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E fanno santo pure Paolo VI, il papa gay: hanno trovato un miracolo da spacciare, La fabbrica annuncia il prodigio: "salvò mamma e bimba da parto prematuro"

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view post Posted on 21/12/2017, 17:14

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La fabbrica annuncia il prodigio: "Paolo VI salvò mamma e bimba da parto prematuro"

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Paolo VI

www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/laz...2-201702a.shtml

21 DICEMBRE 201717:00
Vaticano "approva" miracolo, papa Paolo VI diventerà santo
La madre di Amanda, una bimba nata nonostante una gravidanza fortemente a rischio, aveva pregato al Santuario delle Grazie di Brescia, luogo speciale per i devoti di Giovanni Battista Montini

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Vaticano "approva" miracolo, papa Paolo VI diventerà santo
Il Vaticano ha accolto un miracolo di Paolo VI relativo alla nascita, nel 2014, di Amanda, nata nonostante una gravidanza fortemente a rischio. La madre della bambina, su consiglio di un'amica, aveva pregato al Santuario delle Grazie di Brescia, luogo speciale per i devoti di Giovanni Battista Montini, diventato Paolo VI. Dopo il via libera delle consulta medica e teologica, papa Francesco deciderà la data della canonizzazione.

La piccola Amanda è nata il 25 dicembre del 2014 dopo una gravidanza che per mamma Vanda era stata molto complicata tanto che per i medici c'erano pochissime possibilità che il feto sopravvivesse.

Alla Congregazione per le Cause dei Santi il miracolo "per intercessione" di Paolo VI è stato esaminato dalla Commissione che ne ha accolto i requisiti di validità per il fine della canonizzazione del Pontefice, beatificato il 19 ottobre 2014 da papa Francesco, essendogli stato attribuito il miracolo della guarigione, scientificamente inspiegabile, di un bambino che doveva nascere con problemi fisici.

Il parere della consulta medica e teologica è preliminare alla decisione sulla data per la proclamazione della santità di papa Montini, che sarà stabilita da Papa Francesco. Negli ambienti della postulazione si confida che ciò potrà avvenire nel 2018, con ogni probabilità ad ottobre.

www.bresciatoday.it/cronaca/papa-paolo-vi-santo.html
Miracolo della piccola Amanda, Paolo VI sarà presto santo

Miracolo della piccola Amanda, Paolo VI sarà presto santo
Redazione
21 dicembre 2017 11:38

Miracolo della piccola Amanda, Paolo VI sarà presto santo

Il Papa bresciano sarà presto santo. I cardinali e i vescovi del Dicastero per le Cause dei Santi hanno infatti riconosciuto e confermato il miracolo attribuito a Paolo VI, all’anagrafe Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini, nato a Concesio il 26 settembre del 1897.

Il miracolo di Paolo VI non fu per ‘presa diretta’, in gergo si trattò di “intercessione”. Montini morì infatti nel 1978 a Castelgandolfo: il ‘suo’ miracolo è riconducibile al 2001, negli Stati Uniti d’America.

LA VICENDA - Una donna al quinto mese di gravidanza entra in crisi: il feto è a rischio, la rottura della vescica fetale potrebbe compromettere la vita di entrambi. Accanto alla madre una suora, assai devota al defunto Papa bresciano. Occhi bassi e mani giunte: le due donne si affidano all’intercessione di Paolo VI e la piccola Amanda nasce sana (e cresce benissimo).

Papa Francesco non ha ancora dato l’annuncio di quando avverrà la cerimonia di canonizzazione. Visto il calendario del pontefice, l’ipotesi più probabile sembra essere il prossimo mese di ottobre in piazza San Pietro a Roma.

http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/...-allo-scoperto/

24SET2011
(Far) uscire allo scoperto
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La pubblicazione sul sito listaouting.wordpress.com dei nomi di dieci politici gay e omofobi, sta facendo discutere. Il dibattito riguarda, ovviamente, la privacy: è corretto divulgare le abitudini sessuali di una persona, se essa preferisce tenerle riservate? E' ovvio che, se si tratta di un privato cittadino, la risposta dev'essere un secco no.

Ma qui si tratta di politici, che per il solo fatto di aver scelto di essere uomini pubblici, hanno rinunciato volontariamente al diritto alla privacy. Non tanto perchè un politico debba moralisticamente essere, come la moglie di Cesare, al di sopra di ogni sospetto. Quanto, piuttosto, perchè essendo i politici rappresentanti non di se stessi, ma dei loro elettori, questi ultimi hanno pragmaticamente il diritto di sapere di che stampo sia la persona per cui votano.

Ora, nella lista incriminata ci sono ad esempio i nomi di Roberto Formigoni (PdL), storico esponente del movimento fondamentalista cattolico Comunione e Liberazione. O di Luca Volontè (Udc), anch'esso seguace di don Giussani, e promotore della legge sulla funzione sociale degli oratori. O di Massimo Corsaro (PdL), esponente del movimento Scienza e Vita, che ha fatto fallire il referendum del 2005 sulla procreazione assistita. O di Roberto Calderoli (LegaNord), recordman mondiale di dichiarazioni fasciste e razziste. O di Gianni Letta, eminenza grigia dei governi Berlusconi e gentiluomo di Sua Santità.

Tutta gente, cioè, che predica bene ma razzola male. Ovviamente, non nel senso che praticare l'omosessualità sia un male, o una perversione secondo natura. Ma nel senso che sono loro stessi a predicare che essa sia così, ricevendo anche per questo i voti di chi la pensa come loro. Dunque, è sacrosanto che si smascheri la loro duplicità, purchè però lo si faccia portando almeno qualche straccio di prova: cosa che il sito incriminato purtroppo non fa, limitandosi a pubblicare una lista che sa più di delazione, che non di requisitoria.

Naturalmente, il discorso vale non solo per i politici, ma anche, e a maggior ragione, per i preti. Sarebbe molto interessante una lista documentata di prelati gay e omofobi, che ne smascherasse la duplicità. Lista che potrebbe arrivare molto in alto nelle gerarchie, raggiungendo i vertici stessi della C.E.I. e del Vaticano.

Un precedente c'è, e addirittura al massimo livello! Nel gennaio 2006 L'Espresso ha infatti rivelato che nel 1967 fu messo in opera un tentativo segreto di ricatto, in cui sembra fosse coinvolto lo stesso presidente Saragat, nei confronti di Paolo VI, basato sulla sua omosessualità e provocato da una sua apertura ai comunisti.

Che il cardinal Montini avesse avuto una relazione amorosa con l'attore Paolo Carlini, e che avesse addirittura riesumato l'ormai desueto nome di Paolo in suo onore, fu svelato al mondo intero nel 1976 dall'accademico francese Roger Peyrefitte, in ritorsione contro una dichiarazione del papa nei confronti dell'omossessualità, da lui improvvidamente definita "disordinata". La relazione fu confermata da Carlini stesso all'amico Biagio Arixi, che ne prese spunto per il suo romanzo Peccati scarlatti.

Paolo VI in persona fu costretto a (s)mentire, la domenica delle Palme del 1976, lamentandosi ineffabilmente dal balcone del Palazzo Apostolico delle "cose calunniose e orribili che sono state dette sulla mia santa persona". Il che non impedì alla voce di circolare, tanto da essere citata in televisione da Pippo Baudo ancora nel 2003, nella puntata del 27 marzo della sua trasmissione Novecento. E alla teologa Adriana Zarri di proporre poco dopo, sul Manifesto del 9 aprile, la proclamazione di Paolo VI "protettore degli omosessuali".

L' outing sacro o profano è sacrosanto, proprio perchè i fedeli o gli elettori hanno il diritto di poter dire, ai preti o ai politici gay che pontificano di morale sessuale: "Da che pulpito!". Ma che sia supportato da prove, nella miglior tradizione del giornalismo d'inchiesta. E che non si limiti a elencare nomi, nella peggior tradizione del giornalismo di gossip.

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Edited by pincopallino2 - 13/10/2018, 23:58
 
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view post Posted on 7/3/2018, 18:19

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http://www.repubblica.it/vaticano/2018/03/...mero-190674568/

Via libera del Papa alla santificazione Paolo VI e Oscar RomeroVia libera del Papa alla santificazione Paolo VI e Oscar Romero
Papa Paolo VI
Autorizzata la Congregazione per le cause dei santi a promulgare i decreti

di PAOLO RODARI
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07 marzo 2018
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CITTÀ DEL VATICANO - Paolo VI e Oscar Romero saranno presto Santi. Papa Francesco, infatti, ha autorizzato la Congregazione per le cause dei santi a promulgare i decreti riguardanti il miracolo attribuito all'intercessione dei due beati.

Giovanni Battista Montini nacque a Concesio, in provincia di Brescia, il 26 settembre 1897 e venne eletto Papa il 21 giugno 1963. Morì a Castel Gandolfo il 6 agosto 1978 dopo aver portato a termine il Concilio Vaticano II, l'assise che spinse la Chiesa verso un profondo rinnovamento interno. Un'immensa opera di riforma che continua ancora oggi sotto la spinta di Francesco il quale, non a caso, sente la sua azione molto in sintonia con quella del Papa lombardo.
Paolo VI, ''il Papa dimenticato''

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È profondo il legame fra Montini e Jorge Mario Beroglio. Un legame che, secondo un retroscena svelato dal cardinale Jaime Ortega, arcivescovo emerito di L'Avana, si è ben evidenziato anche nelle congregazioni generali che hanno preceduto lo scorso conclave. Bergoglio, nel marzo del 2013, prese la parola davanti ai cardinali riuniti e pronunciò parole prese in prestito da Paolo VI, con un rimando esplicito alla sua esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, un testo nel quale papa Montini spiega chiaramente che evangelizzare non significa solo "predicare il Vangelo in fasce geografiche sempre più vaste o a popolazioni sempre più estese", ma anche "raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza". Montini, inoltre auspica pieno "fervore dello spirito" ed esorta a conservare "la dolce e confortante gioia d'evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime".
Paolo VI: la cerimonia di beatificazione in 3 minuti

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Il fatto che l'allora cardinale Bergoglio, poche ore prima dell'elezione, usò proprio queste parole dice di quanto i temi a lui cari di una Chiesa che sappia uscire da se stessa per andare verso la periferia esistenziale dell'umanità, in modo da essere "madre feconda della dolce e confortante gioia di evangelizzare", siano figli di un legame profondo che egli sente con Paolo VI e la sua spiritualità.

Oscar Arnolfo Romero Galdámez, invece, fu arcivescovo di San Salvador. Nacque a Ciudad Barrios, El Salvador, il 15 agosto 1917, e fu ucciso in odio alla fede il 24 marzo 1980. Francesco ha detto più volte che il martire "non è qualcuno relegato nel passato, una bella immagine che adorna le nostre chiese e ricordiamo con nostalgia". Per questo la canonizzazione di Romero è vista anche come un'occasione importante per rimettere al centro dell'attenzione di tutti la vita di un uomo che si spese solo e soltanto per gli ultimi.

Papa Francesco: ''Romero scelse i poveri e gli oppressi a costo della vita''

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Anche se ancora non si hanno notizie certe, con ogni probabilità la proclamazione dei due nuovi santi potrebbe avvenire in una stessa cerimonia, probabilmente il prossimo ottobre a conclusione del Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani.
 
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view post Posted on 13/10/2018, 22:57

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www.lastampa.it/2018/10/11/vaticani...LZN/pagina.html

Paolo VI e Romero, santi il Papa del dialogo e il vescovo dei poveri
I cardinali Becciu e Rosa Chavez ricordano i due beati che saranno canonizzati da Francesco domenica 14 ottobre: luci nelle oscillazioni della storia

Paolo VI e monsignor Romero

Pubblicato il 11/10/2018
Ultima modifica il 11/10/2018 alle ore 22:59
SALVATORE CERNUZIO
CITTÀ DEL VATICANO
Il Papa e il vescovo. Roma e El Salvador. I cardinali e i contadini. Le critiche e l’omicidio. Sono luoghi, contesti e livelli totalmente differenti quelli in cui si è consumata la vicenda terrena di Paolo VI e monsignor Oscar Arnulfo Romero, intrecciati tuttavia da una trama sottile che è l’aver «dato la vita per amore alla Chiesa», concludendo la propria esistenza come martiri. Un martirio “bianco” quello del Pontefice che soffrì per gli attacchi e le contestazioni ricevute «da destra e da sinistra», anche dai suoi stretti collaboratori, per scelte come la pubblicazione dell’Humanae vitae o l’aver escluso i cardinali ultraottantenni dal Conclave e per la “lentezza” nell’applicazione della riforma voluta dal Concilio, tanto da far esclamare al cardinale Pironio: «Credo che sia il Papa che ha più sofferto in questo secolo». Quello del vescovo fu invece un martirio “rosso”, rosso come il sangue versato su un altare mentre celebrava la messa nella cappella di un ospedale e un colpo di pistola sparato da un sicario degli “squadroni della morte” gli ha trapassato il petto.



Domenica 14 ottobre Papa Francesco li proclama entrambi santi della Chiesa universale, in una cerimonia in piazza San Pietro che prevede la partecipazione di oltre 70mila pellegrini. In vista di questo evento sono i due cardinali Angelo Becciu, prefetto delle Cause dei Santi, Gregorio Rosa Chavez, ausiliare di San Salvador, tra le persone più vicine a Romero, a fare un ritratto dei due - ancora per poco – beati, in una conferenza in Sala Stampa vaticana scandita da aneddoti, ricordi, cenni biografici. E anche dalla proiezione di alcuni minuti di un inedito documentario dove è Romero negli ultimi anni della sua vita a parlare davanti alle telecamere di una Tv svizzera incaricata di seguirlo per una settimana (il documentario è stato diffuso all’epoca solo in tedesco e, dopo quarant’anni, tradotto in spagnolo per la canonizzazione).



In particolare è una scena a sintetizzare la forza profetica e la fede dell’arcivescovo salvadoregno, in cui un giornalista gli domanda: «Ha paura di essere ammazzato come è stato ammazzato padre Rutilio Grande?» (il sacerdote del Salvador assassinato nel 1977 mentre si recava a celebrare la messa, ndr). «Paura propriamente no, certo un timore prudenziale ma non una paura che mi inibisce, che mi impedisce di lavorare», risponde Romero nel filmato. «Sono in tanti a dirmi che devo stare un po’ attento, che non devo espormi… ma io sento che sto camminando nel compimento del mio dovere, che mi muovo liberamente per essere un pastore delle comunità. Dio è con me e se qualcosa mi succede, sono disposto a tutto».



Parole che hanno suscitato grande emozione tra i giornalisti in sala. Emozionato era pure il cardinale Becciu nel condividere i ricordi su Paolo VI, «il Papa della nostra gioventù», e nel riportare la gioia dello stesso Francesco per la celebrazione di domenica: «Mi disse all’inizio del suo pontificato che sperava e pregava di poter canonizzare Paolo VI».



Il porporato ha quindi offerto «alcuni flash», come ha detto, della vita e del pontificato di Montini entrambi caratterizzati dalla «umiltà» e dalla «capacità di soffrire». Paolo VI «bastava vederlo per capire la sua umiltà, non artificiosa ma naturale» espressa in gesti come baciare la terra dei luoghi che visitava o i piedi del metropolita di Calcedonia Melitone nella Cappella Sistina. «Un senso di umiltà che lo portava a mettersi spontaneamente in ginocchio davanti a Dio e agli uomini» ha detto Becciu, ricordando la lettera alle Brigate Rosse per la liberazione dell’amico Aldo Moro: «Vi supplico in ginocchio…».



Un uomo, poi, «capace di soffrire». «La sua faccia era sempre austera – ha ricordato il prefetto dei Santi - qualcuno diceva è triste, non manifesta gioia… Prima del Conclave un cardinale disse al suo segretario, don Macchi: “è un bravo arcivescovo, diventerà Papa, ma gli consigli di sorridere un po’ di più”. Non era l’uomo del sorriso ma, più che una gioia esterna, la sua era una serenità profonda nel cuore». Questa «difficoltà caratteriale era anche conseguenza della coscienza del male, del peccato, e delle sofferenze intorno». Quelle che Montini subì da giovane conoscendo i totalitarismi, che visse durante gli anni difficili del ’68 quando venivano occupate, anche da cattolici, chiese e cattedrali («Una cosa mai vista!») e che durante il suo pontificato furono provocate dalle critiche del cardinale Suenens, grande amico tanto da volerlo al fianco durante un Angelus, che lo accusava di non essere andato avanti nel processo di riforma richiesto dal Concilio o dalle contestazioni del cardinale Tisserant per il motu proprio che abbassava l’età dei cardinali per l’accesso al Conclave. Il Pontefice fu «attaccato da destra e sinistra» e lui portava «nel suo intimo» queste sofferenze «per amore alla Chiesa» per la quale chiese preghiere fino a poche ore prima della morte, ha sottolineato il cardinale Becciu.



Paolo VI, tuttavia, ha proseguito, fu anche «uomo del dialogo». Con la celebre enciclica Ecclesiam Suam «invitava ad avere una nuova mentalità nei rapporti e nell’apertura verso tutte le categorie e realtà sociali ed ecclesiali». Fu anche autore di documenti storici come la Populorum Progressio e l’Humanae vitae, quest’ultima scritta «pur sapendo di diventare impopolare» ma nella consapevolezza di «dover rispondere alla propria coscienza e farla prevalere sull’applauso». Paolo VI, insomma, è stata «una luce nonostante le oscillazioni della storia che si è accesa e non si spegnerà mai più», ha concluso Becciu.



Prendendo la parola, Rosa Chavez, il primo vescovo ausiliare a ricevere la porpora, ha illustrato invece gli eventi che scandiscono la “settimana di Romero a Roma” che vede la partecipazione di centinaia di salvadoregni. Essa si concluderà lunedì 15 ottobre con un’udienza speciale in Aula Paolo VI con il Papa che, in quell’occasione, confermerà anche una sua eventuale visita in El Salvador in occasione della Gmg di Panama del gennaio 2019. «A noi vescovi – ha detto il cardinale – il Santo Padre ha confidato che gli piacerebbe l’idea di visitare il nostro Paese. Gli abbiamo chiesto di recarsi almeno alla tomba di Romero. “No no, anche qualcos’altro, anche di più. Magari una messa…”, ci ha risposto. E al nuovo nunzio ha detto: “Pregate per il Papa perché possa baciare la terra del Salvador”. Lunedì avremo forse una risposta».



Il cardinale ha poi parlato di Romero e del suo assassinio che, ancora oggi, rimane oscuro in alcuni dettagli. Ad esempio il legame tra gli “squadroni della morte” e i militari argentini come risulta da una lettera allora inviata dalla nunziatura di Buenos Aires, tramite il nunzio in Costarica, allo stesso Romero, in cui il vescovo veniva avvertito una settimana prima della sua morte (lui appuntò questo annuncio sui suoi diari).



Oscar Arnulfo Romero è stato il «santo di quattro Papi», ha detto il porporato: Paolo VI che «fu per lui guida e maestro»; Giovanni Paolo II che durante la sua visita nel Salvador, a dispetto di una parte del clero che definiva Romero una figura troppo «politicizzata», «entrò nella cattedrale dove era stato ucciso e disse che era un santo»; Benedetto XVI che lo definì «un grande testimone della fede, e infine Papa Francesco che ha “sbloccato” la causa di beatificazione e che già da cardinale lo indicò come «un santo e un martire», aggiungendo: «Se fossi Papa lo canonizzerei».



Una promessa mantenuta, quindi, la canonizzazione di domenica che Rosa Chavez ha definito «uno tsunami che avrà conseguenze in tutto il mondo», a partire dal suo Paese che solo adesso comincia a «conoscere chi era veramente» questo uomo «timido, timidissimo» che, «pur essendo di natura conservatore», divenne «progressista» per la realtà di violenza e persecuzione che lo circondava e che lo spinse a reagire. «Dio me lo chiede», amava ripetere lo stesso Romero. Oggi, ha aggiunto il cardinale, «è nostro compito seguire il suo esempio». Tutti, anche «le tante persone che lo hanno perseguitato in vita e che ora si pentono sulla sua tomba».
 
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