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Cile. Preti pedofili, più di 200 denunce per abusi nei collegi, Le scuole cattoliche paradiso dei preti criminali

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view post Posted on 21/6/2010, 16:20
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America del suddi Daniele Germani
Preti pedofili: sotto inchiesta il “Santo Vivente” cileno
pubblicato il 21 giugno 2010 alle 14:04 dallo stesso autore - torna alla home

Importanti sviluppi dopo le denunce presentate lo scorso aprile contro Don Fernando Karadima, accusato da otto uomini di aver abusato di loro. L’arcivescovo di Santiago, il cardinale Francisco Javier Errázuriz, ha chiesto al Vaticano l’autorizzazione alle indagini

Lo chiamano il Santo Vivente. Don Fernando Karadima, 79 anni, è un prete cattolico molto conosciuto in Cile. Il suo nome è altisonante e migliaia di fedeli lo venerano come fosse già beato. Sfortunatamente per lui, dopo le pesanti accuse di abuso su minori mossegli contro, la beatificazione, almeno per il momento, pare che dovrà proprio cercarsela da un’altra parte. Magari in chiesapomp Preti pedofili: sotto inchiesta il Santo Vivente cilenotribunale, perchè il suo arcivescovo, il cardinale Errázuriz, in una relazione inviata alla Congregazione per la Dottrina della Fede di Roma ha richiesto che il Santo Vivente venga indagato, interrogato e qualora sussistessero le prove a suo carico, anche processato.

VATICANO ORA COLLABORATIVO – Nella relazione inviata al Vaticano, Il cardinale Erràzuris ha richiesto per don Karadima l’esonero di 10 anni dallo statuto che consente la limitazione delle indagini sulle denuncie di abusi verso i minori, così da poter intraprendere le indagini e permettere all’accusato di potersi eventualmente anche difendere da queste accuse così infamanti. Verrà interrogato già nei prossimi giorni, e se vi sarà le necessità, tre giudici di diritto canonico istituiranno il processo a carico del prete cileno. Nel frattempo don Karadima è stato sospeso dal servizio e non potrà celebrare nessuna funzione. Il Vaticano, dopo aver insabbiato per anni questi scandali, ora inizia a mostrarsi collaborativo, anche se solo in parte e limitatamente a casi che sembrano loro adatti per essere indagati. Restano chiusi, infatti, gli archivi segreti che potrebbero davvero far luce sulla portata dello scandalo che per il momento sta spazzando via buona parte della fiducia residia nella chiesa cattolica.

ANCORA PEDOCATTOFILIA? – Il parroco, innocente fino a prova contraria, è solamente l’ultimo prete in ordine cronologico ad essere incappato nello scandalo pedofilia, scandalo che ormai sta raggiungendo dimensioni all’inizio nemmeno immaginabili. Ora è la volta del Cile. Nello scorso aprile quattro uomini, ai quali nel frattempo ve ne sono aggiunti altri quattro, presentarono una denuncia dettagliata e circostanziata contro don Karadima. Una delle vittime, già dal 2003, aveva presentato una denuncia alla chiesa cattolica cilena contro gli abusi che avrebbe ricevuto da parte di Karadima, ma era stata ignorata a piè pari. Ancora nel 2007 altra denuncia, sempre ignorata. L’avvocato di una dellejesus statue Preti pedofili: sotto inchiesta il Santo Vivente cileno vittime, Juan Pablo Hermosilla, ha dichiarato che “appare abbastanza chiaro che gli abusi abbiano avuto effettivamente luogo” e ha aggiunto “quello che resta da capire è per quanto tempo siano stati perpretati”. Parole dure, quelle dell’avvocato Hermosilla, accompagnate da quelle di uno degli accusatori, James Hamilton, 44 anni, che a 17 anni avrebbe subito il primo abuso, con baci in bocca e toccamenti dei genitali, mentre l’anno successivo, quando Hamilton aveva 18 anni, presso un ritiro di Azione Cattolica vicino Santiago l’abuso sarebbe andato ben oltre, per poi protarsi per più di venti anni. Per il 79 enne Santo Vivente, insomma, si annunciano giorni di passione.

CONNESSIONE PEDOFILIA-CELIBATO? – Mentre nuovi casi di pedofilia vengono alla luce, nel mondo ci si interroga se la connessione celibato-pedofilia sia così marcata. Il 22 Aprile 2010 i teologi morali tedeschi avevano inviato alla Conferenza Episcopale Tedesca un comunicato secondo il quale venivano fatte delle ammissioni circa la possibilità di connessioni tra celibato e pedofilia, pregando la Conferenza di voler rivedere la posizione della Chiesa Cattolica riguardo al celibato stesso. Il 27 Aprile il Cardinal Bertone aveva ammesso che il celibato non era intoccabile mentre il due giorni dopo la rivista gesuita Civiltà Cattolica enunciava la sua sentenza: “Celibato e pedofilia non sono connessi in modo causale’ come dimostra il fatto che coloro i quali hanno compiuto atti di violenza sui minori sono per lo piu’ sposati e con figli”. Altamente scentifico. La rivista invitava inoltre la Chiesa ad un’analisi sessuale e psicologica più approfondita sui preti in formazione, premettendo il sacerdozio soltanto a chi davvero può sopportare il peso del celibato. Quindi nessuna connessione, ma un richiamo affinchè solo preti moralmente ligi alla causa del celibato possano essere ordinati. Insomma, nella chiesa anche le strategie d’azione su questo tema molto importante non seguono direttive comuni, a differenza dei preti che abusano, che lo fanno tutti allo stesso modo: in modo animale.
 
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22 de Noviembre de 2010

René Aguilera fue vicario de Educación y experto en trabajo con menores

La historia del sacerdote abusador que se suicidó en diócesis dirigida por obispo Opus Dei

El religioso, que anteriormente hizo noticia al impedir que una profesora diera clases de religión por el hecho de ser lesbiana, se quitó la vida el pasado 9 de septiembre, un día después de reconocer su delito ante representantes de la Iglesia. Un reportaje de Ciper Chile señala que la Fiscalía investiga si hubo más casos y por qué el colegio del escolar afectado prefirió informar del hecho al obispado antes que a la justicia.

Severo en asuntos de moral, al extremo de disponer la exoneración de una profesora de religión por el hecho de ser lesbiana. Así era el presbítero René Aguilera, quien al amparo del obispo de San Bernardo, el Opus Dei Juan Ignacio González, llegó a ser vicario de Educación en esa diócesis del sur de Santiago. Se trata del mismo religioso que se quitó la vida el pasado 9 de septiembre colgándose en un galpón de la casa parroquial del Templo Santísima Trinidad, tres días después que un alumno de un colegio católico estampara una denuncia en su contra por abuso sexual.

Su historia está contenida en un reportaje que publica este lunes CIPER Chile, y en el cual se contrasta este hecho con el perdón que el domingo último hizo la Iglesia Católica chilena por los abusos de los que han sido objeto menores de edad por parte de sacerdotes.

El obispo González, al igual que el OS9 de Carabineros y el fiscal adjunto de San Bernardo, estaba en conocimiento de las denuncias, pero ante los fieles, durante la misa fúnebre en memoria a Aguilera, prefirió mantener incólume la imagen del fallecido. “No comprendemos cómo un hombre como el padre René tomó esa resolución. Hay que dejar ese juicio a Dios. Hemos visto a la gente llorando y como obispo miro al cielo y digo: Señor, no lo entiendo, pero tú sí“.

CIPER detalla que un día antes del suicidio Aguilera confesó, en una reunión urgente con los vicarios para la Educación y de la Zona Centro de la diócesis, que dos días atrás había hecho tocaciones en los glúteos e intentado besar a un escolar de 14 años. El hecho se registró cuando concurrió a confesar a alumnos del colegio Teresiano de San José, del cual era capellán.

La denuncia causó revuelo y gran impacto en la diócesis dirigida por González, debido a que Aguilera era de gran confianza y había destacado como un experto a la hora de trabajar con menores, lo que llevó a que fuera nombrado vicario de Educación del obispado, cargo que ejerció hasta diciembre de 2007.
Posibles nuevos casos

El fiscal Ricardo Sobarzo dijo que está abocado a establecer si hay más víctimas de los abusos de Aguilera, tanto en la parroquia como en los colegios que él visitaba. Hasta el momento todavía no hay indicios de que ello ocurriera.

Y también busca comprobar si quienes estuvieron en conocimiento de la situación actuaron con diligencia para proteger al niño afectado.

Esto, detalla CIPER, porque el colegio privilegió dar aviso al obispado antes que a los tribunales, las autoridades de Educación y los familiares del niño abusado.

El relato del director de la escuela, Ricardo Vásquez, señala que “una vez al mes el presbítero Aguilera, en su rol de capellán del colegio, concurría a confesar a los alumnos. Así sucedió, por última vez, el lunes 6 de septiembre. Extrañamente, porque habitualmente lo hacía, ese día el menor B.A.P.M., no quiso participar en el sacramento. Reservadamente, su profesora jefe le preguntó por qué no deseaba confesarse y el alumno le relató que en la última ocasión el sacerdote le había tocado los glúteos y había intentado besarlo”.

La profesora de inmediato concurrió a la dirección del colegio para dar cuenta del hecho. La dirección resolvió poner la situación en conocimiento de un “equipo asesor” de la congregación religiosa sostenedora de la escuela (Carmelitas de Santa Teresa de Jesús).

El director asegura que ese equipo cuenta con abogados, los que habrían tomado en sus manos la formalización de la denuncia. Pero ese procedimiento no se concretó en el plazo que indica la ley.
Profesora lesbiana

Fue el fallecido presbítero también quien le impidió a la profesora y ex monja Sandra Pavez hacer clases de religión en la escuela Cardenal Samoré, negándole el certificado de idoneidad.

“¡Usted no puede hacer clases de religión! ¿Con qué moral predica a Cristo? ¿Cómo a los niños les habla de Dios y de Cristo, si usted es lesbiana?”, le dijo el cura a la afectada cuando ésta le dijo cuál era su orientación sexual, oportunidad en la que la conminó sin éxito a que dejara su pareja.

Sandra Pavez recuerda en el reportaje ese episodio, sobre todo la alternativa que Aguilera le dio para resolver su “problema”.

“Lo que pueden hacer es que se visiten los fines de semana, pero ante el barrio donde usted vive, ante la gente, que no la vean que vive con esa mujer dentro de la casa”, le dijo, y le sugirió que “si usted tiene algo con ella, después va y se confiesa”.

http://www.elmostrador.cl/noticias/pais/20...bispo-opus-dei/

La traduzione di google

22 NOVEMBRE 2010
Rene Aguilera fu vicario della Pubblica Istruzione e un esperto nel lavoro con bambini
La storia del sacerdote molestatore che si suicidò in diocesi guidata dal vescovo dell'Opus Dei

Il sacerdote, che in precedenza aveva fatto scalpore, impedendo un insegnante di classi di religione sarebbe essere lesbica, si tolse la vita scorso 9 settembre, un giorno dopo aver confessato il suo delitto prima che i rappresentanti della Chiesa. Un rapporto di Ciper Cile osserva che la procura sta indagando se ci sono stati più casi e perché la scuola preferita nella scuola colpita denunciare il fatto al vescovo, piuttosto che giustizia.

gravi questioni morali, fino al punto di avere la rinuncia a un insegnante di religione di essere lesbica. Questo è stato il sacerdote Rene Aguilera, che sotto il Vescovo di San Bernardo, l'Opus Dei Juan Ignacio González, divenne vicario di educazione in questa diocesi, nel sud di Santiago. Questa è la religione stessa che si tolse la vita il 9 settembre appeso in un capannone della canonica di Santa Trinità Tempio, tre giorni dopo che uno studente in una scuola cattolica timbro di una denuncia contro di lui per abuso sessuale.

La sua storia è contenuta in un rapporto pubblicato il Lunedi CIPER Cile, e che contrasta con il perdono questo fatto Domenica scorsa dal cileno cattolica abusi Chiesa sono state minori da parte di sacerdoti .

Mons. Gonzalez, come il OS9 di polizia e procuratore aggiunto di San Bernardo, era a conoscenza delle accuse, ma per i fedeli durante la messa funebre in memoria Aguilera, preferito mantenere intatta l'immagine del defunto. "Non capiamo come un uomo come il padre René ha preso tale risoluzione. Dobbiamo fermare questo processo Dio. Abbiamo visto persone piangere e come vescovo guardo al cielo e dire: Signore, non capisco, ma che fai ".

CIPER dettagli un giorno prima del suicidio Aguilera ha confessato, in un incontro urgente con il Vicario per l'educazione e la zona centrale della diocesi, che aveva fatto due giorni fa tocaciones nei glutei e ha cercato di baciare una scuola di 14 anni. L'incidente è avvenuto quando andava a confessare gli studenti delle scuole Teresiano a San Jose, che è stato un cappellano.

La relazione suscitato grande scalpore e grande impatto nella diocesi guidata da Gonzalez, perché Aguilera è stata una grande fiducia ed è stato descritto come un esperto di lavorare con i bambini, che ha portato a essere nominato suo vicario della diocesi di istruzione, da ha ricoperto fino al dicembre 2007.
Possibili nuovi casi

Il procuratore ha detto Ricardo Sobarzo è al lavoro per stabilire se vi sono più vittime di abusi Aguilera, sia la parrocchia e nelle scuole ha visitato. Finora non vi è ancora alcuna prova che questo è accaduto.

E si cerca di verificare se coloro che erano a conoscenza della situazione ha agito con diligenza per proteggere il bambino in questione.

Questo CIPER dettagli, perché la scuola ha dato la priorità di intimare alla diocesi anziché i tribunali, le autorità educative ei parenti del bambino abusato.

Il conto del capitale, Ricardo Vazquez, ha detto che "una volta al mese il sacerdote Aguilera, nel suo ruolo di cappellano della scuola, ha frequentato ammettere gli studenti. Questo successo lo scorso Lunedi, 6 settembre. Stranamente, lo facevano di solito, quel giorno il bambino BAPM, si rifiutò di partecipare al sacramento. In silenzio, la sua insegnante testa gli chiese perché non voleva confessare e lo studente gli ha detto che l'ultima volta il sacerdote aveva toccato le natiche e ha cercato di baciarlo. "

L'insegnante è subito recato in amministrazione scolastica per tenere conto del fatto. La direzione ha deciso di portare la situazione all'attenzione di un "team di consulenza" della congregazione religiosa di sostegno della scuola (Carmelitane di S. Teresa di Gesù).

Il regista assicura che la squadra ha avvocati, che hanno preso in carico formalizzare la denuncia. Ma questa procedura non ha comportato il periodo richiesto dalla legge.
insegnante di Lesbiche

Era il sacerdote in ritardo che ha anche impedito l'insegnante ed ex suora Sandra Pavez fare lezioni di religione a scuola Cardenal Samore, negando il certificato di idoneità.

"Non si può fare lezioni di religione! Che morale predicazione di Cristo? Come i bambini dire loro di Dio e di Cristo, se sei lesbica? "Ha detto il sacerdote a colpire quando lei gli disse ciò che il suo orientamento sessuale, momento in cui l'ingiunto senza successo di lasciare il suo partner .

Sandra Pavez ricordato nell'intervista che episodio, in particolare l'alternativa che la Aguilera ha dato per risolvere il suo "problema".

"Quello che possiamo fare è visitare nei fine settimana, ma nel quartiere dove si vive, prima che la gente, che non vedono vivere con la donna all'interno della casa", ha detto, e ha suggerito che "se hai qualcosa con esso, poi va e confessa ".

 
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Pedofilia: sacerdote indagato per abusi si toglie la vita in Cile

SANTIAGO DEL CILE – Un sacerdote salesiano, sotto inchiesta per presunti abusi sessuali nei confronti di un suo alunno in un liceo di Valdivia, 900 chilometri al sud di Santiago, si è tolto la vita impiccandosi nella stanza di una casa di riposo di Santiago del Cile, dove il suo ordine lo aveva trasferito a causa della sua profonda depressione. Lo ha reso noto in un comunicato la stessa Congregazione salesiana.

Padre Rimsky Rojas, 54 anni, dopo essere stato a lungo missionario in Africa, era ritornato in patria ed era diventato il direttore del liceo salesiano di Valdivia. Lo scorso ottobre, però, un ex alunno lo ha denunciato assicurando alla polizia che il sacerdote aveva ripetutamente abusato di lui tra il 1985 ed il 1989. Ciò, precisa il comunicato dei salesiani, ha provocato in lui una profonda depressione, tanto che, secondo quanto scrivono i media locali, aveva già tentato di togliersi la vita due volte, l’ultima lo scorso gennaio.

Il suicidio di Rimsky Rojas ha dato il via a una serie di commenti nelle reti sociali, in cui c’è chi lo descrive come ”un bravissimo sacerdote” e chi inveisce contro di lui. Solo due settimane fa, in Cile è ritornato alla ribalta un altro noto caso di pedofilia avvenuto in un liceo religioso del quartiere bene di Santiago.

Dopo lunghe indagini, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha infatti reso noto di aver dichiarato colpevole di abusi sessuali nei confronti di vari giovani, l’influente sacerdote Fernando Karima di 80 anni. Anche in questo caso le denunce erano state presentate da quattro ex alunni, attualmente tutte persone tra i 35 ed i 40 anni. Il legale di Karima ha però assicurato che presenterà ricorso.

2 marzo 2011 | 22:17


http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mond...e-abusi-770170/

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9/4/2011
Cile-Vaticano: caso diplomatico

La polizia a Santiago ha perquisito l'ufficio e la casa di un avvocato che rappresenta un prete accusato di abusi sessuali, dopo che un giudice ha emesso un mandato di perquisizione. Juan Pablo Bulnes, l'avvocato di p.Fernando Karadima, ha detto che la polizia si è impadronita di dcoumenti che contengono informazioni su un'investigazione compiuta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. "Li avevo. Hanno preso tutti i documenti che custodivo" ha detto l'avvocato al quotidiano cileno La Nacion.

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La polizia a Santiago ha perquisito l'ufficio e la casa di un avvocato che rappresenta un prete accusato di abusi sessuali, dopo che un giudice ha emesso un mandato di perquisizione. Juan Pablo Bulnes, l'avvocato di p.Fernando Karadima, ha detto che la polizia si è impadronita di documenti che contengono informazioni su un'investigazione compiuta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. "Li avevo. Hanno preso tutti i documenti che custodivo" ha detto l'avvocato al quotidiano cileno La Nacion.
Il giudice Jessica Gonzalez ha emesso il mandato di perquisizione dopo che è stata riaperta una causa civile contro il prete. L'inchiesta giudiziaria è stata chiusa parecchi mesi fa per "mancanza di prove". “ Le autorità civili hanno deciso di riaprire il caso dopo che l'inchiesta molto ampia, durata un anno, condotta dal Vaticano ha trovato che p. Karadima poteva essere stato colpevole di abusi sessuali.
Al sacerdote è stato ordinato di ritirarsi in una vita di preghiera e di penitenza. All'arcidiocesi di Santiago e alla Nunziatura apostolica è stato chiesto di consegnare i documenti relativi al caso, ma si sono rifiutati di farlo, sostenendo che quei documenti facevano parte di un'inchiesta condotta da dal Vaticano, che è uno Stato sovrano, non sottoposto ai tribunali cileni.



http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubr...ne=396&sezione=
 
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http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/C...3460526454.html

Cile: accuse di abusi contro prete oppositore Pinochet
ultimo aggiornamento: 30 giugno, ore 21:30

Santiago del Cile, 30 giu. (Adnkronos/Dpa) - L'arcivescovo di Santiago del Cile, Ricardo Ezzati, ha denunciato per abusi sessuali su minori un sacerdote considerato un simbolo della lotta per la difesa dei diritti umani durante la dittatura di Augusto Pinochet. Ezzati ha detto che un'inchiesta ha determinato che nei confronti di Cristian Precht vi sono "informazioni verosimili di abusi nei confronti di minorenni e maggiorenni". Precht e' il fondatore di Vicari'a de la Solidaridad, associazione che hanno difeso e protetto i perseguitati e torturati durante la dittatura. L'indagine nei suoi confronti e' stata avviata nel 2011 a seguito di una prima denuncia, chiusa dalla chiesa e poi riaperta quando erano arrivate nuove denunce e testimonianze considerate appunto adesso "verosimili".
 
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http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage...le-chile-17329/

6/08/2012
Pedofilia, scoppia il caso-Cile
Santiago del Cile

Santiago del Cile
Sono più di duecento le denunce per abusi sessuali nei collegi cattolici del paese
Giacomo Galeazzi
Città del Vaticano

E' soprattutto il Colegio Cumbres, uno degli istituti scolastici più rinomati di Santiago del Cile al centro della bufera. In particolare è stato sospeso dalla sua attività il sacerdote di origine irlandese John O’ Reilly, appartenente ai Legionari di Cristo, in seguito alla denuncia della famiglia di un’alunna, per presunti abusi sessuali che avrebbe commesso su di lei dal 2010 al 2012.

Lo ha reso noto la stessa scuola in un comunicato ai genitori degli allievi, precisando che il sacerdote si è detto innocente e pronto a collaborare con la giustizia. In merito, il quotidiano on line «El Mostrador», rileva che il Colegio Cumbres, appartiene alla Congregazione dei Legionari di Cristo fondata dal messicano Marcial Maciel e che John O’Reilly è legato alle famiglie più ricche del Paese ed ha abituali contatti con l’establishment imprenditoriale. La "tolleranza zero" introdotta da Benedetto XVI ha fatto crollare ultradecennali coperture garantite dalle gerarchie ecclesiastiche agli abusi del clero. Inoltre il provvedimento dell’istituto, situato in una zona residenziale di Santiago, ha luogo nella stessa settimana in cui la Procura della Repubblica ha avviato le indagini, sempre per presunti casi di pedofilia, in altre 48 scuole della stessa aerea della capitale.



Per altro lo stesso presidente Sebastian Pinera ha annunciato nuove misure per arginare i crescenti casi di abusi sessuali nei confronti di minorenni in tutto il Paese, situazione ritenuta da molti una sorta di piaga sociale. Intanto si estendono a macchia d’olio, in Cile, le denunce di pedofilia nelle scuole: il procuratore della Repubblica, Sabas Chahuan, ha confermato l’avvio di indagini in oltre 120 istituti scolastici di Santiago del Cile a seguito di più di 200 denunce di pedofilia registrate. «I genitori sono preoccupati, disperati ed angosciati», ha ammesso il procuratore generale Sabas Chauan, dopo una riunione con l’associazione nazionale che li rappresenta.



Più netto l’antropologo Osvaldo Torres, sul quotidiano on line "El Mostrador": «Che un capo di Stato debba parlare al Paese su questo tema, testimonia la gravità e la diffusione di questo tipo di reati, la debolezza delle politiche in merito ed il ritardo legislativo nella difesa dei diritti dei bambini». A spingere prima Pinera e poi Chaun è stato innanzitutto l’aumento delle denunce di pedofilia: il 22% a livello nazionale nell’ultimo semestre per ragazzi sotto i 14 anni, secondo la Procura. Ma anche l’indignazione perchè non pochi colpevoli o presunti tali finiscono per restare impuniti. Negli ultimi giorni, nei rioni in di Santiago, ci sono stati i casi di 3 bambini delle elementari e 4 di asili d’infanzia. Tutti gli accusati sono maestre o assistenti sociali. Anche se, a far più spicco mediatico nella piaga della pedofilia, sono stati esponenti della Chiesa cattolica. Come l’influente sacerdote Fernando Karadima (per il quale l’Arcivescovado ha chiesto formalmente scusa, pur se il processo è ancora in corso) o suor Paola, ex superiora di un prestigioso collegio di Santiago, deceduta nei giorni scordi per un tumore.



Per tentare di arginare la situazione, Pinera ha annunciato, tra l’altro, la creazione di un «Ombudsman del bambino», un «Registro dei pedofili», l’assegnazione di 1,6 milioni di dollari al Servizio Medico Legale e l’aumento delle pene per i condannati. «Pur se positive sono insufficienti», ha assicura Torres. E gli organismi che si occupano dell’infanzia hanno specificato che Pinera ha praticamente ignorato la loro quotidiana esperienza in merito. I loro specialisti sottolineano però che la società cilena, proprio per questi casi, si sta squassando di dosso la sua proverbiale introversione, come evidenzia il continuo aumento delle denunce.



«È indispensabile che il governo presenti in parlamento un progetto di legge per la protezione di diritti dei bambini», avverte Torres. Quella in vigore risale al 1929, riciclata nel 1968. Il che la dice lunga sul cammino politico del Paese. L’ultimo caso è stato appunto quello che ha coinvolto il sacerdote di origine irlandese John O’ Reilly: il prete è stato sospeso dalle attività di direttore spirituale nel «Colegio Cumbres», uno dei più rinomati della città, dopo la denuncia della famiglia di un’alunna, per presunti abusi sessuali commessi dal 2010 al 2012. Davanti all’aggravarsi della situazione, il governo di Sebastian Pinera ha nel frattempo annunciato l’applicazione di una decina di misure per rafforzare la prevenzione e la lotta alla pedofilia nel Paese.
 
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4/10/2012
Cile, un vescovo sotto inchiesta per abusi di minori
Prelati sotto inchiesta

Prelati sotto inchiesta
La Santa Sede ha avviato un’indagine nei confronti di Marco Antonio Órdenes Fernández. Il prelato “a riposo” in Perù, è tornato nel Paese
Andrés Beltramo Álvarez
Città del Vaticano

La Chiesa cattolica del Cile ha dovuto affrontare, questa settimana, una notizia inattesa. La Santa Sede ha aperto un’inchiesta nei confronti del vescovo della diocesi di Iquique, nella regione di Tarapacá, Marco Antonio Órdenes Fernández, per denunce di abusi sessuali nei confronti di minori. La nunziatura apostolica di Santiago ha confermato la notizia. Mentre i suoi fedeli si trovano in stato di shock, il religioso li avrebbe abbandonati sin da settembre, quando si è recato in Perù per seguire una presunta terapia medica.





La situazione è grave e ci sono pochi precedenti. Quello più famoso è lo scandalo dell’ex vescovo di Bruges (nel Belgio), Roger Vangheluwe, che ha presentato le sue dimissioni nell’aprile del 2011 dopo aver ammesso in pubblico l’abuso di un suo nipote. Il caso cileno, però, è un po’ diverso, perché l’imputato non ha mai ammesso la colpa né ha presentato le dimissioni, nonostante l’inchiesta nei suoi confronti sia cominciata più di cinque mesi fa.



In Cile come a Roma si attendono un intervento della Congregazione per i Vescovi del Vaticano, per chiedere le dimissioni del religioso “per cause di forze maggiori” o per proporre la sua destituzione al Pontefice, come avvenuto in altri casi simili. Soprattutto perché, secondo la testimonianza di una delle vittime, le accuse avrebbero un alto grado di affidabilità.





Lo scorso 2 ottobre, l’ambasciata vaticana in Cile ha steso un breve comunicato nel quale riconosceva gli sviluppi dell’inchiesta dallo scorso aprile e chiariva anche che, trattandosi di un vescovo, la procedura è in mano alla Santa Sede, tramite il nunzio apostolico Ivo Scapolo, che ha gestito con assoluta serietà tutta la vicenda.





«Sin dall’inizio di questo caso, la nunziatura ha cercato di offrire supporto psicologico e accompagnamento per le persone colpite, ed è anche stata in contatto con monsigniore Órdenes, che ha chiesto un permesso medico», si legge nella nota.





Lo stesso giorno, il dipartimento di comunicazioni della diocesi di Iquique ha confermato che il religioso «soffre di una vecchia complicazione al fegato, che ha finito per diventare uno scompenso enzimatico e un acuto stato di stress». Sarebbe questo, dunque, il motivo del suo viaggio in Perù: a riposo su consiglio dei medici.



Ma è significativo il fatto che, nel mezzo dell’inchiesta, il prelato abbia avuto il permesso di uscire dal paese. In ogni caso, se la richiesta delle sue dimissioni non procedesse, per mancanza di prove, andrebbe avanti in ogni caso per motivi di salute, perché risulta evidente che le sue condizioni mediche gli hanno impedito di compiere i suoi doveri di vescovo.





Perciò il Nunzio Scapolo si è recato ieri alla città cilena di Arica nella quale si trova il religioso, dopo il suo ritorno dalla vicina località di Tacna in Perù.





L’inchiesta canonica, comunque, non è la prima nei confronti del pastore di Iquique. Un giudice di Tarapacá ha riconosciuto che era stato indagato nel 2009 per una denuncia di abusi sessuali presentata dai genitori di una vittima maggiorenne.





«Io non chiedo soldi: chiedo giustizia e serenità per me [...] Vorrei soltanto vederlo lontano dal sacerdozio, e chiedo da lui il riconoscimento e l’assunzione delle sue responsabilità», aveva affermato in un’intervista con CNN Rodrigo Pino, il quale accusa il religioso di aver abusato di lui quando aveva 15 anni ed era il suo chierichetto. Ha anche aggiunto che «nella via di Dio c’è gente buona e gente cattiva. Io ho sperimentato la cattiveria con tutto il male che mi ha fatto, perché in quel momento io ho messo in questione anche la mia identità sessuale». Lo scorso 3 ottobre, lo stesso Pino ha rivelato di aver ricevuto «una risposta molto positiva dal Vaticano, una risposta che ci ha rallegrati». Ma Pino non ha voluto fornire più dettagli.
 
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Il prete che rendeva schiavi sessuali i bambini
di Redazione - 21/08/2013 - Un sacerdote cileno condannato dopo la scoperta di anni di violenze
Il prete che rendeva schiavi sessuali i bambini
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La condanna di Orlando Rogel Pinuer porta ancora una volta alla luce la storia di un sacerdote che abusava dei giovani che gli erano affidati.

Orlando Rogel Pinuer 1

UN PEDOFILO SERIALE - La storia di Pinuer non è originale: una lunga carriera, lunga quasi vent’anni, durante la quale ha abusato dei giovani che erano affidati alle sue cure di sacerdote, la sua autorità usata per corrompere i minori e farne schiavi sessuali, rapporti sessuali clandestini, consumati tra l’altare e la sacrestia sui giovani chierichetti.

LE DENUNCE - Così è andata avanti per anni, fino a che nella cittadina di Temuco qualcuno non ha denunciato e il sacerdote è finito sul banco degli imputati. Oggi è stato riconosciuto colpevole di abusi continuati ai danni di 4 giovani tra i 14 e i 16 anni, nel periodo tra il 2006 e il 2011, c’erano altre denunce, ma non c’erano abbastanza prove.

LEGGI ANCHE: Il pedofilo che s’insinua nella baby cam

L’AGGRAVANTE - Secondo l’accusa, che ha chiesto per lui una condanna a 15 anni, che sarà deliberata e precisata solo domenica prossima, il fatto che gli stupri si siano tutti consumati all’ombra della parrocchia, nella chiesa e nella casa per giovani dedicata a Don Bosco, rappresenta una ulteriore aggravante in una storia già sordida che ha sconvolto la cittadina di Temuco, nel Cile meridionale, non meno di quanto abbia infastidito il rifiuto della chiesa locale di cooperare nelle indagini.
 
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Home / CRONACA / Sospesi due sacerdoti per abusi sessuali
Sospesi due sacerdoti per abusi sessuali
By redazione Updated: luglio 26, 2014 Tweet prete

Messaggio Promozionale


La Congregazione vaticana per il clero ha ordinato l’espulsione dal ministero sacerdotale di due sacerdoti cileni colpevoli di abusi sessuali, in base ai risultati di un’inchiesta apertasi nel 2012 sulle loro attività nella diocesi di Copiapò, circa 800 km a nord di Santiago. Lo rende noto la conferenza episcopale del paese sudamericano. Daniel Aurelio Pauvif Rojas e Casiano Rojas Viera sono stati trovati colpevoli di «atti gravemente contrari alla santità sacerdotale» e «atti che hanno causato gravi danni alla comunione ecclesiale», includendo abusi sessuali di cui sono stati vittime vari maggiorenni e almeno un minorenne, secondo un comunicato dei vescovi cileno.
Il vescovo di Copiapò, monsignor Gaspar Quintana, ha condotto le indagini ordinate in base a denunce che gli erano state trasmesse e ne ha comunicato l’esito al Vaticano, che ha considerato che «le imputazione erano sufficientemente provate» da giustificare l’espulsione dei due sacerdoti.
Fonte: Ilmessaggero.it
 
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view post Posted on 30/8/2017, 21:35

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Dopo 40 anni dagli abusi è tutto prescritto e lui si gode la vacanza in Perù

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http://jconline.ne10.uol.com.br/canal/mund...ores-304130.php

Sacerdote é denunciado ao MP do Chile por abuso de 14 menores
O sacerdote Abel Pérez Ruiz confessou, em 2010, ter sido o autor de abusos durante 30 anos em dois colégios da capital chilena

Publicado em 29/08/2017, às 21h25


Nos últimos anos, cerca de 20 sacerdotes foram acusados de pedofilia no Chile e pelo menos cinco deles foram condenados pela Justiça local / Foto: EBC


A Congregação de Irmãos Maristas do Chile apresentou uma denúncia ao Ministério Público contra um de seus sacerdotes, acusado de ter abusado sexualmente de 14 alunos de menores de idade de colégios dessa ordem religiosa desde a década de 1970.

Este conteúdo foi produzido pelo Sistema Jornal do Commercio de Comunicação. Para compartilhar, use o link http://jconline.ne10.uol.com.br/canal/mund...ores-304130.php

https://peru21.pe/mundo/chile-denuncian-ab...-marista-373635
Cura chileno acusado de violar a 14 niños reside en Perú
La acusación ya se encuentra siendo analizada por la Fiscalía de Santiago.


+
Cura
La denuncia fue presentada el último lunes ante la Fiscalía de Santiago. (Getty)
Redacción PERU21
REDACCIÓN PERU21
29/08/2017 15:59h
No acaban los casos de abuso sexual por parte de sacerdotes. La Congregación de Hermanos Maristas de Chile presentó una denuncia ante la Fiscalía en contra de uno de sus clérigos acusado de haber ultrajado a 14 menores en dos colegios de la referida orden religiosa desde la década de los setenta.

La denuncia fue presentada el lunes por la congregación ante la Fiscalía de Santiago. Actualmente se encuentra en análisis, de acuerdo con la AFP, citando fuentes de los Maristas y del Ministerio Público.

Foto archivo: El Mercurio, GDA
Foto archivo: El Mercurio, GDA
El sacerdote Abel Pérez Ruiz confesó en 2010 haber sido el autor de los abusos durante cerca de 30 años en dos colegios de la capital chilena: Alonso de Ercilla y Marcelino Champagnat.

Recién, siete años después, la Congregación decidió denunciar los hechos a las autoridades, pero solo luego de que dos de las víctimas revelaran los abusos.

"Con mucho dolor queremos reconocer y comunicar los hechos de abusos sexuales cometidos por el religioso de nuestra congregación Abel Pérez", se indica en un comunicado que los Maristas entregaron hace tres semanas.

Pérez fue separado de toda actividad con niños tras admitir los delitos y fue enviado a una residencia de la congregación en Perú, según AFP.
 
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http://ilpiccolo.gelocal.it/tempo-libero/2...filo-1.16160645

Nel “Bosco” si nasconde il prete pedofilo
Stasera la proiezione di “El bosque de Karadima”, i film di Matías Lira che ha scandalizzato il Cile
di Federica Gregori
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24 novembre 2017



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TRIESTE. Una parrocchia chiamata “Il Bosco” infonde istintivamente un'idea di armonia e serenità ma poi, come nell'immaginario della tradizione, può rivelarsi un luogo oscuro e ricco d'insidie. “El bosque de Karadima”, film che il Festival del Cinema Latino Americano presenta fuori concorso questa sera alle 22 al Teatro Miela, ha rappresentato in Cile un vero e proprio caso, sia per aver dato origine a un acceso dibattito che per aver sbancato i botteghini del Paese. Perché il tema, gli abissi della pedofilia all'ombra dei ranghi del clero più elevati, protetti e intoccabili, fonda su fatti tristemente reali che hanno scosso l'intera collettività. Protagonista degli efferati crimini, Fernando Karadima, oggi 87enne, carismatico sacerdote cattolico adorato dall'alta società di Santiago, formatore di alcune di quelle che sono, oggi, le più alte cariche della gerarchia ecclesiastica cilena. Dopo reiterati tentativi di insabbiamento, la Santa Sede lo ha infine riconosciuto, nel 2011, colpevole di violenze sessuali e psicologiche su minori e abuso dell'autorità ecclesiastica. Il film, tra l'altro, coincide con un momento caldissimo sul tema anche in Italia, proprio nei giorni in cui il Vaticano ha ordinato nuove indagini sui presunti abusi al preseminario a pochi passi dal Cupolone.

Nel film, che procede attraverso continui flashback, il regista Matías Lira concentra nella figura del protagonista Thomas (il Benjamín Vicuña di “La Memoria dell'Acqua”) la vera vicenda delle quattro vittime uscite allo scoperto per inchiodare il potentissimo autore delle violenze, perpetrate indisturbato per 20 anni. Ma ha incontrato, ha spiegato, «tante altre persone che hanno deciso di non parlare perché i loro casi erano caduti in prescrizione». Professionista nella manipolazione, il sordido Karadima di Luis Gnecco, già “Neruda” per Pablo Larrain, s'insinua nell'intimo della vittima trovando spazio nei suoi naturali dubbi di adolescente prima, consolidando poi il legame quando il ragazzo si fa uomo. Senza puntare allo scandalo, Lira non fa comunque mancare un paio di scene forti ma necessarie, tra masturbazione, fellatio e rapporto vero e proprio, puntando più che all'atto in se a restituire in termini verosimili, permeandolo di un senso d'angoscia, il sottile rapporto vittima-carnefice, diabolicamente giocato sempre sul filo dal prete.

L'eco del film è stato così incisivo da costringere la Chiesa cilena a riscrivere daccapo i protocolli interni in materia. E se “El bosque de Karadima” non fa mancare un'aspra denuncia alla società “bene” complice dei misfatti, un altro film del ricco programma di oggi ci fa conoscere un personaggio che irrompeva nelle riunioni o feste della Santiago ricca e fedele a Pinochet vestito di paillettes e abiti vistosi. Dove possibile, arrivando persino a cavallo, con performance svolte anche davanti al palazzo della Moneda.

“Pedro Lemebel: corazón en fuga” di Verónica Quense è una chicca che la manifestazione propone alle 16, occasione per scoprire uno dei più grandi artisti e scrittori del Novecento cileno ma ancora semisconosciuto in Europa; a guidarla è Federica Rocco, docente di Lingua e letteratura ispano-americane all’Università di Udine. «Ha un suo pari forse soltanto in Roberto Bolaño – spiega - ma pochissimi in Europa lo conoscono. Di famiglia povera, omosessuale e mezzo indigeno, Pedro Lemebel portò agli occhi del mondo la sua marginalità facendola diventare potenzialità, rompendo gli schemi. E lo fece in piena dittatura, a rischio della vita. Questo documentario ci trasmette il senso della sua opera: la letteratura diventa chiave per trasmettere una visione del mondo non sottomessa e per aprirsi alla diversità». Oggi ci sarà anche tempo per riproporre, alla 21, un documentario ghiotto come “Vidas con Sabor”, viaggio inebriante nel cibo messicano.
 
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Bergoglio accusato di aver protetto vescovi e preti pedofili

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http://www.ilmessaggero.it/primopiano/vati...si-3479864.html

Cile in fiamme alla vigilia della visita del Papa: bombe carta nelle chiese, occupata la nunziatura

di Franca Giansoldati
Città del Vaticano - Non sarà un viaggio facile quello di Papa Francesco in Cile. Da settimane si assiste a una escalation preoccupante: le polemiche e il malcontento hanno origine per come la Chiesa cilena e il Papa hanno gestito la piaga della pedofilia. A questo si aggiunge il dissenso contro la visita papale - che inizierà lunedì prossimo - per via dei costi altissimi sostenuti dal governo, circa 7 milioni di dollari, necessari per gli spostamenti, la sicurezza, il dispositivo dell’accoglienza.

Nel frattempo un gruppo di manifestanti, capeggiati dall’ex candidata presidenziale Roxana Miranda, ha occupato oggi la sede della nunziatura apostolica nella capitale cilena. Urlando «Qui il problema non è la fede, ma piuttosto i milioni che si stanno spendendo» ha infiammato ancora di più la piazza. Miranda, leader di un gruppo di senza tetto, sulla sua pagina di Twitter, ha pubblicato un video nel quale si vede come agenti delle forze di sicurezza cilene sono entrati nella sede della nunziatura, malgrado i manifestanti abbiano cercato di impedire l’accesso. Mezz’ora dopo, un nuovo messaggio informava che i manifestanti sono ora detenuti in un ufficio dei carabinieri cileni nel quartiere di Providencia, insieme allo slogan «i soldi del fisco se li porta via Francisco».

Il Cile è in fiamme anche per come Papa Francesco sta gestendo il caso di un vescovo che avrebbe coperto un caso conclamato di pedofilia. Francesco nonostante le reiterate lamentele da parte dei fedeli per avere nominato vescovo Juan de la Cruz Barros, che ha mantenuto al suo posto in questi anni nonostante le imponenti manifestazioni di protesta, anche politiche, e le accuse di tre vittime e da numerosi sacerdoti e fedeli, che gli imputano di essere stato complice degli abusi sessuali compiuti dal sacerdote Fernando Karadima, per molti anni una celebrità della Chiesa cilena, ormai ottantenne e condannato solo nel 2012. Un ritardo nel tutelare i minori giudicato imperdonabile. Forse è per questo motivo che un gruppo di vandali hanno attaccato a titolo dimostrativo tre chiese a Santiago del Cile, gettando bombe carta che hanno causato modesti danni. A questi atti violenti sono stati diffusi dei volantini contro la visita papale. Uno di questi recitava: «Caro Papa Francesco la prossima bomba potrebbe essere per te».

Venerdì 12 Gennaio 2018 - Ultimo aggiornamento: 18:11

http://www.lastampa.it/2018/01/12/vaticani...r1O/pagina.html
Proteste contro il Papa in Cile, occupata la nunziatura
Il gruppo attivista Andha Chile: «Troppi soldi spesi per la visita, mentre nel Paese ci sono miseria e omicidi». Nella notte ordigni incendiari contro quattro Chiese. Bachelet: «Accogliere il Pontefice con rispetto»
AP
Una delle parrocchie attaccate a Santiago del Cile


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Pubblicato il 12/01/2018
Ultima modifica il 12/01/2018 alle ore 18:24
SALVATORE CERNUZIO
CITTÀ DEL VATICANO
I manifesti di “Bienvenido” hanno lasciato il posto ai manifestanti che hanno occupato la nunziatura e lanciato bombe artigianali contro le Chiese a Santiago del Cile, dove in queste ore, a due giorni dall’arrivo di Papa Francesco, sono scoppiate violente proteste contro la visita del Pontefice. Gli ultimi aggiornamenti della stampa cilena riferiscono che la nunziatura apostolica della capitale – che sarà la residenza del Papa nei tre giorni di trasferta dal 15 al 18 gennaio – è stata occupata per mezz’ora (poi liberata dalla polizia) da un gruppo di manifestanti riuniti sotto l’associazione di popolo Andha Chile, capeggiata dall’ex candidata presidenziale Roxana Miranda. Un gesto che segue gli attacchi a quattro parrocchie di diverse zone della città avvenuti questa notte.



Dietro alla rivolta del gruppo – organizzazione popolare che raccoglie anche alcuni disoccupati e senzatetto - non ci sono né problemi politici né di fede «ma piuttosto i milioni che si stanno spendendo» per l’accoglienza del Papa, come spiega Roxana Miranda sul suo account Twitter, annunciando l’inizio di una «agenda di lotta». Si parla di circa 10 milioni di pesos spesi per la visita del Papa, il 70% dei quali messi a disposizione dello Stato, il 40% a carico della Chiesa.



Un affronto a detta dei manifestanti, il cui slogan è «I soldi del fisco se li porta via Francisco». «Qui in Cile – si legge sull’account di Andha Chile - ci sono miseria, pedofilia, omicidi e nessuno fa niente, però si spendono milioni per un personaggio religioso». Sempre tramite i social sulla sua pagina di Twitter, Miranda ha pubblicato un video nel quale si vedono agenti delle forze di sicurezza cilene entrare nella sede della nunziatura, malgrado i manifestanti abbiano cercato di impedire l’accesso. Trenta minuti dopo, un nuovo messaggio ha riferito che gli autori delle proteste e dell’occupazione sono detenuti in un ufficio dei carabinieri cileni nel quartiere di Providencia.



Sempre le forze dell’ordine hanno sventato questa notte un quarto attacco organizzato nel santuario di Cristo Pobre, situato vicino alla stazione della metropolitana Quinta Normal, dove un bidone era stato riempito di combustibile. Danneggiate gravemente invece altre tre Chiese, specie nelle loro porte e facciate. Come ad esempio quella di Santa Isabel de Hungría, nella zona della stazione centrale, dove i manifestanti hanno gettato un panno impregnato di combustibile all’ingresso e appiccato il fuoco, provocando un incendio poi sedato dai Vigili del fuoco. Un sacerdote, residente nella canonica, padre Fernando Ibáñez, ha riferito alla locale radio Cooperativa che poche ore prima alcuni giovani erano passati davanti alla chiesa gridando insulti. Poco dopo, ha riferito, «ho sentito un cane abbaiare e dalla mia finestra ho visto la luce di una fiamma, mi sono alzato e ho chiamato il parroco don Cristian, mentre i vicini gridavano, ci chiamavano», così «ho preso un tubo e ho cominciato a spegnere il fuoco».



Negli stessi attimi a Penalolén, alla cappella del Cristo Vencedor, ignoti facevano esplodere una bomba che ha provocato lievi danni, e a Recoleta, veniva colpita la cappella dell’Emmanuel intorno alle tre di notte (ora locale) con un ordigno che, esplodendo, ha squarciato una porta e rotto alcune finestre. A riferire di quest’ultimo caso è la polizia che spiega di aver rinvenuto «oggetti che sono stati schedati per essere inviati all’ufficio del pubblico ministero». Sul luogo dell’attacco è giunto nelle prime ore del mattino anche il ministro dell’Interno cileno, Mahmud Aleuy, che ha stigmatizzato l’uso della violenza in un Paese caratterizzato dalla libertà di opinione e annunciato che il governo farà causa a tutti i responsabili degli attacchi.



Da parte sua la “presidenta” uscente del Cile, Michelle Bachelet , ha condannato duramente le azioni di protesta: «Quanto accaduto è molto strano perché non è qualcosa che si può attribuire a un gruppo specifico», ha detto. Ha poi confermato che, in vista dell’arrivo di Papa Francesco, il governo cileno ha fatto tutto quanto in suo potere per aiutare nella pianificazione e nell’organizzazione del viaggio apostolico. In particolare gli sforzi dell’esecutivo si sono concentrati sulla sicurezza, sul sostegno per facilitare l’accesso ai luoghi degli eventi, così come il movimento dei fedeli. Bachelet ha esortato ad accogliere il Papa «in un clima di rispetto» e «a vivere questa visita in un clima di rispetto, di solidarietà e di allegria fra noi».



Non è la prima volta che le Chiese in Cile vengono assaltate o bruciate: si contano circa 36 luoghi di culto, incluse piccole cappelle, attaccate lungo gli ultimi 25 anni. Finora non ci sono state rivendicazioni ufficiali dei quattro attacchi di stanotte, ma sembra che essi rechino la firma di rappresentanti Mapuches, minoranza – una delle più numerose di tutta l’America latina, dove i gruppi etnici vanno via via scomparendo (attualmente sono oltre un milione e 500mila su 15 milioni di abitanti, quindi circa il 10% della popolazione) – che da anni chiede al governo il riconoscimento dei suoi diritti e di uno Stato binazionale oltre alla restituzione delle terre sottratte nel corso di cinque secoli ora in mano a multinazionali o proprietari terrieri esteri.



Non particolarmente ostili alla già fragile Chiesa cilena – che, anzi, si è spesso schierata in loro favore – i Mapuches hanno scelto comunque la via della violenza per dare visibilità internazionale alla loro protesta, specie in questi giorni in cui, con il Papa, gli occhi del mondo sono puntati sul Cile. Lo osservano diversi analisti che spiegano come la stessa presa della nunziatura sia un’abile manovra per amplificare il movimento di opposizione che da diverse settimane è andato espandendosi in diverse città cilene e che ora sta vivendo un “salto di qualità” assumendo i tratti di un progetto politico con un proprio impianto ideologico.



Anche padre Felipe Herrera, portavoce della Commissione nazionale della visita di Francesco in Cile, ha parlato al Sir di «atti di vandalismo compiuti per attirare l’attenzione»: non c’è «nessun attacco terroristico», ha assicurato il sacerdote, piuttosto manifestazioni di «uno scontento sociale altissimo». In ogni caso «siamo abituati», dice Herrera, «e la gente sta attendendo con gioia il Papa». «La Chiesa locale non è preoccupata per la riuscita della visita del Papa in Cile. Quello che vogliamo dare è un messaggio di calma, di tranquillità».
 
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Le menzogne di Bergoglio sul caso Karadima: "Fu informato personalmente"

"Ha pregato e pianto con loro". Ma non ha ancora fatto una denuncia ai magistrati dei colleghi criminali



www.ilmessaggero.it/primopiano/vati...ma-3489799.html

Cile, Papa incontra vittime di abusi ma non quelle del prete Karadima

di Franca Giansoldati
Santiago del Cile – Papa Francesco ha incontrato nella nunziatura di Santiago del Cile, dove risiede in questi giorni, alcune vittime di preti pedofili. La notizia è trapelata solo in tarda serata, quando in Italia era già notte fonda, priva di dettagli. Niente nomi, nessun particolare, nemmeno quanto è durato il colloquio. Il direttore della Sala stampa vaticana, Greg Burke, si è limitato a riferire che nessun altro era presente: solamente il Papa e le vittime. «E questo perché potessero raccontare le loro sofferenze. Papa Francesco li ha ascoltati, ha pregato e pianto con loro».

Di lì a poco quell'annuncio sono emerse le prime crepe. Papa Bergoglio ha escluso volutamente da quell'incontro le vittime violentate dal famigerato Karadima, l'ottuagenario prete cileno responsabile del caso nazionale più impressionante che in Cile ha portato alla luce una piaga tanto estesa quanto taciuta. Una strana dimenticanza visto che le vittime di Karadima - snobbate ieri da Francesco - portano avanti da anni, con coraggio e costanza, la denuncia del coinvolgimento di alcuni vescovi, tra cui monsignor Barros, il vescovo di Osorno, difeso dal Vaticano e da Papa Francesco che lo ha promosso nel 2015, nonostante l'accusa di avere coperto Karadima.

Il Papa, ancora ieri, ha celebrato la messa con monsignor Barros, facendo addolorare le vittime quando hanno visto che all'altare, assieme a Bergoglio, c'era anche «l'incubridor», il complice. Alcune sotto choc hanno manifestato sconcerto attraverso i social. Poi lo sconcerto si è trasformato in dolore con l'esclusione all'incontro nella sede della nunziatura. Juan Carlo Cruz, una delle vittime di Karadima, a nome di tutti, ha espresso sconcerto per il mancato invito, vedendo però in quell'incontro un passaggio positivo per una riflessione generale e arrivare a misure concrete da parte della Chiesa per punire i vescovi insabbiatori. «Siamo profondamente convinti che tutte le vittime che sono passate per questo inferno sperano che si facciano azioni concrete perchè in futuro non si ripetano più crimini simili contro l'umanità».

Il Papa oggi vola a Temuco, una città del Sud, situata nel centro del territorio che un tempo era abitato dagli indios Mapuche. Una minoranza vessata e depredata nei secoli. La giornata papale è tutta orientata alla difesa dei loro diritti. Ma il tema della pedofilia è destinato a ritornare d'attualità in Perù, tra due giorni, visto anche a Lima lo attendono altre vittime e altri casi scabrosi.

In particolare il caso del Sodalizio di Vita Cristiana, una specie di associazione molto bene inserita, fondata da Luis Figari, un intellettuale cattolico accusato dai magistrati peruviani di molestie e abusi. Il Vaticano nel frattempo ha disposto il commissariamento di questa specie di setta (dove si esercitava sui membri uno stretto controllo, fino ad arrivare al plagio delle coscienze), ha ordinato a Luis Figari di evitare qualsiasi contatto con i bambini, richiamandolo a Roma per evitargli la carcerazione preventiva. Figari ora vive in una struttura religiosa. C'è chi dice che si trovi in Toscana, chi invece vicino ai Castelli Romani.
Mercoledì 17 Gennaio 2018 - Ultimo aggiornamento: 13:54

Edited by pincopallino2 - 7/2/2018, 14:07
 
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http://espresso.repubblica.it/inchieste/20...andalo-1.317225

Pedofilia, ecco come papa Francesco ha promosso chi ha insabbiato lo scandalo
In Cile iniziata la difficile visita pastorale di Bergoglio: fedeli e opinione pubblica lo attaccano. Alcune chiese sono state date alle fiamme dai vandali. Il papa chiede perdono alle vittime, ma intanto ha promosso vescovi e cardinali insabbiatori. Nel 2015 disse: «Le proteste per le mie scelte? Colpa della sinistra»
DI EMILIANO FITTIPALDI
16 gennaio 2018

Pedofilia, ecco come papa Francesco ha promosso chi ha insabbiato lo scandalo
Per la prima volta papa Francesco va in piazza, e viene fischiato. Non da qualche scalmanato anticlericale, ma da una fetta importante dell’opinione pubblica del Cile. Paese sudamericano cattolicissimo, e cugino dell’Argentina che a Bergoglio ha dato i natali. Cosa è successo? Quali negligenze i fedeli imputano al papa tanto da protestare con tale veemenza? Con vandali che hanno persino attaccato una decina di chiese, alcune delle quali date alle fiamme?

A parte le polemiche antigovernativa sui denari spesi per la visita, le critiche riguardano soprattutto la gestione, da parte di Francesco, di alcune gravissime, vicende di pedofilia. Che hanno visto coinvolti preti e vescovi (ben tre) cileni. Della lotta agli abusi sui minori Francesco ha fatto una bandiera del pontificato. Anche oggi, in un primo discorso, Francesco ha chiesto perdono: «Non posso fare a meno di esprimere il dolore e la vergogna che sento davanti al danno irreparabile causato a bambini da parte di ministri della Chiesa. Desidero unirmi ai miei fratelli nell’episcopato, perché è giusto chiedere perdono e appoggiare con tutte le forze le vittime, mentre dobbiamo impegnarci perché ciò non si ripeta».

Ma in Cile, come in altri paesi, per molti sono parole vuote. Il papa, sulla pedofilia, troppe volte sembra aver mancato di coerenza. Lasciando che sulla questione, delicatissima per la Chiesa cattolica, lo spread tra parole e fatti si facesse sempre più largo.
Se non leggete la lettera, cliccate qui per scaricarla



È noto che nei primi anni di governo Bergoglio infatti ha promosso nel consiglio dei cardinali porpore come Maradiaga e l’australiano Pell (se nell’arcivescovato in Honduras del primo qualche lustro fa trovò rifugio un prete pedofilo inseguito da anni dall’Interpol, il secondo è considerato da centinaia di vittime un insabbiatore seriale, finito da poco in un processo penale), ma ci sono altre tre eminenze assai chiacchierate che il papa ha promosso elevandole nell’empireo delle gerarchie: il vescovo cileno Juan Barros Madrid, nominato nel 2015 alla diocesi di Osorno, l’arcivescovo di Santiago del Cile Ricardo Ezzati, prima messo alla guida della Congregazione per l’educazione cattolica e nel febbraio 2014 nominato cardinale, e soprattutto il suo predecessore Francisco Javier Errazuriz, chiamato anche lui nel C9.

Tutti e tre coprotagonisti del più grande scandalo nella storia del clero del Cile, e da più di un lustro attaccati duramente in patria da giornali, associazioni, fedeli e magistrati per aver coperto le gesta di padre Fernando Karadima. Un carismatico e influente sacerdote dei quartieri bene di Santiago, parroco per più di vent’anni della parrocchia del Sacro Cuore di El Bosque che – per stessa ammissione di Errazuriz – ha formato due o tre generazioni di prelati cileni. Una sorta di santo vivente popolarissimo in tutto il paese, che dietro l’odore d’incenso nascondeva segreti oscuri: secondo quattro uomini padre Karadima è infatti un violentatore seriale, un criminale che ha distrutto le loro vite.

Dopo anni di insabbiamenti e indagini sospese per volontà delle gerarchie ecclesiastiche, le accuse dei sopravvissuti sono state considerate credibili sia dal tribunale penale cileno, che ha dovuto archiviare il caso perchè i termini di prescrizione erano stati superati, sia dalla Congregazione per la dottrina della fede. Che nel febbraio del 2011 ha condannato il prete, che oggi ha ottantasei anni, a “una vita di preghiera e penitenza” nel convento di Santiago delle Serve di Gesù della Carità. Al sacerdote è stato vietato di esercitare il ministero pubblico. Nel 2014 un avvocato lo ha fotografato mentre celebrava messa alle suore che ospitano la sua clausura.

L’inchiesta del giudice istruttore Jessica Gonzalez è sintetizzata in un documento di ottantaquattro pagine dove vengono ricostruite, attraverso testimonianze di vittime, preti e dipendenti della diocesi, le fasi dell’inchiesta interna e del presunto tentativo, da parte dell’allora vescovo, di evitare lo scandalo allungando a dismisura i tempi dell’istruttoria. Ed evitando, ovviamente, la denuncia alle autorità civili. La vicenda inizia a metà del 2003, giusto qualche mese dopo l’approvazione da parte della Conferenza episcopale cilena delle nuove e in teoria severe linee guida che le gerarchie del paese avrebbero dovuto seguire in caso di abuso sessuale da parte dei sacerdoti. È giugno: il gesuita Juan Diaz, ex vicario all’educazione di Errazuriz, racconta al giudice di aver consegnato nelle mani dell’allora vescovo la testimonianza scioccante di uno dei ragazzi abusati negli anni ottanta, l’ex chierichetto Josè Murillo, che si era confidato con lui. Una lettera in cui Karadima appariva non come un santo, ma come un depravato.

“Mi sembrò che il cardinale prendesse seriamente la lettera,” spiegherà il gesuita davanti alla corte sette anni più tardi. Il cardinale rispose all’ex chierichetto un mese dopo attraverso una email, in cui spiegava di “pregare per lui”, ma di non poter aprire un’investigazione preliminare: “Sfortunatamente, considero al momento queste accuse non credibili”. Una scelta discutibile: come hanno sottolineato anche esperti canonisti come il professore della Pontificia università gregoriana, padre Marcelo Gidi, Erruzuriz avrebbe dovuto aprire subito un fascicolo. “Quella che deve essere giudicata come ‘credibile’ in questi casi è la buona fede dell’accusatore,” ha commentato il reverendo al “New York Times”, in un articolo che raccoglieva anche l’intervista di un altro testimone che spiegava come già nel 1984 un gruppo di parrocchiani avesse inviato una segnalazione sulle “condotte improprie” di padre Karadima al responsabile della curia cilena del tempo, il futuro cardinale Juan Francisco Fresno Larran.

Dopo mesi di silenzio, l’abusato Murillo tornò dal suo amico don Diaz, chiedendo che cosa avrebbe fatto il vescovo. “Tornai da Errazuriz per riparlargli della questione. Mi disse che la stava ancora valutando. Dissi a Murillo che non potevo fare di più, e che tutto era nelle mani del vescovo.” Che, però, non si mosse per mesi. La prima istruttoria cominciò solo un anno dopo: Karadima aveva infatti abusato per quindici anni anche di James Hamilton, oggi un noto gastroenterologo di Santiago, che fu molestato per la prima volta a diciassette anni, quando il parroco approfittò di un momento di fragilità psicologica del ragazzino dovuta alla morte del padre.

Hamilton descrisse a sua moglie Veronica Miranda i soprusi subiti dal prete solo quando capì che il suo matrimonio stava andando in pezzi per le violenze mai superate: l’influenza di Karadima sulla vittima (Hamilton descrive incontri in cui il prete si masturbava tentando di baciarlo) durò per oltre un quindicennio. Fu Veronica a denunciare alla Chiesa il “santo vivente”, “in modo da evitare che potesse fare del male ad altri ragazzini”.

Anche stavolta Errazuriz fu informato, anche stavolta non rispose alla vittima, né volle incontrarla. Le due testimonianze furono però raccolte dal promotore di giustizia della diocesi Eliseo Escudero, che alla fine del 2005 le considerò “credibili e coerenti” inoltrando una relazione al suo capo, atto che di fatto diede il via al vero e proprio procedimento amministrativo interno. All’inizio del 2006 Errazuriz – dopo aver parlato della faccenda con Andras Arteaga Manieu, uno dei più stretti seguaci di Karadima e capo dell’Unione sacerdotale, che dubitò dell’affidabilità delle storie raccontate dalle presunte vittime – bloccò immediatamente le indagini appena partite. Il cardinale ripetè più volte che riteneva le accuse deboli.

Dunque, orribili menzogne. E tuttavia, nell’agosto del 2006, dopo aver “sospeso” l’inchiesta a carico di Karadima, decide comunque di allontanarlo dalla diocesi. Prima tentando di convincerlo a voce, poi – dopo le rimostranze del popolarissimo prete – con una lettera firmata, che l’Espresso pubblica in originale.

“Caro Fernando, la celebrazione per i suoi cinquant’anni di sacerdozio sarà un grande anniversario, nessuno potrà dire che non sia stato celebrato come si conviene... Rispetto alla nostra conversazione mi par di capire che la cosa che la affligge di più,” scrive il cardinale, “è quella di smettere di essere parroco del Sacro Cuore. Su questo mi permetta, caro padre Fernando, che le dica una parola da fratello, amico, padre e pastore: accetti le decisioni del vescovo, faccia un salto nella fede. Se lei vuole essere santo, così hanno fatto i santi. Lei mi manifestò la preoccupazione che il cambio possa essere visto come un castigo. Non lo è, e tutti lo capiranno: se lo fosse non continuerebbe a lavorare nello stesso luogo, né vicino ai suoi più stretti collaboratori.”

Il cardinale propone al pedofilo di annunciare ai fedeli di aver rinunciato lui stesso all’incarico, avendo ormai settantacinque anni e ventidue di onorato servizio all’interno della parrocchia, in modo da mettere a tacere qualsiasi malalingua. Se in molti considerano la lettera e il suo contenuto la prova che Errazuriz si è mosso per spegnere l’incendio prima che le fiamme divampassero, mettendo in cantina il prelato e proteggendo il buon nome suo e della gerarchia, nel settembre 2015 il cardinale cileno ha rifiutato questa lettura “forzata”, ripetendo che parlare di insabbiamento è un errore madornale.

Una posizione ufficiale condivisa dal Vaticano, che ha sempre difeso l’operato del cardinale vicino a Bergoglio senza alcuna esitazione: “Nel caso Karadima l’azione della Santa Sede è stata nel senso della verità, visto che mentre la giustizia civile ha proposto l’archiviazione, è stata proprio la Congregazione per la dottrina della fede a pronunciare un giudizio di condanna”, ha detto padre Federico Lombardi, ex portavoce della Sala Stampa, dimenticandosi di evidenziare che il procuratore cileno non soltanto era stato costretto a chiudere le indagini solo per avvenuta prescrizione, ma che ha accolto l’intera ricostruzione delle vittime. Insabbiamenti compresi. Di fatto, dopo la rinuncia “volontaria” Karadima non solo rimane nella parrocchia di El Bosque, ma vede incoronato come successore un suo fedelissimo.

Tutto scorre tranquillo per tre anni, quando il prete e la gerarchia di Santiago si accorgono che la valanga che tentano di fermare da anni rischia di rimettersi in moto: Hamilton ha infatti chiesto l’annullamento ufficiale del suo matrimonio religioso, mettendo agli atti che la crisi era provocata dalle violenze di don Fernando il “santo”, che abusando di lui sessualmente e psicologicamente era riuscito ad annullare la sua volontà e il suo discernimento. La decisione di sposarsi, infatti, era stata presa anche per le insistenze di Karadima. A quel punto, denuncia Hamilton, le pressioni per fargli ritirare la causa si fanno opprimenti.

Siamo a fine 2009, Errazuriz decide di riaprire l’inchiesta e nel giugno 2010 manda finalmente le carte a Roma. Leggendo le carte, la mossa appare come un tentativo tardivo per dimostrare che lui e la Chiesa non avevano coperto il pedofilo. Il caso diventa di dominio pubblico ad aprile 2010, quando tre vittime, Hamilton in testa, decidono di rompere gli indugi, superare la vergogna, il pudore e l’imbarazzo e denunciare l’aguzzino alle autorità civili e sui media sudamericani.

La notizia scatena un pandemonio, getta nel fango Karadima e nel panico Errazuriz che, ai fedeli di mezza Santiago che ne chiedevano le immediate dimissioni, invia una lettera aperta in cui chiede “perdono”, precisando contemporaneamente che “al termine di una prima indagine ho lasciato in sospeso la causa perchè in attesa di nuove informazioni, e per approfondire quelle già ottenute, oltre che per avviare nuove consultazioni con esperti di materia giuridica canonica [...] Bisogna però ricordare anche il lavoro fecondo e generoso di padre Karadima, che ha formato generazioni di cattolici, tra i quali i cinque vescovi cileni attuali [...] Il fatto che sia in corso un’inchiesta non significa che la persona sia considerata colpevole”. L’inchiesta penale della procura di Santiago si apr. nel 2010 e si richiuse per prescrizione in un battibaleno, nel 2011, senza nemmeno che i denuncianti fossero citati.

Nonostante questo, la sentenza determinò che gli abusi di Karadima avvennero realmente. L’inchiesta indagò anche su alcune presunte mazzette, con cui esponenti della gerarchia cilena avrebbero tentato di comprare il silenzio di altri sopravvissuti. Fu accertato, per esempio, che a un ragazzo maggiorenne (presunta vittima di un altro sacerdote, don Diego Ossa, vicinissimo a Karadima) la Chiesa girò 10 milioni di pesos (oltre 10 mila euro), mentre altri 20 milioni finirono nel conto in banca di una cuoca della parrocchia.

Denaro che, secondo gli avvocati delle vittime, fu bonificato in modo da comprare il silenzio di scomodi testimoni che avrebbero potuto peggiorare la posizione processuale di padre Fernando. I legali della curia, pur non avendo mai negato l’esistenza dei pagamenti, li hanno sempre giustificati come semplici “atti di beneficenza”. La storia per ora non ha visto un solo responsabile delle violenze pagare per quello che è accaduto dal 1980 al 1995.

Nel 2013 si è aperta una causa civile contro l’arcidiocesi di Santiago, su cui pendono richieste di risarcimento pari a 450 milioni di pesos, e nel 2015 il cardinale è stato riascoltato dai giudici come teste, confermando a verbale la sua tesi difensiva: “A quel tempo padre Karadima godeva di una fama straordinaria, aveva la reputazione di un santo, ammetto che dunque non credetti alla denuncia”, si legge negli atti. “Insabbiamento? Non vi è nella mia coscienza o nella mia memoria aver coperto abusi psicologici, ministeriali o sessuali; né è esistito un tentativo di mettere a tacere o silenziare le accuse. A quelle denunce non fu dato seguito perché non erano corroborate da prove. Vi era il prestigio di Karadima da un lato, e in secondo luogo . stato difficile ipotizzare che gli adulti fossero stati abusati per anni senza che nessuno lo denunciasse.” E come mai allora chiese le sue dimissioni dalla parrocchia nel 2006 con una lettera? “Solo perchè Karadima aveva più di settantacinque anni. Non si trattò di un licenziamento, perché non si può licenziare un pastore senza processo canonico. Nel dicembre 2005 lo pregai di presentare la sua rinuncia. Ma avanzò molte scuse. La lettera del giugno 2006 è una risposta alle obiezioni di padre Karadima.”

Tranne l’Espresso, in Italia nessun giornale si è mai occupato della vicenda. Anche quando Errazuriz è stato nominato da Bergoglio nel consiglio ristretto dei cardinali che devono aiutarlo nel governo della Chiesa universale. “Per me il cardinale Errazuriz invece di partecipare al conclave dovrebbe essere in galera,” chiosò nel marzo 2013 il medico Hamilton. “Non ha fatto niente in favore delle vittime, persino i rapporti che ha consegnato alla Chiesa erano con nomi e avvenimenti censurati. Anzi, ci ha traumatizzati una seconda volta cercando di insabbiare le nostre accuse una volta per tutte.” Anche una terza vittima di don Karadima, Juan Carlos Cruz, ha attaccato il cardinale con parole di fuoco.

“Francesco ha nominato Errazuriz nel C9? Sono molto deluso. I segnali che ci aveva dato il papa animavano la nostra speranza che le cose potessero cambiare, ma ora vediamo che è sempre la stessa cosa. Gesù scelse Giuda, e ora sta succedendo lo stesso,” ha commentato qualche tempo fa. Solo nel settembre del 2015 Cruz ha scoperto che il neo membro del consiglio ristretto delle porpore aveva scambiato alcune email con il collega Ricardo Ezzati, parlando proprio di lui.

Nel documento pubblicato da un sito cileno i due cardinali discettano con grande preoccupazione di future nomine vaticane: quella del gesuita don Felipe Berros come futuro cappellano del palazzo della presidenza cilena (“fa dichiarazioni piene di superbia e contrarie al magistero della Chiesa, usa un tono da profeta parlando di corruzione e di incoerenza della Chiesa”, scrive Ezzati), e quella di una delle vittime di Karadima, ossia proprio Cruz, che qualcuno a Roma ipotizzava come possibile membro della Pontificia commissione per la tutela dei minori. “La nomina di Cruz sarebbe un danno troppo grande per la Chiesa del Cile. Anche perché darebbe credito e avallerebbe un castello [di accuse] che il signor Cruz ha costruito astutamente. Spero che lei possa informare con chiarezza coloro che devono dar seguito a questa nomina,” conclude l’arcivescovo. Errazuriz si dice d’accordo: “Coraggio, il serpente non prevarrà”.

Alla fine le due designazioni non arriveranno mai in porto. Se qualcuno sostiene che papa Francesco non conoscesse con dovizia di particolari la vicenda del cardinale George Pell, all’esplosione di questo scandalo che ha segnato la storia recente della Chiesa cilena Bergoglio non viveva su Marte, ma era il potente arcivescovo di Buenos Aires. E, dunque, conosceva perfettamente le accuse di insabbiamento e il comportamento delle alte gerarchie. Nonostante tutto, ha deciso per. di premiare sia Errazuriz che Ezzati, da lui considerati dunque estranei ai fatti.

Ma non è tutto. Quello che ha fatto infuriare i cattolici cileni è il fatto che nel 2015 Bergoglio ha nominato vescovo di Osorno, città a novecento chilometri a sud di Santiago, un ex seminarista di Karadima, monsignor Juan Barros Madrid, che è stato a fianco del prete pedofilo per oltre venticinque anni, condividendo con lui il periodo buio della parrocchia maledetta del ricco quartiere di El Bosque. Secondo il racconto di alcune vittime Barros, che nel 2006 officiò i funerali dell’ex dittatore cileno e criminale Augusto Pinochet, era a conoscenza delle condotte peccaminose del suo superiore e le avrebbe coperte.

Un sacerdote, durante il processo penale, ha testimoniato di aver ammonito Karadima per le sue azioni proprio in presenza del giovane Barros, all’inizio degli anni ottanta. Il neovescovo ha ovviamente negato ogni addebito, dichiarando di non aver avuto “alcuna conoscenza delle denunce” contro il suo mentore. Né durante il periodo passato al suo fianco, né quando era segretario del cardinale Fresno, il primo prelato a coprire Karadima. È certo però che Cruz giura come almeno in un’occasione Barros abbia addirittura assistito come testimone oculare agli abusi sessuali, ed è certo che per anni, dopo l’inizio dello scandalo, lo stesso abbia organizzato manifestazioni pubbliche per difendere il suo maestro, compresa una messa solenne a lui dedicata.

Alla notizia della designazione i fedeli della città di Osorno, associazioni religiose e parlamentari assortiti hanno chiesto al Vaticano di ripensarci, ritirando l’imbarazzante candidatura. Un gruppo di cinquantun deputati ha persino mandato una lettera al papa invitandolo a tornare sui suoi passi. Anche Alex Vigueras, superiore provinciale della Congregazione dei Sacri Cuori, ha scritto un articolo parlando di “una nomina che lascia perplessi” e chiedendo a Barros “di rinunciare all’incarico, visto che la scelta non risulta in sintonia con la tolleranza zero che la Chiesa sta cercando di promuovere” contro la pedofilia.

Stessa posizione del sacerdote don Peter Kligger della diocesi di Osorno, che ha dichiarato che “Barros porta sulle spalle un carico morale che non gli permette di disporre dell’autorità necessaria al governo pastorale”. Tutto inutile: Barros ha celebrato la sua prima messa da nuovo vescovo il 21 marzo 2015, in un clima da guerriglia fuori e dentro la cattedrale, con duecento manifestanti furibondi che hanno inscenato una protesta sventolando bandiere e palloncini neri e cartelli con scritte contro il monsignore. Il papa, nonostante parte della Pontifica commissione per la tutela dei minori avesse chiesto che “i vescovi nominati devono avere credibilità per quanto riguarda la questione della pedofilia”, è andato dritto per la sua strada.

Di più. Nel maggio del 2015, durante un incontro in piazza San Pietro, a un corista cileno che lo affrontò spiegandogli che la Chiesa cilena stava “soffrendo” a causa della nomina del vescovo di Osorno, Bergoglio ha risposto (probabilmente senza immaginare di essere registrato dall’iPad di un turista argentino che assisteva alla scena) che le proteste erano state “montate” ad arte dagli “zurdos”, cioè i politici “sinistrorsi” che hanno messo per iscritto il loro scontento per la scelta vaticana.

“È una Chiesa che ha perso la libertà perchè si è lasciata riempire la testa dai politici, giudicando un vescovo senza nessuna prova dopo venti anni di servizio,” ha detto duro il papa. “Per cui, che pensino con la testa, non si lascino tirare per il naso da tutti quei sinistrorsi che sono quelli che hanno montato la cosa. Inoltre, l’unica accusa che c’è stata contro questo vescovo è stata screditata dalla corte giudiziaria. Per cui, per favore, eh… non perdano la serenità. Osorno soffre, certo, perchè è stupida. Perchè non apre il suo cuore a quello che Dio dice e si lascia trascinare dalle cretinate che dice tutta quella gente. Io sono il primo a giudicare e punire chi è accusato per cose del genere… Ma in questo caso manca la prova, anzi, al contrario… Glielo dico di cuore. Non si lascino tirare per il naso da questi che cercano solo di fare, confusione, che cercano di calunniare…”

Il video del papa, se ha fatto infuriare le vittime di padre Karadima, i parlamentari (di vari partiti, non solo del partito socialista) che hanno firmato la petizione contro la nomina, e persino alcuni autorevoli componenti della Pontificia commissione per la tutela dei minori (la sopravvissuta irlandese Marie Collins, violentata a tredici anni da un prete in un ospedale cattolico di Dublino, si è detta “scoraggiata e addolorata” per le parole di Francesco), ha catturato anche l’attenzione della Corte suprema del Cile, colpita dalla presunta “assoluzione di Barros” di cui aveva parlato il pontefice.



Nessuno, infatti, sapeva che il vescovo fosse stato giudicato da una ignota “corte giudiziaria”, dalla quale è stato considerato innocente. Così alti magistrati hanno subito avviato una rogatoria internazionale, richiedendo al Vaticano di inviare qualsiasi incartamento sulla posizione del presule, e di esibire le prove: a oggi, dalla Santa Sede non c’è stata alcuna risposta. Semplicemente perché Francesco ha detto una cosa mai accaduta.

http://www.lanuovabq.it/it/pdf/papa-france...a-chiesa-cilena

Papa Francesco e il caos nella gestione degli abusi
nella chiesa cilena
BORGO PIO 17-01-2018
Papa Francesco durante il suo viaggio apostolico in Cile non perde occasione per
manifestare «dolore e vergogna» per lo scandalo degli abusi su minori da parte del
clero. Nel primo giorno, davanti alle autorità del Paese, Francesco ha chiesto perdono
assicurando il massimo impegno della Chiesa perché tutto ciò non si ripeta.
Poi ha incontrato in forma privata alcune vittime, sempre martedì 16 gennaio, dopo il
pranzo, nella sede della nunziatura apostolica di Santiago del Cile. Il direttore della Sala
stampa Greg Burke ha dichiarato che le vittimi presenti «hanno potuto raccontare a
Francesco le loro sofferenze e lui le ha ascoltate, ha pregato e ha pianto con loro».
Ebbene, con una puntualità sorprendente, proprio mentre il Papa è in Cile e affronta il
tema degli abusi, arriva la pubblicazione di una lettera, firmata Francesco, da parte
della Associeted press. Questa lettera, come rilevato dal vaticanista Sandro Magister,
offre qualche perplessità rispetto al modo in cui il Papa avrebbe affrontato la questione.
La piaga degli abusi ha attraversato la chiesa cilena soprattutto per il caso di padre
Fernando Karadima, che nel 2011 è stato riconosciuto colpevole di abusi su minori
dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Oggi ottantasettenne, Karadima è stato
per molto tempo parroco a Santiago, educatore di molti sacerdoti, alcuni dei quali
divenuti vescovi. Proprio tre vescovi, considerati “figli spirituali” di padre Karadima
erano sotto osservazione dalla Santa sede, a causa di denunce nei loro confronti: i tre
avrebbero assistito e coperto le malefatte di Karadima.
La lettera pubblicata dalla Associeted press riguarda proprio la gestione della vicenda di
questi tre vescovi e risale al 31 gennaio 2015. In questa lettera il Papa, per una
questione non chiara e comunque non sufficiente per comprendere la scelta, sembra
annullare lo stato di rinuncia che aveva prima richiesto al vescovo Juan Barros, tant’è
che lo stesso Francesco lo promuoverà poi vescovo di Osorno sollevando un mare di
proteste.
Sbuca poi anche un video che risale al maggio 2015, pubblicato on line nell’ottobre di
quello stesso anno, in cui il Papa, a margine di un’udienza in piazza San Pietro, si
trattiene con un ex portavoce della conferenza episcopale cilena, Jaime Coiro. Questa la
traduzione delle parole di Francesco in quel video, a proposito della situazione della
Chiesa cilena:
«È una Chiesa che ha perso la libertà perché si è lasciata riempire la testa dai politici,
giudicando un vescovo senza nessuna prova dopo venti anni di servizio. Per cui, che
pensino con la testa, non si lascino tirare per il naso da tutti quei sinistrorsi che sono
quelli che hanno montato la cosa.
Inoltre, l'unica accusa che c'è stata contro questo vescovo è stata screditata dalla corte
giudiziaria. Per cui, per favore, eh? non perdano la serenità. [La diocesi di] Osorno
soffre, certo, perché intontita, perché non apre il suo cuore a quello che Dio dice e si
lascia trascinare dalle stupidaggini che dice tutta quella gente. Io sono il primo a
giudicare e punire chi è accusato per cose del genere… Ma in questo caso manca la
prova, anzi, al contrario… Glielo dico di cuore. Non si lascino tirare per il naso da questi
che cercano solo di fare 'lío', chiasso, che cercano di calunniare…».
 
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view post Posted on 18/1/2018, 15:25

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https://www.laregione.ch/estero/estero/123...ittime-di-abusi

18.01.2018 - 13:20
Papa in Cile: segreta l'identità delle vittime di abusi
La Conferenza episcopale garantirà l'anonimato dei partecipanti alla riunione con il Pontefice
@LaRegione
La Conferenza episcopale cilena ha informato che non sarà rivelata l’identità delle vittime di abusi sessuali da parte del clero che hanno incontrato Papa Francesco nella nunziatura di Santiago, martedì scorso. "E’ stato un perdono negli occhi, vere lacrime condivise", ha detto il portavoce dei vescovi cileni, Jaime Coiro, sottolineando che la Chiesa intende garantire l’anonimato dei partecipanti nella riunione. Le tre vittime di padre Fernando Karadima che hanno denunciato gli abusi del sacerdote cileno -Juan Carlos Cruz, James Hamilton e José Andrés Murillo- hanno reso noto ieri che non sono state invitate all’incontro con il papa, malgrado lo avessero richiesto. Lo stesso ha fatto Jaime Concha, che ha denunciato gli abusi che ha subito in un istituto marista di Santiago. "Quelli che, come me, si sono esposti pubblicamente, apparendo nei media o presentando denunce giudiziarie, non sono stati invitati", ha detto Concha, aggiungendo che "questo non può che preoccuparci". "Anche questa riunione è diventata qualcosa della quale non bisogna parlare, un nuovo segreto. Le vittime che vi hanno assistito sono stata vittimizzate una seconda volta", ha commentato Concha.
 
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33 replies since 21/6/2010, 16:20   894 views
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