https://corrierefiorentino.corriere.it/fir...8889b9f3a.shtmlLa Chiesa processa don Francesco, il «prete pusher» di Prato: rischia di perdere la tonaca
Il parroco accusato di spaccio e di truffa davanti al tribunale della Sacra Rota per «scandalo»
di Giorgio Bernardini
Don Francesco Spagnesi rischia la riduzione allo stato laicale nel processo della Chiesa, il cui tribunale gli contesterà l’aggravante dello «scandalo». Il prete che organizzava festini a base di droga con il suo compagno era stato arrestato lo scorso 14 settembre, poi liberato in seguito alla richiesta di patteggiamento a 3 anni e 8 mesi, in attesa del pronunciamento del giudice fisata per il 7 dicembre. I suoi conti con la giustizia ordinaria, che lo accusa di spaccio, traffico internazionale di droga, appropriazione indebita e truffa, sembrano dunque sulla via della regolazione. Ma ad attenderlo c’è ora un’altra sbarra, quella del processo canonico.
Il tribunale della Sacra Rota sta raccogliendo il materiale per le contestazioni che gli saranno mosse, a cui — trapela dagli ambienti della Diocesi pratese — appare scontato sarà applicata l’aggravante dello scandalo. La corte che lo giudicherà, a quanto pare proprio a Prato, è in corso di nomina. Don Francesco dovrà scegliere a sua volta un difensore diverso da quelli che lo difendono nella giustizia italiana, un iscritto alla Sacra Rota, anche perché il processo si svolgerà tutto in latino (comprese le arringhe). Secondo i dettami antichissimi di quel sistema di norma è probabile che in tutte le parrocchie sia ordinata l’affissione di alcuni «editti», vere e proprie chiamate alle testimonianze sul caso. Della serie: chi sa, parli.
L’aggravante dello «scandalo» aumenta la probabilità che sia inflitta al prete la pena più severa tra quelle a disposizione del tribunale ecclesiastico, ovvero la riduzione allo stato laicale. Ad ora, l’ex parroco della Castellina non è stato raggiunto da alcun atto da Roma, ma è stato destinatario di alcune censure: sospeso dalla celebrazione dei sacramenti e inibito dalla celebrazione della messa. Chi ha potuto incontrarlo in queste ore racconta di una persona molto segnata, che passa tutto il tempo con i genitori in casa ed esce solamente per la terapia psicologica. Dalla ricostruzione che viene effettuata in queste ore per il processo canonico emerge anche che molte delle possibilità di intervenire sul suo comportamento da parte del vescovo Giovanni Nerbini erano state effettivamente messe in campo. Sono previsti infatti dalla procedura un richiamo verbale e due richiami scritti prima dell’intervento del Vaticano: il vescovo aveva percorso già le prime due fasi e si stava avviando verso il secondo richiamo scritto quando è scoppiato lo scandalo.
Il processo ecclesiastico ha al centro il vincolo, che in questo caso è l’unione tra don Spagnesi e la Chiesa: il procedimento indagherà proprio il vincolo di fedeltà, il cui venir meno potrebbe esser espressione di uno scandalo. Proprio nel giugno di quest’anno Papa Francesco aveva stabilito norme più severe per chi commette reati economici (oltre che di pedofilia). In quell’occasione il Pontefice aveva spiegato che «in passato ha causato molti danni la mancata percezione dell’intimo rapporto esistente nella Chiesa tra l’esercizio della carità e il ricorso, ove le circostanze e la giustizia lo richiedano, alla disciplina sanzionatoria». Parole che sembrano calzare sul caso pratese. «Tale modo di pensare, l’esperienza lo insegna, rischia di portare a vivere con comportamenti contrari alla disciplina dei costumi — approfondisce il Papa — al cui rimedio non sono sufficienti le sole esortazioni o i suggerimenti. Questa situazione spesso porta con sé il pericolo che con il trascorrere del tempo, siffatti comportamenti si consolidino al punto tale da renderne più difficile la correzione e creando in molti casi scandalo e confusione tra i fedeli».
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4 novembre 2021 | 07:05