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Con l'8 x 1000 avete fatto tanto. "Io gigolò per preti pagato coi soldi dei fedeli", "Preferiscono il lunedì; Quel frate francescano che mi propose sesso con ragazzi"

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GalileoGalilei
view post Posted on 21/3/2017, 15:15 by: GalileoGalilei
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"Preferiscono il lunedì; Quel frate francescano che mi propose sesso con ragazzi"

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Francesco Mangiacapra

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/...635d33863.shtml


«Sesso pagato con i soldi dei fedeli»
Le rivelazioni di un escort per preti

Nel libro di Francesco Mangiacapra i racconti degli incontri con sacerdoti gay a Napoli
di Roberto Russo
Francesco Mangiacapra

«Il giorno preferito dai preti per gli incontri è di solito il lunedì. Sinceramente non ho mai ben capito il vero motivo, forse perché è un giorno meno impegnativo essendo immediatamente successivo alla domenica, oppure perché è il più distante dal giorno del Signore e hanno più tempo per smaltire i peccati...». Il lunedì dei preti apre il capitolo più lungo e scabroso de «Il numero uno-confessioni di un marchettaro» (224 pagine, Iacobelli editore, 14 euro) «opera prima» di Francesco Mangiacapra, l’escort che si autodefinisce «il prostituto più pagato di Napoli e dintorni». Lui nell’ultima di copertina si descrive così: «Nasce a Napoli negli anni Ottanta. Frequenta le scuole cattoliche dei padri Scolopi (gli stessi di Moana Pozzi!), si diploma al liceo classico e si laurea in giurisprudenza all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Per qualche anno esercita il praticantato da avvocato. Successivamente, pur avendo superato l’esame di Stato presso la Corte d’Appello di Napoli, decide di non iscriversi all’albo. Animo anticonformista, fiuto per gli affari, spirito indipendente e amante dei viaggi, vive nella sua casa al centro della metropoli partenopea. Fino a ora non aveva mai scritto nulla, perché si è dato da fare in altro».
Stasera alle 18 la presentazione del volume alla Feltrinelli di piazza dei Martiri, con interventi di Pino Strabioli, Mauro Gelardi e Claudio Finelli. Presente ovviamente l’autore. Un’operazione sicuramente commerciale che Mangiacapra e il suo team hanno abilmente costruito sull’onda emotiva degli scandali che hanno scosso la chiesa napoletana negli ultimi due mesi. E che ancora tengono banco per i possibili sviluppi giudiziari. E dunque il capitolo sui preti gay, i quali otterrebbero a pagamento i servigi del non più giovanissimo Francesco, resta il pezzo forte del libro. Tuttavia rimarrebbe deluso chi si aspettasse rivelazioni clamorose, in grado di provocare nuovi crolli nella dimora già lesionata del clero partenopeo. Semplicemente perché — come ogni gigolò che si rispetti — il Numero uno non fa nomi e cognomi dei sui clienti in tonaca. Come di nessun altro. Il consiglio è leggere il libro dalla prima all’ultima pagina, senza indulgere né in moralismi per la crudezza di alcune descrizioni, né in domande (pur legittime) sull’origine psichica dell’idolatria fallica che, dalla prospettiva dell’autore, sembra dominare l’intera esistenza dei suoi occasionali clienti. A quel punto si potrà anche apprezzare il taglio da trattatello socio-antropologico con cui è stato scritto.
È lo spaccato di un’umanità tutto sommato anaffettiva ai limiti della tristezza, ossessionata da riti e bizzarrie sessuali che possono suscitare pena o ilarità: l’uomo che pretende di mangiare i crackers sbriciolati sui piedi del gigolò, o quello che si presenta indossando un pannolino. Il Numero uno gioca con loro come il gatto con il topo. Tutto sommato gli piace vincere facile ché, ammette egli stesso, «A Napoli sono forse l’unico escort con la laurea e dunque non ho concorrenti». Messa a frutto la propria omosessualità con capacità manageriale che sarebbe degna di miglior causa, Mangiacapra ci fa affacciare dal buco della serratura nel mondo oscuro di napoletani e napoletane dalla doppia vita. Un campionario non certo originale in cui non mancano mogli altoborghesi che accompagnano il marito dal «puttano», inevitabili serate a base di cocaina nella dimora di qualche architetto gay di successo, professionisti che si fanno frustare a sangue, mitomani che si presentano come agenti dei servizi segreti, clienti furbastri che al momento di pagare fingono di aver dimenticato i contanti. Ma in questi casi il nostro non ha pietà e li blocca tenendoli per un braccio e pretendendo il dovuto.
Resta centrale il suo contrastato rapporto con i sacerdoti giudicati «molto boriosi» e dei quali condanna l’ipocrisia. È il caso di don G. che lo abborda semplicemente per superare la delusione di un suo ex fidanzato romeno: «L’ho fatto venire da Bucarest, gli ho trovato un lavoro, guadagnava bene e quello che combina? Si fa arrestare mentre rapinava prostitute sulla Domiziana!». Scrive il Numero uno: «Don G. è stato un grande promotore del mio lavoro perché ha dato il mio numero ad altri preti. Si riuniscono in comitive, molti di loro sono fidanzati da anni, si aiutano, è una vera e propria lobby gay. Si confrontano e spesso litigano tra loro per invidia. Esiste una chat, si chiama Venerabilis (quella poi finita nell’inchiesta sul sacerdote di Monte di Dio, ndr) dove i preti fanno incontri anche last minute nei pagni pubblici».
E che dire del cliente laico appartenente all’Opus Dei? «Se ne lamentava ma, nonostante tutto, ammirava e difendeva quel mondo».
In due occasioni però l’escort Mangiacapra ha provato a sua volta scandalo. La prima con «don euro», «un sacerdote del nord che ho denunciato perché veniva qui a spendere tutte le offerte dei fedeli e ingannava giovani disoccupati napoletani, promettendo lavoro in cambio di sesso. Del suo caso se ne occuparono Le Iene qualche anno fa, poi è stato arrestato proprio in seguito alle mie denunce. Sono contento che una sua fedele mi abbia scritto: “Sono una cattolica praticante. Grazie a te ho evitato di far battezzare la mia bambina da quel lurido porco”». L’altro confine che Mangiacapra giura di non aver mai valicato è diventare complice di un religioso pedofilo. Un frate francescano gli avrebbe proposto di contattare ragazzi minorenni: «Minacciai di denunciarlo, mi cancellò dai contatti Facebook e finì in ospedale con la tachicardia». Tutto sommato anche l’amoralità di un escort può trovare prima o poi un limite. Tutto sommato la sete di giustizia può albergare anche nel cuore di «un marchettaro». Sia pure di successo.
21 marzo 2017 | 07:40
 
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