http://www.giornalettismo.com/archives/283...-carico-nostro/I preti baby pensionati a carico nostro
30/04/2012 - Sacerdoti e soldati. I cappellani militari in Italia. Fra pensioni in anticipo, stipendi da ufficiali e seminari specializzati. Tutto a carico dello Stato.
di Dario Ferri
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www.Wind.it/Business“Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni”, scriveva Don Lorenzo Milani, nel 1965: “Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso; io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri”. La sua lettera, e la sua invettiva, era rivolta al consiglio dei Cappellani Militari in congedo della Toscana, che aveva scritto in quei lontani anni ’60 parole di fuoco contro l’obiezione di coscienza. Molta acqua è passata sotto i ponti, ma i cappellani militari non sono certo cambiati, e anzi, sono aumentati. Una figura ibrida per definizione, ufficiale e sacerdote, prete e militare. Dietro una definizione generica, storie di uomini di Dio spesso al fronte.
PRETE E SOLDATO - Eppure, una storia non certo mancante di controversie. Perché, per dirne una, un sacerdote che riesca ad essere inquadrato nei ranghi militari diventa automaticamente assegnato al grado di tenente. Senza concorso pubblico, per esempio, ma con il grado, le mostrine, le divise, gli onori economici di un tenente di piena carriera. Senza averne gli oneri perché, come vedremo, è raro trovare un cappellano militare che imbracci un arma da guerra e dia ordini; e in ogni caso, il suo compito non è esattamente quello. Anche se di eccezioni alla regola ce ne sono. Ma ci sono anche i nomi eccellenti, come quello di Angelo Bagnasco, presidente della Cei, con un passato di assistente militare: che però non ha problemi, per così dire, a portarsi gioiosamente sul groppone, vista la pensione di extralusso che questo status comporta. Ne parlava la settimana scorsa l’Espresso. “Pensioni e stipendi di tutti i sacerdoti e, soprattutto dei vescovi che comandano, toccano la cifra di ben 15 milioni di euro all’anno. E abbondano i casi di babypensionamenti”, scriveva il settimanale del gruppo editoriale che mette in edicola La Repubblica.
BABY PENSIONE - “Tra questi babypensionati spunta il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Angelo Bagnasco, che dal 2003 al 2006 è stato anche arcivescovo ordinario militare, cioè reggente della diocesi, per legge equiparato ad un generale di corpo d’armata. Un ruolo del genere si aggira sui 190mila euro lordi di stipendio all’anno, quello che riceve l’ordinario attuale, monsignor Vincenzo Pelvi. Come pensione, si parla di oltre 4mila euro lordi al mese, ma Bagnasco prende di meno perché non è arrivato ai venti anni di servizio. Detto questo, raggiungendo nel 2006 i sessantatre anni d’età ha avuto diritto al vitalizio sostanzioso con soli tre anni di contributi, e come lui tre generali predecessori: i monsignori Gaetano Bonicelli (sette anni di contributi), Giovanni Marra (otto anni) e Giuseppe Mani (otto anni)”. Non male, per un sacerdote – militare.
VITA DA CAPPELLANO - Ma cosa fa un cappellano militare? Quale è, esattamente, il suo compito? Le parole del codice dell’Ordinamento Militare sono scarne, e poche: l’impiego di un cappellano militare consiste “nell’esercizio del ministero sacerdotale in qualita’ di cappellano militare”. Bella forza. Dobbiamo rivolgerci ai forum dei militari per avere un racconto in prima persona, per capire dalle voci dei soldati quale è il ruolo di un cappellano militare: “I cappellani militari hanno un ruolo fondamentale nelle FF.AA”, si legge: “Essi collaborano con i comandi nella gestione del personale fornendo un adeguato supporto morale al personale, sopratutto quando in [ci si trova in ]situazioni critiche. Essi sono sempre stati in prima linea in missione (un gruppo navale in missione per lungo tempo ha sempre un cappellano militare al seguito) che ascolta il personale e riporta al comando le situazioni critiche (ho avuto casi di sottufficiali in “sofferenza” che hanno risolto la loro situazione grazie all’interessamento dei cappellani)”. C’è la storia coraggiosa di Don Sergio, del cappellano della San Marco, i marò insomma, che “seguiva sempre le truppe a bordo delle navi da sbarco e sbarcava con loro o con l’AAV7 o con l’elicottero avendo, anche lui, conseguito il brevetto ANF”. Prete e soldato.
SIAMO UOMINI O CAPORALI? - Quel che è certo, da codice, è il grado: il grado che gli appartenenti a questa complessa struttura, questa diocesi incardinata nell’esercito ma interamente a carico della Pubblica Amministrazione – Ministero o sue articolazioni provinciali – ottengono senza dover passare tutta la trafila dei propri confratelli laici. I colorati schemi di Wikipedia, completi di mostrine corrispondenti, ci mostrano l’incardinamento a ruolo dei cappellani militari per Esercito, Marina Militare, Aviazione, Carabinieri e Guardia di Finanza.
Dunque il vescovo della Diocesi Militare, attualmente monsignor Vincenzo Pelvi, è equiparato per titolo, stipendio e pensione ad un generale di corpo d’Armata – che ora si chiama tenente generale; giù giù fino al semplice cappellano che come dicevamo vale comunque quanto il primo degli ufficiali. Differente il caso delle suore che, essendo donne, non possono che essere marescialli, mica possono essere equiparate ai loro colleghi maschi. Logico, oppure no.
SOLDI DI TUTTI - Come potrebbe mancare di logicità l’esistenza stessa di un corpo di “sostegno spirituale” del soldato italiano non cattolico: probabilmente un effettivo di salda fede sarà spesso rincuorato dalla possibilità di partecipare all’eucarestia domenicale anche sotto le armi, né è da sottovalutare, senza retorica, la forza del supporto morale di un sacerdote in zone di guerra; ma i suoi commilitoni non credenti potrebbero chiedersi perché i soldi delle loro ritenute fiscali debbano finanziare gli stipendi e le pensioni di questo nutrito gruppo di sacerdoti in divisa (“Il servizio dell’assistenza spirituale alle Forze armate dello Stato, istituito per integrare, secondo i principi della religione cattolica, la formazione spirituale delle Forze Armate stesse, è disimpegnato da sacerdoti cattolici in qualità di cappellani militari”, dice la legge istitutiva dell’Ordinariato). Ma a quanto ammonta l’esborso per lo Stato a causa di questi effettivi?
I preti baby pensionati a carico nostro
I preti baby pensionati a carico nostro
30/04/2012 - Sacerdoti e soldati. I cappellani militari in Italia. Fra pensioni in anticipo, stipendi da ufficiali e seminari specializzati. Tutto a carico dello Stato.
di Dario Ferri
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www.prestiter.it/inpdapDATI MANCANTI - Questo è il bello, in parte non si sa e si hanno solo stime: perché se è vero che il trattamento economico e pensionistico del personale religioso militare è assolutamente equiparato a quello civile, ottenere una quantificazione numerica è estremamente difficile. In una risposta ad un’interrogazione parlamentare in tema, richiesta da Maurizio Turco, radicale e cofondatore del Partito per la Difesa dei Militari, pubblicata anch’essa dall’Espresso, il neoministro alla difesa Giancarlo de Paola ha ammesso che l’intera gestione del conto è devoluta all’Ordinariato, ovvero alla diocesi, e che dunque l’Inpdap, sostanzialmente, paga in bianco. “Per quanto concerne il costo previdenziale complessivo”, dice il ministro, “non potendo acquisire dati attendibili da parte del predetto ente erogatore, a mero titolo collaborativo, il citato organo tecnico amministrativo ha eseguito una stima approssimativa, tenuto conto che la misura del trattamento pensionistico è strettamente correlata al trattamento economico percepito all’atto della cessazione. (…) Tuttavia, in relazione alla stima effettuata, l’importo annuo lordo del trattamento pensionistico ordinario e/o privilegiato del personale in parola dovrebbe ammontare a circa 43.000 euro lordi procapite”. Il che moltiplicato per i “4 ordinari militari” (fra cui Bagnasco) “n. 4 vicari generali, n. 8 ispettori e circa n. 140 cappellani militari” cessati dal servizio negli ultimi vent’anni, e sommato agli stipendi, va a totalizzare secondo Turco “più di 15 milioni di euro all’anno” che, commenta l’esponente radicale, potrebbero ben essere addossati alla chiesa cattolica che li potrebbe pagare con l’otto per mille.
IL SEMINARIO - Della natura ibrida di questi commilitoni si sono accorti anche gli stessi militari che ne discutono animatamente nei loro forum. Forse non tutti sanno che alla Cecchignola, quartiere militare romano, c’è addirittura il seminario dell’Ordinariato, che attualmente accoglie 10 seminaristi provenienti da tutt’Italia che studieranno discipline teologiche – non militari, a meno che nella “Pontificia Università Teologica della Santa Croce ” o alla “Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura Seraphicum” ci siano corsi di armamenti – effettueranno servizio domenicale presso i militari e le loro famiglie e poi saranno avviati alla carriera militare. Esistono dunque due tipi di cappellano, “quelli che sono parte integrante dell’ordinariato, essendo incardinati in esso; e quelli che prestano servizio nell’ordinariato, restando però legati alle proprie diocesi di provenienza o agli istituti religiosi di cui fanno parte”. Secondo i commenti leggibili nei forum dei militari, la prevalenza dei cappellani “ sono entrati nell esercito dopo che erano gia’ preti,in pratica dopo aver fatto il seminario”, il che renderebbe i dieci della Cecchignola, in pratica, una forza sceltissima pronta ad occupare un posto di tutto rispetto per qualifiche e trattamento economico.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ba...enerale/2179679Bagnasco, pensione da generale
di Riccardo Bianchi
I cappellani militari costano allo stato oltre 15 milioni di euro l'anno. E tra loro abbondano i vescovi babypensionati con emolumenti d'oro. Tra cui anche l'attuale presidente della Conferenza episcopale italiana
(27 aprile 2012)
All'interno della cittadella militare della Cecchignola c'è un seminario. Vi nascono i futuri cappellani militari, preti che per l'esercito italiano sono anche ufficiali. Il seminario è cattolico, ma a pagare la formazione degli attuali otto seminaristi ci pensa lo stato italiano. Perché la «Scuola allievi cappellani militari» fa parte dell'ordinariato militare, una speciale diocesi che però è anche una struttura delle forze armate e i cui soli uffici centrali romani pesano per 2 milioni di euro sul bilancio del ministero della Difesa. Sembrano tanti, ma pensioni e stipendi di tutti i sacerdoti e, soprattutto dei vescovi che comandano, toccano la cifra di ben 15 milioni di euro all'anno. E abbondano i casi di babypensionamenti.
Tra questi babypensionati spunta il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Angelo Bagnasco, che dal 2003 al 2006 è stato anche arcivescovo ordinario militare, cioè reggente della diocesi, per legge equiparato ad un generale di corpo d'armata. Un ruolo del genere si aggira sui 190mila euro lordi di stipendio all'anno, quello che riceve l'ordinario attuale, monsignor Vincenzo Pelvi. Come pensione, si parla di oltre 4mila euro lordi al mese, ma Bagnasco prende di meno perché non è arrivato ai venti anni di servizio. Detto questo, raggiungendo nel 2006 i sessantatre anni d'età ha avuto diritto al vitalizio sostanzioso con soli tre anni di contributi, e come lui tre generali predecessori: i monsignori Gaetano Bonicelli (sette anni di contributi), Giovanni Marra (otto anni) e Giuseppe Mani (otto anni).
Il problema delle pensioni dei cappellani è un vero dilemma: interrogato da Maurizio Turco dei Radicali, il ministro della difesa Di Paola ha risposta che l'Inpdap non sa dire a quanto ammontino, ma ha stimato che la media degli assegni per i 160 religiosi, di cui 16 alti graduati, si aggiri sui 43 mila euro lordi annui. Sommandoli agli 8,6 milioni di euro che costano i 184 cappellani in attività, vescovi compresi, si arriva a 15 milioni. Un bel costo per «l'assistenza spirituale delle forze armate».
«Il governo parla di tagliare 30-40 mila posti tra militari e civili al ministero della Difesa, ma i cappellani dovevano scendere a 116 e invece superano ancora i 180». spiega Luca Comellini del partito per la tutela dei diritti dei militari, che con Turco ha sollevato il caso delle spese. C'è un sacerdote alla Croce Rossa e ce ne sono al fronte: «Per altro quando dicono messa la domenica ricevono l'indennità di lavoro festivo e se vanno in guerra quella di missione».
L'unico che nella storia ha sciolto i cappellani è stato Mussolini il giorno dopo la marcia su Roma dell'ottobre 1922. Temeva fossero infiltrati del Vaticano, ma negli anni '30 iniziò a riaprire le truppe alla presenza dei preti. Poi nessuno ci ha rimesso mano. Anzi, nel 1997 il governo di centrosinistra di Romano Prodi ha alzato i gradi e con loro lo stipendio dei religiosi: il vicario generale, secondo della gerarchia dell'ordinariato, passò da generale di brigata a generale di divisione, gli ispettori da tenenti colonnello a generali di brigata. Furono creati altri ruoli di rango elevato, così che se prima i sacerdoti erano tenenti, capitani o maggiori, adesso possono essere anche colonnelli e tenenti colonnello.
Un discorso a parte, anzi un articolo a parte, meriterebbe tutta la discussione interna alla Chiesa sul valore dei cappellani. Nel '65 un gruppo di loro scrisse di ritenere «un insulto alla Patria e ai suoi Caduti la cosiddetta «obiezione di coscienza», che, «estranea al comandamento cristiano dell'amore, è espressione di viltà». Ci pensò Don Lorenzo Milano a rispondere che «E' troppo facile dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per sé non accettò nemmeno la legittima difesa». Da anni, dai tempi di monsignor Tonino Bello, Pax Christi chiede di smilitarizzarli e di passare la cura delle anime dei soldati alle parrocchie in cui ha sede la caserma. Insomma, all'interno delle curie è un tema che fa discutere. Ma un altro si presenterà allo stato laico: stanno arrivando soldati di fede diversa, ma l'ordinariato è un ufficio puramente cattolico. Come farà a garantire l' «assistenza spirituale delle forze armate» che non credono in Cristo o almeno non nel papa? Sarà un altro bel dilemma.