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Milazzo. Don Domenico Siracusa proprietario di casa d'appuntamento, Ragazze dai 20 ai 30 anni. Assolto per favoreggiamento della prostituzione

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pincopallino1
view post Posted on 24/2/2021, 17:04 by: pincopallino1

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24 Febbraio 2021
Prostituzione a Milazzo: assolta “perchè il fatto non sussiste” la dipendente comunale
A cura di Cristina Saja - Cronaca, In evidenza


Favoreggiamento e sfruttamento dell’attività di prostituzione, i reati che erano stati contestati a Rosaria Rita Filice, dipendente comunale del comune mamertino, in quanto proprietaria di un immobile in locazione, ubicato nei pressi della spiaggia di Ponente a Milazzo. Proprio quello e altri due appartamenti di proprietà erano stati nel mirino delle indagini del Commissariato di Polizia di Milazzo che, nello scorso 2016 avevano portato al rinvio a giudizio l’ex parroco Domenico Siracusa, la brasiliana Patricia Madalena La Paz, Giuseppina Lembo e alla condanna a due anni di reclusione e al pagamento di una multa di 400 euro di Rosaria Rita Felice.

Ieri, la sentenza che ha completamente riformato l’esito della vicenda, assolvendo “perchè il fatto non sussiste” la Filice.

I fatti
Un viavai di uomini che si intrattenevano con delle prostitute sudamericane era stato il campanello d’allarme che aveva indotto gli inquirenti a soffermarsi sulle attività che avvenivano all’interno dei tre appartamenti ubicati a Ponente. Scoperto il giro di prostituzione, identificati i proprietari degli immobili, si ricostruiva la vicenda secondo la quale i proprietari davano in locazione o subaffittavano gli appartamenti percependo canoni mensili ben più alti rispetto l’attuale valore di mercato e soprattutto rispetto quanto dichiarato. Con un meccanismo ben rodato, le prostitute, tutte giovani donne provenienti dall’America Latina, li contattavano e venivano collocate nello stabile, divenuto ormai scenario di un continuo andirivieni a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il prezzo per casa variava ed era possibile affittarla mensilmente o anche settimanalmente all’occorrenza. Luce e gas erano extra. Il tutto veniva versato per lo più brevi manu e in contanti. L’attività di meretricio era poi pubblicizzata online e con annunci su quotidiani.


La vicenda giudiziaria di Rosaria Rita Filice
Sulla base delle premesse convinzioni degli inquirenti, a Rosaria Rita Filice e agli altri imputati è stata contesta la violazione della legge Merlin n. 75 del 1958, che abolì la regolamentazione della prostituzione, chiudendo le case di tolleranza e introducendo i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. La Filice, a differenza degli altri, ha optato per il rito abbreviato. Il GUP di primo grado, Dr Gugliotta, aveva quindi emesso sentenza di condanna nei suoi confronti, disponendo anche la confisca dell’appartamento, confermata dalla Corte d’Appello di Messina. La sentenza in secondo grado è stata appellata con ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha annullato con rinvio sia in merito alla responsabilità del reato che sulla disposta confisca.

Le motivazioni che hanno portato la Corte Suprema ad annullare con rinvio
Sono stati negati i presupposti di favoreggiamento e di sfruttamento della prostituzione in capo alla Filice, “poichè – si legge in sentenza – l’immobile era stato locato a cura di un’intermediaria a prezzo di mercato“. Stima del cespite, contratti di locazione, durata della locazione sono stati gli elementi a supporto valutati dai Giudici della Cassazione che hanno quindi “negato il favoreggiamento, essendosi la Filice limitata alla mera locazione e non intendendo agevolare la prostituzione”. Secondo la Corte, “non era stato dimostrato l’asservimento dell’appartamento all’attività di prostituzione“.

Da quella sentenza della Corte di Appello che ha condannato la Filice, non risultava chiaro dalle motivazioni “se il canone praticato fosse o meno maggiorato in ragione dell’attività svolta nell’appartamento. I Giudici di merito – puntualizza la Corte – non hanno dato la dovuta evidenza al confronto del canone di mercato con il canone percepito in precedenti locazioni ed in quelle oggetto della presente imputazione“. A supporto di quanto evidenziato dalla Corte, anche in questo caso, diversi elementi quali: le oscillazioni del mercato, le contingenze temporali, la maggiore o minore lunghezza della locazione, il numero di occupanti: In merito, non ci si era concentrati su tale profilo. Secondo la Cassazione, invece, i Giudici avrebbero dovuto “verificare se effettivamente vi sia stata una maggiorazione del canone dovuta alla consapevolezza dell’esercizio del meretricio da parte delle inquiline“.

Inoltre, ai fini della confisca dell’appartamento, è stato rilevato dalla Cassazione che in passato l’appartamento era stato locato a diversi soggetti, “anche non esercenti l’attività di meretricio“. Un’ultima circostanza evidente “poichè – si legge in sentenza di annullamento con rinvio – è richiesta la valutazione molto rigorosa della destinazione del bene, avuto riguardo anche al pericolo di reiterazione della condotta criminosa”.

L’epilogo
Ieri mattina, innanzi alla Corte d’Appello di Reggio Calabria, II sezione, si è discusso il giudizio di rinvio e, all’esito, la Corte ha disposto l’assoluzione dell’imputata “perchè il fatto non sussiste” e la conseguenziale revoca della confisca con la restituzione dell’immobile all’avente diritto, riformando totalmente la sentenza.

I difensori della donna sono gli avvocati Tommaso Calderone e Sebastiano Campanella, subentrati dopo la condanna della Filice in primo grado.
 
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