Laici Libertari Anticlericali Forum

Posts written by pincopallino1

view post Posted: 2/3/2024, 07:24 Portogallo. Prete pedofilo uccide 15enne. Spretato dopo 32 anni - La stanza del peccato
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www.eldebate.com/religion/vaticano...nos_178578.html

Il Papa destituisce un prete fuggitivo che uccise un giovane in Portogallo più di 30 anni fa
In un'intervista alla televisione brasiliana, ha assicurato di non considerarsi un latitante e di essere scappato di prigione per poter dimostrare la sua innocenza.

01/03/2024
Il brasiliano Frederico Cunha è stato rimosso dallo stato clericale da Papa Francesco, quindi non è più sacerdote. Era stato in fuga per 26 anni dopo aver ucciso un ragazzo di 15 anni in Portogallo nel 1992.

La diocesi di Funchal, a Madeira, riferisce in un comunicato che il 16 febbraio il Vaticano ha notificato che "Papa Francesco ha decretato la dimissione dallo stato clericale di Frederico Marcos da Cunha e lo ha esentato dagli obblighi del celibato". Il vescovado ha chiarito di aver consultato il Dicastero per la Dottrina della Fede nell'aprile 2023 per sapere come agire in questo caso, per il quale non era stato aperto un processo canonico per i fatti per i quali questo sacerdote è stato condannato.
Cunha, di cui non si sa dove si trovi, fuggì a Rio de Janeiro nel 1998 dopo essere evaso dalla prigione portoghese dove avrebbe dovuto scontare una pena di 13 anni per l'omicidio di un giovane e altri crimini legati alla pedofilia. Poi, in un'intervista rilasciata alla televisione brasiliana, ha assicurato di non considerarsi un latitante e di essere scappato di prigione per poter dimostrare la sua innocenza.
La sentenza del tribunale di Funchal ha dichiarato Cunha colpevole dell'omicidio del minore, membro di un gruppo cattolico, trovato morto su una spiaggia vicino a Canizal (a Madeira), e di aver tentato di avere rapporti sessuali con lui.

https://en.wikipedia.org/wiki/Frederico_Cunha

Frederico Marques da Cunha (nato il 12 aprile 1950 a Natal ) solitamente indicato dai media come Padre Frederico è un prete cattolico brasiliano e latitante, condannato per l'omicidio di un adolescente in Portogallo e per aver abusato sessualmente di numerosi bambini e adolescenti. È scappato di prigione nel 1998 e da allora vive da uomo libero nel suo paese natale.

Trasferirsi a Madeira
Secondo il giornalista Manuel Catarino, prima di trasferirsi a Madeira nel 1983, Cunha viveva in Italia e faceva parte dell'ordine religioso noto come Canonici Regolari di Santa Cruz (i Crosiers ), che facevano parte dell'Opus Sanctorum Angelorum , una congregazione ultraconservatrice che promosse la devozione agli angeli. [3] (La Santa Sede ha dichiarato che «l'Opus Sanctorum Angelorum, la quale, allo stato attuale [2010], è un'associazione pubblica della Chiesa secondo la dottrina tradizionale e le direttive della Suprema Autorità; diffonde la devozione tra i fedele ai Santi Angeli, sollecita preghiere per i sacerdoti, promuove l'amore a Gesù Cristo nella sua passione e l'unione con esso.") [4] [5] Anche il quotidiano austriaco Kirche In afferma che Cunha ne era membro in quel momento. [6] Secondo le dichiarazioni dello stesso sacerdote e della diocesi di Funchal , Federico era sacerdote della diocesi, ma non dell'ordine religioso. [1]

Dom Teodoro de Faria , vescovo di Funchal, che aveva conosciuto Frederico Cunha a Roma , lo nominò suo segretario privato. Catarino racconta che il comportamento bizzarro di padre Federico attirava spesso l'attenzione: aveva un gusto per i teschi, che portava sul mantello o appesi alla cintura. A un certo punto De Faria lo sollevò dall'incarico e Federico cominciò a spostarsi di parrocchia in parrocchia. I fedeli dell'isola si sono lamentati. Ogni volta che crescevano i sospetti, Teodoro de Faria lo trasferiva in un'altra parrocchia. [7] Trascorse la maggior parte del suo tempo come pastore a São Jorge , dove rimase dal 1987 al 1990. Conobbe poi Miguel Noite, figlio di una famiglia povera, che divenne il suo amante. [8] [9] [3]


Ponta de São Lourenço, Madeira
Reato, reclusione e procedimento giudiziario
Secondo la Procura del Pubblico Ministero, il 1 maggio 1992, Cunha incontrò Luís Miguel Escórcio Correia, un ragazzo di 15 anni che stava camminando a piedi lungo la strada per Caniçal , offrendogli un passaggio sulla sua Volkswagen nera . Il corpo di Luís Miguel è stato successivamente ritrovato in fondo alla scogliera di Caniçal, a Ponta de São Lourenço, all'estremità orientale di Madeira, con segni di abuso sessuale. Secondo l'accusa il delitto è avvenuto nel belvedere, dove non c'erano testimoni. Il sacerdote non ha mai negato la sua presenza a Caniçal: era lì, ma in compagnia del suo amante Miguel Noite. Questa affermazione è stata sostenuta da sei testimoni, che avevano visto il prete con un ragazzo biondo nella sua macchina. [3]

Il cadavere della vittima è stato ritrovato il giorno dopo la sua scomparsa, sulla spiaggia sotto le scogliere di Caniçal, dove l'Opus Angelorum aveva la sua filiale Casa do Caniçal. Inizialmente si pensò ad un incidente, ma in seguito all'autopsia eseguita dal coroner Emanuel Pita, furono scoperte diverse ferite, tra cui una alla testa, che si ritenne fossero originate prima della caduta. Sulla base dei risultati dell'autopsia è stata avviata un'indagine penale. [3] [10]

Un testimone anonimo ha riferito telefonicamente alla polizia di aver visto l'auto di Cunha sulla scena del crimine. [11] In una successiva perquisizione della sua casa, le autorità trovarono numerose fotografie che mostravano Frederico che abusava di ragazzi giovani e adolescenti. Il 25 maggio Cunha è stata arrestata e posta in detenzione preventiva nel carcere di Funchal. [12]

Il vescovo Teodoro de Faria ha protestato contro l'incarcerazione di Cunha, sostenendo che era "innocente come Gesù Cristo" e che era stato incastrato dagli ebrei . [13] [14] [15] Al contrario, molti cattolici sono rimasti "scioccati, sorpresi e pieni di vergogna" da questo paragone. [12] Lo stesso padre Federico, in un'intervista al Jornal de Madeira, si paragonò a Gesù Cristo, dicendo che, come il figlio di Dio, era «vittima dell'ingiustizia e dell'assurdità». Al suo processo furono testimoni diversi funzionari della chiesa. Il presidente del governo regionale di Madeira, Alberto João Jardim , ha accusato "alcuni media continentali" di utilizzare il caso per "denigrare l'immagine di Madeira". Nel 2010, in un'intervista a Público , il pubblico ministero João Freitas, anch'egli cattolico praticante, dichiarò pubblicamente di aver ricevuto pressioni in più occasioni per affrettare il procedimento e forzare l'assoluzione degli imputati. Ha anche detto che non proveniva solo dalla chiesa, ma anche da altre zone. [16] La diocesi di Funchal non ha mai aperto alcun processo canonico contro Cunha, nemmeno dopo che la Corte lo ha condannato, impedendogli ogni istanza di interdizione dal sacerdozio. [1] [7] [14]

Il processo ebbe luogo il 10 marzo 1993, un anno dopo il delitto. Frederico Cunha è stato condannato a 13 anni di reclusione per l'omicidio di Luís Miguel, oltre ad essere stato deportato dal paese dopo il suo rilascio. Cunha fu inoltre condannato a pagare alla famiglia della vittima una somma di 1.600.000 scudi a titolo di risarcimento, mai pagata. [17] Miguel Noite è stato incarcerato per 15 mesi con sospensione della pena per aver fornito false dichiarazioni alla corte. [3] [7] Durante il processo, quattro testimoni adulti hanno raccontato alla corte di aver subito abusi sessuali da parte del sacerdote. [9] Federico fu mandato a scontare la pena a Vale de Judeus, Alcoentre. [13] [1]

After serving less than half the sentence, Cunha was authorized by Justice Margarida Vieira de Almeida to be allowed an eight-day leave to visit his mother in Lisbon; on April 10, 1998, both of them fled by car to Madrid and took the first plane to Rio de Janeiro, where they remain to this very day.[2][3] In Frederico's interpretation, he didn't run away: "They opened the door, I went out and didn't come back."[18] Cunha used a false passport provided by the Brazilian Embassy, which prompted an extradition request from the Portuguese Government, [19] but, after that, nothing more was known.[7]

Life in Brazil
Currently, Father Frederico lives with his mother in a building between Copacabana and Ipanema, in one of the most luxurious neighborhoods of Rio de Janeiro. In 2015, he was interviewed by the newspaper Sol, claiming to still celebrate Mass, but out of public view, and has dedicated himself to abstract photography. He continues to affirm his innocence, and compared his condemnation in Portugal as typical of the Nazi regime.[1][20]

The international arrest warrant and the rest of his sentence officially expired on April 8, 2018.[21][14]

References
Santos, Carlos Diogo (31 July 2015). "A nova vida do padre Frederico". Sol.
"Brazilian priest flees from prison in Lisbon" (in Portuguese). Diário de Pernambuco. April 10, 1998. Archived from the original on 2012-01-29.
Catarino, Manuel (December 12, 2013). "Father Frederico's mortal sins" (in Portuguese). Correio da Manhã. Archived from the original on 2013-12-12.
"Artigo ilustrativo sobre a Carta Circular sobre Associação do Opus Sanctorum Angelorus". Vatican. March 2011. Retrieved 2023-11-20.
Levada, William; Ladaria, Luis F. (2010-10-02). "Congregation for the Doctrine of the Faith: Circular letter to the Presidents of the Episcopal Conferences regarding the association Opus Angelorum". Vatican.
Walter Axtmann: Engelwerk: Mord auf Madeira. Em Kirche intern, May 1995, pages 41 and 42. (in German)
Araújo, António (2023-09-10). "Padre Frederico: coisas que não se entendem". Diário de Notícias (in European Portuguese).
Reis, Bárbara (December 9, 2012). "Father Frederico, another country" (in Portuguese). Público.
Soares, Ricardo (April 9, 2014). "Father Frederico became a media person" (in Portuguese). Tribuna da Madeira (Arquivado em WayBack Machine). Archived from the original on 2015-04-02.
Fontes, Ivo (January 2006). "Sexual abuse of minors" (PDF) (in Portuguese). Universidade de Coimbra -Faculdade de Economia.
Rattner, Jair (April 6, 1995). "Brazilian prisoner does a 'truth test' on TV" (in Portuguese). Folha de S.Paulo.
Cardoso, Ribeiro (2011). Jardim, a Grande Fraude (in Portuguese). Caminho. p. 544.
Martins, Rosário (May 25, 2015). "The scandal that shook the church of Madeira" (in Portuguese). Funchal Notícias.
Luís, Miguel F. (2020-03-04). "O silêncio ensurdecedor da Igreja do Funchal". Diário de Notícias da Madeira (Arch. in WayBack Machine) (in Portuguese).
Fernandes, Ferreira (2010-03-29). "Caridade com quem não merece". Diário de Notícias (in European Portuguese). Retrieved 2023-11-23.
Oliveira, Mariana (March 21, 2010). "Prosecutor recalls pressure in the Father Frederico case" (in Portuguese). Público.
Bernardes, Lília (2010-03-29). "Igreja nunca pagou indemnizaçãoaos pais da vítimado padre Frederico". Diário de Notícias (in European Portuguese).
Torres, Sérgio (1998-04-11). "Padre fugitivo quer trabalhar com carentes". Folha de S.Paulo (in Brazilian Portuguese).
"Portugal asks Brazil for extradition" (in Portuguese). Folha de S.Paulo. April 18, 1998.
Laranjo, Tânia (2016-02-14). "A vida de luxo do Padre Frederico". Correio da Manhã (in European Portuguese). Retrieved 2023-11-23.
Luís, Miguel Fernandes (26 marzo 2018). "Dieci mandati di arresto attivi nella Comarca de Madeira - L'ELENCO NON COMPRENDE PADRE FREDERICO" (in portoghese). Diario delle notizie di Madeira. Archiviata dall'originale il 13 luglio 2018.
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Categorie: 1950 nasciteCriminali brasiliani del XX secoloAssassini di bambini brasilianiBrasiliani condannati per omicidioPreti cattolici condannati per abusi sessuali su minoriPreti cattolici condannati per omicidioFuggitivi ricercati dal PortogalloFuggitivi ricercati con l'accusa di omicidioPersone viventiPersone condannate per omicidio dal PortogalloGente di Natal, Rio Grande do NorteViolenza contro gli uomini in EuropaStupro di maschi
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Feder
view post Posted: 2/3/2024, 06:18 Papa Francesco: "ideologia gender pericolo più grande del nostro tempo" - Diritti civili


https://www.lastampa.it/vatican-insider/it...tempo-14112293/

Papa Francesco: "L'ideologia gender è il pericolo più brutto del nostro tempo"
Parlando a braccio al Convegno internazionale “Uomo-Donna immagine di Dio”, Papa Francesco ha criticato “l’ideologia del gender”, definendola come “il pericolo più brutto annulla le differenze e rende tutto uguale”. Nel corso dell’evento organizzato dal Centro di ricerca e antropologia delle vocazioni (CRAV) in Vaticano, il Pontefice ha affermato di aver chiesto studi su questo argomento, sottolineando che “cancellare la differenza è cancellare l'umanità. Uomo e donna, invece, stanno in una feconda ‘tensione’”.

01/03/2024
view post Posted: 1/3/2024, 19:45 La lettera anonima col programma del nuovo Conclave anti Bergoglio - Attualità
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https://lanuovabq.it/it/lidentikit-del-pro...di-un-cardinale

L’identikit del prossimo Papa: gli appunti di un cardinale
A due anni dal testo firmato “Demos” (poi rivelatosi il cardinale Pell) un nuovo documento che a quello si ricollega definisce le sette priorità del prossimo Conclave per riparare alla confusione e alla crisi creata da questo Pontificato.

- "Demos II", al cuore della religione cattolica, di Stefano Fontana

ECCLESIA 29_02_2024

Pubblichiamo in esclusiva e in sei lingue un documento destinato a circolare tra i cardinali in vista del prossimo conclave e tra i fedeli come spunto di riflessione sulle priorità della Chiesa. Ne è autore principale un cardinale che ha raccolto I suggerimenti di altri cardinali e vescovi che desiderano restare anonimi per i motivi spiegati nella lettera.

***

IL VATICANO DI DOMANI

Nel marzo 2022 è apparso un testo anonimo - firmato “Demos” e intitolato “Il Vaticano oggi” - che sollevava una serie di gravi domande e critiche sul pontificato di Papa Francesco. Le condizioni della Chiesa da quando è apparso quel testo non sono cambiate materialmente, tanto meno sono migliorate. Pertanto, le riflessioni qui proposte intendono basarsi su quelle originali alla luce delle esigenze del Vaticano di domani.

Gli anni conclusivi di un pontificato, qualsiasi pontificato, sono un momento per valutare la condizione della Chiesa nel presente e i bisogni della Chiesa e dei suoi fedeli nel futuro. È chiaro che il punto di forza del pontificato di Papa Francesco è l'accresciuta enfasi che ha dato alla compassione verso i deboli, alla solidarietà verso i poveri e gli emarginati, alla preoccupazione per la dignità del creato e per le questioni ambientali che ne derivano, e agli sforzi per accompagnare i sofferenti e gli alienati nei loro pesi.

Le sue carenze sono altrettanto evidenti: uno stile di governo autocratico, a volte apparentemente vendicativo; una certa noncuranza nelle questioni di legge; un'intolleranza per il disaccordo, anche solo rispettoso; e - cosa più grave - un modello di ambiguità nelle questioni di fede e di morale che causa confusione tra i fedeli. La confusione genera divisione e conflitto. Mina la fiducia nella Parola di Dio. Indebolisce la testimonianza evangelica. E il risultato oggi è una Chiesa più fratturata che in qualsiasi altro momento della sua storia recente.

Il compito del prossimo pontificato dovrà quindi essere quello di recuperare e ristabilire le verità che sono state lentamente oscurate o perdute tra molti cristiani. Queste includono alcuni princìpi fondamentali, sebbene non si limitino ad essi: (a) nessuno è salvato se non attraverso, e solo attraverso, Gesù Cristo, come Egli stesso ha chiarito; (b) Dio è misericordioso ma anche giusto, ed è intimamente interessato a ogni vita umana, Egli perdona ma ci ritiene anche responsabili, è sia Salvatore che Giudice; (c) l'uomo è una creatura di Dio, non una invenzione di se stesso, ed è una creatura non solo di emozioni e appetiti ma anche di intelletto, libero arbitrio e destino eterno; (d) esistono verità oggettive e immutabili sul mondo e sulla natura umana e sono conoscibili attraverso la Divina Rivelazione e l'esercizio della ragione; (e) la Parola di Dio, riportata nelle Scritture, è affidabile e ha forza permanente; (f) il peccato è reale e i suoi effetti sono letali; e (g) la Sua Chiesa ha sia l'autorità che il dovere di “fare discepoli tutti i popoli”. L'incapacità di abbracciare con gioia quest'opera di amore missionario e salvifico ha delle conseguenze. Come scrive Paolo in 1 Corinzi 9:16, “guai a me se non predicassi il Vangelo”.

Dal compito e dall'elenco di cui sopra scaturiscono alcune osservazioni pratiche.

Primo: La vera autorità è minata quando si utilizzano mezzi autoritari per il suo esercizio. Il Papa è il successore di Pietro e il garante dell'unità della Chiesa. Ma non è un autocrate. Non può cambiare la dottrina della Chiesa e non deve inventare o alterare la disciplina della Chiesa in modo arbitrario. Governa la Chiesa collegialmente con i suoi fratelli vescovi nelle diocesi locali. E lo fa sempre in fedele continuità con la Parola di Dio e l'insegnamento della Chiesa. I “nuovi paradigmi” e i “nuovi sentieri inesplorati” che si discostano da entrambi non sono da Dio. Un nuovo Papa dovrà ripristinare l'ermeneutica della continuità nella vita cattolica e riaffermare la comprensione del Vaticano II sul ruolo proprio del papato.

Secondo: così come la Chiesa non è un'autocrazia, non è nemmeno una democrazia. La Chiesa appartiene a Gesù Cristo. È la sua Chiesa. È il Corpo Mistico di Cristo, composto da molte membra. Non abbiamo l'autorità di modificare i suoi insegnamenti per adattarli al mondo. Inoltre, il sensus fidelium cattolico non è una questione di sondaggi di opinione e nemmeno l'opinione di una maggioranza di battezzati. Deriva solo da coloro che credono veramente e praticano attivamente, o almeno cercano sinceramente di praticare, la fede e gli insegnamenti della Chiesa.

Terzo: l'ambiguità non è né evangelica né accogliente. Al contrario, alimenta il dubbio e le pulsioni scismatiche. La Chiesa è una comunità non solo di Parola e sacramento, ma anche di credo. Ciò che crediamo aiuta a definirci e a sostenerci. Pertanto, le questioni dottrinali non sono fardelli imposti da insensibili “dottori della legge”. E non sono nemmeno un contorno cerebrale alla vita cristiana. Al contrario, sono vitali per vivere una vita cristiana autentica, perché riguardano le applicazioni della verità, e la verità richiede chiarezza, non sfumature ambivalenti. Fin dall'inizio, l'attuale pontificato ha resistito alla forza evangelica e alla chiarezza intellettuale dei suoi immediati predecessori. Lo smantellamento e la riorganizzazione dell'Istituto Giovanni Paolo II di Roma e la marginalizzazione di testi come Veritatis Splendor suggeriscono un'elevazione della “compassione” e dell'emozione a spese della ragione, della giustizia e della verità. Per una comunità credente, ciò è malsano e profondamente pericoloso.

Quarto: la Chiesa cattolica, oltre alla Parola, al sacramento e al credo, è anche una comunità di diritto. Il diritto canonico ordina la vita della Chiesa, armonizza le sue istituzioni e procedure e garantisce i diritti dei credenti. Tra i segni dell'attuale pontificato ci sono l'eccessivo affidamento al motu proprio come strumento di governo e una generale noncuranza e avversione per i dettagli canonici. Anche in questo caso, come per l'ambiguità della dottrina, il disprezzo per il diritto canonico e la corretta procedura canonica mina la fiducia nella purezza della missione della Chiesa.

Quinto: la Chiesa, come l'ha descritta splendidamente Giovanni XXIII, è mater et magistra, la “madre e maestra” dell'umanità, non la sua doverosa seguace; la custode dell'uomo come soggetto della storia, non il suo oggetto. È la sposa di Cristo; la sua natura è personale, soprannaturale e intima, non semplicemente istituzionale. Non può mai essere ridotta a un sistema di etica flessibile o di analisi sociologica e rimodellata per adattarsi agli istinti e agli appetiti (e alle confusioni sessuali) di un'epoca. Uno dei difetti principali dell'attuale pontificato è il suo ritiro da una convincente “teologia del corpo” e la sua mancanza di una convincente antropologia cristiana... proprio in un momento in cui si moltiplicano gli attacchi alla natura e all'identità umana, dal transgenderismo al transumanesimo.

Sesto: il viaggio globale è servito così bene a un pastore come Papa Giovanni Paolo II, grazie alle sue doti personali uniche e alla natura dei tempi. Ma i tempi e le circostanze sono cambiati. La Chiesa in Italia e in tutta Europa - la patria storica della fede - è in crisi. Il Vaticano stesso ha urgente bisogno di un rinnovamento della morale, di una pulizia delle istituzioni, delle procedure e del personale e di una riforma profonda delle finanze per prepararsi a un futuro più impegnativo. Non si tratta di cose da poco. Richiedono la presenza, l'attenzione diretta e l'impegno personale di qualsiasi nuovo Papa.

Settimo e ultimo punto: Il Collegio cardinalizio esiste per fornire un consiglio di alto livello al Papa e per eleggere il suo successore alla sua morte. Questo servizio richiede uomini dalla personalità retta, dalla solida formazione teologica, dalla matura esperienza di leadership e dalla santità personale. Richiede anche un Papa disposto a chiedere consiglio e ad ascoltare. Non è chiaro fino a che punto questo si applichi al pontificato di Papa Francesco. L'attuale pontificato ha posto l'accento sulla diversificazione del collegio, ma non è riuscito a riunire i cardinali in concistori regolari volti a promuovere una genuina collegialità e fiducia tra i fratelli. Di conseguenza, molti degli elettori che voteranno nel prossimo conclave non si conosceranno veramente, e quindi potrebbero essere più vulnerabili alle manipolazioni. In futuro, se il collegio deve servire ai suoi scopi, i cardinali che lo compongono hanno bisogno di qualcosa di più di uno zucchetto rosso e di un anello. L'attuale collegio cardinalizio dovrebbe essere proattivo nel conoscersi a vicenda per comprendere meglio le loro diverse visioni della Chiesa, le situazioni delle rispettive chiese locali e le loro personalità: fattori tutti importanti per riflettere sul nuovo Papa.

È comprensibile che i lettori si chiedano perché questo testo è anonimo. La risposta dovrebbe essere ovvia per chiunque conosca l'attuale ambiente romano. La franchezza non è ben accetta e le sue conseguenze possono essere spiacevoli. Eppure queste riflessioni potrebbero continuare per molte altre pagine, sottolineando in particolare la forte dipendenza dell'attuale pontificato dalla Compagnia di Gesù, la recente problematica opera del cardinale Fernandez al Dicastero per la Dottrina della Fede e l'emergere di una piccola oligarchia di confidenti con un'influenza eccessiva all'interno del Vaticano - tutto questo peraltro nonostante le pretese di decentramento sinodale.

Proprio per questi motivi, le riflessioni qui riportate potranno essere utili nei prossimi mesi. Si spera che questo contributo possa aiutare a guidare le necessarie conversazioni su come dovrebbe essere il Vaticano nel prossimo pontificato.

Demos II
view post Posted: 1/3/2024, 19:14 Don Priola: "pure i bimbi posseduti da Satana" - Mens sana in corpore sano
E prende le sembianze di un prete

don-salvo-priola_altavilla

https://palermolive.it/strage-di-altavilla...google_vignette

CRONACA DI PALERMO
Strage di Altavilla, il parroco: “Diverse presenze demoniache nel territorio”
Scritto da Cristina Riggio 1 Marzo 2024


“Ad Altavilla c’è tutto un sottobosco che prolifera ai danni dello Spirito, alcuni casi riguardano anche i bambini”. Così ha detto ieri sera don Salvo Priola, parroco di Altavilla Milicia, nel corso della trasmissione “Porta a Porta”.

Durante il programma condotto da Bruno Vespa, si è parlato dell’orribile mattanza di Altavilla, sottolineando come Giovanni Barreca e i due ‘Fratelli di Dio’, la Fina e il Carandente, si accusino a vicenda dell’omicidio di Antonella Salamone e dei suoi due figli maschi, Kevin ed Emanuel di 16 e 5 anni.

“Molte persone cercano pace da noi”
Secondo Don Priola, la piccola comunità palermitana non è nuova a presunti di casi di persone possedute da satana. “Bisogna tenere presente del luogo dove ci troviamo. Altavilla Milicia è il Santuario Mariano Diocesano e come diceva Papa Paolo VI ‘I Santuari sono come delle cliniche dello Spirito’, dove giungono uomini e donne da diverse parti che cercano pace. Diverse persone ‘disturbate nello Spirito’ vengono qui a chiedere conforto”, dichiara il parroco.

“Disturbate dallo spirito del male”
“Il nostro compito è quello di ascoltare e pregare insieme a tutti coloro che cercano pace e liberazione, soprattutto per chi è disturbato dallo spirito del male. In questi casi, seguendo la metodologia e la prassi dell’Arcidiocesi di Palermo, ci siamo rivolti all’esorcista dell’Arcidiocesi, il quale ha valutato caso per caso i vari episodi a noi presentati. C’è tutto un sottobosco che purtroppo cresce…”.

“Diversi casi riguardano anche bambini”
“Noi chiediamo prima degli elementi oggettivi per poter verificare. Qualche famiglia ci ha anche mostrato alcuni video, manifestazioni straordinarie anche in alcuni bambini. Per esempio, il bambino che si mette in piedi sul letto e inizia a sputare al capezzale, quello che urlando ha delle allucinazioni e inizia a rompere oggetti, un altro che disegna e riferisce immagini che egli vede. Tutta una serie di elementi che vanno oltre un’analisi che posso fare io come presbitero. Il mio compito è quello di far valutare il caso all’esorcista dell’Arcidiocesi”, così ha concluso il suo intervento.
view post Posted: 28/2/2024, 09:15 La tassa sui morti della diocesi di Napoli: 500 € gli inumati, 300 € le ceneri - Attualità
https://www.stylo24.it/incancellabile-la-l...vZXfIWQ1r1XOQSk


«Incancellabile la libertà d’espressione»: la sfida tra Battaglia e Onorato continua
di Redazione 27 Febbraio 2024in Notizie di Attualità, Primo PianoTempo di lettura: 2 minuti

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Il giudice non ha accettato la proposta di conciliazione e ha rimandato di un anno la conclusione
di Fabrizio Geremicca

Unimarconi
La sfida giudiziaria tra Giacomo Onorato – che si definisce un fustigatore del malcostume della Chiesa napoletana e che è stato protagonista di diverse denunce relative alla gestione del patrimonio immobiliare ecclesiastico nella trasmissione Report – ed il Cardinale Domenico Battaglia, che era scaturita dalla querela del secondo nei confronti del primo per la creazione della pagina facebook Amici di Monsignor Battaglia senza che fosse stata autorizzata dalla Chiesa, durerà almeno un altro anno.

Nel corso della udienza di febbraio, infatti, il giudice Valeria Conforti ha aggiornato le parti per le conclusioni a marzo 2025. È svanita, dunque, l’ipotesi di conciliazione e cessazione della contesa con compensazione delle spese, che il magistrato aveva prospettato agli avvocati di Onorato e Battaglia nella udienza di gennaio.

Si fondava sulla circostanza che Onorato, dopo che gli era stata notificata la citazione, aveva ribattezzato la sua pagina social «Gli amici di don Mimmo Battaglia, prete sulla strada con i fratelli» in «Veritas nos liberat», eliminando anche la foto del Cardinale. Elena Coccia e Piergiuseppe Di Nola, gli avvocati di Onorato, erano favorevoli alla soluzione proposta dal giudice.

Riccardo Paparella e Paolo Picone, legali di Battaglia, nelle memorie di udienza di un paio di settimane fa avevano scritto che il Cardinale si era dichiarato disponibile alla conciliazione nei termini proposti dal Tribunale, ma alla condizione di ricevere l’impegno scritto da parte di Onorato «a non incorrere in futuro nel medesimo errore di accostare l’immagine ed il nome dell’attore alla intitolazione di contenitori informatici troppo spesso utilizzati per rivolgere critiche prive di riscontro oggettivo». Il giudice ha rispedito questa proposta al mittente.

Ha sottolineato che non è consentita alle parti l’apposizione di condizioni all’accettazione legate alla promessa di futuri comportamenti della controparte, nè è possibile in generale accompagnare le proposte del giudice con obblighi afferenti la libertà di espressione e pensiero future della controparte. La lite giudiziaria era iniziata nella primavera 2023, quando Battaglia aveva chiesto ad Onorato un risarcimento di danni di 40.000 euro per lesione dei diritti alla personalità. I suoi legali avevano scritto che la somma sarebbe stata destinata ad opere di beneficenza. C’era stato poi un tentativo di mediazione di uno studio legale, che si era arenato sulla questione del pagamento delle spese legali. Era intervenuta successivamente la proposta del giudice Conforti.
view post Posted: 28/2/2024, 08:54 Abusi su 19enne psicolabile. Don Dondoli appella condanna a 4 anni e 4 mesi: "perizia sulla vittima" - La stanza del peccato
www.lanazione.it/firenze/cronaca/don-dondoli-kb9t9foq
27 febbraio 2024

“Violentata dal sacerdote”: perizia psichiatrica sulla ragazza
Il caso dell’ex religioso Emanuele Dondoli, già condannato in primo grado per il caso. La vicenda accadde in provincia

ARTICOLO: "La benediva, poi la spogliava" Ma don Dondoli ricorre in appello
Firenze, 27 febbraio 2024 – La corte d'appello di Firenze ha disposto una perizia psichiatrica sulla ragazza che denunciò di essere stata violentata da Emanuele Dondoli, ex sacerdote titolare di una parrocchia in Mugello

I giudici hanno accolto la richiesta del difensore, avvocato Francesco Stefani e il prossimo 19 marzo conferiranno l'incarico allo psichiatra Niccolò Trevisan che dovrà accertare se la giovane sia affetta da disturbo da personalità dipendente e sia in grado di testimoniare.

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Dipendenti in Cloud
Don Dondoli era stato condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 4 anni e 4 mesi per violenza sessuale per aver abusato, tra marzo e giugno 2018, della giovane di 19 anni, affetta da «disturbo dipendente della personalità» aggravato da «una sintomatologia ansiosa e depressiva», come aveva poi accertato una consulenza disposta nel corso delle indagini dalla procura fiorentina.

Nel 2018, secondo quanto ricostruito, la 19enne viveva «un periodo di fragilità ed era convinta di essere posseduta dal demonio»: per questo aveva chiesto aiuto al sacerdote. Il religioso in sagrestia, secondo l'accusa, l'avrebbe «indotta a subire atti sessuali, facendole credere di aver impartito benedizioni risolutive del malessere». Secondo l'accusa, a causa del disturbo di cui soffriva, la ragazza sarebbe stata «incapace di esprimere il proprio dissenso rispetto a tali pratiche».
view post Posted: 27/2/2024, 18:48 Incendia l'auto del prete. Faida in parrocchia? - Attualità
don-marcos
www.ecaserta.com/news/491764747782...rsona-del-posto

Incendiata auto del parroco, per gli inquirenti il colpevole è una persona del posto
I carabinieri smentiscono l'ipotesi della mano di un clan di camorra

27.02.2024 11:36
FRANCOLISE - Un avvertimento proveniente non da qualche clan di camorra, ma dalla "pancia" del paesino, che quel prete probabilmente non lo vuole. E' la pista seguita dai carabinieri del Reparto Territoriale di Mondragone che indagano sull'episodio dell'incendio che ha distrutto nella notte tra sabato e domenica l'auto del parroco della chiesa di San Germano Vescovo a Sant'Andrea del Pizzone, frazione del comune di Francolise.


L'attentato
La vettura del sacerdote brasiliano don Marcos Aparecido de Gòes era parcheggiata nei presso della parrocchia, e i carabinieri hanno acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza, da cui si nota una persona aggirarsi nei presso dell'auto e gettare del liquido infiammabile sulla vettura.

L'indagine
L'idea che in queste 48 ore di indagini hanno maturato gli investigatori dell'Arma è che dietro l'atto intimidatorio non vi sia alcun clan, anche perché Sant'Andrea del Pizzone non è terra di camorra né il prete brasiliano ha mai organizzato iniziative anticlan; ciò che è emerso parlando con i fedeli, al netto del corteo di solidarietà tenutosi ieri sera e degli attestati di vicinanza giunti al sacerdote, è che invece nella frazione non tutti apprezzano come il parroco gestisca l'attività pastorale, e che stia avvenendo una "migrazione" verso altre parrocchie. A qualcuno, su cui probabilmente già vi sono dei sospetti dei carabinieri, non piace don Marcos, e questo sentimento è stato manifestato concretamente con il grave atto intimidatorio avvenuto nel fine settimana; magari un modo per indurre la Diocesi di Capua, da cui dipende la parrocchia di Sant'Andrea del Pizzone, a trasferire il prete.

militari
L'intervento del Vescovo
Intanto proprio la Diocesi retta dall'Arcivescovo Pietro Lagnese, è intervenuta sulla vicenda con una nota in cui esprime "vicinanza e solidarietà a don Marcos Aparecido de Gòes per il vile attentato che ha subito. La Chiesa di Capua - sottolinea l'Arcivescovo Pietro Lagnese - è fiduciosa nell'operato delle forze dell'ordine e sostiene il suo sacerdote in attesa dell'accertamento della verità, confermando la stima per la sua azione pastorale".

https://caserta.corriere.it/notizie/cronac...8890a5xlk.shtml

Francolise, incendiata l'auto di don Marcos: fiaccolata per il parroco di Sant'Andrea del Pizzone

Francolise, incendiata l'auto di don Marcos: stasera fiaccolata per il parroco di Sant'Andrea del Pizzone
di Marco Santoro
26 febbraio 2024, 10:29 - Aggiornata il 27 febbraio 2024 , 15:43
La comunità locale scende in strada per testimoniare vicinanza al sacerdote di origini brasiliane arrivato nella località del Casertano nel 2016

C'è un episodio, verosimilmente un atto di minaccia nei confronti di un sacerdote, che scuote da ieri la piccola comunità della frazione di Sant'Anfrea del Pizzone del comune di Francolise, in provincia di Caserta. L'autovettura del parroco del posto, don Marcos, di origini brasiliane, è stata data alle fiamme nella notte tra sabato e domenica. L'episodio si è verificato intorno alle 5 e immagini della videosorveglianza avrebbe registrato la presenza di una persona che ha cosparso la Hyundai del sacerdote di un liquido infiammabile prima di darle fuoco.

Nella serata di oggi la comunità locale manifesterà vicinanza al sacerdote, arrivato a Francolise nel 2016: una marcia con una fiaccolata è stata programmata nel tardo pomeriggio e ad animarla saranno i suoi parrocchiani ma anche rappresentanti delle istituzioni locali. Già ieri il primo cittadino del comune che sorge ai margini della via Appia, Gaetano Tessitore, aveva manifestato la sua vicinanza al sacerdote. Sui contorni dell'episodio indagano i carabinieri.

26 febbraio 2024, 10:29 - Aggiornata il 27 febbraio 2024
view post Posted: 27/2/2024, 14:58 Sospesa di nuovo la maestra del rosario in classe: due schiaffi a una bimba - Attualità
marisa-francescangeli

www.open.online/2024/02/25/marisa-...sario-oristano/

Sospesa di nuovo la maestra che faceva pregare il rosario in classe. È accusata di aver dato due schiaffi a un’alunna di 10 anni
25 Febbraio 2024 - 09:25
di Redazione

I due ceffoni, per la maestra, sarebbero stati «due piccoli schiaffetti» serviti per sbloccare la bambina corsa fuori dall’aula

Marisa Francescangeli, maestra della scuola elementare di San Vero Milis in provincia di Oristano, già allontanata dalla cattedra per aver fatto fare il rosario in classe, è stata sospesa. Stavolta per tre mesi. A riportare la notizia è oggi Il Messaggero. Stavolta l’insegnante è accusata di aver mollato due ceffoni al viso di una sua alunna di dieci anni e per questo ha ricevuto una sanzione disciplinare, ovvero una sospensione di 90 giorni, senza stipendio ma con solo la quota alimentare. Francescangeli finì sui giornali perché, a Natale nel 2022, chiese ad alcuni alunni a cui stava facendo supplenza di realizzare un piccolo rosario con perline, a forma di braccialetto, per poi recitare insieme l’Ave Maria e il Padre Nostro. Fu sospesa ma dopo venti giorni rientrò in classe dopo aver fatto ricorso. Stavolta però le preghiere non c’entrano. Nella relazione si parla di “comportamenti non conformi alle responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione docente”.


«Erano solo due schiaffetti»
Tutto è partito da una segnalazione dei genitori della bimba, a cui ha fatto seguito la relazione della dirigente e l’invio di ispettori in classe. L’episodio risale allo scorso 26 settembre, con la notifica
di ispezione a dicembre. Ora, dopo le opportune verifiche, è arrivata la sospensione. A darne notizia alle famiglie dei suoi alunni è stata lei stessa, che smentisce le accuse. I due ceffoni, per la maestra, sarebbero stati «due piccoli schiaffetti» serviti per sbloccare la bambina, immobile e seduta a terra lungo il corridoio fuori dall’aula. L’alunna, secondo la sua versione dei fatti, era scappata dalla classe e si dirigeva verso il portone. Per evitare che uscisse ha rincorso l’alunna che si è fermata e si è seduta a terra senza parlare. Sarà, ma la sospensione, lunga, è arrivata comunque.

www.open.online/2023/04/06/oristan...ave-maria-lega/
Oristano, maestra elementare sospesa con stipendio ridotto per aver fatto recitare l’Ave Maria agli alunni prima di Natale. La Lega: «Una follia»
6 APRILE 2023 - 17:37
di Redazione

La docente ha fatto realizzare anche un rosario con delle perline e due mamme si sono lamentate con il dirigente scolastico

La notifica le è arrivata ai primi di marzo, appena rientrata dalla malattia: sospensione di 20 giorni con riduzione dello stipendio. Marisa Francescangeli, insegnante nella scuola primaria di San Vero Milis in provincia di Oristano, è stata sanzionata dall’istituto dopo che due mamme si sono lamentate per i «lavoretti» che la docente aveva chiesto agli alunni il 22 dicembre, a pochi giorni dal Natale. L’insegnante ha fatto realizzare agli studenti un piccolo rosario con delle perline, oltre ad aver recitato con loro l’Ave Maria e il Padre Nostro. «Nelle mie classi tutti gli scolari, con il consenso dei genitori, partecipano all’ora di religione», ha spiegato Francescangeli, che è stata convocata dal dirigente scolastico dopo la lamentela delle mamme, «mi sono persino scusata, ma evidentemente non è stato sufficiente. Ora mi sono dovuta rivolgere a un avvocato, abbiamo chiesto l’accesso agli atti, ricorreremo in tribunale». Gli altri genitori hanno invece difeso la docente, ed è intervenuto il sindacato, che ha contestato la sospensione perché non le è stata data la possibilità di motivare il suo comportamento né di presentare controdeduzioni. L’eco della vicenda è arrivata fino a Montecitorio. I deputati della Lega Giorgia Latini e Rossano Sasso, vicepresidente e capogruppo in Commissione cultura, scienza e istruzione, hanno chiesto l’intervento del ministro Valditara. «Non si può sospendere una maestra per aver recitato il Padre Nostro in classe, il giorno prima delle vacanze natalizie», scrivono in una nota, «Qui si è andati ben oltre la lesione della dignità e dei diritti di un lavoratore. Se fosse tutto vero saremmo dinanzi ad una vera e propria follia».
view post Posted: 27/2/2024, 12:09 Una chiesa a Capodistria per il gesuita stupratore protetto da papa Francesco: prima scomunicato e poi perdonato - La stanza del peccato
https://www.ilgiornale.it/news/vaticano/go...ik-2288380.html

Gonne alzate, porno e sesso a tre blasfemo: le accuse contro Rupnik che fanno tremare il Vaticano
25 Febbraio 2024 - 07:30
Testimonianza choc di una delle presunte vittime dell'ex gesuita. C'è delusione per la gestione del caso da parte della Santa Sede

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Nico Spuntoni
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Gonne alzate, porno e sesso a tre blasfemo: le accuse contro Rupnik che fanno tremare il Vaticano

Tabella dei contenuti
Il racconto choc
Il sesso a tre e i porno
La fuga e la rabbia
Quattro mesi dopo la notizia della deroga alla prescrizione per permettere al dicastero per la dottrina della fede di indagare sulle accuse di abusi mosse da diverse ex suore della comunità Loyola nei confronti di Marko Ivan Rupnik, una delle presunte vittime ha deciso di metterci la faccia e raccontare la sua esperienza in una difficile conferenza stampa che si è tenuta mercoledì scorso a Roma, nella sede della Federazione nazionale stampa italiana. La romana Gloria Branciani, accompagnata dalla sua ex consorella Mirjam Kovac che all'epoca dei fatti era la segretaria della superiora della comunità, ha raccontato il suo incontro con il famoso religioso e artista sloveno avvenuto negli anni Ottanta e che le avrebbe causato anni di abusi sessuali, psicologici e spirituali.

Il racconto choc
Commossa ma determinata. Così si è presentata alla stampa la quasi sessantenne che già da tempo, nelle lettere-denuncia alle autorità ecclesiastiche e nei colloqui anonimi con alcuni giornali, ha puntato l'indice contro uno dei mosaicisti più famosi del mondo. Con lucidità, la donna ha osservato in apertura di conferenza: "oggi sono consapevole che l'abuso spirituale, psicologico e fisico sono espressione dell'abuso di coscienza, un abuso più profondo". A seguire il drammatico racconto di un rapporto che la protagonista ha definito con due parole: "manipolazione e plagio". Tutto sarebbe iniziato nella metà degli anni Ottanta con l'incontro all'università romana La Sapienza favorito dall'amore per l'arte e dal progetto di diventare una missionaria di lei.


Rupnik aveva già fama di essere una figura di profonda spiritualità. Secondo Gloria, l'allora gesuita sloveno avrebbe fatto leva sulla sua fragilità per stabilire una relazione speciale che col passare del tempo si spinse sempre oltre: "mentre dipingeva in atelier - ha rivelato la donna - fissava il mio corpo e una volta mi alzò la gonna, dicenedo che quello era il gesto che faceva la Madonna per rivelare la divina umanità di Cristo che era sapienza del Padre". Quello sarebbe stato il primo di tanti approcci fisici messi in atto da Rupnik, giustificato con questioni teologiche o di crescita spirituale.

Il sesso a tre e i porno
Completamente soggiogata dal rapporto con Rupnik, Gloria professò i voti perpetui nella comunità di Loyola, a Lubiana trasferendosi in Slovenia su pressione di quello che era anche il suo padre spirituale. Gli anni in Slovenia furono i peggiori: nel racconto della donna, infatti, le richieste sessuali dell'artista sloveno divennero sempre più insistenti al punto che una volta, in macchina, avrebbe perso la sua verginità. Da allora, ha raccontato l'ex suora, "fui costretta ad altri tipi di rapporti intimi per i quali era evidente il mio disprezzo". Il culmine sarebbe stato raggiunto quando il gesuita gli avanzò la richiesta di fare sesso a tre con un'altra consorella. Questa la motivazione che avrebbe addotto l'artista alla sua presunta vittima: "doveva avere il significato della Trinità, lo Spirito Santo che univa il nostro modo di relazionarsi".

Più tardi, secondo Gloria, Rupnik le avrebbe confidato di aver incassato la giustificazione teologica del padre spirituale per queste pratiche sessuali a tre che sarebbero cominciate all'interno di un appartamento a Gorizia. Nel 1991, poi, l'incubo di Gloria si spostò a Roma dove seguì il gesuita: nella Capitale, il religioso sloveno l'avrebbe portata più volte all'interno di cinema a luci rosse, sostenendo che "la pornografica è una forma d'arte". Questo sarebbe avvenuto mentre non si riducevano gli approcci sessuali, in particolare - ha rivelato l'ex suora - mentre l'artista dipingeva il volto di Gesù nel suo atelier. Una dimensione blasfema che sarebbe andata di pari passo con una forma di ricatto psicologico: di fronte alle resistenze della donna in privato, il religioso l'avrebbe poi più volte umiliata in pubblico, davanti alla comunità, accusandola di una crescita spirituale non ancora raggiunta.


La fuga e la rabbia
Gloria, comunque, avrebbe avuto la forza di ribellarsi, di denunciare l'atteggiamento di Rupnik con la sua superiora e con il padre spirituale stesso del gesuita sloveno. Senza successo, però: messa ai margini all'interno della comunità Loyola, la donna si è poi dimessa con una lettera che - a suo dire - avrebbe suggerito lo stesso padre spirituale di Rupnik, per evitare scandali. Nella conferenza stampa, Mirjam Kovac ha confermato il racconto della fuga della sua ex consorella: lei all'epoca non era a conoscenza delle violenze fisiche subite dalla suora romana e da altre diciannove consorelle, ma ha testimoniato l'esistenza di abusi di coscienza e di potere all'interno della comunità su cui la Santa Sede ha emesso pochi mesi fa un decreto di scioglimento.

I fatti denunciati da Gloria e da Mirjam avvenivano tra la metà degli anni '80 e l'inizio degli anni '90. Nel dicembre 2021, la testimonianza dell'ex suora romana è arrivata all'ex Sant'Uffizio incaricato di un'indagine preliminare sull'attività di Rupnik. Gloria, poi, è stata chiamata a deporre nella curia generalizia della Compagnia di Gesù. Al dicastero per la dottrina della fede, però, la denuncia contro l'allora gesuita è finita con una prescrizione dei fatti. Nonostante le durissime accuse nei confronti dell'artista sloveno, ritenute poi credibili dai gesuiti che lo hanno cacciato nel giugno del 2023, fossero note in Vaticano già dalla fine del 2021, Rupnik ha continuato ad essere "di casa" nei sacri palazzi, tanto da essere ricevuto il 3 gennaio 2022 in udienza da Francesco. Non solo: si è poi scoperto che l'artista sloveno era al centro di un caso più recente, arrivato al dicastero per la dottrina della fede nel maggio 2019, secondo cui avrebbe assolto in confessione una persona con cui aveva avuto un rapporto sessuale. Quest'accusa venne ritenuta credibile dagli organi competenti della Compagnia di Gesù che imposero a Rupnik delle restrizioni all'esercizio del ministero. Nonostante tutto ciò, l'allora gesuita venne chiamato in tempo di Covid, nel marzo 2020, a tenere la predica di Quaresima alla Curia romana. Due mesi dopo, l'allora congregazione per la dottrina della fede emise una scomunica riconoscendo veritiera l'accusa di assoluzione di un complice. Una scomunica misteriosamente ritirata poco dopo.


Lo scoppio dello scandalo e l'indignazione provocata dalla gestione della vicenda non ha impedito a monsignor Jurij Bizjak, vescovo di Capodistria, di incardinare Rupnik nella sua diocesi lo scorso ottobre. La Compagnia di Gesù lo aveva cacciato, ma non era stato ridotto allo stato laicale. Questo ha permesso l'incardinazione come diocesano in Slovenia, con successive polemiche che hanno portato il Papa a concedere la deroga alla prescrizione sui fatti relativi alla comunità di Loyola e quindi a consentire al dicastero per la dottrina della fede di indagare. Sono passati quattro mesi da allora ma non si sa nulla di quest'indagine: la presunta vittima Gloria ha confermato in conferenza stampa di non avere nuove notizie e non ha nascosto la sua delusione per la gestione poco trasparente che del dossier Rupnik ha fatto la Santa Sede.

Nelle numerose interviste concesse dal Papa in questi ultimi anni non ci sono state domande sul caso dell'ex gesuita sloveno che sta scandalizzando il mondo. L'unica giornalista a farlo è stata Nicole Winfield che in un'intervista per Associated Press aveva chiesto a Francesco se fosse intervenuto o meno nella vicenda, incassando una smentita e sentendosi rispondere: "per me è stata una sorpresa, davvero. Questo, una persona, un artista di questo livello, per me è stata una grande sorpresa e una ferita”. Dunque il Papa, nonostante sulle condotte di Rupnik si siano susseguite all'ex Sant'Uffizio due indagini tra il 2019 ed il 2022, ha negato di essere a conoscenza delle gravissime accuse contro l'uomo che chiamò in piena pandemia per tenere gli esercizi spirituali alla Curia.

Nella conferenza stampa delle presunte vittime, è stato sottolineato con amarezza come il Papa abbia ricevuto in udienza Maria Campatelli, direttrice del Centro Aletti fondato da Rupnik e sua strenua sostenitrice. Con amarezza, invece, la presunta vittima dell'ex gesuita sloveno ha sottolineato in conferenza stampa come non ci siano state risposte alle sue lettere scritte alle massime autorità ecclesiastiche per sensibilizzarle sulla vicenda che l'avrebbe vista tristemente protagonista.
view post Posted: 27/2/2024, 11:45 Vescovo di Chioggia: "Bianca Berlinguer mi piacerebbe che fosse aggredita e le forze dell'ordine si voltassero altrove" - Attualità
www.ilgazzettino.it/nordest/venezi...to-7959703.html

Martedì 27 Febbraio 2024 di Diego Degan
Scontri di Pisa. Il vescovo emerito di Chioggia choc: «Bianca Berlinguer? Mi piacerebbe fosse aggredita e che le forze dell ordine si voltassero altrove»

CHIOGGIA - «Bianca Berlinguer? Una furbastra. Mi piacerebbe che fosse aggredita e che le forze dell’ordine si voltassero dall’altra parte».
Ha suscitato un pandemonio una delle ultime uscite mediatiche di monsignor Adriano Tessarollo, vescovo emerito di Chioggia, a proposito degli studenti manganellati dalla polizia a Pisa.

TEZZE SUL BRENTA
In pensione da poco più di due anni, Tessarollo oggi vive nel suo paese natale, Tezze sul Brenta, dove, come aveva annunciato alla vigilia del suo collocamento a riposo, avendo superato i 75 anni, studia, prega e dà una mano al parroco, se ce n’è bisogno. Ma il monsignore non ha abbandonato la sua passione per i social che, già in passato l’aveva fatto notare sul piano mediatico. Risale, infatti, al 2018 la sua pubblica esternazione di disaccordo con la famosa copertina di Famiglia Cristiana dal titolo shock “Vade retro Salvini”, della quale ebbe a dire «Io non l’avrei fatta».
Nel 2019 Tessarollo polemizzò con l’allora ministro all’Istruzione Lorenzo Fioramonti M5S), che si era detto favorevole alla rimozione del crocefisso dalle scuole, proponendo di rimuovere anche il ritratto di Mattarella. Nel 2020 lanciò i suoi strali contro le discoteche e i giovani che le frequentano e sostenne alcune iniziative “imprenditoriali” della Curia (antenne sul campanile del Duomo, bancomat per le offerte in chiesa), dicendo che «ci sono le spese da pagare».
Nel 2021, poco prima del suo pensionamento, fu insultato, per strada, da un giovane tossicodipendente con offese pesanti, per le quali presentò denuncia. Monsignor Tessarollo, quindi, non è nuovo alla ribalta mediatica e conserva ancora a Chioggia, un buon numero di followers, per cui la sua esternazione non è passata inosservata.

POLIZIA
Da una parte, infatti, Tessarollo ha sposato la tesi di Salvini, per cui sarebbero stati gli studenti a comportarsi in maniera violenta e la polizia avrebbe solo reagito di conseguenza, dall’altra ha criticato come la notizia era stata trattata nella trasmissione della Berlinguer, della quale ha richiamato, indirettamente, le ascendenze politiche, quasi a giudicare, per questo solo motivo, “di parte”, il suo lavoro giornalistico. Insomma, i fatti ridotti a opinioni, senza troppe spiegazioni.

Ma quello che stona davvero è quel “mi piacerebbe” riferito all’aggressione alla Berlinguer che potrebbe essere semplicemente un modo di dire, un po’ “di pancia”, ma che ha procurato all’ex vescovo, gli applausi di alcuni e le reprimende di altri.
Quelli di Endri Bullo, ex presidente del consiglio comunale ( «se ci fosse lo stesso accanimento vero i molti politici corrotti...») o di un altro ex, Fortunato Guarnieri, sindaco di Chioggia dal 1997 al 2007, il quale reputa le parole di Tessarollo «indegne di un “principe della Chiesa”, che avrebbe il dovere di capire e comprendere». Guarnieri solleva, invece, il tema della «repressione violenta della libertà, soprattutto a danno di quelle generazioni che, tra qualche anno, saranno chiamate a dirigere questo Paese e, sperabilmente, a garantire le libertà previste dalla nostra Costituzione».


Scontri a Pisa, il sindaco Alessandro Ciriani: «Se rispetti le regole nessuno ti manganella Io sto con la polizia»
Ultimo aggiornamento: 11:09
view post Posted: 27/2/2024, 11:04 Vescovo di Chioggia: "Bianca Berlinguer mi piacerebbe che fosse aggredita e le forze dell'ordine si voltassero altrove" - Attualità
Scontri a Pisa. Mons Tessarollo sa bene come trattare i ragazzini

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https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/02/2...ioggia/7460587/


“Bianca Berlinguer? Una furbastra. Mi piacerebbe che fosse aggredita e che le forze dell’ordine si voltassero dall’altra parte”: le frasi choc del vescovo di Chioggia
Monsignor Tessarollo, in pensione dal 2021, non è nuovo ad uscite a controversie e polemiche di vario genere

di F. Q. | 27 FEBBRAIO 2024
“Bianca Berlinguer? Una furbastra. Mi piacerebbe che fosse aggredita e che le forze dell’ordine si voltassero dall’altra parte”. Stanno facendo discutere queste frasi dette dal vescovo emerito di Chioggia Adriano Tessarollo riguardo alla presa di posizione della conduttrice sugli scontri di Pisa tra studenti e polizia. A suscitare scalpore e indignazione, oltre alla gravità delle affermazioni in sé, c’è il fatto che sono “parole indegne di un principe della Chiesa”, come dicono in molti sui social.

Monsignor Tessarollo, in pensione dal 2021, non è nuovo ad uscite a controversie e polemiche di vario genere: già nel 2018 aveva espresso pubblicamente il suo dissenso riguardo alla copertina di Famiglia Cristiana intitolata “Vade retro Salvini”, quindi, successivamente, aveva polemizzato con l’allora ministro all’Istruzione Lorenzo Fioramonti sul tema della rimozione del crocefisso dalle scuole. E poi ancora, ha continuato a manifestare le sue opinioni su varie questioni, tornando alla ribalta nel 2020 per il suo dichiarato sostegno ad alcune iniziative della Curia come il bancomat per le offerte in chiesa con la motivazione che “ci sono le spese da pagare”.
view post Posted: 27/2/2024, 10:39 I privilegi confessionali del clero di Strasburgo e Metz - Storia e Controstoria
https://it.wikipedia.org/wiki/Arcidiocesi_di_Strasburgo
Per la sua particolare evoluzione storica, a differenza del resto del territorio nazionale, ove vige il regime di separazione fra Stato e Chiesa, nell'arcidiocesi di Strasburgo è ancora in vigore il concordato del 1801. Ciò comporta, per esempio che:

gli arcivescovi di questa sede vengono nominati dal Presidente della Repubblica francese e ricevono l'istituzione canonica da parte della Santa Sede; la data ufficiale di nomina è quella della pubblicazione congiunta nel Giornale Ufficiale della Repubblica Francese e sull'Osservatore Romano;
l'insegnamento della religione è obbligatorio nelle scuole primarie e secondarie;
i preti dell'arcidiocesi ricevono dallo Stato lo stipendio paragonabile a quello dei dipendenti pubblici di categoria A;
nell'Università statale di Strasburgo esiste una Facoltà di Teologia cattolica dipendente direttamente dalla Santa Sede.

https://it.wikipedia.org/wiki/Diocesi_di_Metz
Per la sua particolare evoluzione storica, a differenza del resto del territorio nazionale, ove vige il regime di separazione fra Stato e Chiesa, nella diocesi di Metz è ancora in vigore il concordato del 1801. Ciò comporta, per esempio:

che i vescovi di questa sede vengono nominati dal presidente della Repubblica francese e ricevono l'istituzione canonica da parte della Santa Sede; la data ufficiale di nomina è quella della pubblicazione congiunta nel Giornale Ufficiale della Repubblica Francese e sull'Osservatore Romano;
che l'insegnamento della religione è obbligatorio nelle scuole primarie e secondarie;
che i preti della diocesi ricevono dallo Stato lo stipendio paragonabile a quello dei dipendenti pubblici di categoria A.

www.valeursactuelles.com/societe/u...ar-manuel-valls
Un vescovo contestato da Manuel Valls?
Concordato. Nominato vescovo di Metz a settembre, mons. Lagleize potrebbe non essere stata la scelta iniziale del papa.

Pubblicato l'11 aprile 2014 alle 20:00

Infatti, la Congregazione per i Vescovi, seguita dal Papa, avrebbe scelto per primo mons. Jean-Louis Batut, vescovo ausiliare di Lione. Consultato in base al concordato del 1801, tuttora applicabile in Alsazia e Mosella, il ministro della Religione avrebbe contestato mons. Batut, considerato troppo vicino agli oppositori del matrimonio gay . Si tratterebbe del primo veto opposto a Roma dagli anni 70. Interrogato dal deputato Patrick Hetzel, Manuel Valls ha negato che sia mai stato posto un veto.


www.acistampa.com/story/24436/perc...idente-francese

Perché alcuni vescovi sono nominati dal presidente francese?
La scorsa settimana, le dimissioni del vescovo ausiliare di Strasburgo Gilles Reithinger sono comparse prima sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica. E non è il solo caso

Di Andrea Gagliarducci

Strasburgo, martedì, 27. febbraio, 2024 14:00 (ACI Stampa).

Il 14 febbraio, la Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto che Papa Francesco aveva accettato le dimissioni del vescovo ausiliare di Strasburgo Gilles Reithinger. Ma il dato interessante non era il motivo delle dimissioni – Reithinger, già presidente delle Missioni Estere di Parigi, era stato accusato di copertura di abusi, cosa da lui sempre negata, e ha lasciato per ufficiali “motivi di salute” – ma dal fatto che le sue dimissioni siano comparse prima sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Francese. Perché a Strasburgo è il presidente che nomina e accetta le dimissioni dei vescovi.

Si tratta, ovviamente, di un caso particolare. Ma ha le sue ragioni storiche, che vanno esplorate perché sono interessanti anche per comprendere quello che succede oggi.

Il processo di designazione del vescovo per l’arcidiocesi di Strasburgo risale ad almeno due secoli fa, e coinvolge anche la diocesi di Metz, che attua la stessa procedura. Il presidente della Repubblica è colui che nomina ufficialmente l’arcivescovo. Ma perché c’è questa specificità in un Paese, tra l’altro, come la Francia, considerata un tempo “Figlia primogenita della Chiesa” (e infatti il presidente è canonico di San Giovanni In Laterano) ma oggi completamente dedita alla laicité?

Il procedimento risale al concordato napoleonico, firmato nel 1801 dal Primo Console Napoleone Bonaparte e Papa Pio VII. Il concordato definisce questa procedura agli articoli 4 e 5.

Nel 1905, in concordato napoleonico venne abrogato con la legge sulla separazione tra Chiese e Stato, che stabiliva il principio della laicità. Ma questo nuovo concordato non riguardò le regioni del Basso Reno (dove si trova Strasburgo), dell’Alto Reno e della Mosella, perché queste nel 1871 erano passate sotto la gestione dell’Impero Tedesco.

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Alla fine della Prima Guerra Mondiale, l’Alsazia e la Mosella Lorena ritornarono sotto l’amministrazione francese. Ma per quelle regioni, e solo per loro, si mantennero i principi del concordato napoleonico, anche su richiesta delle popolazioni locali.

Così il Concordato del 1801 è ancora in vigore in quelle regioni e attribuisce al capo dello Stato il potere di nominare il vescovo di Metz e l’arcivescovo di Strasburgo. Sgombriamo il campo da ogni tipo di equivoco: si tratta di un potere solo formale, perché è Roma, e non l’Eliseo, a scegliere. In pratica, si fa tutta la procedura vaticana: il nunzio apostolico raccoglie informazioni e presenta una terna di possibili candidati all’episcopato al Vaticano, il Dicastero per i Vescovi analizza i candidati e presenta alcune possibilità al Papa, il Papa prende la decisione finale. Una volta che il Papa ha deciso, tuttavia, la Santa Sede informa della decisione la Repubblica, e in particolare l’ufficio centrale delle Religioni del Ministero dell’Interno. E c ‘è lì un placet formale.

Certo, la Repubblica potrebbe anche dire di no. Ma non succede mai. Potrebbe succedere se la Santa Sede scegliesse un vescovo autonomista che inciti alla disobbedienza civile, in caso puramente ipotetico. Ma non succede per ragioni ideologiche, ai vescovi non viene detto no per le loro posizioni su vita e famiglia.

Tra l’altro, se succedesse, ci sarebbero problemi con l’opinione pubblica. Per esempio, nel 2013 una minima esitazione del ministero degli Interni guidato allora da Manuel Valls lasciò credere che la Republique avesse bloccato la nomina di un vescovo di Metz, perché giudicato troppo tradizionalista. Lo scandalo, tuttavia, rientrò presto.

Dopo la comunicazione vaticana, il presidente dà la sua approvazione con un decreto che resta riservato. Ricevuto il decreto, viene emessa la bolla pontificia di nomina, e successivamente viene redatto un secondo decreto presidenziale che “riceve la bolla di istituzione canonica” tradotta in francese (l’originale è in latino) e questa viene poi sottoposta al Consiglio di Stato, che fa a volte qualche proposta di modifica del testo, soprattutto formale – per esempio l’uso del presente al posto del futuro.

Quindi, Santa Sede e governo concordano di pubblicare la notizia della nomina contemporaneamente sulla Gazzetta Ufficiale e sull’Osservatore Romano.

È una situazione, particolare, quella francese, l’unica che resiste in Europa – c’erano accordi simili con la Spagna, ma anche con il Perù, caduti però in disuso. Mentre procedure Stato – Chiesa per la nomina dei vescovi ci sono ora in situazioni difficili, come in Cina (con l’accordo riservato provvisoriamente in vigore) o in Vietnam, mentre accordi simili si fecero con l’Ungheria nel 1968.

Di certo, la Santa Sede ha progressivamente lavorato per evitare ogni tipo di interferenza nella nomina dei vescovi che resta una prerogativa del Papa e del Papa soltanto, e che dunque con il tempo sono stati messi da parte tutti i possibili coinvolgimenti degli attori statali nelle nomine.

Il caso francese resiste perché c’è anche una tradizione storica che si impone. Qualcosa di simile c’è in Germania, dove si applicano le disposizioni dei Concordati stipulati tra Chiesa e Stato che risalgono agli Anni Venti del XX secolo.

Secondo il Concordato della Baviera, ad esempio, ogni vescovo e ogni Capitolo cattedrale delle diocesi bavaresi sono chiamati a presentare ogni tre anni alla Santa Sede una lista di candidati ritenuti idonei all’episcopato. Quando una sede episcopale si rende vacante, il capitolo diocesano della cattedrale interessata è chiamato a presentare di nuovo il proprio elenco di candidati. Il Papa sceglie il vescovo da tutte queste liste.

Anche il Concordato di Baden e quello di Prussia stabiliscono che i vescovi e i Capitoli delle cattedrali presentino alla Santa Sede delle liste di candidati idonei alla carica di vescovo. In quel caso, il Concordato stabilisce che “valorizzando queste proposte, la Santa Sede presenta tre candidati al capitolo della cattedrale, da cui quest’ultimo dovrà scegliere il vescovo a scrutinio libero e segreto”.

Il Concordato di Baden stabilisce che tra i tre candidati presentati al Papa ci debba essere almeno un membro della diocesi interessata.

Insomma, è il Papa a nominare i vescovi, ma come si arrivi a quella nomina è un tema che riguarda piuttosto la storia di ogni Paese, e gli specifici accordi Stato e Chiesa.

Edited by pincopallino1 - 27/2/2024, 10:56
view post Posted: 27/2/2024, 10:03 Abusi e pedofilia: 9 monaci accusati nell'Abbazia di S. Maurizio - La stanza del peccato
https://katholisch.de/artikel/51405-abtei-...ern-aufarbeiten

AL MOMENTO NON VI SONO CAUSE PENDENTI DAVANTI ALLA MAGISTRATURA
L'Abbazia di Saint-Maurice ha ricevuto un trattamento esterno delle accuse di abuso
PUBBLICATO IL 27 FEBBRAIO 2024 ALLE 9:51

SAINT-MAURICE - Nel mese di novembre, un servizio televisivo svizzero ha rivelato accuse di abusi contro i membri del monastero di Saint-Maurice. L'abbazia sta ora facendo indagare le accuse esternamente. Le autorità hanno ora preso una decisione riguardo al sacerdote.

L'Abbazia svizzera di Saint-Maurice sta svolgendo un'indagine indipendente sulle accuse di abuso. Lunedì l'amministratore apostolico del monastero dei canonici agostiniani ha annunciato di aver chiesto al procuratore generale del cantone di Neuchâtel, Pierre Aubert, di costituire un gruppo di lavoro indipendente. Il gruppo di lavoro intende chiarire, con metodi storici e giuridici, il coinvolgimento dei membri del monastero nei casi di abusi sessuali. L'Istituto di storia contemporanea dell'Università di Friburgo fornirà il supporto scientifico al lavoro. Il gruppo ha il compito esplicito di denunciare eventuali reati scoperti di recente e non ancora prescritti.

Secondo l'abbazia, attualmente non ci sono procedimenti pendenti contro nessuno dei suoi membri davanti alla procura. Nel caso di un canonico che ha sospeso il suo incarico di decano a causa di accuse, il procedimento è stato interrotto nel 2005, la riapertura del procedimento è stata respinta nel 2021 e i ricorsi contro questa decisione non hanno avuto successo. Anche la Santa Sede è giunta alla conclusione che le accuse erano infondate. Il monastero ha quindi revocato le misure provvisorie contro il sacerdote e ora può reintegrarlo nel servizio pastorale.

Il servizio televisivo fa emergere le accuse

Le accuse sono state portate alla luce a novembre attraverso un servizio della televisione svizzera RTS. Sono stati accusati complessivamente nove canonici, cinque dei quali sono ancora vivi. Uno degli accusati era il priore del monastero , Roland Jaquenoud, che temporaneamente guidò l'abbazia dopo le accuse contro l'abate Jean César Scarcella . Jaquenod si dimise allora dalla carica di priore . La settimana successiva, Papa Francesco nominò amministratore apostolico dell'abbazia l'ex superiore della Congregazione del Gran San Bernardo, Jean Michel Girard . Girard aveva annunciato alla stampa in dicembre che avrebbe fatto ricorso ad aiuti esterni per far fronte alla situazione .

L'Abbazia di Saint-Maurice è un monastero dei canonici agostiniani nel cantone svizzero del Vallese. È considerato il più antico monastero esistente ininterrottamente in Occidente. In quanto abbazia territoriale, il monastero e un'area di quasi 100 chilometri ad esso appartenente equivalgono a una diocesi. (fxn)
view post Posted: 26/2/2024, 08:23 Abusi di coscienza e psicologici nella Famiglia di Maria. I tempi biblici dei processi in Vaticano - Attualità
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www.adista.it/articolo/69371

Inchiesta sulla Famiglia di Maria: le ragioni del commissariamento e della rimozione di p. Gebhard Paul Maria Sigl
ludovica eugenio 20/01/2023, 13:16

ROMA-ADISTA. Confusione tra foro interno e foro esterno, tra ruolo spirituale e amministrativo; culto cieco e incondizionato del fondatore; manipolazione mentale, annullamento delle personalità e delle coscienze; mistificazione della narrazione spirituale; emarginazione di chi dissente, potere assoluto sui singoli individui: sarebbero soprattutto queste le ragioni che hanno originato il provvedimento vaticano di commissariamento della comunità Pro Deo et Fratribus – Famiglia di Maria e del suo braccio sacerdotale, l’associazione pubblica clericale Opera di Gesù Sommo Sacerdote (v. Adista Notizie n. 44/22 e Adista online 31/12/22), e la rimozione dal suo ruolo del presidente e direttore spirituale p. Gebhard Paul Maria Sigl, sul quale peserebbe la responsabilità della situazione. La Comunità oggi conta oltre 60 sacerdoti, 30 tra seminaristi e “fratelli laici”, 200 “sorelle apostoliche” e famiglie di 11 Paesi: Italia, Germania, Austria, Svizzera, Francia, Olanda, Slovacchia, Repubblica Ceca, Russia, Kazakistan e Uruguay (dati del sito della comunità). La sua spiritualità, si legge sempre sul sito, si fonda su «amore per Maria, spirito eucaristico-sacerdotale e fedeltà al papa».

Il commissariamento pro tempore ha fatto seguito alla visita apostolica condotta nel 2021 dal vescovo emerito di Bari mons. Francesco Cacucci, ed è stato affidato il 1 giugno 2022 al vescovo ausiliare di Roma mons. Daniele Libanori e, per la parte femminile, alla religiosa suor Katarina Kristofová, già superiora generale delle Suore del Divin Redentore, nell’attesa di comprendere quale sarà il futuro della comunità e dei suoi membri. Una vicenda su cui vige il massimo riserbo, data anche l’alta protezione di cui gode la comunità in Vaticano, ma i cui contorni si stanno delineando con più precisione, grazie al contributo fondamentale di testimoni e vittime con cui siamo venuti in contatto. Una vicenda le cui radici risalgono lontano nel tempo, all’origine stessa della comunità, già pervasa di aberrazioni settarie e illeciti canonici perpetrati da personalità controverse o devianti. Una vicenda di cui occorre raccontare la storia perché fa luce sui contesti e le dinamiche delle derive settarie e degli abusi di potere, spirituali e psicologici, quando non anche sessuali, in tanti movimenti e nuove comunità: sarebbero circa 40 le realtà ecclesiali sotto la lente d’ingrandimento del Vaticano in questo periodo.



La potenza oscura del controverso mons. Hnilica

A fondare la comunità Pro Deo et fratribus (solo in seguito chiamata Famiglia di Maria) è, nel 1968, il gesuita mons. Pavel Hnilica, ordinato e consacrato vescovo in clandestinità nell’allora Cecoslovacchia comunista, poi, dopo il Concilio Vaticano II, sollecitato da Paolo VI a occuparsi dei cattolici nell'Est Europa e braccio destro di Giovanni Paolo II per tutto ciò che riguardava il sostegno (anche economico) alle quelle Chiese: su suo mandato, nel 1984 consacrò la Russia al cuore immacolato di Maria, su “dettato” delle apparizioni di Fatima. Hnilica è un personaggio controverso. Nel libro di Ferruccio Pinotti e Giacomo Galeazzi Wojtyla segreto, del 2011, vengono ricostruiti in modo minuzioso i passaggi delle ingenti quantità di denaro che dallo Ior e dal Banco Ambrosiano, proprio attraverso organizzazioni come la Pro Deo et Fratribus (utilizzata dal Vaticano e dalle intelligence occidentali), venivano trasferite in Polonia o verso le organizzazioni anticomuniste del Centro e Sudamerica. Proprio in relazione al caso banca vaticana (IOR)/Banco Ambrosiano e alla vicenda della valigetta di Roberto Calvi Hnilica è stato un personaggio centrale: fu condannato in primo grado nel 1993 a tre anni e sei mesi con pena detentiva sospesa per ricettazione: aveva emesso due assegni in bianco in cambio di documenti che avrebbero potuto dimostrare l’innocenza del Vaticano nel fallimento del Banco Ambrosiano; fu poi assolto in Cassazione nel 2000, avendo agito, secondo quanto asserito dalla pm Maria Monteleone, per non compromettere l'onore del papa e del Vaticano. Nel 1989, era stato trovato in possesso di documenti dei servizi segreti italiani (Sismi) riguardanti gli ultimi giorni di Calvi. Vantava l'amicizia di Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, di madre Teresa di Calcutta e di Werenfried van Straaten, che nel 1947 aveva dato vita alla fondazione pontificia internazionale “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, e che fu candidato alla beatificazione fino all’emergere di un’accusa di abusi sessuali (v. Adista online, 11/2/21). Hnilica fu anche al centro di vari movimenti controversi (come l'Opus Angelorum, v. Adista Notizie n. 90/2010 e l’Armata bianca di p. Andrea D’Ascanio), e il suo nome compare spesso legato ad apparizioni mariane di dubbia natura: nel pieno della guerra bosniaca, con il calare dei proventi del santuario di Medjugorje, tentò di creare una realtà analoga negli Stati Uniti, in Colorado, sponsorizzando le visioni della veggente Theresa Lopez e organizzando con lei dei tour che inizialmente fruttarono 50 milioni di dollari all'anno. Durò poco: nel 1994 l'arcivescovo di Denver James Stafford dichiarò le visioni non sovrannaturali.

Torniamo alla Comunità.

Dopo il crollo dei regimi comunisti, all’inizio degli anni ‘90, Hnilica “rifonda” la Pro Deo et Fratribus sulle ceneri dell’Opera dello Spirito Santo (OSS), una comunità fondata nel 1972 dal prete austriaco, all’epoca 52enne, Josef Seidnitzer – personaggio tragico e complesso, condannato al carcere tre volte tra gli anni ‘50 e ‘60 dai tribunali austriaci per abusi sessuali seriali su ragazzi adolescenti – e dal suo “pupillo”, il 23enne Gebhard Paul Maria Sigl, suo braccio destro fino alla morte (Seidnitzer muore nel 1993) nonostante fosse al corrente del suo passato. Quando l’Opera dello Spirito Santo fu dissolta nel 1990 per gravi problemi (v. più avanti), Hnilica raduna attorno a sé i 21 “sopravvissuti” offrendo loro la prospettiva di una nuova vita comunitaria a Roma: la “nuova” Famiglia di Maria.



Le radici della Famiglia di Maria: Josef Seidnitzer e l’Opera dello Spirito Santo

Torniamo al 1972. L'Opera dello Spirito Santo di Seidnitzer e Sigl rientra tra i movimenti mariani, nati all’interno della spinta postconciliare di matrice carismatica orientati al rinnovamento della Chiesa. Alla guida e al centro di questo microcosmo, tendenzialmente innovativo, la personalità complessa di Seidnitzer e un sistema comunitario fondato sulla tirannia psicologica.

Alcuni testimoni con i quali abbiamo parlato lo descrivono come un narcisista che interpretava la storia in funzione di se stesso, e che si considerava il papa dei nuovi tempi, il «nuovo Pietro» che avrebbe edificato una Chiesa rinnovata, circondato dai suoi “apostoli” (a ognuno dei membri veniva attribuito infatti il nome di un apostolo: Gebhard Sigl, da lui designato come il suo successore, si sarebbe chiamato “Paul”, Paolo, nuovo apostolo delle genti). Questa dimensione assunse toni deliranti: a Natale del 1974, racconta una nostra fonte, Seidnitzer profetizzò che con l'apertura dell'anno santo avrebbe dovuto realizzarsi l'atteso intervento divino nella storia, e che papa Paolo VI avrebbe dovuto dimettersi per lasciare il suo posto a lui, il Pietro della nuova Chiesa. Parrebbe un megalomane millantatore, insomma, che affermava di essere depositario di rivelazioni divine personali, di avere dolorose stimmate invisibili, che manipolava i giovani, cercando di convincerli di avere una vocazione con una pressione morale e spirituale, esercitata grazie a un impressionante «potere di incantamento», con il quale li esortava a «incarnare il sogno di una Chiesa nuova, del quale dovevano sentirsi responsabili»; un uomo capace di impedire a uno dei membri della comunità di allontanarsi per visitare un genitore morente, affermando con sicurezza, presto smentito, di sapere che Dio non l'avrebbe fatto morire; di impedire a un altro di adempiere agli obblighi militari, causando il suo arresto alla frontiera; di scrivere a una madre che “Dio gli aveva rivelato” che il figlio era destinato al sacerdozio; un "imbroglione" - così è stato definito - che simulava estasi mistiche con una «sapiente recitazione». Un mistificatore apocalittico, che faceva dell’“imminente” intervento divino nella storia l’elemento che teneva insieme la comunità bloccandola in un perenne crescendo di aspettative, soggiogandone e intrappolandone i membri. Membri che erano uomini e donne sinceramente desiderosi di votare la propria vita a Dio, ma che venivano privati di ogni tratto personale, del tutto omologati e resi incapaci di aprire gli occhi, cristallizzati in una sorta di “limbo” fisso, immutabile e disincarnato rispetto alla vita reale. E poi, non dimentichiamolo, Seidnitzer negli anni '50 aveva trascorso in totale quasi tre anni in carcere per abusi sessuali su numerosi ragazzi, che ubriacava per poi stuprarli. Il che non gli aveva impedito, in seguito, di continuare la sua attività pastorale in Francia, coperto dal sistema di omertà della Chiesa.



La fine rovinosa dell’Opera dello Spirito Santo

Nel 1972 la neonata Opera si insediò a Castelgandolfo, nella diocesi di Albano (Roma), inizialmente come comunità priva di inquadramento canonico. Fu nel 1977 che il card. Gabriel-Marie Garrone, a quel tempo prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica, inviò una visita, affidata a mons. Andrea Pangrazio, visitatore dei seminari italiani, in seguito alla quale concesse l'approvazione ad experimentum dell'Opera. Garrone conosceva Seidnitzer dal 1961, quando era vescovo a Tolosa, perché lo aveva accolto in diocesi, trasferito dall’Austria, e gli aveva affidato un lavoro in parrocchia. La luna di miele durò poco, perché nel 1978 il prelato, probabilmente informato del passato criminale di Seidnitzer, ritirò improvvisamente la concessione, invitando quest'ultimo a «ritirarsi per un tempo di riflessione e preghiera, lontano da Roma, se possibile fuori dall'Italia» (lettera 8 febbraio 1978); il vescovo di Albano, mons. Gaetano Bonicelli, a sua volta, espulse la comunità dalla diocesi con l’ingiunzione di scioglierla. Seidnitzer, ci racconta il nostro testimone, si sarebbe piegato all'ordine dell'istituzione, ma Sigl provò a resistere.

L’anno successivo Seidnitzer, Gebhard Paul Maria Sigl e la comunità tornano in Austria, a Innsbruck, dove Seidnitzer, invece di disperdere i suoi sodali come gli era stato imposto, dà vita allo “Studienheim International Villa Salvatoris”, la nuova sede della comunità che appariva come una sorta di seminario parallelo di dubbia ortodossia; il vescovo di Graz-Seckau (la sua diocesi di origine), Johann Weber, lo rimuove dal servizio sacerdotale per disobbedienza (19/11/1979). Anche il vescovo di Innsbruck Reinhold Stecher si esprime più volte contro la comunità e nell'autunno 1985, sulla scorta di un documento della Congregazione per l’Educazione cattolica firmato dal prefetto card. William Baum (15/7/1985), dichiara che tale “seminario parallelo” non ha legittimazione alcuna: «Non è nient’altro che l’invenzione privata di una singola persona – si legge nel documento vaticano – che si è arrogato purtroppo il diritto di imboccare una strada di propria scelta, e che fino a oggi ha ignorato la disciplina più elementare delle norme ecclesiastiche e continua a ignorarle». «È escluso – avverte a commento il vescovo Stecher nella sua lettera – che i membri di questo “seminario” possano mai essere autorizzati a una consacrazione ecclesiastica», e afferma che lì vengono svolte attività pastorali «sotto il pretesto che si tratti di una realtà cattolica e fedele alla Chiesa». Un nuovo avvertimento arriva nel 1988. Seidnitzer si ritira completamente e definitivamente dalla comunità nel 1990, morendo tre anni dopo. Ma c’è chi ne continua l’opera.



Sigl e le prime ordinazioni controverse nella Famiglia di Maria

È in questa fase, alla fine del 1989, che si inserisce nella storia mons. Hnilica, tramite uno dei membri, p. Rolf Philipp Schönenberger, che lo porta a Innsbruck: «Ho incontrato questo gruppo di giovani guidati da p. Josef Seidnitzer e Paul Maria Sigl», ricorderà in seguito il vescovo, apprezzandone la forte devozione mariana e proponendo tornare a Roma in cerca di futuro; «io sono un vescovo senza una comunità, e voi siete una comunità senza vescovo», dirà loro. Una nuova comunità in effetti, ci spiega un testimone, era utile tanto a Hnilica quanto a Paul Maria Sigl: per il primo significava poter contare sul radicamento di una comunità in Italia, della quale essere il mentore; per Sigl, disporre di un luogo istituzionalmente riconosciuto dalla Chiesa in cui poter crescere nel potere personale, “ripulendo” la nuova comunità dalla scomoda eredità di Seidnitzer. Molti, constatate le premesse, abbandonano, sfiduciati e scettici sul nuovo corso, come lo svizzero Marian Eleganti, oggi vescovo emerito di Coira, in Svizzera, che era entrato nell’OSS nel 1978.

Ottenuta una prima approvazione della comunità nell'estate del 1992, dal vescovo della diocesi slovacca di Roznava mons. Eduard Kojnok, Hnilica ordina in fretta e furia a Fatima, l’8 dicembre di quell’anno, cinque dei membri che, provenendo dall’OSS (il cui seminario aveva ricevuto dalla Chiesa il divieto di ordinare preti), erano privi dei requisiti formativi per accedere al presbiterato: oltre allo stesso Sigl, Luciano Alimandi (oggi officiale in Segreteria di Stato vaticano), Aleandro Cervellini, Rolf Schönemberger, Johannes Stoop. Hnilica d’altronde, nel prendere questa scorciatoia, poteva contare su amicizie nella Curia romana. Scorciatoia che, peraltro, contraddice il Codice di Diritto Canonico, che al can. 250 impone un ciclo di studi di sei anni, prima dell’ordinazione presbiterale. Qui, il tempo intercorso tra lo sbandamento dell’OSS e l’ordinazione è di due anni a dire tanto. Ma Hnilica garantisce per tutti, senza apparentemente rendersi conto della grave eredità che quegli uomini si portavano dietro, senza esercitare alcun discernimento che potesse “raddrizzare” una costruzione nata già storta, e contribuendo, dunque, al perpetuarsi di un contesto nutrito da una narrazione già fortemente deviata.



Gebhard “Paul Maria” Sigl prende le redini

Uscito di scena Seidnitzer, è dunque Paul Maria Sigl, il suo “pupillo”, a prendere in mano le redini della “nuova “Pro Deo et fratribus - Famiglia di Maria”, dandole decisamente un'identità improntata ai culti mariani e alle apparizioni. Sigl, raccontano i nostri testimoni, è un uomo affabile, affascinante, magnetico, che ama la pittura e la musica. Ma la storia della “nuova” Famiglia di Maria sembra ricalcare il passato: Sigl, affermano, è assetato di potere, riesce persino a far credere ai suoi seguaci di essere un figlio spirituale di Padre Pio, i cui guanti afferma di indossare, imponendo le mani. Pretende di avere il carisma della lettura nel cuore delle persone, grazie al quale avrebbe indicato a ognuna la propria vocazione e il proprio santo protettore. Nel 1995 il Pontificio Consiglio per i Laici eleva la Famiglia di Maria ad associazione di diritto pontificio, gli statuti vengono approvati definitivamente nel 2004. Nel 2008 Sigl ottiene dal Vaticano l'approvazione del ramo presbiterale della comunità, l’“Opera di Gesù Sommo sacerdote”, fondata il giorno della sua ordinazione del 1992, e ora riconosciuta dal Dicastero per il Clero come “associazione pubblica presbiterale con facoltà di incardinare i preti”.

Il “nuovo apostolo Paolo” imprime sulla sua “creatura” il sigillo del suo potere assoluto: divide rigidamente ramo maschile e femminile, emargina chi esprime una voce dissenziente - sono sempre i testimoni a parlare - svaluta la personalità dei membri (soprattutto delle donne consacrate, votate alla “santificazione dei preti”), instilla un concetto di obbedienza assoluta e sensi di colpa, viola la libertà individuale, in primo luogo psicologica, in cambio dell’offerta di una vita agiata, grazie alle grandi quantità di denaro che confluiscono nelle casse della comunità; sovrappone i ruoli di presidente e direttore spirituale, sommando in sé due dimensioni che vanno in corto circuito, quella spirituale e quella di superiore gerarchico, confondendo così foro interno ed esterno, coscienza e autorità: la radice di ogni abuso di potere. La vita spirituale viene incentrata per lo più sul culto delle visioni private della veggente olandese Ida Peerdeman, di cui Sigl era amico (le cosiddette apparizioni di Amsterdam, dove la comunità gestisce un santuario), che riguardano “Nostra Signora di tutti i popoli”, una Maria che chiederebbe per sé il dogma di Corredentrice. Tanto le visioni quanto il titolo di “corredentrice” sono state condannate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, ma p. Sigl ha continuato a diffonderne il culto, a promuovere e animarne i pellegrinaggi, a scrivere libri sul tema.

Tuttavia, a quanto sembra, non sarebbero tanto queste deviazioni dottrinali a preoccupare il Vaticano, quanto piuttosto le derive settarie, quello che una nostra fonte definisce «soggiogamento mentale, potere assoluto sul singolo individuo, “creazione” di persone tutte uguali, cloni l’una dell’altra, senza una opinione personale»; il fatto che venga impedita una formazione intellettuale seria e un confronto con la vita reale; la costruzione, in definitiva, di una narrazione spirituale che si pretende divina ma che si innesta a sua volta su una precedente narrazione gravemente deviante. Lo dimostra anche, sul versante femminile, la storia della “superiora” delle consacrate, “madre Agnès”, al secolo Franziska Kerschbaumer, feticcio plasmato da Sigl come detentrice di un carisma ancora nascosto. Anche qui, un'attesa messianica funzionale alla conservazione del potere.



Le amicizie importanti, i ruoli in Vaticano

La Famiglia di Maria, presente in Italia con due comunità, a Civitella del Tronto (Teramo) e ad Ariccia (Roma), ha sempre potuto contare – grazie anche a mons. Hnilica – su amicizie importanti, sia in Vaticano, sia tra i vescovi diocesani. Fa parte della comunità, come detto sopra, mons. Luciano Alimandi, già segretario di mons. Hnilica (dal quale, lo ricordiamo, fu ordinato a Fatima nel 1992), in seguito segretario del prefetto della Congregazione per il Clero card. Dario Castrillón Hoyos a cavallo degli anni 2000, e dal 2009 officiale della Segreteria di Stato vaticano, sezione Rapporti con gli Stati. Ne è un membro anche lo slovacco p. Martin Barta, dal 2011 assistente ecclesiastico internazionale della fondazione di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, presieduta dal 2011 dal card. Mauro Piacenza, già prefetto della Congregazione per il clero e dal 2013 penitenziere maggiore del Tribunale della Penitenzieria apostolica (il tribunale supremo vaticano). Anche l’assistente ecclesiastico della sezione italiana della Fondazione, il colombiano p. Martino Serrano, appartiene all’Opera di Gesù Sommo Sacerdote. Il card. Piacenza è molto vicino alla comunità: oltre ad avere celebrato l’ordinazione sacerdotale di alcuni membri, il suo segretario alla Penitenzieria è lo slovacco p. Lubomir Welnitz, membro dell'Opera di Gesù Sommo Sacerdote e dal 2020 anche cerimoniere pontificio.

Il futuro della comunità

Il commissariamento pro tempore della Famiglia di Maria prelude a una decisione vaticana sul destino della comunità; nel suo futuro potrebbe esserci la dissoluzione o una riforma, ma secondo il vescovo di Amsterdam mons. Jan Hendriks, intervistato dal quotidiano olandese Nederlands Dagblad (17/1), l’ipotesi più probabile è che si proceda a una sorta di ricambio ai vertici; l’attuale responsabile straordinario mons. Libanori avrebbe informato Hendriks che, per quanto riguarda la comunità di Amsterdam, «c'è la possibilità che venga ampliata con qualche persona». Una misura soft, per concedere alle persone che fanno parte della comunità tutto il tempo necessario per acquisire consapevolezza ed elaborare il “lutto” arrecato dallo svelamento del reale stato di cose, passato e presente. Vari tentativi da noi fatti per contattare telefonicamente e via mail la comunità per parlare con p. Sigl sono andati a vuoto.

www.adista.it/articolo/71486
Famiglia di Maria: una nuova testimonianza di abusi di coscienza e psicologici
ludovica eugenio 25/02/2024, 20:07
ROMA-ADISTA. Pare incontrare difficoltà il tentativo di procedere a una profonda riforma dell’associazione di fedeli Famiglia di Maria - Pro Deo et Fratribus e del suo ramo sacerdotale, l’Istituto Opera di Gesù Sommo Sacerdote (OJSS), comunità dalla storia complicata e controversa, da quasi due anni commissariata con decreto vaticano e affidata al governo del vescovo ausiliare di Roma mons. Daniele Libanori e, per la parte femminile, alla religiosa suor Katarina Kristofova,

per presunti abusi psicologici e spirituali da parte del co-fondatore e già superiore p. Gebhard “Paul Maria” Sigl. Secondo quanto si legge in una dichiarazione del 17 febbraio, diffusa sul sito internet della Famiglia di Maria, il tentativo avviato nel settembre dello scorso anno di “far ripartire” con una nuova formazione spirituale le “novizie” (termine un realtà improprio, dal momento che non si tratta di religiose, ma di laiche consacrate) presso le catacombe di Priscilla a Roma è finito male, probabilmente per una scarsa adesione delle candidate al nuovo progetto formativo. Il “noviziato” pertanto verrà chiuso.

Nel maggio dello scorso anno, un comunicato sulla stessa pagina del sito aveva spiegato il senso delle riforme, tendenti «a favorire nei Membri dell’Istituto una matura autonomia del giudizio e il consolidamento della spiritualità, da fondare maggiormente sulla sana tradizione e sul magistero sicuro della Chiesa», che motivavano «un processo di revisione dei percorsi formativi garantendo anzitutto la netta distinzione tra la funzione di governo e l’accompagnamento spirituale». Ma evidentemente le cose non sono andate nel verso sperato.



I tempi lunghissimi del processo a Gebhard Sigl

Nel frattempo, occorre sottolineare che a quasi due anni dall’inizio, non si ha alcuna notizia dell’inchiesta in corso presso il Dicastero del clero su Gebhard Sigl, deposto dalle sue funzioni e con il divieto di contattare i suoi membri, per «presunti abusi spirituali, manipolazioni e un sistema di potere messo in atto dal fondatore», di fronte ai quali ora si attende un «cammino di purificazione» che comporta «anche un confronto sincero con quanti, dentro e fuori entrambi gli Istituti», ne sarebbero stati «vittime». Si tratta di tempi inspiegabilmente lunghissimi, che lasciano le persone all’interno della comunità nell’incertezza e nell’ignoranza totale e nell’incapacità di pensare a un futuro.

Di diversi ex membri e testimoni stiamo raccontando il vissuto in una lunga inchiesta (v. Adista Notizie nn. 44/22; 3, 6, 19, 25/23; Adista online 7/2/23; 21/4/23; Adista Segni Nuovi 43/23), da cui emergono dinamiche che si ripetono e vissuti sovrapponibili: una prima accoglienza calorosa, una spiritualità e una vita comunitaria coinvolgenti, una sempre più incondizionata fiducia nel superiore, voce unica della volontà di Dio, che si fa obbedienza cieca, docilità assoluta e impegno a spingersi oltre i propri limiti, fino a essere condotti a cancellare e dimenticare tutto di sé, lentamente, senza rendersene conto: aspirazioni, bisogni, affetti, libertà personale, fino a quando corpo e psiche sono schiacciati oppure si rivoltano.



La storia di Peter

Le storie personali sono tutte differenti ma sono accomunate da dinamiche che si ripetono e vissuti sovrapponibili: una prima accoglienza calorosa, una spiritualità e una vita comunitaria coinvolgenti, una sempre più incondizionata fiducia nel superiore, voce unica della volontà di Dio, che si fa obbedienza cieca, docilità assoluta e impegno a spingersi oltre i propri limiti, fino a cancellare e dimenticare tutto di sé, lentamente, senza rendersene conto: aspirazioni, bisogni, affetti, libertà personale, fino a quando corpo e psiche sono schiacciati oppure si rivoltano.

Ma c’è anche chi vuole mantenere un’indipendenza di giudizio, uno spirito critico, e non è disposto ad annullare tutte le distanze rispetto a quello che appare come un abuso di potere sull’individualità dell’altro. E in quel caso, come nella storia che presentiamo oggi, è il superiore a non accettare la mancanza di asservimento del membro in questione, che è visto come un pericolo per l’ecosistema che ha creato. E dunque fa terra bruciata, in comunità, intorno a lui, mettendogli contro i confratelli e le consorelle, spargendo voci, facendolo sentire isolato, controllato, spiato e rendendogli la vita impossibile. Finché l’altro, esausto, non decide che è troppo e si allontana dalla comunità.

Il nostro testimone si chiama Peter Gehring, viene dalla Germania ed è stato nella comunità tra il 1992 e il 1997, negli anni, dunque, che hanno visto l’ascesa e il consolidamento del potere di p. Gebhard Sigl, determinando il corso e lo stile di vista della comunità fino a oggi. Era il momento in cui il vescovo slovacco Pavel Hnilica (che aveva dato vita alla Famiglia di Maria nel 1968 per aiutare le Chiese dell’Est Europa) rifonda la comunità sulle ceneri dell’Opus Sancti Spiriti (OSS), comunità austriaca guidata dal prete pedofilo Joseph Seidnitzer, pluricondannato e deceduto nel 1990, di cui Gebhard Sigl era il pupillo, e spostandola dall’Austria in Italia. Una nuova comunità in effetti, ci ha spiegato un testimone, era utile tanto a Hnilica quanto a Gebhard Sigl: per il primo significava poter contare sul radicamento di una comunità in Italia, della quale essere il mentore; per Sigl, disporre di un luogo istituzionalmente riconosciuto dalla Chiesa in cui poter crescere nel potere personale, “ripulendo” la nuova comunità dalla scomoda eredità di Seidnitzer, e dandole un'identità improntata ai culti mariani e alle apparizioni private. Ma molti sono i membri che non condividono il "nuovo" corso e che abbandonano il progetto che appare pervaso da derive, tra cui l’attuale vescovo ausiliare emerito di Coira mons. Marian Eleganti, e molti sono i problemi con l’autorità ecclesiastica. Hnilica, infatti, cerca di ottenere dalla Curia un riconoscimento della comunità, che viene negato

(otterrà un primo riconoscimento diocesano nell'estate del 1992 dal vescovo della diocesi slovacca di Roznava mons. Eduard Kojnok), così come viene imposta una serie di condizioni ai candidati al sacerdozio della comunità; condizioni che vengono ignorate da Hnilica che, forte delle sue amicizie in Vaticano, in particolare con papa Giovanni Paolo II, procede comunque all'ordinazione dei primi cinque preti della comunità, l'8 dicembre 1992, tra i quali lo stesso Sigl. In quella fase Gebhard Sigl, l'anello di congiunzione più rilevante con la “vecchia” comunità di Seidnitzer, era stato temporaneamente allontanato dalla comunità, nell'Est Europa, con il divieto di contattare la comunità. Vi tornerà successivamente da prete, riprendendo il suo ruolo.

È proprio in quella fase che Gehring entra nella comunità. Qui racconta la sua esperienza, nella prima di due testimonianze.



Come e quando è entrato nella Famiglia di Maria?
Dopo la maturità avevo iniziato a studiare ingegneria meccanica all'università, quando ho sentito la chiamata di Dio al sacerdozio. Non volevo diventare un sacerdote diocesano e percorrere questo cammino da solo, ma insieme ad altri, all’interno di una comunità. Per questo ero alla ricerca di una comunità in cui la mia vocazione al sacerdozio potesse realizzarsi. Nel 1991 avevo conosciuto alcuni fratelli e sorelle della Famiglia di Maria durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Czestochowa, e mi avevano fatto una buona impressione. Così, nell'estate del 1992, ho visitato la comunità in Italia e ho vissuto lì per alcune settimane per conoscerli meglio. Mi sono sentito molto a mio agio e la spiritualità mi si addiceva. I fratelli e le sorelle mi dissero che mi sarei trovato bene e i responsabili che potevo venire e iniziare i miei studi con l'anno accademico 1992/93. Così ho interrotto i miei studi precedenti e sono andato in Italia. Dopo sei mesi, nella primavera del 1993, su richiesta dei responsabili, mi sono unito definitivamente alla comunità. Ho affidato la mia vocazione sacerdotale al vescovo Hnilica che era responsabile della comunità. Era la fase iniziale della comunità e Gebhard Sigl era stato isolato dalla comunità e non doveva avere alcun contatto con i fratelli e le sorelle. Non lo conoscevo, lo incontrai per la prima volta nell'estate del 1993 durante un ritiro in Slovacchia, solo pochi mesi dopo il mio ingresso. Da quel momento in poi, il vescovo gli diede sempre maggiori responsabilità sulla comunità, mettendomelo di fronte come superiore. Il santo che Gebhard mi assegnò come modello e di cui avrei portato il nome era Sant'Antonio Maria Claret. Per questo nella comunità ero chiamato "fratel Peter Antonius".

Com'era la vita in comunità?
Vivevo con gli altri studenti a Villa Adriana (Tivoli) e ogni mattina andavamo a Roma in macchina per frequentare l'università al Laterano. Il pomeriggio facevamo lezione in casa. Ci dividevamo i lavori da fare. C'erano orari stabiliti di preghiera, organizzati alternativamente da un fratello o una sorella, durante i quali si recitava ogni giorno il rosario. Più tardi, quando ci furono anche i sacerdoti (dopo l’ordinazione clandestina a Fatima di 5 membri, tra cui lo stesso Sigl, ndr) fu aggiunta la Messa quotidiana.
Gebhard sosteneva di essere un grande profeta che aveva ricevuto un'illuminazione speciale da Dio. Visitava regolarmente le singole case, teneva conferenze, conduceva dibattiti e influenzava la vita della comunità e la vita personale dei singoli. Mi chiese di abbandonare ogni sicurezza finanziaria e di affidarmi solo a Dio. Non dovevo più avere risparmi, secondo il modello della Chiesa primitiva. Ho contribuito alla comunità con tutte le mie capacità e i miei beni e ho fatto ciò che mi veniva chiesto di fare 24 ore su 24, sette giorni su sette. Ho messo a disposizione della comunità la mia auto e ho pagato la benzina con i miei soldi. Avevo portato in comunità la mia costosa bicicletta e l'ho messa a disposizione, con il risultato che mi è stata rubata da qualcuno all’interno.

La vita nella comunità era molto povera e modesta. Ho dato una mano finché i miei risparmi non si sono esauriti. La mia vita personale era estremamente limitata: non si aveva una vera privacy e per molto tempo ho dovuto condividere la stanza con un altro fratello. La sfera privata non era rispettata. In mia assenza, i miei effetti personali venivano costantemente rovistati e messi sottosopra. Tutte le situazioni avverse dovevano essere accettate come se fossero un dono di Dio.
Gebhard aveva standard diversi. Mentre i fratelli e le sorelle dovevano condurre una vita semplice e povera, lui si crogiolava nel lusso. Ha addossato agli altri pesi che lui si guardava dal portare. Si lasciava servire e corteggiare. Gli piaceva essere sempre al centro dell'attenzione, essere adorato e ammirato da tutti. Dopo la sua ordinazione sacerdotale, ha preso sempre più il controllo della vita dei fratelli e delle sorelle. Si comportava come un sovrano. Attraverso i superiori della casa, interferiva nelle aree più profonde della persona e ne determinava completamente la vita intera. Per esempio, avevo una statuetta di Maria Rosa Mistica alla quale ero profondamente legato. Ho dovuto darla via perché lì si preferiva Nostra Signora di Fatima. Questa perdita mi addolora ancora oggi.
Gebhard arrivò persino a interferire con ciò che era permesso fare durante le vacanze a casa. Per esempio, avevo già organizzato e pagato, con l’aiuto di una persona, un pellegrinaggio a Fatima: lui mise i bastoni tra le ruote e mi impedì di farlo.
In comunità si veniva costantemente monitorati dagli altri, i quali ti rimproveravano o riferivano a Gebhard nel caso in cui non ci si attenesse strettamente alle sue indicazioni.
Tutto ruotava intorno a lui. La sua parola era pari alla parola di Dio. Si vantava di essere illuminato da Dio e giustificava tutte le sue decisioni con le sue "ispirazioni divine", "luce di Dio" che lui aveva ricevuto. Amava impressionare i suoi ascoltatori e sapeva molte cose che non si potevano sapere naturalmente. Questa conoscenza era, per così dire, la "prova" del suo carisma speciale. Sono state anche installate segretamente telecamere e microfoni per controllare e ascoltare ogni parola. Inoltre, c'erano informatori tra i fratelli e le sorelle che, per suo conto, mi ascoltavano e mi interrogavano in modo innocuo e gli riferivano tutto.
A Civitella del Tronto (altra sede della Famiglia di Maria in Italia, ndr), la comunità ricevette una casa in cui molto tempo prima erano vissute delle suore e che aveva bisogno di essere ristrutturata. Gebhard decise che i candidati che volevano entrare in comunità dovevano fare due anni di formazione e aiutare nella ristrutturazione. Anche gli studenti dovevano interrompere gli studi e fare due anni di servizio sul cantiere, per poi continuare gli studi. In quel momento avevo già studiato 3 anni (2 anni di filosofia e 1 anno di teologia) e mi mancavano ancora 2 anni per completare il percorso.
Retrospettivamente, posso dire che l’obiettivo di Gebhard durante questo periodo di formazione era di orientare tutti verso di sé e i suoi obiettivi. Voleva conoscere meglio ogni individuo e verificare chi gli era devoto. Chi non era abbastanza devoto veniva allontanato.
Ha fatto pressioni affinché lo scegliessimo come guida spirituale, sostenendo che non ci sarebbe stato nessuno più idoneo di lui, colui che è stato "illuminato dalla luce divina". Ha affermato di essere uno strumento scelto da Dio, con l'importante compito di svolgere un ruolo cruciale insieme alla comunità in quel periodo. Attraverso varie forme manipolative, incluso il tono dei suoi discorsi, ha cercato di instillare la fiducia cieca in lui e nella sua "luce", richiedendo un'obbedienza incondizionata.
In sintonia con ciò, la veggente Theresa Lopez di Denver, Colorado, che era una sorella nella comunità (invitata da Hnilica, le sue visioni sono state giudicate non sovrannaturali dal vescovo di Denver mons. Stafford nel 1994, ndr), ha trasmesso un messaggio della Madonna ai fratelli e alle sorelle della comunità, nel quale Maria invitava ad accettare Gebhard come il suo strumento scelto affinché il suo piano potesse realizzarsi. Si trattava di una manipolazione raffinata, di un lavaggio del cervello di alta qualità.
Successivamente, Gebhard ha esortato tutti a prestare più attenzione a lui che alla propria coscienza. Ha addirittura fatto di questa obbedienza a lui un criterio per ammettere i candidati nella comunità. Non ho seguito questa direzione perché, interiormente, ho avvertito che non era giusto. Mi sono richiamato alle parole di Sant'Agostino, che considerava la coscienza come la massima autorità attraverso la quale si esprime la voce di Dio.

Poco è rimasto del mondo perfetto che mi era stato presentato all'inizio. Ha cominciato a emergere una struttura simile a una setta, con Gebhard al centro come il guru e tutti che lo accettavano come loro signore e maestro.

C’era una gerarchia in comunità?

C'era una chiara struttura gerarchica. Il superiore della casa era, per così dire, il braccio teso di Gebhard! Era in stretto contatto con lui, gli riferiva e riceveva le sue istruzioni. Attraverso di lui, Gebhard governava l'intera casa.
Lo stesso accadeva con le consacrate: egli governava su tutte loro attraverso la “superiora”, Agnese, che era estremamente sottomessa a lui. La scelta della “superiora” da parte delle sorelle è stata una farsa. Gebhard aveva annunciato che era nominata da Dio, e quindi l'elezione non fece altro che confermare la decisione di Gebhard. Era l'unica candidata e veniva "eletta" anno dopo anno.



Che impatto ha avuto la comunità sulla sua vita? Come ha lasciato la comunità?
Alla fine di questi due anni di formazione avevo ottenuto il massimo dei voti. Volevo quindi continuare i miei studi teologici a Roma, come era stato programmato. Ma questo non è successo perché Gebhard mi ha detto, verso la fine del secondo anno di formazione, che avrei dovuto lasciare la comunità. Non mi ha dato una ragione specifica, ha solo detto che avrei potuto realizzarmi meglio fuori dalla comunità! Non sapevo dove andare e non volevo lasciare la comunità, ma non avevo scelta: mi è stato detto che non avrei potuto continuare gli studi e che la mia stanza non era più disponibile!
Mi sono ritrovato con nulla. Avevo investito i miei risparmi nella comunità (anche su richiesta di Gebhard, che mi chiedeva di liberarmi da ogni sicurezza materiale!), con l'intenzione di rimanervi per il resto della mia vita. Per tutti quegli anni, ho fatto ciò che mi era stato ordinato e ho dedicato le mie abilità e la mia forza lavoro alla comunità. Tutto ciò non aveva più valore! Gebhard ha sfruttato tutte le mie abilità per la sua opera e i suoi progetti, e ora liquidava il tutto dicendo che lo avevo fatto per Dio. Sono stato scaricato da lui e non c'è stato alcun aiuto per un nuovo inizio.
Anche tutto il sostegno che i miei genitori avevano offerto alla comunità a causa mia è svanito. Sono stati ingannati in modo ingiusto. Gebhard si è presentato loro come un profeta di Dio, che riceveva messaggi divini, affermando che il loro figlio con lui sarebbe diventato un buon prete. Di conseguenza, hanno sostenuto la comunità con generose donazioni di denaro e beni materiali.

Per tutti quegli anni, Gebhard mi ha lasciato credere di essere un membro a pieno titolo della comunità, destinato a diventare sacerdote lì e a rimanervi per sempre. E improvvisamente tutto è cambiato. Per anni, era sembrato essere volontà di Dio che io fossi nella comunità, e improvvisamente Dio aveva cambiato idea? Ero completamente traumatizzato, incapace di pensare con lucidità, e sono sprofondato in un profondo abisso.

La sua tattica per liberarsi dei fratelli o delle sorelle che non gli servivano più, dopo averli sfruttati e quando non c'era più nulla da ottenere, era la seguente: casualmente, a tavola, in piccoli gruppi, affermava che il Signore gli aveva mostrato che quel fratello o quella sorella avrebbe lasciato la comunità. Questa era una profezia che si autoavverava, poiché quest'informazione si diffondeva tra i fratelli e le sorelle, finendo per diventare di dominio pubblico, tranne che per la persona interessata. Avevo assistito a questo già diverse volte con altri e, alla fine, l'ha fatto anche con me. Funzionava così: entri in una stanza dove si trovano diversi fratelli e sorelle, i bisbiglii si interrompono e c’è un silenzio imbarazzato. Ognuno va improvvisamente per la sua strada, e si crea un'atmosfera strana. Sospetti di essere tu l'argomento di conversazione...
Da quel momento in poi, diventi un confratello di seconda classe. Vieni trattato come un traditore, da trattare con sospetto e diffidenza. Alcune informazioni non ti vengono più fornite. L'atmosfera è avvelenata, poiché i fratelli e le sorelle sono stati istigati. Inizia il conto alla rovescia, ed è solo questione di tempo prima di decidere quanto a lungo si può sopportare questa situazione dolorosa. Non ha senso combattere contro: prolungherebbe solo il percorso di sofferenza. In sostanza, in questa comunità sei un confratello solo per grazia di Gebhard. Se finisci in disgrazia, è tutto finito.
In questo contesto, Gebhard ha causato un notevole turnover, poiché in quei cinque anni ho visto molte persone arrivare e andarsene. È incredibile quanto dolore umano quest'uomo abbia arrecato!
Non sapevo come andare avanti. Per prendere un po' di distanza e riflettere, sono andato per circa 2 mesi in Russia, in una sede di missione, durante l'estate. Per quel periodo ho affidato la mia auto a un confratello vietandone espressamente l’utilizzo. Quando sono tornato aveva 5.000 km in più sul contachilometri e gli pneumatici erano completamente consumati. Il confratello responsabile mi ha spiegato che aveva agito solo in obbedienza. Gebhard ha tratto il massimo beneficio da me e mi ha sfruttato in ogni modo fino all'ultimo come un'oca di Natale.

Nell'autunno del 1997 lasciai la comunità e tornai in Germania.

Volevo terminare gli studi, ma in Germania non mi veniva riconosciuto quasi nulla e praticamente dovevo ricominciare gli studi da capo. I cinque anni in comunità erano stati vani, perché ora ero di nuovo al punto di partenza, ma stavo ancora peggio di prima. Non ho mai ricevuto la lettera di referenze promessa, nonostante l'abbia chiesta più volte!
Essendo completamente senza soldi, cercavo di finanziare i miei studi con lavori occasionali. In quel periodo mi sentivo molto male. Ero completamente distrutto dentro. La comunità era diventata il centro della mia vita e mi ci ero saldamente radicato. Ora mi sentivo come un albero che viene abbattuto.
Gebhard proibisce ai membri di avere contatti con coloro che sono stati mandati via. Per me era un grande peso che i fratelli e le sorelle, con molti dei quali andavo d’accordo, non potessero più avere contatti con me.
Nel 2006 ho chiesto nuovamente alla comunità la lettera di raccomandazione promessa, perché ne avevo molto bisogno e speravo che mi avrebbe aiutato. Mi è stata ancora rifiutata, ma mi è stato promesso un aiuto finanziario, che però non è mai arrivato.
Con il tempo, ho preso le distanze e sono riuscito a guardare le cose con maggiore obiettività. Ho smascherato la vera natura di questo gioco falso. Mi ci sono voluti anni per superarlo almeno in parte. Non ho mai riacquistato la forza che avevo prima. La vita dopo l'abuso non è più la stessa di prima. Mi ha condizionato a tal punto che, dopo gli studi, non ho intrapreso la strada del sacerdozio, ma ho deciso di rimanere un teologo laico. Questa dolorosa esperienza ha avuto un effetto così duraturo su di me che mi sono reso conto di non poter più realizzare l'ideale che avevo di sacerdote! Un pastore deve essere sano e forte per poter portare altre pecore deboli! Ma come può fare questo se lui stesso è malato ed è ridotto a un relitto? Il motivo per cui la mia vocazione di sacerdote per il regno di Dio non si sta realizzando si chiama Gebhard Sigl! So che gli piace essere chiamato "padre Paul". Ho un blocco interiore nel chiamarlo così. Lo vedo come il sicario di Satana per la mia vocazione sacerdotale.



In comunità come si parlava del fondatore pedofilo p. Joseph Seidnitzer?

Il nome di p. Joseph veniva menzionato occasionalmente. Si parlava di lui con l'aura di un santo. Aveva fondato la comunità insieme a Gebhard ed era quindi considerato dai fratelli e dalle sorelle al suo stesso livello. Io non avevo alcun legame con lui, non avendolo mai incontrato. Ma all'inizio del "periodo di formazione" di due anni, ai fratelli veniva affidato il lettorato. In questa occasione, ci era stata consegnata un'immagine incorniciata di don Joseph. Questo dimostra che in segreto occupava un posto molto importante nella comunità.
Qualche anno fa, mi sono imbattuto in internet nell'articolo di Wikipedia su don Joseph. Sono rimasto profondamente scioccato nell'apprendere che era stato condannato per abusi. All'epoca non mi era mai stato detto nulla di tutto ciò, era stato nascosto e taciuto. Mi sono sentito tradito ed ero così arrabbiato che ho buttato via tutto ciò che mi ricordava la comunità.


Quali erano secondo lei gli obiettivi di Gebhard Sigl?
È incredibilmente astuto e scaltro. Credo che volesse prendere diversi piccioni con una fava. Ha avuto l'opportunità di sottrarre denaro alle persone, ed è molto bravo in questo. Le convince a dargli i loro soldi e alcuni lo nominano addirittura erede della loro fortuna.
Inoltre poteva soddisfare il suo narcisismo. Con la comunità ha creato una corte che gli tributa costantemente un ossequio sottomesso. È il guru, illuminato da Dio, e tutti pendono dalle sue labbra e gli sono soggetti. Io gli ho mostrato "solo" il rispetto dovuto: voleva essere il mio signore e maestro, occupando il posto più alto che spetta solo a Dio, e questo posto da me non l'ha ottenuto. Questo affronto è stato così grave per lui che il mio allontanamento non era sufficiente, ha anche ostacolato il mio cammino verso il sacerdozio. Inoltre, con la mia posizione "eretica", prima o poi avrei rovinato il suo piano. Ha soddisfatto la sua sete di notorietà (gli piace stare al centro dell'attenzione e avere un vasto pubblico), ma anche esercitare potere sugli altri in modo tirannico.

Perché Gebhard Sigl era interessato a veggenti e visioni?

Al tempo, il desiderio del vescovo Hnilica era la missione in Russia e il messaggio di Fatima, che riguarda la conversione della Russia. Era avido di sensazionalismo e se c'erano apparizioni da qualche parte, voleva parlare con i veggenti e interrogarli. E così è nato il contatto con Theresa Lopez.

Qui è entrata in gioco l'avidità di Gebhard, che ha riconosciuto il potenziale di tutto ciò per guadagnare denaro. Theresa e Gebhard hanno trovato una simbiosi. Lei è entrata nella comunità e lo ha spesso accompagnato nei suoi tour di conferenze, che ha tenuto in tutto il mondo. Era per lui una sorta di vanto, un'esca con cui poteva attirare le persone a donare.

Gebhard non ha trascurato nessuna opportunità che si presentasse per commercializzarla. È riuscito anche a far entrare in comunità una delle due veggenti di Litmanova (Slovacchia) nella comunità. Poi poteva vantarsi del fatto che la sua comunità ospitasse persino le veggenti di due apparizioni diverse. Se la veggente di Lourdes, santa Bernadette, e quella di Fatima, suor Lucia, erano entrate in convento, qui c'era una comunità con addirittura 2 veggenti. Questo ha stimolato la generosità dei suoi ascoltatori. Lo stesso ha fatto con Ida Peerdeman e le visioni di Amsterdam (non approvate dal Vaticano, ndr) che ha sfruttato e commercializzato per i suoi interessi.

E che uso faceva del denaro?

Era avido di denaro e si dedicava con tutto il suo operato a sfruttare gli altri, ingannandoli con astuzia per ottenerne. È stato così con gli ascoltatori e così con le vocazioni. Con questo modello di business era molto abile.

Per quanto riguarda le finanze della comunità, io non vi avevo alcun accesso. So che Gebhard viveva con uno standard elevato e faceva molti viaggi costosi. La mia impressione è che nuotasse nel denaro: una volta, mentre dalla Slovacchia stavamo andando in Austria in macchina, poco prima di attraversare il confine, Gebhard si fermò e tirò fuori diverse mazzette di denaro, le mise in una grande busta e le nascose nella fodera della giacca. Un’altra volta, nella sua stanza, dove entrai per un colloquio personale, vidi sulla sua scrivania diverse buste contenenti mazzette di denaro.

Lei era in comunità all’epoca dell’ordinazione clandestina, valida ma illecita, dei cinque membri della comunità, tra cui lo stesso Sigl e Luciano Alimandi, segretario di Hnilica, oggi in Segreteria di Stato vaticano. Come è avvenuta?
C'era molta segretezza. Il responsabile della casa di Villa Adriana era August Stoop (don Johannes, anch’egli tra i cinque preti, ndr). Disse che doveva andare via per qualche giorno e che non poteva dire nulla fino al suo ritorno. Poi tornò dal viaggio e annunciò che era stato ordinato sacerdote insieme agli altri a Fatima. Solo una cerchia molto ristretta ne era a conoscenza e aveva giurato di mantenere il segreto. Anche i fratelli e le sorelle che erano lì da molto tempo non furono informati.
Da quel momento in poi abbiamo celebrato ogni giorno la Messa in casa.
view post Posted: 24/2/2024, 14:09 Protesse preti pedofili: rimosso il vescovo di Stettino - La stanza del peccato
2023-06-30_168841503210

https://press.vatican.va/content/salastamp...0165/00340.html
Rinunce e nomine, 24.02.2024
Rinuncia dell’Arcivescovo Metropolita di Szczecin-Kamień (Polonia)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Szczecin-Kamień (Polonia), presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Andrzej Dzięga.

https://www-rp-pl.translate.goog/kosciol/a...it&_x_tr_pto=sc
l Papa espelle l'arcivescovo Andrzej Dzięga per negligenza nella spiegazione dei casi di pedofilia
Ufficialmente l'arcivescovo Andrzej Dzięga ha presentato le sue dimissioni e il Papa le ha accettate. In pratica il gerarca venne destituito dall'incarico.
Pubblicato: 24/02/2024 12:58

Fr. Andrzej Dymer (a destra) è direttore dell'Istituto medico dal 2010. Giovanni Paolo II a Stettino. L'arcivescovo Andrzej Dzięga (al centro) lo ha nominato a questo incarico, essendo una conoscenza delle accuse contro il sacerdote. Foto dal 2011 dalla cerimonia di consegna delle reliquie del beato da parte del vescovo austriaco Elmar Fischer all'Istituto. Carlo Lampert

Tomasz Krzyżak

L'annuncio delle dimissioni è stato dato sabato dalla Nunziatura Apostolica. Le laconiche informazioni non forniscono alcuna motivazione per cui l'arcivescovo, 71 anni, lo abbia fatto Dzięga - quattro anni prima della pensione - lascia l'incarico. Tuttavia, è ufficiosamente noto che le dimissioni del gerarca sono il risultato di accuse riguardanti le sue indagini su casi di abusi su minori da parte del clero sotto la sua supervisione. Le dimissioni sono quindi una decisione obbligata.

Quali cose ha nascosto l'arcivescovo Dzięga?
Uno riguardava i tempi in cui era vescovo diocesano di Sandomierz (nel gennaio 2021, "Więź" riferiva che, su richiesta del Vaticano, l'arcivescovo di Lublino aveva condotto un'indagine sulla vicenda). La seconda riguardava il caso di P. Andrzej Dymer - sacerdote dell'arcidiocesi di Stettino-Kamień, che negli anni '90 abusò sessualmente delle persone sotto la sua cura nelle strutture da lui gestite. Il caso di Dymer è stato nascosto dai vescovi di Stettino per diversi anni, anche se il verdetto del tribunale ecclesiastico che lo ha dichiarato colpevole è stato emesso nel 2008. Tuttavia, è stato solo nel febbraio 2021 che tutto si è concluso: pochi giorni dopo il verdetto, Dymer è morto, ma le sue vittime non sono state informate della condanna. Ciò è accaduto solo all'inizio del 2023.

L'argomento inesistente di Padre Dymer

C'è un altro scandalo mediatico. TVN 24 è tornata sul caso di p., rivelato anni fa e mai risolto. Andrzej Dymer. In precedenza Zbigniew Nosowski l'aveva descritto per mesi in testi ben documentati su "Więź", ma anche questo non aveva spinto le istituzioni ecclesiastiche a prendere provvedimenti, soltanto quando la TVN aveva bussato alla porta della curia di Stettino e del metropolita Il tutto è Iniziato con la destituzione del sacerdote (il giorno dopo la messa in onda del programma su di lui e, come si è scoperto, il giorno prima della sua morte) dall'incarico di direttore del centro sanitario che gestiva da anni nonostante abbia confermato le accuse di molestie e stupri su minori. Il giorno della morte di padre Dymer, il tribunale vescovile di Danzica, molti anni dopo, rivelò che la sentenza era stata appena emessa. Si dà il caso che ciò sia avvenuto dopo che l'emittente televisiva aveva pubblicato il materiale.

Un altro vescovo polacco potrebbe presto lasciare l'incarico
L'arcivescovo Andrzej Dzięga è il 13° vescovo polacco punito per negligenza. "Rzeczpospolita" ha comunicato pochi giorni fa che avrebbe rassegnato le dimissioni dalla carica, anche se non direttamente, perché non abbiamo avuto la conferma al 100%. Il caso del vescovo Andrzej Dziuba, ordinario di Łowicz, è ancora in corso a livello vaticano. Va avanti almeno da giugno 2020. Secondo informazioni non ufficiali di "Rz", anche questo si sarebbe già concluso e si prevede a breve un annuncio sull'esito. Molto probabilmente, anche a questo vescovo è stato chiesto di dimettersi involontariamente dall'incarico.

Tomasz Krzyżak: Chi sostituirà gli arcivescovi Gądecki e Jędraszewski alla guida della KEP?
I cercano candidati candidati per le autorità della Conferenza episcopale polacca. Gli arcivescovi Stanisław Gądecki e Marek Jędraszewski lasciano i loro incarichi. Entrambi dovrebbero anche andare in pensione quest'anno. Quale sarà la politica del KEP nella nuova realtà?

Campo di allenamento polacco di Papa Francesco
Punire un vescovo per negligenza è possibile grazie alle decisioni di Papa Francesco. Nel 2016 ha diffuso una lettera apostolica “Come una madre amorevole”, in cui si affermava che per rimuovere un vescovo sarebbe sufficiente almeno “la mancanza di coscienziosità” nello spiegare i casi di abusi sessuali su minori. Nel maggio 2019, Papa Francesco ha annunciato la lettera apostolica “Vos estis lux mundi”, che regolava, tra le altre, procedura per trattare le accuse di vescovi e superiori religiosi superiori di abusi sessuali su minori, nonché accuse di negligenza nelle indagini sui crimini commessi dai sacerdoti sotto la loro supervisione. Il documento è entrato in vigore il 1° giugno 2019. La sua nuova versione è apparsa nel marzo 2023.

Pedofilia. Una scala enorme di torti nella Chiesa
Almeno 1.100 minori potrebbero aver subito abusi sessuali da parte del clero e dei laici che lavoravano nella Chiesa durante la Repubblica popolare polacca. Gli autori di questi crimini furono circa 300 persone.

La Polonia è diventata una sorta di “banco di prova” per la procedura descritta nel documento. Il primo caso che coinvolge un vescovo polacco è stato rivelato dai media nel febbraio 2020, ma la nunziatura apostolica è stata informata delle accuse contro il vescovo nel maggio 2019, pochi giorni dopo l'annuncio del VELM. Da allora sono stati avviati procedimenti contro almeno 18 gerarchi.


https://magazynkontakt-pl.translate.goog/c...it&_x_tr_pto=sc

Perché non occupo la curia dell'arcivescovo Dzięga?

Navata sinistra Ignacy Dudkiewicz 8 agosto 2023
Sappiamo come l'arcivescovo Andrzej Dzięga ha nascosto i crimini dei sacerdoti a lui subordinati. Siamo furiosi perché resta in carica. Allora forse è il momento di organizzare un'occupazione della curia e dire: "Il vostro vescovo dovrebbe andarsene di qui prima di noi"? Per l'amor di Dio, perché no?

Perché non occupo la curia dell'arcivescovo Dzięga?
Non è un'esagerazione: alcuni vescovi, poiché non si dimettono e il Vaticano ritarda le loro dimissioni, dovrebbero essere portati via con le carriole. Come il metropolita di Stettino-Kamień, l'arcivescovo Andrzej Dzięga.

Sappiamo abbastanza come per anni abbia partecipato - fianco a fianco con altri vescovi, tra cui Sławoj Leszek Głódź - all'insabbiamento del caso del sacerdote Andrzej Dymer, dichiarato colpevole dai tribunali ecclesiastici di abusi sessuali su bambini. Insieme a Głódź sospese il processo ecclesiastico di secondo grado per gli anni successivi. Ha riportato Dymer dai margini e lo ha nominato in una posizione di rilievo legata alle attività assistenziali e mediche della diocesi. Cercò di coinvolgere nel gioco dell'imbiancatura l'allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Gerhard Ludwig Müller. Non ha voluto rendere pubblica la sentenza del processo canonico di secondo grado. Potete leggere di più su questo argomento nella monumentale inchiesta giornalistica in diversi episodi di Zbigniew Nosowski (il primo episodio della serie "Aspetteremo e per favore aspettate": qui ).

Basterebbe questo per stancarvi del fatto che Dzięga resti in carica, e questo non è il suo unico crimine nel campo della copertura dei preti che abusano sessualmente dei bambini.

Non c'è da meravigliarsi che molte persone siano arrabbiate perché è ancora in carica. Parte: con se stesso per non aver voglia di dimettersi – ma cosa ci si può aspettare da qualcuno che per anni ha coperto un molestatore sessuale su minore? Parte: in Vaticano, dove il procedimento contro Dzięga si trascina senza pietà (certamente senza pietà nei confronti delle vittime), e tutte le decisioni sui vescovi polacchi vengono prese in modo del tutto opaco. Naturalmente Andrzej Dzięga non è l'unico vescovo che dovrebbe finalmente lasciare il suo incarico. Ma per considerare la giusta ira dei fedeli ei modi di esprimerla, atteniamoci a questo esempio.

Quindi ancora una volta: perché non occupo, perché non occupano gli edifici della curia di Stettino?



Queste sono diverse risposte possibili.
Primo: alcune persone non si arrabbiano affatto quando pensano all'arcivescovo Dzięga. Nonostante l'abbondanza di materiale giornalistico sul caso di padre Dymer, alcuni fedeli non sanno che colpa ha avuto Dzięga e fino a che punto. Alcuni di loro forse hanno anche sentito qualcosa, ma non credono alla colpevolezza dell'arcivescovo. Ad esempio, i media di padre Tadeusz Rydzyk – autorità hanno tra alcuni fedeli – difendono costantemente i vescovi accusati di negligenza e di insabbiamento dei crimini, anche quando le prove contro di loro sono inconfutabili. A volte si fermano – a volte no – quando il Vaticano annuncia sanzioni. Ma di regola non informano la Santa Sede sulle possibili sanzioni. Un altro gruppo di fedeli può addirittura riconoscere che questo o quel vescovo – per esempio Dzięga – “ha omesso di conservare qualcosa”, ma lo considera – appunto – una svista, un errore, un “sbagliato discernimento”.

È ovvio il motivo per cui queste persone non occuperanno la curia.

Ma non sono d'accordo con loro.

Seconda risposta: il livello di clericalismo nel pensiero di molti cattolici polacchi è così alto che è difficile per un gruppo significativo di credenti accettare che un vescovo – successore degli apostoli, pastore della diocesi, nominato dal Papa, ecc. . – potrebbe non solo avere torto (questo è qualcosa a cui pensare), ma anche comportarsi in modo semplicemente meschino, bastardo e valutazione – ovviamente, la responsabilità della spetta alla procura (cosa che in Polonia non vuole fare) e ai tribunali – penalmente. Ed è proprio così. Ecco perché ha risuonato così tanto quando Misza Tomaszewski ha scritto ai vescovi Marek Jędraszewski e Stanisław Gądecki: "Avete finito", dopo che avevano relativizzato e offuscato la questione dello stupro infantile commesso dal clero in una memorabile conferenza stampa nel 2019. Parlare così a un vescovo? È incredibile! Allora cosa potremmo pensare di impossessarci di stanze con la forza o di scrivere sui muri della Curia?

Terzo: il diritto canonico. Secondo il canone 1370, l'uso della coercizione fisica contro un vescovo è soggetto a "un interdetto vincolante per la legge stessa". In altre parole: esclusione dall'accesso ai sacramenti (anche se senza scomunica – incorre chi usa la coercizione fisica contro il Papa). Il trasporto di un vescovo in una carriola rientra certamente in questo canone. O anche l'occupazione degli edifici curiali? Questa è una questione soggetta a interpretazione. Tuttavia, Il Canone 1373 Affiner Che Chi Provoca Pubblicamente e Subordinati Alla Disobbediensza al Vescovo Dovrebbe essere punito anche con l'effetto - O Altre Giuste Pene, e la "Giusta Pana" Stessa Dovrebbe Essere Qualcuno Essere Che (Canone 1375) dell'esercizio "dei ministero, elettorale o autorità ecclesiastica o nell'uso legittimo di beni sacri o altri beni ecclesiastici, né esercita pressioni su un elettore o su un eletto o su chi ha compiuto un atto di autorità o un servizio ecclesiastico".

È difficile supporre che anche l'occupazione pacifica degli edifici della curia non sia soggetta a nessuno di questi canoni. Allo stesso tempo, per molti credenti si tratta di una questione significativa e fondamentale: l'accesso ai sacramenti. Anche per me.

Ma anche questa è una risposta insufficiente, poiché credo che ci siano materia in cui la disobbedienza civile (o “fedele”?) sia giustificata. La giustizia per i bambini violentati spetta certamente a loro.

La quarta risposta è possibile: per molti credenti – anche se probabilmente non per tutti i vescovi – anche il Vangelo è una questione significativa. Invita a vincere il male con il bene. Non rispondere con la violenza. Per porgere l'altra guancia. Questo ci rende riluttanti a ricorrere alla violenza, all'aggressività, al lancio di vernice, ai pugni e alle carriole. Ma fino a quando potremo accettare davanti ai nostri occhi la degradazione della dignità dei figli di Dio? Ad un certo punto, non è necessario non solo dire "stop", ma anche esprimerlo? Solo nel nome del Vangelo? Non si tratta di picchiare nessuno. Dimentichiamoci anche delle visioni di persone gettate con la vernice (non sui muri) o trasportate via in carriole. Ma questa occupazione ostinata, passiva, non aggressiva, immobile dell'aula della curia o dell'arcivescovado? Perché, eh?

Verità scomoda
La quinta risposta possibile è la generale riluttanza ad utilizzare metodi simili nella società polacca. Altri testi dell'attuale numero di Kontakt Magazine ne parlano ampiamente, inclusa un'intervista con Andrzej Leder. Non siamo abituati ad agire in modo simile. Eppure è successo. L'occupazione degli uffici dei funzionari è stata effettuata da inquilini aiutati , ad esempio, da Piotr Ikonowicz . I corridoi parlamentari erano occupati da persone con disabilità e dai loro tutori. I padroni disonesti degli stabilimenti furono trasportati via con le carriole dai sindacalisti. I contadini spargevano il grano sui binari o bloccavano le strade. Non si tratta di bruciare l'auto o rompere le vetrine.

Quindi ancora non lo so: perché no?
Sesto: dobbiamo concentrarci sulle persone danneggiate. Non sulle critiche ai vescovi – per quanto se lo merito, soprattutto a quelli come Andrzej Dzięga: puniti personalmente. Dobbiamo sostenere le persone ferite, sottolineare costantemente la fiducia nelle loro relazioni, l'apertura alla loro esperienza, la non colpevolezza di nulla e sostenere finanziariamente iniziative di aiuto psicologico e legale. Per questo mi sono impegnato nella prima fase dell'iniziativa "Feriti nella Chiesa". Per fare le mie cose.

Ma chiedere le dimissioni di vescovi come Andrzej Dzięga non è una critica o una lotta per l'influenza. È un grido di giustizia per chi ha subito torto. È anche un elemento importante per aiutare le persone a rimettersi in piedi, riprendersi e continuare a vivere con un senso di riconoscimento degli atti illeciti e di responsabilità nei confronti dei responsabilità: non solo gli autori, ma anche coloro che li hanno protetti dalla responsabilità. Richiedere le sue dimissioni è anche un appello alla corretta ricezione delle segnalazioni provenienti da altre parti lese. Per un'indagine approfondita delle loro lamentele. Per processi equi nei casi futuri. In altre parole: si tratta semplicemente di prendersi cura del benessere delle persone lese.

Settima risposta possibile: non mi interessa più i vescovi. Come giornalista, mi occupo delle loro attività per obbligo professionale. Ma non ho bisogno di loro per praticare la mia fede. Non aspetto il loro voto su quasi tutte le domande. Ascolto quando ciò che dicono dà luce, speranza e comprensione della Parola. Ma non mi interessa se dicono sciocchezze.

Questo però è il privilegio di una persona che non deve pensare a denunciare le sue lamentele nella curia governata da un determinato vescovo. Forse non ascolterò Andrzej Dzięga. Non ha scelta simile a una persona danneggiata da un sacerdote dell'arcidiocesi di Stettino-Kamień che vorrebbe avviare un'indagine ecclesiastica sul suo caso.

Questo mi porta all'ottava risposta. Scomodo, ma nel mio caso probabilmente il più vero. Dadi: non lo così. Non so perché non occupo la curia del vescovo Andrzej Dzięga e di alcuni suoi colleghi. Non so davvero perché non lo facciamo. Dovremmo. Eppure non sono pronto per questo. So che per ora non andrò a sedermi per terra, né a Stettino, né in un'altra diocesi, né nella nunziatura apostolica.

E non penso che sia una cosa buona.
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