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Papi esplosi e vampirizzati. Perché i papi non possono donare organi, Imbalsamazioni, sangue risucchiato ed estrazione di frattaglie dai cadaveri putrefatti dei Pontefici

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view post Posted on 1/1/2023, 18:13

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Imbalsamazioni, sangue succhiato ed estrazione di frattaglie dai cadaveri putrefatti dei Pontefici

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PAPA PACELLI, IL PAPA ESPLOSO


https://en.wikipedia.org/wiki/Riccardo_Galeazzi-Lisi

Metto la versione inglese perché quella italica, come al solito quando si parla di preti, non la racconta giusta, omettendo il MEGLIO (per dire)

Pio XII, bigotto e malato nella psiche in maniera grottescamente medioevale, era apparso all'epoca assai restio all'idea che, dopo la morte, il suo corpo dovesse essere denudato e manipolato (ovvove!). Così il simpatico scassamorti gli propose un sistema a base di spezie e domopak che sarebbe forse andato bene per marinare un coniglio per la cena, però se lo metti in frigo.
Il papa, personaggio per sua natura poco avvezzo al pensiero scientifico essendo il principe del pensiero magico, accettò con trasporto (...) l'idea, anche perché già stava tirando le cuoia.
Ovviamente il suo cadavere andò a male come una braciola cruda molto rapidamente.

www.bizzarrobazar.com/en/2012/06/06/larchiatra-corrotto/

Ma leggiamo il resoconto dell'esposizione della salma alla venerazione dei fedeli...

CITAZIONE
Incaricato dell’imbalsamazione delle spoglie del pontefice, il medico si era inventato un metodo nuovissimo e, a sua detta, rivoluzionario, che avrebbe permesso una perfetta conservazione della salma. A quanto sosteneva, ne aveva parlato con Pacelli quando quest’ultimo era ancora in vita: siccome il Papa era restio all’idea dell’imbalsamazione, e desiderava mantenere tutti gli organi interni così come Dio li aveva voluti, Galeazzi Lisi l’aveva convinto vantandosi di aver studiato il suo metodo sperimentale a partire dagli oli e dalle resine utilizzati, udite udite, addirittura sul cadavere di Gesù Cristo.

Quando però lui e il suo collega, il professor Oreste Nuzzi, si trovarono a lavorare sulle spoglie di Pio XII, non tutto – anzi, per meglio dire, niente – andò per il verso giusto. Il “geniale” procedimento del medico consisteva nell’avvolgere il corpo dentro una serie di strati di cellophane, insieme a erbe e prodotti naturali. Così, invece di cercare di tenerlo fresco, i due innalzarono la temperatura del cadavere e accelerarono irreversibilmente il processo di putrefazione grazie a questo impacco di nylon.

Appena fu vestito ed esposto nella Sala degli Svizzeri, a Castel Gandolfo, il volto di Pio XII si ricoprì di migliaia di piccole rughe. Nessuno vi fece caso sul momento, ma da lì a pochi minuti sarebbe iniziata la “più veloce e ributtante decomposizione in diretta che la storia della medicina legale ricordi”.

Racconta il dottor Antonio Margheriti a proposito della foto qui sopra: “È iniziato un furioso succedersi di fenomeni cadaverici trasformativi: è la decomposizione in diretta sotto gli occhi inorriditi degli astanti, in seguito all’aberrante “imbalsamazione” brevettata e praticata dall’archiatra Galeazzi Lisi. In questa foto il cadavere del papa si è gonfiato nella zona del ventre in seguito ai gas putrefattivi che son venutisi creando da subito; per la stessa ragione è diventato grigio in viso, e dagli orifizi, specie dalla bocca, versa liquame scuro che gli scorre lungo il volto e si deposita nelle orbite degli occhi. È visibile sul volto delle guardie nobili l’enorme sforzo di resistere all’odore nauseabondo che esala dal cadavere del Papa: l’alternarsi dei turni di guardia saranno da questo momento sempre più frequenti, per evitare una eccessiva esposizione ai gas mefitici, e perché molte guardie nobili regolarmente svengono sfinite da quell’odore di morte. Ma il peggio deve ancora venire”.

Il peggio arriva proprio nel momento meno opportuno, cioè quando la salma sta per essere esposta ai fedeli. Durante il trasporto da Castel Gandolfo alle porte di Roma, di colpo il cadavere del Papa, già enormemente gonfio, emette un grosso e sinistro scoppio che provoca l’esplosione del torace e lo squarciarsi del petto. Una volta arrivati al Laterano, si deve, in fretta e furia e sfidando orribili miasmi, riparare alla bell’e meglio la devastazione del papa esploso – affinché il trasporto all’interno della Basilica risulti il meno osceno possibile per l’oceanica folla assiepata a San Pietro.

Il problema è che, secondo il rito, il corpo di un Papa deve essere sempre visibile durante tutte le esequie; così, riguardo al trasporto all’interno della basilica petrina, riporta ancora Margheriti: “molti presenti all’evento ricordano ancora, lungo la navata della basilica, le zaffate tremende che si riversavano sulla folla al passaggio del cataletto nonché l’aspetto mostruoso del papa: diventato nerastro, gli cadde il setto nasale ed i muscoli facciali, orribilmente ritratti, facevano risaltare la chiostra dei denti in una risata agghiacciante”.

Nella notte fra il primo e il secondo giorno di esposizione del Papa in San Pietro, qualcuno ricorda che a porte chiuse il corpo venne tirato giù dal catafalco e sdraiato nudo sul pavimento della chiesa. Qui si procedette a una nuova imbalsamazione, che in realtà era più che altro un tentativo di limitare i danni ormai incontenibili. Per dissimulare l’aspetto eccessivamente rivoltante del cadavere, al volto venne applicata una maschera di lattice."

I preti ovviamente non la presero bene, ma il colpo di grazia alla reputazione del nostro doktor Frankenstein arrivò dallo scandalo delle foto:
CITAZIONE
Durante l'agonia di Pio XII, Galeazzi Lisi scattò una ventina di fotografie al pontefice steso sul letto con la cannula dell'ossigeno in bocca[5], vendendole poi ad alcuni giornali francesi, e già nei mesi precedenti aveva più volte venduto agli organi di stampa indiscrezioni sulla salute del pontefice, che non lo aveva licenziato solo per rispetto nei confronti del fratello, architetto e importante funzionario del Vaticano, limitandosi a dispensarlo de facto dal suo incarico di archiatra. Il Galeazzi Lisi fu inoltre responsabile della prematura errata notizia della morte di Pio XII. Ai molti giornalisti che attendevano incessantemente sotto l'appartamento papale, egli disse infatti che avrebbe aperto la finestra della camera da letto del pontefice non appena morto il papa. La finestra venne però aperta da una monaca presente ma ignara che pertanto diede l'annuncio della morte di Pio XII quando ancora il papa stava combattendo tra la vita e la morte.

Requiescat in pace, requiescat in pace.

www.avvenire.it/chiesa/pagine/un-a...261444278300000
BEATIFICAZIONE. Il sangue di papa Wojtyla per la beatificazione
Lorenzo Rosoli martedì 26 aprile 2011
La reliquia che verrà esposta alla venerazione dei fedeli durante la beatificazione di Giovanni Paolo II, il primo maggio, è un'ampolla di sangue, estratto al Papa in previsione di trasfusioni e conservata in questi anni a Roma e in Polonia.
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Una piccola ampolla con il sangue di Giovanni Paolo II. È «la reliquia che verrà esposta alla venerazione dei fedeli in occasione della beatificazione» di Karol Wojtyla, domenica prossima, «inserita nel prezioso reliquiario fatto preparare appositamente dall’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice». Lo rende noto un comunicato della Sala stampa vaticana, diffuso ieri per spiegare l’origine della reliquia.La «genesi» della preziosa reliquiaNegli ultimi giorni della malattia di Giovanni Paolo II, nella primavera del 2005, «il personale medico addetto compì prelievi di sangue, da mettere a disposizione del Centro emotrasfusionale dell’Ospedale Bambino Gesù in vista di un’eventuale trasfusione. Tale Centro, diretto dal professor Isacchi, era infatti incaricato di questo servizio medico per il Papa – spiega il comunicato –. Tuttavia non ebbe poi luogo alcuna trasfusione, e il sangue prelevato rimase conservato in quattro piccoli contenitori». Il Pontefice morì il 2 aprile 2005 alle 21,37 «mentre volgeva al termine il sabato – si legge nella biografia di Wojtyla nel website vaticano – e si era già entrati nel giorno del Signore, Ottava di Pasqua e Domenica della Divina Misericordia»: la festa istituita dallo stesso Wojtyla nel 2000, l’anno in cui il Papa polacco aveva canonizzato suor Faustina Kowalska, la mistica – sua connazionale – alla cui figura è legato il culto della Divina Misericordia che annoverava, fra i suoi devoti, proprio il figlio di Wadowice. Quale fu la sorte di quei «quattro piccoli contenitori»? Due sono «rimasti a disposizione del segretario particolare del Papa» Stanislaw Dziwisz, oggi cardinale arcivescovo di Cracovia; «gli altri due – prosegue il comunicato diffuso ieri – sono rimasti presso l’Ospedale Bambino Gesù, devotamente custoditi dalle Suore dell’Ospedale. In occasione della beatificazione questi due contenitori sono stati collocati in due reliquiari. Il primo verrà presentato alla venerazione dei fedeli in occasione della cerimonia di beatificazione del 1° maggio», voluta proprio nella festa della Divina Misericordia di quest’anno, «poi sarà conservato nel "Sacrario" a cura dell’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, insieme ad altre importanti reliquie. Il secondo verrà riconsegnato all’Ospedale Bambino Gesù, le cui suore avevano già fedelmente custodito la preziosa reliquia negli anni trascorsi. Il sangue – conclude il comunicato vaticano – si trova allo stato liquido, circostanza che si spiega per la presenza di una sostanza anticoagulante che era presente nelle provette al momento del prelievo». Maestro di preghiera, nel dono di séL’ampolla con il sangue che verrà esposta domenica in piazza San Pietro si offre, dunque, come preziosa testimonianza degli ultimi giorni terreni di un Papa che, al termine di un lungo, infaticabile pontificato, volle vivere anche la malattia, l’agonia, la morte nella totale donazione di sé a Dio, alla Chiesa e agli uomini. In quella stessa piazza dove domenica si potrà venerare la reliquia, Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981 II aveva versato il proprio sangue, colpito e gravemente ferito dalle pallottole di un attentatore, Alì Agca. Wojtyla, anche nella sofferenza più profonda, fu maestro di preghiera e di spiritualità. E proprio la preghiera è il cuore di tante iniziative promosse per la beatificazione. Prima fra tutte la grande veglia che si terrà sabato al Circo Masssimo, a Roma, alle 21: la presiederà il cardinale vicario Agostino Vallini, mentre Benedetto XVI saluterà i partecipanti in collegamento video. Tre giorni nel segno della preghiera, della Confessione, dell’adorazione eucaristica – rilancia Radio Vaticana – da domani a sabato li propone il Centro internazionale giovanile San Lorenzo di Roma (via Pfeiffer 24), fondato proprio da Wojtyla, dov’è ospitata la Croce delle Giornate mondiali della gioventù. E a quanti non potranno recarsi nell’Urbe, il Segretariato del Forum internazionale di Azione cattolica (Fiac) propone di partecipare alla beatificazione con una veglia di preghiera mariana, la sera di sabato, e la recita del Rosario. Alle Ac di tutto il mondo, il Forum suggerisce inoltre di animare celebrazioni di ringraziamento con la Via Lucis che gli stessi giovani del Fiac avevano preparato per la visita di Benedetto XVI in Terra Santa (il testo in www.fiacifca.org/it).

www.toscanaoggi.it/Rubriche/Rispon...a-dopo-la-morte
Risponde il teologostampa
Cosa avviene del corpo di un Papa dopo la morte?
Perché un tempo i pontefici venivano imbalsamati dopo la morte? Quando è decaduta questa pratica? La risposta del teologo

Percorsi: TEOLOGIA
Giovanni Paolo II
09/08/2022 di padre Francesco Romano

E’ noto che il Santo Padre, dopo la sua morte, viene imbalsamato anche allo scopo di poter esporre la sua salma ai fedeli. Personalmente non approvo questo modo di agire. Certamente l’imbalsamazione poteva essere necessaria quando non vi erano i frigoriferi adatti allo scopo. Il Papa, anche dopo essere passato a miglior vita, merita il massimo rispetto. Oggi giorno è possibile allestire dei catafalchi refrigeranti per il defunto, in caso di necessità, senza oltraggiare le spoglie di “Pietro” con pratiche arcaiche e obsolete. Il Pontefice, in effetti, è un uomo come tanti altri anche se, in vita, ha avuto dal Signore l’incarico più importante in seno alla Chiesa. Io credo che, invece, di ricorrere all’imbalsamazione sarebbe più utile disporre l’autopsia per un accertamento scientifico in merito alle cause del decesso. Probabilmente, non sono certo, occorrerebbe modificare il codice di diritto canonico ! Un grazie anticipato per la risposta del teologo.

Angelo Secondo Giroldo

Risponde padre Francesco Romano, docente di Diritto Canonico

La curiosità è spesso segno di intelligenza e l’argomento che il lettore ci propone credo che sia capace di suscitare almeno qualche interesse oltre a una certa dose di curiosità.

La morte di un Pontefice, pur appartenendo alla condizione condivisa da tutti i mortali, non può essere vista come un evento che lo associa nello stesso modo a quello degli altri uomini. I riti, le usanze, l’osservanza di un rigoroso cerimoniale, contraddistinguono la scomparsa di qualsiasi personalità di tale rango. Non dimentichiamoci che il Romano Pontefice oltre a essere capo spirituale della Chiesa cattolica è anche un sovrano monarca. Un titolo divenuto sempre più desueto, che però nei fatti continua a sopravvivere, anche se molti segni esteriori, inclusa la nomenclatura, sono andati progressivamente scomparendo con gli ultimi Papi.

La morte di un Pontefice non poteva sfuggire a un complesso di norme regolatrici di quel vasto cerimoniale nel quale si inserisce lo svolgimento di tutte le sue attività pubbliche, pastorali e di governo.

La constatazione di morte veniva svolta con una procedura molto empirica e solenne, senza alcun riferimento a cognizioni medico scientifiche, affidandone l’accertamento al cardinale camerlengo che con tre colpi dati con un martello d’argento sulla testa del Papa gli chiedeva contemporaneamente per ognuno di essi di rispondere se era vivo, “vivis?”. La mancata risposta ai tre colpi equivaleva alla diagnosi di morte formalizzata con la frase: il Papa è morto per davvero “vere Papa mortuus est” che dava ufficialmente inizio alla Sede vacante in cui si svolgevano i novendiali, le esequie e il conclave, come accade ancora oggi. Nessun commento su questa procedura se non che ogni cosa ha un senso se viene letta e interpretata secondo le categorie del proprio contesto storico.

L’imbalsamazione del corpo dei defunti Pontefici è stata una pratica molto antica che ha conosciuto alcuni cambiamenti nelle modalità di esecuzione, finalizzata alla loro conservazione, seguendo una procedura simile a quella degli Egizi con l’asportazione degli organi interni – chiamati precordi – in particolare il cuore e gli organi vicini al cuore.

I precordi venivano custoditi in urne di porfido in una cripta dietro l’abside della chiesa dei Ss. Vincenzo e Anastasio presso Fontana di Trevi. Era la parrocchia del Quirinale dove avevano dimorato i Pontefici fino al 1870. Nella chiesa dei Ss. Vincenzo e Anastasio sono custoditi i precordi di ventitré Papi da Sisto V a Leone XIII. L’imbalsamazione fu abolita da quando Pio X nel 1904 espresse nel suo testamento la volontà di non essere sottoposto a tale pratica.

Oltre alla conservazione dei corpi può essere interessante sapere che in tutta Europa si era affermata la consuetudine di dare al cuore di un defunto di rango una sepoltura privilegiata. Per esempio la collezione della basilica di Saint Denis, che raccoglie il cuore di S. Luigi IX re di Francia (1215-1270) e dei successori fino alla rivoluzione francese; la collezione di Augustinerkirke di Vienna, dove si trova la herzgruft, in cui sono custodite 54 urne con cuori di personaggi imperiali deceduti tra il 1637 e il 1878; la collezione della Cappella della Patrona Bavariae, che raccoglie tutti i principali elettori e re bavaresi. Il cuore di San Francesco di Sales morto a Lione nel 1622, è conservato nella Chiesa del Monastero della Visitazione di Treviso, Il cuore di San Camillo de Lellis (1550-1614) contenuto in una teca di cristallo di Murano è conservato presso la Casa Generalizia dell’Ordine dei Ministri degli Infermi. E così molti altri.

In tempi più recenti la procedura di mantenimento del cadavere non è più un intervento invasivo come per l’imbalsamazione, ma è una preparazione del corpo in modo da mantenerlo in buono stato conservativo durante tutti i giorni dell’esposizione della salma al pubblico. Una miscela di acqua, formaldeide e altri prodotti chimici viene inserita nel sistema circolatorio, nella cavità toracica e addominale che per gravità raggiunge anche gli organi cavi prima di essere attaccati dai batteri. Il procedimento richiede molta competenza da parte di un tecnico specializzato in materia detto “tanatoprattore” e si basa essenzialmente su due operazioni: l’iniezione di una soluzione conservante fatta per via arteriosa e il drenaggio dei liquidi biologici, delle materie e dei gas tramite prelievo; l’obiettivo di questo metodo è infatti quello di sospendere l’autolisi del corpo. L’esecuzione di queste fasi tecniche consiste nell’arrivare alla saturazione completa dei tessuti con la soluzione chimica.

Da questo rapido excursus si può capire che l’argomento che riguarda la dipartita del Papa, e tutto quello che ne segue, è materia che viene disciplinata con regolamenti disposti da lui stesso, o mantenendo quelli in uso o apportandovi cambiamenti in previsione della sua morte.

Il Codice di Diritto Canonico, cui fa riferimento il lettore e di cui il Papa è legislatore, ha tutt’altra finalità come strumento che entra nella vita della Chiesa per aiutarla a realizzare la missione salvifica che il Signore le ha affidato e non si occupa di disciplinare le procedure da seguire per il trattamento delle spoglie del Papa defunto. Spetta unicamente allo stesso Papa decidere come esse dovranno essere trattate fin dal momento dell’accertamento del suo decesso disponendo nuove norme o lasciando invariate quelle in uso.

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view post Posted on 3/1/2023, 15:47

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www.funerali.org/attivita-funebre/...rassi-3103.html
Ma cosa è veramente la tanatoprassi?
06/03/2010Redazione
Diversi imprenditori funebri italiani chiedono cosa sia veramente la tanatoprassi. In Inghilterra e negli USA è nota con il termine embalming, in Francia come thanatopraxie. ma in sostanza è una sorta di imbalsamazione con effetti meno duraturi. E’ comunque una attività fortemente invasiva del cadavere e la si ottiene con la sostituizione di appositi liquidi conservanti del sangue contenuto nel cadavere. Non è la toelettatura semplice del cadavere che è ampiamente nota in Italia.

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La tanatoprassi in Italia è vietata, ma non nel regno Vaticano. E' vilipendio di cadavere

www.funerali.org/attivita-funebre/...rassi-3103.html

necroforo
16/12/2011 at 16:38s Rispondi
Si vedano , a tal proposito, il Capo VI ed il Capo VIII del DPR 10 settembre 1990 n. 285. Si rammenta che ex Art. 410 Codice Penale la tanatoprassi è vietata, in quanto configurerebbe la fattispecie delittuosa di vilipendio di cadavere. L’unico trattamento conservativo, oltre alla siringazione cavitaria di cui all’Art. 32 del DPR n.285/1990 è l’imbalsamazione, ma essa deve essere autorizzata dal Comune ed eseguita da un medico.
 
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