Laici Libertari Anticlericali Forum

Scarcerato don Rugolo. Abusi su 3 minori: 25.000 € dalla Caritas. Il vescovo: "Ho insabbiato tutto", Mons Gisana lo trasferisce per "ragioni di studio" e se la prende con la Procura: "offeso per non essere stato informato"

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 4/10/2021, 12:56

Group:
Administrator
Posts:
8,011

Status:


https://qds.it/prete-arrestato-a-enna-proc...e-il-7-ottobre/

Prete arrestato a Enna processo si apre il 7 ottobre
lunedì 04 Ottobre 2021 - 13:14

Si aprirà il 7 ottobre il processo a carico di Giuseppe Rugolo, il sacerdote di Enna arrestato lo scorso 27 aprile con l’accusa di violenza sessuale aggravata.

L’indagine della squadra mobile di Enna era stata avviata dopo la denuncia di un ventottenne che avrebbe subito abusi quando era ancora minorenne. L’inchiesta della Procura di Enna ha portato alla luce presunte violenze su altri due giovani, anche loro minorenni, abusati dal parroco quarantenne.

Il parroco guidava una associazione di giovani, all’interno della quale gli inquirenti hanno individuato le altre due vittime. Intanto, “Le Iene” hanno realizzato un servizio sulla vicenda che a breve andrà in in onda.
 
Top
view post Posted on 7/10/2021, 14:09

Group:
Administrator
Posts:
8,011

Status:


https://gds.it/articoli/cronaca/2021/10/07...c-f5ba6cdf096e/

TRIBUNALE
Il prete arrestato a Enna per violenza sessuale, via al processo
07 Ottobre 2021

Oggi il processo a carico di Giuseppe Rugolo, il sacerdote di Enna arrestato lo scorso 27 aprile con l’accusa di violenza sessuale aggravata. L’indagine della squadra mobile di Enna era stata avviata dopo la denuncia di un ventottenne che avrebbe subito abusi quando era ancora minorenne.
L’inchiesta della Procura di Enna ha portato alla luce presunte violenze su altri due giovani, anche loro minorenni, abusati dal parroco quarantenne. Il parroco guidava una associazione di giovani, all’interno della quale gli inquirenti hanno individuato le altre due vittime.
 
Top
view post Posted on 24/12/2021, 08:42

Group:
Administrator
Posts:
2,340

Status:


I passi maldestri dei difensori del prete e della diocesi.

www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/c...ivile-1.7184977
24 dicembre 2021
Abusi del prete, diocesi no parte civile

E’ proseguito ieri mattina al tribunale di Enna, il processo a carico di Giuseppe Rugolo, il sacerdote quarantenne accusato di violenza sessuale aggravata su minori, arrestato a Ferrara il 27 aprile scorso. Il tribunale ha respinto la richiesta di costituirsi parte civile contro il sacerdote, avanzata dal difensore della Diocesi di piazza Armerina, che, a sua volta in questo procedimento è citata quale responsabile civile, quindi all’eventuale risarcimento dei danni in favore del giovane ennese vittima degli abusi. Responsabile civile è anche la Parrocchia di San Giovanni Battista, dove sarebbero avvenute le violenze e dove Rugolo coordinava le attività con giovani e adolescenti. Il Tribunale si è riservato di valutare l’ammissibilità delle prove sull’orientamento sessuale delle vittime identificate nel corso delle indagini, partite dalla denuncia di un giovane. Momenti di tensione quando il difensore di Rugolo ha affermato che il padre della vittima, un poliziotto oggi in pensione, avrebbe commesso un abuso di ufficio nel registrare alcune conversazioni avvenute con il vescovo Rosario Gisana. Il Pm, ha subito rilevato l’ipotesi di calunnia a danni del padre della vittima e chiesto la trasmissione degli atti alla procura.

Edited by pincopallino2 - 24/12/2021, 09:03
 
Top
view post Posted on 28/12/2021, 19:42

Group:
Administrator
Posts:
8,011

Status:


https://meridionews.it/articolo/97898/abus...abuso-dufficio/

Violenze prete Enna, clima di tensione durante il
processo. I difensori accusano il padre della vittima di
abuso d'ufficio
Nel corso della terza udienza del procedimento per violenza sessuale
aggravata a danni di minori a carico di Giuseppe Rugolo non è stata accolta
la costituzione di parte civile che era stata avanzata dalla diocesi di Piazza
Armerina

MARTA SILVESTRE 28 DICEMBRE 2021

Si respira un clima di particolare tensione nell'aula del tribunale di Enna dove si sta
svolgendo il processo con rito abbreviato a carico di Giuseppe Rugolo, il sacerdote 40enne
di Enna arrestato il 27 aprile scorso a Ferrara (in Emilia Romagna) con l'accusa di violenza
sessuale aggravata a danni di minori. Durante la scorsa udienza, che è la terza del
procedimento, non è stata accolta la costituzione di parte civile che era stata avanzata dalla
diocesi di Piazza Armerina che resta, invece, responsabile civile chiamata quindi a
risarcire il danno. Ad assumere il ruolo di responsabile civile è stata poi anche la parrocchia
di San Giovanni Battista, quella dove sarebbero avvenute le violenze denunciate dal
giovane oggi 28enne ma che all'epoca dei fatti era minorenne.
Presente in aula la vittima, assente invece l'imputato. E sono stati i suoi avvocati a inserire
nella lista dei testi della difesa anche un testimone chiamato ad approfondire delle prove
che avrebbero come oggetto l'orientamento sessuale del ragazzo che ha denunciato il
sacerdote. Una richiesta su cui il tribunale, presieduto da Francesco Paolo Pitarresi, si è
riservato di valutare l'ammissibilità. «Va bene che venga ascoltato anche questo testimone
- commenta a MeridioNews l'avvocata Eleanna Parasiliti Molica che assiste la vittima -
ma il nostro ordinamento non consente che verta su questi temi».


Momenti di tensione si sono registrati quando gli avvocati di Rugolo, Denis Lovison
e Antonino Lizio, hanno tirato fuori l'argomento delle registrazioni effettuate dal
padre della vittima - un poliziotto oggi in pensione - durante i colloqui avuti con il vescovo
della diocesi di Piazza Armerina Rosario Gisana. Per i legali della difesa, in questo
comportamento si potrebbe ravvisare il reato di abuso d'ufficio. Ma è stata la procura di
Enna a parlare subito di calunnia nei confronti del genitore. Registrazioni di
conversazioni importanti, che sono già state prodotte in fase di indagini, in cui il vescovo
ammetterebbe di essere già a conoscenza della vicenda. E non solo: si tratta di uno dei
colloqui in cui, stando a quanto denunciato dai genitori della vittima, «la diocesi ci offrì dei
soldi della Caritas in cambio di una clausola di riservatezza e del silenzio di nostro
figlio». Il vescovo - che è stato sentito in procura come persona informata sui fatti - a
queste accuse ha risposto sostenendo che, invece, proprio dai genitori sarebbe arrivata una
richiesta di denaro.
Intanto, dall'inchiesta della procura di Enna sono venute alla luce altre presunte violenze
che sarebbero state subite da due giovani, anche loro minorenni, abusati dallo stesso parroco
che guidava un'associazione giovanile. La prossima udienza è già stata fissata per il 27
gennaio del 2022 quando verrà conferito l'incarico a un perito per la trascrizione delle
intercettazioni.
 
Top
view post Posted on 3/1/2022, 20:27
Avatar

Group:
Member
Posts:
718

Status:


Tentare di allontanare gli sguardi della vicenda di pedofilia, arrampicandosi sui muri è peggio di una vera ammissione di colpevolezza
 
Contacts  Top
view post Posted on 7/1/2022, 07:31

Group:
Administrator
Posts:
2,340

Status:


https://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/...anze-1.41100596

Il prete accusato di abusi Nuove intercettazioni e altre testimonianze
Il sacerdote imputato per presunte violenze compiute a Enna e da tempo trasferito a Ferrara. In aula a fine mese le istanze della difesa

07 GENNAIO 2022

Il processo entra nel vivo e il prossimo 27 gennaio ci sarà il primo vero confronto tra accusa, difesa e parte civile, le presunte vittime degli abusi di cui è accusato un sacerdote siciliano, don Giuseppe Rugolo per fatti accaduti 10 anni fa a Enna, e dopo tanti anni dal deposito delle denunce, trasferito a Ferrara dove vive, studia e lavora.

A ridosso di Natale, all’udienza del 23 dicembre, accusa e parti civili (il ragazzo e i familiari) hanno depositato documenti, intercettazioni e copia di testimonianze, che poi avevano indotto la difesa del sacerdote a chiedere tempo per studiarli: così il processo riprende il 27 gennaio prossimo quando dicevamo entrerà nel vivo il primo confronto tra le parti.

Con la posizione della difesa del sacerdote rappresentata dall’avvocato Denis Lovison, che respinge le accuse di abusi sessuali per il prete, come del resto aveva già evidenziato il sacerdote nel lungo interrogatorio cui si era sottoposto con gli inquirenti durante le indagini.

Ora dunque la verifica processuale, con una lunga lista testimoni, oltre una 40ina, per fatti che come recita il capo di imputazione sono avvenuto tra il 2009 e il 2011, e che avevano portato dopo le indagini la procura a chiedere e ottenere il giudizio immediato per il sacerdote davanti al tribunale di Enna. Processo che vede tra le parti, chiamati come responsabili civili, la diocesi di Piazza Armerina e parrocchia San Giovanni dove il sacerdote aveva compiti di gestione dei Crest, i campi solari estivi, prima di essere sacerdote.

Bene, alla prossima udienza dicevano verranno verificate le intercettazioni depositate sulle quali, come avviene, la difesa chiederà una perizia, per consentire ad un tecnico di valutarne la genuinità. Fin dai primi atti di questa vicenda, don Rugolo ha ribadito di rigettare l’immagine di prete pedofilo, ma dopo le denunce e le indagini, per le accuse che gli venivano mosse, lui che nel 2019 era stato trasferito dalla Diocesi di Enna a quella di Ferrara-Comacchio, oltre un anno fa al termine delle indagini, è stato arrestato e posto ai domiciliari, qui nel Ferrarese. Ora il processo che il suo legale ribadisce essere il luogo in cui verificare le accuse a partire da dai documenti prodotti, da verificare alla prossima udienza.

Edited by pincopallino2 - 7/1/2022, 14:46
 
Top
view post Posted on 27/1/2022, 16:27

Group:
Administrator
Posts:
2,340

Status:


https://livesicilia.it/2022/01/27/enna-lac...-per-la-difesa/
Enna, l’accusa di abusi al sacerdote: passaggio a vuoto per la difesa

Sul banco degli imputati don Giuseppe Rugolo
IL PROCESSO
di Redazione

ENNA – Si è volta a Enna la terza udienza del processo a Giuseppe Rugolo, il sacerdote agli arresti domiciliari al seminario di Ferrara dal 27 aprile dello scorso anno, accusato di violenza sessuale a danno di minori. Il Tribunale, dopo una Camera di Consiglio, ha rigettato tutte le richieste della difesa dell’imputato e dei responsabili civili che chiedevamo, tra l’altro che i testimoni fossero interrogati solo dopo la trascrizione delle intercettazioni, per le quali oggi sono stati conferiti gli incarichi ai tecnici.

Accolta, invece, la produzione documentale dei pm, Stefania Leonte e Orazio Longo, della difesa e delle parti civili. Tra queste, le riservate personali intercorse tra il Vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana e Federico Marti, l’avvocato rotale nominato nella fase stragiudiziale dalla famiglia della vittima. Ammessa anche la corrispondenza tra il vescovo Gisana e la Congregazione per il Clero, che era stata investita del caso Rugolo e aveva affermato di non essere competente perchè, secondo l’istruttoria del procedimento ecclesiastico, le violenze sarebbero avvenute quando Rugolo era seminarista.

Ammessa, nel corso dell’udienza, anche la costituzione in giudizio della la Curia della Diocesi di Piazza Armerina. Le operazioni peritali inizieranno il prossimo 15 febbraio mentre la prossima udienza, con gli interrogatori dei primi testimoni, tra i quali l’allora dirigente della squadra mobile di Enna, Antonino Ciavola, è stata fissata per il prossimo 10 marzo.

27 Gennaio 2022, 15:44

Edited by pincopallino2 - 27/1/2022, 18:05
 
Top
view post Posted on 16/2/2022, 11:41

Group:
Administrator
Posts:
8,011

Status:


www.estense.com/?p=950762

Mer 16 Feb 2022
Di Redazione

Prete accusato di pedofilia, via alla trascrizione delle intercettazioni
Ieri la consegna dei cd con le conversazioni di don Rugolo ai due periti incaricati dal tribunale di Enna

Sessanta giorni. È il tempo che i due periti nominati dal tribunale di Enna avranno a disposizione per analizzare e trascrivere le intercettazioni a carico di don Giuseppe Rugolo, il sacerdote arrestato a Ferrara il 27 aprile dello scorso anno con l’accusa di violenza sessuale aggravata su minori.

Ieri, nel corso di un’udienza tenuta in via telematica, alla quale ha partecipato anche l’avvocato ferrarese Denis Lovison, che insieme al collega Antonino Lizio costituisce il collegio difensivo del prete, sono stati consegnati ai periti, Melania Irene e Tiziana Vita, i materiali sui cui lavorare, ovvero i cd contenenti le intercettazioni.

La parte civile – il giovane che all’epoca dei fatti era minorenne e che ha fatto partire tutto con la sua denuncia, assistito dall’avvocato Eleanna Parasiliti Molica – ha nominato un proprio consulente (Antonio Olivieri).

Da quanto emerso finora, nelle intercettazioni sono chiamati in causa anche esponenti del clero locale, tra cui il vescovo della diocesi di Piazza Armerina, Rosario Gisana, che si dimostra a conoscenza della vicenda prima ancora che scoppiasse il caso.

La prossima udienza è fissata al 10 marzo, quando verranno sentiti i primi testimoni.
 
Top
view post Posted on 11/3/2022, 10:07

Group:
Administrator
Posts:
8,011

Status:


https://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/c...l-don-1.7451674

11 mar 2022

Ferrara

"Niente foto di bimbi sul telefono del don"
Continua, a Enna, il processo a don Giuseppe Rugolo, il sacerdote accusato di violenza sessuale su minori, arrestato a Ferrara e messo ai domiciliari. Nell’udienza di ieri sono stati ascoltati alcuni testi di polizia giudiziaria, uno dei quali ha riferito come nei dispositivi elettronici analizzati non siano state trovate immagini di nudità di bambini. Il focus si è poi spostato su una chat tra il sacerdote e la persona offesa, che però non risulta essere agli atti del processo. Si tratterebbe però di un documento piuttosto importante, al punto che i difensori dell’imputato – gli avvocati Denis Lovison e Antonino Lizio – hanno chiesto al presidente del collegio che venisse acquisita in vista delle prossime udienze. Si è parlato anche dei presunti messaggi blasfemi inviati da don Rugolo, anche se i difensori ne ridimensionano la portata, ritenendoli delle "goliardate". Il caso tornerà in aula il 29 aprile, per ascoltare altri testimoni.

www.estense.com/?p=954612

Ven 11 Mar 2022
Di Redazione

Processo al prete, nessuna immagine compromettente nel cellulare
Ieri a Enna udienza per don Rugolo, il sacerdote arrestato a Ferrara e accusato di violenza sessuale su minore. L'avvocato Lovison: “Dall'indagine tecnica non è venuto fuori niente”

Non sono state intercettate conversioni con minori, né sono state trovate immagini o chat a sfondo sessuale con minori o di abusi nel cellulare di don Giuseppe Rugolo, il sacerdote che era stato arrestato a Ferrara e che oggi è a processo a Enna con l’accusa di violenza sessuale su minore per fatti avvenuti tra 2009 e 2001, quando ancora non era un prete.

Ieri, giovedì 10 marzo, i primi testimoni dell’accusa sono stati sentiti in udienza: si è trattato dei poliziotti che hanno eseguito le indagini, compiuto perquisizioni, sequestri e intercettazioni, dopo la denuncia arrivata molti anni dopo da parte di un ragazzo (il cui padre è ispettore di polizia ed è collega degli inquirenti, come fatto notare dall’avvocato Denis Lovison, difensore di Rugolo).

Quel che è emerso è che i poliziotti abbiano rilevato come non consoni alcuni scambi confidenziali intercettati, alcuni addirittura ritenuti blasfemi – come lo scambio di una ‘emoticon’ di una croce rovesciata – con un altro parroco. Niente che sia direttamente un reato, ma che per gli inquirenti era forse indice di comportamenti vietati. Di fatto, però, almeno nel cellulare – le perizie sugli altri dispositivi informatici sono in corso – non c’era materiale davvero compromettente, né foto di minori nudi.

“Dall’indagine tecnica non è venuto fuori niente, dal telefono niente”, commenta con soddisfazione l’avvocato Lovison, che fa notare anche come gli inquirenti abbiano ammesso di aver trovato una chat tra l’imputato e il suo accusatore, spalmata in un periodo di tre anni, ma che non è stata trasmessa “perché i contenuti non sono stati ritenuti rilevanti”.

A chiarire la vicenda serviranno anche le intercettazioni, ieri è stato affidato l’incarico per la trascrizione al perito del tribunale, che avrà 60 giorni di tempo. L’udienza è stata aggiornata al 29 aprile.

Nel frattempo Rugolo è ancora ai domiciliari.
 
Top
view post Posted on 11/3/2022, 17:35
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,961

Status:


Don Rugolo chiede al suo amante prete di aiutarlo. Decine di foto porno nel p.c.

vescovo-rosario-gisana_920x450

www.ennaora.it/2022/03/11/il-proce...i-al-sacerdote/

Il processo a carico di don Rugolo: “Decine di foto e chat a sfondo sessuale sequestrati al sacerdote”
da Redazione | Mar 11, 2022

Enna – Foto e chat a sfondo sessuale. Sono decine e decine quelle nei supporti informatici sequestrati della squadra mobile di Enna e Ferrara a don Giuseppe Rugolo. Dalle intercettazioni, sulle quali hanno riferito gli ufficiali di P.G., emerge che tra i prelati della Diocesi di Piazza Armerina fosse diffuso il pensiero che fossero in corso intercettazioni. L’analisi dei dati informatici conferma che il sacerdote intratteneva rapporti sessuali con giovani, anche a seguito del suo trasferimento a Ferrara, nonché con giovani che erano stati suoi alunni presso istituti scolastici di Enna. Tra il materiale rinvenuto tantissime chat e foto a sfondo sessuale con giovani ragazzi. Rugolo avrebbe intrattenuto rapporti sessuali con un prete della stessa Diocesi di Piazza Armerina, con il quale valutava le sue capacità di adescamento ai danni della vittima che poi lo avrebbe denunciato.

Da una registrazione eseguita dallo stesso Rugolo, nel corso di un incontro con il vescovo Rosario Gisana, viene fuori come quest’ultimo sarebbe stato disponibile a elargire somme di denaro per soddisfare le esigenze di natura economica dell’imputato. Rugolo sarebbe stato costantemente informato delle iniziative legali della vittima da parte della Diocesi. Lo confermerebbe il fatto che, tra i file rinvenuti all’interno dei supporti informatici sequestrati, è stata rinvenuta la denuncia consegnata dalla vittima nelle mani del Vescovo, che avrebbe dovuto avere natura strettamente riservata.

www.ragusanews.com/giudiziaria-rug...%20storia%C2%BB.
12/11/2021 10:09 NOTIZIA LETTA: 4566 VOLTE
Rugolo, il vescovo al telefono: «Ho insabbiato». Il carteggio con la Chiesa
Il processo al prete di Piazza Armerina accusato di abusi, la corrispondenza tra il Vaticano e il modicano Gisana


Modica - Il vescovo Rosario Gisana (foto), al telefono con don Giuseppe Rugolo, che ammette: «Ho insabbiato questa storia». Il Vaticano, d'accordo con la Congregazione del Clero, che asseconda nel 2019 il trasferimento del sacerdote della sua diocesi in Emilia perché la «condotta dell'allora seminarista è sottratta alla giurisdizione canonica». Nelle duemila e passa pagine di documenti processuali, di cui pubblichiamo uno stralcio delle conversazioni nella prima foto allegata, emerge uno spaccato sociale e religioso sconfortante che fa da cornice al processo in corso a porte chiuse al tribunale di Enna. «Ora il problema non è solo tuo - dice Gisana all’imputato, il problema è anche mio perché io ho insabbiato questa storia. Per cui stanno cercando in tutti i modi di accusarmi. Adesso vedremo come poterne uscire». I suoi legali replicano che ha collaborato con i pm fin dal principio.


Rugolo, 40enne, attivissimo nella parrocchia frequentata da adolescenti e bambini, è stato arrestato il 27 aprile scorso a Ferrara, dov’era stato “spostato” dal monsignore originario di Modica dopo le violenze sessuali denunciate da un ragazzo oggi maggiorenne, continuando però a entrare in contatto con i giovani nella sua attività pastorale. Prima del processo civile, la vittima ha tentato senza successo la strada del processo canonico: nelle foto pubblicate c'è anche la corrispondenza e la rassicurante replica della Santa Sede. Quindi si fa coraggio e nel 2020, supportato dalla famiglia, presenta un esposto alla polizia e scrive perfino una lettera al Papa. La terza udienza è fissata per il 23 dicembre.

Edited by pincopallino2 - 11/3/2022, 21:50
 
Web  Top
view post Posted on 11/3/2022, 22:05

Group:
Administrator
Posts:
8,011

Status:


L'ufficiale dei Carabinieri in borghese dal vescovo Giusana: in cambio della soffiata l'nvestitura a Cavaliere del Santo Sepolcro

103920269-700a4b5f-f697-4002-b07f-a004512f3b8a

www.ilfattonisseno.it/2022/03/abus...to-carabiniere/

Abusi prete Enna: consigli a vescovo, indagato carabiniere
Agi |Ven, 11/03/2022 - 16:27

E’ indagato per “induzione indebita a osare o promettere utilita'” il colonnello dei carabinieri Saverio Lombardi, ex comandante provinciale dell’Arma a Enna e ora spostato a Lecce con il ruolo di capufficio del personale. Secondo le accuse avrebbe sconsigliato un legale al vescovo di Piazza Armerina, nell’Ennese, sperando in un appoggio al suo conferimento della benemerenza di cavaliere del Santo Sepolcro. Per l’ufficiale la procura di Enna ha gia’ chiesto il rinvio a giudizio.

La vicenda e’ emersa nel corso dell’udienza per il processo a carico del sacerdote Giuseppe Rugolo, accusato di violenza sessuale aggravata su minori, procedimento in corso dinanzi al tribunale di Enna. Nel corso dell’udienza sono stati sentiti come testi gli ufficiali della Pg, secondo cui il colonnello Lombardi doveva al vescovo Rosario Gisana di cambiare avvocato, dal momento che il legale al quale il prelato voleva rivolgersi per tutelare la Diocesi e la sua persona nella vicenda del sacerdote Rugolo sembrava essere coinvolto in un’indagine per associazione mafiosa: un suggerimento dato dal militare in cambio, secondo i magistrati, di una benemerenza legato al cavaliere del Santo Sepolcro.

Dalle indagini sulla vicenda degli abusi sessuali perpetrati e’ emerso che, quando la vicenda era divenuta di dominio pubblico, il colonnello Lombardi avrebbe chiamato il vicario del vescovo Gisana, annunciando una sua visita per la vicenda Rugolo. Lombardi si sarebbe recato all’incontro svoltosi a Piazza Armerina, in borghese. Gli inquirenti erano successivamente convocato il vescovo Gisana, che ha confermato la visita di Lombardi e il suo consiglio di rivolgersi ad un altro avvocato.

“Mi disse che era meglio che cambiassi avvocato perche’ quello che avevo scelto – ha dichiarato Gisana – poteva essere finito dentro un’inchiesta per mafia”. Nel corso dell’udienza al processo Rugolo, arresti domiciliari agli da 11 mesi, sono emersi dati informatici del cellulare e del Pc del sacerdote ha confermato sui rapporti sessuali con giovani, anche a Ferrara, dove era stato trasferito, e la continuazione di contatti con suoi ex alunni degli istituti scolastici di “Mi disse che era meglio che cambiassi avvocato perche’ quello che avevo scelto – ha dichiarato Gisana – poteva essere finito dentro un’inchiesta per mafia”.

Nel corso dell’udienza al processo Rugolo, arresti domiciliari agli da 11 mesi, sono emersi dati informatici del cellulare e del Pc del sacerdote ha confermato sui rapporti sessuali con giovani, anche a Ferrara, dove era stato trasferito, e la continuazione di contatti con suoi ex alunni degli istituti scolastici di “Mi disse che era meglio che cambiassi avvocato perche’ quello che avevo scelto – ha dichiarato Gisana – poteva essere finito dentro un’inchiesta per mafia”.

www.lasicilia.it/cronaca/news/gli-...mbardi-1513442/

Gli abusi sessuali di don Rugolo a Enna, l'inchiesta si allarga: chiesto il processo per il colonnello dei Cc Saverio Lombardi
Da una registrazione viene fuori anche come il vescovo Gisana fosse disponibile ad elargire somme di denaro per soddisfare le esigenze di natura economica dell’imputato

Di Redazione 11 mar 2022
La procura di Enna ha chiesto il rinvio a giudizio per tentativo di induzione indebita a dare o promettere utilità per il colonnello dei carabinieri di Enna, Saverio Lombardi ora trasferito a capo ufficio del personale a Lecce.

È emerso nel corso dell’udienza del processo, ieri a tarda sera, che si celebra al Tribunale ennese, contro il prete Giuseppe Rugolo, agli arresti domiciliari dal 27 aprile dello scorso anno, per violenza sessuale a danno di minori. Durante l'inchiesta che riguardava le violenze su un minore sono emersi altri due casi. Per la prima volta, dall’inizio del processo, in aula era presente l’imputato.

Nel corso dell’udienza sono stati sentiti gli ufficiali di pg che hanno confermato che il colonnello Lombardi avrebbe consigliato al Vescovo Rosario Gisana di cambiare avvocato per un presunto coinvolgimento di questo in indagini per associazione mafiosa, in cambio dell’appoggio dell’alto prelato per diventare cavaliere del Santo Sepolcro.

È il colonnello Lombardi a chiamare il vicario del vescovo, Nino Rivoli, e annunciare una sua visita per la vicenda Rugolo. Lombardi si sarebbe recato di sera ed in borghese all’episcopio. Il fatto non è sfuggito agli inquirenti e la procura ha convocato il vescovo Gisana il quale ha confermato che Lombardi era andato a trovarlo per consigliare di cambiare avvocato. «Mi disse - ha affermato il vescovo- che era meglio che cambiassi avvocato perché quello che avevo scelto poteva essere finito dentro un’inchiesta per mafia».

Nell’udienza gli investigatori della polizia di Stato che hanno testimoniato hanno raccontato di foto e chat a sfondo sessuale sequestrati nei supporti informatici a don Giuseppe Rugolo. Dalle intercettazioni, sulle quali hanno riferito gli ufficiali di P.G., emerge che tra i prelati della diocesi di Piazza Armerina fosse diffuso il timore che fossero in corso le intercettazioni. L’analisi dei dati informatici confermerebbe che il sacerdote intratteneva rapporti sessuali con giovani, anche dopo il suo trasferimento a Ferrara, nonché con giovani che erano stati suoi alunni in istituti scolastici di Enna

Da una registrazione fatta dallo stesso imputato, nel corso di un incontro con il vescovo Gisana, viene fuori come quest’ultimo fosse disponibile ad elargire somme di denaro per soddisfare tutte le esigenze di natura economica dell’imputato che veniva anche informato delle iniziative legali della vittima da parte della Diocesi. A conferma di questo, tra i file rinvenuti all’interno dei supporti informatici sequestrati, è stata trovata la denuncia consegnata dalla vittima nelle mani del Vescovo, che doveva avere natura strettamente riservata. Nel corso dell’udienza è emerso che il vescovo Gisana era già stato informato prima della denuncia della parte offesa, delle presunte violenze sessuali di Rugolo a danno di altri giovani.
 
Top
view post Posted on 29/4/2022, 22:37
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,961

Status:


La mostruosa offerta del vescovo Gisana. Ma il ragazzo rifiuta: " è immorale"

www.ilgazzettino.it

Venerdì 29 Aprile - agg. 20:53

Abusi, choc a Enna, soldi della Caritas per pagare il silenzio di una vittima violentata dal prete pedofilo

Venerdì 29 Aprile 2022 di Franca Giansoldati
don Giuseppe Rugolo
Città del Vaticano - Offrire denaro della Caritas, in contanti, in cambio del silenzio della vittima violentata da don Giuseppe Rugolo: sarebbe stata questa la terrificante proposta della Diocesi di Enna-Piazza Armerina, in Sicilia. La circostanza è stata confermata in aula da Antonio Ciavola (allora capo della Squadra mobile di Enna e ora in servizio a Caltanissetta), nel corso del processo presieduto da Francesco Pitarresi che si celebra al tribunale di Enna e vede imputato il sacerdote Giuseppe Rugolo, agli arresti domiciliari da un anno. La notizia che arriva proprio nel giorno in cui Papa Francesco in Vaticano ha ricevuto la Commissione per la tutela dei minori, raccomandandosi di fare controlli annuali a tappeto per vedere se le conferenze episcopali nazionali stanno facendo progressi nel liberarsi delle mele marce, proteggere le vittime e agire in totale trasparenza.

LINKEM: internet e voce a casa tua a solo 19,90€/m per 12 mesi e un Buono Regalo da 30€ in omaggioAD
LINKEM: internet e voce a casa tua a solo 19,90€/m per 12 mesi e un Buono Regalo da 30€ in omaggio
Linkem
APPROFONDIMENTI
Il dirigente della Polizia di Stato, sentito in aula per oltre 4 ore, ha anche spiegato come dalle carte emerga il diniego netto della vittima ad accettare questa proposta che proveniva dal vescovo Rosario Gisana.

Il giovane, che avrebbe subito violenza dal 2009 al 2013, avrebbe ritenuto questa proposta immorale e illecita. Tutte circostanze documentate dai materiali prodotti dalla parte civile che testimonierebbero l'offerta di 25 mila euro in contanti, dunque non tracciabili, in cambio del silenzio. In aula sono state lette anche alcune chat a sfondo sessuale intercorse tra Rugolo e alcuni anche ex alunni della scuola dove per anni il sacerdote ha insegnato, nonché con giovani residenti nel territorio di Ferrara dove il sacerdote era stato trasferito.


Rugolo avrebbe frequentato siti pornografici dove era possibile interagire attraverso la telecamera con altre persone. È stato, inoltre, ricostruito il modus operandi del prelato e le modalità volte ad agganciare i giovani in condizione di fragilità psicologica. Il sacerdote, che era presente in aula, è attualmente ristretto ai domiciliari nel seminario di Ferrara.

Ultimo aggiornamento: 20:53

CITAZIONE (GalileoGalilei @ 29/4/2022, 23:29) 
La mostruosa offerta del vescovo Gisana. Ma il ragazzo rifiuta: " è immorale"

Rosario-Gisana-5_aprile_2014-

www.ilgazzettino.it

Venerdì 29 Aprile - agg. 20:53

Abusi, choc a Enna, soldi della Caritas per pagare il silenzio di una vittima violentata dal prete pedofilo

Venerdì 29 Aprile 2022 di Franca Giansoldati
don Giuseppe Rugolo
Città del Vaticano - Offrire denaro della Caritas, in contanti, in cambio del silenzio della vittima violentata da don Giuseppe Rugolo: sarebbe stata questa la terrificante proposta della Diocesi di Enna-Piazza Armerina, in Sicilia. La circostanza è stata confermata in aula da Antonio Ciavola (allora capo della Squadra mobile di Enna e ora in servizio a Caltanissetta), nel corso del processo presieduto da Francesco Pitarresi che si celebra al tribunale di Enna e vede imputato il sacerdote Giuseppe Rugolo, agli arresti domiciliari da un anno. La notizia che arriva proprio nel giorno in cui Papa Francesco in Vaticano ha ricevuto la Commissione per la tutela dei minori, raccomandandosi di fare controlli annuali a tappeto per vedere se le conferenze episcopali nazionali stanno facendo progressi nel liberarsi delle mele marce, proteggere le vittime e agire in totale trasparenza.

LINKEM: internet e voce a casa tua a solo 19,90€/m per 12 mesi e un Buono Regalo da 30€ in omaggioAD
LINKEM: internet e voce a casa tua a solo 19,90€/m per 12 mesi e un Buono Regalo da 30€ in omaggio
Linkem
APPROFONDIMENTI
Il dirigente della Polizia di Stato, sentito in aula per oltre 4 ore, ha anche spiegato come dalle carte emerga il diniego netto della vittima ad accettare questa proposta che proveniva dal vescovo Rosario Gisana.

Il giovane, che avrebbe subito violenza dal 2009 al 2013, avrebbe ritenuto questa proposta immorale e illecita. Tutte circostanze documentate dai materiali prodotti dalla parte civile che testimonierebbero l'offerta di 25 mila euro in contanti, dunque non tracciabili, in cambio del silenzio. In aula sono state lette anche alcune chat a sfondo sessuale intercorse tra Rugolo e alcuni anche ex alunni della scuola dove per anni il sacerdote ha insegnato, nonché con giovani residenti nel territorio di Ferrara dove il sacerdote era stato trasferito.


Rugolo avrebbe frequentato siti pornografici dove era possibile interagire attraverso la telecamera con altre persone. È stato, inoltre, ricostruito il modus operandi del prelato e le modalità volte ad agganciare i giovani in condizione di fragilità psicologica. Il sacerdote, che era presente in aula, è attualmente ristretto ai domiciliari nel seminario di Ferrara.

Ultimo aggiornamento: 20:53
 
Web  Top
view post Posted on 28/5/2022, 04:33

Group:
Administrator
Posts:
2,340

Status:


https://m.facebook.com/story.php?story_fbi...l&id=1258445418

Sarà la Cassazione a stabilire se il post pubblicato sul profilo social della giornalista Pierelisa Rizzo, denunciata da Don Giuseppe Rugolo per diffamazione e pubblicazione di atti procedurali, dovrà essere oscurato. A denunciare la giornalista è stato proprio Don Rugolo, il sacerdote arrestato per violenza sessuale su minori. Rugolo aveva chiesto il sequestro dei supporti informatici delle pen drive e dei telefoni della giornalista e la cancellazione del post nel quale vengono mostrate le chat, a sfondo sessuale, intercorse tra il sacerdote ed un giovane della provincia di Ferrara. La Procura di Enna, però, non ha ritenuto di procedere al sequestro, le chat erano già contenute nel’ordinanza di arresto del sacerdote dell’aprile dello scorso anno, e si è appellata alla Cassazione sulla decisione del Gip di procedere all’oscuramento del post. “ E’ un chiaro tentativo di intimidazione per evitare che io possa continuare a scrivere su questa terribile vicenda- dice Pierelisa Rizzo – La denuncia, alterando la verità, sostiene che quelle chat sarebbero state lette, per la prima volta, in aula durante la scorsa udienza del 29 aprile, nel processo che si celebra a porte chiuse. In realtà io ho solo fatto il mio lavoro informando correttamente i lettori a fronte di testate giornalistiche e colleghi che, senza alcun fondamento, si ostinano a scrivere che nel pc di Rugolo non ci sono contenuti a sfondo sessuale. Per questo sto valutando, insieme ai miei avvocati, la possibilità di procedere per vie legali”.



www.lasicilia.it/enna/news/enna-do...ocesso-1637698/

La Sicilia

Enna, don Rugolo querela la giornalista che ha pubblicato le chat a sfondo sessuale del prete sotto processo
Il consiglio dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia esprime viva preoccupazione per il caso di Pierelisa Rizzo

Di Redazione 27 mag 2022
La giornalista ennese Pierelisa Rizzo è stata querelata da don Giuseppe Rugolo, il prete ai domiciliari e sotto processo per violenza sessuale, per avere riportato nel suo profilo Facebook una conversazione agli atti del processo nel quale il sacerdote è accusato di reati sessuali. Nei messaggi whatsapp pubblicati dalla giornalista si evince chiaramente il tono delle conversazioni che il prealto intratteneva con le sue vittime. Don Rugolo ha chiesto tramite i suoi legali il sequestro preventivo del profilo Facebook e dei dispositivi informatici della cronista.

Il consiglio dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia esprime viva preoccupazione per il caso della collega. Secondo il consiglio dell’Ordine, iniziative di questo genere rischiano di intralciare l’attività professionale della giornalista che riferisce atti e fatti di pubblico interesse. Il consiglio esprime anche la propria netta contrarietà rispetto alla richiesta di sequestro di pc, telefoni, tablet e pen drive: strumenti fondamentali per il lavoro giornalistico, che possono peraltro contenere dati sensibili anche in relazione al rapporto tra la cronista e le fonti.

Intanto sarà la Cassazione a stabilire se il post pubblicato sul profilo social di Rizzo, denunciata da Don Giuseppe Rugolo per diffamazione e pubblicazione di atti procedurali, dovrà essere oscurato. Rugolo aveva chiesto il sequestro dei supporti informatici delle pen drive e dei telefoni della giornalista e la cancellazione del post nel quale vengono mostrate le chat, a sfondo sessuale, intercorse tra il sacerdote ed un giovane della provincia di Ferrara. La Procura di Enna, però, non ha ritenuto di procedere al sequestro, le chat erano già contenute nell’ordinanza di arresto del sacerdote dell’aprile dello scorso anno, e si è appellata alla Cassazione sulla decisione del Gip di procedere all’oscuramento del post.

«E’ un chiaro tentativo di intimidazione per evitare che io possa continuare a scrivere su questa terribile vicenda - dice Rizzo - La denuncia sostiene che quelle chat sarebbero state lette, per la prima volta, in aula durante la scorsa udienza del 29 aprile, nel processo che si celebra a porte chiuse. In realtà io ho solo fatto il mio lavoro informando correttamente i lettori a fronte di testate giornalistiche e colleghi che, senza alcun fondamento, si ostinano a scrivere che nel pc di Rugolo non ci sono contenuti a sfondo sessuale. Per questo sto valutando, insieme ai miei avvocati, la possibilità di procedere per vie legali».

Edited by pincopallino1 - 28/5/2022, 06:11
 
Top
view post Posted on 29/5/2022, 10:17

Group:
Administrator
Posts:
8,011

Status:


191214111-6ed4bdca-f142-4662-b9dd-8980782a06a1

https://m.facebook.com/story.php?story_fbi...l&id=1258445418

Sarà la Cassazione a stabilire se il post pubblicato sul profilo social della giornalista Pierelisa Rizzo, denunciata da Don Giuseppe Rugolo per diffamazione e pubblicazione di atti procedurali, dovrà essere oscurato. A denunciare la giornalista è stato proprio Don Rugolo, il sacerdote arrestato per violenza sessuale su minori. Rugolo aveva chiesto il sequestro dei supporti informatici delle pen drive e dei telefoni della giornalista e la cancellazione del post nel quale vengono mostrate le chat, a sfondo sessuale, intercorse tra il sacerdote ed un giovane della provincia di Ferrara. La Procura di Enna, però, non ha ritenuto di procedere al sequestro, le chat erano già contenute nel’ordinanza di arresto del sacerdote dell’aprile dello scorso anno, e si è appellata alla Cassazione sulla decisione del Gip di procedere all’oscuramento del post. “ E’ un chiaro tentativo di intimidazione per evitare che io possa continuare a scrivere su questa terribile vicenda- dice Pierelisa Rizzo – La denuncia, alterando la verità, sostiene che quelle chat sarebbero state lette, per la prima volta, in aula durante la scorsa udienza del 29 aprile, nel processo che si celebra a porte chiuse. In realtà io ho solo fatto il mio lavoro informando correttamente i lettori a fronte di testate giornalistiche e colleghi che, senza alcun fondamento, si ostinano a scrivere che nel pc di Rugolo non ci sono contenuti a sfondo sessuale. Per questo sto valutando, insieme ai miei avvocati, la possibilità di procedere per vie legali”.



www.lasicilia.it/enna/news/enna-do...ocesso-1637698/

La Sicilia

Enna, don Rugolo querela la giornalista che ha pubblicato le chat a sfondo sessuale del prete sotto processo
Il consiglio dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia esprime viva preoccupazione per il caso di Pierelisa Rizzo

Di Redazione 27 mag 2022
La giornalista ennese Pierelisa Rizzo è stata querelata da don Giuseppe Rugolo, il prete ai domiciliari e sotto processo per violenza sessuale, per avere riportato nel suo profilo Facebook una conversazione agli atti del processo nel quale il sacerdote è accusato di reati sessuali. Nei messaggi whatsapp pubblicati dalla giornalista si evince chiaramente il tono delle conversazioni che il prealto intratteneva con le sue vittime. Don Rugolo ha chiesto tramite i suoi legali il sequestro preventivo del profilo Facebook e dei dispositivi informatici della cronista.

Il consiglio dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia esprime viva preoccupazione per il caso della collega. Secondo il consiglio dell’Ordine, iniziative di questo genere rischiano di intralciare l’attività professionale della giornalista che riferisce atti e fatti di pubblico interesse. Il consiglio esprime anche la propria netta contrarietà rispetto alla richiesta di sequestro di pc, telefoni, tablet e pen drive: strumenti fondamentali per il lavoro giornalistico, che possono peraltro contenere dati sensibili anche in relazione al rapporto tra la cronista e le fonti.

Intanto sarà la Cassazione a stabilire se il post pubblicato sul profilo social di Rizzo, denunciata da Don Giuseppe Rugolo per diffamazione e pubblicazione di atti procedurali, dovrà essere oscurato. Rugolo aveva chiesto il sequestro dei supporti informatici delle pen drive e dei telefoni della giornalista e la cancellazione del post nel quale vengono mostrate le chat, a sfondo sessuale, intercorse tra il sacerdote ed un giovane della provincia di Ferrara. La Procura di Enna, però, non ha ritenuto di procedere al sequestro, le chat erano già contenute nell’ordinanza di arresto del sacerdote dell’aprile dello scorso anno, e si è appellata alla Cassazione sulla decisione del Gip di procedere all’oscuramento del post.

«E’ un chiaro tentativo di intimidazione per evitare che io possa continuare a scrivere su questa terribile vicenda - dice Rizzo - La denuncia sostiene che quelle chat sarebbero state lette, per la prima volta, in aula durante la scorsa udienza del 29 aprile, nel processo che si celebra a porte chiuse. In realtà io ho solo fatto il mio lavoro informando correttamente i lettori a fronte di testate giornalistiche e colleghi che, senza alcun fondamento, si ostinano a scrivere che nel pc di Rugolo non ci sono contenuti a sfondo sessuale. Per questo sto valutando, insieme ai miei avvocati, la possibilità di procedere per vie legali».
 
Top
view post Posted on 2/6/2022, 09:49

Group:
Administrator
Posts:
2,340

Status:


www.ilgazzettinodigela.it/sullo-sc...vescovo-gisana/

Sullo scandalo Rugolo, parla il legale del Vescovo Gisana
Pubblicato il 1 Giugno 2022 di redazione

In una lunga intervista, l’avvocato della Diocesi di Piazza Armerina Gabriele Cantaro ripercorre la vicenda legata al sacerdote Rugolo.

Il 9 maggio scorso l’emittente Video Mediterraneo ha mandato in onda nel corso del notiziario un servizio riguardante il caso Rugolo, il sacerdote di Enna accusato di abusi sessuali su minore di cui si sta svolgendo il processo penale presso il Tribunale di Enna. Intervistato dalla giornalista Viviana Sammito parla l’avv. Gabriele Cantaro che, assieme all’avv. Maria Teresa Montalbano, è il legale del vescovo mons. Gisana. La complessità del caso non poteva essere illustrata esaustivamente nei due minuti di intervista andati in onda, per cui abbiamo chiesto all’emittente l’intervista integrale. Videomediterraneo si è detta disponibile e per questo gliene siamo grati. Qui riportiamo una trascrizione integrale delle dichiarazioni dell’avv. Cantaro.

Mons. Gisana è stato coinvolto, suo malgrado in questa vicenda. Cosa è successo esattamente?


“Devo fare due brevi premesse: primo, si tratta di un processo che viene celebrato a porte chiuse poiché ci sono ragioni di riservatezza soprattutto a tutela della persona offesa e vorrei attenermi ai limiti che ci impone l’art. 114 del Codice di Procedura Penale nella divulgazione e pubblicazione di atti relativi al processo, nel massimo rispetto del dovere di informazione nei confronti degli organi di stampa; e a un invito che è stato rivolto dal presidente del collegio giudicante che è quello di cercare di mantenere i toni bassi ed evitare polemiche che nuocerebbero alla serenità nella gestione del processo. I processi si fanno nelle aule di giustizia. Questo processo, purtroppo, e non per nostra volontà, ha avuto una escalation di esposizione mediatica che ha coinvolto le televisioni nazionali, che non abbiamo né cercato né voluto, e che è stato, purtroppo, luogo per la distorsione di una serie di informazioni che sono state prospettate, riferite, reclamizzare direi quasi, in una maniera che non corrisponde assolutamente né alla verità né agli atti processuali.”

Diciamo allora che mons. Gisana non è indagato in questa vicenda


“Io difendo la Curia vescovile di Piazza Armerina in questo processo che è stata chiamata dalle persone offese come responsabile civile per ottenere evidentemente un risarcimento a un danno. Quello che va precisato intanto è che una delle notizie che è stata data in maniera distorta è che ci sarebbe stata una sorta di silenzio di mons. Gisana sui fatti che erano avvenuti, quasi che avesse voluto occultarli, nasconderli o evitare che venissero portati all’attenzione dell’autorità giudiziaria, prima di tutto, e del pubblico, della gente e dei fedeli dall’altra. Questo non è vero. La contestazione di reato è formulata in termini tali da circoscrivere i fatti che sono avvenuti in un momento in cui lo stesso non era stato ancora ordinato sacerdote.”

Questo è importante da riferire perché è stata avviata una indagine previa che si è conclusa praticamente con un nulla di fatto?

“Non è proprio un nulla di fatto. Mi permetta di spiegare la vicenda. Monsignore viene prima avvisato in maniera molto generica che una famiglia avrebbe voluto parlargli di un fatto grave. Ha dato la sua piena e immediata disponibilità. Tale richiesta gli era stata fatta da un sacerdote del luogo. Nonostante la pronta disponibilità, queste persone si rivolgono a lui solo dopo diversi mesi, quasi un anno. Si presentano i genitori di questo giovane e riferiscono a mons. Gisana quello che sarebbe avvenuto, che gli sarebbe stato riferito dal figlio. Precisiamo che uno dei genitori è un appartenente alle forze dell’ordine, quindi si tratta di una vicenda che coinvolge persone che hanno consapevolezza di quelli che sono i loro diritti, le loro facoltà, le loro possibilità sul piano processuale, quindi anche della possibilità di poter denunciare direttamente all’autorità giudiziaria i fatti che sono andati a riferire a mons. Gisana. La scelta che è stata operata dalla famiglia era quella di rivolgersi direttamente agli organi ecclesiastici e di chiedere che venisse fatto un accertamento nelle forme del Diritto canonico chiedendo il massimo riserbo su quello che si sarebbe accertato a tutela di questo giovane e del buon nome della famiglia. Dopo aver raccolto le loro dichiarazioni (il vescovo, ndr) fa presente che trattandosi di persona maggiorenne e trattandosi di fatti che loro possono riferire per relata, sarebbe stato opportuno che si presentasse il giovane personalmente a riferire e a dare formalmente impulso a un atto che consentisse l’avvio dell’indagine canonica. Questo incontro, nonostante la piena disponibilità di mons. Gisana, avviene a distanza di quasi ancora un anno. Quando questo giovane si presenta, riferisce a mons. Gisana quello che è avvenuto, il quale lo invita a mettere per iscritto tutto con dovizia di particolari e con l’indicazione di persone che fossero informate sui fatti, e da immediatamente corso ad un’indagine che viene affidata a due magistrati rotali che non operavano in provincia di Enna. Questo per garantire la massima imparzialità nell’accertamento dei fatti. Si da corso all’indagine previa che arriva alla conclusione che non è un ‘nulla di fatto’ sul piano sostanziale, lo è sul piano della competenza perché viene accertato che i fatti (c’è da dire che non tutti i testimoni indicati dal ragazzo si sono presentati, persone che sono state poi sentite dall’autorità giudiziaria dicendo che era stata una loro scelta; persone che erano state depositarie di confidenze da parte di questo giovane, o persone che, a detta di questo giovane avevano vissuto vicende analoghe ma non erano confluite in accuse formali) escludono atti di violenza, ma questo fa parte degli atti del processo”.

Quindi non c’è un incontro sessuale?

“Quello che è avvenuto riguarda una persona ultra sedicenne e che comunque non aveva raggiunto la maggiore età, con una effusione di natura omosessuale. Questo è quello che è stato dichiarato e accertato in qualche maniera. E, rispetto a questo fatto, nel corso dell’investigatio praevia, si conclude con una assenza di competenza; cioè si tratta di fatti che avvengono in un momento in cui la persona interessata non era ancora sacerdote. È a questo punto che, nell’accertamento di questi fatti, si innesta questa ulteriore vicenda delle richieste – offerte di denaro”.

Vorrei capire la posizione di mons. Gisana in quel periodo, perché poi lui parla con questo don Rugolo e spesso lo chiama al telefono, che tipo di rapporto c’è? Gli dice la verità?


“Rugolo ha fatto solo delle ammissioni parziali che escludevano ogni forma di violenza e di costrizione. Ma queste sono affermazioni di Rugolo. Quello che è avvenuto, lo ripeto, è oggetto di un accertamento giudiziario che deve avvenire come è giusto nella dovuta sede sentendo i testimoni e valutando tutte le prove che sono state date pro e contro determinate tesi. La cosa importante è che nel momento in cui viene avviata l’investigatio previa la famiglia viene assistita da un avvocato esperto in diritto canonico così come il sacerdote Rugolo… In quel contesto viene avanzata dalla famiglia una richiesta di sostegno economico, giustificata dal fatto che il ragazzo, a seguito delle vicende vissute, aveva dovuto fare ricorso a dei sostegni di natura psicologica e psicoterapeutica. Monsignore con spirito assolutamente cristiano si rende disponibile a dare un sostegno economico e questo ha innescato una sorta di trattativa, perché loro (i familiari, ndr) hanno formulato una richiesta di natura economica che hanno quantificato anche nell’importo”

Si parla di 25.000 euro, e la causale quale sarebbe stata?

“In un primo momento loro hanno detto, e questo è stato accertato anche dagli inquirenti…, che hanno fatto questa richiesta motivandola e argomentando circa la necessità di avere un sostegno per le spese a cui erano andati incontro. Lo svolgimento di questa trattativa in un primo momento non ha direttamente interessato mons. Gisana, perché mons. Gisana aveva delegato il proprio vicario a tenere contatti con l’avvocato della famiglia … Quello che è avvenuto è che è mutata la causale, perché la famiglia chiedeva che si parlasse di risarcimento danni. Mons. Gisana, e la posizione comunque della Diocesi, era quella di dire che “guardate che non c’è un danno che noi possiamo risarcire tenendo conto di quello che è stato l’accertamento che è stato fatto in questa sede. Non neghiamo il sostegno alla famiglia, comprendiamo quelle che possono essere le ragioni di una persona che ha sofferto e ci dichiariamo disponibili a sostenerlo, a darvi un ristoro economico”.
Tutto questo è stato trasformato in una maniera assolutamente artata in una offerta per ottenere il silenzio. Questo non è assolutamente vero perché se fosse stato vero l’autorità giudiziaria ordinaria avrebbe dovuto procedere per accertare il reato di favoreggiamento e questo non è mai stato in discussione perché dagli accertamenti rigorosi, che sono stati effettuati dagli inquirenti, è mai emerso che né la Diocesi, né mons. Gisana in prima persona si siano mai prodigati per cercare di occultare qualcosa. Dove nasce l’equivoco e perché nasce l’equivoco? Perché nello svolgimento di questa trattativa ad un certo punto si parla di un pagamento in contanti. Le persone offese riferiscono, e questo devo dire non mi risulta, non risulta agli atti, producono determinati atti, perché hanno avuto la cura e il garbo di registrare ogni passaggio e di farne l’uso che ne hanno voluto. Mons. Gisana non ha registrato nulla per cui questi sono fatti che saranno provati e documentati dall’analisi dell’esame dei testimoni e dall’analisi di altri documenti che ci riserveremo di produrre. La richiesta del pagamento in contanti non è iniziativa di mons. Gisana né della Diocesi.”

E’ stata una richiesta della famiglia…


“Loro invece asseriscono il contrario. Mons. Gisana si è dichiarato disponibile a che la Diocesi potesse sostenere le ragioni, il peso economico che la famiglia aveva avuto in conseguenza di questi fatti, ma non si è mai prodigato perché questo sostegno economico avesse come corrispettivo il silenzio sulla vicenda. Le ribadisco e le rammento che a chiedere l’assoluto riserbo su questo accertamento dei fatti era stata proprio la famiglia. E si tratta di un pubblico ufficiale che sapeva perfettamente a chi si poteva rivolgere e in che termini si sarebbe potuto rivolgere. Cosa che poi ha puntualmente fatto.”

La famiglia ha deciso di avviare un contatto diretto con la curia per cercare di avere un risarcimento e di non far uscire fuori la notizia.


“La famiglia da quello che si può intuire aveva interesse a che venisse principalmente accertato quello che era avvenuto e venissero eventualmente adottati dei provvedimenti nei confronti di quello che poi è diventato il sacerdote Giuseppe Rugolo”

Anche perché mons. Gisana decide di trasferirlo in altra sede

“Mons. Gisana proprio per la delicatezza della vicenda e per i termini in cui era stata in un primo momento prospettata ha deciso di allontanare da Enna Giuseppe Rugolo che, prima che venissero fuori questi fatti, era stato nominato parroco di San Cataldo e la sua immissione canonica è stata sospesa proprio perché è intervenuto lo stesso mons. Gisana che ne ha disposto il temporaneo allontanamento con quello che in quel momento era, e non poteva essere altro, un invito alla riflessione e alla rimeditazione da parte di Giuseppe Rugolo della propria vocazione, perché era questo il tema e l’oggetto che era alla base del provvedimento”..

Durante un’intercettazione mons. Gisana dice a Rugolo: “il problema non è solo tuo ma anche mio perché ho insabbiato tutto e vogliono accusarmi”. A cosa si riferisce?


“Mons. Gisana si sente coinvolto in prima persona per il ruolo che riveste. C’è un momento in cui a fronte di quella che è la disperazione che viene espressa da Giuseppe Rugolo per quello che stava avvenendo, abbiamo un Vescovo a cui un suo sacerdote si rivolge in una situazione di estrema difficoltà (questo non significa non considerare le ragioni della persona offesa). Monsignore cerca di essere disponibile all’ascolto e di fronte a quello stato di estrema agitazione di essere un attimino rassicurante nel senso di voler ricondurre a ragione quello che stava avvenendo. Mons. Gisana ha usato un termine che è assolutamente infelice per gli addetti ai lavori ma che lui ha utilizzato in maniera assolutamente non tecnica.”

Insabbiare fa intendere un’omissione, un nascondere qualcosa…


“In realtà in quel momento si stava svolgendo una trattativa che per altro è parte del rito canonico. C’è un canone che richiama l’intervento del Vescovo che per evitare che vi sia pubblico scandalo, non per omettere o per nascondere qualcosa, ma perché secondo il rito canonico che la famiglia aveva richiesto viene comunque data facoltà al vescovo di potere in qualche maniera, a prescindere da quello che può essere l’accertamento dei fatti, fare una proposta che sia conciliativa che sia di sostegno alla famiglia, che sia comprensiva delle ragioni e per venire incontro a chi abbia subito sofferenze da vicende che coinvolgevano l’operato (in questo caso di un seminarista) ma comunque di una persona che era divenuta sacerdote.
Quello che svolge mons. Gisana non è un’iniziativa estemporanea, è qualcosa che fa parte del rito canonico e che lui si prodiga di cercare di portare avanti perché c’era stata una richiesta in questo senso dalla famiglia. Cosa fa scattare la reazione da parte della famiglia? Il fatto di non essere soddisfatti da quelli che avrebbero dovuto essere i provvedimenti che mons. Gisana come vescovo avrebbe dovuto adottare nei confronti di padre Rugolo. Ma qui entriamo in un ambito che va al di là dell’accertamento dei fatti; rientriamo in un ambito che è regolato da nome ben precise. Mons. Gisana è vescovo, può adottare provvedimenti punitivi solo su determinate basi e presupposti perché altrimenti sarebbe stato lui a commettere un abuso sul piano procedurale e processuale del diritto canonico. Per cui determinate richieste della famiglia non erano accoglibili sulla base di quello che in quel momento era stato accertato nel corso dell’investigatio previa”.

La procura non vi ha mai chiesto cosa volesse dire quella intercettazione?

“Assolutamente si, tant’è che quando sono iniziate le indagini, mons. Gisana così come il suo vicario sono stati sentiti. E mons. Gisana ha immediatamente messo a disposizione degli inquirenti tutto il materiale che era stato raccolto nel corso dell’investigatio previa, senza celare assolutamente nulla. Ha risposto a tutte le domande che gli venivano poste. E questa è la ragione per cui la Procura dopo aver acquisito gli atti, dopo aver sentito le ragioni di mons. Gisana non ha trovato assolutamente nulla di illecito nella sua condotta e nel suo comportamento. Tutta questa (è) equivoca interpretazione di determinate frasi, che ripeto vengono utilizzate in maniera non tecnica. Devo dire per scrupolo difensivo e in maniera generica che come difensore della Curia ho espressamente chiesto agli inquirenti che sono stati sentiti come testimoni del pubblico ministero, compreso il dottor Ciavola che ha avuto modo di chiarire che non c’è stata alcuna offerta di denaro in cambio di silenzio; perché questa è veramente una affermazione falsa e calunniosa. E non abbiamo finora dato corso ad iniziative a tutela del buon nome di monsignore per mantenere tranquillo l’accertamento dei fatti da parte del tribunale senza che vi siano dall’esterno ripercussioni a questo clamore mediatico che noi non abbiamo mai cercato”.

Mons. Gisana è particolarmente scosso da questa vicenda?


“È addolorato soprattutto perché è stato esposto ad una serie di insulti e soprattutto al fatto che gli venissero attribuite cose, di presunti fatti che non sono mai avvenuti. Quando sono state presentate delle registrazioni o parti di registrazione sono state scelte a bella posta dei brani che potevano essere interpretati in maniera equivoca, estrapolati dal contesto e che avrebbero potuto legittimare interpretazioni malevole. Ma se tutto questo viene inserito nel contesto complessivo della vicenda appare tutto, come ci auguriamo di poter dimostrare nella sede opportuna, più chiaro. Apparirà chiaro quello che è l’operato di mons. Gisana, quelle che erano le sue intenzioni e al di là dell’infelicità di determinati termini utilizzati, quella che è stata l’assoluta correttezza del suo operato. Che poi mons. Gisana potesse avere un occhio di carità cristiana, di comprensione nei confronti di un sacerdote che aveva sbagliato e che in quel momento viveva un dramma personale, nel contesto di un dialogo che avviene direttamente tra lui e il sacerdote, questo non vuol dire recare offesa alle ragioni della persona offesa o negare il dramma che questo ragazzo ha potuto vivere.
… È stato pubblicato un articolo che ha distorto, come è avvenuto altre volte, la notizia dicendo che non era stata ammessa la costituzione di Parte Civile della Diocesi nei confronti di p. Rugolo. Non c’è mai stata una costituzione di parte civile. Abbiamo solo ritenuto come atto di lealtà processuale che non ritenevamo conformemente corretta quel tipo di citazione di responsabile civile e questo (e qui non parliamo di persone che non sono addette ai lavori o che non sanno ciò di cui parlano) è stato trasformato in mancata costituzione di responsabile civile in rigetto della costituzione di parte Civile. Non c’è mai stato. È un fatto assolutamente falso. Successivamente ci siamo costituiti come responsabili civili così come siamo stati chiamati in giudizio, come Curia Vescovile.”

Quando verrà ascoltato mons. Gisana?


“La prossima udienza sarà dedicata all’esame della parte offesa che sarà estremamente complesso e comprensibilmente delicato da svolgere e da parte del padre del giovane. Successivamente saranno sentiti gli altri testimoni che il pubblico ministero riterrà di citare, tra cui ritengo mons. Gisana e il suo vicario che sono pronti sereni e disponibili ad andare a riferire in aula ciò che hanno già detto nel corso degli interrogatori del pubblico ministero, senza nascondere nulla, senza trincerarsi dietro alcuna forma di segreto perché la posizione della Diocesi è che l’autorità giudiziaria accerti quello che è effettivamente avvenuto, e quando dico ciò che è effettivamente avvenuto lo dico al di fuori di quelle che possano essere prospettazioni più o meno malevole e più o meno finalizzate ad ottenere qualcosa che nulla ha a che veder con l’accertamento della verità.”

Queste insinuazioni da parte dell’opinione pubblica su questa vicenda nei confronti di mons. Gisana lo hanno scosso parecchio; infatti ha deciso di mantenere un profilo basso, non vuole parlare di fronte alle telecamere…

“Mons. Gisana non è scosso, è addolorato. Ritiene di dover accogliere doverosamente l’invito che è stato fatto in maniera chiara, pacata e inequivocabile dal presidente del Tribunale nei confronti di tutti di mantenere un atteggiamento di riserbo nei confronti di quello che è lo svolgimento del processo e dell’accertamento che l’autorità giudiziaria sta facendo”.

Qual è stato l’aspetto di questa vicenda che più lo ha addolorato


“Le calunnie, la distorsione dei fatti e l’attacco personale di cui è stato fatto oggetto in una maniera che non ha precedenti nella storia giudiziaria italiana. Se fate un paragone tra quelle che sono altre vicende processuali assolutamente simili e quella che è oggetto di questo processo vedrete che il clamore mediatico è qualcosa di spaventoso.
Quando parlo di clamore mediatico lamento due cose: la prima è che l’accertamento dei fatti di un processo va fatto in un’aula di giustizia. È giusto che l’opinione pubblica sia informata, ma sarebbe doveroso che questa informazione avvenisse in maniera corretta perché altrimenti non è più informazione, è propaganda, distorsione dell’informazione. E quando questo viene fatto ripetutamente cercando di dare quanto più clamore possibile a questa vicenda, evidentemente questo risponde non a finalità di accertamento della giustizia ma a qualcos’altro che è intuibile e preferisco per un fatto di riserbo e per il ruolo che svolgo in questa vicenda processuale non commentare ulteriormente, però ritengo che all’intelligenza di tutti non sfugga”.

Non c’è stato secondo lei in un primo momento una sorta di sottovalutazione di quello che stava accadendo?


“Anche su questo ritengo doveroso dare delle precisazioni. Mons. Gisana ha avuto a sua disposizione gli atti dell’investigatio previa, le dichiarazioni di una parte ferita, offesa e di un altro soggetto che sarebbe l’autore abusante che invece offriva una diversa prospettazione dei fatti. Gli accertamenti che sono stati svolti nell’ambito dell’investigatio previa, non si sono limitati al “non licet”, risultato finale legato semplicemente al fatto che Giuseppe Rugolo all’epoca non era ancora sacerdote. Mons. Gisana ha tenuto conto di quelle che erano le ammissioni al di là di quelle che erano le prospettazioni per le ammissioni fatte da Giuseppe Rugolo sulla natura dei suoi rapporti con questo giovane ed ha adottato i provvedimenti che in quel momento avrebbe potuto e dovuto adottare che erano quelli di un allontanamento per ragioni di opportunità e un invito alla riflessione sulla propria vocazione sacerdotale che nell’ambito di un accertamento canonico è quello che il vescovo doveva fare, senza dimenticare le ragioni della parte offesa, ma fondamentalmente svolgendo nella maniera migliore possibile quello che era il suo ministero ed interpretando il ruolo che gli competeva come vescovo. Quello che è avvenuto dopo, la disponibilità che è stata data nei confronti della famiglia, di dare anche un sostegno economico, la comprensione delle proprie ragioni e di adottare provvedimenti che non fossero in contrasto con quella che è la disciplina del Diritto Canonico, è stato poi oggetto di quel travisamento dei fatti.

Questi 25.000 euro non sono mai stati dati?

“Non sono mai stati dati, la famiglia non ha accettato alcuna forma di corresponsione di somme, ma ripeto erano stati loro a chiederli; il pagamento in contanti non era stato dato per occultare la tracciabilità, c’era stata una disponibilità a fronte di una precisa richiesta in tal senso. Sono questi i termini e in ogni caso men che mai in nessun momento è stato chiesto che la corresponsione di questa somma venisse condizionata al mantenimento del riserbo e del silenzio sulla vicenda”.

Fonte settegiorni.net

Edited by pincopallino1 - 2/6/2022, 11:17
 
Top
85 replies since 18/1/2021, 15:00   3545 views
  Share