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Buco da 20 mln e interessi al 13,5%. Prescrizione per i capi francescani Lati, Beretta e Moriggi, "I vertici sapevano degli ammanchi" dei fondi del fraticello povero di Assisi. Il suicidio di un investitore finanziario. Lo spretamento di Fra Moriggi

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pincopallino2
view post Posted on 1/9/2019, 10:10 by: pincopallino2

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BUSTO ARSIZIO 31-08-2019
LA STORIA

Frate Renato e i 23 milioni spariti
Salvato dalla prescrizione il religioso, bustocco onorario nel 2011, confinato in convento a Trieste
Frate Renato Beretta
Frate Renato Beretta
«Padre, proprio non si sente di dire qualcosa ai tanti che la conoscono a Busto Arsizio e che sono rimasti colpiti dalla vicenda che la riguarda?».

La risposta è lapidaria.

«Mi spiace, ma cercate di capirmi, non posso parlare, non ho mai fatto dichiarazioni, non intendo farne adesso».

Anche perché «ormai il mio problema è, diciamo così, alle spalle. Per un lato c’è stata la prescrizione, per l’altro l’archiviazione».

DAL CONFINO TRIESTINO

La voce è quella di padre Renato Beretta. Ha risposto, per pura casualità, al centralino del convento di Trieste, in cui è da tempo confinato.

Non fosse stato così, è probabile che si sarebbe fatto negare. Perché quello che il religioso chiama «problema», è una spy story misteriosa, sconvolgente, tragica e disorientante che lo ha coinvolto in qualità di (oggi ex) economo della Provincia Lombarda San Carlo Borromeo assieme a due confratelli francescani.

Una storia di cui i giornali parlarono parecchio quando esplose, perché di mezzo ci sono un buco enorme nelle casse dell’Ordine dei Poverelli di Francesco, la morte per suicidio del faccendiere che ricevette dai religiosi 23 milioni di euro su un conto svizzero, la sparizione dei soldi schermati offshore in una società panamense, quindi un controverso processo che si è concluso lo scorso maggio.

PRESCRIZIONE SALVIFICA

In questo senso ha ragione padre Renato: lui e gli altri due frati sono stati liberati dalle insidie della giustizia. Troppo lontani gli anni in cui avvennero i fallimentari versamenti, tanto da portare alla prescrizione. E poi c’è stato il tragico gesto di Leonida Rossi, il mediatore «non abilitato a svolgere l’attività» che si impiccò nel 2015 (con una modalità giudicata strana dagli inquirenti) nella casa di Lurago d’Erba, messa sotto sequestro dai finanzieri che da mesi stavano ricostruendo la storia, dopo un esposto degli stessi ordini francescani.

Fatto sta che il mediatore ha portato con sé tutti i segreti e i pm titolari dell’inchiesta chiesero l’archiviazione.

Fu il giudice per le indagini preliminari a volerci veder chiaro e imporre l’imputazione coatta dei tre confratelli, allarmato da intercettazioni in cui uno di loro confidava a un frate laico di aver nascosto sotto il frigorifero documenti scottanti nel corso della perquisizione. Ma i tempi della giustizia si sono dilatati tanto da impedire un verdetto “vero”.

POVERELLI CON L’OFFSHORE

Padre Renato, dunque, è uno dei protagonisti di questa strana e pericolosa storia, in cui uomini votati alla povertà non disdegnano di lanciarsi in pericolose operazioni speculative, in cui sono rimasti stritolati, al punto da bruciare un capitale enorme, frutto di lasciti e donazioni, finito a Panama invece che in opere di bene.

Beretta a Busto Arsizio se lo ricordano in tanti. È stato per anni al convento di piazzale Mora, ha cresciuto generazioni di ragazzi, è stato confessore e confidente di centinaia di fedeli, con molti è rimasto legato, anche quando la missione lo ha portato a Brescia e Milano. Fra’ Renato è anche direttore di coro e d’orchestra sopraffino. C’è chi lo ricorderà, nel 2009, alla guida del concerto più prestigioso per la città, quello di Natale, in cui diresse l’orchestra sinfonica Carlo Coccia. Ma con altre formazioni è tornato a ripetizione nel territorio, raccogliendo pienoni e applausi.

BUSTOCCO PERCHÉ DECUPLICA TALENTI

La città gli ha perfino consegnato una benemerenza, quella di Bustocco ad honorem. Un premio, abbinato alla patronale di San Giovanni, in cui la Famiglia Bustocca selezione un profilo eccellente che aveva dato lustro alla Manchester d’Italia pur non essendo nativo del posto. Era il 24 giugno 2011: il frate fu insignito di questo titolo con una motivazione che, riletta otto anni dopo, suona beffarda: «Ha decuplicato i talenti al servizio della comunità».

Chissà chi poteva immaginare che lui, oltre a indossare il saio e dir messa, si lanciasse in investimenti spericolati in giro per il mondo, in cui “talenti” del suo Ordine non si decuplicavano ma si spostavano in paradisi fiscali con l’illusoria rassicurazione di fruttare fino al 12% annuo.

SEGRETI NELLA TOMBA

Investimenti imponenti che si sono volatilizzati, finché il nuovo economo non si è accorto dello spaventoso ammanco e ha coinvolto le Fiamme Gialle.

Dopo quella vicenda di padre Renato si sono perse le tracce. In attesa della ricostruzione giudiziaria è stato mandato lontano. Lui si è adeguato alla regola dell’obbedienza. La verità, però, non è mai venuta a galla, né mai lo farà, dopo quello strano suicidio in cui Rossi ha portato con sé tutti i segreti.

Tra i frati e il mediatore c’era un accordo: ogni anno le comunicazioni sulla gestione del patrimonio venivano distrutte. Può essere che i francescani, al netto della scelta di dimenticare il voto di povertà per sfidare la finanza internazionale, siano stati loro stessi vittime di una truffa. Ma la storia processuale si è interrotta all’inizio di quest’estate e i misteri restano irrisolti.

Un capitolo che anche padre Renato oggi vorrebbe chiudere.

«È passato tanto tempo, non capisco che senso abbia rivangare», dice al telefono.

«Facciamo che non ci siamo mai sentiti».

Marco Linari
 
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11 replies since 19/12/2014, 09:05   1776 views
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