http://www.ildialogo.org/pretisposati/rismi27102008.htmPreti sposati
La mia replica allo psichiatra del Vaticano
di Emanuel Milingo
L’Arcivescovo Milingo replica al Dott. Manfred Lutz riguardo il celibato
Notizia di agenzia
24 ottobre 2008
Ho letto con molta attenzione e scrupolo l’articolo dell’eminente psichiatra Vaticano, Manfred Lutz, che collabora con la Congregazione per il Clero, pubblicato il 20 ottobre 2008 dall’Agenzia di Stampa Cattolica. La sua professione non lo qualifica come esperto sulla questione del celibato. Ci ritroviamo ancora una volta nelle mani di coloro che ci presentano ancora "i castelli in Spagna". E’ uomo a veduta unilaterale. E, come tale, non riesce a vedere il problema nella sua interezza. Non discutiamo i frutti del celibato, ma le conseguenze dell’obbligatorietà del celibato stesso.
Un celibato imposto va oltre i diritti umani e la dignità, tanto che il cosiddetto trasgressore sembra non esistere più in seno alla Chiesa Cattolica. Ma è poi vero che il trasgressore ha offeso Dio? Niente affatto. Le procedure previste per il prete trasgressore mancano di qualsiasi elemento di amore. E coloro che le mettono in pratica commettono peccato grave per mancanza di carità. Il prete colpevole dice "Fin qui ce l’ho fatta, ma non posso andare oltre". Perché condannarlo da subito senza prima valutare le motivazioni che gli hanno fatto cambiare idea sul celibato? La Chiesa è colpevole di aver reso il celibato una qualià professionale necessaria al presbiterato. Ma Gesù non l’ha richiesto, egli ha chiamato al presbiterato uomini sposati.
La questione è la seguente: La Chiesa Cattolica si fonda sul celibato? E’ davvero così essenziale il celibato tanto da permettere che uccida, cosa che è davvero accaduta? Quanti crimini hanno commesso i vescovi e i preti per poter continuare a godersi gli applausi e la gloria del proprio celibato? Gli strenui difensori del celibato non sono normali cittadini vaticani, ma ammantati di loschi segreti?
Miei cari confratelli preti sposati, le parrocchie costituitesi con la prelatura married priests now si stanno espandendo. In una di queste abbiamo avuto venticinque cresime. In un altra area stiamo celebrando sempre più battesimi. La comuità cattoloica accetta i preti sposati con entusiasmo. Prendiamo a esempio la famiglia di S. Brigida di Svezia, sposata e madre di otto figli. Uno di questi è stato canonizzato. Dopo aver perso il marito, si è dedicata al servizio degli altri. La sua santità è derivata dall’essere nubile? Lei amava Dio anche come moglie. Sminuire il matrimonio e affermare semplicisticametne che la santità sia legata al celibato è una grave falsità.
Certamente esistono quelli vincolati al Regno, ma sono eccezioni. Che un prete celibe sia più dedito al suo ministero è una menzogna. Non ho mai visto il mio zelo per la salvezza delle anime diminuire da quando mi sono sposato.
Mia moglie mi accetta come prete. Non è affatto disturbata quando mi svegli alle 3 di mattina per recitare il breviario, il rosario o la Messa. Mi accetta per quello che sono, un prete. Per quanto le è possibile, ritiene che portare a termini i miei obblighi verso Dio venga prima di ogni altra cosa.
Non lasciamo che alcun prete sposato pensi di essere sulla strada sbagliata. Moltiplichiamo le Messe, e le comunità apprezzeranno i nostri gesti di amore. Impariamo dalla nostra comunità ad essere dei bravi mariti. Così mi è stato suggerito durante la cerimonia tradizionale delle nozze tribali lo scorso settembre in Zambia: "Con tutto il rispetto per la sua veneranda età, ma giovane quanto ad esperienza coniuigale. Mi permetta di darle un consiglio da marito." Non posso rivelare pubblicamente questo suggerimento, magari potrò farlo in privato. La gente ha apprezzato il fatto che io accettassi consigli, non ritengo di sapere tutto riguardo la vita di coppia. E non ci teniamo ad essere considerati una coppia intoccabile per la cultura tribale dello Zambia; siamo una delle tante.
Miei cari confratelli preti sposati, Dio non si potrebbe contraddire considerando il celibato superiore al matrimonio. Ecco perché esso è un carisma riservato a pochi. Il corpo della Chiesa Cattolica non ha mai accettato questo concetto all’unanimità. Quelli che avevano un’opinione diversa sono sempre stati considerati dei sobillatori che spingevano l’uomo ad assecondare i propri istinti sessuali. Sono quindi stati zittiti; ed è stato così in tutti i concili.
Ecco l’importanza dei preti sposati. Il primo miracolo fu ad un matrimonio. Gesù invitò i Suoi Apostoli ad essere presenti lì. Non si poteva più guardare al matrimonio come la semplice soddisfazione dei propri istinti sessuali. La donna a riacquistato la sua dignità. La Beata Vergine ha parlato il linguaggio di una moglie, e di una madre verso gli sposi novelli. Quale onore riconoscere Adamo in Gesù ed Eva in Maria. La dignità del matrimonio è così restaurata.
Cordialmente Arcivescovo Emmanuel Milingo
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Vaticano Esperto psichiatra Vaticano: ’il celibato è una provocazione’ verso una vita superficiale
Roma, 20 ottobre 2008 (CNA). - Manfred Lutz, psichiatra della Congregazione per il Clero, ha fornito una risposta a tutti coloro che considerano il celibato uno stato ’innaturale’ ed ha spiegato che la disciplina non solo è necessaria per i preti e i religiosi per vivere a pieno la loro vocazione, ma rappresenta anche una provocazione verso un mondo superficiale che non crede alla vita eterna.
Nell’articolo pubblicato su L’Osservatore Romano, Lutz ha specificato che il celibato rappresenta ’una protesta permanente contro la superficialità collettiva’. Proclama che "il mondo terreno, con le sue gioie e le sue sofferenza, non è tutto". Colui che non sa rinunciare all’esercizio della sessualità non è neanche capace ’di una unione sponsale’, ha aggiunto Lutz. Guardare alla donna come ’oggetto di soddisfazione di un personale istinto’, contribuisce alla critica sul celibato". Lutz ha aggiunto che anche nel matrimonio esistono momenti in cui ’non si può esercitare pienamente la sessualità, ad esempio nel caso di malattia o di handicap permanente. In questi casi la relazione sponsale, che sia realmnte profonda, non viene distrutta, ma arricchita". E continua "Allo stesso modo, la questione del celibato non dovrebbe intendersi come pertinente alla sessualità genitale, ma come forma relazionale che facilita un rapporto profondo con Dio e rapporti fruttuosi con le persone affidate alla cura pastorale del prete". Il celibato, aggiunge Lutz, permette al prete di intraprendere la direzione spirituale in modo più intenso. "Non è vero che la direzione spirituale di una coppia sarebbe più efficace se fornita da persone sposate. In questo caso si corre infatti il rischio che inconsciamente le esperienze del proprio matrimonio si mischino, coinvolgendo i propri stati emozionali in un meccanismo psicologico automatico". "Per questa ragione", continua, "questa guida necessita di un monitoraggio costante affiché ciò non avvenga. Dall’altro lato, una buona guida spirituale deve avere una considerevole esperienza con coppie sposate, per poter affrontare i casi più delicati. Questo spiega, ad esempio, l’efficacia sorprendente degli scritti sul matrimonio di un grande pastore di anime, il Servo di Dio Giovanni Paolo II". Specificando che il celibato non è riservato ai narcisisti che tentano di mettersi al centro dell’attenzione, Lutz ricorda che il prete "dovrebbe essere sempre interessato agli esseri umani e alla loro miseria, dimenticando di se stesso, rendendo visibile lo splendore di Dio attraverso le sue parole, superando le sue proprie sofferenze".
http://catholicnewsagency.com/new.php?n=14106