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Ateneo pontificio. Immorale masturbarsi per diagnosi del seme. Le tecniche della dott.ssa Navarini:, "può avvenire in corrispondenza di un rapporto coniugale, attraverso la raccolta dello sperma nel fondo della vagina, nell’uretra in cui resta un residuo, nella vescica insieme con le urine"

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pincopallino1
view post Posted on 2/1/2021, 14:55 by: pincopallino1

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La dottoressa Claudia Navarini spiega le tecniche di estrazione dello sperma

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ZI07070108 - 01/07/2007
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Procreazione assistita e fecondazione omologa
ROMA, domenica, 1° luglio 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito per la rubrica di Bioetica l’intervento della dottoressa Claudia Navarini, docente presso la Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.

Cara dottoressa,

in questo momento in cui si torna a parlare di procreazione assistita, a causa della revisione delle linee guida, colgo l’occasione per chiederle qualche chiarimento su temi che continuano a farmi pensare.
Che cosa dice la Chiesa Cattolica del prelievo del seme attraverso la masturbazione a scopo diagnostico?
Sempre secondo la Chiesa, è lecita la fecondazione omologa e, se sì, a quali condizioni?
Grazie mille per il grandioso servizio che svolgete.

Paola, Treviso


Problema 1. Liceità della masturbazione nel prelievo del seme?

La diagnosi della fertilità maschile attraverso l'analisi del seme non è per sé immorale. Nessun esame diagnostico è infatti sbagliato in quanto diagnostico; semmai può esserlo per le motivazioni con cui viene richiesto - es. l'aborto eugenetico -, o per i rischi connessi.

Occorre tuttavia che il metodo di prelievo sia morale, e perciò che sia evitata la masturbazione. La masturbazione è infatti un grave male morale, in quanto scolla radicalmente la sessualità dal suo senso e il piacere sessuale dal suo contesto specifico (nella fattispecie da quell'atto coniugale caratterizzato da un significato procreativo e da un significato unitivo); come tale non può mai essere giustificata, nemmeno per un fine buono. Perché un'azione sia buona, infatti, occorre che anche i mezzi siano buoni, o comunque non immorali, dal momento che il fine non giustifica i mezzi.

Come precisa l’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede Donum Vitae (1987), “la masturbazione, mediante la quale viene normalmente procurato lo sperma, è un […] grave segno di tale dissociazione [fra i due significati dell’atto coniugale]; anche quando è posto in vista della procreazione, il gesto rimane privo del suo significato unitivo” (n. 6)

Esistono tuttavia tecniche di prelievo del seme eticamente accettabili anche in assenza dell'atto coniugale, come la MESA (Microsurgical Epididymal Sperm Aspiration, cfr. M.L. Di Pietro-E. Sgreccia, Procreazione assistita e fecondazione artificiale tra scienza, bioetica e diritto, La Scuola, Brescia 1999, p. 33). Questo metodo richiede l'anestesia generale del paziente e permette di recuperare spermatozoi che non hanno, però, completato il primo ciclo di maturazione (e ciò richiede un processo di capacitazione in laboratorio abbastanza elaborato).

Si è tentato anche il metodo chiamato VIRICAR o elettroeiaculazione (cfr. E. Sgreccia, Manuale di bioetica, Vol. I, Vita e Pensiero, Milano 1999, pp. 431-439) che stimolerebbe l'emissione del seme (con spermatozoi più maturi, dunque) senza provocare orgasmo, ma le cui possibilità di diffusione, a causa degli elevati costi e delle incertezze di applicazione, non sono alte. Un altro metodo moralmente lecito è il prelievo dello sperma nell’uretra dopo polluzione involontaria (cfr. ibidem), per quanto di difficile realizzazione.

In realtà, il mancato perfezionamento di tali tecniche e la scarsa diffusione sono dovuti alla mentalità fondamentalmente edonistica, che non vede nella masturbazione un male, a maggior ragione quando avviene per scopi diagnostici o terapeutici. Rappresentando un sistema facile, economico e abbastanza efficace, il reperimento del seme tramite masturbazione è divenuto prassi ordinaria, spesso neppure messa in discussione. Eppure non si può nascondere che rappresenti anche psicologicamente, oltre che eticamente, un elemento di difficoltà per gli uomini, che talora rinunciano alla diagnosi proprio a causa dell’umiliazione e dello squallore che la fase di prelievo del seme comporta.

Va inoltre detto che tali indagini diagnostiche al di fuori – ma spesso anche all’interno – del matrimonio partono molte volte già con una scorretta idea di apertura alla vita, ed un conseguente orientamento chiaramente rivolto alla fecondazione artificiale.

Per i coniugi – o comunque in presenza di “attività sessuale” – la raccolta del seme può avvenire in corrispondenza di un rapporto coniugale, attraverso la raccolta dello sperma nel fondo della vagina, nell’uretra in cui resta un residuo, nella vescica insieme con le urine (trattate con soluzione antiacida) in caso di eiaculazione retrograda (ibidem). Può altresì avvenire con l’utilizzo durante il rapporto di un preservativo perforato, al fine di trattenere parte del seme e tuttavia di non dare origine ad un atto contraccettivo (con condom perforato un eventuale concepimento naturale sarebbe possibile). Naturalmente si può usare anche un preservativo integro, o si può ricorrere al coito interrotto con successiva immediata raccolta del seme in capsula sterile, ma in questi casi si ha di nuovo un’azione moralmente illecita, di tipo contraccettivo, che scinde positivamente l’atto coniugale dal suo significato procreativo.

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La filosofa Claudia Navarini, che, a quanto pare, fa parte di Alleanza Cattolica, l'associazione cattolica legata ad Alleanza Nazionale e a Forza Nuova

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Biografia della filososa cattolica: Si laurea nel 1992 alla Università Cattolica di Milano in filosofia. Nel 1998 diventa dottoressa in lingue ed inizia a collaborare con l'Istituto di bioetica dell'Università Cattolica di Roma. Dal 2001 è docente di bioetica presso la Facoltà di Bioetica dell'Università Pontificia Regina Apostolorum. Dal 2005 è membro della commissione scientifica della Confederazione Italiana Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana.

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La filosofa Navarini a un convegno contro i referendum del 2005 sulla legge contro la procreazione assistita e la ricerca scientifica.



https://it.zenit.org/2004/10/24/chiesa-cat...9mLkHnLjIbNKfxg


Chiesa Cattolica e GIFT: spunti per una valutazione d’insieme
ROMA, domenica, 24 ottobre 2004 (ZENIT.org).- Di seguito pubblichiamo per la rubrica di Bioetica la risposta della dottoressa Claudia Navarini, docente della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, alla domanda di due lettori.

OTTOBRE 24, 2004 00:00ZENIT STAFFECOLOGIA
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Gentile dott.ssa Navarini,

[…] Le volevamo porre una domanda.
La Chiesa come giudica la tecnica di fecondazione GIFT?
[…]

Elisabetta e Daniele, Cologno Monzese (MI)

Cari Elisabetta e Daniele,

la GIFT – gamete intra-fallopian transfer – è una tecnologia riproduttiva che consiste nel prelievo di entrambi i gameti (ovuli e spermatozoi), nella loro preparazione in laboratorio, quindi nella loro immissione all’interno delle tube di Falloppio, ossia nel luogo naturalmente preposto alla fecondazione dell’ovulo da parte dello spermatozoo. Si tratta dunque di una tecnica di fecondazione artificiale intracorporea, a differenza della FIVET – fecondazione in vitro con embryo transfer – e di altre tecniche (ICSI, ZIFT, etc.), in cui i gameti si incontrano al di fuori del corpo della donna. Gli embrioni realizzati in vitro sono trasferiti successivamente nelle tube o nella cavità uterina in numero variabile a seconda delle legislazioni: in Italia, secondo la legge vigente, possono essere al massimo tre, come pure in Spagna, Regno Unito e Germania.

La produzione di embrioni in vitro presenta una serie di problemi scientifici ed etici. Intanto il successo del procedimento è basso: si calcola che un ciclo di FIVET abbia solo il 10-15% di probabilità che il bambino nasca rispetto al totale degli ovuli fecondati (cfr. Assisted Reproductive Technology in the United States and Canada. 1994 results generated from American Society for Reproductive Technology Registry, Fertil Steril 1996, 66: 697-705). Inoltre, le probabilità di incorrere in errori o alterazioni della salute dell’embrione nei passaggi che lo portano dalla provetta al corpo materno sono relativamente alte, per non parlare dei maggiori rischi di anomalie genetiche rispetto ai concepimenti naturali. Infine, e soprattutto, la fisiologica perdita di embrioni – congelati, abbandonati, buttati – che si accompagna a tutte le forme di fecondazione in vitro (FIV) rappresenta una grave e ingiustificata perdita di vite umane.



Oltre a ciò, tutte le tecniche di fecondazione artificiale (FA) intra- o extra-corporea chiamano in causa il modo proprio del concepimento, che nella FA prescinde dall’unione fisico-spirituale dei coniugi, realizzando una tappa ulteriore di quella rivoluzione sessuale che, dopo aver celebrato il rapporto sessuale senza procreazione, si concentra ora con insistenza sulla procreazione senza rapporto sessuale. Va osservato anche che il prelievo degli spermatozoi avviene molto spesso attraverso la masturbazione, che, anche nel caso di una finalità diversa dalla mera autogratificazione sessuale, resta un atto moralmente disordinato.

Nei suoi documenti ufficiali la Chiesa Cattolica non si è mai direttamente espressa sulla GIFT, ma solo sui significati della FA in quanto tale. Ad esempio, nell’Istruzione sul rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione “Donum Vitae” (1987), la Congregazione per la Dottrina della Fede afferma: “I valori fondamentali connessi con le tecniche di procreazione artificiale umana sono due: la vita dell’essere umano chiamato all’esistenza e l’originalità della sua trasmissione nel matrimonio” (Introduzione, n. 3).

Dopo avere denunciato i mali della FA eterologa, il documento precisa che “[l]a fecondazione artificiale omologa, perseguendo una procreazione che non è frutto di un atto specifico di unione coniugale, opera obiettivamente una separazione analoga tra i beni e i significati del matrimonio” (parte II, B, n. 4), cioè fra il significato unitivo e quello procreativo.



Il male insisto in tali tecnologie riproduttive, anche indipendentemente dalla perdita di embrioni, non è dunque l’elemento di artificialità in quanto tale, ma l’alterazione del modo naturale di concepire, dove per “naturale” si intende non tanto “ciò che non è artefatto”, ma ciò che risponde all’ordine di natura, cioè al vero e al bene per l’uomo calati nella realtà e conoscibili dall’intelletto umano: “Questi interventi non sono da rifiutare in quanto artificiali. Come tali essi testimoniano le possibilità dell’arte medica, ma si devono valutare sotto il profilo morale in riferimento alla dignità della persona umana, chiamata a realizzare la vocazione divina al dono dell’amore e al dono della vita” (Introduzione, n. 3).

In questo senso, ogni intervento tecnico nel campo della procreazione potrà promuovere il bene dell’uomo e della famiglia se e soltanto se promuove e favorisce l’unione coniugale. Di conseguenza, ogni tecnica che “aiuti” l’atto coniugale a raggiungere la sua realizzazione più piena, ovvero la nascita di una nuova vita, sarà eticamente accettabile, mentre sarà da rifiutare ogni tecnica che si “sostituisca” all’atto coniugale, trasformando di fatto i genitori in “fornitori di gameti”, mentre l’artefice del concepimento viene ad essere il tecnico di laboratorio che esegue la fecondazione (cfr. parte II, B, nn. 6 e 7).

Tale insegnamento è stato ripreso più di recente dal Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari nel 1995: “ogni mezzo e intervento medico, nell’ambito della procreazione, deve avere una funzione di assistenza e mai di sostituzione dell’atto coniugale” (n. 22). Giovanni Paolo II si è espresso in termini simili in numerosi interventi, fra cui l’ Enciclica Evangelium Vitae : “Anche le varie tecniche di riproduzione artificiale, che sembrerebbero porsi a servizio della vita […] in realtà aprono la porta a nuovi attentati contro la vita. […] [E]sse sono moralmente inaccettabili, dal momento che dissociano la procreazione dal contesto integralmente umano dell’atto coniugale” (n. 14,; cfr. anche Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti all’assemblea plenaria della Pontificia Accademia per la Vita , 21 febbraio 2004).

Alcuni moralisti cattolici ritengono che la GIFT omologa, cioè con i gameti dei coniugi, sia compatibile con l’etica naturale, ossia che sia possibile salvaguardare con essa gli elementi fondamentali della procreazione. Perché questo avvenga, questi moralisti suggeriscono alcuni “accorgimenti”: a) il prelievo del seme deve essere effettuato in modo eticamente lecito e il più possibile in prossimità di un rapporto sessuale. Una modalità è quella di avere un rapporto con condom perforato, al fine di trattenere parte dell’eiaculato ma di non ostacolare un eventuale concepimento naturale, evitando così di rendere contraccettivo il rapporto stesso; b) i gameti da immettere nelle tube vanno posti in un catetere separati da una “bolla d’aria”, per evitare che il concepimento avvenga “accidentalmente” in vitro, invece che nel suo luogo proprio.



Si tratta qui di valutare il grado di artificio, in modo da poter stabilire se la tecnica costituisca o meno una sostituzione dell’atto coniugale. Dicono in proposito M.L. Di Pietro e E. Sgreccia: “se dopo aver fatto prelevare il seme alla coppia durante un atto coniugale, aver anestetizzato la donna per prelevare le ovocellule per via laparoscopica e, nella stessa seduta, aver trasferito i gameti nelle tube di Falloppio, si ritiene di rientrare nell’aiuto all’atto coniugale, si potrà dire che la GIFT non è artificialità. Ma se l’intervento tecnico, pur successivo all’atto coniugale, appare preponderante rispetto alla presenza dell’uomo e della donna e la procreazione dicotomizzata dall’unione delle persone, si potrà dire al contrario che la GIFT è pura artificialità” (M.L. DI Pietro, E. Sgreccia, Procreazione assistita e fecondazione artificiale tra scienza, etica e diritto, La Scuola, Brescia 1999, p. 135).

A chi scrive pare tuttavia che
l’intervento tecnico nel processo di fecondazione attraverso GIFT sia effettivamente prevalente sulla presenza personale, e vada inteso come una sostituzione dell’atto coniugale.

In definitiva, l’unica forma di assistenza alla procreazione che potrebbe risultare eticamente accettabile secondo le indicazioni del Magistero è l’inseminazione artificiale omologa impropriamente detta, in cui il seme prelevato in occasione di un rapporto coniugale viene “sospinto” nelle vie genitali femminili per aiutare uomini affetti da oligospermia (insufficienza spermatica) o astenospermia (scarsa motilità spermatica). In questo caso, infatti, l’incontro dei gameti che eventualmente occorresse a seguito della pratica rimarrebbe conseguenza dell’atto personale coniugale (per quanto supportato dalla tecnica) e non della manipolazione in laboratorio.

Ulteriori riserve etiche si profilano tuttavia laddove si disponga di dati sufficienti per affermare che le tecnologie riproduttive sono direttamente causa di anomalie di vario tipo nella gravidanza e nel concepito, come una parte significativa della letteratura scientifica sostiene. In effetti, un elemento sorprendente di tali procedure è il fatto che esse sono praticate comunemente sull’uomo senza che vi sia stata un’adeguata fase sperimentale sull’animale, come avviene di regola per ogni nuova terapia o intervento medico-sanitario (cfr. N. Frontali e F. Zucco, Sterili per legge, “Le Scienze”, settembre 2004, pp. 58-63).



www.liberoquotidiano.it/news/itali...da-guarire.html

Un caso all'Università Europea di Roma: il libro di Etica del monsignore? Figlio solo tra marito e moglie, gay da guarire
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Giulia Sorrentino 28 dicembre 2020a a a
Università Europea di Roma, facoltà di psicologia, esame filosofia della vita e bioetica, docente Claudia Navarini. La professoressa ha sottoposto come unico testo obbligatorio d’esame il “Manuale di bioetica” (Vol. 1 – Fondamenti ed etica biomedica, Vita e Pensiero, Milano 2012) del cardinale, vescovo cattolico, teologo e accademico Elio Sgreccia.

All’interno del libro sono contenute determinate frasi destinate a suscitare polemiche, e sono questi alcuni dei testi che formeranno una parte dei futuri psicologi.
Il testo cita sull’omosessualità (riporto sotto l’immagine di pagina 506) “si può configurare ad un certo stadio di esercizio più come una malattia da trattare, che come un vizio deliberato”. Ma l’omosesualità non è né una malattia né un vizio, essendo stato sancito ciò dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il 17 maggio del 1990 con l’eliminazione dell’omosessualità dal DSM, ovvero il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. E prosegue, sempre sul tema “essa va ritenuta un’anomalia da prevenire e da curare e correggere, perché la sessualità ha un orientamento oggettivo eterosessuale”.

Non è l’unico argomento trattato; si parla infatti anche di procreazione sostenendo che “il concepimento è lecito quando è il termine di un atto coniugale per sé stesso idoneo alla generazione della prole” e prosegue “una procreazione è privata della sua perfezione se non è frutto dell’unione sia fisica sia spirituale tra gli sposi” aggiungendo che “soltanto se il matrimonio è valido e legittimamente contratto risulta lecito l’aiuto alla fertilità-fecondità dell’atto coniugale”.

Il manuale sul tema della fecondazione sostiene quanto segue (pagina 630):

"La fecondazione artificiale eterologa è contraria all'unità del matrimonio, alla dignità degli sposi, alla vocazione propria dei genitori ed al diritto al figlio ad essere concepito e messo al mondo nel matrimonio e dal matrimonio (...) Essa costituisce, inoltre, un'offse alla vocazione comune degli sposi che sono chiamati alla paternità e alla maternità: priva oggettivamente la fecondità coniugale della sua unità o della sua integrità; opera e manifesta una rottura tra parentalità genetica, parentalità gestazionale e responsabilità educativa".

Viene inoltre toccato il tema dell’aborto: “in quanto uomo il medico non può compiere un’azione di soppressione della vita di un individuo umano seppure in formazione; in quanto medico è chiamato dalla professione e dalla propria deontologia a curare e sostenere la vita e ad essere rispettato nella propria autonomia”,

Edited by pincopallino1 - 4/1/2021, 11:14
 
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