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Le lobby "affaristica, pedofila e omosessuale" del Patriarcato di Venezia: spretato don D'Antiga, prete milionario, Il sacerdote ed i volantini anonimi. Mano dura del Vaticano contro il prete con 20 proprietà ed un lascito milionario

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pincopallino2
view post Posted on 15/10/2023, 09:44 by: pincopallino2

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Venezia, sesso, chat gay e ospiti in canonica: in aula le accuse ai preti della Serenissima
diAlberto Zorzi
Volantini contro i sacerdoti e il patriarca, la deposizione Alessandro Tamborini (parte civile nel processo al «corvo» del Patriarcato e grande accusatore della chiesa lagunare): «Fatti segnalati dal 2014, ma Moraglia non ha fatto nulla»

Sesso, chat gay e ospiti in canonica In aula le accuse ai preti veneziani
C’è il sacerdote, ex parroco della chiesa dei Carmini, del quale lo stesso Patriarca Francesco Moraglia nel corso dell’udienza dello scorso 17 aprile rivelò che si spogliava nudo con alcuni ragazzi e che per questo ha patteggiato un anno e 4 mesi per adescamento. Quello di cui «è cosa nota da anni che avesse frequentazioni in locali omosex». Su un altro «una signora che aveva un negozio vicino a San Marco mi raccontò che era stato visto togliersi il “collarino” da sacerdote e poi si incontrava con altri uomini e frequentava l’app gay Grindr». C’è poi il parroco che «da anni ospita nella sua canonica quasi tutti i weekend un uomo, non si sa a quale titolo, e ai parrocchiani aveva detto che era un poliziotto della Digos, circostanza non vera», oltre al fatto che non nasconde di avere l’accesso gratuito alla piscina e alla palestra di un noto hotel a 5 stelle di Venezia. E infine il sacerdote, poi anche promosso a ruoli diocesani, che da seminarista avrebbe avuto rapporti sessuali con altri due compagni.

Il fedele tra i testimoni
Ieri di fronte al giudice Stefano Manduzio è andato in scena, con nomi e cognomi (che omettiamo trattandosi di accuse in buona parte da verificare, ndr), il j’accuse di Alessandro Tamborini, il fedele che è parte civile nel processo al «corvo» del Patriarcato di Venezia, ma nello stesso tempo «grande accusatore» della Chiesa guidata da Moraglia. Sul banco degli imputati ci sono l’ex dirigente aziendale Enrico Di Giorgi e il consulente informatico Gianluca Buoninconti, accusati di aver scritto e diffuso cinque volantini sui muri del centro storico tra gennaio e agosto 2019, in cui c’erano pesanti accuse sia sessuali che di altro tipo contro vari preti, oltre a quella contro il patriarca per non essere intervenuto. Proprio rispondendo alle domande del difensore dei due, l’avvocato Giovanni Trombini, Tamborini ha letto tre dei volantini (il primo, il terzo e il quarto) e ha detto quello che sapeva riguardo alle accuse lì scritte. «Credo sia importante sapere se i fatti narrati nei volantini sono veri», aveva anticipato Trombini la scorsa udienza.

Gli attacchi al patriarca
«Il corvo aveva ragione», dice ora il fedele, che non si è tirato indietro, anche se la maggior parte delle vicende da lui narrate non le aveva sapute direttamente, ma da altri, citando in particolare don Roberto Donadoni e altre fonti. «Chiederemo formalmente che vengano sentiti come testimoni sul punto», ha detto la difesa. Donadoni peraltro è proprio il prete che sostituì come parroco delle chiese più centrali di Venezia (da San Salvador a San Zulian a San Moisè) don Massimiliano D’Antiga, la cui rimozione del dicembre 2018 fu una delle «scintille» che fece scattare il «corvo». Di Giorgi era un grande amico di D’Antiga (che nel dicembre 2020 venne ridotto allo stato laicale dal Papa): quest’ultimo non è mai stato indagato, ma fu definito il «fulcro» della vicenda. In un’udienza molto tesa, con ripetuti scontri tra avvocati, Tamborini si è scatenato più volte contro Moraglia, confermando l’accusa di inerzia contenuta nei volantini. «Io fin dal 2014 avevo segnalato e chiesto un intervento nei confronti di vari sacerdoti sia per questioni sessuali che di denaro – ha spiegato – Queste condotte che ho detto prima erano note ai fedeli e quindi di sicuro anche alle gerarchie: ma da anni c’è un malgoverno della Diocesi». Il motivo della mancata segnalazione di questi fatti da parte dei vertici della Chiesa veneziana, per l’accusatore, potrebbe essere gravissimo: «Io mi sono convinto che ci sia un timore che, a fronte di una denuncia, possano emergere dei ricatti».

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14 ottobre 2023
 
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