www.ansa.it/sito/notizie/politica/...eacc79177c.htmlFondi Segreteria di Stato, in 10 a giudizio, anche Becciu
Il processo si aprirà il 27 luglio. "Consistenti perdite per la Santa Sede"
Redazione ANSA
03 luglio 2021
Con decreto in data odierna, il Presidente del Tribunale Vaticano ha disposto la citazione a giudizio degli imputati nell'ambito della vicenda legata agli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra. Il processo avrà inizio all'udienza del prossimo 27 luglio.
La richiesta di citazione a giudizio è stata presentata nei giorni scorsi e riguarda personale ecclesiastico e laico della Segreteria di Stato e figure apicali dell'allora Autorità di Informazione Finanziaria, nonché personaggi esterni, attivi nel mondo della finanza internazionale: in tutto si tratta di 10 persone, compreso il card. Angelo Becciu, e 4 società.
Le attività istruttorie sui fondi della Segreteria di Stato, svolte anche con commissioni rogatoriali in numerosi altri paesi stranieri (Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna, Jersey, Lussemburgo Slovenia, Svizzera), "hanno consentito di portare alla luce una vasta rete di relazioni con operatori dei mercati finanziari che hanno generato consistenti perdite per le finanze vaticane, avendo attinto anche alle risorse, destinate alle opere di carità personale del Santo Padre", spiega il comunicato della Sala stampa della Santa Sede.
"Sono vittima di una macchinazione ordita ai miei danni, e attendevo da tempo di conoscere le eventuali accuse nei miei confronti, per permettermi prontamente di smentirle e dimostrare al mondo la mia assoluta innocenza". Lo afferma in una nota il cardinale Angelo Becciu, dopo il rinvio a giudizio nell'inchiesta sui fondi della Segreteria di Stato. "In questi lunghi mesi si è inventato di tutto sulla mia persona - prosegue -, esponendomi ad una gogna mediatica senza pari al cui gioco non mi sono prestato, soffrendo in silenzio, anche per il rispetto e la tutela della Chiesa, a cui ho dedicato la mia intera vita".
A chiedere i rinvii a giudizio, tramite emissione del decreto di citazione, sono stati il promotore di giustizia Gian Piero Milano, l'aggiunto Alessandro Diddi e l'applicato Gianluca Perone.
La Segreteria di Stato della Santa Sede, individuata nell'inchiesta come "persona offesa" insieme all'Istituto per le Opere di Religione (Ior), si costituirà parte civile nel processo. La Segreteria di Stato, si apprende, sarà assistita in aula dall'avvocato Paola Severino, ex ministro della Giustizia.
Il processo che si aprirà il 27 luglio riguarderà quindi: René Brülhart, al quale l'accusa contesta il reato di abuso d'ufficio; Mauro mons. Carlino, al quale l'accusa contesta i reati di estorsione e abuso di ufficio; Enrico Crasso, al quale l'accusa contesta i reati di peculato, corruzione, estorsione, riciclaggio ed autoriciclaggio, truffa, abuso d'ufficio, falso materiale di atto pubblico commesso dal privato e falso in scrittura privata; Tommaso Di Ruzza, al quale l'accusa contesta i reati di peculato, abuso d'ufficio e violazione del segreto d'ufficio; Cecilia Marogna, alla quale l'accusa contesta il reato di peculato; Raffaele Mincione, al quale l'accusa contesta i reati di peculato, truffa, abuso d'ufficio, appropriazione indebita e autoriciclaggio; Nicola Squillace, al quale l'accusa contesta i reati di truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio; Fabrizio Tirabassi, al quale l'accusa contesta i reati di corruzione, estorsione, peculato, truffa e abuso d'ufficio; Gianluigi Torzi, al quale l'accusa contesta i reati di estorsione, peculato, truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio. E le società: HP Finance LLC, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l'accusa contesta il reato di truffa; Logsic Humanitarne Dejavnosti, D.O.O., riferibile a Cecilia Marogna, alla quale l'accusa contesta il reato di peculato; Prestige Family Office SA, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l'accusa contesta il reato di truffa; Sogenel Capital Investment, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l'accusa contesta il reato di truffa. Taluni dei reati vengono contestati anche "in concorso".
Sono emersi elementi anche a carico del card. Giovanni Angelo Becciu, nei cui confronti si procede, come normativamente previsto, per i reati di peculato ed abuso d'ufficio anche in concorso, nonché di subornazione.
"Le indagini, avviate nel luglio 2019 su denuncia dell'Istituto per le Opere di Religione e dell'Ufficio del Revisore Generale, hanno visto piena sinergia tra l'Ufficio del Promotore e la sezione di Polizia giudiziaria del Corpo della Gendarmeria - spiega un comunicato della Sala stampa della Santa Sede -. Le attività istruttorie sono state compiute altresì in stretta e proficua collaborazione con la Procura di Roma ed il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Roma. Apprezzabile anche la cooperazione con le Procure di Milano, Bari, Trento, Cagliari e Sassari e le rispettive sezioni di polizia giudiziaria".
www.adnkronos.com/scandalo-vatican...KuGOUsVWxj7H0yuScandalo Vaticano, decreto: "Perlasca riferì a Becciu domande inquirenti su Marogna e lui disse 'porci'"
03 luglio 2021 | 15.53
"Mi disse che avrei dovuto cancellare suoi sms e mi chiese di scaricare Signal per chat più sicure"
“Porci”. Così avrebbe chiamato i magistrati dell’Ufficio del promotore di Giustizia il cardinale Angelo Becciu, dopo aver saputo che, durante l’interrogatorio del suo ex collaboratore monsignor Alberto Perlasca, avevano fatto un cenno alla vicenda di Cecilia Marogna. A raccontarlo nel memoriale consegnato agli inquirenti e finito agli atti nel decreto di citazione a giudizio sullo scandalo del palazzo di Londra è proprio mons. Perlasca, il cui interrogatorio era avvenuto solo pochi giorni dopo la segnalazione da parte della Nunziatura di Lubiana relativa alla manager cagliaritana e alla sua società Logsic.
“Due giorni dopo l’interrogatorio – scrive Perlasca - andai dal Card. Becciu e gli riferii tutto quello che mi aveva detto il magistrato. Lui rimase molto turbato che si fosse parlato di questo argomento (disse: che porci!), e mi rimproverò aspramente per aver mantenuto nel telefonino i messaggi che lui mi aveva inviato e che avrei invece dovuto cancellarli. Io gli dissi che non ne vedevo il motivo, dal momento che lui mi aveva detto che l’operazione era stata voluta dal Santo Padre e quindi io pensavo di agire correttamente. In quella circostanza, mi disse di conoscere quella donna, che era del Dis. Mi disse di sapere che sarebbe stata costituita una società, ma che non sapeva che era stata costituita in Slovenia”.
In un interrogatorio successivo, Perlasca poi racconta che quando riferì a Becciu delle domande “sulla vicenda della Slovenia, egli effettivamente rimase molto contrariato (…) Mi fece scaricare l’applicazione Signal precisandomi che attraverso tale applicativo le chat si autodistruggono in maniera indelebile dopo poco tempo”. Poi quando gli dissi “di aver appreso che gli inquirenti avevano accertato che le somme inviate per la liberazione della suora erano andate almeno parzialmente per spese voluttuarie, egli rispose che l’indomani avrebbe telefonata alla signora affinché reintegrasse quanto prelevato indebitamente”. Quanto riferito da Perlasca, sottolineano gli inquirenti vaticani, “è particolarmente significativo se si considera che all’epoca, fine mese di aprile 2020, Angelo Becciu, come evidenziato, non era nemmeno sospettato di aver avuto concorso nella commissione di alcun reato”.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/07/0...nterne/6249991/Scandalo Vaticano, i pm: “Soggetti improbabili attori di un
marcio sistema predatorio e lucrativo, con incisive complicità interne”
Nelle 500 pagine di citazione a giudizio l'analisi delle dinamiche che hanno portato a investimenti costati ingentissime perdite alle finanze vaticane. Vicende "appositamente interessate ad attingere alle risorse economiche della Santa Sede, spesso senza alcuna considerazione delle finalità e dell'indole della realtà ecclesiale"
di F. Q. | 3 LUGLIO 2021
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“Un marcio sistema predatorio e lucrativo, talora reso possibile grazie a limitate, ma assai incisiva, complicità e connivenze interne“. Si riassume in questa frase degli inquirenti vaticani la vicenda dei fondi della Segreteria di Stato di Oltretevere che hanno visto il rinvio a giudizio di 10 persone tra cui il cardinale Angelo Becciu. Nell’indagine, “si è potuto rilevare”, scrivono i pm nel fascicolo d’accusa, “il ruolo avuto nel tempo e in diversi contesti operativi da vari soggetti estranei alla struttura ecclesiale – spesso improbabili se non improponibili – attori di un marcio sistema predatorio e lucrativo, talora reso possibile grazie a limitate, ma assai incisive, complicità e connivenze interne“. Quanto ai fatti in sé, emerge “un intreccio, quasi inestricabile, tra persone fisiche e giuridiche; fondi di investimento; titoli finanziari – quotati e non – banche ed istituti di credito di varia tipologia, ampiezza e trasparenza d’agire”. Vicende ordinate “appositamente interessate ad attingere alle risorse economiche della Santa Sede, spesso senza alcuna considerazione delle finalità e dell’indole della realtà ecclesiale”.
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L’Ufficio del promotore di Giustizia vaticano, con il contributo degli uomini della Gendarmeria, ha ricostruito attraverso intercettazioni, analisi forensi dei dispositivi sequestrati e testimonianze il quadro delle vicende che si sono snodate attorno all’acquisto dell’immobile di Sloane Avenue a Londra da parte della Segreteria di Stato che ha portato al decreto di citazione a giudizio. Un documento di quasi 500 pagine in cui vengono analizzate nel dettaglio le dinamiche che hanno portato a investimenti costati ingentissime perdite alle finanze vaticane.
Grande impulso alle indagini è stato dato dalle dichiarazioni di monsignor Alberto Perlasca, responsabile dell’Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato per 10 anni (dal 2009 al 2019), che ha cominciato a collaborare con gli inquirenti a fine agosto 2020, fornendo, come si legge nel decreto di citazione a giudizio, “un prezioso contributo per la ricostruzione di alcuni momenti centrali della vicenda relativa al palazzo di Londra”.
Anche l’architetto Luciano Capaldo, ex collaboratore del finanziere Gianluigi Torzi e attuale gestore dell’immobile di Londra, viene giudicato “una fonte dichiarativa importante” dai magistrati vaticani, a cui ha fatto tra l’altro pervenire un articolato dossier informativo sul palazzo di Sloane Avenue che per i pm della Santa sede “costituisce un prezioso punto di riferimento, oltre che per inquadrare i termini di riferimento dal punto di vista economico dell’operazione, anche per illuminare sui ruoli svolti da Raffaele Mincione e Gianluigi Torzi”.
Quanto al cardinale Angelo Becciu, ex Sostituto della Segreteria di Stato che in relazione alla vicenda parla di “gogna mediatica” e “trame oscure” alle sue spalle, a quanto scrive l’Ufficio del promotore di Giustizia vaticano, avrebbe interferito nel procedimento penale prima ancora di esserne coinvolto. A supporto di questa ipotesi nelle carte si riporta un sms di Becciu all’allora gestore delle finanze vaticane, Enrico Crasso, risalente al 23 gennaio 2020: “Al momento giusto – scrive il cardinale – bisognerà fare una bella campagna stampa!! Anzi lei potrebbe farla subito. Chieda al suo avvocato se è il caso di sburgiardare subito i nostri magistrati!”.
Sempre nella richiesta di rinvio a giudizio si legge che il porporato si è trincerato dietro presunte esigenze di tutela della segretezza di Stato: “Negando categoricamente di aver mai, contrariamente a quanto contestato, sottratto, appropriandomene e convertendola in profitto, la somma di 575mila euro contestata (o, per vero, qualsiasi altra), ritengo, ai sensi dell’art. 248, c. 2, c.p.p., e soprattutto in coscienza, di non poter essere interrogato su questi fatti e circostanze e sulle decisioni assunte, peraltro concordati con il Santo Padre, perché costituenti segreto politico concernente la sicurezza dello Stato”.
Il denaro, secondo le accuse, sarebbe stato versato a Cecilia Marogna che lo avrebbe speso in beni di lusso. Nella dichiarazione riportata nella richiesta di citazione a giudizio, Becciu nega “categoricamente di aver mai, contrariamente a quanto contestato, sottratto, appropriandomene e convertendola in profitto, la somma di 575.000 euro contestata”. Quanto alla manager cagliaritana, pur non avendo acconsentito a farsi interrogare dagli inquirenti vaticani la sua versione l’ha data ai giornalisti di Report, spiegando, si riporta nella richiesta, “che era stata incaricata dal Cardinale di svolgere attività di dossieraggio, su figure interne al Vaticano, a mò di servizio segreto parallelo”.
Nella sua dichiarazione, Becciu ha spiegato di aver conosciuto Marogna nel 2016: “Conobbi la Signora Marogna nell’ottobre del 2016, a seguito di una sua richiesta di presentazione nella quale ella si introduceva quale esperta di diplomazia e servizi di intelligence. Accondiscesi ad un incontro conoscitivo, anche dopo aver acquisito informazioni da fonti privilegiate, come mio costume nel caso di presentazioni per motivi di ufficio, sulla effettiva conoscenza della Signora e della sua competenza a conoscere e trattare di siffatti argomenti. Nel corso dell’incontro, la Signora mi illustrò le proprie competenze e ne discorremmo genericamente. Alla conclusione, tuttavia, le partecipai la inutilità, allo stato, per il mio Ufficio, di una simile figura professionale, invitandola a rivolgersi, eventualmente, agli Uffici di Gendarmeria, che mi pareva potessero, per ragioni di materia, essere un interlocutore più qualificato”.
Gli inquirenti vaticani nella richiesta sottolineano di essere interessati a mettere in discussione il Segreto di Stato, tuttavia “quel che chiaramente non è accettabile sul piano logico, né plausibile su quello giuridico, è che possano essere ritenute coperte da segreto spese che, con tutti gli sforzi del caso, in nessun modo possono essere ricondotte ad attività di intelligence”. Marogna dal canto suo fa sapere di non temere nulla e si meraviglia di essere accomunata all’inchiesta del palazzo di Londra, alla quale si dice del tutto estranea. La manager, ha riferito all’Adnkronos il coordinatore del suo collegio difensivo, Riccardo Sindoca “ha da mesi pronta la rendicontazione totale del proprio operato e nulla teme in ordine alle contestazioni a lei mosse”. Anzi, Marogna “trova alquanto inusuale il solo fatto di essere stata accomunata a chi ha operato sul fronte londinese in acquisizioni a vario titolo da cui la stessa è sempre stata estranea e mai nemmeno chiamata ad esprimersi dalla Segreteria di Stato”, aggiunge Sindoca.
Parla invece di “abbaglio processuale” l’ex presidente dell’Autorità di informazione finanziaria (Aif), lo svizzero René Brülhart. “A prescindere dal fatto che a dispetto di quanto riportato dagli organi di stampa resto ancora in attesa di una formale notifica da effettuarsi secondo le norme di legge, rilevo che la vicenda costituisce un abbaglio processuale che sarà immediatamente chiarito dagli organi di giustizia vaticana non appena la difesa sarà posta in condizione di poter esercitare i suoi diritti”, si legge in una nota dell’accusato di abuso d’ufficio. “Ho sempre svolto le mie funzioni ed i miei compiti con correttezza, lealtà e nell’esclusivo interesse della Santa Sede e degli organi che la rappresentano – aggiunge Brülhart -. Affronto con serenità tale vicenda nella convinzione che le accuse nei miei confronti si diraderanno come nebbia al sole”.
Pone questioni di tempo, invece, l’avvocato Ambra Giovene difensore, insieme al collega Marco Franco, del broker molisano Torzi. “Non ho ancora letto il decreto di citazione, un decreto corposo, più complesso di quello che ci saremmo aspettati perché coinvolge anche delle società. Io trovo inaccettabile che si fissi un processo il 27 luglio perché non ci viene dato il tempo di organizzare una difesa seria, adeguata, degna di questo nome”, ha detto all’Adnkronos. “Ovviamente non si tratta solo del decreto ma anche degli atti depositati relativi a tre anni di indagini – spiega la penalista – noi abbiamo necessità di avere il tempo di organizzare la difesa. Per ora posso parlare solo a mio nome, e non a quello degli altri difensori perché gli imputati sono diversi, ma noi siamo pronti a presentare un’istanza di rinvio. Sono fiduciosa che il presidente Giuseppe Pignatone che è una persona estremamente responsabile saprà valutare con attenzione le nostre necessità”. Secondo l’avvocato Torzi sarebbe nella posizione “più svantaggiata di tutti. Torzi è in attesa di estradizione dall’Inghilterra per una ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice italiano”.