Laici Libertari Anticlericali Forum

Don Lodeserto condannato per sequestro di persona, violenza privata, calunnia, Libero dopo 2 anni di affidamento in prova, fugge in Moldavia. Doveva scontare 5 anni e 4 mesi ma se l'è cavata con l'indulto

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view post Posted on 25/5/2011, 08:59
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Da Wikipedia, data odierna


==Processi e condanne==
Il [[25 maggio]] [[2005]] vien condannato (pena sospesa) a 8 mesi di reclusione per simulazione di reato. Nel 2001 don Cesare inviò al proprio telefono cellulare - o qualcuno lo fece per lui - un sms contenente minacce di morte: in quel periodo stava per essergli revocata la scorta che, dopo la minaccia simulata, gli fu concessa nuovamente. Assolto in Cassazione nel 2009, con la motivazione il fatto non sussiste, sulla base del fatto che «non è stata presentata querela».[http://m.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=13697] [http://lecce.reteluna.it/portale/articolo.php?code=3358]

Il [[22 luglio]] [[2005]] Lodeserto è stato condannato a un anno e quattro mesi per violenza privata e lesioni aggravate nei confronti dei 17 immigrati di origine magrebina il [[22 novembre]] [[2002]] avevano tentato la fuga dal CPT di San Foca a Lecce. Con lui condannati anche sette carabinieri, due medici e sei operatori del centro.[http://www.meltingpot.org/articolo5751.html «Don Cesare è colpevole»] A pag. 27 della sentenza si legge 27:"E' emerso chiaramente che, oltre ad aver tenuto condotte illecite direttamente rivolte ai magrebini, Lodeserto abbia assistito alle violenze perpetrate dai suoi sottoposti . Egli non le ha impedite, non le ha inibite e non le ha denunciate poiche' non solo le approvava, ma le aveva autonomamente poste in essere, costituendo un esempio negativo per i suoi stessi collaboratori i quali erano, pertanto, implicitamente autorizzati a compiere atti lesivi". [http://win.germinalonline.org/G103/10.pdf]

Nel [[2005]] è stato arrestato con l'accusa di sequestro di persona e di abuso dei mezzi di correzione.La vicenda ha avuto notevole eco mediatica. Si legga l'editoriale di [[Francesco Merlo]], [http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/03/16/ceffoni-di-don-cesare.html I ceffoni di don Cesare], apparso su [[La Repubblica]] il [[16 marzo 2005]]. Nell'ambito di questa inchiesta il [[26 settembre]] [[2007]] è stato condannato con rito abbreviato a 5 anni e 4 mesi e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per sequestro di persona, estorsione, calunnia ai danni degli ospiti del CPT.[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/09/29/violenze-san-foca-don-cesare-condannato.html] Il sacerdote, comunque, non ha scontato la pena, poiché a dicembre dello stesso anno l'arcivescovo di Lecce monsignor [[Cosmo Francesco Ruppi|Ruppi]] lo ha inviato in missione ''[[fidei donum]]'' in [[Moldavia]]. E' in corso il processo di appello. [http://www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=12873]

Nel [[luglio]] [[2009]] è stato condannato dalla [[Corte dei Conti]] a rimborsare allo Stato la somma di € 133.651 per «maggiori prestazioni a favore degli immigrati rispetto a quelle effettivamente rese».[http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1613757&codiciTestate=1&sez=notfoundG&testo=lodeserto&titolo=Rimborsi%20per%20immigrati%20fantasma]. In attesa di appello.

Il [[14 dicembre]] [[2010]] è stato condannato dal GIP di Lecce, con lo sconto di pena del rito abbreviato, a un anno e quattro mesi di reclusione per truffa aggravata ai danni dello Stato, per aver percepito 230.000 € destinati all'aiuto di donne scampate alla prostituzione, senza aver mai svolto le attività per cui i fondi erano stati stanziati.[http://www.ilpaesenuovo.it/index.php/cronaca/11341-nuova-condanna-per-don-cesare-1-anno-e-4-mesi-per-truffa-allo-stato.html][http://bari.repubblica.it/cronaca/2010/12/14/news/condannato_per_truffa_don_cesare_lodeserto-10209779/index.html?ref=search] Reato in parte prescritto. Assolto per il peculato, in quanto il fatto non sussiste. E' in corso il processo di appello sia per l'accusa di truffa che per quella di peculato. [http://www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=16481]

Ad oggi il Sacerdote, già responsabile del CPT, in occasione dei cinque procedimenti che lo riguardano è stato assolto in due occasioni con la motivazione che "il fatto non sussiste", in una ha beneficiato della parziale prescrizione ed è in attesa di tre appelli per tre condanne e una assoluzione.


Edited by GalileoGalilei - 25/5/2011, 10:34
 
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giannipesce
view post Posted on 20/9/2011, 18:02




come mai gestisce ancora "il rilascio dei visti" avendo un ufficio tutto suo nell'ambasciata italiana di chisinau?
può un pluricondannato estraneo alla pubblica amministrazione....somministrare benevolenze e consigli in ambasciata?
tutto è possibile nel nostro paese!!!
 
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view post Posted on 21/9/2011, 04:37
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Regina degli scandali. Il business del centro per i giovani migranti
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Fonte: Federico Cartelli - il manifesto | 22 Dicembre 2010
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Don Cesare Lodeserto è stato sbolognato dal Vaticano in Moldavia. Ma per lui arriva un'altra condanna, per truffa aggravata ai danni dello Stato. Legata alla gestione del centro per prostitute immigrate Regina Pacis di Lecce


LECCE. Nuova sentenza penale a carico di don Cesare Lodeserto che, nonostante dal 2007 si sia rifugiato a Chisinau, capitale della Moldova, è perseguitato dai tribunali italiani. L'ex direttore del Regina pacis di San Foca-Lecce, il famigerato centro di permanenza temporanea (Cpt) per immigrati clandestini, è stato condannato a un anno e quattro mesi per truffa aggravata ai danni dello stato. La vicenda è relativa a dei finanziamenti a favore del progetto "Ali nuove", gestito dal Regina pacis, per aiutare ragazze scampate allo sfruttamento della prostituzione. A don Cesare è stata riconosciuta una truffa di 230mila euro, su 500mila stanziati, per spese gonfiate di attività mai svolte, come l'insegnamento artigianale di taglio e cucito, previste per le giovani migranti. In questo 2010 il religioso ha già riportato una condanna in appello (febbraio scorso) di un anno di reclusione per lesioni aggravate nei confronti di immigrati che nel 2002 avevano attuato un tentativo di fuga dal Cpt. Ma è lunga la serie di inchieste e processi giudiziari in cui è imputato don Cesare (sei in corso, in diversi gradi di giudizio), tanto da venire indicato come il sacerdote più indagato nella storia della chiesa salentina. Nel 2005 giunse anche l'arresto e la detenzione di un paio di settimane in galera più tre mesi di domiciliari, per sequestro di persona e abuso di mezzi di correzione nei confronti di donne rumene e moldave "ospitate" (si fa per dire) nel Cpt di San Foca. Fu condannato a cinque anni e mezzo, con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Si resta in attesa del processo d'appello. Nei sette anni di gestione del Regina pacis, il religioso è stato accusato via via di calunnia, minaccia, estorsione, falso ideologico. Nel 2005, ancora, lo si accusa di simulazione di reato: finge di aver ricevuto con messaggi sul telefonino minacce alla sua persona, affinché non gli venga revocata la scorta di polizia (in Cassazione però viene assolto).
Il centro Regina pacis, fra i più "chiacchierati" del paese, è aperto nel 1997 e chiuso nel 2006. Sotto il controllo diretto della curia di Lecce, con a capo l'arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, è stato gestito un mucchio di denaro pubblico. Risale al 2006 l'accusa di peculato al direttore del centro per aver distratto due milioni di euro: dalla contabilità in nero nel Cpt, parecchi quattrini venivano dirottati sul conto corrente personale di Lodeserto. Nell'indagine giudiziaria sulla gestione privatistica dei fondi pubblici assegnati dal governo ha fatto capolino anche l'arcivescovo Ruppi, di cui don Cesare assolveva al compito di segretario particolare, poi prosciolto. Nel 2009 Lodeserto è stato condannato dalla corte dei conti a rimborsare allo stato la somma di circa 140mila euro. Le cronache, negli anni, hanno registrato numerosi tentativi di fuga dal Regina pacis. Definito come un centro-lager, è stato più volte teatro di scontri con le forze dell'ordine che presidiavano San Foca intervenendo con tempestività per sedare proteste e sommosse. Sin dal 2002 delegazioni di deputati e osservatori internazionali hanno denunciato, oltre a violazioni alla persona e al diritto di asilo, lo stato di precarietà della struttura: assenza di spazi idonei all'accoglienza, carenza di luce e aerazione.
Per una situazione che ormai precipitava, nel 2007 monsignor Ruppi tolse di torno Lodeserto spedendolo in Moldova, già repubblica federata dell'Urss, in missione fidei donum. Nonostante sia raggiunto con regolare periodicità dagli strali della giustizia italiana, il presule gestisce con disinvoltura altri centri del Regina pacis, divenuta nel frattempo fondazione. E' l'ultimo dono di fiducia, quel fidei donum appunto, elargito dal suo vescovo prima che questi uscisse di scena nel 2009 per pensionamento. Nel corso dell'ultimo anno l'impareggiabile don Cesare ha trovato il modo di festeggiare (settembre scorso), fra una sentenza e l'altra, i suoi 25 anni di sacerdozio. In Italia e nella sua Lecce lui non ritorna neanche per la ricorrenza, ma niente paura: a rendergli omaggio si è recato in Moldova un altro arcivescovo, Domenico D'Ambrosio, successore di Ruppi. Come dire: i vescovi passano ma, in Salento o altrove, don Cesare gestisce sempre un Regina pacis. Quello di San Foca oggi, da colonia marina per bambini (costruita negli anni sessanta) a colonia penale per le pene inflitte lì dentro, è un sinistro edificio abbandonato. In città se ne è già discusso: rimuoverlo dal degrado con l'abbattimento oppure conservarlo come memoria storica per le tante vite di passaggio.

http://www.moldweb.eu/notizie-news-moldova...ina-pacisq.html

Inaugurata a Chisinau "Casa Regina Pacis"

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Ultima modifica il Sabato, 19 Marzo 2011 15:08
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Casa Regina Pacis
Inaugurata il diciassette marzo a Chisinau la nuova struttura “CASA REGINA PACIS”, che si trova in strada Avram Iancu 17. All’interno la Fondazione Regina Pacis effettuerà i servizi di cucina e mensa oltre che di centro ascolto per anziani e indigenti.
All'inaugurazione della nuova struttura hanno partecipato tra gli altri il Primo Ministro della Repubblica Moldova Vlad Filat, l'Ambasciatore della Repubblica Italiana Stefano De Leo, l'Ambasciatore dell'Unione Europea Dirk Schuebel e Monsignor Cosmo Francesco Ruppi, arcivescovo emerito di Lecce.
Casa Regina Pacis fornirà altri 400 pasti caldi al giorno che si vanno ad aggiungere ai 700 pasti e chili e chili di pane che ogni giorno, da anni ormai, vengono distribuiti agli anziani e indigenti di Chisinau. Complimenti quindi a Don Cesare Lodeserto, Presidente della Fondazione, a tutti i suoi collaboratori e a chi, con il proprio contributo, ha reso possibile la realizzazione di questa nuova struttura.
Altre immagini sono disponibili sul sito della Fondazione Regina Pacis e nel nostro forum dove è stata aperta un'apposita discussione. Per partecipare basta una semplice registrazione gratuita.
 
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view post Posted on 28/10/2011, 19:19
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REGINA PACIS
"Intascò 9 milioni di euro
condannate Don Cesare"


In appello la procura torna a chiedere quattro anni e 6 mesi per Lodeserto per i fondi pubblici destinati al Centro di accoglienza di San Foca finiti sui conti del prete

di CHIARA SPAGNOLO La Procura di Lecce tenta per l'ultima volta di ottenere la condanna di Don Cesare Lodeserto, accusandolo di aver distratto circa 9 miliardi delle vecchie lire destinati al Centro di accoglienza Regina Pacis di San Foca. A undici anni dalla realizzazione dei presunti illeciti, e a cinque dalla sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Lecce, il sostituto procuratore Imerio Tramis, che imbastì una delle numerose indagini sulla struttura per i migranti e incassò la bocciatura dai giudici di primo grado, ha lasciato per un giorno il Tribunale dei minori in cui presta servizio ormai da qualche anno per vestire i panni del sostituto procuratore generale e tentare personalmente l'affondo finale. Alla Corte d'Appello il magistrato ha chiesto di rivedere "una sentenza di primo grado sbagliata" e condannare Don Cesare a 4 anni e 6 mesi di reclusione.

Troppo grave, a detta del magistrato, il comportamento del prelato, all'epoca dei fatti direttore della grande struttura che accoglieva i disperati che sbarcavano quotidianamente sulla costa salentina. Per consentire la sopravvivenza del Regina Pacis e la cura dei migranti, infatti, la Prefettura di Lecce stipulò una convenzione con la Onlus Arcidiocesi di Lecce, soggetto senza fine di lucro creato proprio al fine di gestire il denaro destinato all'accoglienza. Di quei soldi che piovevano sul Centro, disse però Tramis, molti in realtà finirono sui conti privati di Don Cesare e dei suoi amici. Dal 1998 al 2000, fu calcolato dagli investigatori, la Onlus avrebbe ricevuto oltre
9 miliardi delle vecchie lire direttamente dallo Stato, più altre centinaia di milioni da altri soggetti, quali il Consiglio italiano dei rifugiati, la Conferenza episcopale, la Provincia di Lecce, il Comune di Melendugno. E poi, ancora, la Presidenza del Consiglio, il Comune di Lecce, la Banca d'Italia, l'Enel, la Curia di Lucca. E se tanti soldi arrivavano, disse l'accusa, altrettanti ne uscivano dal conto dell'associazione che gestiva il centro, grazie ai magheggi di Don Cesare e dei suoi aiutanti.

Non a caso nel procedimento finì anche Renato Lodeserto, incaricato della redazione della contabilità del Centro oggi deceduto. I due omonimi, secondo la Procura, imbastirono una serie di artifici contabili riportando nei rendiconti annuali della Onlus Arcidiocesi di Lecce indicazioni contabili fittizie, in realtà finalizzate ad occultare operazioni di addebito sul conto corrente personale del direttore e di altre persone a lui vicine. Il denaro, per dirla in altre parole, sarebbe comparso nel rendiconto dell'associazione e poi scomparso grazie a prelevamenti che in teoria erano finalizzati a garantire l'accoglienza e in pratica ad ingrossare i forzieri di Don Cesare. O almeno così disse la Procura di Lecce. Portando, a sostegno della propria tesi, anche una serie di verifiche bancarie, dalle quali si evincevano i versamenti di centinaia di milioni, fatti nel periodo incriminato al direttore del Regina Pacis e ad altre persone, tra le quali l'allora arcivescovo di Lecce monsignor Francesco Ruppi, di cui Don Cesare fu per lungo tempo segretario personale, e la stessa Arcidiocesi salentina. Le accuse, però, non convinsero i giudici.

Il Tribunale presieduto da Giacomo Conte, infatti, il 13 marzo 2006 decretò l'assoluzione di Don Cesare e del suo presunto complice, ritenendo che nella convenzione tra la Prefettura e la Onlus mancava una clausola che vincolasse "il denaro corrisposto dalla Prefettura ad una particolare finalità" e che nelle clausole contrattuali non emergeva alcun obbligo "di restituire il residuo di gestione". Un'interpretazione contestata dalla Procura davanti alla Corte di Cassazione e poi, di nuovo, davanti alla Corte d'appello. Al suo cospetto il difensore di Don Cesare, avvocato Federico Massa, ha invece riproposto, passo dopo passo, tutte le questioni che hanno portato all'assoluzione al termine del processo di primo grado e a due pronunce sfavorevoli all'accusa da parte del Tribunale del Riesame. Il sostituto pg Imerio Tramis, però, non molla. E ha già annunciato la volontà di replicare alle tesi difensive nella prossima udienza. Perché, a suo dire, tutti quei soldi destinati ai migranti, sui conti di Don Cesare, non ci dovevano proprio finire.

(28 ottobre 2011)


http://bari.repubblica.it/cronaca/2011/10/...pacis-24056082/
 
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Peculato. Appello, 4 anni a don Lodeserto

In primo grado era stato assolto


www.lecceprima.it/cronaca/condanna-lodeserto-peculato.html

Peculato, quattro anni in appello per don Cesare Lodeserto

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Peculato, quattro anni in appello per don Cesare Lodeserto
L'ex direttore del centro di prima accoglienza Regina Pacis di San Foca era accusato per aver sottratto, tra il 1998 e il 2000, oltre 2 miliardi di lire destinati a gestire l'emergenza. In primo grado era stato assolto
di Andrea Morrone 25/11/2011
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Don Cesare Lodeserto.
Don Cesare Lodeserto.

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LECCE - Quattro anni di reclusione, è questa la condanna inflitta dai giudici della Corte d'appello di Lecce a don Cesare Lodeserto, ex direttore del centro di prima accoglienza Regina Pacis di San Foca. Il sacerdote era accusato di peculato per aver sottratto, tra il 1998 e il 2000, oltre 2 miliardi di lire che erano destinati al centro di accoglienza. In quegli anni, infatti, tra i più caldi sul fronte dell'emergenza degli sbarchi e degli arrivi dei migranti sulle coste salentine, fu stipulata una convenzione tra la prefettura del capoluogo e la onlus "Arcidiocesi di Lecce", creata allo scopo di raccogliere e gestire i fondi destinati al Regina Pacis. Un fiume di denaro superiore ai 9 miliardi delle vecchie lire versati dallo Stato, dal Consiglio italiano dei rifugiati, dalla Conferenza episcopale, la Provincia di Lecce, il Comune di Melendugno e altri enti ancora.

Secondo quanto ipotizzato dall'accusa, sostenuta dal pubblico ministero Imerio Tramis (oggi alla Procura minorile ma applicato per questo procedimento), molti di quei soldi sarebbero finiti sui conti personali di don Cesare e di altre persone a lui vicine, attraverso raggiri e operazioni contabili fittizie. Una tesi sostenuta anche attraverso una corposa e dettagliata documentazione bancaria. In primo grado, nel marzo del 2006, l'ex direttore del Cpt di San Foca era stato assolto dai i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Lecce (presidente Giacomo Conte). Oltre a don Cesare fu assolto anche l'altro imputato, Renato Lodeserto, ex sottufficiale della guardia di finanza e zio del sacerdote, nel frattempo deceduto.

Il pubblico ministero Imerio Tramis aveva invocato per don Cesare Lodeserto, una condanna a 4 anni e mezzo di reclusione, mentre la difesa dell'imputato, rappresentata dall'avvocato Federico Massa, aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado.

Già direttore, fino al marzo del 2005 (data del suo arresto su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Lecce, Carolina Elia, con l'accusa di violenza privata e sequestro di persona), del Cpt (Centro di permanenza temporanea) "Regina Pacis" di San Foca, la controversa figura del sacerdote, fino al 2000 segretario particolare dell'arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, ex presidente della Conferenza Episcopale pugliese, è nota alle cronache per una serie di inchieste giudiziarie e processi in cui don Cesare è o è stato imputato. Attualmente don Cesare vive in Moldavia, dove gestisce altri centri della fondazione Regina Pacis, tra cui quello di Chisinau, e dove, nel settembre scorso, ha fesettggiato i 25 anni del sacerdozio.


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http://www.lecceprima.it/cronaca/minacce-e...don-cesare.html

Minacce e violenze nell'ex Cpt, nuova condanna per don Cesare
Confermata in appello la condanna, a 5 anni e quattro mesi, per don Cesare Lodeserto, ex direttore del "Regina Pacis". Si tratta del processo in cui il sacerdote è imputato per calunnia, violenza, minacce ed estorsione
di A. M. 04/07/2012
Il centro Regina Pacis.
Il centro Regina Pacis.

Tema
appello
condanna
don Cesare
Regina Pacis

LECCE - Confermate in appello le condanne, già emesse in primo grado, per don Cesare Lodeserto, direttore dell'ex Cpt "Regina Pacis" di San Foca fino al marzo del 2005, data del suo arresto. Si tratta, in particolare, del processo d'appello in cui il sacerdote è imputato con altre due persone (Giuseppe Lodeserto e Natalia Vieru) per i reati di calunnia, violenza, minacce ed estorsione nei confronti di alcune donne rumene e moldave, già ospiti del Centro. Nell'ambito della stessa inchiesta, l'undici marzo del 2005, Cesare Lodeserto fu arrestato a Mantova con l'accusa di violenza privata e sequestro di persona. Il processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato, si è concluso il 26 settembre 2007 con una condanna a 5 anni e 4 mesi e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Per gli altri due imputati, Giuseppe Lodeserto e Natalia Vieru, le pene sono di 3 anni e 2 mesi e2 anni e 8 mesi. Lo stesso procuratore generale, Giuseppe Vignola, aveva chiesto la conferma delle condanne. L asentenza è stata emessa in serata dai giudici della Corte d'appello: Vincenzo Scardia, Eva Toscani e Cinzia Vergine.

Nel clima di terrore che, secondo i testimoni e le parti offese si respirava all'interno del centro, chiunque osava opporsi andava colpito. E' il caso del dottor Refolo, uno dei medici in servizio al Cpt, pronto a testimoniare sulle presunte colpe di don Cesare, che avrebbe cercato pertanto di convincere un'ospite della struttura, Valeria Campeanu, con cui il medico aveva una relazione, ad accusare il suo compagno di violenza sessuale. Un'accusa da cui l'ex direttore è stato assolto perché il fatto non sussiste.

Don Cesare Lodeserto in tribunale-4Condannato invece, nell'ambito della stessa vicenda, Armando Mara, uno degli uomini di fiducia di don Cesare, che avrebbe minacciato il dottor Refolo dicendogli: "Te la facciamo pagare, noi ti diamo fuoco alla casa". Vi è poi la condanna per calunnia nei confronti dell'ufficiale dei carabinieri Elio Dell'Anna, falsamente accusato dal sacerdote, per il gup, di concussione. Accuse che don Cesare avrebbe riferito all'allora comandante provinciale Luigi Robusto.

Uno degli aspetti principali della vicenda giudiziaria riguarda "il rapporto di lavoro a nero delle ospiti con il mobilificio Soft Style di Pino Quarta a Novoli". Un lavoro spesso estenuante per otto o nove ore al giorno, dal lunedì al sabato, per cui le immigrate ricevevano un compenso giornaliero di 25 euro. Per chi si ribellava o si rifiutava di recarsi al lavoro, magari perché non in condizione di farlo, scattavano le minacce e le offese, fino ad arrivare ad impedire di uscire da Regina Pacis, anche per lunghi periodi, sequestrando i passaporti e stracciando i permessi di soggiorno.

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Difficilmente, però, il sacerdote potrà scontare la pena (qualora divenga definitiva): dal 2007, infatti, vive in Moldavia, dove ha ottenuto la cittadinanza "per meriti straordinari acquisiti nel settore sociale" ed è stato nominato vicario della diocesi di Chi?in?uè.

http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Lodese...enti_giudiziari

Procedimenti giudiziari

Il sacerdote è stato coinvolto in cinque procedimenti giudiziari: in una occasione è stato assolto con la motivazione che "il fatto non sussiste" per mancanza di querela, in una ha beneficiato della parziale prescrizione, in due appelli è stato condannato a quattro anni e cinque anni e quattro mesi di reclusione ed è in attesa di due appelli per due condanne.

Il 25 maggio 2005 è stato condannato in primo grado a 8 mesi di reclusione per simulazione di reato. Nel 2001 aveva infatti inviato al proprio telefono cellulare - o qualcuno lo fece per lui - un sms contenente minacce di morte con l'intento di evitare la revoca della scorta personale alla quale era sottoposto. Dopo la conferma della condanna in appello, nel 2009 la Corte di Cassazione ha emesso sentenza di assoluzione la formula "il fatto non sussiste", sulla base del fatto che «non è stata presentata querela».[3]

Il 22 luglio 2005 Lodeserto è stato condannato a un anno e quattro mesi per violenza privata e lesioni aggravate nei confronti dei 17 immigrati di origine maghrebina che il 22 novembre 2002 avevano tentato la fuga dal CPT di San Foca a Lecce.[4] A pagina 27 della sentenza si legge: "È emerso chiaramente che, oltre ad aver tenuto condotte illecite direttamente rivolte ai magrebini, Lodeserto abbia assistito alle violenze perpetrate dai suoi sottoposti. Egli non le ha impedite, non le ha inibite e non le ha denunciate poiché non solo le approvava, ma le aveva autonomamente poste in essere, costituendo un esempio negativo per i suoi stessi collaboratori i quali erano, pertanto, implicitamente autorizzati a compiere atti lesivi".[5]

Nel 2005 è stato arrestato con l'accusa di sequestro di persona e di abuso dei mezzi di correzione.[6] Nell'ambito di questa inchiesta il 26 settembre 2007 è stato condannato con rito abbreviato a 5 anni e 4 mesi e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per sequestro di persona, estorsione e calunnia ai danni degli ospiti del CPT.[7],. Il sacerdote, comunque, non ha scontato la pena, poiché a dicembre dello stesso anno l'arcivescovo di Lecce monsignor Ruppi lo ha inviato in missione fidei donum in Moldavia.[8]

Nel luglio 2009 è stato condannato dalla Corte dei Conti a rimborsare allo Stato la somma di € 133.651 per «maggiori prestazioni a favore degli immigrati rispetto a quelle effettivamente rese».[9] È in attesa di appello.

Il 14 dicembre 2010 è stato condannato in primo grado con abbreviato a un anno e quattro mesi di reclusione per truffa aggravata ai danni dello Stato, per aver percepito 230.000 euro destinati all'aiuto di donne scampate alla prostituzione, senza aver mai svolto le attività per cui i fondi erano stati stanziati.[10][11] Reato in parte prescritto. Assolto per il peculato, in quanto il fatto non sussiste. È in corso il processo di appello sia per l'accusa di truffa che per quella di peculato.[12]

Il 25 novembre 2011 è stato condannato a 4 anni di reclusione per peculato, "per aver sottratto, tra il 1998 e il 2000, oltre 2 miliardi di lire che erano destinati al centro di accoglienza Regina Pacis di San Foca“.[13]. In primo grado, nel 2006, era stato assolto. Il centro Regina Pacis era stato destinatario in quegli anni di più di 9 miliardi di lire versati dallo Stato, dal Consiglio italiano dei rifugiati, dalla Conferenza episcopale, la Provincia di Lecce, il Comune di Melendugno e altri enti ancora.

Il 4 luglio 2012 viene confermata la condanna in appello a 5 anni e 4 mesi di reclusione con l'accusa di calunnia, violenza, minacce ed estorsione.[14]
 
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Dalla pagina personale di facebook di Giacomo Grippa

Giacomo Grippa
LA CASSAZIONE SALVA DON CESARE NON LA CASSA: REGINA PACIS REGINA LEGIS

Il prete Cesare Lo Deserto, alla estrema destra dell'ex-vescovo di Lecce, Francesco Ruppi, responsabile del centro di accoglienza immigrati, denominato "Regina Pacis" nella marina di Melendugno, ha visto cancellato dalla Cassazione l'incriminazione per contabilita' fraudolenta nella gestione di quella struttura.
Gli addebiti si fondavano su una contabilita' contraffatta ed occultata, relativamente ai costi e al numero degli internati, priva anche di rendiconto che la Prefettura doceva acquisire, in base ai contribut statali a cio' destinati.
Il tutto era venuto fuori, quando per il sequestro di computer ad un ispettore della Finanza, sottoposto ad accertamento per presunta corruzione, venne scoperta una contabilita' parallela di fondi appartenenti al prete, suo nipote.
Nei vari gradi di giustizia la difesa di don Cesare aveva eccepito che la cassa della curia non poteva essere sottoposta a controllo da parte dell' autorita' giudiziaria italiana. Ora la Cassazione salva definitivamente don Cesare, ma non la cassa, il miracolo s'e' compiuto: don Cesare e' stato considerato responsabile della gestone, ma non della contabilita'.
Resta silenziata la sentenza di condanna ( fra restituzione ed ammende) emessa a carico della Sezione Regionale della Corte dei Conti che ha sindacato proprio su quella cassa, sulla relativa contabilita' contraffatta.
Nel frattempo si sono chiusi per prescrizione altri due processi sempre per la stessa gestione (sequestro di persona, malttrattamenti, collocamento in nero di immigrati )
Don Cesare, dopo le prime incriminazioni, fu inviato in Moldavia a gestire un centro per il recupero di prostitute.
La Provincia di Lecce, presieduta dall'exsenatore Giovanni Pellegrino, apprezzando i nobili propositi del prete, anche perche' aiutante in prima del vescovo, suo eccezionale amico, provvide a deliberare un contributo di 100.000,00 euro a favore di una attivita' e di una struttura non italiane e non sul territorio nazionale.
Su questo si registrarono mie denunce, come Uaar, sulla stampa e la presentazione di una mozione in Consiglio provinciale, da parte di un rifondarolo, prof. Margarito, per la verita' ispirata ad impallinare l'assessore competente, suo compagno di partito, ingenuo accondiscendente del presidente Pellegrino.
Alla discussione della mozione in Consiglio Provinciale il dissenso rientro' e quell' assise confermo' la validita' e nobilta' (sic.!) della destinazione del contributo, allo stesso modo con cui il Parlamento italiano confermo' l'eta' infradiciottenne della "nipote di Mubarak".
Il mio esposto al Difensore Civico ottenne una risposta, elusiva e cafona, nel senso che mi fu inviata una missiva, manutata a mano, con la scritta: in allegato un comunicato del presidente Pellegrino.
Valeva o voleva dire: mai sindacare la legittimita' di un contributo a favore di una iniziativa clericale.
Del resto quando si seppe dell'arresto del braccio destro del potente vescovo Ruppi, si precipitarono per un saluto di solidarieta' politici dell'arco costituzionale, dalla Poli Bortone a D'Alema.
Il caso non andrebbe considerato ironicamente chiuso, se nel frattempo anche l'immobile, sede del centro di accoglienza, non avesse conosciuto un altro sconvolgente epilogo: destinato per beneficienza come colonia per bambini bisognosi, stravolgendo finalita' fondativa e funzione urbanistica, e' stato venduto dal clero di Melendugno ad un privato al prezzo di svariati milioni di euro.
E cosi' l'originario e noto Regina Pacis, per buona pace degli amministratori e del dirigente del settore tecnico di quel Comune, sara' trasformato in una residenza turistica d' "alto bordo".
...in alto i cuori...sono diretti ai signori!
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view post Posted on 11/7/2013, 11:55
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http://www.repubblica.it/cronaca/2013/07/1...zioni-62711811/


Appalti Enav, arresti e perquisizioni in tutta Italia

L'inchiesta della procura della Repubblica di Roma ruota intorno al fallimento della Arc Trade. Tra la decina di persone finite in manette il commercialista Marco Iannilli, titolare della società. Ventitrè gli indagati
Appalti Enav, arresti e perquisizioni in tutta Italia
ROMA - Una decina di arresti e oltre cento perquisizioni sono stati effettuati in tutta Italia dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma e dai Carabinieri del Ros, in relazione al fallimento di una società già al centro dell'inchiesta "Enav - Finmeccanica" condotta dalla procura della Repubblica di Roma.

Secondo le prime informazioni, le persone indagate sarebbero 23. Nei loro confronti sono ipotizzate, a vario titolo, le accuse di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, emissione di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

Tra gli arrestati in base all'ordinanza del gip Orlando Villoni c'è il commercialista Marco Iannilli, titolare della Arc Trade. Proprio sul fallimento di questa società, sollecitato dalla Procura e sancito dal tribunale nel settembre del 2012, ruota l'inchiesta dei pm Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli. Secondo i magistrati, intorno alla Arc Trade giravano flussi finanziari vorticosi poi dispersi in numerosissimi rivoli oggetto di accertamenti. Iannelli, già uomo di fiducia dell'ex consulente di Finmeccanica Lorenzo Cola, era già stato arrestato proprio nell'ambito dell'inchiesta Enav, assieme all'amministratore delegato Guido Pugliesi e al direttore commerciale di Selex Manlio Fiore.

Oltre a Iannilli, il 'dominus' cui "deve imputarsi la sistematica spoliazione delle attività patrimoniali" dell'Arc Trade, sono finiti in manette David Romano, formale amministratore della società, e tre parenti del commercialista, i cognati Maurizio Caracciolo e Nicola Gargiulo, il cugino Roberto Caboni.

Finanza e Ros hanno accertato che Enav assegnava commesse, senza alcuna gara pubblica, a Selex S.I., del gruppo Finmeccanica, che poi li subappaltava ad altre società, come l'Arc Trade, deputate a costituire, mediante sistemi di sovrafatturazione anche con società off-shore, i fondi neri necessari per remunerare vari soggetti in grado di influire sul processo di affidamento dei lavori stessi.

I parenti di Iannilli, che per il gip era soprannominato 'il sole', avrebbero concorso nelle operazioni che hanno portato "deliberatamente al fallimento dell'Arc Trade attraverso un progressivo prosciugamento delle sue risorse finanziarie, impiegate per pagare false fatture emesse da società compiacenti per importi ingentissimi, circa 14 milioni di euro, tanto da determinarne uno stato di insolvenza e la conseguente bancarotta".

In manette altre cinque persone che avrebbero costituito società fittizie che hanno emesso fatture per operazioni inesistenti nei confronti dell'Arc Trade allo scopo di svuotarne le casse.

Ci sono poi alcuni indagati "eccellenti", non raggiunti da misura cautelare: tra tutti, Cola, ex consulente esterno di Finmeccanica, e Tommaso Di Lernia, titolare della società Print Sistem. E' indagato per bancarotta anche Alessandro Grassi, consulente del lavoro arrestato a febbraio per aver inscenato, fingendosi funzionario del fisco, un falso controllo fiscale proprio nei confronti della Print Sistem, inducendo Di Lernia a pagargli 750mila euro per ottenere un "ammorbidimento" delle verifiche che erano del tutto simulate. Indagata anche la moldava Natalia Vieru, moglie del nipote di don Cesare Lodeserto, sacerdote arrestato nel 2005 per sequestro di persona ed abuso dei mezzi di correzione ed implicato in diversi procedimenti. La straniera, d'accordo con Caracciolo, avrebbe costituito una società moldava utilizzata per riciclare circa due milioni di euro sottratti all'Arc Trade attraverso una falsa operazione commerciale.

Indagati, infine, i coniugi Angela Grignaffini e Stefano Massimi per aver dato in locazione a Cola un appartamento di proprietà simulando che la locazione fosse con la società fallita, che dunque ne ha sopportato i canoni e le spese di ristrutturazione. L'immobile è a Roma nel quartiere Parioli, dove i due coniugi attualmente gestiscono il ristorante "Celestina".

Si chiamano subito fuori gli attuali dirigenti dell'Ente. "In merito alle notizie di stampa relative ad arresti e perquisizioni in corso in tutta Italia è scritto in un comunicato - Enav osserva la propria assoluta estraneità alla vicenda, che coinvolge società e persone con le quali Enav non ha più da tempo alcun rapporto.

"Pur comprendendo l'esigenza giornalistica di fare riferimento alla nota inchiesta "Appalti Enav" - ha dichiarato l'Amministratore Unico Massimo Garbini - spiace leggere ancora oggi il nome di Enav, un'eccellenza del sistema Paese, associato a notizie di cronaca giudiziaria che non riguardano più direttamente la società."

 
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view post Posted on 9/10/2013, 10:31
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http://www.restoalsud.it/2013/10/09/e-stat...endicontazione/

Prete intascò tre milioni di euro destinati agli immigrati, la cassazione lo assolve. “Il reato c’è, ma è un altro”
Di Redazione | il 9 ottobre 2013 | Lascia un commento
Basta Primo Piano
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Don Cesare Lodeserto – condannato a 4 anni per peculato dalla Corte di Appello di Lecce nel 2011 – è stato assolto dalla Cassazione, come avvenne in primo grado nel 2006, perché secondo i supremi giudici non sussiste tale accusa dal momento che, sebbene si sia appropriato di fondi pubblici destinati al Cpt di cui era direttore (più di 7mld di vecchie lire), non c’era alcun obbligo di rendicontazione nella convenzione sottoscritta tra Prefettura e Arcidiocesi.

Per questo, a proposito dei complessivi 11mld e 692mln di lire dati dallo Stato all’Arcidiocesi leccese dal 1997 al 1999 per sovvenzionare il centro di accoglienza per immigrati di San Foca di Melendugno, diretto da Lodeserto, la Cassazione rileva che, semmai, come già suggerito dal Tribunale, il rinvio a giudizio doveva essere fatto per l’accusa di appropriazione indebita aggravata ai danni dell’ente ecclesiastico. Perché convenzioni del genere – spiega la Suprema Corte – sono da considerare come dei contratti per la fornitura di un servizio che non implicano “un sindacato sulla gestione delle somme”, ma solo delle penali nel caso di “inottemperanza alle obbligazioni assunte”.

Le somme versate dalla Prefettura – ricorda la Cassazione quanto accertato dal Tribunale – “costituivano il corrispettivo di prestazioni già rese, come attestato dal metodo di pagamento concordato, consistente nella predeterminazione, secondo un parametro mobile collegato al numero delle presenze, di una retta fissa giornaliera per ogni straniero ospitato presso la struttura”.

Nelle clausole del contratto, peraltro, non figurava nemmeno “l’obbligo di restituzione dell’avanzo di gestione”. Nel corso degli anni, Lodeserto “si era appropriato mediante fittizie operazioni contabili di 3mld e 929mln versati su di un conto bancario personale e di altri 3mld e 136mln in parte trasferiti su altri conti a lui intestati e nel resto corrisposte a vari soggetti, o destinati a consumi personali”.

In conclusione, la sentenza 41579 della Cassazione depositata oggi e relativa all’udienza svoltasi lo scorso 5 giugno, osserva che “come ben aveva ritenuto il Tribunale di Lecce a conclusione del processo di primo grado (13 marzo 2006), il denaro era entrato nel patrimonio della Curia arcivescovile di Lecce che, a mezzo dei suoi esponenti a ciò incaricati, tra cui certamente il Lodeserto, poteva disporne senza rendere più conto all’amministrazione pubblica”.

Quindi l’accusa di peculato “non sussiste”, afferma il verdetto scritto dal consigliere Franco Ippolito. La ‘gestione’ Lodeserto, anche per quanto riguarda un centro di accoglienza in Moldavia, ha suscitato interpellanze parlamentari.
 
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Giacomo Grippa

NON FECE CASSA PER LA CASSAZIONE IL PLURINDAGATO DON CESARE

Santa, santa la convenzione tra diocesi di :Lecce e Prefettura, nessun obbligo di rendicontazione, nessun obbligo di restituzione di avanzi di gestione...quindi Lo Deserto non avrebbe avuto bisogno di gonfiare il numero degli assistiti o delle rette.

Che poi sotto la Curia il dotesacer contabilissasse in proprio entrate ed uscite, non solo perche' - si presume - delegato maneggio separato dal bilancio della diocesi e del centro di accoglienza in quel di Melendugno, dove arrivavano aiuti da ogni dove, per il supremo magistrato non c'e' luogo a procedere.
Ci sarebbe da procedere nei confronti del Prefetto dell'epoca che poco ha curato l'interesse pubblico dal punto di vista del recupero degli avanzi di gestione, rilevabili dal non previsto obbligo di rendicontazione.
Per la Cassazione quindi don Cesare non ha fatto Cassa, resta quindi a don Cesare quello che e' di Cesare.
Pende pero' un procedimento di verifica contabile da parte della seqione regionale della Corte dei Conti, resta ancora da conoscere dal centro attivato in Mondalvia, contro la tratta delle "prostitute" che beneficio' addirittura di un contributo di 100,00 euro, erogato dal Presidente della provincia di Lecce, ex-senatore Giovanni Pellegrino, devoto amico del vescovo del temp, Ruppi.
Produssi un esposto al difensore civico, ex-on Urso, che villanamente liquido', inviandomi una nota fittiziamente informativa dei motivi della assurda, irregolare contribuzione, resagli dal peregrino Presidente.
Ne nacque pure una contestazione con una mozione in seno al Consiglio Provinciale da parte di un esponente di Rifondazione che intendeva impallinare e ridolizzare la responsabilita' del "compagno" di partito, assessore competente che avallo' il "regalo" al centro doncesariano moldavo.
I consiglieri provinciali su cui andrebbe verificato una eventuale responsabilita' per danno erariale, apprezzarono all'unanimita' i nobili intenti della contribuzione, avvertirono tanta commozione che cestinata la mozione, ratificarono la deliberazione. Santa, santa la convenzione tra diocesi di Lecce e Prefettura, nessun obbligo di rendicontazione, nessun obbligo di restituzione di avanzi di gestione...quindi Lo Deserto non avrebbe avuto bisogno di gonfiare il numero degli assistiti o delle rette.

La Cassazione ha quindi sollevato il plurindagato don Cesare da ogni addebito con una sentenza depositata ieri.
Che poi sotto la Curia il dotesacer contabilissasse in proprio entrate ed uscite, non solo perche' - si presume - delegato ad un maneggio separato dal bilancio della diocesi e del centro di accoglienza in quel di Melendugno, dove arrivavano aiuti da ogni dove, per la superiore Magistratura non c'e' luogo a procedere.

Oltre ad altre incriminazioni penali, per un caso fortuito era stato scoperto, durante un controllo su un pc dello zio del prete, maresciallo di Finanza, una privata contabilita' di milioni di euro, gestiti dal "religioso".
Ci sarebbe da procedere nei confronti del Prefetto dell'epoca che poco ha curato l'interesse pubblico dal punto di vista del recupero degli avanzi di gestione, rilevabili dal non previsto obbligo di rendicontazione.
Per la Cassazione quindi don Cesare non ha fatto Cassa, resta quindi a don Cesare quello che e' di Cesare.

Penderebbe pero' un procedimento di verifica contabile da parte della sezione regionale della Corte dei Conti, resta ancora da conoscere l'eventuale controllo del centro attivato in Mondalvia, contro la tratta delle "prostitute" che beneficio' addirittura di un contributo di 100,00 euro, erogato dal Presidente della Provincia di Lecce, ex-senatore Giovanni Pellegrino, devoto amico del vescovo del tempo, Francesco Ruppi.

Produssi un esposto al difensore civico, ex-on Urso, che villanamente liquido', inviandomi una mera nota fittiziamente informativa dei motivi della assurda, irregolare contribuzione, resagli dal peregrino Presidente.
Ne nacque pure una contestazione con una mozione in seno al Consiglio Provinciale da parte di un esponente di Rifondazione che intendeva impallinare e ridolizzare la responsabilita' del "compagno" di partito, assessore competente che avallo' il "regalo" al centro doncesariano moldavo.

I consiglieri provinciali su cui andrebbe verificato una eventuale responsabilita' per danno erariale, apprezzarono all'unanimita' i nobili intenti della contribuzione, avvertirono tanta commozione che cestinata la mozione, "ratificarono" la deliberazione.
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www.corrieresalentino.it/2014/07/se...-la-cassazione/

luglio 18, 2014 - Cronaca, In evidenza

Sequestro di persona e minacce: don Cesare è colpevole anche per la Cassazione


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don-cesare-slROMA – E’ ora definitiva la condanna a 5 anni e 4 mesi di reclusione nei confronti di don Cesare Lodeserto, l’ex direttore del centro di permanenza temporanea Regina Pacis di San Foca, per i reati di calunnia, minaccia per costringere a commettere reati e anche sequestro di persona nei confronti di alcune ragazze immigrate che erano ospiti del centro.

I giudici della seconda sezione penale della Cassazione, nella serata di ieri, hanno confermato la sentenza di primo e secondo grado dichiarando inammissibile il ricorso presentato dagli avvocati difensori Fritz Massa ed Enrico Licci.

Con questa sentenza di condanna il prelato potrebbe andare in affidamento mentre è poco probabile che possa finire in carcere perché potrà beneficiare dell’indulto.

Il prelato venne arrestato nel marzo del 2005 accusato da un gruppo di ragazze moldave di sequestro di persona e maltrattamenti.

In primo grado venne condannato con rito abbreviato dall’allora gup Nicola Lariccia (ora applicato presso la Corte d’Appello) che, in parte, accolse le richieste del pubblico ministero che aveva invocato una condanna più pesante. I carabinieri arrestarono il sacerdote mentre era a Quistello, un paesino vicino Mantova, in visita all’altro centro di accoglienza da lui diretto, che è il gemello di San Foca e che, insieme con un terzo centro aperto in Moldavia, fa capo alla Fondazione Regina Pacis fondata che era presieduta da Don Cesare.

Alcune ragazze moldave raccontarono che don Cesare aveva impedito loro di uscire dal centro privandole anche del permesso di soggiorno e avrebbe anche indotto un teste chiave di quel processo a dichiarare il falso. Le parti civili, assistite dagli avvocati Francesco Calabro, Marcello Petrelli, Maurizio Scardia, verranno risarcite in separata sede.

Francesco Oliva
 
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view post Posted on 20/7/2014, 18:20
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http://www.lecceprima.it/cronaca/processi-...no-moldavo.html

Processi e una condanna definitiva, la controversa figura di don Cesare. Ora è cittadino moldavo
Direttore, fino al marzo del 2005 (data del suo arresto), del Cpt (Centro di permanenza temporanea) «Regina Pacis» di San Foca, la storia di don Cesare Lodeserto, è nota alle cronache per una serie d'inchieste giudiziarie e processi in cui è stato imputato

Andrea Morrone 20 Luglio 2014
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Violenze nel "Regina Pacis": inammissibili i ricorsi, definitiva condanna per don Cesare
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LECCE – Figura controversa, travolta dagli scandali, quella di don Cesare Lodeserto rappresenta forse una delle pagine più oscure della storia della curia salentina e delle grandi ondate migratorie a cavallo tra il secondo e il terzo millennio. Direttore, fino al marzo del 2005 (data del suo arresto), del Cpt (Centro di permanenza temporanea) «Regina Pacis» di San Foca, la storia del sacerdote, fino al 2000 segretario particolare dell’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi (l’ex presidente della Conferenza Episcopale pugliese scomparso nel 2011), è nota alle cronache per una serie di inchieste giudiziarie e processi in cui don Cesare è stato imputato.

Nel dicembre del 2004 a Lecce si apre il primo processo a carico di Cesare Lodeserto. Il sacerdote è accusato con sei suoi collaboratori, undici carabinieri e due medici di servizio, di violenze nei confronti di diciasette ragazzi di origine maghrebina, avvenute in seguito a un tentativo di fuga. I fatti si riferiscono alla notte del 21 novembre 2002, in cui un gruppo di immigrati, trattenuti in attesa di espulsione nel Regina Pacis, tentarono la fuga saltando da una finestra sita al primo piano dell'edificio.

Nel marzo del 2005, Cesare Lodeserto viene arrestato a Mantova (dove esiste un altro centro gemello del Regina Pacis), su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Lecce, Carolina Elia, e condotto, con l’accusa di violenza privata e sequestro di persona, nella casa circondariale di Verona. Il sacerdote trascorre due settimane nel carcere veneto: prima ottiene i domiciliari, da scontare presso una comunità religiosa di Noci, alle porte di Bari, e poi la libertà nel giugno successivo. Il processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato, davanti al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Lecce, Nicola Lariccia, si conclude il 26 settembre 2007 con una nuova condanna a 5 anni e 4 mesi e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Pesanti le accuse nei confronti del religioso: calunnie (nei confronti di un ufficiale dell'Arma), violenza, minacce e sequestro di persona nei confronti di alcune donne rumene e moldave, già ospiti del Centro. Condanna confermata prima in appello e poi, nei giorni scorsi, in Cassazione.Don Cesare Lodeserto in tribunale-3

Nell’ottobre scorso viene assolto dai giudici della sesta sezione penale della Cassazione, che annullano senza rinvio il verdetto con cui la corte di Appello aveva ritenuto Lodeserto responsabile di peculato condannandolo a 4 anni di reclusione con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nel luglio 2009, infine, l’ex direttore del «Regina Pacis» era stato condannato dalla Corte dei Conti a rimborsare allo Stato la somma di 133.651 euro per «maggiori prestazioni a favore degli immigrati rispetto a quelle effettivamente rese». Per i giudici avrebbe gonfiato il numero delle presenze dei clandestini.

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Attualmente Cesare Lodeserto vive in Moldavia, dove gestisce altri centri della fondazione «Regina Pacis», tra cui quello di Chisinau, in cui ha festeggiato i 25 anni di sacerdozio. In Moldavia il sacerdote si trova dal dicembre del 2007, da quando l’ex arcivescovo di Lecce monsignor Ruppi lo inviò in missione «fidei donum». Da allora l’ex direttore del Cpt non è più tornato nel Salento. Una sorta di fuga dalle polemiche e dai guai giudiziari. Il suo saluto alla città, era il 7 dicembre, fu macchiato da un blitz in chiesa di un gruppo di anarco-insurrezionalisti, che già in passato avevano preso di mira don Cesare e la sua famiglia, non solo con le minacce ma anche scagliando una molotov contro la sua abitazione. Per questo difficilmente il sacerdote potrà scontare la pena: in Moldavia, infatti, ha ottenuto la cittadinanza onoraria dall’ex presidente Voronin “per meriti straordinari acquisiti nel settore sociale” ed è stato nominato vicario della diocesi di Chişinăuè. Motivo per cui non potrà essere estradato.
 
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view post Posted on 1/3/2016, 17:34
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Con la scusa di fare il missionario è nascosto dalla diocesi di Lecce dal 2007

pacis

www.leccenews24.it/cronaca/don-cesa...ai-disabili.htm

Don Cesare Lodeserto chiede di scontare la condanna dedicandosi ai disabili
Sei in » Home » Cronaca 01/03/2016 | 13:11

I legali dell'ex direttore del 'Regina Pacis' di San Foca hanno avanzato la richiesta di affidamento in prova presso la comunità 'Ave Maria nostra speranza', in provincia di Mantova. Don Cesare doveva scontare una condanna a 2 anni e 8 mesi.

Dal Salento. Don Cesare Lodeserto torna nel Salento per chiedere davanti al Tribunale di Sorveglianza di Lecce di poter scontare la condanna dedicandosi all'assistenza dei disabili.

I legali dell’ex direttore del «Regina Pacis» di San Foca, gli avvocati Fritz Massa ed Antonella Corvaglia, hanno avanzato, nell'ambito della discussione in aula, la richiesta di affidamento in prova presso la comunità laica "Ave Maria nostra speranza" di Quistello Balsamo (in provincia di Mantova). Qui, sia sacerdoti che laici si adoperano per assistere persone affette da disabilità.

Dinanzi al Presidente Silvia Maria Dominioni, relatrice dr.ssa Emanuela Foggetti, i legali di Don Cesare hanno chiesto che possa scontare la condanna a 2 anni e 8 mesi, emessa dalla Corte di Cassazione nel luglio di due anni fa e passata in giudicato. Nei prossimi giorni, il Tribunale di Sorveglianza emetterà un'ordinanza per decidere in merito alla richiesta.

Lodeserto in primo grado fu condannato a 5 anni e 4 mesi. Il Sacerdote era stato arrestato a Mantova, nel marzo del 2005. Aveva trascorso due settimane nel carcere veneto, poi ottenne i domiciliari (da scontare presso una comunità religiosa in provincia di Bari) e, infine, la libertà nel giugno successivo.

Il processo nei confronti di Don Cesare celebratosi con rito abbreviato, davanti al gip di Lecce, Nicola Lariccia, si tenne il 26 settembre 2007. Fu condannato per i reati di calunnia, minaccia per costringere a commettere reati e anche sequestro di persona nei confronti di alcune ragazze immigrate, che erano ospiti del centro. La condanna venne confermata prima in appello e poi in Cassazione, ma con uno sconto di pena. L'inchiesta che ha portato a quest'ultima sentenza era partita dal processo per presunti maltrattamenti ai danni dei maghrebini che tentarono la fuga dal centro nel 2002 per evitare il rimpatrio.

Invece, nell’ottobre 2014, il sacerdote fu assolto dai giudici della Cassazione che annullarono senza rinvio il verdetto con cui la Corte di Appello aveva ritenuto Lodeserto responsabile di peculato, condannandolo a 4 anni di reclusione con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Attualmente Cesare Lodeserto (fino al 2000 segretario particolare dell’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi) vive in Moldavia dove è impegnato in altri centri della fondazione «Regina Pacis», tra cui quello di Chisinau in cui ha festeggiato i 25 anni di sacerdozio. Qui, il sacerdote si trova dal dicembre del 2007 da quando l’ex arcivescovo di Lecce, monsignor Ruppi lo inviò in missione «fidei donum». Da allora l’ex direttore del Cpt non è più tornato nel Salento.
 
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view post Posted on 1/3/2016, 17:37
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Con la scusa di fare il missionario è nascosto dalla diocesi di Lecce dal 2007

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Don Cesare Lodeserto chiede di scontare la condanna dedicandosi ai disabili
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I legali dell'ex direttore del 'Regina Pacis' di San Foca hanno avanzato la richiesta di affidamento in prova presso la comunità 'Ave Maria nostra speranza', in provincia di Mantova. Don Cesare doveva scontare una condanna a 2 anni e 8 mesi.


Dal Salento. Don Cesare Lodeserto torna nel Salento per chiedere davanti al Tribunale di Sorveglianza di Lecce di poter scontare la condanna dedicandosi all'assistenza dei disabili.

I legali dell’ex direttore del «Regina Pacis» di San Foca, gli avvocati Fritz Massa ed Antonella Corvaglia, hanno avanzato, nell'ambito della discussione in aula, la richiesta di affidamento in prova presso la comunità laica "Ave Maria nostra speranza" di Quistello Balsamo (in provincia di Mantova). Qui, sia sacerdoti che laici si adoperano per assistere persone affette da disabilità.

Dinanzi al Presidente Silvia Maria Dominioni, relatrice dr.ssa Emanuela Foggetti, i legali di Don Cesare hanno chiesto che possa scontare la condanna a 2 anni e 8 mesi, emessa dalla Corte di Cassazione nel luglio di due anni fa e passata in giudicato. Nei prossimi giorni, il Tribunale di Sorveglianza emetterà un'ordinanza per decidere in merito alla richiesta.

Lodeserto in primo grado fu condannato a 5 anni e 4 mesi. Il Sacerdote era stato arrestato a Mantova, nel marzo del 2005. Aveva trascorso due settimane nel carcere veneto, poi ottenne i domiciliari (da scontare presso una comunità religiosa in provincia di Bari) e, infine, la libertà nel giugno successivo.

Il processo nei confronti di Don Cesare celebratosi con rito abbreviato, davanti al gip di Lecce, Nicola Lariccia, si tenne il 26 settembre 2007. Fu condannato per i reati di calunnia, minaccia per costringere a commettere reati e anche sequestro di persona nei confronti di alcune ragazze immigrate, che erano ospiti del centro. La condanna venne confermata prima in appello e poi in Cassazione, ma con uno sconto di pena. L'inchiesta che ha portato a quest'ultima sentenza era partita dal processo per presunti maltrattamenti ai danni dei maghrebini che tentarono la fuga dal centro nel 2002 per evitare il rimpatrio.

Invece, nell’ottobre 2014, il sacerdote fu assolto dai giudici della Cassazione che annullarono senza rinvio il verdetto con cui la Corte di Appello aveva ritenuto Lodeserto responsabile di peculato, condannandolo a 4 anni di reclusione con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Attualmente Cesare Lodeserto (fino al 2000 segretario particolare dell’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi) vive in Moldavia dove è impegnato in altri centri della fondazione «Regina Pacis», tra cui quello di Chisinau in cui ha festeggiato i 25 anni di sacerdozio. Qui, il sacerdote si trova dal dicembre del 2007 da quando l’ex arcivescovo di Lecce, monsignor Ruppi lo inviò in missione «fidei donum». Da allora l’ex direttore del Cpt non è più tornato nel Salento.
 
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benedetto Nicotra1
view post Posted on 3/3/2016, 13:51




Solo ipocrisia è codardia in particolare da uno che avrebbe dovuto essere...... e invece . A Causa di queste persone travestite da preti tutti i veri sacerdoti che lavorano con sacrificio è spirito di missione, è devozione Dio è grande la pena che queste perone che allordano sporcano la chiesa come osava dire Papa Benedetto VI Purtroppo avranno la sorte maggiore a chi non ha avuto responsabilità. Dio è Grande ma il Demonio quando colpisce non permette neanch a Dio di riprendersi L'anima . Ormai è del Diavolo. Per sempre.
 
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35 replies since 28/4/2007, 12:19   4322 views
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