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Le lobby "affaristica, pedofila e omosessuale" del Patriarcato di Venezia: spretato don D'Antiga, prete milionario, Il sacerdote ed i volantini anonimi. Mano dura del Vaticano contro il prete con 20 proprietà ed un lascito milionario

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pincopallino1
view post Posted on 22/12/2020, 19:47 by: pincopallino1

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Don D'Antiga e il misterioso dossier. Il Patriarca: "vada dai magistrati"

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https://corrieredelveneto.corriere.it/vene...5f544eb61.shtml

LA VICENDA
Venezia, le minacce di D’Antiga a Moraglia: «Scoppierà uno scandalo sui preti»
Il Patriarca: «Se si parla di un dossier con comportamenti penalmente perseguibili ci si deve recare dai competenti organi giudiziari»
di Alberto Zorzi

Francesco Moraglia, patriarca di Venezia
La prima volta era sbottato il 9 dicembre 2018, quando il patriarca Francesco Moraglia aveva illustrato ai preti della zona di San Marco il suo programma di riorganizzazione. «Quando ha capito che avrebbe dovuto lasciare la chiesa di San Zulian, (don Massimiliano D’Antiga) ha cominciato ad agitarsi, a minacciare il patriarca, dicendo che quello era un abuso, che ci sarebbero state rivoluzioni a Roma e Venezia e rivelazioni di comportamenti immorali di sacerdoti di Venezia», ha raccontato ai carabinieri lagunari monsignor Angelo Pagan, vicario generale del Patriarcato, interrogato sui volantini diffamatori di «Fra.tino», diffusi in centro storico tra il 30 gennaio e il 6 agosto 2019. Ma le minacce di don D’Antiga non erano finite lì. Lo stesso Pagan ha infatti raccontato che lo stesso giorno il sacerdote gli aveva detto che «non capivamo quello che stavamo facendo e che sarebbe successo un caos». E aveva rincarato la dose il 15 dicembre, quando Moraglia gli intimò un percorso spirituale in un’abbazia benedettina dopo aver rifiutato lo spostamento da rettore di San Zulian e San Salvador a cappellano corale della Basilica di San Marco: «Don Massimiliano ha cominciato a dare in escandescenza, accusando il patriarca di agire come un monarca assoluto e che comunque ne sarebbero venuti scandali e che lui sarebbe stato tolto da vescovo di Venezia», ha proseguito Pagan. Proprio pochi giorni fa don D’Antiga è stato ridotto allo stato laicale direttamente da Papa Francesco.


I volantini del corvo
Difficile non pensare che «don Max», come lo chiamavano i suoi fedeli, non pensasse a quell’ondata di volantini del «corvo» con accuse a vari preti (spesso con nomi storpiati, ma riconoscibili) di orge, pedofilia, ruberie e altro e al patriarca di non aver vigilato: una diffamazione, secondo il pm Massimo Michelozzi, che ha chiesto il processo non però del prete, bensì del fedele amico Enrico Di Giorgi, 76enne milanese, ex manager della Montedison, e del 55enne informatico Gianluca Buoninconti, «colpevole» di averlo accompagnato ad attaccare i fogli una sola volta, la notte del 6 agosto. «D’Antiga è il fulcro della vicenda in causa, la persona per il quale il Di Giorgi si è mosso per accompagnarlo nella sua battaglia», scrivono i carabinieri, ma non è stato provato un coinvolgimento tale – nemmeno come «ispiratore» – da potergli contestare il concorso nel reato. D’altra parte lui stesso, quando il 13 settembre 2019 i militari lo trovarono a casa di Di Giorgi durante la perquisizione ordinata dal pm, aveva ammesso di sapere tutto, ma si era dissociato. «Chiedevo a Enrico di farsi portavoce con il “comitato Fra.Tino”, pregandolo di smetterla con il sistema diffamatorio dei volantini - aveva fatto mettere a verbale - (...) In passato gli avevo già manifestato la richiesta di comunicare a Fra.Tino di non pubblicare più niente (...) Gli riferivo che questa situazione mi creava un’ansia tremenda e comprometteva la mia posizione sia a livello mediatico che a livello ecclesiale».

La conversazione registrata
E non è un caso che quando due nobildonne, parrocchiane di don D’Antiga, andarono a parlare con Moraglia il 2 maggio 2019, parlarono di «un dossier sui preti di Venezia che sarebbe stato utilizzato qualora non venisse concessa una chiesa a don D’Antiga» e dello «scontento di molte persone pronte a sollevare uno scandalo». La conversazione era stata registrata con il cellulare dal segretario particolare di Moraglia, che poi l’aveva trasmessa ai carabinieri. Il patriarca aveva però replicato: «Se si parla di un dossier con comportamenti penalmente perseguibili ci si deve recare dai competenti organi giudiziari - aveva detto - altrimenti si chiede in qualche modo di insabbiare qualcosa e io non l’ho mai fatto».

22 dicembre 2020 (modifica il 22 dicembre 2020 | 12:11)
 
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