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Trieste. Prete gay gesuita 60enne fa sesso davanti a bimbi, nei bagni pubblici, Condannato: "sono depresso da 12 anni". E non l'hanno ancora spretato

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GalileoGalilei
view post Posted on 17/8/2015, 20:21 by: GalileoGalilei
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Denunciato: "sono depresso da 12 anni". E non l'hanno ancora spretato

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http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...iati-1.11933685


Trieste, sesso gay davanti ai bambini: 51 denunciati
Una mamma fa scattare le indagini: si esibivano nell'area lavandini dei bagni. Hanno tra i 20 e i 74 anni. Tra loro dipendenti pubblici e un sacerdote
di Piero Rauber

14 agosto 2015

Il Giardino pubblico in una foto d'archivio
TRIESTE La verità sfuggente dentro il Giardino pubblico, tanto insospettabile quanto agghiacciante, come in un film di Dario Argento, era sotto gli occhi di tutti. Delle forze dell’ordine, che hanno un presidio al piano di sopra, e soprattutto delle mamme e dei bambini che frequentano abitualmente il vicino parco giochi, specie d’estate che le scuole sono chiuse. Ed è stata proprio una mamma, un mese e mezzo fa, a vederci bene per prima. «Facevano cose disgustose lì dentro», ha raccontato ai vigili urbani del Terzo distretto cittadino che ha sede giusto al piano di sopra. Al che è scattata una serie di indagini, a cura del Nucleo di polizia giudiziaria della stessa municipale, che ha scoperchiato un vaso di pandora, facendo venire a galla un fenomeno che, per lo meno nelle dimensioni, non poteva essere neanche minimamente immaginato.
La verità ora non più sfuggente, in effetti, è che cinquantuno uomini dai 20 a 74 anni tra cui alcuni dipendenti pubblici e un sacerdote - ieri pomeriggio se n’è aggiunto l’ultimo che è stato beccato prima che la notizia diventasse di dominio pubblico - sono stati denunciati per atti osceni aggravati in luogo pubblico dopo essere stati sorpresi, e inchiodati con prove inequivocabili per immagini, a fare sesso a coppie o a esibirsi individualmente nei bagni al piano terra della palazzina di servizio del Giardino pubblico “De Tommasini” di via Giulia.
Non chiusi a chiave dietro le porte dei wc, bensì nei paraggi dei lavandini esterni, in una zona aperta a tutti, dove l’accesso e il transito sono assolutamente liberi. Là dove un qualsiasi cittadino - e il pensiero va innanzitutto ai tanti bimbi, ragazzini e adolescenti che frequentano il giardino e il parco giochi al suo interno - può passare e deve avere il diritto di poterlo fare senza imbattersi suo malgrado in scene a sfondo esplicitamente sessuale.
Una mezza estate insomma di “approfondimenti” mirati, delegati dalla Procura della Repubblica di Trieste diretta da Carlo Mastelloni al Nucleo “speciale” di investigatori degli stessi vigili urbani, ha detto purtroppo che i bagni del Giardino pubblico di via Giulia non erano teatro di fugaci e isolate performance di qualche vecchietto “bavoso”, come volevano le leggende della zona (e se qualcuno, per inciso, da ieri ironizza sui social che tanto era una cosa che si sapeva e che solo la Polizia locale non se n’era accorta, meglio allora avrebbe fatto a denunciarlo prima anziché sentenziare ora).
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Atti osceni al Giardino pubblico, l’omicida del tassista tra i denunciati
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I bagni, stando alle indagini, erano diventati una vera centrale d’incontri “per” e “tra” soli uomini a caccia a tutti i costi di un mix di trasgressioni tali da poterne scatenare l’eccitazione. Dall’idea che la si combinava in barba a chi lavorava tre metri sopra, al piano superiore, ovvero agli agenti della stessa Polizia locale, fino a quella di esibirsi evidentemente alla faccia di mamme e bambini. Emozioni forti. E soprattutto deviate, figlie «della stessa passione malata», come recitava ieri il comunicato stampa diffuso dal Comune (quello della municipale è d’altronde il corpo di polizia del Comune), un comunicato stampa fattosi pubblico soltanto dopo il nulla osta del procuratore capo Mastelloni e senza poi molti particolari, tutti per ora coperti dal massimo riserbo investigativo, comprese ovviamente le identità dei denunciati nonché quella del sostituto procuratore titolare del fascicolo d’indagine, ad oggi ignoto. Si sa solo che non si tratta del pm Matteo Tripani, il magistrato di turno in questi giorni, poiché l’indagine parte più da lontano, più o meno dai primi di luglio.
Tra i dettagli resi noti per intanto è che, come si diceva, i denunciati sono tutti ed esclusivamente uomini, di ogni generazione fra quelle giuridicamente maggiorenni e per questo pienamente “comparibili” davanti alla legge, tra i 20 e i 74 anni, per un’età media attorno ai 52.
Lo spettro generazionale è ampio, meno lo è quello etnico: i 51 esibizionisti sono infatti per lo più triestini o come minimo residenti qui da molti anni e pertanto considerabili di buon grado triestini acquisiti. Due di loro hanno precedenti per lo stesso reato, uno è una “vecchia conoscenza” delle nostre cronache cittadine (quel Fabio Buosi unico condannato per il misterioso omicidio del tassista Bruno Giraldi del 2003).
Gran parte sono pensionati. Vi compare pure qualche dipendente pubblico. Alcuni poi sono sposati. Tra loro, infine, c’è anche un religioso.


www.ilgazzettino.it/NORDEST/TRIESTE...e/1514354.shtml
Si masturbavano nel bagno del parco
guardando i bambini: 50 denunciati
«Pensionati, comunali e un prete»
PER APPROFONDIRE: trieste, parco, guardoni

TRIESTE - La polizia locale di Trieste ha denunciato 50 uomini, da 20 a 74 anni, sorpresi a commettere atti osceni nei bagni di un giardino pubblico, frequentato anche da molti bambini. È l'esito di un'indagine durata una ventina di giorni, con appostamenti all'interno del giardino "De Tommasi", un piccolo polmone verde del centro cittadino. Tutti gli indagati sono residenti in città, due hanno precedenti specifici; molti sono pensionati, alcuni dipendenti pubblici e un religioso.

Il terzo Distretto della Polizia Locale triestina aveva raccolto alcune segnalazioni di comportamenti illeciti all'interno dei bagni. In seguito ai primi controlli, all'inizio di luglio sono stati sorpresi i primi due uomini ed è scattata per loro la prima denuncia, con l'ipotesi di reato di atti osceni in luogo pubblico frequentato da minori.

La Procura della Repubblica ha quindi delegato al corpo municipale ulteriori indagini per accertare se si trattasse di un episodio isolato o meno. Dopo 20 giorni consecutivi di appostamenti in borghese, la lista dei denunciati si è allungata a ben 50 individui, tutti uomini dai 20 ai 74 anni, triestini o residenti da molti anni; due di essi hanno precedenti per lo stesso reato; ci sono pensionati, dipendenti pubblici, un religioso e alcuni sposati.

In questi giorni sono stati convocati uno ad uno dai Vigili urbani per formalizzare la denuncia. Rischiano condanne da tre mesi a quattro anni e mezzo di reclusione.
Giovedì 13 Agosto 2015, 12:40 - Ultimo aggiornamento: 12:47
www.liberoquotidiano.it/news/italia...-nel-parco.html

GIARDINO MUZIO DE TOMMASINITrieste, atti sessuali nel parco: 50 uomini denunciati, pensionati, giovani e un sacerdote gesuita
Trieste, atti sessuali nel parco: 50 uomini denunciati, pensionati, giovani e un sacerdote gesuita
Una retata in piena regola in uno dei parchi più chiacchierati di Trieste: 50 persone, molti pensionati, alcuni giovani e un sacerdote gesuita, sono state denunciate per atti sessuali in luogo pubblico, il giardino Muzio de Tommasini. Da molto tempo, e la cosa era nota, tanti uomini si davano appuntamento nei bagni pubblici del parco, utilizzandoli come "privé" a luci rosse. Da luglio la polizia locale aveva ricevuto una segnalazione sugli incontri piccanti omosessuali che avvenivano nel parco caro a Italo Svevo, come ricorda anche il Fatto quotidiano, e oggi frequentato anche da mamme e bambini. Gli uomini coinvolti ora rischiano dai 3 mesi ai 3 anni di reclusione.

http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...male-1.11935357

Trieste, il prete sorpreso dai vigili «Ho sbagliato ma sto male»
Il sacerdote sessantenne pedinato e fermato è stato sospeso e non può dire messa «Non cercavo piacere ma sollievo dal dolore. Sono depresso. Chiedo perdono»
di Gianpaolo Sarti

15 agosto 2015

La casetta coi bagni al Giardino pubblico

«Andavo in quei bagni per sfogo. Sono depresso, mi sento solo. Capisce?». Entriamo in una sala fresca al primo piano della canonica. Un tavolo, due sedie, immagini sacre sulle pareti bianche. Ha una camicia estiva aperta al collo, pantaloncini sportivi, ciabatte ai piedi. Più che un prete, si direbbe un turista in ferie. Capelli corti, viso magro. È sulla sessantina, ma dimostra meno. Stava riposando in camera, come fa talvolta dopo il pranzo. Ha lo sguardo disteso, occhi sottili che conoscono il dolore altrui perché conoscono il proprio. È il sacerdote sorpreso dalla Polizia locale nel wc del giardino pubblico di via Giulia. È uno di quei cinquantuno identificati in questa incredibile storia di mezza estate. L’hanno visto toccarsi insieme a un altro uomo nelle scorse settimane, proprio lì, nei gabinetti davanti ai giochi dei bimbi, dove passano di continuo mamme e papà. «Era uno degli abituali», stando alle ricostruzioni gli investigatori. Due agenti in borghese l’hanno prima pedinato e poi fermato a pochi passi dalla comunità in cui abita.
«Se mi avessero bloccato subito nei bagni mi sarei reso conto di quello che stavo facendo. Se mi avessero fatto capire che è grave fare queste cose in un posto pubblico mi avrebbero aiutato. Alla Polizia ho detto: “Mi avreste riportato alla realtà”». L’uomo seduto di fronte, prima che un sacerdote, è un uomo che sta male. Da tanto: «Dal 2003 soffro di depressione». Vive in una dimensione psicologica estremamente fragile e proprio per questo il giornale, che lo ha rintracciato, sceglie di non pubblicare né il nome, né la congregazione di religiosi alla quale appartiene, né la parrocchia. Il superiore ha già preso provvedimenti: è stato sospeso dall’esercizio pastorale, non può dire messa né confessare. Accetta di parlare per far comprendere cosa l’ha portato a quegli incontri omosessuali. Lo fa con ferma dignità e uno schematismo stupefacente. Come raccontasse di un altro, non di lui. Come se «quella cosa» fosse in qualche modo separata. «Non ero io – dice a un certo punto – anzi ero io, ma c’è qualcos’altro che mi muoveva».
È consapevole, a mente fredda, di ciò che ha fatto: atti osceni in luogo pubblico frequentato da minori, un’aggravante questa che potrebbe costargli teoricamente, codice alla mano, fino a quattro anni e mezzo di reclusione. «È un comportamento – dice – che io per primo non approvo. La cosa che mi pesa di più è aver offeso la dignità di un’altra persona», afferma riferendosi ai partner con cui ha consumato l’atto sessuale. «La mia è una debolezza, ho problemi psicologici... Sto facendo delle cure con antidepressivi». Il sacerdote si blocca per un momento, per rivedersi nella mente quegli incontri nascosti. Lui, stimato e insospettabile prete di parrocchia. «Non andavo lì apposta – insiste – ci passavo e mi fermavo nel bagno. E talvolta succedeva. Ma non credo che i miei atti abbiano davvero un contenuto sessuale, intendo dire che non erano proprio la ricerca del piacere, anche perché non penso di essere omosessuale. I miei atti erano piuttosto motivati dal desiderio di liberarmi dal dolore e da un peso che mi porto dentro. Un modo per capire chi sono io. Ripensandoci – ripete – è come se quei momenti li vivessi fuori da me stesso. Prevaleva la forza depressiva, una forza che non so descrivere bene. Bisogna provarla per capirla. Sentivo una cosa che ti tira giù, che ti esaspera. Non credevo di fare male agli altri e non mi rendevo conto che era un luogo pubblico».
Ogni tanto la voce trema, lievemente. Qualche pausa per cercare le parole giuste e poi riprendere: «Sono un uomo, ho sbagliato. Domando comprensione e perdono, come ci ricorda il Papa ci stiamo approssimando all’anno della misericordia».
L’impressione è di un uomo tremendamente solo con le sue debolezze e il macigno della depressione. «Se ne ho mai parlato con i miei superiori e la mia comunità? Forse – spiega il sacerdote – non sono stato capace di farmi aiutare. Ma ci fosse stato qualcuno a rimproverarmi, dicendomi “Ma che fai?”, me ne sarei reso conto. Sarebbe
bastato poco per riportarmi alla realtà. Io cerco di fuggire dal dolore che provo con quegli incontri, ma se trovo altro che mi può portare fuori dal momento oppressivo, lo seguo più volentieri. Qualcuno che mi tenga compagnia, che mi parli, che stia con me».

Edited by GalileoGalilei - 11/5/2016, 20:44
 
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