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omosessualità e protestanti italiani

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Scarpia
view post Posted on 18/3/2007, 01:25






Interessante.
Ricordiamo che i valdesi furono perseguitati violentemente fino a Carlo Alberto (nei cui domini sono concentrati i valdesi italiani), che riconobbe i loro diritti.



Omosessuali tra di noi
di Giuseppe Platone

Tra i temi sul tavolo dell'incontro del mondo battista-metodista-valdese, previsto per inizio novembre 2007 a Roma, c'è quello dell'omosessualità. O meglio: dell'«omoaffettività». Un'apposita commissione, nominata dall'ultimo incontro generale dei battisti, metodisti e valdesi – svoltosi nel 2000 – ha prodotto un documento di studio inviato, nell'autunno del 2005, a tutte le nostre chiese in vista di un possibile pronunciamento. A che punto siamo? Le chiese dovrebbero aver già messo in cantiere una loro prima riflessione su questa difficile materia. Dico difficile perché divide gli animi e quindi si tende a rimuovere il problema. Tendenza quest'ultima incoraggiata sia da alcuni passi biblici assunti, spesso, senza un'analisi storico critica, sia dai tanti diffusi pregiudizi. In un paese come il nostro, nel quale il vero peccato è principalmente quello di natura sessuale e non quello economico o quello della violenza su donne e bambini, i pregiudizi nei confronti degli omosessuali abbondano.

Non vogliamo andare a rimorchio di mentalità sessuofobiche o moraliste. Al contrario, preferiamo sottolineare il principio evangelico dell'«accoglietevi gli uni gli altri come anche Cristo vi ha accolti…» (Rom. 15, 7). Sarebbe un ennesimo oltraggio verso chi vive con sofferenza questa condizione, e magari vede nelle nostre chiese un luogo di accoglienza e di amore, rispondere alle attese con un dibattito frettoloso, improvvisato. Siamo in tempo utile, in questi otto mesi che ci separano dall'assise battista, metodista, valdese, per chiarirci le idee cogliendo questo appuntamento come occasione per traguardare nuovi livelli di riflessione teologica e umana.
Ritenere a priori che la nostra riflessione sul tema dell'omosessualità registrerà un'unanimità di consensi è illusorio. Non è mai successo sulle materie controverse di ieri e non succederà neppure oggi. Quello che però dovrebbe distinguerci, anche come protestanti che vedono nella diversità dell'unità un tratto indelebile del proprio atteggiamento ecclesiastico, è dibattere senza dividerci. Non dobbiamo dare spazio a un gioco al massacro usando magari il tema dell'omosessualità per rinchiuderci nella torre d'avorio delle nostre convinzioni. In un'intervista al Moderatore della Tavola valdese – apparsa sul supplemento del Corriere della sera «Io donna» di sabato 3 marzo – il giornalista, provocatoriamente, chiede: «Lei ha mai sposato omosessuali?». Risposta:«No, ma credo che si possa arrivare a una cerimonia di accompagnamento, a una preghiera per un progetto di vita comune. Il matrimonio però è un istituto molto antico, legato all'unione uomo-donna: non penso sia la soluzione giusta per gli omosessuali».

Potrei facilmente citare altri articoli, alcuni li abbiamo anche segnalati su Riforma, che lasciano aperti degli interrogativi. Registro un'indubbia pressione dei media sul piccolo mondo protestante storico sul tema dell'«omoaffettività», che altre chiese riformate in Europa hanno già affrontato assumendo chiare decisioni. Sicché, per esprimere come comunione di chiese un parere condiviso, occorre affrontare per tempo questa delicata materia anche perché essa investe persone concrete, non il sesso degli angeli.
 
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