Laici Libertari Anticlericali Forum

Posts written by pincopallino1

view post Posted: 20/4/2024, 11:25 Urbino. Don Roberto Pellizzari indagato per abusi su minore e nascosto in Svizzera - La stanza del peccato
https://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cr...occhia-76223e18

20 apr 2024
ANTONELLA MARCHIONNI

Prete indagato e misteri. Sospeso, non trasferito. Vive vicino alla parrocchia
Don Pellizzari alloggerebbe in una casa non lontano dalla chiesa cattolica. Ma il vescovo di Friburgo gli impedisce di esercitare il servizio sacerdotale

Sospeso ma non trasferito. Il sacerdote del mistero, il cui telefono squilla per noi a vuoto da giorni, secondo fonti giornalistiche svizzere si troverebbe tutt’ora a Le Locle, 10mila abitanti, senza poter officiare la messa né svolgere attività riconducibili alla sfera religiosa. Il vescovo di Friburgo Morerod lo ha sospeso dal servizio sacerdotale già dalla fine del settembre scorso ossia da quando il vescovo Salvucci aveva segnalato al Dicastero ecclesiastico e al proprio omologo elvetico un presunto caso abuso su minore che riguardava proprio don Roberto Pellizzari, sacerdote della parrocchia locale.

Il sacerdote, 63 anni, originario di Sant’Angelo in Vado, era tornato a vivere in Svizzera nel 2022 dopo aver vissuto insieme alla mamma malata, assistita anche da una badante prima di essere ricoverata nel 2020 in una casa di riposo, per i tre anni precedenti. Gli abitanti di Sant’Angelo in Vado raccontano di averlo visto in paese, l’ultima volta, nel 2023 quando sarebbe rimasto circa un mese per sbrigare il trasloco dai mobili (in parte venduti ad un negozio della zona e in parte portati in Svizzera attraverso un’impresa locale). La villa è in vendita già dagli inizi del 2022. E Don Pellizzari è ancora a Le Locle e non sarebbe stato trasferito, come inizialmente ipotizzato dai giornali svizzeri, all’abbazia di Hauterive, vicino a Friburgo, in un convento già noto, secondo le stesso fonti giornalistiche, per aver accolto già in passato diversi ecclesiastici in situazioni analoghe.

Don Pellizzari si troverebbe quindi in un alloggio della parrocchia non lontano dalla chiesa cattolica. C’è una sola parrocchia tra Le Locle e La Chaux-de-Fonds e i sacerdoti, compresi i cappellani delle comunità straniere, sono condivisi tra le due città. La Chaux-de-Fonds ha 35.000 abitanti e Le Locle 10.000, ma le due città sono molto vicine. Tradizionalmente si trattava di città protestanti, ma dagli anni Cinquanta sono aumentati i cattolici a causa dell’immigrazione italiana, spagnola e portoghese. Da qui la necessità di sacerdoti provenienti da queste regioni. Non sono noti provvedimenti restrittivi, se non la misura disciplinare della sospensione disposta dal vescovo, né procedimenti penali a suo carico in Svizzera e la procura italiana mantiene il più stretto riserbo sull’inchiesta aperta già dal 2023. La maxi perquisizione che ha sollevato un velo sulla vicenda è stata fatta sabato scorso: sei mesi dopo l’inizio dell’inchiesta. Questa tempistica solleva molti interrogativi sulla possibilità che siano emersi elementi di indagine nuovi da cui sia scaturita la necessità di una ricerca di prove, tracce e liquidi biologici per rilevare i quali la polizia scientifica di Ancona, intervenuta con otto agenti a mettere i sigilli alla villa di via Piobbichese, è dotata degli strumenti più avanzati. Prima ancora dei sigilli, già dai primi di marzo, la Procura di Urbino aveva raccolto informazioni e testimonianze ascoltando persone vicine alla presunta vittima. Cosa sia emerso da queste testimonianze è coperto dal segreto di indagine.
view post Posted: 19/4/2024, 12:39 Taranto. Minore abusata in oratorio. Prete 56enne a processo: "sapeva e non intervenne" - La stanza del peccato
https://www.quintopotere.it/orrore-a-taran...9QXoLiqvsTI-siz

Orrore a Taranto, 13enne violentata nel centro di accoglienza. Sacerdote a processo: “Sapeva e non ha parlato”
CRONACA
19 Aprile 2024
Raffaele Caruso

Palpeggiamenti, violenze e scatto di alcune fotografie. Il Tribunale di Taranto ha condannato un 47enne originario di Grottaglie a 7 anni di reclusione per abusi su una ragazzina di 13 anni, compiuti in una struttura di accoglienza. I fatti risalgono al 2021, l’uomo è stato condannato anche all’interdizione perpetua da tutte le attività a contatto con i minori. Una vicenda orribile in cui è coinvolto anche un sacerdote 56enne di Taranto, responsabile del centro dove sono state commesse le violenze e dell’organizzazione di volontariato di cui faceva parte l’orco.

Secondo quanto ricostruito dall’accusa sapeva quello che accadeva, ma non ha mai parlato e non è mai intervenuto per fermarlo. Per questo è stato rinviato a giudizio e si dovrà accertare sue eventuali responsabilità. La difesa del sacerdote sostiene che le denunce dei familiari, tra cui anche quelle della sorella della vittima, siano arrivate tramite confessioni. Il silenzio sarebbe dunque stato dettato dal segreto professionale. La tesi della Procura è che il parroco sia stato più volte messo al corrente delle violenze in sedi distinte dalla confessione.
view post Posted: 19/4/2024, 02:20 Taranto. Minore abusata in oratorio. Prete 56enne a processo: "sapeva e non intervenne" - La stanza del peccato


www.lagazzettadelmezzogiorno.it/ne...yHKuJlf_FSaB9Zk

18 aprile 2024

TARANTO

Minorenne molestata anche nell’oratorio: a Taranto un 46enne nei guai. Sacerdote a processo, «Sapeva»

FRANCESCO CASULA

Minorenne molestata anche nell’oratorio: a Taranto un 46enne nei guai. Sacerdote a processo, «Sapeva»
Il responsabile era finito in cella per altre vicende e ottenne i domiciliari nella comunità di cui il religioso era assistente spirituale. L’uomo era già stato condannato a 15 anni di carcere per violenza sessuale sulle figlie della ex compagna

TARANTO - È stato condannato a 7 anni di reclusione un 46enne della provincia di Taranto accusato di abusi sessuali su minore. Sarà invece un processo a stabilire le responsabilità di un sacerdote, responsabile del centro in cui sarebbero avvenute le molestie, che secondo il pubblico ministero Vittoria Petronella pur essendo a conoscenza di quanto accaduto si sarebbe trincerato dietro il segreto confessionale.

È stato il giudice Fulvia Misserini, al termine dell'udienza di ieri a emettere il verdetto nei confronti dell'uomo e a disporre il rinvio a giudizio per il sacerdote. Nella sua sentenza il giudice Misserini ha inflitto una condanna più bassa rispetto ai 9 anni chiesti dall'accusa, ma ha inoltre stabilito l'interdizione perpetua dell'imputato da tutte le attività a contatto con i minori. Infine il magistrato ha accolto la richiesta di risarcimento di 20mila euro presentata dai familiari della bambina costituiti parte civili attraverso l'avvocato Elena Gambirasio.

Edited by pincopallino1 - 19/4/2024, 13:39
view post Posted: 18/4/2024, 17:49 Don Spagnesi, prete spacciatore, dovrà risarcire la parrocchia per 123.000 € - La stanza del peccato
Con l'8 x 1000 avete pagato sesso e droga per il sacerdote e il suo amante



www.iltirreno.it/prato/cronaca/202...hia-1.100508050

Prato, l’ex sacerdote diventato spacciatore dovrà restituire 123.180 euro alla parrocchia

Don Francesco Spagnesi

La sentenza civile, dopo la condanna penale, chiude il delicato caso di cui è stato protagonista don Francesco Spagnesi
18 aprile 2024

PRATO. A oltre due anni dalla sentenza del dicembre 2021 con la quale l’ex parroco della Castellina, don Francesco Spagnesi, è stato condannato a tre anni e otto mesi di reclusione per spaccio di sostanze stupefacenti, arriva un’altra sentenza, in questo caso civile, che lo condanna a restituire alla parrocchia dell’Annunciazione la somma di 123.180 euro. L’ha deciso alla metà di gennaio il giudice Elena Moretti nella causa intentata dalla parrocchia contro l’ex sacerdote, ridotto allo stato laicale nell’ottobre 2023 da papa Francesco. La somma è riferita al denaro sottratto alle casse della chiesa nelle annualità 2020 e 2021. Quei soldi, secondo quanto emerso nel processo penale, furono usati per acquistare sostanza stupefacente (la droga liquida Ghb) di cui Spagnesi era diventato dipendente insieme al suo compagno.
view post Posted: 17/4/2024, 16:41 Urbino. Don Roberto Pellizzari indagato per abusi su minore e nascosto in Svizzera - La stanza del peccato
Dall'Annuario diocesano di Urbino

PELLIZZARI don Roberto

Data Nascita: 13/10/1960

Data Ordinazione: 31/01/1999

Via Piobbichese, 24
61048 Sant'Angelo in Vado (PU)
view post Posted: 17/4/2024, 14:42 Urbino. Don Roberto Pellizzari indagato per abusi su minore e nascosto in Svizzera - La stanza del peccato
www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cr...-prete-wq3pzeyf

17 apr 2024
ANTONELLA MARCHIONNI

Si profila quindi una svolta sul giallo della villa dei misteri di Sant’Angelo in Vado, di proprietà del sacerdote 63enne Roberto Pellizzari, attualmente residente in Svizzera

Presunti abusi sessuali nella villa del prete, don Roberto Pellizzari. L'esterno e la camera da letto della casa, attualmente sotto sequestro per le indagini

Pesaro, 17 aprile 2024 – C’è la conferma del vescovo di Pesaro e Urbino riguardo al caso di presunta violenza sessuale a Sant’Angelo in Vado ma non solo: si tratterebbe di un abuso su minore. Si profila quindi una svolta sul giallo della villa dei misteri di via Piobbichese, di proprietà del sacerdote 63enne Roberto Pellizzari, attualmente residente in Svizzera a Le Locle, nel cantone Neuchatel.

Sabato scorso la Procura aveva disposto il sequestro della villa e gli agenti di polizia della scientifica di Ancona sono stati impegnati per molte ore ad effettuare rilievi nell’abitazione, alla ricerca di eventuali tracce biologiche. La diocesi affida a una nota alcuni chiarimenti sulla vicenda.

"In considerazione delle notizie riportate in questi giorni sulla stampa locale si comunica che l’arcidiocesi di Urbino – Urbania – Sant’Angelo in Vado è stata raggiunta nei mesi scorsi, tramite lo sportello di ascolto nell’ambito del servizio di tutela dei minori e delle persone adulte vulnerabili, da una segnalazione di un caso di abuso su minore da parte di un sacerdote svizzero temporaneamente residente per motivi personali a Sant’Angelo in Vado. L’Arcivescovo ha attivato immediatamente tutte le procedure canoniche previste in questi casi, e, in particolare, ha subito segnalato la situazione al Dicastero per la Dottrina della Fede e ha contattato il Vescovo svizzero di Losanna, Ginevra, Friburgo. La nostra diocesi ha compiuto e compirà tutti gli atti previsti dalla legislazione vigente, in piena sintonia con il Dicastero per la Dottrina della Fede e con l'Autorità Giudiziaria civile. Si ribadisce che tali atti sono coperti dal segreto d’ufficio in considerazione della tutela del buon nome di tutte le persone coinvolte e della vigenza del principio giuridico di presunzione di innocenza fino a prova contraria. L’Arcivescovo e la Chiesa di Urbino condannano fermamente ogni forma di abuso, specie se ne sono protagonisti uomini di chiesa, e lavorano perché al più presto possa essere fatta luce sui fatti e si giunga a stabilire la verità e la giustizia per il bene delle persone coinvolte, con particolare attenzione alla presunta vittima".

Edited by pincopallino1 - 17/4/2024, 17:26
view post Posted: 17/4/2024, 09:52 Urbino. Don Roberto Pellizzari indagato per abusi su minore e nascosto in Svizzera - La stanza del peccato
Il vescovo italiano avvisa quello di Friburgo. Perquisita villa in Italia in cerca di tracce biologiche

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https://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cr...o-bd1b1564?live

16 apr 2024
ANTONELLA MARCHIONNI
Cronaca
Il Resto del Carlino
Pesaro

La villa dei misteri. Abusi sessuali, l’inchiesta: blitz della Scientifica nella casa del prete
Lui vive in Svizzera e ha messo in vendita l’immobile di Sant’Angelo in Vado. Indaga la Procura. Fonti elvetiche: denuncia partita dal vescovo di Pesaro

esaro, 17 aprile 2024 – La villa dei misteri. E’ giallo intorno all’abitazione di un sacerdote originario di Sant’Angelo in Vado, nel Pesarese, ma residente in Svizzera.

La polizia scientifica, sabato scorso, ha sigillato l’immobile sottoposto a sequestro penale per ordine della procura di Urbino.

Otto agenti della polizia scientifica da Ancona sono arrivati intorno alle 11 nella villa di via Piobbichese, di proprietà del 64enne don Roberto Pellizzari: tute bianche e valigette alla mano hanno setacciato la villa di proprietà del religioso alla ricerca di tracce anche biologiche.

Su quale sia l’ipotesi di reato e su chi sia l’eventuale destinatario dell’inchiesta, tuttavia, gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo.

esaro, 17 aprile 2024 – La villa dei misteri. E’ giallo intorno all’abitazione di un sacerdote originario di Sant’Angelo in Vado, nel Pesarese, ma residente in Svizzera.

La polizia scientifica, sabato scorso, ha sigillato l’immobile sottoposto a sequestro penale per ordine della procura di Urbino.

Otto agenti della polizia scientifica da Ancona sono arrivati intorno alle 11 nella villa di via Piobbichese, di proprietà del 64enne don Roberto Pellizzari: tute bianche e valigette alla mano hanno setacciato la villa di proprietà del religioso alla ricerca di tracce anche biologiche.

Su quale sia l’ipotesi di reato e su chi sia l’eventuale destinatario dell’inchiesta, tuttavia, gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo.

Da tempo Roberto Pellizzari risiede in Svizzera, a Le Locle, cittadina nel canton Neuchatel dove opera per la Missione Cattolica Italiana La chaux de Fonds.

Era tornato a vivere a Sant’Angelo in Vado per circa tre anni a cavallo del periodo Covid per assistere l’anziana mamma rimasta vedova e che viveva con una badante.

L’anziana poi è morta più di un anno fa, in una casa di riposo. Nei tre anni don Roberto aveva offerto il proprio supporto alla parrocchia celebrando la messa e benedicendo le case in occasione della Pasqua.

Per la piccola comunità di Sant’Angelo in Vado è un vero e proprio giallo: la grande casa è stata messa in vendita tempo fa per il tramite di uno studio immobiliare del paese.

La villa al momento sarebbe completamente vuota: prima di tornare a vivere in Svizzera, infatti, il parroco avrebbe dato disposizioni per vendere i mobili che si trovavano all’interno altri effetti personali, invece, li avrebbe portati con sé in Svizzera.

Su quale sia l’ipotesi di reato e su chi ne sia l’eventuale destinatario tuttavia rimane il massimo riserbo degli inquirenti: soprattutto il motivo che ha richiesto un così massiccio sforzo investigativo.

https://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cr...pesaro-bd1b1564

17 apr 2024
ANTONELLA MARCHIONNI

Il Resto del Carlino

Villa sequestrata al sacerdote, spunta inchiesta su abusi sessuali: "A segnalarla fu il vescovo di Pesaro"

La diocesi di Pesaro-Urbino fece emergere un presunto caso di violenza comunicandolo al clero svizzero, che già indagava su svariati episodi. Nel mirino finì il prete che per alcuni anni era tornato a Sant’Angelo in Vado.

esaro, 17 aprile 2024 – Giallo come un mistero, ma rosso come il filo che lega a doppio nodo l’Italia e la Svizzera. Sono i colori della vicenda nata intorno alla villa di Sant’Angelo in Vado, in via Piobbichese, di proprietà del sacerdote 63enne Roberto Pellizzari, attualmente residente a Le Locle, cittadina in Svizzera nel Cantone Neuchatel. La grande abitazione che si affaccia sulla strada è stata posta sotto sequestro dalla procura di Urbino. Sabato scorso otto agenti della polizia scientifica di Ancona con tute bianche e strumenti tecnici di indagine sono andati a caccia di tracce biologiche eventualmente presenti su pavimenti e pareti. Il sacerdote è tornato da un paio d’anni a vivere in Svizzera dove presta servizio per la missione cattolica italiana “La chaux de Fonds“: è ripartito dall’Italia dopo la morte della madre e dopo essere stato in Italia per alcuni anni allo scopo di accudirla perché anziana e malata. Contemporaneamente collaborava con la parrocchia locale officiando messe e celebrando le benedizioni pasquali.
E fin qui abbiamo parlato del giallo che ha coinvolto la piccola cittadina di Sant’Angelo in Vado dando spazio alle più svariate teorie tra gli abitanti del piccolo centro. Il filo rosso, tuttavia, è un altro ed emerge dalla stampa svizzera legando le due nazioni da una serie di coincidenze e fatti di cronaca sovrapponibili tra loro. Qui la storia ha un inizio assai più risalente rispetto ai sigilli messi dalla scientifica sabato scorso. A settembre del 2023, infatti, secondo quanto riferiscono fonti giornalistiche elvetiche, l’arcivescovo di Pesaro ha informato il suo collega di Friburgo, Vaud e Ginevra Charles Morerod che era stata aperta un’indagine per abusi sessuali nei confronti di un sacerdote nato a Ginevra da genitori italiani e che era partito per l’Italia per stare con i propri congiunti, anziani e malati, che erano tornati a vivere nella loro regione d’origine. Formalmente aveva lo status di sacerdote “fidei donum“, cioè distaccato presso una diocesi italiana. E’ stato durante la sua permanenza nella sua regione d’origine che si sarebbero verificati gli atti di cui ora è accusato. Si parla di abusi sessuali.

Venerdì 29 settembre 2023, secondo le stesse fonti giornalistiche, il procuratore di Neuchâtel Pierre Aubert ha comunicato di aver “recentemente ricevuto informazioni su atti di natura sessuale che sarebbero stati commessi all’estero da un sacerdote domiciliato nel cantone di Neuchâtel”. La portavoce della diocesi di Friburgo ha detto alla stampa elvetica che la diocesi stava "lasciando che l’indagine si svolgesse", prima di suggerire ai giornalisti di chiamare il vescovo italiano. La segretaria dell’arcidiocesi di Urbino, dove risiedeva il sacerdote, ha detto alla stampa che "è stata avviata una procedura canonica per ricercare la verità dei fatti e la responsabilità personale", in seguito alla segnalazione ricevuta in vescovado di un presunto abuso. L’arcivescovo Sandro Salvucci, da noi contattato, non ha risposto.
view post Posted: 16/4/2024, 15:24 Urbino. Don Roberto Pellizzari indagato per abusi su minore e nascosto in Svizzera - La stanza del peccato
www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cr...-prete-f8b7dbfe

15 apr 2024
ANTONELLA MARCHIONNI

Sotto sequestro la villa di un prete, ore di rilievi nelle stanze: mistero sul reato

L’abitazione, divisa in tre piani, 415 mq, appartiene a don Roberto Pellizzari, che da anni non vive più in Italia. L’indagine è della procura di Urbino. Il religioso è nipote dell’ex sindaco Aldo Amati: "Non sapevo nulla"


L’abitazione, molto ampia, coinvolta nella inchiesta

Pesaro, 16 aprile 2024 – Sigilli alla villa di un prete, che è nipote dell’ex sindaco di Pesaro Aldo Amati: sull’ipotesi di reato, però, bocche cucite. Sabato scorso gli agenti del Commissariato di Urbino hanno messo i sigilli all’abitazione di don Roberto Pellizzari che si trova in via Piobbichese a Sant’Angelo in Vado. Il sacerdote, figlio della sorella dell’ex sindaco di Pesaro Amati, da tempo risiede in Svizzera, a Le Locle, dove opera per la Missione Cattolica Italiana La chaux de Fonds. Per la piccola comunità di Sant’Angelo in Vado è un vero e proprio giallo: per tutta la giornata di sabato hanno visto almeno otto agenti con addosso la tuta bianca della scientifica, arrivati con almeno 3 auto, impegnati nei rilievi dentro la villa, in particolare nella zona dei garage. Sarebbero state repertate le impronte digitali all’interno della grande casa (lasciate sulle superfici e sui pavimenti), che è stata messa in vendita tempo fa per il tramite di un’agenzia immobiliare del paese. La villa al momento sarebbe completamente vuota e priva di mobili: prima di tornare a vivere in Svizzera, infatti, il parroco avrebbe dato disposizioni per vendere tutti i mobili che si trovavano all’interno, alcuni dei quali di pregio, attraverso un negozio di Urbania. Quale eventuale ipotesi di reato e a carico di chi tuttavia rimane un mistero: soprattutto il motivo che ha richiesto un così massiccio sforzo investigativo.

Sia la Procura, sia gli inquirenti, sia il diretto interessato contattato telefonicamente non hanno riferito alcunché. "Nessun commento, buona giornata", è stata l’unica frase pronunciata da don Roberto al telefono. "Non ho idea di cosa sia successo – commenta lo zio del sacerdote, l’ex sindaco Aldo Amati –. So solo che la villa era in vendita e che mio nipote era tornato per un periodo in Italia per occuparsi di mia sorella prima che morisse". Fino a circa un anno e mezzo fa il parroco, infatti, viveva nella villa, almeno fino alla morte della madre, Silvia Amati, che era rimasta vedova l’anno precedente. Sarebbe rimasto ad accudire gli anziani genitori a cavallo dell’epidemia Covid e, in quel periodo, avrebbe prestato servizio per la parrocchia celebrando la Messa e offrendo la benedizione pasquale ai fedeli. Don Roberto Pellizzari era nato e viveva in Svizzera dove i genitori avevano a lungo lavorato: al ritorno in Italia avevano fatto costruire la villa ereditata dall’unico figlio che, dopo la loro morte, l’aveva messa in vendita per il tramite di un’agenzia del paese. Il prezzo richiesto per la vendita è 415mila euro. "L’immobile è suddiviso in tre piani per un totale di circa 415 mq così composto – si legge nell’annuncio -: al piano residenziali, di circa 145 mq, ampio soggiorno, cucina abitabile con ripostiglio, tre camere da letto e due bagni. Al primo piano mansarda di 90 mq. Al piano seminterrato garage con due posti auto, cantina, lavanderia, bagno, magazzino, taverna e cucina per un totale di 180 mq".

Edited by pincopallino1 - 17/4/2024, 15:43
view post Posted: 15/4/2024, 20:31 Le donazioni da 1 mln e 200.000 € a parrocchia e diocesi: come scavalcare l'antiriciclaggio - Attualità
dongiancarlo3
Don Giancarlo Cereda

www.fanpage.it/milano/dona-un-mili...o-per-i-fedeli/

15 APRILE 2024

Dona un milione di euro alla parrocchia e chiede di restare anonimo, il sacerdote: “I soldi sono per i fedeli”
Nella parrocchia di San Zero a Olgiate Molgora sono arrivati un milione di euro da un benefattore rimasto anonimo. Il parroco: “Mi sono arrivati direttamente sul conto e sono per i fedeli, mica per me”.
A cura di Matilde Peretto

La parrocchia di San Zeno (foto presa da Facebook)
A Olgiate Molgora, in provincia di Lecco, un benefattore ha donato un milione di euro alla parrocchia. Lo ha annunciato il parroco di San Zeno, don Giancarlo Cereda, dicendo: "L'eredità è arrivata direttamente sul conto". Il dono, infatti, è stato fatto da un signore deceduto che ha voluto devolvere il suo patrimonio in occasione del 30esimo anniversario di attività di don Giancarlo.

L'inaspettata donazione da 1 milione di euro
"C'è qualcuno che mi ha sostenuto, perché nel testamento, prima di morire mi ha lasciato i soldi", racconta don Giancarlo mentre traccia il bilancio della sua attività pastorale: "Ve lo devo dire, perché i soldi non sono mica per me, sono per voi. Mi sono arrivati sul conto un milione di euro".

Infatti, come riportato da Il Giorno, nei piani del parroco, i soldi sono destinati ai fedeli, soprattutto ai giovani e ai poveri della comunità di San Zeno a Olgiate Molgora, in provincia di Lecco. A don Giancarlo non era mai successa una cosa del genere. Ha 84 anni e ne ha passati 59 a fare il parrocco di cui gli ultimi 30 nella parrocchia sanzenese. Trent'anni che ha festeggiato con questo dono inaspettato.

Don Giancarlo Cereda (foto presa da Facebook)
Le informazioni sul benefattore anonimo
Il parrocco non ha potuto rivelare l'identità del benefattore. Ha chiesto di poter restare anonimo. Si sa però che è morto l'anno scorso, che aveva superato gli 80 anni e che abitava nella frazione di Monticello. All'interno della comunità sanzenese non è difficile identificarlo: tutti hanno capito chi era e i parrocchiani si sono stupiti perché non sembrava un uomo troppo religioso.

In ogni caso, questo benefattore ha fatto un gesto apprezzato in quella che è una parrocchia molto seguita dai fedeli e in cui il parrocco è molto amato. La comunità possiede anche una pagina Facebook (Parrocchia S. Zeno Olgiate Molgora) da più di 800 followers e in cui vengono postate le dirette delle celebrazioni, riprese da una camera posizionata all'interno della chiesa.

www.merateonline.it/notizie/135746...i-don-giancarlo

San Zeno: lascito da un milione di euro alla parrocchia da un benefattore. L'elenco dei progetti di don Giancarlo
SABATO, 13 APRILE 2024 - 23:05
Olgiate Molgora

Ammonta a 1 milione di euro la cifra che la parrocchia di San Zeno ha ottenuto in donazione da parte di un cittadino scomparso lo scorso anno che ha voluto compiere un gesto di generosità nei confronti della sua comunità. La donazione risale alla fine del 2023, ma la notizia è emersa ufficialmente solo nella serata di venerdì 12 aprile, in occasione della festa per i 30 anni di presenza di don Giancarlo Cereda come guida spirituale della comunità.

Presso il teatro dell’oratorio della frazione di Olgiate Molgora il sacerdote ha festeggiato insieme agli animatori, ai volontari, ai fedeli, la coordinatrice Giusy e i membri dell’amministrazione comunale, ripercorrendo le tre decadi e parlando di quanto è stato fatto nel tempo, dalla ristrutturazione dei parco giochi all’ultima importante opera di rifacimento del campo dal calcio sintetico in cui giocano gli atleti del GS San Zeno. Terminati i ricordi, parlando del futuro, don Giancarlo ha menzionato nuove importanti opere che si intendono realizzare, e ha annunciato: “Le idee ci sono ancora per trent’anni. Anche se io non ci sarò più. Ma non sono solo idee, è realtà. A pensare queste cose non sono stato solo. C’è qualcuno che mi ha sostenuto, perché nel testamento, prima di morire, ha lasciato i soldi per poterle fare. Ve lo devo dire: ha lasciato un milione di euro alla parrocchia. Lo devo ringraziare perché dal cielo ha provveduto al bene nostro attuale e anche futuro”.

Il parroco non ha voluto rivelare l’identità del generoso benefattore, da lui definito “parrocchiano benemerito”. Si sa però che aveva un’ottantina d’anni quando è mancato lo scorso anno e viveva da sempre nella frazione Monticello, dove ha abitato anche la sua famiglia e i suoi fratelli. Il generoso cittadino nel suo testamento, oltre al milione di euro per la parrocchia di San Zeno, ha lasciato anche 200.000 euro che, da quanto è si sa, sarebbero andati alla Curia di Milano.

Nel corso della serata, come anticipato, don Giancarlo ha parlato delle importanti opere che si intendono realizzare godendo appunto della disponibilità di questa cospicua cifra, anche se probabilmente sarà necessario aggiungere qualche risorsa.

Innanzitutto l’area parcheggio su via Borlengo, 370 mtq circa dove si prevede la realizzazione di 15 posti auto a disposizione non solo dei parrocchiani ma anche degli abitanti della frazione. Poi in cantiere ci sono il tetto dell’asilo nido, che attualmente non garantisce la tenuta d’acqua e quello della chiesa, ora in legno. “Tale intervento ha carattere d’urgenza dato che l’ultima manutenzione risale a più di 30 anni fa”. Inoltre si prevede il rifacimento anche del tetto dell’edificio vecchio dell’oratorio.

L’intenzione è poi quella si riqualificare una grande area giochi alla scuola materna, sostituendo le strutture esistenti e aggiungendone di nuove; toccherà poi al salone ex cinema, che soffre di infiltrazioni d’acqua e per cui si prevede il rifacimento del controsoffitto e contestualmente il rifacimento dell’impianto di illuminazione e sonoro, oltre che di riscaldamento; in progetto il cambio della caldaia della chiesa di Monticello, la ripresa dei lavori interni all’oratorio, l’adeguamento degli spazi interni e esterni all’attuale normativa acustica al Foppone e la sistemazione definitiva dei vicoli di accesso.

Don Giancarlo, grato per la donazione, ha spiegato che andrà la settimana prossima dal notaio per finalizzare l'accettazione della donazione. Nel corso della serata invece ha parlato anche della futura guida della parrocchia: “Nessuno sta più pensando di dare un parroco a San Zeno. Da quando è venuto Tettamanzi, il progetto è unico: dare un parroco solo per tutte e due le parrocchie. Sarà così? Non lo so. Ma sapete perché fino adesso non c’è stato? Perché finora sono stato bene” ha scherzato il sacerdote.

Per raccontare al meglio le opere eseguite e quelle in programma la parrocchia ha realizzato un giornalino intitolato: “E ora…guardiamo avanti… Lettera ai parrocchiani e non”.
E.Ma.

Edited by GalileoGalilei - 18/4/2024, 13:28
view post Posted: 14/4/2024, 13:37 Ucciso dalla campana alla festa patronale. Morto sul colpo per una botta in testa - Mens sana in corpore sano
IPCITE20014F10

www.fanpage.it/esteri/colpito-dall...edia-in-spagna/

14 APRILE 2024
11:24
Colpito dalla campana della chiesa durante festa patronale, giovane muore sul colpo: tragedia in Spagna
Il giovane pare fosse salito sul campanile per aiutare a suonare la campana, una tradizione della festa patronale ma avrebbe calcolato male gli spazi e avrebbe ricevuto un forte colpo alla testa che si è rivelato fatale.
A cura di Antonio Palma

Colpito in testa dalla campana della chiesa che risuonava per dare il via ai festeggiamenti in occasione della festa patronale del paese, così un trentenne spagnolo è morto in manierata tragica e assurda nelle score ore a Pinell de Brai. La tragedia sabato mattina nel piccolo comune nella comunità autonoma della Catalogna. Secondo quanto riferito dai Mossos d'Esquadra, la polizia locale, l'incidente è avvenuto durante il suono delle campane che danno inizio ai festeggiamenti di Santa Magdalena, la festa del comune.

Secondo le prime informazioni, il giovane pare fosse salito sul campanile per aiutare a suonare la campana, una tradizione della festa patronale, ma avrebbe calcolato male gli spazi e avrebbe ricevuto un forte colpo alla testa che si è rivelato fatale. Secondo i media locali, il trentenne che vive a Barcellona ma la cui famiglia è originaria del posto, era tornato appositamente per partecipare all'evento e alla festa che però si è trasformata in tragedia.


Dopo l'impatto con la campana, l'uomo è rimasto senza sensi, I presenti hanno provato a rianimarlo prima dell'arrivo dei soccorsi medici ma ogni sforzo si è rivelato vano. I sanitari accorsi sul posto poco dopo hanno provato a lungo a salvargli la vita ma alla fine si sono dovuti arrendere e dichiararne il decesso. Sul luogo dell'incidente anche i Vigili del Fuoco che hanno dovuto portare via il corpo dal campanile della chiesa di Sant Llorenç.

Sul caso la polizia ha aperto un'indagine per accertare i fatti. Secondo quanto ricostruito finora, l'incidente è avvenuto durante una sorta di rito che prevede di girare completamente le campane prima dell'inizio dei festeggiamenti di Santa Magdalena. Il suono delle campane si fa con le mani a partire dalle 6 del mattino. Normalmente gli abitanti del comune vanno in gruppi di amici o familiari e svolgono volontariamente questa attività per annunciare l'arrivo dei festeggiamenti.

Come ha spiegato a TV3 il sindaco di Pinell de Brai, Laura Vallespí, a volte si sono verificati piccoli incidenti come colpi alle mani ma mai niente di così grave. I festeggiamenti intanto sono stati sospesi con la comunità in lutto per la tragedia

www.telecinco.es/noticias/cataluny..._012218406.html

Un giovane di 30 anni muore colpito da una campana a Pinell de Brai, Tarragona

Editoriale Catalogna /

Tarragona
13/04/202415:04

Città di Pinell de Brai, a Tarragona

Inizio tragico dei festeggiamenti nella cittadina di Pinell de Brai (Tarragona) . Durante il suono delle campane che danno inizio al pellegrinaggio di Santa Maddalena, uno di loro ha picchiato e ucciso un giovane nel campanile.

Lo hanno confermato a Europa Press i Mossos d'Esquadra. La vittima, 30 anni , stava partecipando al ribaltamento completo noto come window toc. Erano le prime ore di questo sabato mattina.

L' impatto alla testa lo ha lasciato privo di sensi. Dopo aver avvisato il Sistema d'Emergències Mèdiques (SEM), gli operatori sanitari hanno tentato di rianimarlo, ma non ci sono riusciti ed è morto. Lì, nella chiesa di Sant Llorenç.

Indagine aperta
I vigili del fuoco della Generalitat de Catalunya hanno rimosso il suo corpo dalla zona alta della parrocchia. Per chiarire quanto accaduto, la polizia catalana ha aperto un'indagine.
view post Posted: 13/4/2024, 21:06 Morto prete stupratore di bimbi Inuit - La stanza del peccato
La Francia non l'ha mai estradato al Canada. Come per i terroristi comunisti italiani

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https://it.dayfr.com/trends/1728509.html
Morte di un prete missionario franco-canadese accusato di violenza sessuale contro gli Inuit

Morte di un prete missionario franco-canadese accusato di violenza sessuale contro gli InuitMorte di un prete missionario franco-canadese accusato di violenza sessuale contro gli Inuit

Il sacerdote franco-canadese Joannes Rivoire, accusato di violenza sessuale su giovane Inuit nell’estremo nord canadese negli anni ’60 e ’70 e rivendicato per anni dalla giustizia canadese, è morto in Francia, ha annunciato venerdì la sua congregazione.

Quello che è stato visto, soprattutto in Canada, come il simbolo dell’impunità di aggressori sessuali all’interno della Chiesa cattolica, “è morto giovedì dopo una lunga malattia”, ha detto padre Ken Thorson degli Oblati di Maria Immacolata (OMI), in una dichiarazione inviata all’AFP.

Il novantenne, che abitava vicino a Lione, alla fine non si è mai preoccupato nonostante diverse richieste di estradizione dal Canada.

“Comprendiamo che questa notizia sarà difficile, in particolare per i sopravvissuti e le loro famiglie che hanno sostenuto che lui fosse assicurato alla giustizia in Canada”, ha continuato Ken Thorson. Il sacerdote Joannes Rivoire ha comunque contestato le accuse.

Perché la Francia non lo ha estradato?
Padre Rivoire, che visse tra gli Inuit per più di tre decenni, insegnò catechismo e francese, celebrò messe e officiò i funerali. Nel 1993 lasciò improvvisamente il Canada quando furono presentate le prime due denunce. UN primo mandato d’arresto è rilasciato dal Canada nel 1998. Ma non viene dato alcun seguito ed è revocato nel 2017.

Tuttavia nel 2022, viene presentata una nuova denuncia – in Canada non esiste alcun termine di prescrizione per i reati sessuali – e Ottawa emette un nuovo mandato di arresto, dando a nuova speranza per le vittime.

Ma, nell’ottobre 2022, la Francia lo ha fatto richiesta di estradizione respinta in Canada, spiegando che si trattava di un caso complesso e di non estradare i suoi cittadini. Una decisione molto poco compresa in Canada.

Fondata nel 1816, la congregazione degli Oblati di Maria Immacolata (OMI) si stabilì nell’estremo nord canadese all’inizio del XX secolo. All’epoca vi costruì e gestì ospedali scuole residenziali per bambini indigeni, che spesso subiranno abusi lì. Sarà lui stesso a chiedere perdono alle vittime, per le violenze perpetrate nei collegi locali dove Morirono tra 4.000 e 6.000 bambini malattia, malnutrizione o abbandono.
view post Posted: 13/4/2024, 20:52 Londra. Rimosso il prete sul calendario gay - La stanza del peccato
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www.wnp.pl/parlamentarny/wydarzeni...iej,824621.html

Un prete le cui foto apparivano in un calendario gay è stato rimosso dal lavoro pastorale
Fonte: PAP

04/12/2024 22:20

Il sacerdote dell'arcidiocesi di Częstochowa in servizio in Gran Bretagna, che secondo i media avrebbe posato in un calendario per gay, è stato rimosso dal ministero, da tutti gli incarichi e dal lavoro pastorale - ha annunciato venerdì la curia di Częstochowa.

Gazeta.pl ha riferito qualche giorno fa che un prete polacco delegato a Londra è stato riconosciuto nelle foto di un calendario gay e che i fedeli hanno informato i superiori del prete. Il portale, citando il cancelliere della Missione cattolica polacca in Inghilterra e Galles, aggiunge che il sacerdote si è dimesso dall'incarico di parroco. Le foto del suddetto calendario sono apparse su Internet.

Del caso si è occupata la curia di Częstochowa, che in un comunicato pubblicato venerdì sul suo sito ha annunciato l'avvio del procedimento penale amministrativo previsto dal diritto canonico e ha chiesto scusa a tutti coloro che si sono sentiti scandalizzati.

"La Curia metropolitana di Częstochowa ha ricevuto con sorpresa, dolore e profondo imbarazzo la notizia di un sacerdote, sotto la sua supervisione, operante nelle strutture della Missione cattolica polacca in Inghilterra e Galles. Finora nessuno ci ha informato dell'atteggiamento morale improprio del sacerdote, " si legge nel comunicato, firmato dal portavoce del sacerdote dell'arcidiocesi di Częstochowa Mariusz Bakalarz.

"Dopo aver verificato le informazioni della stampa e aver ricevuto prove, in collaborazione con la Missione cattolica polacca in Inghilterra e Galles, abbiamo avviato il procedimento penale amministrativo previsto dal diritto canonico. A causa della gravità delle accuse e dello scandalo causato, il sacerdote è stato immediatamente licenziato dal ministero e dal ricoprire tutti gli uffici e dal lavoro pastorale” – ha aggiunto il portavoce.

I rappresentanti dell'arcidiocesi hanno ringraziato i fedeli che hanno denunciato il comportamento del sacerdote. Chiunque sia a conoscenza di altre situazioni inappropriate che coinvolgono questo sacerdote è pregato di informare immediatamente la Curia metropolitana di Częstochowa.

"Ci scusiamo con tutti coloro che sono scandalizzati dalle azioni riprovevoli del sacerdote che insultano l'atteggiamento sacerdotale. Dichiariamo che le accuse saranno indagate a fondo e il male sarà severamente punito", ha scritto p. Laurea breve.
view post Posted: 13/4/2024, 20:23 Abusi su minore. Don Rugolo condannato a soli 4 anni e 6 mesi. Diocesi condannato al risarcimento - La stanza del peccato
https://www.korazym.org/102281/caso-rugolo...-molto-da-fare/


Caso Rugolo. Ad Enna lo “Spotlight italiano”. Qualcosa è cambiato ma c’è ancora molto da fare
13 Aprile 2024 Blog dell'Editore
di Ivo Pincara

Foto di gruppo
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 13.04.2024 – Ivo Pincara] – Mercoledì scorso, nella sera del giorno dell’uscita del quinto episodio, due degli autori del podcast La Confessione, Giorgio Meletti e Federica Tourn, sono stati al caffè letterario e centro culturale Al Kenisa ad Enna – come abbiamo annunciato [QUI] – a presentare il podcast là dove tutto è cominciato, assieme ad Antonio Messina, il giovane archeologo che ha denunciato gli abusi subiti, da quando aveva sedici anni, da parte di Don Giuseppe Rugolo (foto di copertina). A moderare l’incontro, là dove tutto è cominciato, dove si svolge la vicenda che è al centro dell’inchiesta giornalistica, c’è stata Pierelisa Rizzo, la giornalista locale, corrispondente dell’ANSA, che è stata decisiva nel far emergere la vicenda di Antonio e Don Rugolo e nell’evitare che la coltre di silenzio stesa dalla diocesi sulla vicenda e sul processo diventasse impenetrabile.

Foto di gruppo
Giorgio Meletti, Federica Tourn, Jerry Italia, Eleanna Parassiti, Pierelisa Rizzo e Antonio Messina.
È la storia di Antonio Messina che denuncia gli abusi subiti da Don Giuseppe Rugolo e si scontra con l’insabbiamento del Vescovo Rosario Gisana, fino a quando non porta il suo caso in tribunale, fino ad ottenere la condanna di Don Rugolo il 5 marzo scorso, con la Diocesi di Piazza Armerina responsabile in solido per la parte civile. Nella città del vescovo insabbiatore Rosario Gisana e di Don Giuseppe Rugolo ormai il vento è cambiato: la presentazione del podcast è stata l’occasione per dare l’inizio ad una nuova fase. Ad Enna i fedeli che si ribellano contro il clero hanno preso la parola e hanno ripetuto il loro imperativo categorico: «Adesso dobbiamo fare qualcosa anche noi». Difficile comprendere il momento senza essere stato ad Enna per misurare le proporzioni, racconta Giorgio Meletti sul blog Appunti di Stefano Feltri, il terzo coautore di La Confessione. Riportiamo di seguito il suo resoconto della presentazione del podcast La Confessione nel caffè letterario Alkenisa ad Enna.

Nell’introduzione al pezzo di Giorgio Meletti, Stefano Feltri scrive che la comunità di Enna ha dimostrato che il tentativo del Vescovo Gisana per insabbiare la vicenda di Don Rugolo e per silenziare la storia, nella speranza che i fedeli la dimenticassero presto, è fallito. Meletti registra anche le grave conseguenze che il caso Rugolo ha avuto per il salus animarum, mentre nella Chiesa la salvezza delle anime deve essere sempre la Legge suprema, come si dichiara nell’ultimo canone del Codice di Diritto Canonico.

Il 10 febbraio 2021, la corrispondente dell’ANSA, Pierelisa Rizzo, dà la notizia che Don Rugolo è indagato. Viene arrestato il 27 aprile 2021, con l’accusa di violenza sessuale aggravata su tre minori, secondo gli articoli 81 e 609 del codice penale. Noi seguiamo il caso Rugolo dal 3 maggio 2021 [QUI].

La Confessione e i “cattolici adulti” di Enna
di Giorgio Meletti
Appunti, 13 aprile 2024

Gli autori del podcast La Confessione vanno a presentare il loro lavoro a Enna, la città dove si sono svolti i fatti, ed è invece la città che si presenta a loro ma soprattutto a se stessa, si guarda allo specchio e vede riflessa, con un po’ di sorpresa, l’immagine forse inedita di una comunità di “cattolici adulti”.

Enna è famosa per essere con i suoi oltre 900 metri di altitudine il capoluogo di provincia più alto d’Italia ed è al centro della Sicilia, equidistante da Palermo e Catania, due ore di treno da una parte, due ore di treno dall’altra. Insomma, uno dei posti più isolati d’Italia.

Un quarto d’ora prima dell’orario di inizio la sala del centro culturale Alkenisa è già piena, talmente piena che molti di coloro che arrivano semplicemente puntuali non trovano posto e restano ad ascoltare da fuori.

Sono almeno 150 le persone accorse e, siccome Enna ha 25 mila religiosissimi abitanti, in termini aritmetici è come se a Roma 15 mila persone intervenissero alla presentazione di un podcast.

In realtà della Confessione sanno già tutto, hanno tutti già ascoltato i primi cinque episodi (il sesto uscirà mercoledì 17 aprile, il settimo e ultimo episodio il 24 aprile), e subito si capisce che non si accalcano nell’Alkenisa per sola curiosità: vogliono proprio esserci e far vedere che ci sono.

Ci mettono la faccia, prendono la parola, e mentre i giornalisti fanno ciò che devono, cioè ascoltare, la presentazione del podcast si trasforma in una spontanea assemblea di “cattolici adulti”, che è la formula con cui Romano Prodi si ribellò al cardinale Camillo Ruini (suo amico personale oltre che capo dei vescovi italiani) che voleva imporre l’obbedienza sul tema della fecondazione assistita.

A Enna prendono la parola e ripetono il loro imperativo categorico: «Adesso dobbiamo fare qualcosa anche noi».

I fedeli che si ribellano contro il clero. Difficile comprendere il momento senza andare a Enna per misurare le proporzioni.

Quanto conta don Rugolo

Giuseppe Rugolo, il parroco che il 5 marzo scorso è stato condannato in primo grado a 4 anni e sei mesi per violenza e tentata violenza sessuale su tre ragazzini affidati a lui dalle famiglie, da un punto di vista internazionale è la prova che l’Italia, buon’ultima, comincia pur faticosamente a fare i conti con la vocazione pedofila dei sacerdoti cattolici; da un punto di vista nazionale è un piccolo oltre che insignificante prete della periferia morale oltre che geografica del paese.

Ma dal punto di vista ennese, che è quello direttamente connesso con la realtà, Rugolo è uno dei sacerdoti più importanti e popolari della città, è amato e temuto e rappresenta pienamente il potere e insieme l’arroganza del clero, il cui regista è il Vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana.

Sì, Enna è uno dei rari casi di capoluogo di provincia che non è sede vescovile. Vuole la leggenda che fu fatta capoluogo durante il fascismo per penalizzare le più qualificate Caltagirone e Piazza Armerina, considerate feudi dell’antifascista Luigi Sturzo. Ecco spiegato perché a Enna il sacerdote leader era Rugolo.

Fino a che il 17 dicembre 2020, un giorno importante per la storia di Enna, Antonio Messina denuncia Rugolo alla procura della Repubblica, accusandolo di violenza sessuale. Due mesi dopo, il 10 febbraio 2021, la corrispondente dell’Ansa Pierelisa Rizzo, dà la notizia che Rugolo è indagato.

Il parroco reagisce incredulo, non riesce a darsi una spiegazione, non capisce come si possa essere chiamati a rispondere in tribunale di quella che definisce una stupidata, al massimo un peccato di quelli che cancelli confessandoti.

Chi ha ascoltato La Confessione conosce la storia. Il vescovo Gisana fa di tutto per insabbiare il caso, a Enna si costituisce un comitato spontaneo di famiglie a sostegno di Rugolo, la Chiesa si chiude in difesa, anche Papa Francesco farà la sua parte.

Nel frattempo Rugolo viene arrestato, processato e condannato. Ebbene, dopo oltre tre anni, la sera del 10 aprile il centro culturale Alkenisa ha ospitato la prima discussione pubblica sul caso Rugolo.

Qualcosa è cambiato

Antonio Messina, la sua avvocata Eleanna Parasiliti e la stessa Pierelisa Rizzo, che in questi anni hanno fatto squadra in una battaglia tre contro tutti, organizzando la presentazione del podcast per la prima volta hanno provato a misurare la temperatura dell’opinione pubblica di Enna. E il risultato ha sorpreso loro stessi per primi: dopo anni di scetticismo, se non di aperta ostilità, il vento è cambiato.

Il primo impatto è la sala piena con 150 persone stipate, moltissimi in piedi. Il secondo è la reazione alle parole di Antonio Messina. L’uomo che ha denunciato Rugolo è ancora all’attacco, da “cattolico adulto”, visto che la sua vicenda non lo ha allontanato dalla pratica religiosa.

Ce l’ha con il Vescovo Gisana, l’uomo che ha preso in giro lui e i suoi genitori per anni, facendo trascorrere i mesi forse pensando che, come in molti altri casi simili, fosse possibile trascinare le cose fino alla prescrizione.

Dice Messina: «Dopo la sentenza di condanna di Rugolo non abbiamo sentito una sola parola di condanna o di semplice commento da parte di Gisana. Per anni è stata fatta passare l’accusa che io avessi denunciato Rugolo per smania di protagonismo. Ma adesso che lo hanno condannato deve pagare anche chi lo ha coperto». Qui scatta l’applauso più forte della serata. La piccola folla di cattolici adulti ennesi si è schierata.

E così Messina, poi Rizzo, poi Parasiliti riescono per la prima volta a parlare in pubblico dei prezzi che hanno pagato in questi anni per non aver chinato la testa di fronte alle prepotenze di un clero sessuomane.

Parasiliti racconta con la precisione dell’avvocato: «Il 2 luglio 2021 ho dovuto giustificare a un poliziotto la mia presenza in chiesa con mio figlio di 5 anni. Temevano che fossi lì per fare gesti eclatanti contro Gisana. Oggi devo dirvi che non posso più andare in chiesa perché per me non è più un posto sicuro».

Rizzo ricorda l’isolamento e gli insulti subiti ma anche i nomi e cognomi di altri sacerdoti della diocesi coinvolti in storie di pedofilia, non tutte finite in tribunale perché non sempre le vittime hanno voglia di denunciare.

Il clero ennese, ampiamente intercettato durante l’inchiesta Rugolo, parla di sesso al telefono (dei propri ma soprattutto degli altrui peccati) come se praticarlo o comunque occuparsene fosse il vero core business dei religiosi. La giornalista fa ascoltare pezzi di audio provenienti dagli atti dell’inchiesta e si vedono in sala facce attonite, riconoscono le voci di sacerdoti a cui hanno affidato le proprie vite e faticano a credere che tra loro parlino così.

Così, quando viene fatto girare il microfono per le domande, quasi se lo strappano di mano ma non hanno niente da chiedere, vogliono solo prendere posizione e farlo in pubblico.

«Lamentiamo giustamente che il sindaco di Enna non ha voluto costituirsi parte civile nel processo a Rugolo – dice un uomo – ma penso che dovremmo noi costituirci parte civile come comunità cattolica».

Una psicoterapeuta riferisce: «Mi chiedono perché i giornali parlano solo di Rugolo e non di altri casi che conosciamo benissimo qui a Enna».

Un docente universitario chiede a Messina come fa a mantenere la fede dopo quello che gli è successo. Una donna ringrazia tutti, non si capisce se i giornalisti o Messina e la sua legale, ma non importa, forse fa bene a non distinguere: «Ci avete fatto cadere le fette di salame dagli occhi».

Più d’uno riconosce ai giornalisti, a Pierelisa Rizzo e a quelli che le hanno dato sponda sui giornali nazionali, il paradossale merito di aver protetto gli ennesi dai loro sacerdoti.

Il culmine della serata è l’intervento di Sergio Cullurà, è venuto apposta da Randazzo, cittadina da 10 mila abitanti ai piedi dell’Etna, oltre 100 chilometri da Enna: «Voglio dire a Antonio Messina che è stato fortunato perché ha avuto giustizia, mio figlio invece no, ed è anche colpa mia, non me lo perdono e mi vergogno di non avergli creduto all’inizio. Perché la nostra famiglia era profondamente inserita nella Chiesa, noi avevamo un prete che era figlio e fratello, ha fatto crescere i nostri figli in un ambiente che credevamo sano, e invece… quando mio figlio è andato a dire al vescovo che cosa aveva subito quello gli ha riso in faccia e gli ha detto: “Forse quel sacerdote si è innamorato di te”».

Cullurà si è sbattezzato e oggi fornisce volentieri istruzioni per chi volesse seguirlo su quella strada. La storia di suo figlio è finita con la prescrizione. Che per la Chiesa di oggi equivale alla beatificazione.
view post Posted: 13/4/2024, 19:22 Suora butta nell'immondizia il cadavere della consorella - Mens sana in corpore sano

Uno screenshot del video della telecamera di sorveglianza

www.quotidiano.net/esteri/suora-cile-cadavere-video-dzlixnuw

12 apr 2024
Quotidiano Nazionale

Suora si sbarazza del cadavere della consorella. Il video e il misterioso patto

Accade in Cile. La religiosa 80enne è stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza mentre trasporta i resti in un trolley

Santiago del Cile, 12 aprile 2024 – Un video ha scioccato il Cile: nelle prime ore della mattinata, una donna anziana in abiti religiosi viene ripresa mentre trascina dietro di sé con fatica un trolley apparentemente pieno. Nessuno dei pochi presenti sembra curarsene, di per sé nulla di strano. Se non per il fatto che all’interno della valigia c’era il cadavere di una sua consorella. E sullo sfondo, un misterioso patto.



È successo a Ñuñoa, città poco distante dalla capitale Santiago. Il corpo – non più nel trolley ma in un sacco – è stato ritrovato dai netturbini che lo avevano scambiato per spazzatura, prima di percepire il terribile odore. Secondo quanto appreso da Radio Bio Bio, la polizia ha ipotizzato che fosse il risultato di un regolamento di conti tra bande della criminalità: infatti, visto l’avanzato stato di decomposizione, non si è potuto risalire immediatamente all’identità.

Solo dopo, grazie all’analisi delle immagini di una telecamera di sorveglianza, è venuta a galla la verità: ad aver trasportato i resti nel luogo del ritrovamento è stata una religiosa di 80 anni. Inizialmente si parlava di una suora, poi è emerso che la donna è in realtà una ‘laica dedicata a una vita religiosa che ha deciso di indossare le tipiche vesti anche senza appartenere a un ordine religioso.

Il cadavere appartiene invece a una sua ‘consorella’ 58enne, deceduta presumibilmente ad aprile 2023. Tra le due donne ci sarebbe stato un accordo: si sarebbero accudite a vicenda, e colei che sarebbe sopravvissuta non avrebbe denunciato la morte dell’altra. La causa del decesso non dovrebbe essere di natura violenta: la religiosa 58enne sarebbe morta per un tumore, dopo aver rinunciato alle cure. Un anno dopo, per via dell’imminente visita della propria figlia, l’80enne decide di disfarsi del corpo, conservato fino a quel momento nella dependance della sua abitazione, ormai ridotto a uno scheletro.


Da quanto emerge dai media locali la donna sarebbe affetta da demenza senile e non dovrebbe essere incriminata di nulla, se non per la violazione delle leggi in materia di igiene.
1227 replies since 26/2/2019