Laici Libertari Anticlericali Forum

Posts written by Laicometa

view post Posted: 16/10/2016, 14:08 Le cade l'ostia, scoppia la rissa in chiesa. "Sai adesso cosa devi fare?": in lacrime - Attualità
Le cade l'ostia, scoppia la rissa in chiesa. "Sai adesso cosa devi fare?": in lacrime

http://www.liberoquotidiano.it/news/sfogli...in-lacrime.html

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Rissa durante la cresima di 80 ragazzi in una chiesa romana. Una ragazza infatti, forse emozionata per l'eucarestia, ha preso goffamente l'ostia e le è caduta. Così l'ha raccolta e l'ha messa in borsetta. Qualcuno però ha visto tutto ed è insorto. "Devi mangiarla, dalla a me, l'ostia è consacrata, non si può riporre in un fazzolettino come una gomma da masticare", ha sbottato una fedele. La ragazza è quindi scoppiata a piangere e la madre per difenderla ha cominciato a litigare con la donna.

"Non me ne sono accorto, ma vari parrocchiani me l’hanno raccontato a fine messa" spiega padre Franco Messori a Repubblica. "Quando cade un'ostia è il sacerdote che deve raccoglierla e mangiarla, ma probabilmente con quella confusione non se ne è accorto". E ancora: "Molti dei partecipanti a queste celebrazioni spesso non sono cristiani praticanti e quindi non sanno come comportarsi", di certo però "litigare non è la soluzione migliore".
view post Posted: 16/10/2016, 13:57 Confessioni di un ex jihadista: "Ecco perché ho lasciato l'Isis" - Islam e altre religioni
Confessioni di un ex jihadista: "Ecco perché ho lasciato l'Isis"

Quattro jihadsiti pentiti rivelano perché hanno abbandonato le file dell’Isis dove i disertori sono sempre di più ma restano radicalizzati

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/confes...is-1319414.html

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“Come si può dire che è l’Islam quando si uccide un bambino? Come si fa a dire che è l’Islam quando si uccide una donna?”.

Inizia così la testimonianza di un trentaduenne di Raqqa, Abu Osama Al-Shami. Il ragazzo è un ex jihadista, un “disertore” come lui stesso si definirà nel corso della lunga e choccante intervista concessa ad Al-Jazeera.
Insieme ad Al-Shami ci sono altri disertori: Abu Hozaifa, 28, Abu Maria, 22, entrambi di Raqqa, e Abu Ali, 38, originario della Giordania. Ognuno di loro, adesso, si trova al di là del confine con la Turchia. Il gruppetto di ex jihadisti racconta gli inizi della militanza, cominciata per tutti quando, nel 2014, lo Stato islamico prende il controllo della provincia siriana di Raqqa.
“Eravamo convinti fosse la cosa giusta”, dicono riferendosi alla scelta di unirsi alle bandiere nere. Ma allora cosa li ha dissuasi? “Durante il primo periodo - spiegano - c’era acqua ed elettricità, il pane era buono ed i prezzi bassi”. Poi sono iniziate le esecuzioni sommarie e la gente ha cominciato a morire per capriccio degli emiri. Nel servizio vengono citate fosse comuni che conterrebbero migliaia di corpi, senza escludere quelli di donne e bambini. Ed ancora: torture, mutilazioni e cadaveri lasciati a terra come monito.

Al-Shami e gli altri testimoni fanno parte dei cento ex jihadisti che, nell’ultimo anno, hanno disertato lo Stato islamico grazie all’aiuto di “Thuwar Al-Raqqa”, unità speciale del Free Syrian Army che si occupa di aiutare chi vuole abbandonare l’organizzazione del Califfo a mettersi in salvo in Turchia. Secondo la ricostruzione fornita dall’emittente qatariota sono molti quelli che stanno cercando di lasciare lo Stato islamico e, sempre più giovani, non credono più nelle promesse del “Califfo dei musulmani”. Potrebbe sembrare una storia a lieto fine, se non fosse che dai racconti dei “sopravvisuti” intervistati da Al-Jazeera emergono dettagli abbastanza inquietanti. Secondo i quattro disertori, infatti, “punizioni, esecuzioni e spargimento di sangue non è barbarie” purché avvengano per ordine di un Tribunale islamico e non, come è ormai consuetudine nei territori occupati dall’Isis, per il capriccio di un emiro. Insomma, se è vero che le file dell’organizzazione islamista più temuta al mondo si stanno progressivamente sguarnendo, è anche vero che, in alcuni casi, chi le abbandona resta pericolosamente radicalizzato.
view post Posted: 13/10/2016, 14:23 «Vieni a messa prima che ti ci portino in una bara» - Attualità
«Vieni a messa prima che ti ci portino in una bara» : il cartello del parroco romano per catturare fedeli

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/vati...ra-2023206.html

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Città del Vaticano - Le chiese vuote da tempo sono un grattacapo per i preti romani, così per catturare nuovi fedeli o le pecorelle smarrite, un parroco è ricorso ad una indubbia vena creativa. “Vieni a messa prima che ti ci portino”. Un manifesto attaccato un po' di tempo fa sul portone della sua parrocchia mostrava una bara portata a spalla davanti all'altare durante un funerale. Un invito a non aspettare le esequie.

Don Salvatore Cipolla, viceparroco di Santa Maria Immacolata di Lourdes, nel quartiere Aurelio, incoraggiava la gente a non attendere la fine terrena per incontrare un sacerdote, confessarsi, tornare alla fede cristiana. Il sacerdote, già noto per le sue iniziative social come quella della “Chiesa depokemonizzata” di qualche mese fa, riferisce il sito Faro di Roma, torna a far parlare di sé per l’insolito cartello davanti al quale tanti passanti non hanno mancato di fare gli scongiuri: “Non aspettare che ti portino a messa, vai tu stesso”. Un messaggio che pero, allo stesso tempo, ha sollecitato una riflessione sulla fine ultima di ogni essere umano . “Molti leggendolo – ammette don Salvatore – hanno fatto gli scongiuri, ma era ciò che volevo”.
view post Posted: 10/10/2016, 14:37 Una bambina scopre com’è fatto l’inferno ed è colpa di un prete - La stanza del peccato
Una bambina scopre com’è fatto l’inferno ed è colpa di un prete

Paolo Cendon, docente di Diritto privato a Trieste e Pavia debutta da narratore con il romanzo “L’orco in canonica”
di ALESSANDRO MEZZENA LONA

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http://ilpiccolo.gelocal.it/tempo-libero/2...rete-1.14201893

Si può scoprire quant’è brutto l’inferno parlando di Dio. Leggendo il Cantico dei Cantici, ripercorrendo le parabole di Gesù. Se il prete che dovrebbe spalancare le porte del cielo con i suoi insegnamenti trasforma le illuminazioni della fede in un incubo fatto di molestie sessuali. E costringe una bambina di otto anni ad affrontare i segreti del corpo nel modo più traumatico, violento. Schifoso. Convincendola che i palpeggiamenti, gli stupri, in realtà fanno parte di un percorso di approfondimento religioso. Pensato apposta per lei.

Non è difficile ingannare un bambino. Paolo Cendon lo sa bene. Docente di Diritto privato nelle Università di Pavia e di Trieste, ha dedicato gran parte della sua carriera e i libri che ha scritto ai soggetti deboli. A chi fatica a far sentire la propria voce in una società dove finisce per avere la meglio chi urla più forte. Ma nemmeno lui, fino ad ora, si era confrontato con una storia così tenebrosa come quella che racconta ne “L’orco in canonica”. Il romanzo, che lo vede debuttare da narratore, arriverà nelle librerie giovedì pubblicato da Marsilio editori (pagg. 302, euro 18).

Ed è proprio una bambina a finire tra gli artigli dell’orco. Anna ha otto anni. Occhi verdi, magrolina, una bellezza che deve ancora sbocciare, non sa niente della vita. Com’è giusto che sia. E i genitori, molto attenti alla sua evoluzione di adolescente ma, al tempo stesso, troppo educati e “all’antica”, non la informano sui pericoli che corrono i ragazzi quando escono di casa. Così lei, dopo la prima comunione, accetta con entusiasmo la proposta del giovane prete di seguire un percorso di approfondimento religioso.

È simpatico, don Fulvio. Ha appena 26 anni. Veste come un ragazzo, ma sa essere attento a lei bambina come un uomo che già ha superato i molti tranelli della vita. E poi, racconta le cose della religione come storie belle. Facendola sentire al centro di un mondo fantastico, come nemmeno il suo amato papà sa fare.
Le favole, si sa, spesso nascondono un finale in nero. E il simpatico don Fulvio presto diventa un incubo. A ogni incontro si fa più insistente. Comincia ad accarezzarla con delicatezza, poi con impazienza. Fino a quando le propone di posare per una serie di disegni da abbinare a una nuova edizione del Cantico dei Cantici. Racconti grafici che hanno bisogno di una documentazione fotografica. Non potrebbe Anna, per aiutarlo, togliersi via qualche indumento?

La discesa nell’abisso parte da lì. Fino a quando Anna si trova tramutata in una bambolina di carne incapace di ribellarsi al suo aguzzino. Terrorizzata di raccontare quello che sta vivendo ai suoi genitori. Ma, al tempo stesso, subdolamente coinvolta da un giovane uomo che la blandisce e la minaccia. Che le fa capire quanto scandaloso potrebbe essere se le immagini di lei nuda uscissero dallo scomparto segreto ricavato nella stanzetta dei loro incontri in parrocchia.

E qui Cendon è molto bravo a dare voce ai tormenti di una ragazzina che si chiede come mai non sia capace di tagliare l’osceno cordone ombelicale: «Si chiedeva dopo ogni incontro perché non troncava, cosa ancora del percorso l’attraesse. Orgoglio di essere la preferita? Non stava lì il punto, rifuggiva dalle competizioni, di quella natura almeno. Fierezza perché un adulto si occupava di lei? Ecco un corteggiamento di cui avrebbe fatto a meno».

Per cinque anni Anna deve subire quelle violenze. Con un crescendo di umiliazioni. A nulla valgono i tentativi della ragazzina di informare il parroco, la maestra di religione. Perché a contare sono solo il buon nome della Chiesa: don Fulvio verrà difeso a spada tratta. E allora non resta che rinchiudersi in un terribile malessere fisico e mentale. Fino a quando la bambina, ormai un po’ più grande, entra in analisi con uno psicologo di formazione junghiana. E grazie a un lungo lavoro di riappropriazione di se stessa, arriva alla decisione di denunciare il prete. Di raccontare tutto il marcio che nasconde la chiesa.
Cendon, che in parte si è ispirato a una storia vera, costruisce la parte finale dedicata al processo con implacabile precisione e ispirata capacità narrativa. Seminando più dubbi che certezze sul fatto che la giustizia sappia risarcire le vittime di storie terribili come questa.

All’ultima pagina de “L’orco in canonica”, bellissimo e perturbante, non rimane nemmeno l’illusione di mormorare: è solo un romanzo. Perché la realtà, al di là delle pagine, sembra ancora più tenebrosa.
view post Posted: 10/10/2016, 13:45 Isis dichiara guerra anche ai gatti: una fatwa li vieta nelle case di Mosul - Islam e altre religioni
Isis dichiara guerra anche ai gatti: una fatwa li vieta nelle case di Mosul

Lʼeditto emesso dal Califfato nellʼultima sua roccaforte irachena punisce gli abitanti che allevano mici, colpevoli a loro volta di aver profanato i cadaveri dei jihadisti

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http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/isis-...2-201602a.shtml

Anche i gatti finiscono nel mirino dell'Isis. A Mosul, roccaforte irachena del Califfato, è stata emanata una fatwa, un editto, cioè, che vieta l'allevamento dei felini. Quale sarebbe la colpa dei mici? Il divieto arriva dopo la diffusione sui social media arabi di foto scattate a Fallujah, a Ovest di Baghdad, liberata dall'esercito iracheno a luglio, dove si vedono gatti attorno ai cadaveri dei jihadisti.

Gli abitanti di Mosul, che hanno appreso dell'editto attraverso la tv satellitare irachena al Sumaria, sono avvertiti: "Non oppponetevi alla legge". "L'organizzazione di Daesh (acronimo in arabo dell'Isis), attraverso il suo comitato centrale della fatwa ha messo al bando qualsiasi forma di allevamento di gatti all'interno delle case di Mosul", ha confermato ad al Sumaria un'abitante di Ninive, provincia nel Nord dell'Iraq di cui Mosul è il capoluogo.
"Tutti gli abitanti della città sono stati avvertiti di applicare la fatwa e di non opporsi" alla direttiva impartita dagli uomini del Califfo Abu Bakr al Baghdadi. Secondo quando ricordato dal sito della tv al Sumaria, da quando al Baghdadi ha preso il controllo di Mosul, "ha emesso decine di editti analoghi consoni alla sua visione e ideologia".
view post Posted: 25/9/2016, 14:44 La fotografa che racconta la violenza dell’aborto clandestino - Diritti civili
La fotografa che racconta la violenza dell’aborto clandestino

http://www.internazionale.it/opinione/flas...foto-laia-abril

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Flash, blog di fotografia
“In maniera naturale ogni donna, nel corso della sua vita, potrebbe rimanere incinta quindici volte e arrivare a partorire dieci, ma solo sette dei neonati riuscirebbero a sopravvivere. Ogni anno 47mila donne nel mondo muoiono per pratiche di aborto non adeguate”.

Questi dati sono stati raccolti dalla fotografa spagnola Laia Abril per realizzare il suo lavoro intitolato On abortion, che è esposto al festival di fotografia di Arles fino al 25 settembre. Abril ha 30 anni, ha studiato in Italia e ha già fatto vari lavori sulle donne. Quest’ultimo fa parte del progetto History of misogyny.

On abortion è uno studio sulle migliaia di donne che ancora oggi nel mondo non possono interrompere una gravidanza in maniera legale e su come molte siano costrette a ricorrere a metodi non solo clandestini ma spesso così pericolosi da mettere in pericolo la loro vita.

Abril ha affermato che il suo lavoro “comincia nel diciannovesimo secolo” perché le donne hanno sempre trovato il modo per non tenere dei bambini. Cita per esempio la ruota dei trovatelli, chiamata anche ruota degli esposti, una sorta di piccola porta girevole presente nelle pareti esterne di alcune chiese e ospedali, dove le donne lasciavano i neonati che erano costrette ad abbandonare.

In Italia la ruota fu ufficialmente abolita nel 1923 dal governo di Benito Mussolini. Fino a quegli anni, nel nostro paese e in Francia, ogni anno venivano abbandonati fra i trenta e i quarantamila neonati. Ma in alcuni paesi è diffusa ancora oggi: dal 2000 in Europa sono stati abbandonati con metodi simili più di 400 bambini. In Germania ci sono almeno cento sportelli attivi, e in Pakistan ce ne sono più di trecento.

Ma se in passato gli ostacoli per interrompere una gravidanza in maniera legale e sicura erano legati a carenze mediche e tecnologiche, “oggi sono per lo più legati a questioni politiche e religiose”, afferma Abril. A dicembre del 2015 il papa Jorge Mario Bergoglio ha istituito in Italia il giubileo della misericordia, per cui alle donne che hanno abortito può essere concesso il perdono. Ma quella italiana resta una situazione molto critica soprattutto a causa delle elevatissime percentuali di obiezione di coscienza.

Il lavoro di Abril è cominciato ad agosto del 2015. Le immagini non sono l’unico linguaggio che ha usato: ci sono testi e registrazioni audio, che svelano tabù, paure e minacce diffuse in tutto il mondo.

La prima parte del lavoro è composta da still life di oggetti conservati nel museo della contraccezione e dell’aborto di Vienna, come il preservativo fatto con una rete da pesca, gli strumenti chirurgici usati per abortire o le illustrazioni mediche. Sono scatti in cui un solo oggetto, o un gruppo di oggetti, è posizionato in maniera molto ordinata. Nonostante lo sfondo rosa pastello e la luce leggera che li illumina, sembrano piccoli strumenti di tortura.

A sinistra Marta Syrwid, 29 anni. A destra strumenti conservati al museo della contraccezione e dell’aborto di Vienna. - Laia Abril, Institute A sinistra Marta Syrwid, 29 anni. A destra strumenti conservati al museo della contraccezione e dell’aborto di Vienna. (Laia Abril, Institute)
Un’altra parte è dedicata alle illegal stories, le storie di alcune donne che hanno abortito clandestinamente. Sono ritratti in bianco e nero di persone e dei luoghi che hanno segnato le loro vite. Illustrano le conseguenze fisiche e psicologiche dell’aborto praticato illegalmente, quindi non sicuro. C’è la storia di Marta Syrwid (nella foto) che racconta del suo viaggio in auto dalla Polonia, dove l’aborto è consentito solo in caso di stupro, verso la clinica per abortire in Slovacchia. La paura, il silenzio delle due persone che la accompagnano, la solitudine quando il fidanzato al telefono le dice che merita di essere trattata come spazzatura perché è così che vanno trattati gli assassini.

La perdita della verginità, all’inizio degli anni duemila, ha avuto per me una sola conseguenza: la paura di rimanere incinta”. (Marta Syrwid su Internazionale)

C’è la storia di Michelle, una donna irlandese a cui è stato indicato dal suo oncologo di interrompere la gravidanza perché il feto aveva subìto danni a causa della chemioterapia e a cui dalla sua clinica di Cork le è stato negato l’intervento.

L’allestimento delle “illegal stories” al festival di fotografia di Arles, luglio 2016. - Julio Perestrelo L’allestimento delle “illegal stories” al festival di fotografia di Arles, luglio 2016. (Julio Perestrelo)
In Europa l’aborto è legale tranne che in Irlanda, in Polonia e a Malta. In America Latina è illegale quasi in tutti i paesi. In El Salvador le donne che hanno aborti spontanei o complicazioni per cui perdono il bambino dopo i primi tre mesi di gravidanza possono essere accusate di omicidio e condannate a scontare pene fino a 40 anni. Spesso sono i medici che, violando il segreto professionale, denunciano le donne che interrompono la gravidanza, anche quando l’aborto serve a salvargli la vita. Solo a Cuba e in Uruguay l’interruzione di gravidanza è legale. Mentre negli Stati Uniti le norme che lo regolano cambiano da stato a stato.

All’inizio del 2016, il governo brasiliano ha registrato 3.893 casi di anomalie fetali dovute al contagio del virus zika, che si trasmette dalla madre al feto attraverso la puntura della zanzara Aedes aegypti. I bambini che nascono da queste gravidanze rischiano malformazioni cerebrali. L’Organizzazione mondiale della sanità ha chiesto ai governi latinoamericani di semplificare il ricorso all’aborto per le donne che hanno contratto il virus, ma questa possibilità resta molto limitata.

Parte dell’installazione della mostra di Laia Abril al festival di fotografia di Arles, luglio 2016. - Julio Perestrelo Parte dell’installazione della mostra di Laia Abril al festival di fotografia di Arles, luglio 2016. (Julio Perestrelo)
Un’altra parte del lavoro di Abril è costituito da documenti audio. In uno di questi una voce minaccia qualcuno che lavora in una clinica di Orlando, in Florida: “Ti piace uccidere i bambini, vero?”.

In una puntata della serie statunitense Orange is the new black, una delle detenute protagoniste si trova in prigione per aver ucciso un’infermiera che l’ha criticata nella clinica in cui ha appena abortito, per la quinta volta. Tiffany va in macchina, prende un fucile, entra nella clinica e spara a freddo sulla donna. Fuori della clinica ci sono manifestanti che protestano con cartelli contro l’aborto. Sono loro a pagare a Tiffany un avvocato per farla uscire di prigione il prima possibile.

Materiali di questo tipo, usati per fare propaganda contro l’aborto sono stati raccolti nel lavoro di Abril. Poster, volantini, in cui si combatte una guerra per immagini, santini e slogan. Sono illustrazioni che si rifanno all’immaginario dell’inferno dantesco o che mostrano foto cruente di feti e bambini morti, spesso alterate digitalmente. Dopo il 1981, gruppi estremisti come l’Esercito di Dio hanno cominciato ad attaccare le cliniche e i medici che praticavano l’aborto. Secondo i dati raccolti da Abril, negli Stati Uniti ci sono stati almeno 11 omicidi e 26 tentati omicidi a opera di antiabortisti.

In altri paesi, per evitare condanne o conseguenze ancora peggiori per i medici e per le pazienti, si usano manifesti e slogan che mascherano le procedure clandestine e illegali con allusioni indirette. In Perù, per esempio, si fa riferimento all’aborto con espressioni come “regolare o sistemare il ritardo delle mestruazioni”. Dal 2014, 277 donne peruviane sono morte perché non hanno potuto abortire. Chi prova ad abortire rischia due anni di carcere, e i medici che praticano un aborto ne rischiano fino a sei.

Manifesti pubblicitari usati in Perù per mascherare le procedure di aborto illegali.

- Julio Perestrelo Manifesti pubblicitari usati in Perù per mascherare le procedure di aborto illegali. (Julio Perestrelo)
Infine, alcune immagini, ancora in bianco e nero, suggeriscono metodi artigianali e consuetudini, tra cui alcune abbandonate e altre ancora diffuse. Come l’immagine di una vasca da bagno con del vapore, perché un metodo molto diffuso consisteva nell’immergersi in acqua bollente. Nella didascalia, Abril aggiunge che in un testo in sanscrito, risalente all’ottavo secolo, si raccomandava di accovacciarsi su un contenitore pieno di acqua bollente e cipolle.

In un’altra immagine compare una stampella, diventata poi il simbolo degli attivisti per l’aborto perché molte donne, per indurre un’interruzione di gravidanza, ricorrevano a strumentazioni artigianali come ferri da maglia, stecche di ombrelli o stampelle. Tutto questo causava infezioni, emorragie, sterilità e morte.
E poi gli intrugli di erbe. Nel Salvador il chipilín è usato dalle donne nel primo trimestre di gravidanza per provocare un aborto. Altri sistemi prevedono l’uso di quadrifoglio mischiato al vino bianco, melone, papaya e peli di cammello. Fino ad arrivare all’inedia.

On abortion è un’inchiesta trasversale e approfondita, giornalistica e fotografica. Abril ha sfruttato la fotografia per forzare lo spettatore a conoscere la guerra quotidiana di migliaia di donne nel mondo. E lo ha fatto senza drammatizzazione o voyeurismo. Non ci sono violenza, sangue, disperazione, proteste. Tanto che a un primo sguardo, le immagini potrebbero sembrare tutt’altro. Ed è per questo che siamo costretti ad avvicinarci e a leggere le didascalie delle singole foto per capire davvero di cosa si tratta.

Le storie dietro a quelle immagini sono affidate agli oggetti, ai volti ritratti come in un identikit. Ma sono immagini che pesano come prove inconfutabili: volti e parole di chi ha vissuto quelle esperienze, oggetti diventati opere da museo, parole di rabbia e odio realmente pronunciate. Abril ha composto un racconto storico, umano e scientifico sull’aborto, e all’inizio del 2017 ne farà un libro, pubblicato da Dewi Lewis. (Rosy Santella)
view post Posted: 24/9/2016, 18:11 Breccia di Porta Pia, dopo 146 anni è ancora scontro tra laici e cattolici - Attualità
Breccia di Porta Pia, dopo 146 anni è ancora scontro tra laici e cattolici

Il deputato di Ala Luca D'Alessandro presenta una proposta di legge per istituire la 'Festa del Risorgimento' il 20 settembre. Ma insorgono i cattolici. Binetti: "Quella data ferita ancora aperta per Roma". L'idea bipartisan: anche i deputati di Possibile chiedono al governo la festa della 'Laicità'. D'accordo i massoni

http://www.repubblica.it/politica/2016/09/...egge-148390970/

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ROMA - È scontro politico, tra laici e cattolici, sul 20 settembre Festa del Risorgimento. A scatenare la polemica (a tre giorni dal 146esimo anniversario della Breccia di Porta Pia), è stata l'iniziativa di Luca D'Alessandro, deputato di Ala, che ha depositato ieri alla Camera una proposta di legge per ripristinare, il 20 settembre appunto, la Festa del Risorgimento.

La data della Breccia di Porta Pia simbolo della nascita dell'Italia unita - va detto - fu festeggiata fino al 1930, quando fu cancellata dai Patti Lateranensi voluti da Mussolini. Papa Pio XI chiese allora (ma invano) anche la cancellazione dalla toponomastica delle città italiane delle vie 'XX Settembre'.

Iniziativa bipartisan. L'idea di ripristinare la celebrazione del 20 settembre, va detto, è bipartisan, in quanto anche i deputati di Possibile, Pippo Civati e Andrea Maestri, hanno chiesto al governo, con un'interrogazione parlamentare, il ripristino, per quella data che decretò la fine dello Stato Pontificio quale entità storico-politica, di una festa che loro vorrebbero dedicare, senza tanti giri di parole, alla "Laicità". Il 20 Settembre è celebrato ogni anno anche dai Radicali che, durante il presidio a Porta Pia di 3 giorni fa, hanno denunciato come "i privilegi fiscali, lo scandalo dell'otto per mille e la continua ingerenza nella politica dimostrino quanto ancora gravi il peso del Vaticano sulla vita dei cittadini italiani". D'accordo anche i massoni del Grand'Oriente d'Italia (presenti 3 giorni fa alle cerimonie commemorative di Porta Pia). Spiega il 'fratello' Carlo Ricotti: "Con il ripristino della festa, sarà superata una contrapposizione tra 'muratori' e Chiesa cattolica che ormai non ha più senso".

Binetti, Ap: "Quella data vulnus per Roma". Ma queste iniziative sono state prese come una provocazione dai politici della parte del centro-sinistra più vicina alla Chiesa cattolica. Da Paola Binetti ad esempio, deputata di Area Poplare. "Pur tra varie perplessità sulla effettiva necessità di inventare un'altra giornata commemorativa - ha attaccato Binetti - la peggior data possibile per ricordare il Risorgimento resta il 20 Settembre. Giornata che, almeno a Roma, oltre al Risorgimento rievoca una profonda spaccatura Stato-Chiesa, che ha richiesto anni per essere sanata. Non vorremmo che finisse col ricordare anche quelle ferite, vero vulnus per la nostra città".

D'Alessandro: "Per ricordare ai giovani la storia". Il deputato D'Alessandro (che precisa di "non essere massone"), motiva così la sua pdl: "Obiettivo della proposta di legge - spiega - è riconoscere il 20 settembre quale 'Giorno del Risorgimento' italiano per la celebrazione degli avvenimenti che nel corso del XIX secolo portarono alla nascita dell’Italia come unica entità statale".

Binetti: "Un risorgimento economico". "L'Italia - ha replicato Binetti - più che di un giorno del Risorgimento, avrebbe bisogno di un vero e proprio risorgimento economico-industriale. Il Risorgimento è stato

anche occasione di unità tra i tanti stati e staterelli che componevano l'Italia di allora. E per quel che si capisce, anche l'Italia di oggi ha bisogno di ritrovare unità e coesione sociale, superando il frazionamento che crea tante discriminazioni tra gli italiani".
view post Posted: 19/9/2016, 18:07 “Grazie Francesco per la Giornata di preghiera per le vittime di pedofilia” - La stanza del peccato
“Grazie Francesco per la Giornata di preghiera per le vittime di pedofilia”

Il presidente della Conferenza episcopale statunitense: «Chiediamo il perdono di Dio per ogni volta che non siamo riusciti a proteggere i nostri figli dagli sfruttatori»

http://www.lastampa.it/2016/09/18/vaticani...Q6L/pagina.html

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I vescovi degli Stati Uniti apprezzano la proposta di Papa Francesco di scegliere una data per celebrare una Giornata mondiale di preghiera per le vittime di abusi sessuali. Per l’occasione ricordano gli sforzi di ogni diocesi del Paese per tenere fede alla “Carta per la protezione dei bambini e dei giovani”, stilata dopo un doloroso periodo di scandali. Lo riferisce il Sir.

«Chiediamo il perdono di Dio per ogni volta che non siamo riusciti a proteggere i nostri figli dagli sfruttatori – afferma l’arcivescovo Joseph E. Kurtz, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti -. Ogni volta che siamo riusciti a sostenere le vittime di abusi sessuali, chiediamo loro perdono. Abbiamo imparato dal dolore di questi momenti a istituire un programma rigoroso di prevenzione». Perciò ogni diocesi e parrocchia degli Stati Uniti esprime gratitudine al Papa per l’invito ad una Giornata di preghiera. «L’espressione universale della guarigione e del dolore, insieme ai fratelli e alle sorelle di tutto il mondo, sarà un forte richiamo a ricordare che nessuna vittima di abusi deve essere lasciata sola».

I vescovi Usa ricordano a chi può essere stato vittima di abusi sessuali da parte di membri interno della Chiesa cattolica di «avvisare le forze dell’ordine» e dell’esistenza, in ogni diocesi, di un coordinatore per l’assistenza alle vittime «pronto ad aiutare».
view post Posted: 18/9/2016, 18:35 Australia. Il 7% dei preti ha violentato 4000 bambini - La stanza del peccato
Pedofilia: inchiesta Australia, card. Pell sapeva di abusi

http://www.ansa.it/legalita/rubriche/crona...498ede73f4.html

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- SYDNEY - Il cardinale George Pell, già arcivescovo di Melbourne, di Sydney e poi prefetto degli Affari economici del Vaticano, era stato avvisato degli abusi commessi da un prete notoriamente pedofilo, trasferito da una parrocchia all'altra dove continuava a commettere abusi, un decennio prima che una speciale task force della polizia cominciasse nel 2012 a indagare sui suoi crimini. Lo rivela una lettera presentata come prova davanti alla Commissione australiana d'inchiesta sulle risposte delle istituzioni agli abusi sessuali a minori, che conduce udienze ormai da tre anni. Il sacerdote, John Farrell, è stato infine condannato lo scorso maggio a 18 anni di carcere per 62 reati di pedofilia contro 12 vittime. Una delle sue vittime, il cui nome non può essere divulgato, scrisse nel 2002 al card. Pell, allora arcivescovo di Sydney, "per richiamare la sua attenzione ai severi e prolungati abusi sessuali che ho sofferto" come chierichetto nei primi anni 1980. Nella lettera la vittima nomina Farrel e aggiunge: "chiedo spiegazioni sulla maniera in cui la Chiesa cattolica ha trattato tali eventi" e sul trattamento riservato al sacerdote. Pell è stato nominato in testimonianze durante diverse udienze della Commissione e ha deposto egli stesso di persona riguardo ai tempi in cui serviva a Ballarat, Melbourne e Sydney.
E' anche sotto indagine della polizia dello stato di Victoria per accuse di abusi a minori che egli ha descritto come "totalmente falsi", accusando la polizia di aver fatto trapelare dettagli delle indagini per danneggiarlo
view post Posted: 18/9/2016, 18:24 Il prete: "Sono dipendente dal sesso". Che faceva in parrocchia (e dova va ora) - Attualità
Il prete: "Sono dipendente dal sesso". Che faceva in parrocchia (e dova va ora)

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia...-intensiva.html

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L' aveva intuito Boccaccio, con settecento anni di anticipo rispetto al fatto di cronaca di cui stiamo per scrivere. È tutto contenuto lì, nel Decamerone, dove l' energia vitalistica della Natura prevale sui rigidi tabù religiosi e, in un monastero della campagna Lunigiana, un giovane monaco e un vecchio abate fan visita a una baldanzosa giovinetta «la quale andava per li campi certe erbe cogliendo».

Dev' essere caduto in tentazione anche il protagonista della nostra ben più modesta cronaca, un facoltoso e assai conosciuto prete del Sud Italia che (lacerato tra la vocazione spirituale e passioni fin troppo terrene) ha abbandonato la sua parrocchia per cercare l' aiuto di uno psicologo del Nord Italia.

In un curioso ribaltamento di ruoli, questa volta è il sacerdote a confessarsi e, durante le sedute, emerge che quest' ultimo è affetto da una dipendenza sessuale. Ha avuto rapporti sessuali regolari per anni, senza riuscire a fermarsi. Intervallava prediche domenicali a scoppi improvvisi di libido, combattendo col suo piccolo e lussurioso demone interiore (non si tratta del diavolo: è Dioniso, con i suoi riti orgiastici). Finalmente, dopo mesi di terapia, la guarigione. Poi il viaggio di ritorno, nella sua parrocchia del Sud: qui l' espiazione, il pentimento, gli esercizi spirituali.

Una notte, però, la tentazione si sostanzia in desiderio, di nuovo: l' afflusso di sangue si concentra in quel punto e non c' è più niente da fare. Quindi la ricaduta: in lui la Natura ha prevalso sulla spiritualità e (nonostante il supporto dello psicologo) non è guarito. Il suo pensiero è sempre concentrato lì, sulle giovinette che vagolano per i campi intorno alla sua chiesa. Come se non bastasse, il professionista che l' ha avuto in cura (del quale manterremo l' anonimato) conferma che di casi come questo ce ne sono a centinaia, impegnando psicologi di tutta Italia.

D' altro canto, i preti sempre uomini sono, e le storie più o meno fantasiose delle loro trasgressioni carnali risalgono, per l' appunto, ai tempi del Decamerone e ancor più indietro nei secoli. Proprio due giorni fa il nostro giornale pubblicava un lungo e documentato pezzo firmato da Cristiana Lodi, nel quale il canonista Mosca affermava che le defezioni (diocesane e religiose) si aggirano intorno al migliaio all' anno. Ciò significa che per dieci nuovi preti ce ne sono due che abbandonano il ministero (la maggior parte delle associazioni di presbiteri con famiglia ritiene che la cifra sia molto più alta; in Italia i sacerdoti coniugati sarebbero tra gli 8 e i 10mila e 120mila in tutto il mondo). Le richieste di dispensa dall' esercizio del ministero si sono moltiplicate a partire dagli anni '70, quando le licenze ammontavano a 2500/3000. Oggi ne vengono concesse dalle 500 alle 700 l' anno.

Cosa spinge i preti a uscire dalla casa del Signore? Forse il senso di solitudine che si prova quando, alla fine di ogni giornata, ci si ritrova dentro le stanze vuote della canonica, senza qualcuno che ti aspetti a tavola per cenare insieme e che si addormenti insieme a te, nel letto. Che sia giunto il momento, per la Chiesa Cattolica, di riflettere sul tema, aprendosi a qualche concessione per adeguarsi ai tempi moderni? Non sta a noi dirlo, ma con ogni probabilità sarà uno dei temi che verranno affrontati nel prossimo Sinodo, previsto per il 2018. Difatti, si parla da tempo della proposta del teologo Andrea Grillo: prevedere la possibilità di ordinazione di uomini sposati. Come riportato qualche giorno fa dal Foglio, però, Papa Francesco sembra avere idee chiare in merito e, come ebbe a dichiarare nel 2014, di ritorno da un viaggio in Terrasanta: «La chiesa cattolica ha preti sposati, nel rito orientale. Perché il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita che io apprezzo tanto e credo che sia un dono per la chiesa. Non essendo un dogma di fede, c' è sempre la porta aperta». Staremo a vedere. Una cosa, però, è certa: gli psicologi d' Italia con i preti avranno ancora a che fare.
view post Posted: 17/9/2016, 11:31 Il Papa sferza la Chiesa: «Il mondo è stanco di vescovi alla moda» - Attualità
Il Papa sferza la Chiesa: «Il mondo è stanco di vescovi alla moda»

http://www.secoloditalia.it/2016/09/papa-s...o-vescovi-moda/

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Anche il Papa, ogni tanto, lascia da parte i toni ecumenici e indoss al’abito del fustigatore dei vizi contemporanei, soprattutto se si tratta degli errori che vengono dagli uomini di Chiesa. “Il mondo è stanco di incantatori bugiardi, e mi permetto di dire di preti alla moda o di vescovi alla moda. La gente fiuta, perché il popolo di Dio ha il fiuto, la gente fiuta e si allontana quando riconosce i narcisisti, i manipolatori, i difensori delle cause proprie, i banditori di vane crociate. Piuttosto, cercate di assecondare Dio, che già si introduce prima ancora del vostro arrivo”. È uno dei passaggi significativi dell’ampio discorso che Papa Francesco ha rivolto ai partecipanti al corso di formazione per nuovi vescovi, ricevuti nella sala Clementina. Il corso è organizzato dalla Congregazione per i vescovi e da quella per le Chiese orientali, e i partecipanti celebrano in questa occasione il loro giubileo. Nella udienza erano accompagnati dal cardinale canadese, Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, che ha rivolto il saluto al Papa, tra l’altro informando che il cardinale Leonardo Sandri, prefetto delle Chiese orientali, non era presente perché a Chieti per un convegno ecumenico con esponenti ortodossi.

Come sempre quando incontra gruppi di vescovi, anche oggi Papa Bergoglio ha rivolto un discorso molto articolato, forte, a tratti poetico nelle immagini e nell’aggancio con le figure della Bibbia, e insieme pragmatico e molto concreto. Nella prima parte ha disegnato la vocazione di pastore, a partire dal “brivido” che ha suscitato in ognuno e che, ha raccomandato, non bisogna mai dimenticare: preti e vescovi sono stati “pescati dal cuore di Dio per guidare il suo popolo santo”. Il rapporto con il “popolo” e il “gregge”, è stato molto sottolineato dal Pontefice, insieme a quello della appartenenza di pastori e popolo alla Chiesa: “il solo tesoro che vi prego di non lasciare arrugginire in voi è la certezza che non siete abbandonati alle vostre sole forze. Siete Vescovi della Chiesa, partecipi di un unico Episcopato, membri di un indivisibile Collegio, saldamente innestati come umili tralci nella vite, senza la quale nulla potete fare”. Nella seconda parte Papa Francesco ha invece riflettuto su come “rendere pastorale la misericordia”, suggerendo poi tre “raccomandazioni”: “siate vescovi capaci di incontrare e di attirare”, “siate vescovi capaci di iniziare coloro che vi sono stati affidati” e “siate vescovi capaci di accompagnare”.
view post Posted: 26/8/2016, 13:13 I paesi arabi devono prepararsi alla caduta dello Stato islamico - Islam e altre religioni
I paesi arabi devono prepararsi alla caduta dello Stato islamico

http://www.internazionale.it/opinione/rami...tta-paesi-arabi

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Rami Khouri, giornalista libanese
Gli eventi sul campo in diversi paesi stanno dimostrando quanto fosse corretto quello che molti di noi hanno detto negli ultimi due anni: lo Stato islamico non è una forza militare seria né un’entità sovrana credibile e legittima, e una volta affrontato seriamente sparirà inevitabilmente come la foschia mattutina.

In un momento in cui diventa sempre più chiaro che il sedicente “stato” o “califfato” che opera in aree della Siria, della Libia e dell’Iraq è destinato a sparire, l’obiettivo critico negli anni a venire sarà riconoscere i rapporti tra le forze che ne determineranno la scomparsa.

Solo negli ultimi sei mesi le forze aeree straniere si sono coordinate con importanti truppe di terra provenienti da Iraq, Siria, Kurdistan, Libia, Iran e altre entità sostenute dall’Iran, per attaccare con forza le città controllate dall’Is in Siria, Libia e Iraq. Non c’è da stupirsi, dunque, se le forze dell’Is sono state sconfitte e hanno battuto in ritirata. Il contesto puramente militare di questo gruppo criminale è il più semplice da affrontare.

I contesti dello Stato islamico

Gli altri due contesti che definiscono la vita dell’Is sono le condizioni socioeconomiche e politiche specifiche del mondo arabo. È importante ricordare che lo Stato islamico è emerso da tre contesti – militare, politico e socioeconomico – in sacche di paesi arabi e non arabi (a cominciare dall’Afghanistan) che condividono alcune caratteristiche: sistemi politici autocratici, disfunzionali e corrotti, conflitti settari interni, disparità socioeconomiche diffuse che creano una classe di emarginati e disperati, un panorama frammentato conseguenza di un militarismo locale ed esterno (soprattutto statunitense).

Lo Stato islamico è nato perché queste condizioni hanno creato le due principali forze che lo hanno partorito: masse di individui insoddisfatti che cercavano un’alternativa alla loro vita difficile e governi inetti incapaci o riluttanti ad affrontare l’Is una volta che si è affermato sul loro territorio. Cambiare la situazione militare è relativamente semplice, come vediamo in questi giorni, ma cambiare le altre due dimensioni è indispensabile per ottenere una vittoria a lungo termine e soprattutto offrire una prospettiva di vita decente agli abitanti di questi paesi.

L’aspetto preoccupante è che le persone sostengono lo Stato islamico come alternativa più facile a una vita di stenti

Le analisi dei politologi e dei sondaggisti che operano all’interno del mondo arabo e dunque comprendono intimamente i meccanismi delle nostre società spezzate (e si meritano tutto il mio rispetto) lasciano pensare che il supporto attivo o anche l’accettazione remissiva dello Stato islamico tra le popolazioni arabe coinvolga tra il 5 e il 20 per cento della popolazione. In altre parole, su 400 milioni di arabi esiste un numero compreso tra i 20 e gli 80 milioni di individui che sostengono o comprendono le ragioni dello Stato islamico. Il numero di sostenitori più coinvolti, finanziatori, ammiratori, membri e facilitatori logistici dell’Is nel mondo arabo probabilmente non supera le poche centinaia di migliaia, ma il serbatoio di possibili aderenti o simpatizzanti è nell’ordine dei milioni.

L’aspetto realmente preoccupante di tutto questo è che queste persone non sostengono lo Stato islamico perché ne condividono l’ideologia, ma solo perché l’Is rappresenta la più comoda alternativa alla vita di stenti che conducono, un destino che considerano inevitabile per i loro figli e nipoti. Queste dimensioni politiche e socioeconomiche della loro vita e della loro società causano povertà, dolore, esclusione, discriminazione, sofferenza.

Nessun cambiamento in vista

Se da un lato è confortante assistere a uno sforzo militare coordinato locale e straniero per respingere lo Stato islamico, questo non basterà a liberare la nostra regione (e il mondo) dagli effetti di questi movimenti criminali ed estremisti, che sostanzialmente sono la conseguenza delle nostre carenze politiche e socioeconomiche. Né i governi arabi né altri di peso come Stati Uniti, Russia, Iran e Regno Unito hanno mostrato alcun segno (nemmeno un accenno o un gesto di comprensione) di voler intraprendere uno sforzo serio per migliorare radicalmente le condizioni che alimentano l’estremismo ideologico e la militanza criminale.

I governi di Egitto, Giordania, Siria, Iraq, Arabia Saudita, Kuwait, Algeria e altri paesi arabi sono minacciati dallo Stato islamico più di chiunque altro, ma sono gli stessi che mostrano la minore volontà (o capacità) di avviare il cambiamento radicale necessario per estirpare l’Is alla radice. I loro sostenitori stranieri negli Stati Uniti, in Iran, nel Regno Unito e altrove sembrano felicissimi di continuare a vendergli miliardi di dollari di armi senza spingerli verso le difficili riforme politiche ed economiche che servirebbero per porre fine a questa guerra.

Fino a quando non miglioreremo queste dimensioni politiche e socioeconomiche lo Stato islamico e altri movimenti simili, se non peggiori, continueranno a emergere dalle nostre società arabe con la stessa naturalezza della foschia mattutina.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

MEDIO ORIENTE
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view post Posted: 26/8/2016, 10:44 Isis perde una città strategica a sud della sua «capitale» Mosul - Islam e altre religioni
Isis perde una città strategica a sud della sua «capitale» Mosul

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-...AB&refresh_ce=1

2016-08-25T130517Z_1864495790_S1BETXLZOVAA_RTRMADP_3_MIDEAST-CRISIS-IRAQ-MOSUL-kIRH--835x437@IlSole24Ore-Web

Il primo ministro iracheno, Haidar al Abadi, ha annunciato oggi che le forze governative hanno strappato a Isis la città di Qayyara, una sessantina di chilometri a sud di Mosul, la “capitale” dello Stato islamico in Iraq.

La vittoria odierna, ha aggiunto Al Abadi, rappresenta «un passo importante» per la riconquista di Mosul. Le forze governative sono entrate a Qayyara dopo una settimana di combattimenti. Il mese scorso avevano strappato all'Isis una
vicina base aerea.

«Controlliamo tutta la città e siamo riusciti, in un tempo molto breve, a cacciare il Daesh (acronimo arabo per Isis)», ha dichiarato il generale Riyadh Jalal Tawfik, che comanda le forze di terra.

A Baghdad il ministro degli Esteri siriano
Proprio oggi il capo della diplomazia siriana Walid Muallem è arrivato a Baghdad per una visita ufficiale. Fonti riferiscono che il ministro discuterà con le controparti irachene dei rapporti bilaterali e della guerra all'Isis in Iraq e in Siria. Muallem ha tra l’altro duramente criticato l'intervento delle forze armate turche nell'operazione in territorio siriano, considerandolo una violazione della sovranita' territoriale della Siria.
view post Posted: 26/8/2016, 10:31 Sesso e Chiesa, manuale del Vaticano per una "positiva e prudente educazione sessuale" - ...Ridi che ti passa!
Arriva il manuale del Vaticano per una "positiva e prudente educazione sessuale"

Sesso e Chiesa, arriva il manuale del Vaticano
Attraverso “Il luogo dell’incontro” i giovani potranno essere educati all’amore e alla reciproca donazione. Bocciati i rapporti prematrimoniali, il rimorchio e l'autoerotismo in quanto "la sessualità non deve essere solo un piacere"


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E' frutto del Pontificio Consiglio per la Famiglia il manuale sull'educazione sessuale "Il luogo dell'incontro" che, presentato in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia, intende fornire supporto a tutti gli educatori cattolici affinché possano guidare i giovani alla corretta educazione affettivo-sessuale.

L'obiettivo è infatti quello di insegnare a costruire ogni relazione con gli altri basandosi sulla dignità e sul rispetto: come si legge nell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia di Papa Francesco, al numero 280, la sfera sessuale riveste una rilevante importanza nella vita quotidiana motivo per cui è bene prestare attenzione all'argomento, soprattutto in un’epoca in cui si tende a banalizzare e impoverire la sessualità.

Si legge infatti: "Il Concilio Vaticano II prospettava la necessità di «una positiva e prudente educazione sessuale», tenendo conto del progresso della psicologia, della pedagogia e la didattica. Tale educazione solo si potrebbe intenderla nel quadro di una educazione all’amore, alla reciproca donazione. In tal modo il linguaggio della sessualità non si vede tristemente impoverito, ma illuminato. L’impulso sessuale può essere coltivato in un percorso di conoscenza di sé e nello sviluppo di una capacità di dominio di sé, che possano aiutare a far emergere capacità preziose di gioia e di incontro amoroso".

A quanto pare ci sono degli argomenti "scomodi" che sono stati bocciati, in primis i rapporti prematrimoniali in quanto non aiuterebbero a vivere la pienezza di un sentimento autentico per non parlare poi del concetto del "rimorchio" che, secondo il Vaticano, è un atteggiamento contrario all’amore autentico "perché codifica l’altro".

Facendo poi leva sul fatto che la sessualità non è soltanto un piacere, a finire sotto condanna è anche l’autoerotismo o la masturbazione in quanto "non aiutano la persona a uscire da se stessa e ad andare verso l’altra".


http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...vaticano27.html

L'amore (e il sesso) spiegati ai ragazzi arriva il decalogo del Vaticano

CITTÀ DEL VATICANO.

L'ultimo "canto" del Pontificio consiglio per la Famiglia, guidato fino a pochi giorni fa da monsignor Vincenzo Paglia e "fuso" da Francesco assieme ai Laici all'interno di un nuovo Dicastero affidato all'ex vescovo di Dallas Kevin Joseph Farrell è un manuale sull'educazione sessuale e affettiva tutto riservato ai giovani. Presentato alla recente Giornata Mondiale di Cracovia, dichiara di essere stato redatto con uno scopo preciso: «Aiutare i giovani ad amare per essere veramente felici». Intitolato "Il luogo dell'incontro", trae ispirazione dall'esortazione apostolica Amoris Laetitia, nella quale Francesco spiega come l'impulso sessuale debba essere coltivato in un percorso di conoscenza di sé e nello sviluppo di una capacità di dominio di sé «che possano aiutare a far emergere capacità preziose di gioia e di incontro amoroso». In sostanza, per Bergoglio, non c'è amore senza una sessualità ordinata, capace di dominare gli istinti e il percorso di maturazione di ognuno. In scia a queste considerazioni, alcuni paragrafi del testo del dicastero guidato da Paglia sono dedicati al tema della differenza sessuale: la sessualità parla di una differenza, l'uomo e la donna, che condiziona tutta la persona.

Esistono falsi maestri nell'amore: l'individualismo, l'edonismo, il materialismo, il dualismo, l'emotivismo. Atteggiamenti che portano chi di essi diviene schiavo a perdere la possibilità dell'amore autentico, un amore che nei momenti decisivi deve anche saper pazientare. Per questo, recita il documento vaticano, occorre saper attendere anzitutto nel tempo del fidanzamento. I rapporti prematrimoniali, in questa luce, non aiutano a vivere la pienezza di un grande amore. Ma non solo: anche «rimorchiare» è un atteggiamento contrario all'amore autentico «perché codifica l'altro». Nel «rimorchio», spiega il Vaticano, il livello di rapporto «è minimo ». Non c'è la necessità di rivedersi, non c'è alcuna responsabilità. Piuttosto, «è tutto troppo liquido: avere una relazione, andare a letto con qualcuno è molto lontano dallo stabilire relazioni veramente personali, essendo invece rapporti che finiscono per cosificare l'altro. Mentre «la sessualità non è soltanto piacere ». In questo senso, anche «l'autoerotismo o la masturbazione non aiutano la persona a uscire da se stessa e ad andare verso l'altra». Un'azione di questo tipo «non può riferirsi alla realtà di un'eccellenza di pienezza».

Nel documento, alcuni film e immagini sono indicati come utili per capire i concetti espressi. E sono, dunque, da fare vedere ai giovani. Superman e Spiderman, ad esempio, nelle scene in cui i due supereroi si mostrano da adolescenti dotati di grande potere e quindi investiti di una grande responsabilità, possono aiutare a far crescere e a far maturare. Anche i giovani, nei cambiamenti della loro personalità, possono sperimentare una grande opportunità, un grande potere. E imparare a usare questo potere è cosa opportuna.

Attraverso l'osservazione di due fotografie, invece, una di un neonato e l'altra di due sculture di Antonio López che mostrano il corpo di un uomo e il corpo di una donna, si cerca di guidare i giovani a riconoscere la differenza sessuale. Su questo tema, tra gli spezzoni di film proposti, ci sono La costola di Adamo del 1949, o il più recente Stockholm, nella scena dell'incontro tra un ragazzo e una ragazza. Fra i due sarà amore a prima vista.

La spiegazione del concetto di libertà, infine, è affidata al film Batman Begins. In sostanza, la doppia vita di Wayne, come multimilionario edonista e come Batman, può permettere di vedere in che modo la vera e libera scelta stia nell'agire bene. Non tutta la libertà rende felici. Solo quella indirizzata al bene.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Il testo del Pontificio consiglio per la famiglia ispirato alle idee espresse da Papa Francesco

Un gruppo di ragazzi alla Giornata mondiale della gioventù di Cracovia

FOTO: © NURPHOTO VIA GETTY IMAGES

L'ARCIVESCOVO

Monsignor Vincenzo Paglia, 71 anni, dal 15 agosto è alla guida della Pontificia accademia per la vita

Paolo Rodari
25 agosto 2016

Edited by GalileoGalilei - 9/5/2017, 11:45
view post Posted: 26/8/2016, 10:12 Sgominata rete di pedofili: 75 arresti in tutta Europa, 5 in Italia - Attualità
Sgominata rete di pedofili: 75 arresti in tutta Europa, 5 in Italia

http://stadio24.com/2016/220199/sgominata-...ta-europa-5-in/

880803_internet-la-pornografia-prima-nelle-ricerche--L-h6DEpd

L'indagine denominata "Operation Daylight" condotta dall’Europol ha portato all’arresto di 75 persone coinvolte nel giro della pornografia infantile.
Europol aveva trasmesso informazioni su 611 casi sospetti alle autorità di sicurezza nei rispettivi Stati e solo in 207 casi sono stati indagati. In Italia, sono stati arrestati cinque sospettati.
Secondo la polizia italiana. "L'operazione ha scoperto una vasta rete di pedofili". Alla luce della notizia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione da sempre impegnata anche nella tutela dei diritti dell'infanzia, chiede che anche l'Italia utilizzi gli strumenti e le reti messi a disposizione da Europol per prevenire e contenere la pedofilia e la pedopornografia.
Il vero allarme e' legato ai luoghi degli abusi, il 90% degli avvengono in famiglia, e a chi li compie, in gran parte sono commessi da padri e nonni. Il 68% di chi subisce abusi sono femmine.
Oltre a questo c'e' il fenomeno del turismo sessuale nel quale l'Italia e' al primo posto con 80mila viaggi l'anno. In continuo aumento sono poi la pedopornografia e la pedofilia online.
228 replies since 14/4/2015