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Oremus et pro perfidis Judaeis ut Deus et Dominus noster auferat velamen de cordibus eorum; ut et ipsi agnoscant Jesum Christum Dominum.
Oremus Omnipotens sempiterne Deus, qui etiam judaicam perfidiam a tua misericordia non repellis: exaudi preces nostras, quas pro illius populi obcaecatione [probabilmente refuso, in luogo di obsecrazione, preghiera] deferimus; ut, agnita veritatis tuae luce, quae Christus est, a suis tenebris eruantur.
Traduzione:
(Preghiamo anche per gli Ebrei perfidi, affinché il Signore Dio nostro tolga il velo dai loro cuori ed anche essi (ri)conoscano il Signore nostro Gesù Cristo. Dio onnipotente ed eterno, che non allontani dalla tua misericordia neppure la perfidia degli Ebrei, esaudisci le nostre preghiere, che ti presentiamo per la cecità di quel popolo, affinché (ri)conosciuto Cristo, luce della tua verità, siano liberati dalle loro tenebre)
Qualcuno ha invocato un errore di traduzione. Sarebbe stata tradotta la parola latina Perfidi con quella italiana Perfidi, mentre la traduzione esatta sarebbe dovuta essere Infedeli. Ma la precisazione è stata subito contestata con l'ausilio di autorevoli dizionari latino-italiano: perfidus: perfido, sleale, traditore, falso, infido, mal sicuro, ingannatore. Insomma, pare proprio che perfidi stia proprio per perfidi, nell'accezione nostra.
Di certo non si trattava di errore involontario il percorso di angherie, espulsioni, limitazioni della libertà, che i seguaci di quella fede dovettero subire. Dai cattolici, dai protestanti e dagli ortodossi. Gli islamici si mostrarono invece più tolleranti.
Ratzy, che magari ripristinerà il messale tridentino (e quindi questa preghiera, modificata durante il regno di Paolo VI) potrebbe anche ripristinare quell'usanza che vedeva la possibilità, un giorno l'anno, di malmenare impunemente gli ebrei (per le altre angherie c'erano i restanti giorni dell'anno).
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