrive che l'Arcivescovo non è mai stato rinviato a giudizio. A noi fa piacere. Ma IMGPress non l'ha mai scritto perchè ha controllato le fonti contrariamente a una marea di giornali che invece l'hanno scritto.... e a cui non ha chiesto un centesimo. Poi l'articolista per difendere don Acampa dalle presunte accuse di omosessualità con altri due preti (intercettate al telefono) scrive che la sua vicenda qualcuno ha tentato di accostarla a quello di don Cantini di firenze e a vari episodi di pedofilia. Forse qualcuno si è buttato avanti per non cadere indietro? Anche qui abbiamo controllato le fonti. Il PM Marini ha detto pubblicamente che la presunta omosessualità di don Acampa non costituisce reato. verissimo. Ma il diritto canonico ammesso che questo prete giovane, di bella presenza, prestante, abbia rapporti gay potrebbe essere sospeso a divinis o ridotto allo stato laicale. Poi, la Stampa, intitola il pezzo scritto in ginocchio: "Curia di Siena: cadono le accuse. No, Arcivescovo Antonio Buoncristiani. No, don Giuseppe Acampa Arciprete di Colle Val d'Elsa. Ci sono ancora due processi penali per calunnia e per incendio doloso che la riguardano e che tutta Siena tutte le contrade, tutta Colle val d'Elsa, tutta Montalcino, attende con ansia. Aspettiamo e vedremo se il potentissimo capo della Banca dei Monte dei Paschi di Siena, l' avvocato Giuseppe Mussari, riuscirà a farla assolvere con formula piena anche stavolta. Per la cronaca, Mussari ha chiesto a La stampa centinaia di migliaia di euro per danni all'immagine e al povero Ascheri, autore di due libri sulla questione morale (la Casta di Siena e le mani sulla città che invece uscirà il 28 aprile pv). Ad Ascheri nonostante la formula piena: Curia, Arcivescovo e don Acampa (figlio di un funzionario del Monte dei Paschi) hanno chiesto 600 mila euro, duecento a testa. Quello che non torna è che la sentenza di don Acampa la conoscevamo dal 14 gennaio scorso, cioè da tre mesi e che La stampa ribadisce fuori tempo massimo. Perchè questa improvvisa riabilitazione? E perchè la Stampa ha taciuto sull'incendio doloso, sulla calunnia. Dulcis in fundo il giornalista de La Stampa non scrive della Audi A3 del valore di 27 mila euro donata ad don Giuseppe Acampa il giorno dopo l'operazione immobiliare. Non si parla della sua vasca idromassaggi, e non si parla del suo tenore di vita assai elevato per un ministro di Dio, un alter Christus, un sacerdote. Don Acampa non è certo il mio modello di sacerdote e mi stupisce che Buoncristiani amico del Cardinale Casaroli e Sodano non alzi un dito per richiamare don Acampa ad un'ortoprassi secondo il Codice di diritto canonico e lo rimuova immeditamente dall'ufficio economato. Perchè Buoncristiani dal 2004 si tiene Acampa a dirigere quell'Ufficio strategico? Ci auguriamo che il Nunzio Apostolico in Italia il Vescovo Mons. Giuseppe Bertello proceda informando il Cardinale di Stato, la Curia Romana, e il santo Padre. E che a Siena arrivi un Visitatore Apostolico dal Vaticano per controllare i conti della Curia che sono di svariati milioni e che forse (ho scritto forse) sono spariti. Almeno nel biennio 2004- 2006.

Prof. Alberto Giannino
 
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view post Posted on 20/6/2009, 18:49
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Corriere di Siena
"Rogo in curia, indagini con colpo di scena finale."

Data: 20/06/2009
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Interni / Politica
Rogo in curia, indagini con colpo di scena finale.


Il processo a carico di monsignor Acampa entra nel vivo.

SIENA20.06.2009
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Monsignor Acampa Accusato di incendio doloso e calunnia

Entra nel vivo il processo a carico di don Giuseppe Acampa accusato di incendio doloso e calunnia. Il monsignore, economo della curia, è finito sul banco degli imputati in seguito all'incendio che si verificò il 2 aprile del 2006 in tre stanze dell'archivio arcivescovile. Incendio considerato immediatamente di natura dolosa perché contraddistinto da focolai diversi appiccati in ciascuna delle tre stanze coinvolte dal rogo. Una circostanza che sin dall'inizio rivelò ipotesi inquietanti, da quando cioè fu indiziato l'archivista Franco Nardi, che quella domenica mattina si trovava al lavoro in una stanza dell'archivio, fino ad arrivare all'imputazione di don Acampa accusato di aver indirizzato da subito le attenzioni su Nardi per dirottare le indagini dalla sua stessa persona. Proprio lui, che scoprì l'incendio e dette l'allarme, è poi stato considerato il responsabile del rogo e accusato di calunnia nei confronti del Nardi. Un processo difficile. E scomodo. Che da subito ha creato imbarazzo e posizioni discordanti in città. D'altra parte coinvolge i poteri forti, la chiesa in primo piano, con il mondo ecclesiastico diviso fra innocentisti e colpevolisti. E il vescovo Buoncristiani da sempre schierato dalla parte di monsignor Acampa, al quale ha rinnovato la piena fiducia nel suo ruolo di economo della diocesi. Quella di ieri è stata una giornata faticosa per il pubblico ministero Nicola Marini, l'avvocato di parte civile che assiste Franco Nardi Alfredo Fiorindi e i difensori di Acampa, Giuseppe Mussari e Enrico De Martino. Sono sfilati in aula davanti al giudice Monica Gaggelli una quindicina di testimoni, a cominciare dal capo della squadra mobile della questura di Siena all'epoca dei fatti: Gianluigi Manganelli. Fu lui ad intervenire per primo sul posto. dopo che i vigili del fuoco avevano spento il rogo e ieri mattina Manganelli ha ripercorso i fatti attraverso le domande incalzanti di avvocati e magistrato. La vicenda ormai è nota, ma resta singolare l’evoluzione delle indagini per come si è sviluppata nel tempo, fino a produrre il colpo di scena per cui lo stesso personaggio passa da accusatore a imputato. Lo ha spiegato lo stesso Manganelli. "In un primo momento - ha detto - quando arrivai sul posto, trovai don Acampa che mi riferì di aver visto il fumo all'uscita dalla messa, mentre si recava in curia, e di essersi reso conto dell'incendio. Fu lo stesso Acampa a riferirmi che nelle stanze dell'archivio era presente Franco Nardi e io lo mandai a chiamare". Si scoprì immediatamente che l'incendio era di natura dolosa perché ognuna delle stanze coinvolte era stata incendiata singolarmente. Alla domanda: cosa disse Acampa di Nardi, Manganelli ha riferito che nell'immediatezza del fatto “il prelato mi fece capire che Nardi non era persona del tutto equilibrata e che comunque fra Nardi e Acampa c'era stato un dissapore, tanto che lo stesso Nardi avrebbe lasciato registrate, nella segreteria telefonica di Acampa, minacce e brutte parole per la morte di un amico comune". Dopo una rapida ispezione Manganelli notò nel bagno una bottiglia di alcol che poi Nardi ha riferito di utilizzare per togliersi dalle mani la polvere dei manoscritti da archivio. Ma a quell'epoca l'alcol fu ritenuto un aggravante per la posizione del professore, fortemente sospettato di essere l'autore dell'incendio, anche se, non è mai emerso un movente accettabile. Come si passa dai sospetti su Nardi all'imputazione di Acampa? "Nel corso delle indagini - ha detto Manganelli - mi arrivarono delle notizie confidenziali che insinuavano che l'autore dell'incendio fosse proprio don Acampa. Da quel momento abbiamo girato l’attenzione su di lui. Intercettazioni telefoniche, e controllo del tabulato telefonico delle chiamate effettuate la mattina dell'incendio dal cellulare del monsignore. Da qui emerge che Acampa arriva in curia alle 11, la prima telefonata viene effettata alla ragioniera alle 11.04, la successiva alla segretaria della curia alle 11.09, la terza telefonata Acampa la riceve da un ingegnere. Solo alle 11.19 viene effettuata la telefonata ai pompieri per l'intervento. Abbiamo anche iniziato investigazioni sul vescovo e sul suo segretario don Andrea Bechi, ma, come scritto nella conclusione delle indagini, si sono rivelate piste sbagliate". Avete capito quali carte sono andate distrutte? “Riteniamo che siano andati distrutti dei testamenti che stavano in uno scatolone, e anche contratti di affitto e qualche bilancio. Ma non esiste una lista precisa del materiale perduto"

Sonia Maggi
 
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view post Posted on 11/12/2009, 04:58
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Corriere di Siena
"Rogo in curia - Tutto parte dal messaggio telefonico."

Data: 06/12/2009
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Interni / Politica
Rogo in curia - Tutto parte dal messaggio telefonico.


Istruttoria dibattimentale ancora in evoluzione: determinanti i periti. Prima il sospetto su Nardi, poi l’accusa di calunnia per Acampa.

SIENA06.12.2009
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Tribunale Prossima udienza sul rogo il 18 dicembre

Il processo a carico di monsignor Giuseppe Acampa, accusato di incendio doloso e calunnia, prosegue il prossimo 18 dicembre con la deposizione di altri testimoni della difesa. Nell’udienza di venerdì scorso, sul banco dei testi si è seduto l’arcivescovo di Siena Antonio Buoncristiani che, rispondendo a numerose domande, ha illustrato una sua versione dei fatti in merito all’incendio doloso che il 2 aprile del 2006 distrusse alcuni documenti presenti in tre diverse stanze dell’economato nel palazzo di piazza del Duomo, oltre a camputer e elementi di arredamento. Un episodio che nel corso della fase istruttoria ha subito vari colpi di scena. In un primo momento fu accusato dell’incendio il professor Franco Nardi, che all’epoca prestava lavoro volontario all’interno della curia. Nardi fu inquisito in seguito a dei sospetti innescati da monsignor Giuseppe Acampa che, nel momento in cui fu accertata la natura dolosa dell’incendio, rivelò agli organi inquirenti che Franco Nardi poteva essere l’autore di un messaggio anonimo lasciato inciso sulla sua segreteria telefonica tre anni prima del fatto. Un messaggio di cui non è mai stata trovata la registrazione ma che, secondo il prelato, avrebbe rivelato una certa acredine, da parte di Nardi nei suoi confronti, per il fatto che lo stesso Acampa non avrebbe aiutato un amico comune, poi deceduto, a trovare lavoro. Successivamente, come ha rivelato in udienza il capo di allora della squadra mobile della questura Gianluigi Manganelli, Acampa avrebbe anche riferito alla polizia che Nardi “non era persona del tutto equilibrata”. Proprio dal messaggio anonimo risalente a tre anni prima del rogo sarebbero nati dei sospetti di reato per Nardi, che si sono concretizzati in un avviso di garanzia. Nel corso delle indagini poi si verifica una inversione di rotta e Acampa diventa il principale e unico indiziato del rogo in curia. Nardi viene scagionato e querela il monsignore per calunnia. Parte dunque proprio dalla citazione di quel messaggio telefonico l’imputazione di calunnia per Acampa e nell’udienza di ieri infatti la difesa, a supporto delle rivelazioni del religioso, ha proposto la testimonianza di un amico psicologo che ha dichiarato di aver raccolto lo sfogo e la tensione di Acampa per un messaggio della segreteria telefonica ritenuto inquietante. Una preoccupazione che, come ha rivelato il teste, Acampa fu da lui invitato a stemperare. A questo punto dell’istruttoria dibattimentale dunque, a supporto di quella telefonata rivelata da Acampa esiste la testimonianza dell’amico e nessun altro elmento probante, anche se i testi della difesa non sono certo esauriti. Nella seduta del 18 dicembre è attesa la deposizione del segretario del vescovo Andrea Bechi che avrebbe dovuto essere ascoltato nella seduta di venerdì, ma per mancanza di tempo i difensori hanno preferito rinviare all’udienza del 18 dicembre visto che l’esame si preannuncia abbastanza lungo. Processo ancora tutto da scoprire quindi. E sono molto attese le conclusioni dei periti sulla dinamica dell’incendio e sulla tipologia dell’impianto elettrico all’intero dei locali della curia su cui è costruita buona parte dell’accusa. Il vescovo Buoncristiani con la sua testimonianza ha tracciato un quadro molto dettagliato del clima che si respirava all’interno della curia senese in quel periodo, vale a dire “una atmosfera fatta di gelosie e di invidie e soprattutto di una generale incompetenza amministrativa nella gestione della contabilità e dei beni della diocesi”, motivo questo che ha spinto Buoncristiani ad affidare l’incarico di economo ad Acampa, “ritenuto persona preparata ed affidabile in materia” anche dal suo predecessore, con conseguente acutizzarsi di rancori e contrasti interni

Sonia Maggi
 
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view post Posted on 22/12/2009, 11:37
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http://www.corrierediarezzo.it/news.asp?id=42

Rogo in curia - “E’ mio amico ed è innocente”.

Il sacerdote parla di una riunione dei correttori delle contrade indetta contro Acampa. La lunga testimonianza di don Andrea Bechi, segretario del vescovo.
SIENA19.12.2009
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Monsignor Giuseppe Acampa Udienza sul rogo in curia

Udienza pre natalizia del processo a carico di monsignor Giuseppe Acampa accusato di incendio doloso e calunnia per il rogo che interessò tre stanze dell'economato della curia nell’aprile del 2006. Nella giornata di ieri hanno continuato a sfilare i testi della difesa dell'imputato, sostenuta dagli avvocati Giuseppe Mussari e Enrico De Martino. Il primo a parlare è don Andrea Bechi, segretario del vescovo, che ha ripercorso in aula la cronaca della mattina dell'incendio. I contatti Don Bechi ha raccontato di aver ricevuto una telefonata da don Acampa alle 9.55 prima che il monsignore si apprestasse a celebrare la messa nella chiesa di Santa Lucia. Una successiva telefonata arriva dopo le 11 della stessa mattina quando don Bechi viene informato dell'incendio in corso. "Inizialmente ho pensato che si trattasse di qualcosa di poco conto - racconta - ma quando don Acampa mi invia un sms dove mi informa che l'incendio è doloso mi precipito in piazza Duomo. Ho notato la sorella dell'arcivescovo che vive con le suore al primo piano e mi sono precipitato da lei per cercare di tranquillizzarla. Dopo un'oretta circa ho accompagnato don Giuseppe in questura. Successivamente siamo andati a casa sua, in via del Costone, per pranzare. In quella occasione abbiamo commentato con un certo turbamento quanto era appena avvenuto che ho interpretato come un atto di spregio nei confronti della chiesa". Durante il pranzo Acampa riceve una telefonata dal capo della mobile Manganelli, che gli chiede di recarsi nuovamente in questura per formalizzare la testimonianza già rilasciata sulla telefonata ricevuta anni prima nella sua segreteria telefonica". La telefonata anonima E' a questo punto dunque che don Bechi viene a conoscenza della dichiarazione rilasciata da Acampa alla polizia. "Ne abbiamno parlato a tavola - racconta Bechi - All'epoca Acampa mi parlò di quel messaggio, registrato nell'imminenza del Natale 2003, e me lo fece anche ascoltare la sera stessa. In quella registrazione si parlava di Satana e di qualcuno che non c'è più. La cosa ci turbò e decidemmo insieme di chiedere consiglio ad un amico psicologo che poi suggerì a don Giuseppe di lasciar perdere". Don Bechi offre la sua spiegazione anche su altre circostanze già affrontate in aula attraverso la testimonianza di don Benedetto Rossi e monsignor Furiesi. Scontro fra preti "Ricordo che nell'assemblea del clero monsignor Rossi attaccò il vescovo di allora, monsignor Bonicelli, con durezza e aggressività in merito all'ordinazione di Acampa sacerdote e il vescovo ebbe una reazione molto determinata". Quanto a monsignor Furiesi don Bechi accenna ad alcune perplessità del prelato in merito alla ristrutturazione della curia perché, “cambiando le persone, per lui venivano a decadere certi punti di riferimento". Ma c'è anche un altro episodio che viene introdotto in aula per la prima volta ed è ancora don Bechi a parlarne. Il 5 ottobre del 2006 don Sergio Volpi, parroco di Basciano e di San Miniato convoca il collegio dei correttori delle contrade e fra i vari punti all'ordine del giorno c'è il caso Acampa. "Precedentemente - racconta Bechi - suor Giuseppina, la maestra dell'asilo di Santa Caterina, frequentato da mio nipote, mi dice di stare attento perché ’don Acampa ha provocato l'incendio ma vuole dare la colpa a te’. Al collegio dei correttori partecipai un po' turbato e ci fu uno scontro, soprattutto con don Volpi, perché a mio avviso di certe cose non era opportuno parlare visto che la magistratura stava indagando. Don Volpi sottolineò che il vescovo non stava tenendo un atteggiamento corretto e che io e Acampa eravamo troppo solidali con lui. Alla fine il fatto fu chiarito, quando abbiamo spiegato che la nostra vicinanza non era al vescovo come persona ma come istituzione e tutti a quel punto hanno mostrato solidarietà con Acampa e l'attrito si è ricompattato, tanto che successivamente tutti i correttori hanno partecipato ad una cena nella Selva". Amicizia Don Bechi ha parlato a lungo incalzato dalle domande del pubblico ministero. Ha spiegato di aver saputo da Acampa di essere indagato lui stesso per l'incendio. Ha ammesso che la sua posizione di difesa dell'imputato: "Acampa è un mio grande amico, mi è stato vicino quando è morto mio padre, per me è innocente e io dico tutto quello che so di questa storia". Poi si torna sulla telefonata anonima registrata nella segreteria e ammette che lo stesso Acampa gli riferì che aveva verificato il numero telefonico del mittente e che questo corrispondeva all'utenza del professor Nardi. Parolacce La testimonianza diventa più delicata quando il pm Marini si addentra sul contenuto delle intercettazioni telefoniche. Intercettazioni di colloqui fra don Bechi e Acampa da cui si deduce, e chiaramente, che entrambi desideravano che fosse il procuratore generale all'epoca, Nino Calabrese, a prendere in mano il fascicolo dell'inchiesta rogo. Nell'intercettazione del 14 ottobre 2006 si parla di “strumentalizzazioni” e si utilizza anche un vocabolario poco rispettoso. Parole come deficiente, cretino e tutte indirizzate al procuratore generale. Don Bechi offre questa motivazione: "Ricordo che Acampa c'era rimasto male per come il procuratore si era comportato in questa storia e del perché non se ne era occupato personalmente, pensavamo che Calabrese potesse essere più obiettivo del sostituto Marini perché sa... lei (rivolto a Marini) abita a Basciano e don Volpi è il parroco di Basciano e lei ha acquistato una casa della curia (Marini ndr)….” Il magistrato incalza: “Voglio sapere perché don Bechi si va ad interessare della casa di Marini, parla di un capo della mobile disonesto e di un procuratore generale che è un cretino...” Don Bechi: "Ci si interrogava su questo perché certi atteggiamenti a nostro parere erano inspiegabili…". L’acquario L'udienza riprende con le domande del giudice Monica Gaggelli che torna sui commenti del famigerato pranzo post rogo. E don Bechi: "Ricordo che Acampa maledisse l'acquario che aveva allestito nel suo ufficio". Il giudice ribatte: Perché avrebbe dovuto maledire una circostanza che invece si è rivelata positiva, visto che gli ha permesso di scoprire l'incendio? Don Bechi: "Inizialmente Acampa pensò che l'incendio avrebbe potuto essere stato provocato da un cortocircuito partito proprio dall'acquario, poi quando venne fuori il dolo allorasi sentì sollevato". Nelle intercettazioni pala di attacco politico strumentale e dice che è una cosa vergognosa perché? "Perché da quando la curia è presente nel cda della Fondazione Monte dei Paschi questo comporta dei meccanismi politici che prestano il fianco ad attacchi e quindi abbiamo pensato ad eventuali veleni verso il ruolo dell'Arcidiocesi. In quel periodo c'erano state da poco le elezioni amministrative e esistevano dei collegamenti a noi noti fra esponenti del clero e alcuni personaggi politici che a noi sembravano oscuri". Le risulta che verso le 8.30-9 del giorno del rogo Acampa possa essersi recato in curia? "No, non mi risulta

Sonia Maggi
 
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view post Posted on 27/12/2009, 19:52
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http://www.mondoraro.org/2009/12/06/il-pro...o-fu-lincendio/

l processo del secolo a Siena: galeotto fu l’incendio…

Posted by Raffaele Ascheri on Dec 6th, 2009 and filed under Dalla città di Siena. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

Potenza delle date! Quando ci fu quel maledetto rogo nella Curia di Siena (2 aprile 2006), ricorreva un anno esatto dalla morte di Giovanni Paolo II; l’ultima udienza per il processo al presunto autore del rogo stesso (monsignore Acampa), si è svolta il 4 dicembre 2009: festa dei pompieri, come si sa.
Proprio quei pompieri, il cui numero il prelato (con un paio di segretarie al seguito) non si ricordava, quella mattina di aprile, come ho documentato nel mio Le mani sulla città: pensa e ripensa, proprio non gli veniva. Gli sarebbe venuto solo dopo un quarto d’ora, con le fiamme alte! Aveva il numero privato di poliziotti, finanzieri, magistrati: gli mancava quello di un vigile del fuoco (ed anche la reattività di capire che sarebbe bastato telefonare ai carabinieri o alla polizia, per attivare comunque il dispositivo emergenziale, come si inizia ad imparare sin dai 12, 13 anni di età…).
Ora è sotto processo per incendio doloso, nonchè per calunnia, per avere insinuato che il colpevole potesse essere l’insospettabile archivista della Curia, professor Franco Nardi; il quale – dopo essere stato del tutto prosciolto dal merito delle indagini -, si gode lo spettacolo del suo accusatore rinviato a giudizio per calunnia nei suoi confronti.
Nell’udienza del 4 dicembre, si è visto uno spaccato della Siena attuale: un prete sotto processo (Acampa, appunto: questa volta vestito da uomo di Chiesa, ma senza rosari in vista); un avvocato pimpantissimo, Mussari Giuseppe, che – guarda un pò il caso… – è anche il Presidente della onnipotente banca Monte dei Paschi, il vero nucleo del potere senese: fa l’avvocato solo per il monsignore, per gli altri non ha tempo, giustamente; un Arcivescovo – sentito come teste
LE MANI SULLA CITTÀ di Raffaele Ascheri è disponibile presso la libreria Feltrinelli di Siena 0577 44009
della difesa, ovviamente – che fa in tempo a declinare le proprie generalità, per poi partire a raffica con le insinuazioni pro domo acampiana (“le chiavi del portone della Curia ce l’avevano almeno dieci persone nell’aprile del 2006″); quindi possono essere stati tutti, perchè mai accanirsi con il suo giovane pupillo (appena richiesto di rinvio a giudizio – giugno 2007 -, subito riconfermato Economo della Curia per 5 anni dal Vescovo stesso); testi che vengono a dire che il povero Acampa, a Natale 2003, aveva subito una telefonata di presuntissima minaccia (mai ripetuta, e di cui non esiste traccia documentale alcuna), per cercare evidentemente di rilanciare la pista del prosciolto archivista (errare humanum est, sed perseverare est diabolicum…), e si potrebbe continuare.



http://www.mondoraro.org/2009/12/14/siena-...endio-parte-ii/


Siena: Galeotto fu l’incendio (parte II)

Posted by Raffaele Ascheri on Dec 14th, 2009 and filed under Dalla città di Siena. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

A Siena, il processo contro monsignor Acampa è l’evento giudiziario del decennio, per non dire oltre. Fuori città e fuori Vaticano, però, quasi nessuno lo conosce. Un solo articolo – sul Corriere della sera -, a dir poco “addomesticato”: si enfatizzava, con implicito favore, il fatto che Mussari Giuseppe – Presidente del Monte dei Paschi – facesse l’avvocato del monsignore. Chissà perchè…
Nel maggio del 2008, un lungo articolo preparato accuratamente dal vaticanista di Panorama Ignazio Ingrao, invece, fu bloccato quando era già prontissimo: qualcuno volle evitare che lo scandalo si allargasse extra moenia. Censura, censura, censura.

Caso personale: nel mio recente Le mani sulla città, ho documentato le “anomalie” comportamentali dell’imputato al momento del rogo, con dovizia di particolari (non si ricordava neanche il numero dei pompieri, lo smemorato…); risultato? Censura, censura, censura. Nessun giornale locale ne ha potuto scrivere, nessuna televisione ne ha parlato, e via dicendo. Questa è la Siena della Casta locale. Altrove si spara, qui si censura: meglio qui, quindi. Eccome!!

Venerdì prossimo ci sarà un’altra udienza del processo; chissà che sorprese tireranno fuori i difensori del Marcinkus locale, dopo la sedicente telefonata “satanica” della volta scorsa ricevuta (dice lui) dal monsignore nel Natale del 2003. Giova ricordare, forse, che l’incendio i fu il 2 aprile 2006: dettagli, dettagli, si capisce.

Ieri il Papa ha chiesto perdono per i crimini dei preti pedofili irlandesi, e relative coperture dei Vescovi: meglio tardi che mai; prima che venisse fuori il bubbone, per decenni zitti e mosca. A Siena, lo stesso: oggi tutti ben zitti, quando arriverà un grande giornale a parlare di questo scandalo, quando se ne occuperà un network televisivo (magari straniero, chissà….), il Vaticano interverrà, e chiederà scusa ufficialmente per il comportamento del monsignore e del Vescovo.
I morti di dolore a causa dei comportamenti dell’alto clero senese, però, non potranno ascoltarlo…

http://www.mondoraro.org/2009/12/21/galeot...servi-la-vista/


Galeotto fu l’incendio (III): Dio ci conservi la vista…

Posted by Raffaele Ascheri on Dec 21st, 2009 and filed under Dalla città di Siena. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

Domenica scorsa, 13 dicembre. A Siena, festa di Santa Lucia: l’omonima Chiesa è strapiena di fedeli, in fila per farsi benedire gli occhi, come d’abitudine, ogni anno. In fondo ad una delle due file, monsignor Acampa benedice gli altrui occhi. Deve essere una delle sue specialità.
Venerdì 18 dicembre, il monsignore è in un’aula di Tribunale per l’ultima udienza prima del santo Natale (si ripartirà a febbraio, avviandoci verso il finale di maggio). Sfilano vari testi della difesa: tutti con occhi potentissimi, evidentemente beneficiati da qualcuno…
Tante e tali le cose da dire sui testi difensivi, che ci sarebbe da scrivere per pagine e pagine (qualcosina diremo nei prossimi articoli): oggi ci soffermiamo – per la nostra riflessione domenicale – sull’importanza, appunto, degli occhi.
Nel giugno scorso, un anziano e stimatissimo sacerdote senese – don Furiesi – aveva detto in Aula di ricordare benissimo di avere visto il monsignore entrare in Curia – la domenica mattina del 2 aprile 2006, quando avvenne l’incendio in tre uffici della Curia -, intorno alle ore 8. Peccato che Giuseppe Acampa non l’avesse mai detto agli inquirenti!!
Sul momento, l’unico tentativo di “smontaggio” del teste fu affidato – in fisiologica dinamica processuale – ad uno degli avvocati acampiani, Enrico De Martino, il quale domandò al sacerdote se ci vedesse bene. “Con gli occhiali, ci vedo proprio bene!”, proruppe don Furiesi, orgogliosamente. E davvero non si capisce come mai un anziano sacerdote, uno che fa sic et simpliciter quello che un prete dovrebbe fare (a differenza dell’edonismo
LE MANI SULLA CITTÀ di Raffaele Ascheri è disponibile presso la libreria Feltrinelli di Siena 0577 44009
imperante fra gli Acampa boys…), dovrebbe andare a mentire. Per soldi? Per avanzamento di carriera, intorno ai 90 anni? Per spirito di quieto vivere, sapendo, con la sua testimonianza, di andare contro al desiderio del Vescovo, tutto schierato con il suo giovanissimo pupillo? L’unica spiegazione, è che l’abbia fatto in quanto posseduto dal demonio, da quel Satana che ha messo piede pesantemente nelle udienze (alla prossima, su questo scottante argomento…).
Il 18 dicembre, nuova udienza, dicevamo: tutti i testi difensivi sfilano davanti al Giudice, tutti i testi difensivi cercano all’unisono di smontare la testimonianza di don Furiesi (chissà perchè). Tutti i testi godono di eccellente vista, sono giovani o, comunque, non anziani come don Furiesi. Nessuno potrebbe chiedergli alcunchè sulla qualità della loro vista.
Giova forse ricordare anche che sono tutti testi dipendenti dalla Curia senese, che è tutta gente che lo stipendio se lo porta a casa grazie alla Curia, direttamente o indirettamente: c’è il Segretario del Vescovo (e grande amico – per sua stessa ammissione – di Acampa); c’è l’autista del Vescovo (che scorrazza il pastore di anime non gratis et amore Dei); ci sono due altri dipendenti della Curia; c’è uno, infine, che lavora all’interno del Duomo.
Sulla loro attendibilità, giustamente chi di dovere deciderà. Loro, però, un qualche motivo per difendere il monsignore (ed il suo grande sponsor, il Vescovo Antonio Buoncristiani) ce l’hanno tutti, senza eccezione alcuna; il povero don Furiesi, invece, ha testimoniato essendo dipendente solo da una cosa: dalla dignità della sua persona…


http://www.mondoraro.org/2009/12/27/galeot...-il-monsignore/


Galeotto fu l’incendio (IV): Satana ed il monsignore…

Posted by Raffaele Ascheri on Dec 27th, 2009 and filed under Dalla città di Siena. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry
Nell’ultima puntata, avevo sommariamente descritto la sfilata dei testi difensivi dell’udienza del 18 dicembre: tutti con ottima vista, tutti pronti a giurare di non avere mai visto Acampa nei pressi della Curia di prima mattina, in modo tale da cercare di smentire il sacerdote – don Furiesi – che invece inchioda il monsignore all’ingresso in Curia intorno alle 8. Il fatto che si tratti di testi tutti quanti stipendiati dalla Curia stessa, è un dato di fatto, e mi pare non da poco: se – oltre all’autista personale, sicurissimo di essere entrato in Curia alle 7 e 50 – esistesse un barbiere personale del Vescovo, di certo testimonierebbe che stava facendo la barba al monsignore all’ora X, statene pur certi…
Ma veniamo a Satana: sì, proprio a Lui, al Maligno. Poteva forse mancare in un processo ad un monsignore un elemento di siffatta portata? Espunto per anni dalla teologia cattolica, riportato in auge da Paolo VI, enfatizzato da Giovanni Paolo II, il più avvezzo – con la sua formazione misticheggiante polacca – alla riproposizione del Maligno.Non perdiamoci in disquisizioni sataniche sulla Chiesa post conciliare (per quanto stimolanti assai…), e concentriamoci in toto sul dato processuale.
Satana è presente anche nell’aula della Pretura senese, dunque. Il monsignore sostiene – senza alcun riscontro documentale che non sia la sua parola, ovviamente – di avere ricevuto una telefonata dal professor Franco Nardi la notte di Natale del 2003. Oggi, Franco Nardi è parte lesa in Tribunale, e Acampa è il libro
LE MANI SULLA CITTÀ di Raffaele Ascheri è disponibile presso la libreria Feltrinelli di Siena 0577 44009
sotto processo (oltre che per l’incendio famoso), proprio per avere calunniato il docente ed archivista della Curia, insinuando che fosse lui il responsabile del rogo. C’è bisogno di creare, quindi, una motivazione forte che giustifichi le insinuazioni acampiane subito dopo il rogo incriminato. In questa famigerata telefonata, il povero Acampa sarebbe stato minacciato – a suo dire – dal Nardi, con un finale tenebroso, in cui l’allora archivista l’avrebbe apostrofato “Satana”. Acampa non ascoltò subito la chiamata, perchè era a dire la Messa natalizia: la ascoltò solo dopo, nella messaggeria vocale, e ne fu turbatissimo. Tanto che non seppe esimersi – previa concertazione con l’amicissimo don Andrea Bechi – dal telefonare all’amico psicologo genovese, altro personaggio imperdibile di questo fantastico palcoscenico antropologico che è il processo Acampa: ecco entrare in scena – udite udite – lo psicologo Maurizio Darsano, classe 1961, capello al vento, esperto di filosofia, di teologia, di psicologia appunto, ma autoproclamato “sindacalista” al momento di specificare la professione…il 4 dicembre, Acampa lo fa venire a testimoniare in Tribunale: sotto giuramento, inizia ben presto lo show del Darsano. Peccato non ci fossero telecamere in Aula (stranamente Canale Tre – l’unica emittente locale – era assente: come sempre, peraltro…), perchè lo spettacolo l’avrebbe meritato: lui che ha “profonda conoscenza” con Giuseppe Acampa, lui che lo conobbe a Fiesole perchè voleva farsi prete anche lui prima di prendere altre strade (chissà la Chiesa che perdita…), testimonia sulla telefonata. Incalzato dal Pm Marini, Darsano non riesce a chiarire: Acampa era solo “turbato”, o proprio “sconvolto”? C’è una certa differenza! Lo stesso Darsano, tra l’altro, conferma di non avere più parlato con l’amicone del suo turbamento (o sconvolgimento?) telefonico, dopo quella telefonata. Giova ricordare che la telefonata “satanica” è del Natale 2003, l’incendio del 2 aprile 2006: già questo – alle persone ragionevoli e dotate di senno – dovrebbe bastare. Anche perchè la difesa non riesce a trovare alcun teste che parli di situazione tesa fra il Nardi ed Acampa in tutto il 2004, nel 2005, all’inizio del 2006.
Presi dal tumulto della testimonianza darsaniana, ci siamo dimenticati di Satana, perbacco: non vorrei se la prendesse, il Maligno…
Don Bechi il 18 dicembre dirà che nel messaggio vocale si parlava di Satana; Darsano – il 4 dicembre – aveva ammesso di non ricordare assolutamente che Satana fosse stato evocato nella suddetta telefonata. Mah, che dire?
Di certo c’è solo che la psiche umana è davvero inestricabile, è proprio il “guazzabuglio” di manzoniana memoria: monsignor Acampa, per esempio, di fronte alle fiamme ed al fumo che avvolgevano il suo studio (e non solo il suo), se ne stava relativamente tranquillo (testimonianza del Vigile del fuoco Lo Vaglio, udienza del 4 dicembre): “era calmo e tranquillo”, dice di ricordarlo così il caposquadra dei Vigili del fuoco, appena arrivato sul luogo del rogo curiale.
Davanti alla Curia in fiamme, il monsignore era “calmo e tranquillo”; di fronte ad una (presunta) telefonata con (presunta) evocazione di Satana, era “turbato”, anzi “sconvolto”.
Questo processo è uno spettacolo, per assistere al quale si dovrebbe pagare il biglietto…

Edited by GalileoGalilei - 28/12/2009, 10:31
 
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Monsignor Acampa ed il pollo arrosto: il pranzo dei “furbetti” della Curia…
Written by Raffaele Ascheri Attualità, Speciale: Dalla città di Siena Feb 28, 2010

Nei giorni scorsi, abbiamo avuto una prova schiacciante di come si possa intendere l’etica pubblica, a maggior ragione se applicata ad una responsabilità religiosa. Margot Kaessmann era, da alcuni mesi, la massima autorità del luteranesimo tedesco: la “Papessa tedesca, per intenderci. Una sera ha bevuto un pò troppo (0,154 il tasso alcolemico), si è messa in macchina, è passata con un inopinato rosso, è stata poi fermata dalla Polizia. Invece di tirare fuori complotti da parte cattolica o di settori misogini del luteranesimo, ha detto: “Ho commesso un grave errore, che deploro nel modo più profondo.Ma non sono in condizione di restare in carica con la necessaria autorità. Mi spiace di deludere molti, ma ne va della mia coerenza”. Amen.
Chissà se saranno fischiate le orecchie a qualcuno, in Vaticano o nella Curia di Siena. Chissà. Probabilmente monsignor Acampa, dominus assoluto dei beni della Curia senese, questa notizia neanche la conosceva: con tutti gli affari che ha da seguire, con tutti i creditori da tenere lontani, con tutta la gente da sfrattare dalle sue proprietà, con la strategia processuale da limare, non gli si può domandare anche di leggere le pagine degli Esteri. Siamo tutti uomini, e la giornata è fatta di 24 ore per tutti. Siamo quindi lieti di informarlo, con qualche giorno di ritardo, in occasione del domenicale dedicato alla Curia di Siena.
C’è chi si dimette per un pò di birra di troppo in corpo, c’è chi non lo fa neanche se finisce sotto processo (cioè dopo un sonoro rinvio a giudizio), accusato di incendio e di calunnia: questione di stile, evidentemente. Eppure anche Acampa è un buontempone: happy hours, cene e pranzi al ristorante (pagano i fedeli, tanto). Lui, però, riesce sempre a praticare l’arte della continenza: non come quella scellerata luterana, che poi – udite udite! – è anche divorziata, quindi una sciupafamiglie, per non dire peggio…lui, invece, ha fatto della continenza una scelta di vita.
Come dopo lo sciagurato incendio del 2 aprile del 2006: ad incendio finito, giusto il tempo di indicare agli inquirenti chi fosse il colpevole (l’archivista Franco Nardi), poi, con tutto il clan riunito all’uopo, a pranzare insieme (come da testimonianze rese in Aula di Tribunale nei mesi scorsi da esponenti del suddetto clan). Ma non in un ristorante, magari pieno di tentazioni alcoliche, come fanno quei barbari e rozzi dei luterani, sempre dediti agli eccessi alcolici: no, no, all’oratorio, accanto al proprio appartamento (con idromassaggio…). Tutti insieme allegramente.
Chissà di cosa avranno parlato, fra una portata e l’altra…c’era l’efebico Gallù appena rientrato – in gran fretta – dal Trasimeno, per stare vicino al suo datore di lavoro; c’era la segretaria acampiana Monica Macchi, la dark lady della Curia; c’era l’inseparabile compagno (di seminario) di Acampa, don Andrea Bechi. Tutti insieme allegramente, dunque. E senza esagerare con l’alcol, sicuramente.
Cosa avranno mangiato, in quel pranzo dei “furbettini” della Curia? Boh, in effetti non è così rilevante. Chi avrà cucinato? Le donne, o gli uomini?
Di certo, il pollo arrosto c’era: era il professore Franco Nardi, che – mentre loro banchettavano all’oratorio, con sobrietà -, veniva torchiato dalla Polizia proprio a causa delle insinuazioni del monsignore sul suo conto.
Il pollo arrosto, arrostito bene bene, era proprio lui. Gli altri, brindavano alla sua (poca) salute…
 
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Curia di Siena: poteva mancare la dark lady?
Written by Raffaele Ascheri Attualità, Speciale: Dalla città di Siena Mar 7, 2010

In quello straordinario spaccato antropologico, in quella multiforme compagnia di giro che è divenuta, da qualche anno, la Curia di Siena, poteva forse mancare una presenza femminile?
Tra rampanti monsignori-manager, informatici efebici che fanno carriera improvvisamente, aiutanti del Vescovo segaligni e autisti (maschi) con il pancione (sul Vescovo, si tace per rispetto della carica…), una presenza femminile faceva proprio all’uopo, no?


Ladies and gentlemen, signori e signore, ecco a voi Monica Macchi, la (quasi) quarantenne ragioniera che fa parte a pienissimo titolo del clan messo su, con marcinkusiana abilità, da monsignor Giuseppe Acampa, il prete-manager-viveur (ognuno scelga l’apposizione che predilige, anche se la prima appare francamente un pò azzardata) sotto processo per incendio e calunnia.Non solo ne fa parte a pieno titolo, ma ha un ruolo fondamentale anche in quella scellerata mattina del 2 aprile 2006, allorquando gli uffici della Curia presero fuoco (secondo le sfacciate insinuazioni del monsignore, per colpa dell’allora archivista della Curia, prof. Franco Nardi - messo sotto indagine a causa del monsignore -, poi totalmente scagionato, ora parte civile nello scottante processo).
Il 6 ottobre del 2006, la Macchi viene escussa dall’allora Commissario Capo della Polizia di Stato di Siena dott. Gianluigi Manganelli: “La domenica 2 aprile andai a messa alle ore 10 alla chiesa di Santa Lucia, messa che dura un’oretta circa, dalle 10 alle 11 e che viene celebrata da Don Giuseppe Acampa. Finita la messa sono andata a casa che si trova proprio accanto alla chiesa. Mi sono cambiata, e iniziai a fare qualcosa in casa. Ricevetti, circa un quarto d’ora dal termine della messa, una telefonata sul cellulare da don Giuseppe che mi disse: “C’è un incendio in Curia”. Era molto agitato, e disse che c’era tanto fumo, e mi disse di andare lì. Dunque mi sono ricambiata e con passo svelto mi sono diretta in Piazza Duomo…”.Fine della prima parte della deposizione della riccioluta dark lady.
Giusto per dovere di cronaca, giova ricordare un elemento essenziale: mentre la Curia è in fiamme, mentre stanno bruciando documenti contabili di enorme valore, il prete accusato dell’incendio stesso e la sua segretaria Monica Macchi fanno di tutto, ma non telefonano ai Vigili del fuoco!! Per almeno un quarto d’ora, incredibile a dirsi, questo è quello che succede: la telefonata che il prete fa alla segretaria – e la sua conseguente attivazione (ricambiarsi e dirigersi a passo svelto verso gli uffici curiali) – precede quella al 115. In due, non si ricordavano il numero dei pompieri. Se non fosse una storiaccia che ha fatto soffrire tanti innocenti (non solo il prof. Nardi), ci sarebbe da mettersi a ridere…
La dark lady, quindi, è la primissima persona che il prete chiama, ad incendio in corso: e tutto ciò non è certo casuale, anzi. La ragioniera più potente di Siena dopo Gabriello Mancini (quello – amicissimo di Acampa - che hanno mandato a fare il Presidente della Fondazione Monte dei Paschi, e che ora è nel Consiglio di amministrazione dello IOR…) era entrata negli uffici curiali quando ancora la Curia di Siena - pur con le umane debolezze – era una Curia in cui, oltre agli affari e ai soldi, ogni tanto si parlava di Gesù Cristo e si faceva qualcosa per i fedeli. Non fosse altro che per abitudine, insomma. Era entrata in quegli uffici sotto il governo del precedente Vescovo, Gaetano Bonicelli; da quando è cambiato Vescovo (Buoncristiani al posto di Bonicelli)e, soprattutto, dal momento in cui Acampa è divenuto l’effettivo dominus della Curia agli inizi del nuovo millennio, il potere della dark lady è aumentato in maniera considerevole.
E sapete perchè? Per svariati motivi, sui quali ci aggiorniamo alla prossima domenica.
Solo per dare una pallida idea, per capire di cosa si stia parlando, ecco un passaggio – all’insegna della spiritualità che ormai aleggia in Curia – della deposizione di Monica Macchi del 6 ottobre 2006, dalla quale ripartiremo alla prossima: “Maneggio anche denaro contante, e generalmente quando raggiunge una cifra consistente viene messo in cassaforte”. Pronto per pubbliche e trasparenti elargizioni ai poveri e ai bisognosi, come è risaputo…
 
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view post Posted on 22/3/2010, 09:05
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http://www.mondoraro.org/2010/03/21/curia-...chiesa-di-roma/

Curia di Siena: non di sola pedofilia soffre la Chiesa di Roma…
Written by Raffaele Ascheri Attualità, Speciale: Dalla città di Siena Mar 21, 2010

Il terribile scandalo della pedofilia sta sconvolgendo la credibilità della Chiesa (da noi, arriva come ovattato, a causa dell’appiattimento filovaticano della maggior parte dei media, ma se uno legge la stampa tedesca…), e Benedetto XVI ha preso posizione, in modo inequivoco. Ma, come al solito, dopo, in ritardo, solo e solamente perchè incalzato non dagli eventi, ma dall’emersione mediatica degli stessi. Che credibilità può avere un Papa, che è lo stesso che nel 2001 (cioè appena prima dell’emersione dello scandalo statunitense di Boston), da Prefetto della Congregazione della Fede sollecitava una prassi “interna” alla Chiesa, nei fatti omertosa, e ora propone una sorta di glasnost gorbacioviana?

La pedofilia, metastasi della Chiesa d’oggi. Nessun dubbio, al proposito, dato che ora lo dice anche il Santo Padre. Non vorremmo, però, che la presa di posizione ex post del Pontefice, potesse in qualche modo oscurare il carrierismo, l’avidità, la sete di denaro di parte dell’alto clero cattolico (anche il carrierismo è stato più volte denunciato dal Papa, ma senza intaccare i posti di potere dei carrieristi: troppo facile, no?).

Non di sola pedofilia soffre, e tanto, la Chiesa di oggi. Prendiamo il caso, emblematico, di Siena: casi di pedofilia, non sembrano essercene, per quanto una improvvisa sostituzione di un parroco in quel di Colle Val d’Elsa un paio di annetti or sono abbia fatto rumore,e tanto, nel borgo valdelsano. Ma saranno le solite dicerie degli anticlericali…
Quanto al resto, però? “Avete tradito una consegna sacra. Si deve ammettere che furono commessi gravi errori di giudizio e che si sono verificate mancanze di governo”, ammonisce Ratzinger, riferito ai Vescovi d’Iralanda. Sacrosanto (ex post). E di un Vescovo che, immediatamente dopo una richiesta di rinvio a giudizio (incendio e calunnia) a carico del suo fidatissimo Economo, lo riconferma sul posto per 5 anni, non si potrebbe dire lo stesso? Non ci sono forse ”mancanze di governo”, per stare sul generico? Ed ancora: “Mi dispiace davvero. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato, quando eravate sufficientemente coraggiosi per parlare, nessuno vi ascoltava”, alle vittime dei preti pedofili irlandesi. A Siena, una vittima certa dell’Economo c’è: il professor Franco Nardi, accusato dall’Economo della Curia per la storiacccia dell’incendio. Lui è stato “sufficientemente coraggioso per parlare”: il Vescovo non lo ha mai voluto ascoltare, come ha dovuto ammettere lo stesso uomo di Chiesa (sic) in Tribunale. Anzi, lo ha sbattuto – dopo 30 anni di onorato servizio – fuori dall’Archivio della Curia. Serratura nuova, chiavi nuove. Perchè, visto che Nardi era una vittima? Bisogna continuare, con le storie di preti vessati fino a rendere loro la parte finale della vita triste, dopo averli umiliati? Si deve ritirare fuori la vicenda del povero don Mino Marchetti da Vagliagli, e di altri?

In compenso, il clan dell’Economo, del Marcinkus senese, ha continuato – e continua - a spadroneggiare: non è caduta nessuna testa, anzi onori e prebende al rampante monsignore. A lui, e a tutti gli esponenti della “banda della Curiana” (c’è anche la famosa dark lady della Curia: con lei, si riparte domenica prossima, ad majora…): trasferimenti di sacerdoti per isolare i pochi dissenzienti, sfratto libero di famiglie residenti in abitazioni della Curia per assecondare i desiderata affaristici dell’Economo. Più che la pastorale, la Curia è in mano al manovale: è tutto un costruire, un cementificare. E non per dare le case ai bisognosi, sia ben chiaro. Semmai, per toglierle…
L’ultima notizia è delle 8 famiglie sfrattate dalle loro abitazioni in pieno centro a Siena: dopo lunga attesa, finalmente l’anziano ed onesto sacerdote è morto, ed il Marcinkus si è fatto subito avanti per “sistemare” il tutto. A modo suo. Con Acampa, lo sfratto avanza. Vescovo del tutto compiacente.

Notizia della penultima ora: il Direttore dell’Istituto per il sostentamento del clero, il diacono Andrea Fantozzi,bancario in pensione, si è dimesso dalla importante carica. Forse, chissà, per non essere considerato un fiancheggiatore della Banda della Curiana…
 
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http://www.mondoraro.org/2010/06/26/incred...della-sentenza/

Incredibile a dirsi: per Il Fatto, Acampa assolto prima della sentenza!

Chiunque abbia a cuore il sano giornalismo d’inchiesta, non può non avere salutato con grande piacere la nascita de Il Fatto quotidiano, diretto da un eccellente giornalista come Antonio Padellaro. Con editorialisti del calibro di Travaglio, Furio Colombo, Beha, Telese ed una eccellente pattuglia di giornalisti seri. Un giornale schierato, ma che mina bordate non solo contro Berlusconi ed i suoi sodali (il primo numero era su Gianni Letta), ma anche su D’Alema ed il Pd tutto.Capace di pungolare Di Pietro (vedasi la candidatura di De Luca alla Regione Campania).Io, lo compro tutti i giorni, e credo di avere saltato tre o quattro numeri.
Purtroppo, almeno una zona franca, il Fatto per ora ce l’ha: Siena. Da settembre ad oggi, neanche mezzo articolo sul caso Siena (forse, non esiste?); due giorni or sono, all’interno di un articolo sull’ascesa di Mussari Giuseppe – Presidente del Monte dei Paschi – alla guida dell’Abi, la sorpresa: una notizia falsa, destituita da ogni vago senso di realtà, ma spacciata per vera. Attendo un giorno, poi un altro: nessuna rettifica da parte di tale Giovanna Lantini, autrice del pezzo in oggetto. Curiosamente, la notizia era pro Mussari Giuseppe(versione avvocato). Ancora più curiosamente, il Monte dei Paschi è un grande sponsor del quotidiano diretto da Padellaro.
Vediamo il punto incriminato. Parlando del banchiere senese, la Lantini scrive, testualmente: “rimette la toga per difendere la Chiesa in un caso che fa molto scalpore nel periodo di reggenza dell’Arcivescovo Antonio Buoncristiani, vicino alle alte sfere della curia romana. Quello dell’incendio dell’economato del 2 aprile 2006. Un episodio per cui finisce sotto accusa l’economo, monsignor Giuseppe Acampa. La vicenda è intricata, ma Mussari ottiene l’assoluzione per il prete, ex commercialista, accusato dai pm (che è uno solo, peraltro, Ndr) di incendio doloso con la finalità di distruggere documenti compromettenti e transazioni opache; di calunnia e di truffa (Giovanna Lantini, Il fatto, pagina 12, mercoledì 23 giugno 2010).”
Ora, Giuseppe Acampa è stato assolto dall’accusa di truffa, ma il procedimento principale – quello in cui è accusato dell’incendio e di calunnia nei confronti del professor Franco Nardi, ingiustamente accusato del rogo – è tutt’altro che concluso (il 28 giugno ci sarà la prossima udienza, poi se ne riparlerà dopo l’estate: c’è da affidare una nuova perizia sulle modalità dell’incendio). A dirla tutta, a molti pare che le cose non si stiano mettendo troppo bene per il monsignore e per Mussari Giuseppe: la giravolta del superperito difensivo Natale Inzaghi sembra dimostrarlo. Ad ogni buon conto, c’è il Giudice Gaggelli che, a suo tempo, dovrà decidere.

Il Fatto ha forse notizie di prima mano di provenienza del Giudice, prima che il dibattimento si concluda?
Come si può spiegare un infortunio giornalistico di questo tipo, non rettificato in nessun modo nei due giorni seguenti?
E soprattutto: trattasi solo di un clamoroso errore della Lantini, o c’è dell’altro? Che ci sia un suggeritore? Sarebbe interessante, molto interessante, saperne di più.

Speriamo, almeno, che da questo articolo con chicca sulla Curia, possa nascere una inedita attenzione per la realtà senese da parte del Fatto. C’è tanto da analizzare e da approfondire, se solo lo si vuole. Certo, magari il Monte dei Paschi, poi, ritira la pubblicità. Ma Il Fatto è un giornale davvero totalmente libero? Quello senese è un bel banco di prova…
 
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view post Posted on 19/7/2011, 21:41
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Rogo in curia Assolto monsignor Acampa

Per Acampa il pubblico ministero Nicola Marini aveva chiesto una condanna a due anni e mezzo. Resta insoluto il mistero di chi ha materialmente appiccato l'incendio
Tribunale( foto Ansa)

Siena, 19 luglio 2011 - Non e' stato monsignor Giuseppe Acampa, economo della diocesi senese ad avere appiccato il fuoco nel locali dell'economato la mattina del 2 aprile del 2006. Questo pomeriggio dopo una lunga serie di udienza la sentenza del giudice Monica Gaggelli lo ha assolto "per non avere commesso il fatto". Lo ha anche assolto "perche' il fatto non sussiste" dall'accusa di calunnia dell'allora archivista della curia professor Franco Nardi sul quale si erano indirizzate inizialmente le indagini per poi prendere il esame l'ipotesi di colpevolezza di monsignor Acampa che e' stato difeso da Giuseppe Mussari, presidente di Banca Montepaschi, che ha accettato di tornare nelle aule del palazzo di giustizia convinto della sua innocenza e da Enrico de Martino.



"Spero che questo momento - ha dichiarato il sacerdote dopo la sentenza di assoluzione - sia occasione di riunione all'interno della chiesa locale". Dal processo sono infatti emerse situazioni di tensione molto forti nella chiesa senese che hanno creato sconcerto nel mondo cattolico. Per Acampa il pubblico ministero Nicola Marini aveva chiesto una condanna a due anni e mezzo. Resta insoluto il mistero di chi ha materialmente appiccato l'incendio.

agi

http://www.lanazione.it/siena/cronaca/2011...ogo_curia.shtml
 
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view post Posted on 20/7/2011, 13:55
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o fatela meglio voi

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probabilmente sarà stato appiccato dal Favi......
 
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view post Posted on 11/4/2014, 22:30
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http://firenze.repubblica.it/cronaca/2014/...etico-83349266/

"Curia contro Ascheri", a Siena il processo all'Eretico
Per anni il professore Raffaele Ascheri ha scritto sul suo blog degli intrecci della città. Accusato di diffamazione dall'arcivescovo Buoncristiani e dal monsignor Acampa

di FRANCA SELVATICI
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11 aprile 2014



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"Curia contro Ascheri", a Siena il processo all'EreticoScrive il blogger "Bastardo senza gloria" che la gente di "Siena tutta" dovrebbe seguire le udienze del processo "Curia contro Ascheri" per toccare con mano "i vari intrecci, amicizie e piaceri reciproci, che sono alla base del famoso groviglio armonioso" (secondo la fortunata definizione di Stefano Bisi, direttore del Corriere di Siena e da poco Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia) sul quale per tanti anni si sono fondate le fortune (o sfortune) di Siena. Il blogger non si riferisce a uno dei processi per la spoliazione del Monte dè Paschi di Siena, ma a un procedimento assai meno famoso ma non per questo meno significativo. Si tratta del processo nel quale il professore Raffaele Ascheri, l'Eretico di Siena, per molti anni vox clamans in deserto contro gli intrecci senesi, è accusato di diffamazione dell'arcivescovo Antonio Buoncristiani e del monsignor Giuseppe Acampa, sacerdote moderno, laureato in economia, ottimo pianista, amante delle belle auto, a suo tempo accusato di aver appiccato l'incendio che il 2 aprile 2006 devastò alcuni uffici della Curia arcivescovile, a pochi metri dal meraviglioso Duomo di Siena. Mercoledì l'arcivescovo e il monsignore, che hanno querelato Ascheri e si sono costituiti parte civile contro di lui con l'avvocato Enrico De Martino, hanno deposto in aula.

In Italia spesso la giustizia viaggia a diverse velocità, a seconda dei casi e delle convenienze. Il processo per incendio doloso contro monsignor Acampa è cominciato il 12 novembre 2008 e si è chiuso il 19 luglio 2011 con la sua piena assoluzione. All'epoca il monsignore era difeso, oltre che dall'avvocato Enrico De Martino, anche dall'allora presidente del Monte dè Paschi Giuseppe Mussari, al culmine della sua carriera. Le motivazioni della sentenza sono state depositate 8 mesi e mezzo più tardi, il 3 aprile 2012. Il pm Nicola Marini ha presentato appello ma il fascicolo è rimasto sepolto per un anno sotto molti altri prima di prendere la via della corte di appello, e si è mosso solo dopo che "Repubblica" ne aveva denunciato la scomparsa. Era comunque già molto tardi. In corte d'appello non hanno fatto le corse per fissare il processo, e ormai la prescrizione è cosa fatta. Così non si saprà mai chi ha appiccato l'incendio in curia. Nel frattempo, però, Raffaele Ascheri, che ha seguito la vicenda scrivendo sul blog Mondoraro e poi sul suo Eretico di Siena, è stato citato in sede civile per danni e poi querelato dall'arcivescovo Buoncristiani e da don Acampa.

Che dunque mercoledì 9 aprile hanno deposto in aula, dolendosi per i giudizi sferzanti di Ascheri, che con il suo stile caustico ha stigmatizzato lo stile di vita di don Acampa, il presunto deficit di carità della curia senese, l'ostracismo contro gli anziani sacerdoti che nel processo per l'incendio hanno "osato" testimoniare contro il giovane economo della curia.

L'arcivescovo Buoncristiani si è detto perseguitato da Ascheri. Certo, il blogger non ha avuto la mano leggera e in qualche articolo ha usato un'espressione sferzante per descrivere la cerchia dell'arcivescovo: la banda della curiana, così l'ha definita. Peraltro, nel corso del controesame di don Acampa, il difensore di Ascheri, avvocato Luigi De Mossi, ha fatto riemergere alcune circostanze venute alla luce nel corso dell'inchiesta sull'incendio in arcivescovado. E cioè che la figlia dell'ex procuratore di Siena Calabrese abitava in una casa della curia, che lo stesso procuratore era in rapporti di amicizia con don Acampa, che il monsignore aveva cercato di conoscere dettagli dell'inchiesta, che si era agitato fin da subito per farla chiudere. E che, in occasione della vendita di un palazzo della curia all'imprenditore René Caovilla, aveva ricevuto in dono dal compratore una Audi A3.

Dopo i due religiosi è salito sul banco dei testimoni il professor Franco Nardi, per trenta anni stimato archivista della curia senese, all'inizio sospettato dell'incendio ma ben presto scagionato, e tuttavia allontanato bruscamente dal palazzo arcivescovile e dai suoi amati manoscritti che documentano la storia della chiesa senese.

L'incendio della curia è e probabilmente resterà uno dei grandi misteri senesi. Il processo contro Ascheri prosegue il 18 giugno,
quando verranno sentiti i testi a difesa, e si concluderà probabilmente il 9 luglio. Il blogger "Bastardo senza gloria" invita i senesi a seguire le udienze. Il guaio è che pochissimi sanno che il processo è cominciato. I giornali senesi non ne hanno dato notizia.
TagsArgomenti:eretico di sienaacampa

Edited by GalileoGalilei - 15/4/2014, 22:53
 
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La Curia preferisce i preti giovani
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- 11/04/14

A margine all’udienza fiume di mercoledì, credo sia più che doveroso aggiungere almeno qualcosa, visto il perdurante (e scandaloso) silenzio della stampa senesota: per esempio sulla vicenda umana di un anziano prete di Vagliagli, don Mino Marchetti. Prete (d’altri tempi), e storico della Chiesa.
L’eretico crede ben poco alla Giustizia divina, e sempre meno anche a quella dei Tribunali umani (il tracollo di credibilità c’è stato dopo l’incredibile assoluzione di don Acampa, nel luglio 2011): mercoledì, però, un piccolo raggio di luce – come disse Salvemini dopo il “folle volo” di Lauro De Bosis – è comunque entrato, in un’aula del palazzo di Giustizia di Siena.
Fra i tanti pensieri della giornata, più d’uno è andato a don Mino Marchetti, più volte evocato in aula (“tutto pelle ed ossa”, l’ha descritto Acampa): per chi non lo sapesse, don Mino era un anziano sacerdote in buoni rapporti con l’allora neovescovo Buoncristiani, ed anche con Acampa Giuseppe (magari niente happy hour insieme, ma nessun attrito specifico).
Quando però la Polizia lo interrogò, don Mino fece un errore madornale, parlando di due argomenti tabù, per la Curia senese: Acampa ed il suo rapporto con i soldi; Acampa ed il suo orientamento sessuale.
Non chiacchiericcio da bar: un verbale della Polizia di Stato, firmato e controfirmato. Questo verbale è stato acquisito agli atti del Processo, dal Giudice Valchera: comunque vada, questo è un dato di fatto, tutt’altro che scontato alla vigilia. Un minimo di Giustizia (tardiva e postuma) per don Mino è arrivata, anche se trattasi di ben magra soddisfazione. Un piccolo raggio di luce: ciò che don Mino disse e firmò, è agli atti.
Quando il Vescovo venne a sapere che don Mino aveva parlato, con il consueto spirito caritatevole fece (almeno) due cose: lo umiliò pubblicamente, di fronte agli altri preti (inaugurazione della Chiesa di Ponte a bozzone, 29 giugno 2007: colpirne uno, per educarne cento?); peggio ancora, si rifiutò (lo ha ammesso lui stesso in Tribunale) di scrivere l’Introduzione, che pure gli aveva promesso, ad un libro su cui don Mino lavorava da molti anni.
Di più, e di meglio: gli impedì tout court di pubblicare i suoi studi. Il manoscritto è ancora conservato da chi di dovere, per chi lo volesse consultare.
Don Mino fu lasciato solo, abbandonato da tutti: Vescovo ed Acampa in primis. Così visse i suoi ultimi mesi di vita.
Esattamente la stessa sorte toccata al povero don Enrico Furiesi: colpevole, lui, di avere visto entrare Acampa “fuori orario” la mattina dell’incendio in Curia.
Don Enrico è uno dei testi che saranno interrogati nelle ultime due udienze (mercoledì è stato ad aspettare tutto il giorno, ma per lui non c’è stato tempo).
Acampa – è cosa già acclarata dal Processo – preferisce dunque frequentare, fra gli altri, Procuratori della Repubblica, banchieri etici ed umanità varia (le vacanze, però, sono sempre all’insegna della massima sobrietà: nella casa di famiglia in Puglia, dice con il suo consueto sorrisetto).
Perché un prete di successo deve stare con i giovani, e tra i giovani: noiosi, in effetti, questi anziani sacerdoti di un tempo. Integerrimi, quindi monotoni.
La sera – pensate un po’ – leggono e pregano, poi a nanna presto: che palle…

Ps Questo pomeriggio (ore 18), l’eretico si esibisce nella sala degli Specchi, all’Accademia dei Rozzi (con Giacomo Zanibelli e Saverio Battente): presentazione di un corposo volume storico di Valerio Monti ([email protected]), dedicato ad analizzare tanti passaggi spinosi del periodo risorgimentale e del primo Novecento.
Sui rapporti fra Chiesa e Stato, qualcosa l’eretico dirà: ma sarà cavouriano, non garibaldino. Per quanto possibile…

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Curia vs eretico: lo spettacolo è servito…
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- 10/04/14

Ieri è andata in scena una udienza fiume del Processo intentato dalla Curia arcivescovile di Siena contro il povero eretico, per i suoi articoli, della primavera 2010, sul blog in cui scriveva (Mondoraro.org: questo blog stava per nascere, ma ancora non c’era, quindi venivo ospitato dal temerario Gianni Leone). L’accusa – tanto per cambiare – è quella di diffamazione.
Dalle 10,20 alle 18,20 (con tre pause nel mezzo), ci sono stati tre interrogatori eccellenti: l’Arcivescovo Antonio Buoncristiani, per tutta la mattinata; l’Economo Acampa Giuseppe e, dulcis in fundo, il professor Franco Nardi, l’autentica vittima dell’incendio del 2 aprile 2006.
Giudice monocratico, Valchera; Pm, Damora; avvocato di parte civile, De Martino; avvocato ereticale, il Supeavvocato De Mossi. Tutt’altro che contumace, l’imputato.
Solo il Giudice Valchera sa come andrà a finire questo Processo contro l’eretico (probabilmente, il 9 luglio prossimo ci sarà la sentenza; il 18 giugno la prossima udienza); di certo, però, ieri è stata una giornata campale (e positiva) per chi scrive.
Per la prima volta, l’oscuro ed inquietante sottobosco della Curia senesota è stato palesato, almeno in parte: si è squarciato il velo sulle case date alle figlie dei magistrati importanti da parte della Curia (Enrica Calabrese, figlia dell’ex Procuratore capo di Siena, toh); sui caffè e sulle pizzate, in allegra compagnia, fra Acampa e appunto l’allora Procuratore capo Calabrese, anche durante l’inizio delle indagini sull’incendio (con Acampa che non ha voluto dire se fosse anche il suo confessore, trincerandosi dietro il diritto ecclesiastico: il Superavvocato non gli aveva certo chiesto l’OGGETTO della confessione, ma solo se fosse il suo confessore); sulle inquietanti telefonate acampiane a finanzieri vicini al Procuratore per sapere particolari tecnici sui criteri di assegnazione dei fascicoli dell’inchiesta che lo porterà a Processo (a domanda specifica del Superavvocato sull’eventuale ricatto acampiano verso il Procuratore capo di allora per la questione della casa data alla figlia, Acampa risponde: “Non ricordo in modo particolare, se l’ho fatto, ho sbagliato”); sul tristissimo destino di preti anziani (don Mino Marchetti, per esempio), emarginati ed umiliati SOLO perché avevano osato parlare dell’orientamento sessuale dell’Acampa; di archivisti della Curia sfrattati (il professor Franco Nardi), senza alcun riguardo e pietas, dopo 30 anni di onoratissimo servizio (riconosciuto anche dal Papa Giovanni Paolo II), perché imbarazzavano il Vescovo con la presenza stessa in Archivio; su una Procura generale che dava ad Acampa poteri smisurati sulla gestione degli immobili del patrimonio curiale (gennaio 2004); su di una macchina (Audi A3 grigia metallizzata) che l’Economo avrebbe voluto pagare in tutti i modi, ma – Scajola docet! – è stato costretto, secondo la tesi acampiana, a prendere quasi in regalo dall’imprenditore (Caovilla) cui la Curia stava vendendo un immobile; si potrebbe continuare, ma ci fermiamo qui per carità di Patria, e perché sappiamo che a molti fedeli che leggono il blog si stringe il cuore a sentire certe storie.
Il Vescovo, insomma, si è detto “perseguitato” dallo scrivente, e non riesce a comprendere perché illo tempore l’eretico sia andato a Fiumicino (ove era stato Vescovo prima che a Siena) ed a Sellano (paese d’origine del successore apostolico): senza capire – purtroppo per lui – che uno che scrive libri o articoli sui potenti, così deve fare. Andare sui luoghi, cercare informazioni, documentare: forse a lui sta bene solo il giornalismo locale, che MAI si azzarderebbe a muovergli un dito contro. Ma anche il Buoncristiani scrive, siamo venuti a sapere: dopo che l’inchiesta sull’incendio gli aveva toccato il suo pupillo Acampa Giuseppe, vergò un comunicato stampa – a nome dell’arcidiocesi – in cui il Pm Marini era accusato di soffrire di un “acuto disagio mentale”.
La continenza verbale è richiesta solo ad alcuni, evidentemente…

Ps1 Frase cult del Vescovo, di fronte alle accuse ereticali di fare poca carità (non sia mai, eh):
“Non sono offeso perché non regalo il ROLLEI, è che non ce l’ho!”. Per ROLLEI intendendo verosimilmente il Rolex: oppure ci dica lui, visto che – come testimoniato – “quasi ogni giorno leggo il blog”.

Ps2 Oltre che al Superavvocato Luigi De Mossi – ieri, ad un certo punto, sfibrato dalla stanchezza, eppure sempre avanti! -, un ringraziamento personale lo dobbiamo fare al blogger Bastardo senza gloria, presente per quasi tutta la durata della lunghissima udienza. Nonché capace financo di rifocillare l’eretico, in un momento di calo zuccherino dello stesso.
Il crocifisso dell’aula di Tribunale, ieri, ne ha viste davvero di tutti i colori…
 
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view post Posted on 17/11/2020, 10:05

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Mons. Bonicelli scagionato dalle accuse di riciclaggio attraverso lo Ior
Di redazione -17/11/2020

Lo scorso febbraio il caso era stato archiviato dal Tribunale Vaticano. Venerdì 13 novembre anche il Tribunale Penale di Roma, sezione 7 ha assolto “per non avere commesso il fatto” monsignor Gaetano Bonicelli, 95 anni, arcivescovo emerito di Siena e già ordinario militare per l’Italia, dopo essere stato vescovo di Albano e segretario aggiunto della Cei, che dal 2001 si è ritirato al santuario di Stezzano. Monsignor Bonicelli, originario della Val di Scalve, era assistito dagli avvocati Arianna Dutto e Giovanni Amorosi ed è stato assolto dalle ipotesi di riciclaggio.

Con Giovanni Morzenti, morto a 67 anni nel 2017, erano coimputati nel processo a Roma. Tutto l’impianto accusatorio si concentrava su due operazioni effettuate su uno dei conti allo Ior intestati all’arcivescovo Bonicelli. Un primo versamento da 100 mila euro nel 2008 e un altro, da 360 mila euro, con successivo bonifico, in diverse tranche della stessa somma, su conti riconducibili a Morzenti, a maggio 2012.

Tra società amministrate e presidenze, come quella della Federazione degli sport invernali, Morzenti aveva diretto per vent’anni il Centro per l’orientamento pastorale, creatura di Bonicelli. Morzenti in diversi periodi aveva avuto la delega di operare sui conti dell’arcivescovo. Avviata l’indagine, Bonicelli aveva però disconosciuto una serie di operazioni.

Nella causa vaticana attraverso una serie di perizie calligrafiche era stato dimostrato che molte firme non erano riconducibili a monsignor Bonicelli, di fatto scagionandolo dall’accusa di riciclaggio. Venerdì 13 novembre l’altra sentenza del tribunale di Roma, qui era stata la difesa a depositare una consulenza, insistendo sul plagio. Alla fine al sentenza: “Assolto per non aver commesso il fatto”.

Fonte: Bergamo News
 
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