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La tragedia dei seminari minori. Migliaia di bimbi e ragazzini reclutati al sacerdozio, La corruzione dei minori legalizzata nei papati di Ratzinger e Bergoglio

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Scritto da Angela Sabetta il 12 Giugno 2022 alle 8:29 nelle categorie Attualità - Primo Piano - Valle del Calore e Alburni.
Castel S. Lorenzo. Don Giovanni Cairone sarà ordinato sacerdote Pagina Facebook Voce di StradaPagina Facebook Voce di Strada Profilo Twitter Voce di StradaProfilo Twitter Voce di Strada
Castel San Lorenzo. Don Giovanni Cairone 25 anni il 25 giugno sarà ordinato sacerdote. La cerimonia si terrà alle 18 nella cattedrale di Vallo della Lucania.

Don Giovanni dopo aver intrapreso nel settembre 2011 il percorso formativo ed intellettuale presso il Seminario minore di Vallo della Lucania, frequentando il Liceo delle Scienze Umane, e dopo aver eseguito il diploma nel luglio 2016, si incammina verso il seminario maggiore metropolitano Giovanni Paolo II di Pontecagnano Faiano, dove per sei anni si forma nei quattro ambiti della formazione: umana, intellettuale, spirituale e pastorale. Dopo essere stato ammesso al Sacro Ordine, e dopo aver ricevuto i ministeri del lettorato e dell’accolitato, e aver eseguito tutti gli studi, il 25 settembre 2021 è stato consacrato Diacono dal vescovo Ciro Miniero della Diocesi di Vallo della Lucania nella chiesa parrocchiale di Castel San Lorenzo. Dopo l’ordinazione, don Giovanni ha continuato il suo apostolato nella Parrocchia San Vito Martire in Capaccio Scalo e nel frattempo sta concludendo gli studi presso il Seminario di Pontecagnano.

Come nasce la vocazione e quindi la decisione di diventare prete ?
“La mia vocazione nasce sin da piccolo. Già da quando avevo quattro anni, iniziavo a svolgere il compito del ministrante sull’altare, e da quell’istante m’innamorai di Gesù. Inizialmente non ero del tutto consapevole che fosse la chiamata del Signore, ma questa consapevolezza è cresciuta in me col passare del tempo e degli anni in ma era sempre più forte. Avevo sei anni quel giorno in cui sia il Vescovo di allora Mons. Favale che don Domenico, il mio parroco, mi chiesero cosa volessi fare da grande, ed io risposi, tra lo stupore generale: “Il Papa”. Ricordo l’applauso dei fedeli esploso in Chiesa e la meraviglia del Vescovo e di don Domenico, forse vollero interpretare quella mia risposta un pò impertinente come un segno del Signore. Dopo aver ricevuto la Prima Comunione nel giorno di Pentecoste il 27 Maggio 2007, divenni più consapevole di diventare sacerdote, perché mi affascinava sempre di più la figura del sacerdote e il suo operato. Dopo le scuole medie prendo la decisione di entrare in seminario. Decisione molto sofferta, perché inizialmente papà Vincenzo non voleva assolutamente, per convincerlo non è stato facile. Ma il Disegno Divino ha voluto che mio padre cambiasse idea, anche per l’intercessione di una mia professoressa di italiano, di mia mamma Carmela, e infine per il supporto del parroco don Domenico Sorrenti. Io soffrivo un po’ in quei mesi perché tutti decidevano la scuola da frequentare con gioia e io invece ero costretto a scegliere una scuola che non era di mio gradimento. Ma don Domenico – non so ancora oggi come abbia fatto! – la sera dell’Epifania del 6 gennaio 2011 convince papà a farmi entrare in seminario. E perciò, proprio grazie al parroco, nostro pastore e guida, sono entrato in Seminario. Senza don Domenico, io non sarei diventato sacerdote, (e grazie anche alla mia famiglia che mi ha sostenuto). Nel corso del Seminario Minore le difficoltà sono state tante, a pensare a stare già fuori casa a 13 anni non è cosa facile. Ma con il sostegno dei formatori, dei seminaristi, della mia famiglia, di don Domenico e della parrocchia, ho superato con la preghiera le difficoltà del tempo presente. All’entrare nel Seminario Maggiore, il cammino si intensifica, ma i rapporti con la gente e con i sacerdoti germoglia e si nutre sempre di più dell’Amore del Signore. Con l’arrivo in una nuova parrocchia nel 2018, qualcosa in me cambia. C’è una nuova realtà che mi attende, una nuova parrocchia, quella di San Vito a Capaccio Scalo. Sono stato accolto dal parroco don Donato Orlando come un figlio che è in cammino verso il sacerdozio, e che ha bisogno di nutrimento e consigli buoni per affrontare il cammino. Sia la parrocchia di origine che quella di apostolato mi hanno sostenuto in questi anni di Seminario Maggiore, mi hanno aiutato a comprendere quale sia la missione che mi attendeva. Mi hanno fatto meglio comprendere la mia umanità, i miei limiti, ma anche i miei pregi. I parroci don Domenico e don Donato, parallelamente e in modi diversi, mi hanno fatto crescere in tanti aspetti di vita sacerdotale. Io li ringrazio dal profondo del cuore, perché don Domenico mi ha visto nascere, mi ha battezzato, mi ha conferito i sacramenti dell’iniziazione cristiana e l’onore di ricevere l’ordinazione diaconale nella parrocchia di origine, con lui ci siamo più volte confrontati sulla parrocchia e sullo stile di vita sacerdotale; con don Donato ho compreso come si progettano attività pastorali, come si relaziona un buon dialogo con le famiglie, con i fedeli, con la parrocchia, come si struttura un oratorio (esperienza forte per me), come si creano reti di comunicazione con tutti senza escludere nessuno, ho compreso come si ascolta oggi la gente e come la si comprende. Grazie ai parroci che mi hanno seguito come padri nella fede. Così ho capito che il Signore mi stesse chiamando con la gioia e l’entusiasmo di seguirlo come un’aquila che vola verso la cima di un’ alta vetta dove c’è Cristo che ci attende”.

Oggi i giovani si sono allontanati dalla religione, come pensa di riavvicinarli?
“Una bella domanda!! Sembra difficile rispondere, ma in realtà è una risposta facile. I giovani oggi sono molto fragili, e hanno bisogno di chi li accompagna, di chi li comprende, perché in famiglia non sempre c’è un clima favorevole di ascolto e comprensione. Il sacerdote, con la sua presenza al loro fianco, pian piano li conquista se sa trasmettere l’Amore di Dio per loro, benché lontani da Lui. Il sacerdote, in questo caso, con un sorriso, una chiacchiera, ma soprattutto con un’autentica testimonianza cristiana vissuta nel quotidiano, li rende protagonisti, dando loro un compito da svolgere in parrocchia, coinvolgendoli, e così valorizzando i loro talenti, in modo che possano sentirsi gratificati. E considerati. L’oratorio, i centri di aggregazione possono aiutare in questo. Ma, in primis, è sempre la testimonianza del sacerdote che è fondamentale per loro”.

Si sono persi valori fondamentali, come fare per recuperali?
I valori persi oggi nella società o nella Chiesa non sono facili da recuperare, ma il ritorno ad essi può scaturire da percorsi di nuova evangelizzazione, da processi di rieducazione alla vita nella società, come soggetti rispettosi delle regole della convivenza civile, nella solidarietà, nella tolleranza, nell’accoglienza del “diverso”. Sono valori che tutti insieme dobbiamo cercare e mettere in campo, in azione. L’educazione, il semplice saluto, possono essere già segni fondamentali per un miglior vivere quotidiano. Non dobbiamo avere paura di trasmettere certi valori, e ancor più di ricercarli laddove essi si manifestano. Se vogliamo un mondo fondato sul bene comune e sui valori umani autentici, dobbiamo trasmetterli senza paura di essere giudicati come “anacronisti”, perché penso che, alla fine, saremo apprezzati e ringraziati per questo grande impegno. Dobbiamo mirare al nostro unico e vero valore assoluto, che è Cristo”.
Oggi fare il prete è una vera missione come pensa di svolgerla?
“Fare il sacerdote è una grande missione che Dio ci chiede di svolgere in questo mondo oggi tanto confuso nei propri valori e smarrito nelle sue paure. E’ una missione che si sviluppa in un “crescendo” continuo nell’impegno e nella fede e in un altrettanto continuo “cercando” Dio e il suo Amore in ogni nostro fratello. Essere sacerdote significa stare a contatto con la gente, essere per tutti una guida e un sostegno spirituale e morale. Essere sacerdote significa essere un uomo di preghiera, un uomo di Dio, capace di portare tutti alla conoscenza dell’infinito Amore di Dio, senza distinzione. Il sacerdote è il “pescatore di uomini” che, con la sua predicazione e con la sua tenacia, ma sempre e soprattutto col proprio esempio di vita, è capace di essere “strumento” nelle mani del Signore per la conversione di coloro che sono lontani da Dio. È il Buon Pastore che va sempre alla ricerca della “pecorella smarrita”, lasciando le altre novantanove pecore. Il sacerdote è l’uomo che ama e basta, e tuttavia ama “inutilmente”, perché il suo amore è sconfinato, è lo stesso amore di Gesù per l’umanità, quel Gesù che ha dato se stesso sulla croce per amore nostro. Allo stesso modo, il sacerdote ama dare se stesso, offrire la sua stessa vita per il suo popolo. L’amore salva solo se gratuito, e l’amore del sacerdote può e deve salvare tutti coloro che sono lontani da Dio. Il sacerdote sperimenta, soprattutto negli insuccessi, un amore straordinario che è quello stesso di Dio, e sa perfettamente quanto sia difficile la sua missione in questi tempi tanto particolari, ma sa anche che, se fonderà la sua casa sulla Roccia che è Cristo Signore, essa non vacillerà

Quale è il messaggio che vuole dare ai giovani?
“Quello che mi sento di dire ai giovani è che non devono aver paura di affrontare le sfide che il mondo pone loro, che devono confidare sempre nell’aiuto del Signore e farsi illuminare dallo Spirito Santo, perché verrà certamente in loro soccorso. Non si devono mai scoraggiare di fronte ad un fallimento, perché sarà proprio lì che Dio parlerà al loro cuore e farà loro scoprire “mondi nuovi” ancora sconosciuti. I giovani devono sentirsi amati, voluti e pensati da Dio, e comprendere il bene che Dio vorrà donare loro. Dico ancora loro: affrontate con coraggio, ed anzi con caparbietà i problemi della vita, perché Dio scommette su ognuno di voi, qualsiasi sia la vostra missione o il vostro lavoro, perché tutti cooperiamo al bene comune che Dio ci ha donato. Affrontate con consapevolezza le sfide del momento presente, non abbiate paura delle difficoltà, fanno parte della vita. Tutti insieme possiamo mirare al nostro orizzonte che è Cristo: Via, Verità, Vita. Lui è la risposta vera a tutti i nostri dubbi, problemi, incapacità. In Lui ponete tutte le vostre difficoltà e le vostre preoccupazioni, abbiate determinazione nelle vostre scelte, perché, quando giuste e sagge, è segno che il Signore vi sta chiamando dal profondo del vostro cuore ad essere ciò che desiderate nella vostra vita. Non vi bloccate alla prima difficoltà, al primo inciampo, ma risollevatevi sempre dalle vostre cadute, afferrando la mano che Gesù vi porge per aiutarvi. Sfondate le porte delle tenebre, che sono le vostre paure e le vostre insicurezze, andate verso la Luce che è Cristo, Lui vi guiderà nella vostra vita, nel vostro lavoro e nella vostra missione.
Ringrazio il Signore che mi ha chiamato a seguirlo e che mi illuminerà con il suo Spirito nel ministero sacerdotale. Ringrazio tutti voi che in questi anni mi avete sostenuto nella mia scelta a seguire Cristo nella carità evangelica e a seguirlo nella missione sacerdotale. Ringrazio le singole persone che con amore e con la preghiera mi hanno accompagnato, ringrazio don Domenico e don Donato che mi hanno seguito da vicino nel mio cammino di formazione, ringrazio la mia famiglia che mi ha seguito passo per passo con premura e discrezione, accompagnando ogni mio passo. Ringrazio i formatori per il loro impegno e il lavoro di formazione che hanno svolto in questi anni. Infine ringrazio gli amici, fonte bella e dissetante, che mi hanno accompagnato in questi anni e per il loro prezioso sostegno.
Sono sicuro che tutti mi continuerete a sostenere con la preghiera nel ministero che mi attende. Vado con coraggio , amore ed entusiasmo verso questa missione che il Signore mi vorrà affidare, cercando di seminare il buon profumo dell’Amore di Dio per i fratelli, e sforzandomi di essere un vero pescatore di uomini che porta tutti a Cristo, nostro Salvatore e Redentore. Grazie a tutti”.
 
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view post Posted on 14/9/2022, 10:25

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Chiudono i seminari minori di Brescia e Padova

https://www.lavocedelpopolo.it/citta/l-evo...yjdSZM7BDGKWVIs

Brescia
di LUCIANO ZANARDINI 29 gen 2021 08:54
L’evoluzione della pastorale giovanile
Il Seminario Minore cambia: non ci sarà più una comunità totalmente residenziale, ma saranno favorite le comunità vocazionali sul territorio


Il Seminario Minore così come oggi è inteso cambia e si trasforma. Lascia la sede di via Musei nell’oratorio della parrocchia di Santa Maria in Calchera. Non ci sarà più una comunità residenziale stanziale, ma saranno favorite le comunità vocazionali sul territorio. Ci sarà una continuità educativa rappresentata dalla figura di don Mattia Cavazzoni, attuale responsabile del Seminario Minore. Coordinerà la pastorale vocazionale diocesana per i ragazzi e le ragazze (fino ai 18 anni) e opererà in stretta collaborazione con don Giovanni Milesi, direttore dell’area della Pastorale per la crescita della persona, e ancora più strettamente con don Claudio Laffranchini, attuale padre spirituale del Seminario Minore, ma anche vicedirettore dell’Ufficio per gli Oratori, i Giovani e le Vocazioni e vicedirettore dell’Ufficio per la catechesi. Il luogo in cui risiederanno diventerà un centro propulsivo di pastorale vocazionale. Si potranno riunire anche altri gruppi di ragazzi o ragazze, per un’esperienza analoga seppur non identica. Inoltre, vi troveranno adeguata collocazione tutte quelle iniziative di carattere formativo e progettuale destinate a sostenere e a sviluppare in diocesi la Pastorale giovanile vocazionale.

Eccellenza, si va nella direzione di una riscoperta, in parrocchia, della pastorale vocazionale?

Ritengo che oggi l’ambito prioritario e sintetico nel quale sviluppare un accompagnamento nella fede, e quindi una pastorale vocazionale, sia quello del vissuto ordinario, in particolare quello della propria comunità ecclesiale (parrocchia o unità pastorale). Qui trovano la loro naturale convergenza l’azione dei genitori, dei sacerdoti, dei catechisti e degli altri soggetti educanti. Il contesto è quello di una fede condivisa. Nessuno si nasconde che a volte le nostre comunità parrocchiali risultano fragili, ma ciò non toglie che esse vanno considerate l’ambiente primario di sviluppo della fede dei ragazzi/e. Non possiamo metterle da parte o non prenderle in considerazione. Dovremo piuttosto aiutarle a svolgere il loro prezioso servizio. La diocesi, con i suoi responsabili e i suoi organismi, si farà carico di questo compito in modo intelligente e con grande generosità. Confido molto in una pastorale vocazionale che privilegi l’ambito parrocchiale e inter-parrocchiale, che ponga in stretta collaborazione i diversi soggetti ecclesiali, che stabilisca un forte legame tra pastorale ordinaria e esperienze di approfondimento. Non si intende “chiudere il Seminario Minore” ma dare a questa esperienza una nuova impostazione, più integrata entro un progetto di pastorale vocazionale le cui caratteristiche ho cercato di illustrare. Credo che in questa direzione spinga anche l’oggettiva valutazione del numero dei ragazzi e del proporzionale impegno richiesto alla diocesi sia dal punto educativo che economico. Sono consapevole che questa scelta avrà conseguenze anche molto concrete sulla vita dei sette ragazzi che in questo momento compongono la comunità del Seminario Minore e sulle loro famiglie. Come concordato con loro, ci si confronterà per elaborare insieme il progetto di accompagnamento che prenderà avvio con il prossimo anno scolastico, offrendo un doveroso sostegno laddove questo risulterà necessario.

Non verranno meno le proposte di carattere residenziale?

Considero molto utile immaginare anche esperienze di carattere residenziale, grazie alle quali consentire ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze di dare al proprio cammino di fede maggiore intensità. Penso in particolare a luoghi ben identificati sul territorio diocesano in cui riunirsi per alcuni giorni sotto la guida di una équipe di educatori (presbiteri, diaconi, consacrate/i, laici), per condividere con ragazzi e ragazze di altre parrocchie momenti di particolare intensità sotto il profilo della fede e della fraternità. Credo sia opportuno immaginare momenti distinti per ragazzi e ragazze a partire dall’età della preadolescenza (senza escludere di farlo anche precedentemente). Mi preme tuttavia che una tale proposta venga letta in piena sintonia con il cammino vocazionale ordinario, cioè con quanto si cerca di fare, pur con tutti i limiti, nel contesto della propria parrocchia. Precisato questo, credo si possa dare a queste esperienze il nome di Comunità vocazionali territoriali, immaginandole diffuse nelle varie zone della diocesi. Raccomanderei tanto di non intenderle come potenziali serbatoi per il nostro seminario o per le congregazioni religiose, ma come occasioni offerte a ragazzi e ragazze per un sereno approfondimento del proprio cammino di fede, in un contesto sovraparrocchiale di amicizia e fraternità. Lo sbocco di un tale cammino è nelle mani di Dio e non nelle nostre: potrà essere quello della scelta del matrimonio cristiano ma anche della consacrazione e del ministero presbiterale. In ogni caso sarà uno sbocco felice, che darà alla vita dei ragazzi/e la forma di una carità generosa e quindi di una buona testimonianza. Quel che conta è che si scopra la bellezza del Vangelo e si sperimenti la gioia di vivere con e per il Signore.

Il Seminario minore sarà il motore di questa riforma?

Il mio desiderio è che l’attuale comunità del Seminario Minore, composta da sette ragazzi, diventi la comunità trainante di questa esperienza e quindi assuma sostanzialmente la forma delle altre Comunità vocazionali territoriali, sia cioè una comunità non totalmente ma parzialmente residenziale, e abbia sede in un luogo che diventi punto di riferimento per l’intera pastorale vocazionale della diocesi. I ragazzi che ne fanno parte continueranno ad essere accompagnati dagli attuali educatori, don Mattia Cavazzoni e don Claudio Laffranchini e gli altri componenti dell’équipe educativa, in una forma che tuttavia non sarà più quella della residenza costante, ma della residenza temporanea, da definire in modo molto accurato. Sono consapevole che questa scelta avrà conseguenze anche molto concrete sulla vita dei sette ragazzi che in questo momento compongono la comunità del Seminario Minore e sulle loro famiglie. Ci si confronterà per elaborare insieme il progetto di accompagnamento che prenderà avvio con il prossimo anno scolastico, offrendo un doveroso sostegno laddove questo risulterà necessario.

L’esperienza del Seminario minore, quindi, si trasforma?

Ciò che mi sta molto a cuore è che si faccia tesoro dell’esperienza educativa che il Seminario Minore ci consegna, senza estinguersi ma trasformandosi. Essa rappresenta una ricchezza per la nostra diocesi, frutto del generoso e appassionato impegno di molti sacerdoti e di altre figure educative che per molti anni hanno accompagnato generazioni di giovani nel loro cammino di discernimento vocazionale. A loro va la nostra sincera e profonda riconoscenza. Io stesso, che ho vissuto l’esperienza del Seminario Minore, conservo vivo il ricordo di tante persone buone e sagge, che si sono fatte tramite per me della benevolenza del Signore e hanno contribuito a fare in modo che trovasse compimento in me la sua volontà. Nuove figure educative raccoglieranno questo testimone. Si tratta di proseguire un cammino che ricalibra non la sua direzione, cioè le sue finalità ultime, ma la sua forma, cioè le sue modalità operative.

https://seminariopadova.it/il-minore-chiud...-non-del-tutto/

Il Minore chiude ma non del tutto
Lo scorso giugno si sono chiusi l’edificio e l’esperienza formativa residenziale del Seminario Minore. Ma la passione vocazionale per i “tosi” delle Superiori continua! Creativa più che mai!

Ecco il sito per scoprire le nuove forme del Seminario Minore: https://pastoralevocazionale.diocesipadova.it/adolescenti/

Troverai le iniziative per ragazzi e ragazze dai 14 ai 18 anni che aiutano ad appassionarsi alla domanda vocazionale, con la convinzione che un adolescente che cerca la sua strada, che si interroga sul suo futuro, che scopre Gesù nelle scelte quotidiane è un giovane che si lascia illuminare dalla “Luce all’orizzonte”.

Agosto 20th, 2022|News Seminario Minore
 
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view post Posted on 14/9/2022, 10:55

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Resisteva nel 2021/22 il seminario minore di Verona

Seminario-Minore-uno-spazio-creativo-per-uno-sguardo-positivo-su-di-se_articleimage

www.veronafedele.it/Chiesa/Giornata-del-Seminario

Giornata del Seminario
di DON LUCA ALBERTINI

Si svolgerà in tutte le parrocchie sabato 6 e domenica 7 novembre

Parole chiave: Giornata del Seminario (1), Vocazioni (6), Presbiterio (2)
Un cortile del Seminario Maggiore di Verona
05/11/2021
di DON LUCA ALBERTINI

Tutte le parrocchie della nostra diocesi si uniscono sabato 6 e domenica 7 novembre nel vivere la Giornata del Seminario. Una tradizione per noi molto lunga e ricca di coinvolgimento, che ha trovato recentemente conferma nel documento magisteriale Il dono della vocazione presbiterale. In particolare, al numero 148 di questa nuova Ratio della formazione al ministero sacerdotale, si ricorda che la vocazione nasce solitamente all’interno di un contesto comunitario, nel quale il seminarista ha vissuto una significativa esperienza di fede, e trova importante contributo nelle parrocchie, che la sostengono e alimentano in modo significativo. Negli anni questa Giornata diocesana ha avuto vari adattamenti riguardo a una data variabile o unica, la presenza o meno dei seminaristi ed altri aspetti. Rimangono invariate le finalità. La prima è pregare per le vocazioni e in particolare perché quanti il Signore chiama alla vita presbiterale possano rispondere con un sì generoso e radicale. A questa si lega un’altra finalità importante ovvero pregare per il nostro Seminario, per gli educatori e i seminaristi in cammino: quest’anno 40 al Minore, 23 al Maggiore, mentre 3 giovani hanno iniziato il percorso di discernimento in Casa San Giovanni Battista. Inoltre, questa Giornata diventa occasione per portare una testimonianza che possa essere un’opportunità per tenere alta nelle nostre parrocchie l’attenzione vocazionale e nello specifico quella presbiterale. In alcune comunità saranno presenti seminaristi ed educatori, ma nel limite delle possibilità e nel desiderio dell’alternanza nelle varie zone della diocesi; negli altri casi saranno gli abituali presbiteri a offrire spunti e sottolineature appropriate. Infine, come altra finalità vi è quella di contribuire da parte di tutti con un sostegno economico al Seminario. Il tutto nel desiderio grande che sia una bella opportunità per collaborare assieme per la vigna del Signore e contribuire a quella missione grande della Chiesa che san Giovanni Paolo II ricordava essere l’accompagnamento delle vocazioni, in particolare quelle al sacerdozio.

www.veronafedele.it/Chiesa/Seminar...sitivo-su-di-se
Seminario Minore: uno spazio creativo per uno sguardo positivo su di sé
di DON SEBASTIANO CASSINI

Qui ogni ragazzo cresce in un clima di fraternità alla scoperta del “chi sono” e del “per chi sono”

Parole chiave: Seminario Minore (2), Diocesi di Verona (40), Vocazioni (6)
Seminario Minore: uno spazio creativo per uno sguardo positivo su di sé
11/11/2021
di DON SEBASTIANO CASSINI *

In questo nuovo inizio di anno formativo sento spesso i ragazzi nel cortile che giocano volentieri e fanno un sano chiasso: mi dà gioia perché sa di vita. Questo è il Seminario minore: vite di ragazzi che crescono in un clima di fraternità e nella paziente e curiosa scoperta di sé, del “chi sono” e di conseguenza del “per chi sono”.

Oggi non è più scontato che un ragazzo si percepisca come un dono e che possa quindi sentirsi attratto a donarsi, a fare della propria vita un dono. Talvolta da adulti li valutiamo come un problema, anziché avere uno sguardo di fiducia e di intraprendenza che sa dare ali ai loro sogni. L’esperienza del Seminario minore e dei 40 ragazzi dalla prima media alla quinta superiore vuole essere uno spazio creativo, che parte dal fare esperienza – che oggi risulta quasi anomala – di uno sguardo positivo su di sé, di trovare un adulto che sia contento di intrattenersi con un gruppo di ragazzi anziché avere dell’altro di meglio da fare. Per noi risulta sempre una benedizione che alcuni ragazzi insieme alle loro famiglie, magari in amicizia con il parroco, trovino il coraggio di compiere una scelta di vita comunitaria e di discernimento vocazionale.

Mentre si quietano le grida in cortile mi torna in mente la frase con cui si apre Il libro dell’inquietudine di Fernando Pessoa: “Vivo in un tempo nel quale gli uomini perdono la fede per la stessa ragione per cui i loro genitori l’avevano: non sanno perché”. Penso che suoni piuttosto impietosa e mi chiedo se sia vera anche per i ragazzi e le famiglie del Seminario. In questa corsa di cambiamenti, la fede sembra aver perso la presa nella vita reale, con adulti che spesso si appellano a esperienze e percorsi di altro tipo per trovare sostegno e condivisione.

La vita comunitaria, il camminare insieme che il Sinodo ci sta richiamando a gran voce, è forse la strada per vivere non una religione di precetti ma una scelta capace di raccogliere tutto di noi, non solo l’esteriorità. Noi ci crediamo nella preziosità e potenza della vita comunitaria secondo lo stile del Vangelo ed è quella che cerchiamo di realizzare, tra mille limiti, ogni giorno in Seminario.

* Prorettore del Seminario Minore

www.diocesiverona.it/sto-cercando/...eminario-minore
Seminario Minore
L’accompagnamento vocazionale per ragazzi e adolescenti ha una storia e radici molto profonde nella Diocesi di Verona. Già nel 1935 con il vescovo Girolamo Cardinale veniva istituito un Seminario Minore, perfezionando la divisione dei ragazzi dell’età delle medie e superiori dai seminaristi del Maggiore. Il successore, mons. Giovanni Urbani ha dedicato molta attenzione a questo tema e ha avviato la realizzazione della grande struttura di San Massimo.

Attualmente la comunità del Seminario Minore è ospitata presso il Centro Mons. Carraro (lungadige Attiraglio, 45) dove si trova anche il Centro di Pastorale Ragazzi e l’Istituto Gian Matteo Giberti, scuola secondaria diocesana.

I seminaristi, dalla prima media alla quinta superiore, accompagnati dagli educatori in piena sintonia e corresponsabilità con le famiglie e le comunità parrocchiali, vivono l’esperienza della vita di comunità, della preghiera, del servizio, dell’impegno quotidiano, con il desiderio di divenire uomini capaci di scelte e di relazioni autentiche.
 
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view post Posted on 2/1/2023, 12:02

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https://www.molfettaviva.it/notizie/tre-gi...le-di-molfetta/
Tre giovani ordinati diaconi nel giorno di Santo Stefano nella Cattedrale di Molfetta
Ieri pomeriggio la celebrazione officiata dal vescovo Cornacchia

MOLFETTA - MARTEDÌ 27 DICEMBRE 2022

Grande festa ieri per la Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi: dopo l'ordinazione sacerdotale di don Leonardo Andriani lo scorso 7 dicembre, altri tre giovani seminaristi hanno ricevuto l'ordine del diaconato nella festa di Santo Stefano. Nella Cattedrale di Molfetta con la Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo Mons. Domenico Cornacchia gli accoliti Marco Leonardo Cantatore, Maurizio de Robertis e Sergio Minervini sono stati ordinati diaconi. Originari di Molfetta si sono formati presso il Pontificio Seminario Pugliese "Pio XI" e hanno seguito il percorso di studi presso la Facoltà Teologica Pugliese in Molfetta.

Marco Leonardo Cantatore, 24 anni, della Parrocchia Cattedrale in Molfetta, ha iniziato il suo percorso vocazionale nel Seminario Minore e successivamente presso il Pontificio Seminario Regionale "Pio XI" di Molfetta. Dopo gli studi classici al "L. da Vinci" in Molfetta ha conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica Pugliese. Attualmente è studente presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma e collaboratore nella parrocchia San Gabriele dell'Addolorata in Roma
 
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view post Posted on 29/1/2023, 15:38

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Un vecchio articolo del 1978 sulla crisi dei seminari minori, ancora considerati indispensabili a catturare i bambini per trasformarli in preti.

https://notedipastoralegiovanile.it/index....nore&Itemid=101

Adolescenti e seminario minore

Luigi Renzo

(NPG 1978-10-54)

La nuova società tecnocratica ha bisogno dell'uomo giusto al posto giusto. Oggi si parla molto di orientamento inteso come un a aiuto dato da persone competenti all' individuo che è alle prese con il problema fondamentale della scelta di tipo di scuola, dell'adattamento ad una professione, dell' adesione ad un certo tipo di vita». Orientamento è far scoprire ad una persona le sue doti e i suoi limiti al fine di determinare il modo che maggiormente la realizza nella comunità umana.
Noi, però, non vogliamo fermarci al solo orientamento: ci interessa soprattutto il discorso sulla vocazione, e vocazione è il tipo di vita scelto, è un impegno che non si esaurisce in una scelta scolastica o in un ruolo professionale. Più che di uno stile o di una forma, si tratta di uno stato di vita, di una realizzazione complessa nella quale concorrono diversi elementi e che dura tutta la vita.
Il Clero è una specie che scompare? La Chiesa dovrà farne a meno? Sono interrogativi che sorgono in chi esamina la situazione attuale del clero e delle vocazioni. Si tratta di una questione di vita o di morte per la Chiesa ed è estremamente necessario studiare il problema per evidenziarne le costanti operative passate ed ovviare ai limiti della situazione.
La società di oggi è in completa trasformazione e questo si riflette negativamente sul ruolo del, sacerdote, costretto ad entrare in un mondo che non lo accetta più nel suo ruolo tradizionale e che di conseguenza lo trova impreparato a rispondere alle nuove istanze» (cf Luigi Renzo, Pastorale vocazionale e Seminario minore, Roma 1977).
L'orientamento in fondo si ferma al momento umano della scelta; vocazione, invece, non è solo la risposta dell'uomo, ma è anche e soprattutto l'iniziativa di Dio che chiama, cui l'uomo risponde. Non si può affrontare il problema dell'orientamento senza tener conto dei fini fondamentali dell' uomo e del suo innesto radicale nel divino.
La natura della pastorale vocazionale, pertanto, «consiste nell'azione della comunità cristiana mirante a far sì che ogni cristiano, fin dai primi anni della fanciullezza, sviluppando la fondamentale vocazione alla santità e all'apostolato, che scaturisce dal Battesimo, scopra la propria vocazione personale e trovi le condizioni necessarie per la maturazione e la perseveranza» (Orientamenti e Norme della CEI).

«Il problema delle vocazioni deve essere affrontato dalla Chiesa locale come momento dell'unica azione pastorale, in modo da impegnare tutti i membri della comunità cristiana». La formazione dei Sacerdoti è un'azione di Chiesa che «si esprime attraverso l'interazione di diverse componenti educative, le quali assumono incidenze e apporti diversi a seconda della fase di crescita del giovane chiamato».
La formazione dei Sacerdoti non è solo compito di pochi educatori (i superiori del Seminario), ma è dovere di tutta la comunità. «Il Seminario, prima che istituzione, è di sua natura una espressione di vita ecclesiale nella quale Dio, attraverso mediazioni umane, va disponendo alla missione coloro che Lui ha chiamato» (Cf Orientamenti e Norme della CEI).

Parlare ancora di Seminario Minore potrà sembrare inopportuno o quanto meno antiquato. La società, oggi in completa trasformazione, dissuade da proposte radicali ed anticonformiste quale può essere la consacrazione totale della vita alla costruzione del Regno. E l'impatto con tale realtà costituisce l'handicap più grosso perché il Seminario esca dal disagio e dal complesso di quasi morte di cui è assillato soprattutto nel dopo-Concilio.
Se i Seminari si svuotano perché continuare a parlarne? In un mondo in cui stanno acquistando sempre più valore le esperienze pluridimensionali che serve un Seminario struttura chiusa, autonoma e macchina per far preti?
Le presenti riflessioni non saranno certo una risposta esaustiva a questi e a tanti altri interrogativi, né avranno la presunzione di definire l'argomento. È lo sforzo di una lettura di fatti riguardanti il Seminario, partendo dall'esperienza di Rossano, diocesi calabrese di circa 120.000 abitanti.

LA CRISI DI VOCAZIONI

È ormai un luogo comune parlare di crisi di vocazioni e gli studi in merito sono tanti e tali che ci esimiamo dall'analizzare il fenomeno nei dettagli. Certo non è da poco la diminuzione delle ordinazioni di clero diocesano. Se negli anni 50 la media di ordinati era di circa 1.200, nel 1970 ne abbiamo 698 con un calo progressivo negli anni seguenti: 624 nel 1972, 509 nel 1974, 436 nel 1976. Dati normali, questi, se si pensa che gli alunni attualmente presenti nei seminari minori è circa la metà di quelli che vi entravano venti anni fa.
Nella diocesi di Rosano, per es., nel decennio 1953-63 si sono avuti 142 alunni di prima media, nel 1963-73 si riducono a 72 e negli ultimi 5 anni sono stati addirittura solo 11. A Torino per 397 parrocchie nello scorso anno sono entrati 7 ragazzi di prima media.
L'elenco delle diocesi potrebbe continuare e ci spiegheremmo ancora meglio il grido allarmato di Mons. Carraro, Vescovo di Verona, all'Assemblea della C.E.I. del maggio scorso sul calo delle vocazioni.
Il fenomeno è senz'altro preoccupante, ma può nascondere un grosso rischio di disimpegno o, peggio, di scetticismo nei confronti del Seminario e dei suoi metodi educativi.
Non sono nemmeno da sottovalutare né il fenomeno delle «fughe» soprattutto dei giovani preti (dal 1972 al 1976 le ordinazioni in Italia sono state complessivamente 2.629, le defezioni 648), né gli altri fatti che rendono più problematico il futuro della Chiesa: aumento della popolazione, diminuzione dei preti, aumento dell'età media degli stessi.
La crisi non risparmia neppure i religiosi. Dal 1964 al 1977, per es., i Gesuiti sono passati da 35.968 a 28.038, i Minori o.f.m. da 27.140 a 21.504, i Salesiani da 22.042 a 17.535, i Domenicani da 10.091 a 8.773.
Probabilmente la crisi non ha ancora raggiunto il suo culmine, anche se qua e là si avverte un qualche risveglio.
Sarà la riscoperta dei ministeri la risposta al diminuito numero di sacerdoti e alle molte «supplenze» che da tempo questi svolgono? Può essere uno spiraglio che si apre, ma resta il problema del futuro e la Chiesa dovrà rifarsi al carisma della profezia che porta in sé per ritrovare il coraggio della sua identità di popolo, che risponde alla chiamata del suo Dio.
Il magistero del post-Concilio ha indicato le piste per ridare alla «sposa di Cristo» il suo «volto splendente». Il recente IV Sinodo dei Vescovi ha affrontato il problema della catechesi nel nostro tempo con riferimento ai fanciulli e ai giovani. Nel «Messaggio al Popolo di Dio» conclusivo i Vescovi affermano che la «catechesi è compito di vitale importanza per tutta la Chiesa» e «il luogo o ambito naturale è la comunità cristiana» (nn. 12 e 13). Qui nascono le vocazioni specifiche e i ministeri fondamentali del popolo di Dio.
I Vescovi italiani col documento «Evangelizzazione e Ministeri» (agosto 77) hanno insegnato che «solo una Chiesa tutta ministeriale è capace di un serio e fruttuoso impegno di evangelizzazione... Col tema dei ministeri viene data occasione di affrontare i gravi problemi che oggi la Chiesa vive: problemi di edificazione della comunità cristiana e della sua missione nel mondo,... di crescita del popolo cristiano» (n. 18). Ma non si spiegano i ministeri e le vocazioni senza una comunità che educhi a scoprire il proprio posto ed accompagni lo sviluppo del «germe vocazionale».
In questo contesto di cammino di fede e di scoperta continua della propria vocazione si pone il Seminario come situazione-segno e piccola comunità che cura «la verifica e la maturazione della vocazione sacerdotale nei giovani che sembrano possedere i germi della chiamata divina» e che «si affianca all'azione della famiglia e della parrocchia» (1).
Il Seminario non si sostituisce alla parrocchia – naturale ambito di crescita di fede – ma offre un servizio più specifico in ordine alla vocazione di speciale consacrazione. Anzi il rapporto con le parrocchie è di vitale importanza. In questi ultimi anni a Rossano i seminaristi, a scadenza quasi mensile, vanno a casa. Ne è venuto fuori un rilievo significativo: i ragazzi che già prima stavano vicini alla Parrocchia hanno continuato a farlo con più entusiasmo, gli altri, invece, hanno trovato difficoltà ad inserirsi. Questo ci convince che l'opera formativa del Seminario può restare frustrata se già la Parrocchia non ha avviato tra i ragazzi la problematica vocazionale.

IL SEMINARIO MINORE

L'idea del Seminario minore può far storcere il muso quasi fosse un discorso chiuso una volta per tutte. Ed in effetti non possiamo dar torto a chi la pensa così se il Seminario opera come nel passato.
Un'indagine a questionario svolta nella diocesi di Rossano tra sacerdoti ed ex seminaristi ha fatto rilevare che, a parte qualche nota positiva riguardante più che altro la serietà scolastica, per il resto gli addebiti al Seminario sono piuttosto gravi al punto da farne chiedere la completa chisura puntando su forme educative più aperte e che valorizzano la persona e la maturazione graduale della stessa. Le osservazioni riguardano sia il Seminario come struttura, sia i superiori, sia il modello educativo:
– a causa della sua struttura chiusa, il Seminario ha creato un'eccessiva separazione dal mondo esterno iniettando la convinzione che tutto ciò che è «fuori» è da evitare;
– i Superiori, particolarmente i vicerettori, sono educatori improvvisati, «in stato di ferma» prima di passare ad altra attività. Non sempre sono a tempo pieno e tanti loro atteggiamenti di paternalismo e di rigorismo dipendono spesso dalla instabilità ed indecisione;
– il modello educativo, maggiore indiziato, è giudicato piuttosto chiuso ed alienante perché fondato più sull'obbedienza al regolamento e sulla disciplina che non sul dialogo e sulla libertà. Ha contato la funzionalità dell'istituto più che la persona.
Conseguenza ovvia di questa educazione è stata la formazione di persone individualiste, capaci di imporsi magari sul piano culturale, ma disincarnate. Un'accusa che fanno i giovani ai sacerdoti è l'eccessiva attenzione alla istituzione e la mancanza di comunione, estraneità alla vita e disimpegno sui grandi problemi umani e sociali: effetti negativi dell'educazione ricevuta in Seminario.
Il Seminario vecchio stampo, pertanto, non serve più né ai preti, i quali non vi si ritrovano e non vi indirizzano ormai più nessuno, né a chi si mette sulla strada del Sacerdozio perché non vi trova l'ambiente formativo ideale. Occorre rivedere tutto il sistema per ritrovare la freschezza della consacrazione.
Il nuovo Seminario, lungi dall'essere un luogo di preti pre-fabbricati, deve essere un tempo di formazione che assicuri un ambiente sereno ed aperto in cui l'adolescente esperimenta «l'esaltante esperienza della prima scoperta di sé e del mondo» (2). La disciplina non opprima la libera espressione delle proprie capacità e non condizioni lo spirito d'iniziativa e la creatività tipica dell'età. Deve ritenersi scontato, quindi, negli educatori un atteggiamento di dialogo e di maggiore ascolto dei ragazzi. Delle verifiche mensili potranno offrire la misura della sintonia educatore-educandi e il grado di maturazione nella scoperta progressiva della vocazione.

PROSPETTIVE DEL SEMINARIO MINORE

Prima delle prospettive possibili ci sembra opportuno presentare un'iniziativa avviata nella diocesi di Rossano in questi ultimi anni: il Seminario della diaspora. Invece che in Seminario tanti ragazzi vengono seguiti durante la scuola media nelle proprie parrocchie: hanno così modo di crescere nel proprio ambiente naturale di sviluppo (famiglia, parrocchia). Dopo la 3a media vengono indirizzati al Seminario. Durante l'anno i collegamenti vengono mantenuti con incontri zonali e col ciclostilato mensile «Seminario chiama Parrocchia». Nell'estate poi questi ragazzi vengono invitati a partecipare ad un campo di orientamento: in 5 anni sono passati per i campi estivi intorno a 150 ragazzi.
I primi frutti dell'iniziativa cominciano a vedersi. Quest'anno, infatti, i due giovani che entreranno nel Seminario Teologico provengono dal Seminario della diaspora.
Quali prospettive restano, allora, al Seminario Minore?
Rifuggendo da ogni preconcetto disfattista, il Seminario può e deve essere il centro propulsore di ogni ricerca vocazionale, ma non può assolutamente prescindere dalla Parrocchia. Questa è il luogo originale della ricerca ed il parroco resta con i genitori il fondamentale educatore alla fede e alla vocazione. Il Seminario, a sua volta, senza rinunciare alla sua originalità e al suo profondo rinnovamento, offre al parroco quel servizio speciale e qualificato richiesto per la preparazione dei Sacerdoti di domani.
Il Seminario, pertanto, deve porsi come comunità educativa che orienta i suoi sforzi sia all'interno che all'esterno. All'interno il Seminario deve risultare ambiente ideale per una ricerca vocazionale che sia personalizzata, individualizzata e differenziata. All'esterno deve sintonizzarsi con la famiglia e la Parrocchia. La famiglia è «la madre e la nutrice dell'educazione» (3) e quindi spetta ad essa il diritto-dovere di orientare i figli.
La Parrocchia si affianca alla famiglia ed offre un respiro più ampio e comunitario all'esperienza di fede e alla scoperta della propria vocazione. I gruppi parrocchiali, in questo senso, possono dare spazio a più tipi di ricerca vocazionale dal cui confronto può scaturire un arricchimento per la ministerialità della Chiesa.
Aiuto concreto per mantenere questo dialogo con le famiglie e le parrocchie può venire dal Centro Diocesano Vocazioni, al quale è affidato il compito di orientare e ravvivare la coscienza del popolo di Dio sul problema della vocazione cristiana e delle vocazioni speciali e ministeriali. Anche gli altri Centri di pastorale diocesana (famiglia, catechesi, ecc.) devono dare una mano.
In questa prospettiva il Seminario non è più un'isola che opera settorialmente per proprio conto, ma si inserisce nella vita della diocesi come modo diverso e forte di vivere la vocazione. Mantiene ancora oggi perciò la sua funzione e può rendere alla Chiesa un servizio prezioso e specifico.
Il rinnovo delle strutture e una nuova impostazione educativa lo rendono ambiente e tempo ideale che, con la ricchezza dei contenuti e la spontaneità del clima, aiuta i ragazzi a fare gradualmente le varie opzioni che orienteranno il progetto della loro vita.
La validità del Seminario, in conclusione, dipende dalla organicità della pastorale diocesana. La collaborazione Seminario-Centri di Pastorale diocesana-Centro Vocazioni-Parrocchia, con un piano di lavoro unitario atto a rendere alla comunità cristiana una testimonianza di servizio e di vocazioni vissute secondo carismi e ruoli diversi, costituisce il momento chiave per avviare uno stile di pastorale vocazionale che risponda alle attese dei tempi, alle esigenze della persona e ai bisogni della Chiesa.
 
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view post Posted on 21/2/2023, 13:49

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Gli ultimi 811 seminaristi minori di Spagna (2021/22)

https://www.informazionecattolica.it/2022/...-e-seminaristi/

In Spagna sempre meno suore, sacerdoti e seminaristi
07/05/2022 sacerdotiSpagnasuore
di Angelica La Rosa



NEGLI ULTIMI DIECI ANNI LA CHIESA CATTOLICA SPAGNOLA HA PERSO 2.387 SACERDOTI, IL 12,3% DEL TOTALE, E 2.160 MONACHE DI CLAUSURA, IL 19,8% DEL TOTALE. INOLTRE, LO SCORSO ANNO È STATO RAGGIUNTO IL NUMERO PIÙ BASSO DI SEMINARISTI


Domani, 8 maggio, si celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni e la Giornata delle vocazioni autoctone con il motto “Lascia il segno, sii testimone”. In Spagna la campagna è stata divulgata congiuntamente dalla Commissione Episcopale per il Clero e i Seminari, dalla Conferenza Spagnola dei Religiosi, dalle Pontificie Opere Missionarie e dalla Conferenza Spagnola degli Istituti Secolari.

Entrambe le giornate sono state presentate in una conferenza stampa dal direttore nazionale delle opere missionarie José María Calderón e dal direttore della segreteria della Sottocommissione episcopale per i seminari Sergio Requena.



Ma i dati emersi in Spagna sono sconfortanti. Negli ultimi dieci anni la Chiesa cattolica spagnola ha perso 2.387 sacerdoti, il 12,3% del totale, e 2.160 monache di clausura, il 19,8% del totale. Inoltre, lo scorso anno è stato raggiunto il numero più basso di seminaristi.

Padre Requena ha assicurato che i vescovi spagnoli sono preoccupati per i dati e stanno studiando le circostanze e i motivi.

Secondo i dati, nell’anno accademico 2021-2022, ci sono in Spagna 1.028 seminaristi maggiori e 811 seminaristi minori. Nel 2021 sono stati ordinati 125 sacerdoti diocesani , di cui 19 seminaristi minori sono passati al seminario maggiore. In Spagna sono 35.507 i membri di istituti religiosi e società di vita apostolica (76% donne). Questi appartengono a 408 congregazioni. Tra questi ci sono 639 junioras e 281 juniores. Inoltre, ci sono attualmente 179 novizi e 65 novizi in Spagna.
Sempre nel paese iberico sono attualmente 2.478 i membri degli Istituti Secolari. Di questi istituti, 26 sono di fondazione spagnola, mentre altri 14, fondati fuori dai confini spagnoli, ma hanno membri in Spagna.
 
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view post Posted on 15/4/2023, 07:05

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Il seminario minore del Vaticano trasferito a Como dall'anno 2022/23

https://silerenonpossum.it/sentenza-preseminario/
10 aprile 2022

PRESEMINARIO SAN PIO X: IL PROCESSO È STATO FATTO ALLA VITTIMA

Il processo penale a carico di Mons. Enrico Radice e don Gabriele Martinelli si è concluso il 06 ottobre 2021 con una sentenza che assolve entrambi gli imputati. Sono stati accertati i rapporti sessuali, ma come vedremo, il Tribunale ha ritenuto fossero consenzienti. In merito al Rev.do Mons. Radice è stato accertato che ha dichiarato il falso ma è stato assolto dall’accusa perchè se avesse detto il vero si sarebbe auto incriminato (pag. 86). Il tutto riferito a dei soggetti che oggi sono presbiteri, e abbiamo già detto tutto. Come è nostro costume non abbiamo commentato la vicenda, pur avendo molto da dire, fino a quando non abbiamo avuto modo di leggere le motivazioni che sono state depositate solo il 17 marzo 2022.

Innanzitutto ripercorriamo insieme la vicenda. Nel novembre 2017 il Corriere della Sera pubblicava un articolo di giornale in cui venivano riportate le affermazioni di un giovane che frequentò il Preseminario San Pio X all’interno dello Stato della Città del Vaticano. Il ragazzo asseriva di aver subito molestie da parte di un suo confratello all’interno della struttura.

Cos’è il Pre Seminario San Pio X?
Si tratta di una struttura istituita nel 1956 per volontà di Papa Pio XII. Nacque per formare i futuri presbiteri già in età puerile. La Chiesa Cattolica, come è noto, ha ancora le due strutture: il seminario minore e quello maggiore. Nel primo, entrano i giovani che non hanno ancora compiuto i diciotto anni e nel secondo entrano quelli che li hanno compiuti. Pertanto, diversamente da quanto affermato durante il processo, sia dall’avvocata di Martinelli sia dallo stesso Tribunale, il Preseminario era un vero e proprio seminario. E qui bisogna fare una breve chiosa che vale per il presente procedimento ma anche per tutti gli altri. Esercitare il ruolo di avvocato o giudice in uno Stato significa dover conoscere anche ciò di cui si parla.

La definizione di “pre-seminario” nasce perché ovviamente ospita soggetti minori che accederanno solo successivamente al Seminario Maggiore. Chiamarlo Seminario minore o pre-seminario non è tanto differente. Peraltro, il codice stesso, sapientemente promulgato da Giovanni Paolo II, il quale aveva ben a cuore la formazione presbiterale, invita all’erezione di queste strutture ove possibile in tutte le diocesi. Poi è chiaro che i numeri parlano da sé e prevederli in tutte le diocesi è quanto mai utopico. Pertanto, chi frequentava questo luogo era un vero e proprio seminarista. In questi ultimi anni post-conciliari abbiamo assistito a coloro che definiscono il seminario una “casa famiglia”, il cammino propedeutico e idiozie varie. Tutti i seminari, minori o maggiori che siano, servono a vagliare la vocazione e pertanto cambiargli nome per accentuare questa aurea di discernimento non ha alcun senso. Sono seminari e chi li frequenta è un seminarista. Fine.

Il Preseminario San Pio X era l’unica esperienza di formazione all’interno dello Stato della Città del Vaticano e ovviamente aveva un carattere tutto particolare. I preseminaristi servivano le messe che i sacerdoti celebravano negli altari in basilica alla mattina, studiavano e pregavano. Anche questo aspetto nella sentenza sembra completamente superfluo, mai menzionato. Questi giovani avevano una vita spirituale e la loro vita era scandita anche dalla preghiera, non solo dallo sport e dallo studio. A seguito di questa spiacevole e gravissima vicenda, il Santo Padre ha deciso di sbattere la comunità fuori dal Vaticano e spostarli a Roma. Da giugno però il Preseminario andrà via anche da Roma è si sposterà definitivamente a Como. Una scelta sconsiderata quella di Francesco, il quale non ha il coraggio di affrontare la questione e pertanto la aggira. Il gesto di Francesco non fa altro che far crescere nei fedeli lo sconforto e la diffidenza nei confronti della Chiesa. In sostanza il Papa dice: “Qui minori non ne teniamo sennò non ne escono vivi”. Forse non è questo il metodo giusto, si vuol far credere che oltre Tevere ci sia un covo di uomini e donne affamati?

Leggendo il testo della sentenza che oggi vi proponiamo emerge chiaro come il tema non si voglia affrontare e, molto più grave, c’è completa incompetenza.

Il Preseminario fu fondato per volontà di Pio XII e don Folci, un presbitero della diocesi di Como. Proprio per questo motivo la struttura è gestita dall’opera fondata dal sacerdote e dalla Diocesi di Como.

La vicenda degli abusi
Dopo il primo articolo sul Corriere della Sera, anche la trasmissione Le Iene su Italia 1 ha fatto alcuni servizi dove intervistava i giovani coinvolti in questa storia. A seguito di questo clamore mediatico l’Ufficio del Promotore di Giustizia, il 13 novembre 2017, ha aperto un fascicolo.

Il 14 marzo 2018 la vittima ha presentato una formale denuncia-querela nella quale ripercorreva tutti gli eventi in maniera dettagliata e riferiva di essere stato vittima di abusi sessuali ad opera di un confratello. C O N F R A T E L L O. Non collega! Pignatone e i suoi colleghi, con anche gli avvocati, si studino un po’ cosa è la Chiesa Cattolica. I seminaristi sono CONFRATELLI!

Le indagini sono durate molto, soprattutto per i tempi che hanno sempre caratterizzato lo SCV. Il 21 luglio 2020 il PdG Roberto Zanotti ha chiesto di emettere il decreto di citazione a giudizio. Il 23 luglio 2020 veniva emesso il decreto e il 07 ottobre 2020 si è celebrata la prima udienza. Durante il processo si sono susseguiti una serie di interrogatori e testimonianze che hanno dell’incredibile. Innanzitutto, ci si chiede: il processo era nei confronti della vittima o del Martinelli e del Radice? Sembra di essere tornati a sessanta anni fa.





Vengono certo alla mente le parole della amata avvocata Tina Lagostena Bassi quando si batteva in aula perché non si ponesse l’attenzione su cosa avesse fatto la donna vittima di stupro ma piuttosto sulla gravità degli atti commessi dall’imputato. Qui è necessario fare un passo oltre. Superare le barriere di genere e iniziare a comprendere che la violenza è violenza. Non esiste sesso, orientamento sessuale o identità di genere. La vittima è vittima. Punto!

In questo processo, peggio ancora di quello in cui la Lagostena Bassi si spendeva, abbiamo dei giudici che definiscono l’omosessualità SODOMIA e che hanno la convinzione che per fare un rapporto orale, un po’ di consenso alla fine ci deve pur essere.

Riportiamo testualmente le parole del Presidente del Tribunale Vaticano Giuseppe Pignatone:
Presidente: non è che subisce e basta Martinelli… cioè (nome della vittima), mi scusi, siccome si parla di sesso orale e quello dice “prendilo prendilo”, ci vuole chi lo prende.

Testimone XXXX XXXX: nel senso quello stavo dicendo, Martinelli diceva “prendilo” nel senso che voleva che (nome della vittima) prendesse il suo membro in bocca.

Presidente: sì, è chiarissimo questo, appunto, bisogna che ci sia anche una forma di collaborazione fra l’uno e l’altro per quello che lei ha scritto.

Collaborazione, chiaro? Stiamo parlando con un fanciullo che si è recato nello Stato del Papa per compiere un cammino di discernimento, di studio, di preghiera e di maturazione umana che si è invece ritrovato in una struttura dove un rettore del seminario governa come se fosse in una caserma e il suo pupillo si infila nel letto dei confratelli per masturbarsi. Stiamo parlando con un adolescente che ha chiaramente detto in aula che quegli episodi gli stanno, ancor oggi, creando degli incubi. Il collegio giudicante, piuttosto che soffermarsi sul perchè il Martinelli sentiva il bisogno di fare queste cose, si concentra su il fatto o non fatto della vittima?

1
2




Ma non è solo Pignatone a fare domande assurde. Il giudice a latere, professor Venerando Marano chiede ad uno dei testimoni:

Giudice a latere Prof. Marano: l’atto iniziale, dopodiché il fatto che rimanesse fermo durante la condotta, questo le sto chiedendo, perché è una condotta che di per se secondo quanto risulta diciamo generalmente, non consente che una delle due parti rimanga fermo, perché altrimenti non può essere consumata, quindi…

Non è possibile ascoltare questi interrogatori senza sobbalzare dalla sedia. Per fortuna la Congregazione per l’educazione Cattolica ha pubblicato, proprio pochi giorni fa, una istruzione in cui si parla di educazione sessuale nelle scuole. Speriamo facciano educazione sessuale anche in Tribunale, perchè è impensabile che questi uomini non abbiano chiaro cosa significhi violentare una persona o fare un rapporto orale senza il consenso. Marano parla di “quanto risuluta generalmente” ma dove? Nei libri delle Orsoline?

Processo agli imputati o alla vittima?
Come chiaramente emerge dalle domande che vi mostreremo ancora, non si è trattato di un processo agli imputati ma alla parte offesa. In sostanza bisognava capire se a questo bambino alla fine non gli fosse piaciuto. Abbiamo parlato spesso della perversa idea che aleggia oltre Tevere da tempo.

Innanzitutto l’omosessualità è vista come una grave devianza, addirittura questa sentenza del tribunale dello Stato la definisce SODOMIA. Poi molti presbiteri, ma non solo, hanno la convinzione che l’omosessualità sia la porta verso la pedofilia. Teoria senza alcuna base scientifica, ovviamente. In secondo luogo, come affermava anche P. Amedeo Cencini, fidato inviato del Cardinale Pietro Parolin a Bose, l’omosessualità è ricerca di sesso. Quindi, il ragionamento che la Corte vaticana fa è: sei gay? Beh allora forse un pò ti è piaciuto, forse un pò hai partecipato.

Una sentenza che fa venire i brividi soltanto a pensarla, figuriamoci a leggerla.

Oltre Tevere stiamo rasentando la follia…
Emerge chiara una forma mentis che è seriamente preoccupante. Inoltre, come abbiamo evidenziato anche nel Processo Sloane Avenue, emerge la completa incompetenza di determinati soggetti. L’avvocata di don Gabriele Martinelli, nell’interrogare la vittima chiede: “Lei era vocazionista?” Giustamente il ragazzo le ha risposto: “che?” La donna voleva sapere se quel ragazzo avesse la vocazione oppure no. Peccato che i vocazionisti siano dei religiosi e non c’entrino nulla con il Preseminario san Pio X. I membri dell’istituto “Società delle divine vocazioni” vengono, appunto, detti vocazionisti. Ma siamo certi che l’avvocata non sappia neppure chi siano. La completa ignoranza del sistema emerge da tutta una considerazione che l’avvocata fa in merito al percorso che questo bambino avrebbe dovuto fare. Non solo quindi fanno il processo alle sue intenzioni ma gli danno anche insegnamenti di vita. Riportiamo tutto il pezzo dell’interrogatorio che ha dell’incredibile. Il Promotore di Giustizia Giampiero Milano, che già abbiamo visto all’opera nel processo Sloane Avenue (Iddio ce ne scampi) fa il processo alle intenzioni dell’adolescente, dicendogli: “ma è concepibile che lei non abbia opposto minima resistenza? Lei ha detto “io li subivo”, ma anche per subire determinati atteggiamenti, determinati comportamenti è necessario una pur minima collaborazione”. È possibile che un rappresentante dello Stato del Papa ed è anche membro osservatore del Consiglio d’Europa dica delle cose del genere?

Riportiamo testualmente l’interrogatorio:
P.G. Prof. Milano: senta, le voglio chiedere una cosa che probabilmente tutti vorrebbero chiederle, lei prima ha fatto riferimento alla prima volta… al primo contatto, al primo incontro sessuale con Gabriele Martinelli, lei ha utilizzato queste parole “si è infilato nel mio letto”. Ecco lei ha già fatto presente, ha già fatto presente il suo stato di disorientamento, ma è concepibile che lei non abbia opposto minima resistenza?

Vittima: eh… e certamente, una prima spiegazione a questa domanda è il fatto che io quando mi svegliavo Martinelli era già all’interno del mio letto e già mi stava toccando e quindi non è che io lo vedevo entrare e chiaramente poi c’è un colloquio e poi… e quindi era già l’atto in se per se, e poi io ero… quella fu la prima volta che io ebbi un contatto con il mondo del sesso, non avevo mai avuto nessun tipo di esperienza prima anche… non mi era mai capitato nulla di questo, quindi ero completamente bloccato, io ero… ero completamente paralizzato in quel momento.

P.G. Prof. Milano: ecco ma lei prima di entrare in preseminario aveva uno sviluppo normale della sua sessualità, oppure non… ecco lei mi ha risposto non aveva avuto esperienze, però non è necessario avere esperienze, c’è anche una maturazione a livello psicologico…

Vittima: ma questo indubbiamente….

P.G. Prof. Milano: sui temi della sessualità

Vittima: questo indubbiamente, però io sono andato… […] facevo la terza media, quindi fino in seconda media, si magari a volte con i compagni di classe, però bisogna… io capisco che a volte è un po’ difficile entrare in… nel pensiero di queste… di come funzionano queste piccole comunità, dove la maggior parte dei componenti sono anche molto ignoranti… non… a quella età così piccoli ma anche da adulti non si parla di sesso, non… o forse ero magari un po’ ingenuo io, non lo so… però non mi era mai capitato di pensare a questi argomenti, o forse ero ancora un bambino mentalmente anche… ma a 12 anni probabilmente lo ero, però avevo in testa altre cose e non mi ero mai posto il problema ecco, e non mi era mai capitato con i miei compagni di classe e tanto meno in famiglia di parlare di queste cose e neanche accennate insomma.

P.G. Prof. Milano: ho capito, senta lei in precedenza, riferendo al Tribunale, mi sembra che ha fatto riferimento nel tempo ad una sorta di evoluzione, ad una sorta di escalation delle modalità con le quali venivano espletati questi approcci di tipo sessuale. Ecco vorrei chiederle in che termini lei subiva? Lei ha detto “io li subivo”, ma anche per subire determinati atteggiamenti, determinati comportamenti è necessario una pur minima collaborazione.

Vittima: eh… ma… sì, il fatto è che… nei primi anni, nei primi momenti ero in uno stato di shock poi crescendo un po’ capivo che… avevo consapevolezza che questa cosa non mi faceva stare bene e non mi rendeva felice e quindi poi finalmente dopo un paio di anni riesco a trovare la forza, anche in virtù della mia crescita, di andare a segnalare questa situazione, la risposta poi è stata quella che è stata e li a quel punto… c’è stata una rassegnazione totale di questi fatti, quindi io sinceramente non vedo una mia… una mia collaborazione, ora non ricordo come era posta la domanda, in questo senso… io vedo piuttosto una rassegnazione perché tanto non potevo fare niente, perché quello che potevo fare lo avevo provato a fare e la risposta è stata “ah ti caccio via se continui a dire queste… queste cose” [il ragazzo si riferisce alle minacce che Mons. Radice era solito rivolgere ai preseminaristi n.d.r.] e quindi ad un certo punto l’unico mio obiettivo era quello di finire il preseminario e finire i miei studi al liceo in tranquillità, quindi io ho provato a chiedere aiuto e la risposta è stata quella, quindi…

P.G. Prof. Milano: e ha mai pensato in questo periodo di abbandonare il preseminario? Cioè di tornarsene nella sua comunità di origine?

Vittima: ma io… sì ci pensavo, io ci pensavo parecchio ma non era una… non era una… come si dice, una situazione attuabile per una serie di motivi … e poi c’era anche questa cosa…

Avvocata dell’imputato Martinelli: fondamentale per arrivare ad assecondarlo.

Vittima: eh…. tutto il fatto… tutto il discorso del… il fatto della… della vergogna del tornare nella mia comunità di origine e questo era sicuramente un fallimento, e il fatto di non poter continuare gli studi a Roma.

Avvocata dell’imputato Martinelli: ma mi perdoni, la freno, perché non poteva continuare gli studi a Roma, in preseminario lei mica andava alle superiori, lei dormiva al preseminario e quindi lei visto che siamo nella città eterna, poteva trovarsi magari un’altra struttura fuori le mura, magari ancora più vicino al Sant’Apollinare dove dormiva e avrebbe continuato ad andare alla stessa scuola con gli stessi insegnanti e con gli stessi compagni di classe, ma sarebbe stato più leggero nella vita quotidiana.

Vittima: si, purtroppo però non… in teoria sono d’accordo con lei avvocato, purtroppo non funziona così e la riprova è stata quando (nome di uno degli alunni che hanno testimoniato n.d.r) allontanato dal preseminario ha chiesto come cittadino europeo di iscriversi al Sant’Apollinare e gli è stata negata l’iscrizione perché il rettore aveva parlato con il preside.

Avvocata dell’imputato Martinelli: mi scusi signor Luca sulla questione di (nome di uno degli alunni che hanno testimoniato n.d.r) ci sono… c’è la documentazione in atti, non devo rispondere a lei in questo momento, ma i giudici hanno tutta la documentazione e le cose non sono andate proprio così. Quindi, non mi dica che lei non poteva trovare un’altra sede dove dormire a Roma? Sempre cattolica se voleva eh… non parlo di andare da… in casa di altri, struttura.

Vittima: no, non c’era questo tipo di alternativa avvocato.

Avvocata dell’imputato Martinelli: non c’era questa alternativa per quale motivo, perché non l’ha voluta trovare? Perché non mi dica che a Roma dieci anni fa, io ci sono nata e cresciuta eh… non ci sono strutture rette, se vuole proprio ecclesiastiche dove dormire e poter continuare ad andare nella scuola che lei sceglie?

Vittima: ma non è solo la scuola avvocato, le ho spiegato prima, è un insieme di situazioni che mi legavano comunque al preseminario.

Avvocata dell’imputato Martinelli: quali erano queste situazioni? Lei mi ha parlato…

[…]

Avvocata dell’imputato Martinelli: ma mi scusi eh, lei non ha neanche provato o ha provato, perché lei che ne sa che magari cambiando struttura e facendo la richiesta, visto che è emerso che lei, comunque, sia ha avuto e ha anche conoscenze nel mondo ecclesiastico magari poteva continuare ad andare in Basilica. Poi tra l’altro mi scusi, ma lei era vocazionista?

La vittima: mi scusi?

Avvocata dell’imputato Martinelli: lei aveva la vocazione? Perché lei parla di seminaristi, ma seminaristi al preseminario non c’erano allora e non i sono oggi durante l’iter formativo, medie e superiori.

La vittima: le rispondo prima sulla vocazione o sul fatto che potevo tranquillamente mandare una lettera a San Pietro e chiedere di essere chierichetto? Non capisco…

[…]

“Io a Roma ci sono cresciuta eh”. L’avvocata del Martinelli che non sa neppure cosa significa vocazionista e non conosce neppure lo status giuridico del seminarista si mette a fare un pò la professorina. Perchè farci mancare un pò di Womansplaining in un ambiente che ci riporta indietro di 400 anni.

Certo, probabilmente la donna a Roma c’è cresciuta ma del Vaticano non ha ben chiare molte cose. Tralasciando il fatto che le scelte della vittima non devono certamente essere spiegate ed è libero di fare ciò che vuole, bisognerebbe concentrarsi sul fatto che dovrebbe essere qualcun altro a tenersi le proprie pulsioni nei pantaloni. È bene precisare, così anche questi soggetti capiscono come funziona, che un giovane per poter vivere a Roma deve avere delle entrate e a 14 anni è un po’ dura pensare che possa lavorare. Come è concepibile, poi, pensare che un soggetto che se ne è andato da una struttura del Vaticano venga accolto in altre strutture cattoliche? Ma questa gente dove vive? Ha presente come funziona l’abuso di potere da parte di questi soggetti? Il rettore fece questa cosa anche con un altro preseminarista e il Cardinale Comastri evitò che la vittima partecipasse al coro della capella giulia, ne parleremo più avanti. Come si può pensare che avrebbe trovato accoglienza in altre realtà? Possibile non ci sia nessuno che la mattina si guarda allo specchio prima di pronunciare certe idiozie?

Non possiamo che concordare con il ragazzo, non solo è difficile entrare in queste dinamiche, ma questa gente neppure ci prova a farlo. Allora forse sarebbe il caso che facesse altro nella vita.


Una lezione da imparare
Ciò che emerge dal dibattimento è chiaro. Come magistralmente spiega Padre Dysmas De Lassus, chi riveste ruoli di potere e mette in atto abusi di coscienza si mette attorno persone che sceglie secondo criteri ben precisi e queste divengono intoccabili. Dalle numerose testimonianze che si sono susseguite in aula emerge chiaramente che il Preseminario, con il rettorato di Mons. Radice era divenuto invivibile. Il rettore, addirittura, aveva estromesso da qualsiasi decisione formativa il padre spirituale e l’economo. I due sacerdoti, in aula, hanno chiaramente detto che c’erano due fazioni.

Addirittura due preti dell’Arcidiocesi di L’Aquila si erano messi a fare un progetto per accogliere nel Preseminario dei giovani universitari. Ora ci chiediamo: a L’Aquila hanno anche il tempo di progettare seminari di altre realtà? Cosa centrano gli universitari con un progetto volto a formare i più piccoli? Già in Abruzzo non hanno seminaristi, che si preoccupino delle loro cose. È incredibile come la voglia di stare sotto i rilfettori sia spasmodica per alcuni presbiteri.

Marinoni (economo) e Granoli (padre spirituale), ma anche gli altri testimoni hanno evidenziato poi come queste divergenze si esprimessero in quella che è il fulcro della vita quotidiana della Chiesa, ovvero la Liturgia. In moltissimi seminari italiani avviene la stessa dinamica. Il vescovo nomina il rettore del seminario che è chiaramente espressione di una Chiesa conciliare inesistente e quel prete avrà il compito di formare i futuri presbiteri di quella diocesi.

Perchè la chiamiamo “chiesa conciliare inesistente”? Perchè sono soggetti che predicano una liturgia che non è mai stata proposta dalla Sacrosantum Concilium e che però loro hanno recepito come frutto di una interpretazione “marcia” del testo conciliare. Tutta la vita, all’interno di queste strutture, finisce per girare attorno alla liturgia. È assurdo? Sì, è assurdo ma succede questo. La liturgia, espressione massima della Chiesa che prega, diviene un terreno di battaglia. Questo non avviene perchè i seminaristi sono strani ma avviene perchè sono i formatori che puntano tutto su questo aspetto. Fomentati anche da teologi che di teologico hanno ben poco e fanno delle battaglie ideologiche. Noi preferiamo un rito, voi un altro. Bene. Siamo espressione diversa della medesima Chiesa. Non è morto nessuno.

In questo caso lo vediamo chiaramente, il Radice teneva sul palmo di una mano il Martinelli che era “un leader” (così lo definisce in aula Mons. Radice) ed aveva recepito tutte le sue fisime in merito al “novus ordo” (emerge dal dibattimento, lo racconta il Martinelli stesso). Da qui è nata una fazione che hanno fomentato i preti, da una parte Radice, Martinelli & co e dall’altra tutti gli altri con economo e padre spirituale. Non sono di certo i giovani che si affacciano al seminario ad inventarsi queste cose, avvengono in tutte le diocesi e in tutti i seminari. Questi formatori non si preoccupano della crescita umana ed affettiva di questi giovani, nessuno di questi “grandi formatori” dice: “Prega come ti pare, basta che preghi”. Addirittura i giudizi sui candidati si basano sulle preferenze del rito. Se preferisce il rito antico allora non va bene perchè è nostalgico, e questi rettori si improvvisano anche psicologi. Sono tutte dinamiche che un Giuseppe Pignatone non potrà mai capire, una avvocata “cresciuta a Roma” non può assolutamente nemmeno immaginare. Questo però è il teatro in cui si dipana la vita quotidiana dei futuri parroci ed oggi è il teatro di questi abusi. Per giudicare una realta bisogna conoscerla, altrimenti si finisce per dire idiozie come in questi interrogatori.

Nella vita della comunità seminariale è poi di fondamentale importanza la figura del padre spirituale, il quale non può farsi la guerra con il rettore e gli altri formatori. Il cammino di formazione deve essere condiviso, amato e sposato da tutti i formatori e sopratutto dai formandi. Questa vicenda è uno specchietto di realtà che oggi non funzionano, è inutile. Dal dibattimento è emerso che il padre spirituale scrisse una lettera al vescovo dicendo che il Martinelli non sarebbe dovuto essere ordinato “per motivi gravissimi”. Innanzitutto il padre spirituale ha il dovere, sancito dal codice, di tacere su tutto quanto gli viene riferito in foro interno. Il suo compito sarebbe dovuto essere quello di invitare il Martinelli a desistere dalla sua volontà di essere ordinato. In secondo luogo, bisogna evidenziare come questo linguaggio abbia creato solo problemi in molteplici occasioni. Questo detto e non detto. Cristo diceva: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”, ce lo siamo dimenticato? Se un rettore, un vescovo hanno la convinzione che quel candidato non è da ordinare lo debbono scrivere nero su bianco e con precisione riferire i motivi. Forse hanno paura di scrivere perchè sono spaventati dalle possibili conseguenze? Bene, questo deve portare a pensare prima di agire.

Allo stesso modo emerge come Mons. Radice scelse di mettere i paraocchi e andare dritto per la sua strada. Il rettore continuava a dire che le dicerie sul Martinelli erano cattiverie perchè non volevano venisse ordinato. Ok? Perfetto. Ricordiamo che la sentenza ha accertato che i rapporti ci sono stati, ha ritenuto che fossero consenzienti ma i rapporti ci sono stati. Detto questo, è pensabile ordinare un soggetto che non è apprezzato dal presbiterio? Anche qui emergono tutti gli aspetti di cui parla Dom De Lassus. Con quale coraggio Radice ha pronunciato le parole: “Dalle informazioni raccolte presso il popolo cristiano e secondo il giudizio dato da coloro che ne hanno curato la formazione, posso attestare ne siano degni.” dopo tutte quelle vicende? Addirittura Mons. Coletti ha riferito di non aver firmato la lettera che annunciava l’ordinazione presbiterale del Martinelli e sembra che quella lettera fu invece preparata da Mons. Radice. Dalla sentenza emerge che lo stesso è stato condannato in sede canonica per quella falsificazione. La lettera fu scritta per accellerare l’ordinazione del Martinelli e un suo confratello, perchè? Emerge anche qui quella visione deviata del presbiterato come una meta da raggiungere a tutti i costi, come luogo privilegiato di esercizio del potere. Sono questioni preoccupanti, e non poco. Basti pensare che al termine di quell’anno scolastico, su indicazione della Segreteria di Stato, i sacerdoti furono tutti trasferiti. Ma perchè solo trasferirli? Qui c’erano accuse che dovevano portare ad un processo non ad un trasferimento.

La pervicacia del Radice è assurda. La Chiesa deve fare pace con i processi. Il processo non è nemico ma è la via giusta, unica via, per giungere alla Verità. Se queste segnalazioni fossero state frutto di cattiverie, si apriva il processo e si valutavano. Se si verificava l’infondatezza di queste considerazioni allora si ordinava il Martinelli e si perseguivano questi ragazzi per calunnia. Invece no, il processo è nemico e quindi guai ad andare davanti ad un giudice. Questo è stato fatto, purtroppo accade ancora, anche per i casi di pedofilia. L’indagine previa è fatta male e da soggetti non competenti. Anche nella vicenda di Martinelli ci sono state due indagini canoniche fatte dal Vescovo. Prima Coletti e poi Cantoni. Durante l’indagine Radice addirittura invitò il vescovo a chiedere la pratica. Ci rendiamo conto? E il vescovo gli diede retta, chiuse tutto. Pensate ad un pubblico ministero che riceve la lettera di un ministro e chiude l’indagine perchè glielo ha chiesto lui. Siamo alla follia. In questi preti, i quali certamente sono innocenti fino a sentenza definitiva, di certo manca il senso della giustizia e il senso di Dio.

Una vittimizzazione secondaria
Un’ultima considerazione la vogliamo fare in merito a S.E.R.Mons. Vittorio Lanzani e a S.E.R. il Sig. Cardinale Angelo Comastri. Sentito in aula, Mons. Lanzani ha testimoniato dicendo che aveva chiesto al Maestro della Cappella Giulia di non far partecipare al coro il ragazzo che denunciò gli abusi. Questo venne chiesto a Mons. Lanzani dal Cardinale Comastri. Sì, proprio Comastri quello che pochi giorni dopo l’elezione di Francesco lo accolse a Sant’Anna dicendo: “abbiamo sentito il profumo di Betlemme”. E che profumo!!!




Eppure anche il buon Comastri (che non è il Cardinale Arciprete della Basilicata, come scrive Pignatone, al massimo era Arciprete della Basilica. È bene precisare che il suo ruolo in questa vicenda è quello di Vicario generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano), che si scioglie a parlare della Madonna, oggi si è ricreduto un bel pò e addirittura se l’è data a gambe quando Francesco gli disse che doveva traghettare la riforma del Capitolo Vaticano per l’arrivo del nuovo Arciprete, Gambetti. Comastri quindi ha scelto di eliminare, anche lui, la vittima ma non si è certo preoccupato del problema, ovvero dell’abusatore. Possibile che quello Spirito Santo di cui parla non lo abbia ispirato? Per quanto poi quella struttura fosse guidata dalla diocesi di Como, nessuno di questi uomini si è preoccupato del clima che lì dentro si viveva? Nessuno si è preoccupato di dire al Vescovo di Como: “guardi, cambi la gestione perchè tutti si lamentano?”. Mah. E Mons. Lanzani allo stesso tempo, uomo di Dio certo ma piuttosto che dire al ragazzo: “rivolgiti a Comastri”, poteva prendere e recarsi dal Promotore di Giustizia a denunciare no? Nessuno di questi prelati ha pensato di dire al giovane: denuncialo! Chissà perchè. E a differenza di quanto raccontano sterili blog che si occupano solo di starnazzare su questioni liturgiche, Mons. Lanzani ora si trova nel Capitolo di San Giovanni in Laterano senza alcun incarico. Non perchè era “tradizionalista” o cos’altro, ma probabilmente perchè non sapeva affrontare questioni di tale gravità nel suo incarico.

Un ragazzo che sporge una querela si ritrova vittima due volte, perchè estromesso e visto come appestato. Hai denunciato? Bene, ora non entra più qui dentro. Provate a immaginare lo stato d’animo di una persona che si ritrova in questo circolo vizioso.

Verso il secondo grado
Ora il Promotore di Giustizia ha fatto appello e anche la difesa del giovane, auspichiamo vivamente di non leggere idiozie di questo tipo nella sentenza della Corte d’Appello che sarà firmata anche da presbiteri e la vergogna sarebbe ancor più grande.

S.I.

Gli ultimi alunni e insegnanti del seminario del Vaticano prima del trasferimento a Como

Anno 2019/20
https://www.operadonfolci.com/wordpress/wp...nuario19-20.pdf
ANNO SCOLASTICO 2019 - 2020
Il Preseminario è formato da 25 studenti così ripartiti:
Alunni della Scuola media
1. MERCADO ACHYLLE 2^media
2. VIDILI DARIO 2^media
3. ALBU PAUL AUGUSTIN 3^media
4. CARDELLI LORENZO 3^media
5. GIURGILA FILIP 3^media
6. MANENTE LUCA 3^media
7. MARTINELLI RICCARDO 3^media
Alunni delle Superiori
1. ANDRICI THOMAS 1^liceo linguistico
2. ARANCINA DAN 3^liceo linguistico
3. BENEDETTO RICCARDO 2^liceo scientifico
4. DE VIVO MATTEO 1^istituto tecnico
5. DELFINO SAMUELE 1^istituto tecnico
6. FRANGI ANDREA 1^liceo linguistico
7. FUMAGALLI LORENZO 5^liceo classico
8. IANNUCCI ALFREDO 2^liceo classico
9. MAGLIOTTI MAICOL 3^liceo linguistico
10. NANNA DAVIDE 1^liceo classico
11. SPILLER SIMONE 2^liceo classico
Universitari in ricerca vocazionale (collaborano come assistenti)
1. COLUCCI UMBERTO Giurisprudenza
2. GIAMBRUNO DENNIS Scienze politiche
3. MARDEGAN NICOLO’ Scienze politiche
4. MARROCU GIUSEPPE Giurisprudenza
Studenti per l’Opera Don Folci (collaborano con gli educatori)
1. ARAJUO VANDERLINO 2 anno di Filosofia
2. MARINO SAMUELE 1 anno di Filosofia
3. SKOWRON TOMMASO Teologia
PRESEMINARIO S. PIO X – CITTÀ DEL VATICANO
9
L’EQUIPE EDUCATIVA
I sacerdoti educatori
1. Don ANGELO Magistrelli, Rettore
2. Don FRANCESCO Vicini, Vice-rettore
3. Don FLAVIO De Medeiros, incaricato per la liturgia
4. Don LUIGI Portarulo, educatore e collaboratore per i giovani

Anno 2020/21 . Dopo il nome è indicata l'età
https://www.operadonfolci.com/wordpress/wp...ario-20-21-.pdf
ANNO SCOLASTICO 2020 – 2021
La comunità del Preseminario è composta da 26 alunni
ALUNNI DELLA SCUOLA MEDIA
1. Torquido Akylle 13 3^ media Roma (RM)
2. Vidili Dario 14 3^ media Roma Clearwater, USA
ALUNNI DELLE SUPERIORI
3. Andrici Thomas 15 2^ linguistico Iasi – Romania
4. Albu Paul Augustin 15 1^ linguistico Piatra Neamt – Romania
5. Arancina Dan 16 4^ linguistico Roma (RM)
6. Benedetto Riccardo 16 3^ scientifico Guidonia (RM)
7. Biscotti Alessandro 16 3^ linguistico Rottweil - Germania
8. De Vivo Matteo 15 2^ tecnico Solbiate (CO)
9. Delfino Samuele 15 2^ tecnico Predosa (AL)
10. Frangi Andrea 15 2^ linguistico Cantù (CO)
11. Giurgila Filip 14 1^ scientifico Iasi - Romania
12. Iannucci Alfredo 15 3^ classico S. Agata dei Goti (BN)
13. Magliotti Maicol 16 4^ linguistico Fabriano (AN)
14. Martinelli Riccardo 14 1^ scientifico Valdidentro (SO)
15. Nanna Davide 15 2^ classico Colleferro (RM)
16. Ricciardi Sergio 14 1^ linguistico Piedimonte Matese (CE)
GIOVANI UNIVERSITARI
17. Colucci Umberto 20 2^ Giur. Laterano Episcopia (PZ)
18. Giambruno Dennis 20 2^ Sc. Pol. Sap. Guidonia (RM)
19. Mardegan Nicolò 20 2^ Sc. Pol.Lumsa Piovà Massaia (AT)
20. Marrocu Giuseppe 20 2^ Giur. Laterano Cagliari (CA)
GIOVANI IN RICERCA VOCAZIONALE
21. Cristian David 20 1^ Giur. Laterano Roma (RM)
22. Manfredi Marco 18 Urbaniana Acri (CS)
23. Tamborini Stefano 20 1^ Sc. Pol. Sap. Varano Borghi (VA)
ASPIRANTI PER L’OPERA DON FOLCI
24. Araujo Vanderlino 25 3^ Fil. Urbaniana Ilha Grande - Brasile
25. Marino Samuele 20 2^ Filos. S. Croce Porticello (PA)
26. Tomasz Skowron 35 Licenza in teol. Cracovia (Polonia)
L’EQUIPE EDUCATIVA
I sacerdoti formatori
1.Don ANGELO Magistrelli, Rettore;
2.Don FRANCESCO Vicini, Vice-rettore;
3.Don LUIGI Portarulo, segue universitari, giovani e aspiranti;
4.Don FLAVIO De Medeiros, cura l’aspetto liturgico.
 
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