Laici Libertari Anticlericali Forum

Buco da 20 mln e interessi al 13,5%. Prescrizione per i capi francescani Lati, Beretta e Moriggi, "I vertici sapevano degli ammanchi" dei fondi del fraticello povero di Assisi. Il suicidio di un investitore finanziario. Lo spretamento di Fra Moriggi

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view post Posted on 19/12/2014, 09:05
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Fanno voto di povertà ma si riempiono di debiti

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www.umbria24.it/frati-minori-in-ban...nti/339989.html

18 dicembre 2014 Ultimo aggiornamento alle 21:06
Frati minori in ‘bancarotta’, il ministro generale: «Situazione molto grave». Assisi: «Sgomenti»
Frate Perry rende nota la situazione in una lettera choc ai confratelli. Debiti e operazioni finanziarie all'insaputa dei vertici. I frati della Porziuncola: «Delusi e in preghiera»

Frati minori in ‘bancarotta’, il ministro generale: «Situazione molto grave». Assisi: «Sgomenti»
FR. MICHAEL A. PERRY, (AL CENTRO) MINISTRO GENERALE FRATI MINORI, AD ASSISI IN OCCASIONE DELLA VISITA DI PAPA FRANCESCO. FOTO FABRIZIO TROCCOLI


di Ivano Porfiri e Maurizio Troccoli

La parola più ricorrente è «grave». Il ministro generale dei frati minori la ripete sei volte nella lettera inviata a tutti i confratelli in cui illustra la situazione di crisi finanziaria dell’ordine, frate Michael Perry. Ovvio che il primo pensiero vada alla città francescana per eccellenza, cioè Assisi dove i frati custodiscono la Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove si trova la Porziuncola, oltre a Santa Chiara, San Damiano, l’Eremo delle carceri, dove si assiste alla vicenda con «sgomento». E’ bene specificare che la situazione riguardi l’economato generale, quindi non direttamente i conventi umbri, e che si tratti dei frati minori, non dei conventuali, custodi del Sacro convento.

Stabilità finanziaria «Nell’impegno di vivere come figli della luce – scrive frate Perry – io e il Definitorio generale vogliamo portare alla luce una grave situazione in cui la Curia generale dell’Ordine si trova. La questione riguarda la stabilità finanziaria dell’Ordine e del suo patrimonio. Se da una parte la nostra prima preoccupazione è stata e continua a essere quella di verificare la natura, l’entità e le conseguenze di quanto è avvenuto, dall’altra riconosciamo anche il ruolo significativo che alcune persone esterne, che non sono membri dell’Ordine, hanno avuto nella faccenda, che ha portato a questa grave situazione».

Indagine avviata Il ministro spiega come a settembre, il Definitorio generale ha deciso di intraprendere «una serie di passi per condurre un’indagine interna riguardo alle attività finanziarie operate dall’Ufficio dell’Economato generale». È stata perciò creata una sotto-commissione per raccogliere informazioni affidabili, identificare potenziali punti deboli ed esaminare tutti i documenti disponibili. E’ stato chiesto l’intervento di un team di avvocati altamente qualificati, che stanno ancora continuando a lavorare per l’Ordine. «Le autorità ecclesiastiche competenti – spiega Perry – sono state informate di queste nostre preoccupazioni e, regolarmente, vengono aggiornate sull’evolversi della situazione».

Economo generale via La fase successiva è stata avviata «al fine di riprendere il controllo sulle attività economico-finanziarie della Curia generale. L’Economo generale ha rassegnato le sue dimissioni sia dall’incarico di Economo generale che di Rappresentante Legale. Il Vice-Economo generale ha iniziato ad agire come Economo generale facente funzioni e il Definitorio generale ha nominato un altro frate come Rappresentante Legale. Inoltre è stato scelto un terzo frate, esperto in questioni economiche e amministrative, che è stato nominato Delegato speciale del Ministro generale per gli affari economici della Curia generale e ha iniziato il suo lavoro all’inizio del mese di ottobre 2014».

Grave situazione Il gruppo operativo ha portato avanti l’indagine in maniera indipendente e sono emersi alcuni elementi importanti. «Primo: la Curia generale si trova in una situazione di grave, sottolineo “grave”, difficoltà finanziaria, con un cospicuo ammontare di debiti. Secondo: è emerso che i sistemi di vigilanza e di controllo finanziario della gestione del patrimonio dell’Ordine erano o troppo deboli oppure compromessi, con l’inevitabile conseguenza della loro mancanza di efficacia rispetto alla salvaguardia di una gestione responsabile e trasparente. Abbiamo già intrapreso iniziative appropriate per affrontare queste fragilità. Terzo: sembrano esserci state un certo numero di dubbie operazioni finanziarie, condotte da frati cui era stata affidata la cura del patrimonio dell’Ordine, senza la piena conoscenza e il consenso né del precedente né dell’attuale Definitorio generale».

Coinvolte le autorità civili «La portata e la rilevanza di queste operazioni – aggiunge il ministro – hanno messo in grave pericolo la stabilità finanziaria della Curia generale. Queste dubbie operazioni vedono coinvolte persone che non sono francescane ma che sembra abbiano avuto un ruolo centrale nella vicenda. Per questi motivi il Definitorio generale all’unanimità ha deciso di chiedere l’intervento delle autorità civili, affinché esse possano far luce in questa faccenda». Perry è deciso ad andare avanti anche «incoraggiati dall’esempio offerto da Papa Francesco nel suo appello alla verità e alla trasparenza nelle attività finanziarie sia nella Chiesa che nelle società umane. A noi francescani non è richiesto niente meno che dare testimonianza ai valori che professiamo come fratelli del Vangelo e della vita evangelica, valori messi ancor più in evidenza nella recente pubblicazione L’amministrazione francescana dell’economia. Dobbiamo confidare nel fatto che, seguendo il corso della verità, Dio ci guiderà nel cammino di conversione».

Assisi Colpito nel cuore dell’ordine, ovvero nel fuoco della sua missione originaria, quella che porta alla rinuncia della proprietà di ogni bene, sia in maniera private che comunitaria, a differenza di altri ordini francescani, il nucleo dei frati minori di Assisi si è «stretto in preghiera»m raggelato dallo «sgomento e dalla delusione». Da quanto appreso da Umbria24 a causare il tracollo finanziario ci potrebbero essere delle truffe su cui non è stato esercitato il necessario controllo da parte dei religiosi, alcuni dei quali potrebbero esser complici dei raggiri. «Tutto quello che sappiamo – ha detto padre Pasquale Berardinetti, dell’ordine dei frati minori di Assisi – lo abbiamo appreso dalla lettera che il ministro generale ha inviato a tutti».

«Siamo solo una provincia» L’ordine francescano che, per propria regola, si impone una manifesta sobrietà e riservatezza, anche in questa occasione, misura con attenzione ogni parola: «Siamo coinvolti dalla vicenda – aggiunge il frate al telefono con Umbria24 – nella misura in cui ci viene fatta richiesta di aiuto. Siamo in attesa di qualche informazione aggiuntiva». Dal luogo in cui nasce la prima cellula del francescanesimo, Assisi, e propriamente la Porziuncola, dove Francesco nel 1217 riunì i primi ‘capitoli’, appresa la notizia ci «si è raccolti in preghiera». «Il ministro l’ha chiesto – ha aggiunto il frate – lo facciamo e lo faremo». Insomma ancorchè gli episodi riguarderebbero la curia generale romana, i vertici dell’ordine, la sede dell’economato centrale, quando dici frati minori francescani tutti guardano ad Assisi: «Proprio per questa centralità – dice ancora sommessamente padre Pasquale – hanno chiamato qui in tanti, pensando che fosse qui la vicenda. Noi ne siamo coinvolti, come dicevo, in quanto frati minori. Insieme ai nostri fratelli proveremo a capirne di più. Ma siamo solo una provincia dell’ordine»

www.lastampa.it/2014/12/18/italia/c...bPL/pagina.html

I Francescani in dissesto finanziario. La lettera choc: “L’Ordine è sommerso dai debiti”
Un’indagine interna ha fatto emergere operazioni «dubbie» dai frati che gestivano il patrimonio. La denuncia: vittime di maxi truffa, c’è un buco di svariati milioni di euro
ANSA



18/12/2014
L’Ordine fondato dal «poverello» di Assisi si ritrova sommerso dai debiti. È una «grave situazione di difficoltà finanziaria» della Curia generale dei Frati Minori quella che, in una lettera-choc a tutti i frati dell’Ordine francescano, denuncia il ministro generale, l’americano padre Michael Perry, in seguito a un’indagine interna condotta a partire da settembre, che ha fatto emergere operazioni «dubbie», condotte dall’Economato. L’ex economo generale, padre Giancarlo Lati, si è già dimesso dal suo incarico e da quello di Rappresentante legale dell’Ordine, ufficialmente per motivi di salute. Al suo posto, come facente funzioni, il suo vice, padre Silvio De La Fuente, della Custodia di Terra Santa. Ma intanto, padre Perry, che punta il dito contro «il ruolo significativo che alcune persone esterne, che non sono membri dell’Ordine, hanno avuto nella faccenda», annuncia ricorso alla magistratura.

Si sente insomma odore di maxi-truffa in questo «buco», nell’ordine di svariati milioni di euro, denunciato dal superiore dei Francescani, eletto il 22 maggio dell’anno scorso, che con piglio anglosassone invita ora i confratelli a correre ai ripari. «La Curia generale si trova in una situazione di grave, sottolineo “grave”, difficoltà finanziaria, con un cospicuo ammontare di debiti», scrive nella lettera pubblicata sul sito dei Frati Minori a proposito del primo risultato della verifica interna. È emerso anche, spiega, che «i sistemi di vigilanza e di controllo finanziario della gestione del patrimonio dell’Ordine erano o troppo deboli oppure compromessi, con l’inevitabile conseguenza della loro mancanza di efficacia rispetto alla salvaguardia di una gestione responsabile e trasparente». Terzo, «sembrano esserci state un certo numero di dubbie operazioni finanziarie, condotte da frati cui era stata affidata la cura del patrimonio dell’Ordine, senza la piena conoscenza e il consenso» del Definitorio generale.

L’allarme è evidente. Per il superiore, «la portata e la rilevanza di queste operazioni hanno messo in grave pericolo la stabilità finanziaria della Curia generale». «Queste dubbie operazioni - spiega frate Perry, senza specificarne l’entità e la natura - vedono coinvolte persone che non sono francescane ma che sembra abbiano avuto un ruolo centrale nella vicenda». Per questi motivi, annuncia, il Definitorio generale «all’unanimità ha deciso di chiedere l’intervento delle autorità civili, affinché esse possano far luce in questa faccenda».

Le «autorità ecclesiastiche competenti» sono state informate. E Perry chiede anche a tutti i Ministri provinciali e Custodi «un contributo finanziario per aiutarci a far fronte all’attuale situazione, che implica anche il pagamento di cospicue somme di interessi passivi». L’Ordine, affidatosi a un «team di avvocati altamente qualificati», ha avviato anche una serie di iniziative per riprendere il controllo sella situazione: dopo la sostituzione dell’Economo, il Definitorio generale ha scelto un altro frate, padre Pasquale Del Pezzo, della Provincia dell’Immacolata Concezione (Salerno), esperto in questioni economiche e amministrative, nominandolo in ottobre Delegato speciale per gli affari economici della Curia generale.

Padre Perry dice ora di comprendere la «delusione» di molti tra i confratelli e richiama come incoraggiamento all’esempio offerto da «Papa Francesco nel suo appello alla verità e alla trasparenza nelle attività finanziarie sia nella Chiesa che nelle società umane». Negli Istituti dell’Ordine si mostra sorpresa. «Devo approfondire le questioni contenute nelle lettera», risponde padre Rosario Gugliotta, custode della Porziuncola e della basilica di Santa Maria degli Angeli in Assisi, spiegando di «non avere alcun’altra conoscenza» di quanto comunicato da Perry. Alla Curia generale, gli addetti evitano di dare informazioni rinviando a un futuro «portavoce».

Tra i capitoli che hanno alimentato la situazione debitoria, finite nel mirino dell’indagine interna, vi sarebbe comunque anche quello riguardante l’Hotel Il Cantico, albergo e ristorante di lusso di proprietà dei Francescani, ristrutturato recentemente, situato nella zona di Via Gregorio VII a Roma, e alla cui guida c’era proprio l’ex economo generale padre Lati.

Colpisce poi come proprio il predecessore di Perry alla guida dei Frati Minori, mons. Josè Rodriguez Carballo, ora in Vaticano come segretario della Dicastero dei religiosi, sia il firmatario con il cardinale prefetto Joao Braz de Aviz, delle nuove «Linee orientative» per l’amministrazione dei beni degli ordini religiosi, diffuso lo scorso agosto per decretare come definitivamente chiusi i tempi delle «finanze allegre».

Edited by GalileoGalilei - 23/6/2019, 05:48
 
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view post Posted on 19/12/2014, 09:52
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www.ofm.org/ofm/?p=8757&lang=it

Lettera a tutti i Frati dell’Ordine

Posted on 17 dic, 2014 in Lettere, Ministro generale
Lettera a tutti i Frati dell’Ordine


Carissimi Fratelli, il Signore vi doni la sua pace!

Nella Lettera agli Efesini san Paolo scrive: “Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare. Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce. Per questo sta scritto: “Svègliati, o tu che dormi, dèstati dai morti e Cristo ti illuminerà“. Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi” (Ef 5, 8-15).

Nell’impegno di vivere come figli della luce, io e il Definitorio generale vogliamo portare alla luce una grave situazione in cui la Curia generale dell’Ordine si trova. La questione riguarda la stabilità finanziaria dell’Ordine e del suo patrimonio. Se da una parte la nostra prima preoccupazione è stata e continua a essere quella di verificare la natura, l’entità e le conseguenze di quanto è avvenuto, dall’altra riconosciamo anche il ruolo significativo che alcune persone esterne, che non sono membri dell’Ordine, hanno avuto nella faccenda, che ha portato a questa grave situazione.

Nello scorso mese di settembre, il Definitorio generale ha deciso di intraprendere una serie di passi per condurre un’indagine interna riguardo alle attività finanziarie operate dall’Ufficio dell’Economato generale. È stata creata una sotto-commissione all’interno del Definitorio generale che servisse da organo consultivo. Insieme abbiamo tracciato un percorso che permettesse di raccogliere informazioni affidabili, di identificare potenziali punti deboli ed esaminare tutti i documenti disponibili in modo da giungere a decisioni il più chiare e consapevoli possibile sul miglior modo di procedere per garantire la solidità finanziaria dell’Ordine in maniera coerente con i valori francescani e lo stile di vita che ci appartiene. Abbiamo immediatamente chiesto l’intervento di un team di avvocati altamente qualificati, che stanno ancora continuando a lavorare per l’Ordine. Le autorità ecclesiastiche competenti sono state informate di queste nostre preoccupazioni e, regolarmente, vengono aggiornate sull’evolversi della situazione. In aggiunta, abbiamo spiegato la situazione in maniera breve e, perciò, incompleta ad alcuni Ministri Provinciali e Custodi di alcune Conferenze francescane, cui è stato chiesto anche di essere solidali con la Curia generale attraverso la preghiera e in altri modi significativi. Mi spiace di non aver potuto contattare tutti i Ministri e i Custodi. Chiedo a tutti Ministri provinciali e Custodi la loro comprensione e un contributo finanziario per aiutarci a far fronte all’attuale situazione, che implica anche il pagamento di cospicue somme di interessi passivi.

Una seconda serie di iniziative è stata poi avviata al fine di riprendere il controllo sulle attività economico-finanziarie della Curia generale. L’Economo generale ha rassegnato le sue dimissioni sia dall’incarico di Economo generale che di Rappresentante Legale. Il Vice-Economo generale ha iniziato ad agire come Economo generale facente funzioni e il Definitorio generale ha nominato un altro frate come Rappresentante Legale. Inoltre è stato scelto un terzo frate, esperto in questioni economiche e amministrative, che è stato nominato Delegato speciale del Ministro generale per gli affari economici della Curia generale e ha iniziato il suo lavoro all’inizio del mese di ottobre 2014. All’Ordine è stata data notizia di questi cambiamenti attraverso il sito web.

Questi tre frati hanno iniziato a collaborare strettamente, formando un gruppo operativo, dietro nomina del Definitorio generale; a questo gruppo è stato assegnato un compito con tre obiettivi:

a) verificare la situazione economica attuale in cui la Curia generale si trova;

b) esaminare e verificare i sistemi già operanti di vigilanza e controllo e proporre cambiamenti per rafforzarli e potenziarli;

c) esaminare le attività dell’Ufficio dell’Economato generale dal 2003 ad oggi, prestando particolare attenzione a qualunque operazione potesse suscitare sospetto o preoccupazione.

Questo gruppo operativo ha portato avanti l’indagine in maniera alquanto indipendente rispetto al Ministro e al Definitorio generali, fornendo, però, ad essi su base regolare relazioni e aggiornamenti rispetto ai tre obiettivi sopraelencati. Il gruppo operativo prosegue con il proprio lavoro di indagine.

Dall’investigazione interna sono emersi alcuni elementi importanti. Primo: la Curia generale si trova in una situazione di grave, sottolineo “grave”, difficoltà finanziaria, con un cospicuo ammontare di debiti. Secondo: è emerso che i sistemi di vigilanza e di controllo finanziario della gestione del patrimonio dell’Ordine erano o troppo deboli oppure compromessi, con l’inevitabile conseguenza della loro mancanza di efficacia rispetto alla salvaguardia di una gestione responsabile e trasparente. Abbiamo già intrapreso iniziative appropriate per affrontare queste fragilità. Terzo: sembrano esserci state un certo numero di dubbie operazioni finanziarie, condotte da frati cui era stata affidata la cura del patrimonio dell’Ordine, senza la piena conoscenza e il consenso né del precedente né dell’attuale Definitorio generale. La portata e la rilevanza di queste operazioni hanno messo in grave pericolo la stabilità finanziaria della Curia generale. Queste dubbie operazioni vedono coinvolte persone che non sono francescane ma che sembra abbiano avuto un ruolo centrale nella vicenda. Per questi motivi il Definitorio generale all’unanimità ha deciso di chiedere l’intervento delle autorità civili, affinché esse possano far luce in questa faccenda.

Siamo incoraggiati dall’esempio offerto da Papa Francesco nel suo appello alla verità e alla trasparenza nelle attività finanziarie sia nella Chiesa che nelle società umane. A noi francescani non è richiesto niente meno che dare testimonianza ai valori che professiamo come fratelli del Vangelo e della vita evangelica, valori messi ancor più in evidenza nella recente pubblicazione L’amministrazione francescana dell’economia. Dobbiamo confidare nel fatto che, seguendo il corso della verità, Dio ci guiderà nel cammino di conversione.

San Paolo ricorda proprio a tutti noi, Frati Minori del Vangelo: “Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità” (Ef 5,8-9). Invito tutti voi, fratelli carissimi, a vivere come figli della luce. Vi garantisco che io e il Definitorio generale faremo ogni sforzo per assicurare una vigilanza giusta, trasparente ed etica delle attività finanziarie della Curia generale. Inoltre compiremo sforzi impegnativi per far fronte apertamente e direttamente alla grave situazione finanziaria in cui ci troviamo.

Mi rendo conto che molti di voi resteranno assai delusi e scoraggiati di fronte a tutta questa faccenda. Inoltre, nasceranno molte domande, per le quali avete diritto a una riposta. Prossimamente spero di potervi offrire ulteriori informazioni. Sono intenzionato a fare una relazione il più esaustiva possibile riguardo all’intera vicenda durante il Capitolo generale. Nel frattempo, unitamente al Definitorio generale, vi chiedo dal profondo del cuore di pregare intensamente e di sostenerci mentre continuiamo ad affrontare l’evolversi di questa penosa situazione e mentre ci prepariamo a celebrare il Capitolo generale 2015.

Fraternamente, vostro

Fr. Michael A. Perry, OFM
Ministro generale e servitore

Roma, 17 dicembre 2014

Prot. 105344
 
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http://www.lastampa.it/2014/12/19/esteri/v...ohN/pagina.html

«Armi e droga con le offerte per il Poverello». Sconcerto per il crac dei Francescani




19/12/2014
giacomo galeazzi (vatican insider)

La truffa corre di bocca in bocca. Neppure la fitta nebbia che oggi avvolge Assisi riesce a ovattare il clamore dello scandalo finanziario che ha ridotto sul lastrico i Francescani della curia generalizia di Roma.

«Nessuno immaginava una bufera del genere, è il momento di cacciare i mercanti dal tempio», scuote la testa Angela Binci, arrivata dalle Marche alla guida di un pellegrinaggio sulle orme di Francesco. Su un punto tutti concordano. Colpevoli e contorni sono ancora da chiarire, però l’inaudita gravità dei metodi utilizzati non trova giustificazione. «Il fine non giustifica mai i mezzi», rincara la dose Mario Ponzetti, devoto del Poverello in visita alla Basilica con la sua famiglia.

Poco importante, quindi, che con i rendimenti dei soldi investiti sui mercati internazionali, la Curia pagasse i mutui per attività caritative e di culto. Tanto più che ore le banche potranno rivalersi sui beni dell’Ordine, in pesantissima crisi economica e impossibilitato a far fronte agli impegni assunti. All’origine della bancarotta dei Frati, infatti, c’è una scelta azzardata compiuta a Roma dai vertici francescani: investire l’intera liquidità dell’Ordine in una società finanziaria. Così ora il clamore ricade inevitabilmente sugli incolpevoli luoghi-simbolo del Poverello.

Eppure, nel mondo religioso, Assisi resta modello per corretta gestione, stile di sobrietà e limpidezza nella programmazione economica e nella comunicazione. Nulla può esserci di più stridente, quindi, rispetto a questa brutta storia di truffe e fondi neri. Una scelta senza precedenti, una riedizione 2.0 dei crack dei «faccendieri di Dio» Calvi e Sindona, che crea disorientamento nei fedeli e nei cittadini e negli stessi frati che attraversano con passo rapido la roccaforte del Poverello. «Come si fa a fare speculazioni con le offerte e le donazioni?», è l’interrogativo che attraversa Assisi. Lo stupore diventa sconcerto di fronte alla deriva della vicenda.

«È una vergogna, peggio di mafia capitale», si schermiscono due pellegrini in visita ai capolavori di Giotto. I bancarottieri hanno raggirato i frati e sono incappati nella rete della procura svizzera che ha bloccato i fondi: molte decine di milioni di euro. Il motivo è da brivido: alcuni depositi sequestrati alla curia generalizia di Roma erano stati investiti in società finite sotto inchiesta per traffici illeciti. Addirittura vengono tirati in ballo giri indicibili: armi e droga. Gli investimenti risalgono al periodo in cui era superiore dei frati minori José Rodriguez Carballo, oggi segretario della Congregazione per i religiosi. Motivo per cui adesso l’intero dossier è finito nella mani del segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin.

Sotto accusa l’ex-economo generale, padre Giancarlo Lati, che è stato fatto dimettere, e alcuni consulenti. Il sequestro dei fondi, gli interessi passivi da pagare e la perdita di una parte del patrimonio per investimenti spericolati, secondo Panorma, hanno messo in ginocchio i frati tanto da costringere il nuovo ministro generale, padre Michael Perry a recarsi negli Stati Uniti e in altre province a chiedere una colletta per aiutare la curia generalizia. La cifra caratterizzante e un’ancora di salvataggio in questa fosca vicenda è che le gestioni economiche dell’Ordine sono diverse da quelle delle provincie. I Francescani tengono a precisare che sono una galassia composta da diverse famiglie. Perciò sono esclusi dal ciclone i Frati Cappuccini, i Conventuali e il Terz’Ordine regolare. Per capirci i frati di san Giovanni Rotondo e quelli di Assisi. I vertici di Roma hanno tentato per settimane di tenere segreto lo scandalo.

La lettera-choc di padre Perry tra citazioni sacre («cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre») e una circostanziata denuncia, impegna gli attuali vertici dell’ordine in un difficile risanamento. Nella composita galassia francescana prevalgono «la solidarietà e la preghiera» per l’opera di trasparenza e condivisione che i Frati minori stanno portando avanti nella ricerca della verità. «Come ci insegna Gesù, la verità ci farà liberi», si ripete come un mantra ad Assisi tra conventi o opere assistenziali.

La vicenda dei Frati minori pone questioni all’intero Ordine, come quella di salvaguardare l’identità francescana. Del resto, lo stesso san Francesco nelle «Ammonizioni» esortava i frati al giusto uso del denaro senza demonizzarlo. È certo che la testimonianza di Papa Bergoglio, primo papa nella storia ad aver scelto un nome che è già un programma di governo diventa per tutti una bussola.

Come lo è a Terni, altra realtà recentemente investita da un pesante scandalo economico, la testimonianza e lo stile dell’ex-custode francescano conventuale del Sacro Convento, padre Giuseppe Piemontese

http://www.panorama.it/news/urbi-et-orbi/f...rlo-bancarotta/

Francescani sull’orlo della bancarotta
Panorama denuncia il crack finanziario e i frati minori sono costretti ad ammettere lo scandalo

Lo scandalo è scoppiato nel mese di ottobre e anche il Papa lo è venuto a sapere: la procura svizzera avrebbe sequestrato alcuni depositi della congregazione dei frati minori francescani, per decine di milioni di euro, perché investiti in società finite sotto inchiesta per traffici illeciti, si parla addirittura di armi e droga. Gli investimenti risalgono al periodo in cui era superiore dei frati minori José Rodriguez Carballo, oggi segretario della Congregazione per i religiosi. Sotto accusa l’ex economo generale, padre Giancarlo Lati, che è stato fatto dimettere, e alcuni consulenti. Il sequestro dei fondi, gli interessi passivi da pagare e la perdita di una parte del patrimonio per investimenti spericolati, hanno messo in ginocchio i frati tanto da costringere il nuovo ministro generale, padre Michael Perry a recarsi negli Stati Uniti e in altre province a chiedere una colletta per aiutare la Curia generalizia.
I frati hanno tentato per settimane di tenere segreto questo scandalo. Finché Panorama lo ha scoperto e ha chiesto ufficialmente a mons. Carballo, padre Perry e al nuovo economico, padre Silvio de la Fuente di commentare queste informazioni. Da tutti è arrivato un secco “no comment”, forse nella speranza che nulla ancora sarebbe trapelato all’esterno. Una volta appreso che sul numero di Panorama in edicola sarebbe stata diffusa la notizia, il ministro generale è stato costretto a riconoscere ufficialmente l’accaduto, con una lettera pubblica che è un’ammissione ufficiale del dissesto ma non può essere presa ad esempio di trasparenza. O quanto meno è un esempio di trasparenza “obbligata” dall’esterno.

L’Ordine è presente in 110 paesi ed è organizzato in 103 Province, 8 Custodie Autonome, 14 Custodie dipendenti, 20 Fondazioni, 1 Federazione.
 
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view post Posted on 27/11/2015, 05:32
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Complice impiccato. Fra Giancarlo Lati, Renato Beretta, Clemente Moriggi volevano il 13,5% di interessi

frati-finanza-675

www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/26...riente/2254213/

Ordine francescano e speculazioni finanziarie: investiti 50 milioni in resort e hotel di lusso in Africa e in Medio Oriente
Cronaca
Tre frati di san Francesco avevano affidato a un faccendiere il tesoretto per ottenere il 13,5% di interessi, che però non sono mai arrivati. E i soldi sono andati in fumo. Quattro gli indagati nelle inchieste che si svolgono in Italia e Svizzera e che sono partite dopo la denuncia dei nuovi vertici dell'ordine
di Antonio Massari | 26 novembre 2015
COMMENTI (426)

Più informazioni su: Africa, Medio Oriente, San Francesco, Svizzera, Vaticano
I soldi destinati alle opere religiose si sono trasformati in resort di lusso sparsi tra l’Africa e il Medio Oriente. Non solo. I frati li avevano affidati a un faccendiere – parliamo di circa 50 milioni di euro – per pura speculazione: intendevano ricavarne il 13,5 per cento di interessi. Ma nulla è andato secondo i programmi. Anzi. Ieri mattina tre frati e un faccendiere sono stati perquisiti, le indagini si svolgono in Italia e in Svizzera, sono stati eseguiti sequestri per 5 milioni di euro. E soprattutto: le operazioni svolte ieri dalla Guardia di finanza e dalla Polizia elvetica portano in calce la firma simbolica di Papa Francesco. Il motivo è semplice: perquisizioni e indagini nascono proprio dalla denuncia dell’ordine francescano e, per la precisione, dai vertici attuali della Casa Generalizia, della Provincia Lombarda e della Conferenza dei ministri provinciali dell’ordine.

In altre parole: sono stati gli uomini vicini al Papa a denunciare l’ammanco di ben 49,5 milioni di euro dalle casse degli enti religiosi e a mettere la procura di Milano sulle tracce degli indagati. Parliamo dell’ex economo della curia generalizia dei frati minori, frate Giancarlo Lati, del suo omologo nella Provincia Lombarda, frate Renato Beretta, e infine dell’economo della Conferenza dei ministri provinciali, frate Clemente Moriggi. I tre sono accusati di concorso in appropriazione indebita. Secondo l’accusa – sostenuta dai pm di Milano Adriano Scudieri, Sergio Spadaro e Alessia Miele – hanno trasferito milioni di euro, senza alcuna autorizzazione e per di più violando le finalità religiose, nelle casse di Leonida Rossi, nato in Italia e residente in Kenya. L’obiettivo – davvero poco francescano – era quello di ottenere una speculazione del 13,5 per cento sulle somme in questione. Rossi è il quarto indagato: è accusato, infatti, di aver impiegato denaro di provenienza illecita. L’uomo, secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, nella notte tra ieri e oggi si è ucciso, impiccandosi nella sua villa.

Ma c’è dell’altro. I frati infatti, puntando a ottenere il 13,5 per cento di interessi sui milioni in questione, non si sono affidati a una banca o a un mediatore finanziario. Rossi risulta amministratore unico della Anycom srl, di cui detiene il 95 per cento, in società con Denise Denoyelle (non indagata, ndr). L’oggetto sociale della Anycom srl è piuttosto generico: “Importazione, esportazione, commercio di prodotti e manufatti ogni genere. Assunzione di partecipazioni in altre società”. Insomma, i tre frati affidano decine di milioni di euro a un uomo che si occupa, sulla carta, di import export. E infatti, non avendo alcun titolo per raccogliere denaro ed esercitare il credito, Rossi è anche indagato per aver svolto abusivamente un’attività finanziaria. Il faccendiere depositava il denaro sui suoi conti personali, a Lugano, nella filiale della Credit Suisse.

L’operazione inizia nel 2007 e, secondo l’accusa, Rossi non ha mai restituito la gran parte dei soldi che i frati gli hanno affidato. Il denaro prende altre vie. Decine di milioni, destinati alle finalità religiose, vengono utilizzati per realizzare resort, alberghi, villaggi turistici in mezzo mondo. Rossi li reinveste per realizzare strutture turistiche tra l’Africa e il Medio Oriente. I frati provano a richiedere gli interessi pattuiti e la somma versata ma, a partire dal 2011, non vedono più un centesimo. Non solo. Lo scorso anno Rossi avrebbe ammesso di non essere più in grado di restituire nulla. Eppure nel frattempo – tra il 2010 e il 2012 – il faccendiere riesce a incassare altri 680mila euro, questa volta non dai frati francescani, ma dall’Opera don Bosco per le missioni. E tutto questo potrebbe essere soltanto il filo iniziale della matassa, che potrebbe essere ben più complessa, considerato che gli investigatori sospettano altri flussi di denaro verso le casse della Fortis Bank. Le indagini della procura di Milano e della Guardia di finanza sembrano solo all’inizio. Di certo c’è che i nuovi vertici dell’Ordine francescano, da tempo sull’orlo del crac finanziario, hanno denunciato le irregolarità avvenute dal 2007 al 2014. Le loro testimonianze sono risultate fondamentali per avviare l’inchiesta. È altrettanto certo, secondo gli investigatori, che la vicenda riguardi anche altri ordini religiosi, come i missionari dell’Opera don Bosco. Infine, non risulta che, tra le opere caritatevoli, san Francesco avesse messo al primo posto un tasso d’interessi del 13,5 per cento o la realizzazione di villaggi turistici. Ma questa è una certezza che non riguarda soltanto il diritto penale.

da Il Fatto Quotidiano del 26 novembre 2015

Aggiornato da Redazione Web alle 13.55

http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/1...gato-128217749/

Truffa ai frati francescani: suicida il broker indagato. Era appena stato perquisitoTruffa ai frati francescani: suicida il broker indagato. Era appena stato perquisito
Leonida Rossi, 78 anni, è stato trovato impiccato nella sua casa di Lurago d'Erba, in provincia di Como. Era finito sotto inchiesta per riciclaggio. L'inchiesta sull'ammanco di 45 milioni dalle casse dei religiosi

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26 novembre 2015



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Si è impiccato nella sua villa a Lurago d'Eba nel Comasco, Leonida Rossi, il broker indagato dalle procure di Milano e di Lugano nell'indagine con al centro un ammanco di quasi 50 milioni dalle casse dell'Ordine dei Frati Minori. Rossi, 78 anni, cittadinanza italiana, residenza estera in Kenya, svizzero per "sedicente" attività di fiduciario, è stato trovato giovedì mattina dai militari nel Nucleo Valutario della Finanza nella sua villa. Villa a cui ieri sono stati messi i sigilli in vista di una perquisizione.

Mercoledì le fiamme gialle hanno passato al setaccio l'ufficio e la residenza svizzere del broker e quello della società milanese Anycom, a lui riconducibile, a caccia di documenti cartacei e informatici per fare chiarezza su come siano spariti tutti quei soldi, 49 milioni e 500 mila euro, così come denunciato dalla Provincia Lombardia, dalla Casa Generalizia con sede a Roma e dalla Conferenza dei ministri di Italia e Albania, tre enti della stessa confraternita. Inoltre a Rossi, accusato di truffa dalla magistratura elvetica di truffa, e in Italia di abusiva attività finanziaria e reimpiego di proventi illeciti, sono stati sequestrati anche beni mobili e immobili per quasi 5 milioni di euro.

Oltre al broker, poi, sono stati perquisiti anche tre ex economi dell'ordine: si tratta di Giancarlo Lati, Renato Beretta e Clemente Moriggi, i quali, accusati di appropriazione indebita, non avrebbero, però, tratto beneficio personale dalla vicenda, ma avrebbero impiegato i fondi della cassa dell'Ordine secondo modalità non autorizzate.

Secondo la ricostruzione dei pm milanesi Sergio Spadaro, Adriano Scudieri e Alessia Miele, Rossi, dopo essersi guadagnato la fiducia di chi amministrava il patrimonio finanziario dell'Ordine, avrebbe ricevuto, tra il 2007 e il 2014, notevoli somme di denaro. Un mare di soldi che nel corso del tempo sarebbero stati depositati sui suoi conti bancari in Svizzera per essere investiti, "al di fuori - si legge nel decreto di perquisizione - degli scopi e delle finalità religiose proprie dell'Ente", a tassi di interesse - aveva assicurato - non inferiori al 12 per cento. Inizialmente, il "sedicente" fiduciario avrebbe corrisposto alcune somme pari agli interessi, ma in seguito - secondo la denuncia dei francescani - non avrebbe restituito né capitale, né interessi, determinando in tal modo il maxi ammanco nelle casse dei tre enti dei frati minori. In più avrebbe usato i soldi dei francescani "in attività edilizie speculative finalizzate alla costruzione di complessi alberghieri in Africa".

Dunque, per la Procura, assieme ai tre ex economi, si sarebbe reso responsabile "di gravissime irregolarità nella gestione finanziaria" dei tre enti che hanno sporto denuncia e, si ipotizza, "di altri Organismi religiosi francescani, dell'Opera Don Bosco Salesiani" e di persone ancora da individuare. Ora i pm analizzeranno la documentazione raccolta dalla guardia di finanza per ricostruire i movimenti finanziari, come e dove sono avvenuti gli investimenti, ed eventualmente recuperare i milioni sottratti all'Ordine.

In una nota congiunta l'Ordine, pur esprimendo "cordoglio per l'umana perdita" di Rossi, sostiene che la morte del broker impone di fare piena chiarezza con le indagini.

Edited by GalileoGalilei - 22/5/2018, 09:56
 
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MILANO
L’accoglienza dei migranti affidata al frate indagato per la maxitruffa da 50 milioni
La caserma Montello ospiterà 300 richiedenti protezione internazionale. Un affidamento diretto della Prefettura alla fondazione fratelli di San Francesco. A capo Clemente Moriggi, il religioso finito un anno fa in una brutta storia di speculazione finanziaria dell’ordine francescano
DI MICHELE SASSO
14 ottobre 2016
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L’accoglienza dei migranti affidata al frate indagato per la maxitruffa da 50 milioni
L’arrivo dei rifugiati alla caserma Montello di Milano agita gli animi dei residenti: un comitato ad hoc spara a zero contro l’accoglienza e si prodiga per scongiurare la nuova destinazione. Da mesi si ritrovano per organizzare fiaccolate, presidi e raccolte firme contro l’uso temporaneo dell’edificio militare nella zona Nord-Ovest della metropoli.

Ad agosto, nonostante le proteste, la decisione di spostare i soldati rimasti e aprire dal primo novembre a chi scappa da guerre e persecuzioni. Una sistemazione-ponte prima di iniziare la ristrutturazione definitiva e trasformare la caserma in una nuova sede della Polizia.

Una scelta presa da Governo, Comune di Milano e Prefettura dopo che il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni è riuscito a impedire l’uso dell’ex campo base di Expo 2015 per l’accoglienza dei migranti.

Un’estate calda scandita da accuse e contro-accuse tra il governatore Roberto Maroni e il sindaco Beppe Sala che spiegava: «Non possiamo continuare a dire no a tutto. Il problema c'è, i migranti stazionano davanti alla stazione Centrale, io continuo a difendere la via della Montello, che è una soluzione transitoria e dignitosa».

Dopo il braccio di ferro il via libera arriva direttamente dal ministero della Difesa (proprietaria dell’edificio) e la Prefettura di Milano mette a punto il 19 settembre la «procedura negoziata per l'affidamento del servizio di accoglienza».

Il numero massimo sarà di trecento ospiti e nell’invito viene messo nero su bianco ogni servizio : «assistenza linguistica, sanitaria e psicologica, pasti, beni, pulizia, programmi di integrazione ed erogazione del “pocket money” e 11 operatori al lavoro tra turni diurni e notturni».

Tutto per 729 mila euro più Iva.

Non c’è tempo per un bando vero e proprio e allora vengono chiamati cinque operatori che già lavorano con Prefettura e Palazzo Marino tra accoglienza di migranti maggiorenni e minorenni e il piano invernale per assistere i senzatetto.

Mercoledì 12 ottobre la notizia ufficiosa: a vincerlo è la fondazione fratelli di San Francesco, che per il 2015 e 2014 ha intascato quasi tre milioni di euro per dare assistenza a quasi 90 mila richiedenti asilo. Un gruppo che dà lavoro a duecento dipendenti e ha 7 centri nel Milanese.

Tra i centri gestiti c’è anche la ex scuola comunale di via Saponaro: una comunità per la cura dei senzatetto, l'accoglienza dei minori e degli ex carcerati dove 400 persone , con esigenze diverse, vivono ammassati nelle vecchie aule.

A capo della fondazione c’è frate Clemente Moriggi, finito un anno fa in una storiaccia brutta di speculazioni finanziarie.

Moriggi è accusato di concorso in appropriazione indebita insieme all’ex economo della curia generalizia dei frati minori, Giancarlo Lati, del suo omologo nella Provincia Lombarda, Renato Beretta.

I tre frati che indossano il saio di san Francesco si erano messi nella mani di un faccendiere per gestire il tesoretto dell’ordine: quasi 50 milioni di euro raccolti grazie ai lasciti, testamenti e donazioni per le opere religiose e finiti in progetti di resort di lusso sparsi tra l’Africa e il Medio Oriente.

I milioni provenivano dalle casse della Provincia lombarda dei Frati minori francescani (per 23,5 milioni), della Conferenza dei ministri provinciali (3 milioni), e della Casa generalizia dell’Ordine disciplinato dalla regola del 1223 di papa Onorio III, presente in 110 Paesi, e organizzato in 99 Province, 8 Custodie autonome, 14 Custodie indipendenti e 20 Fondazioni, con al proprio vertice il soggetto giuridico autonomo Casa generalizia (detta anche Curia generale).

L’obiettivo era però molto poco francescano: ricavare il 13,5 per cento di interessi. La maxi-speculazione ha come mente Leonida Rossi, nato in Italia, residente in Kenya e svizzero per sedicente attività fiduciaria.

Era «il signor Rossi» a risolvere le pratiche logistiche, le forniture necessarie o gli impicci materiali dei frati che andavano in missione religiosa nel Corno d’Africa.

È proprio grazie a questa fiducia, guadagnatasi in trent’anni agli occhi dell’Ordine dei Frati minori, che il 78enne Leonida Rossi è stato accusato di «impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita», ovvero frutto di «un ammanco in enti religiosi di almeno 49 milioni e mezzo di euro nel periodo 2007-2014».

L’inchiesta viene a galla a novembre 2015 e si tinge di giallo: il broker il giorno dopo la notizia viene trovato suicida nella sua villa a Lurago d'Eba nel Comasco.

A far scoperchiare lo scandalo è stata la trasparenza dei nuovi economo e rappresentante legale della Provincia lombarda, Marco Fossati e Giuseppe Maffeis, subentrati nel 2013 ai quasi tre lustri di gestione Beretta.

La puzza di bruciato diventa irrespirabile quando i nuovi amministratori chiedono la restituzione dei capitali dell’Ordine secondo quanto attestato da improbabili rendiconti volanti dell’italo-svizzero Rossi: frate Beretta ammette di «non poter consegnare ulteriore documentazione perché distrutta come da accordo con il signor Rossi», quest’ultimo dice di non essere in grado di ridare un quattrino neppure parzialmente, poi promette di iniziare una parziale restituzione «fra qualche mese», e alla fine butta lì ai frati l’offerta bizzarra della «intestazione» di un «mio hotel del valore commerciale di 70 milioni di euro» in Eritrea, in realtà investimento ancora sulla carta e comunque sconosciuto ai frati.

L’indagine che porta agli affari spericolati dei tre frati è ancora in corso ma non ha impedito di affidare alla fondazione guidata da Clemente Moriggi fondi del Ministero dell’Interno per l’emergenza immigrazione.
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"Hanno rubato all'ordine" del fraticello povero di Assisi. Il misterioso suicidio di un investitore finanziario

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Ammanco di cassa per 20 milioni, tre frati francescani a giudizio Il giudice per le indagini preliminari chiede al pm il processo per gli ex amministratori di tre enti dei Frati Minori Tweet Truffa da 20 milioni ai francescani, la Curia denuncia. Indagini in Svizzera e in Italia 09 gennaio 2018 Tre frati a processo per un "buco" nella casse francescane. La Procura di Milano dovrà chiedere il giudizio per appropriazione indebita per gli ex amministratori di tre enti dei Frati Minori, nell'inchiesta su un ammanco nelle casse dei francescani da circa 20 milioni di euro. A deciderlo è stato il gip Maria Vicidomini, non accogliendo la richiesta di archiviazione, a cui si era opposta la Casa Generalizia dell'Ordine dei Frati Minori, e disponendo l'imputazione coatta. L'inchiesta vedeva indagato anche un "sedicente investitore-fiduciario", Leonida Rossi, poi morto suicida. I 20 milioni di euro distratti dalle casse dell'Ordine derivano da lasciti, donazioni e affitti di immobili. Leonida Rossi avrebbe ricevuto, nel tempo, le somme per investirle in Svizzera, a tassi di interesse - aveva assicurato - non inferiori al 12 per cento. Il broker avrebbe inizialmente versato alcune somme corrispondenti agli interessi, poi - secondo la denuncia dei francescani - non avrebbe restituito né capitale, né interessi, determinando in tal modo l'ammanco nella cassa dell'Ordine dei frati minori. - See more at: www.rainews.it/dl/rainews/articoli/...f8643871cc.html

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Lugano Truffa da 20 milioni ai francescani, la Curia denuncia. Indagini in Svizzera e in Italia Nel mirino delle procure, il broker Leonida Rossi Tweet 25 novembre 2015 La polizia svizzera, per ordine della procura di Lugano, sta perquisendo in territorio elvetico abitazioni e uffici del broker finanziario Leonida Rossi, accusato di una truffa, arrivata nel tempo a 20 milioni di euro, ai danni dell' Ordine dei Frati minori francescani. Attività investigative legate alla stessa vicenda sono in corso anche in Italia da parte della Guardia di Finanza. Secondo quanto si è appreso da fonti contattate in Svizzera, la denuncia è stata presentata a Lugano dalla Curia Generale dei Frati minori francescani e il procuratore federale di Lugano Noseda ha disposto le perquisizioni. Analoga denuncia è stata presentata anche a Roma e Milano. Danaro frutto di lasciti e affitti. E Milano indaga anche sull'ex economo Lasciti, donazioni e anche affitti di immobili: da qui derivano i 20 milioni di euro distratti dalle casse dell'Ordine. La Procura di Milano indaga non solo sul broker Rossi, ma anche su altre persone, tra cui alcuni religiosi e, in particolare, l'ex economo dello stesso ordine, il frate Giancarlo Lati, accusato di appropriazione indebita. Quest'ultimo, peraltro, non avrebbe tratto beneficio personale dalla vicenda, ma avrebbe impiegato i fondi della cassa dell'Ordine secondo modalità non autorizzate. Da quanto si è saputo i pm milanesi Sergio Spadaro, Adriano Scudieri e Alessia Miele, che stanno lavorando in 'tandem' con i colleghi elvetici, tramite i documenti che stanno raccogliendo con le perquisizioni di oggi della Gdf, puntano a ricostruire i movimenti di tutti quei soldi - gran parte del patrimonio dei religiosi - usciti dalle casse dell'Ordine e come e dove sarebbero stati investiti. I reati contestati a vario titolo, a partire da 7/8 anni fa, al momento sono truffa e appropriazione indebita. Rossi aveva assicurato interessi non inferiori al 12% Il broker, che in particolare disponeva di un appartamento a Paradiso (quartiere di Lugano), ma che in Svizzera non aveva né residenza né permessi di dimora, avrebbe ricevuto, nel tempo, dall'ex economo dell'Ordine dei frati minori somme fino a 20 milioni di euro, per investirle in Svizzera a tassi di interesse - aveva assicurato - non inferiori al 12 per cento. L'obiettivo delle perquisizioni è quello di scovare documenti utili a far luce sulle malversazioni. Rossi avrebbe corrisposto inizialmente alcune somme corrispondenti agli interessi, poi - secondo la denuncia dei francescani - non avrebbe restituito né capitale, né interessi, determinando in tal modo l'ammanco nella cassa dell'Ordine dei frati minori. - See more at: www.rainews.it/dl/rainews/articoli/...c99cf48e72.html

Edited by pincopallino2 - 10/1/2018, 12:49
 
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Ordine francescano, buco da 20 milioni nei bilanci per speculazioni finanziarie: chiesto il giudizio per tre frati
Ordine francescano, buco da 20 milioni nei bilanci per speculazioni finanziarie: chiesto il giudizio per tre frati
Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano Maria Vicidomini, che ha respinto la richiesta di archiviazione e ha disposto l'imputazione coatta per per Giancarlo Lati, Renato Beretta e Clemente Moriggi. I soldi spariti dalle casse dell'Ordine derivano da lasciti, donazioni e affitti di immobili

di F. Q. | 10 gennaio 2018
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476
Più informazioni su: Procura di Milano, Svizzera, Vaticano

Nuovo Nissan X-TRAIL
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Tre frati rischiano il processo per un “buco” da 20 milioni di euro nella casse francescane. La Procura di Milano dovrà chiedere il giudizio per appropriazione indebita per gli ex amministratori di tre enti dei Frati Minori, nell’inchiesta sulle speculazioni finanziarie di alcuni francescani. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari Maria Vicidomini, che ha respinto la richiesta di archiviazione e ha disposto l’imputazione coatta per Giancarlo Lati, ex economo della Casa Generalizia, per Renato Beretta, ex economo della Provincia di Lombardia San Carlo Borromeo dei Frati Minori, e per Clemente Moriggi, ex economo della Conferenza dei ministri provinciali dei Frati Minori d’Italia.

I 20 milioni di euro distratti dalle casse dell’Ordine derivano da lasciti, donazioni e affitti di immobili. Somme che un “sedicente investitore-fiduciario“, Leonida Rossi, aveva ricevuto per investirle in Svizzera, a tassi di interesse non inferiori al 12%. Ma, secondo la denuncia dei francescani, il broker non avrebbe poi restituito né capitale, né interessi, determinando in tal modo l’ammanco nella cassa dell’Ordine dei frati minori. Rossi, 78 anni, italo-svizzero, dopo che era emerso il suo coinvolgimento nell’indagine si era impiccato nella sua villa a Lurago d’Erba, in provincia di Como, nel novembre del 2015.


La richiesta di archiviazione era stata presentata dai pm Adriano Scudieri e Sergio Spadaro, ma vi si era opposta la Casa Generalizia dell’Ordine dei Frati Minori. Stando a quanto stabilito dal giudice, ora i pm dovranno formulare la richiesta di rinvio a giudizio (poi al vaglio di un gup) per tutti e tre i frati per il reato di appropriazione indebita che veniva loro contestato, mentre il gip ha fatto cadere per Moriggi l’accusa di autoriciclaggio.

Le indagini erano scattate tra fine 2014 e metà del 2015 con le denunce presentate dagli stessi tre enti dei Frati Minori, nelle quali già si segnalava che i tre frati avevano posto in essere, come emerge degli atti, “operazioni di investimento, promosse e gestite da un sedicente fiduciario-investitore, tale Leonida Rossi”, persona “sprovvista di qualsiasi autorizzazione per lo svolgimento di attività finanziarie” e che si sono “concluse con la mancata restituzione dei capitali investiti”. Sono stati proprio gli uomini vicini al Papa a denunciare l’ammanco di ben 49,5 milioni di euro dalle casse degli enti religiosi e a mettere la procura di Milano sulle tracce degli indagati.


I tre enti avevano denunciato “gravi irregolarità nella gestione finanziaria” tra il 2007 e il 2014 con “consistente e reiterato flusso di denaro, per un importo superiore a 24 milioni di euro, dalle casse degli enti verso conti correnti bancari ubicati in Svizzera nella disponibilità di Rossi”. Per i pm, però, “l’assenza di prova di un fine di profitto personale da parte degli economi, ovvero degli altri religiosi a cui gli stessi economi dovevano riferire” portava ad escludere l’ipotesi di appropriazione indebita, anche perché i soldi sarebbero, in sostanza, spariti. Di diverso avviso, invece, il gip che ha ordinato l’imputazione coatta.
 
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IlFattoQuotidiano.it / RAI
Report, cosa si nasconde dietro lo scandalo dei Frati Minori? L’anticipazione dell’inchiesta in onda stasera
di F. Q. | 21 maggio 2018
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Più informazioni su: Report
Cosa si nasconde dietro lo scandalo che coinvolge uno degli istituti religiosi più importanti della Chiesa? Decine di milioni di euro, frutto di lasciti, donazioni e rendite immobiliari sono spariti nel nulla, affidati, tra il 2007 e il 2014, a un faccendiere che si muove tra Italia, Africa e Svizzera. Lo scopo, più che servire le opere pie, sembrerebbe quello delle speculazioni finanziarie.

Quando i nuovi vertici dei Frati Minori si accorgono del buco nelle loro casse, denunciano e comincia una storia dove a confondersi non sono solo il bene e il male, ma anche le strategie, i personaggi, gli interessi. Il piano religioso s’intreccia a quello giudiziario: una Procura che vuole archiviare, un giudice che invece respinge e ordina il processo per i tre economi dell’ordine, il misterioso uomo di fiducia dei frati trovato impiccato nella sua villa.

Alberto Nerazzini ha seguito le tracce dei soldi e le orme dei francescani e ne emerge una spy story, dove la realtà dei fatti supera la fantasia

http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata...a213b04e24.html

PUNTATA DEL 21/05/2018 Torna alla lista puntateI POVERELLI DI Alberto Nerazzini - Società

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I poverelli
Collaborazione di Michela Mancini

Cosa si nasconde dietro lo scandalo che coinvolge uno degli istituti religiosi più importanti della Chiesa? Decine di milioni di euro, frutto di lasciti, donazioni e rendite immobiliari sono spariti nel nulla, affidati, tra il 2007 e il 2014, a un faccendiere che si muove tra Italia, Africa e Svizzera. Lo scopo, più che servire le opere pie, sembrerebbe quello delle speculazioni finanziarie.

Quando i nuovi vertici dei Frati Minori si accorgono del buco nelle loro casse, denunciano e comincia una storia dove a confondersi non sono solo il bene e il male, ma anche le strategie, i personaggi, gli interessi. Il piano religioso s’intreccia a quello giudiziario: una Procura che vuole archiviare, un giudice che invece respinge e ordina il processo per i tre economi dell’ordine, il misterioso uomo di fiducia dei frati trovato impiccato nella sua villa.

Alberto Nerazzini ha seguito le tracce dei soldi e le orme dei francescani e ne emerge una spy story, dove la realtà dei fatti supera la fantasia.

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"Hanno rubato all'ordine" del fraticello povero di Assisi. Il misterioso suicidio di un investitore finanziario

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Buco da 20 milioni nelle casse dell'Ordine, i francescani chiedono i danni a tre frati
Tre enti si sono costituiti parti civili per il riconoscimento del risarcimento in caso di condanna

18 settembre 2018

Buco da 20 milioni nelle casse dell'Ordine, i francescani chiedono i danni a tre frati
Prima hanno ottenuto l'imputazione coatta. Ora chiedono i danni. La vicenda è quella dei francescani che chiedono a tre loro fratelli di rispondere di un buco da 20 milioni di euro. Tre enti dei Frati Minori si sono infatti costituiti parti civili, per il riconoscimento dei danni in caso di condanne, nel processo che a Milano vede di tre frati, ex amministratori degli enti e accusati di appropriazione indebita per un ammanco nelle casse, appunto, di circa 20 milioni di euro. La questione dell'ingresso delle parti civili nel processo verrà trattata nella prossima udienza del 19 ottobre, mentre un'altra udienza è fissata anche per il 3 novembre.

Il processo è a carico di Giancarlo Lati, ex economo della Casa Generalizia dell'Ordine dei Frati Minori (rappresentata dal legale Federico Pezzani), di Renato Beretta, ex economo della Provincia di Lombardia San Carlo Borromeo dei Frati Minori (rappresentata dal legale Gian Luigi Tizzoni), e di Clemente Moriggi, ex economo della Conferenza dei ministri provinciali dei Frati Minori d'Italia (rappresentata sempre dal legale Tizzoni).

Le indagini erano scattate tra fine 2014 e metà 2015 con le denunce presentate dagli stessi tre enti dei Frati Minori, nelle quali già si segnalava che i tre frati avevano posto in essere "operazioni di investimento, promosse e gestite da un sedicente fiduciario-investitore, tale Leonida Rossi", persona "sprovvista di qualsiasi autorizzazione per lo svolgimento di attività finanziarie", e che si sono "concluse con la mancata restituzione dei capitali investiti".

I tre enti avevano evidenziato "gravi irregolarità nella gestione finanziaria" tra il 2007 e il 2014, con "un consistente e reiterato flusso di denaro, per un importo superiore a 24 milioni di euro, dalle casse degli enti verso conti correnti bancari ubicati in Svizzera nella disponibilità di Rossi". Rossi, 78 anni, italo-svizzero, dopo che era emerso il suo coinvolgimento nell'indagine si era impiccato nella sua villa a Lurago d'Erba, in provincia di Como, nel novembre del 2015. Il gip Maria Vicidomini, mesi fa non aveva accolto la richiesta di archiviazione dei pm, contraria anche la Casa Generalizia dell'Ordine dei Frati Minori, e aveva ordinato l'imputazione coatta. Da qui il processo alla quarta sezione penale, e i tre frati in attesa di conoscere il loro destino.
 
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Frati minori: Clemente Moriggi è stato dimesso dall’Ordine

11 giugno 2019 @ 12:06
La Provincia Sant’Antonio dei Frati Minori comunica “con dolore” che è stato notificato in data odierna a fra Clemente Moriggi il provvedimento di dimissione dall’Ordine dei Frati Minori e dallo stato clericale. Il provvedimento, conseguenza del mancato adempimento alla obbedienza/richiesta di trasferirsi da Milano in altro convento della Provincia, venne preso con l’avvio delle indagini sui fondi investiti attraverso Leonida Rossi “purtroppo mai più restituiti”. In quella occasione sono stati presi immediati rimedi disciplinari – previsti dall’Ordinamento canonico e civile – che prevedevano, appunto, il trasferimento immediato in altri conventi dei tre frati: “Fra Lati e Fra Beretta hanno obbedito a tali disposizioni – si legge nella nota della Provincia Sant’Antonio dei Frati Minori -, mentre Fra Moriggi ha perseverato nel trasgredire a questa esplicita richiesta, pur a seguito di ripetute e specifiche ammonizioni”. Dei tre frati indagati, solo due appartengono alla Provincia Sant’Antonio dei Frati Minori. Il 17 maggio scorso il giudice del processo penale a carico dei tre frati ha letto la sentenza di non luogo a procedere del reato di appropriazione indebita per intervenuta prescrizione ex articolo 129 c.p.p., per la sua persona e per gli altri imputati Fra Giancarlo Lati e Fra Renato Beretta. Riguardo alla Fondazione “Fratelli di San Francesco”, di cui fra Clemente è socio fondatore e direttore delle opere, la Provincia Sant’Antonio dei Frati Minori specifica che “non esiste alcun collegamento in essere tra essa e la Fondazione ‘Fratelli di San Francesco’, essendo quest’ultima una Fondazione laica ed autonoma, le cui scelte operative non dipendono in alcun modo dalla nostra Provincia religiosa”.

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Fondazione Fratelli San Francesco

FR.CLEMENTE MORIGGI

Avevo solo 17 anni quando sono entrato nell’Ordine dei Frati Minori di San
Francesco e fin dall’inizio il Signore mi ha concesso di lavorare sempre lontano da ogni forma di ozio. Così, quando molti anni fa ho ricevuto il grande dono di poter stare tra i poveri del mio tempo ho potuto amarli aiutandoli concretamente perché “Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1Gv 3,18). Poi, alla fine del secolo scorso, l’incontro con i poveri e con i fragili è diventato uno stile di vita quotidiano con la nascita della Fondazione Fratelli di San Francesco di Assisi che risponde alle emergenze di ogni fragilità 365 giorni l’anno. Senza pause e senza riserve.
In Fondazione operiamo per liberare dalla disperazione i nostri Fratelli più bisognosi, e quindi più cari, elevandoli dalla loro condizione di bisogno, per aiutarli a costruire un futuro umano e dignitoso, nella certezza di non essere più soli. In questo bilancio sociale sono raccolte le attività del 2017 della
Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi, impegnata costantemente
in prima linea contro ogni forma di disagio sociale e di emarginazione per aiutare chi è fragile a ritrovare l’amore per la vita: dalla mensa dei poveri ai pacchi alimentari per le famiglie indigenti, dalle cure mediche alla formazione professionale, dall’assistenza ai minori soli all’accoglienza dei senza fissa dimora nelle nostre strutture, dove tutti coloro che hanno bisogno trovano riparo e conforto.

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Fondi spariti assolti i frati il giallo resta
I quattrini sono spariti, il presunto responsabile si è suicidato anni fa, e i tre frati accusati di appropriazione indebita ieri sono stati assolti. Tutto finito? La Casa generalizia dei Francescani in realtà « si riserva ogni valutazione a seguito della lettura della motivazione del provvedimento». Ma il pronunciamento del giudice Giuseppe Vanore emesso ieri mette per ora fine a un giallo che ha coinvolto tre frati economi: Giancarlo Lati, ex economo della Casa generalizia dell'Ordine dei frati minori; Renato Beretta, ex economo della Provincia di Lombardia; Clemente Moriggi, ex economo della Conferenza dei ministri provinciali.

Sono stati in parte prosciolti per prescrizione e in parte assolti nel merito. A promuovere la causa erano stati gli organi generali dei Francescani. Il giudice ha dichiarato il « non doversi procedere per intervenuta prescrizione » per i tre imputati per i fatti fino al maggio del 2011 e l'assoluzione « perché il fatto non sussiste » per quelli rimanenti e successivi (motivazioni tra 90 giorni).

Le indagini erano scattate tra fine 2014 e metà 2015. I francescani avevano segnalato che i tre frati avrebbero posto in essere «operazioni di investimento, promosse e gestite da un sedicente fiduciario- investitore, tale Leonida Rossi », persona «sprovvista di qualsiasi autorizzazione per lo svolgimento di attività finanziarie » e che si sarebbero «concluse con la mancata restituzione dei capitali investiti» pari a circa 20 milioni di euro. Rossi, 78 anni, italo- svizzero, dopo che era emerso il suo coinvolgimento nell'indagine si era impiccato nella sua villa a Lurago d'Erba, in provincia di Como, nel novembre del 2015. Il gip Maria Vicidomini in passato non aveva accolto la richiesta di archiviazione dei pm, a cui si era opposta la Casa generalizia, e aveva ordinato l'imputazione coatta. Da qui il processo che in primo grado si è chiuso ieri.

Era stato lo stesso pm Adriano Scudieri nella scorsa udienza a chiedere che venisse dichiarata la prescrizione per i fatti contestati fino al maggio 2011, mentre le parti civili, con i legali Gian Luigi Tizzoni e Federico Pezzani, avevano chiesto che il processo andasse avanti. Le difese, dal canto loro, con i legali Luigi Petrillo, Angelo Maietta, Manuela Murdolo, Olivia Kissov e Denise Pedrali, avevano chiesto assoluzioni nel merito. E su questo punto il pm si era rimesso «alla valutazione del giudice».

La Casa generalizia con una nota ieri ha preso atto «della decisione emessa dal Tribunale milanese con la quale il giudice del dibattimento ha prosciolto i tre imputati » . Le irregolarità erano state scoperte «mediante indagini interne a seguito dell'insediamento dei nuovi Organi di vertice, e confluite in esposti presentati alle autorità inquirenti a partire dal dicembre 2014 » . I francescani si erano costituiti parti civili nel processo. E ora? I soldi sono spariti, i colpevoli non ci sono, il giallo non è risolto. Ma il caso è chiuso.

— g.b.

18 maggio 2019 sez.

www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/1...ilioni/5186301/


Ordine francescano, assolti e prescritti i tre frati per il buco da 20 milioni
Ordine francescano, assolti e prescritti i tre frati per il buco da 20 milioni

Lo ha deciso il giudice di Milano Giuseppe Vanore nel processo in cui i tre enti, la Casa Generalizia dell’Ordine dei Frati Minori, la Provincia di Lombardia San Carlo Borromeo e la Conferenza dei ministri provinciali dei Frati Minori d’Italia, erano parti civili

di F. Q. | 17 Maggio 2019
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CRONACA | DI F. Q.
Ordine francescano, buco da 20 milioni nei bilanci per speculazioni finanziarie: chiesto il giudizio per tre frati

Sono stati in parte prosciolti per prescrizione e in parte assolti nel merito tre frati, ex amministratori di tre enti dei Frati Minori, imputati per appropriazione indebita per un ammanco nelle casse dei francescani da 20 milioni di euro. Lo ha deciso il giudice di Milano Giuseppe Vanore nel processo in cui i tre enti, la Casa Generalizia dell’Ordine dei Frati Minori, la Provincia di Lombardia San Carlo Borromeo e la Conferenza dei ministri provinciali dei Frati Minori d’Italia, erano parti civili. Lo scorso 5 aprile era stata la procura a chiedere il proscioglimento per “intervenuta prescrizione”. Le difese, dal canto loro, con i legali Luigi Petrillo, Angelo Maietta, Manuela Murdolo, Olivia Kissov e Denise Pedrali, avevano chiesto assoluzioni nel merito.

Nel dibattimento sono imputati Giancarlo Lati, ex economo della Casa Generalizia, Renato Beretta, ex economo della Provincia di Lombardia dei Frati Minori, e Clemente Moriggi, ex economo della Conferenza dei ministri provinciali dei Frati Minori. Le indagini erano scattate tra fine 2014 e metà 2015 con le denunce presentate dagli stessi tre enti, nelle quali già si segnalava che i tre frati avrebbero posto in essere “operazioni di investimento, promosse e gestite da un sedicente fiduciario-investitore, tale Leonida Rossi“, persona “sprovvista
di qualsiasi autorizzazione per lo svolgimento di attività finanziarie” e che si sono “concluse con la mancata restituzione dei capitali investiti”. Rossi, 78 anni, italo-svizzero, dopo che era emerso il suo coinvolgimento nell’indagine si era impiccato nella sua villa a Lurago d’Erba, in provincia di Como, nel novembre del 2015.


Il gip Maria Vicidomini in passato non aveva accolto la richiesta di archiviazione della Procura, a cui si era opposta la Casa Generalizia, e aveva ordinato l’imputazione coatta. E da qui il processo in corso. Durante la requisitoria era arrivata la richiesta di non luogo a procedere del pm, per il quale i fatti contestati si fermavano al maggio 2011 e, dunque, sono prescritti. Per le parti civili, invece, le contestazioni arrivavano fino al 2014. Per il pm, tra l’altro, lo stesso dibattimento avrebbe già fornito elementi per escludere le responsabilità degli imputati, ma su questo aspetto si è rimesso alle valutazioni del Tribunale. Sempre il pm ha spiegato anche che “da molti elementi e documenti emerge che anche i vertici dell’epoca erano a conoscenza e, dunque, non si può sostenere che gli economi agissero per profitto personale”.

www.rai.it/dl/docs/1527609632072poverelli_reportOKOK.pdf

I POVERELLI
Di Alberto Nerazzini
Collaborazione di Michela Mancini
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
Bentornati, allora una brutta grana a Papa Bergoglio è arrivata proprio da quei frati
che sono la diretta emanazione di quel patrono d’Italia a cui lui ha dedicato il suo
pontificato. Stiamo parlando dei frati minori francescani, i più numerosi, sono quelli,
diretta emanazione del santo, quelli che sono più votati al rigore, alla carità e alla
povertà. Ecco e invece si è scoperto negli ultimi anni si sono lasciati attrarre più che
dal paradiso celeste, da quello fiscale, si sono avventurati in operazioni e investimenti
immobiliari in Kenya, in Eritrea, in alberghi e in resort: 50 milioni di euro, di
donazioni, lasciti e questue, sono stati in qualche modo spesi e dispersi secondo le
indagini della magistratura dai tre economi. A denunciarli sono stati i loro successori,
che sono arrivati e hanno scoperto le casse vuote. Ora la magistratura è sulle tracce
dei milioni, non è facilmente, non sono facilmente rintracciabili, ma è possibile che tre
economi abbiano fatto da soli queste operazioni, e soprattutto è possibile che il
Vaticano non si sia mai accorto di nulla? Dalle indagini è emerso subito il ruolo di un
misterioso personaggio italo-svizzero, che ha raccolto dei frati milioni e segreti, e non
solo dai frati. Avrebbe potuto raccontarli, ma quando la Guardia di Finanza bussa alla
sua villa per la prima perquisizione, lo trova morto impiccato. E un’inchiesta
complessa giudiziaria si trasforma, prende le tinte di una spy story. Ce la racconta il
nostro Alberto Nerazzini.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Per tentare di capire cosa si nasconde dietro il grande scandalo finanziario dell’ordine
dei Frati Minori bisogna partire da Lurago d’Erba, un paese che se ne sta in quel limbo
schiacciato fra la Brianza e il lago di Como. Ma è come se il mistero dovesse durare
per sempre, perché è sepolto fra le mura di questa villa, dove chi sapeva e avrebbe
potuto raccontare tutto è stato trovato impiccato una mattina di due anni e mezzo fa.
Questa era solo una delle sue abitazioni, sicuramente quella meno vissuta, perché era
sempre in Svizzera, a Lugano ed era residente a Malindi, in Kenya. Si chiamava
Leonida, Leonida Rossi.
ALBERTO NERAZZINI
Scusi. Salve, volevo un’informazione perché sto… sono un giornalista.
GIARDINIERE VICINO
Eh.
ALBERTO NERAZZINI
Volevo saper se per caso lei conosceva il dottor Rossi.
GIARDINIERE VICINO
Non c’è più.
ALBERTO NERAZZINI
Eh, appunto, non c’è più. È per quello che volevo capire che tipo era. Che lavoro
faceva?
GIARDINIERE VICINO
Non lo so mica cosa faceva. Cioè, non lo so, vendeva, comprava… non lo so. Guardi…
non so. So che era in affari, però che affari non lo so.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Quando esplode, lo scandalo dei discepoli del Santo della Povertà che dilapidano un
tesoro di decine di milioni per qualche giorno occupa tutte le prime pagine. E per tutti
il dottor Rossi è il broker italo-svizzero dei frati che sbaglia e non regge il colpo. In
realtà non è mai stato un operatore di finanza e la sua vita se n’è andata nell’oscurità.
Mai una moglie, una famiglia, senza figli e, ormai, senza un parente che possa
ricordarlo. Eppure qualcuno appoggia un fiore accanto al cancello chiuso. Da due anni
e mezzo.
ALBERTO NERAZZINI
Ma è lei che ha messo quel fiore vicino al cancello?
VICINA TEDESCA
Sì, pensavo fosse un bel fiore. Li compravo per mio marito e poi per il Rossi.
ALBERTO NERAZZINI
Lei quella mattina non l’ha sentito arrivare.
VICINA TEDESCA
No, no, no, no. Non ho sentito niente. Ma neanche quando sono arrivate tutte queste
macchine dei Carabinieri. Ho detto “ma sta bene il signor Rossi?”, “sì, sì, vada, vada”.
Io sono perfino andata dai Carabinieri, ho detto “ditemi dove è finito il signor Rossi
perché io vorrei andare al funerale, era un vicino”. “Non sappiamo niente”.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Mistero da vivo, ma anche da morto. La vicina da quella mattina di fine novembre
2015 cerca informazioni ovunque, perché il cadavere del signor Rossi è sparito, in
silenzio. Sparito nel nulla proprio come il tesoro dei francescani, notizia che però
inizialmente fa tremare la San Pietro del neoeletto Bergoglio. Che tra l’altro ha appena
rotto la più antica delle tradizioni, scegliendosi il nome da Papa senza attingere fra
quelli dei Santi di Roma. Il gesuita Bergoglio dedica così il suo pontificato al Poverello,
che ad Assisi, più di 800 anni fa, afferma il valore della povertà come risposta a
un’attesa di fede.
ALBERTO MELLONI - STORICO DEL CRISTIANESIMO UNIVERSITÀ MODENAREGGIO EMILIA
C’è senz’altro la convinzione che lui, Francesco, comunichi quella che vuole essere
anche per lui una cifra molto francescana del papato. Una cifra in cui la povertà ritorni
a essere una cosa essenziale. Non solo la povertà della Chiesa, ma anche una povertà
come luogo nel quale s’incontri il Cristo. In Francesco Papa la cosa che fa impressione
è quello che c’è una carica di autenticità in quello che fa che lo rende autentico.
ALBERTO NERAZZINI
Quindi l’importanza di chiamarsi Francesco ma anche la credibilità.
ALBERTO MELLONI - STORICO DEL CRISTIANESIMO UNIVERSITÀ MODENAREGGIO EMILIA
Sì. Perché non è un nome facilissimo da indossare, Francesco.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Qui Papa Francesco parla nel Duomo di Milano, poco più di un anno fa. Ma in tante
omelie il suo pensiero sembra andare proprio lì: alle casse svuotate dei francescani.
PAPA FRANCESCO DUOMO DI MILANO
Incominciano a essere pesanti le strutture vuote adesso. Non sappiamo come fare.
Incominciano a essere pesanti i soldi che abbiamo in banca. E la povertà dove va? Ma
il Signore è buono, eh! Quando una congregazione religiosa non va per la strada del
voto di povertà, di solito gli invia un economo o un’economa brutta che fa crollare
tutto. E questo è una grazia, e questo è una grazia!
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Bussiamo alla porta del quartier generale dei Frati Minori, la Casa Generalizia di Roma,
che nel 2014, per la prima volta, decide di denunciare con un atto di fiducia nella
giustizia italiana. La nostra speranza invece è un’intervista al ministro generale
Michael Anthony Perry.
AL TELEFONO - PORTAVOCE CASA GENERALIZIA FRATI MINORI
No, lo so non avete speranze. Non si ritiene opportuno rilasciare in questo momento
un’intervista, ecco. Preferiamo lasciare, quindi, che le indagini facciano il loro corso.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Eppure le indagini lo hanno già fatto, il loro corso. Perché Procura di Milano e Guardia
di Finanza si muovono nel 2015, dopo l’arrivo di altre tre denunce, firmate da diversi
istituti francescani. Tutte e tre sono depositate dallo stesso avvocato, e la più
importante è quella della Provincia di Lombardia che ha da poco rinnovato i propri
vertici.
GIAN LUIGI TIZZONI – LEGALE ORDINE FRATI MINORI
La cosa peculiare è che tutta - diciamo - la problematica riguardava in realtà un unico
interlocutore che era questo fantomatico signor Rossi Leonida a cui, mi dicevano,
avevano affidato i loro predecessori, da anni, una somma gigantesca: 20 milioni di
euro circa. Effettivamente Rossi diceva di aver avuto questa somma ma di non essere
in grado di restituirla.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
C’era anche uno strano accordo fra Rossi e i vecchi economi: quello di distruggere
tutta la documentazione alla fine di ogni anno. Quindi i due frati possono allegare ben
poco alla denuncia, giusto una manciata di fax démodé. Per capire quanti sono e dove
sono finiti i milioni dei francescani, il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Roma
intercetta, indaga, sforna informative dettagliate che svelano un mondo e ingrassano
rapidamente il fascicolo dei pm milanesi. I quali però, il 31 luglio dell’anno scorso,
vogliono chiudere la vicenda con una richiesta di archiviazione.
ALBERTO NERAZZINI
Però avvocato prima le ho chiesto perché non avete fatto opposizione alla richiesta di
archiviazione e lei mi ha detto “ma io avevo preparato un testo”, che…
GIAN LUIGI TIZZONI - LEGALE ORDINE FRATI MINORI
Sì. No, no. Io…
ALBERTO NERAZZINI
“…e avevo anche specificato ai miei clienti che difficilmente sarebbe passata questa
richiesta”. Però non basta avvocato.
GIAN LUIGI TIZZONI - LEGALE ORDINE FRATI MINORI
Dal loro punto di vista la replica è stata: “Noi caro avvocato ci siamo rivolti all’autorità
giudiziaria grazie a lei. Se la procura decide così lasciamoli andare avanti, prenderemo
atto di quello che succede”.
ALBERTO NERAZZINI
Dal mio punto di vista non sta in piedi.
GIAN LUIGI TIZZONI - LEGALE ORDINE FRATI MINORI
Certo però questa è la risposta che loro mi hanno dato e che è anche la risposta
scritta che ovviamente ho nel mio fascicolo.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Non sta in piedi perché i frati denuncianti sono parte lesa e non si capisce perché non
si oppongano alla richiesta di archiviazione. Che comunque l’8 gennaio scorso va a
schiantarsi contro un giudice che rigetta e ordina alla procura di processare i tre ex
economi dell’Ordine.
ALBERTO NERAZZINI
Mi dovete convincere che non è andata così, ovvero: “abbiamo fatto una denuncia,
abbiamo subito un danno, oddio mio ci siamo pentiti di aver fatto una denuncia”.
Questa è l’impressione.
GIAN LUIGI TIZZONI - LEGALE ORDINE FRATI MINORI
No come le dicevo prima, se invece ci sarà la costituzione di parte civile credo che
invece dovrà convenire che la volontà di andare avanti c’è.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
L’avvocato, giustamente, lo vuole fare il processo, che potrebbe essere importante e
illuminante. Ma nelle 12mila pagine del fascicolo, secondo Bellavia, ci sarebbe anche
la prova evidente del reato di riciclaggio.
GIAN GAETANO BELLAVIA – ESPERTO DI RICICLAGGIO
Dico operazioni di riciclaggio in maniera così netta perché un’operatività di
movimentazione del provento di un delitto, di questo tipo, l’operatività fatta da Rossi
sia tipica delle operazioni volte a nascondere, reimpiegare e destinare in altro modo i
proventi di un reato.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
La metodologia è sempre la stessa: i francescani bonificano soldi su conti bancari di
Lugano, da dove poi Rossi li muove. Spesso li canalizza presso la sua società italiana,
ma la gran parte dei milioni dei frati finisce in una società panamense. Un
meccanismo rodato e, soprattutto, antico. Perché la Anycom, la società milanese con
l’ufficio proprio accanto al Palazzo di giustizia, Rossi la apre nel lontano ‘79. E l’anno
dopo costituisce lo schermo panamense.
GIAN GAETANO BELLAVIA – ESPERTO DI RICICLAGGIO
Quel che mi ha colpito è la movimentazione di un mare di contanti. E non parliamo di
biglietti da cinque, dieci euro, cioè non parliamo di oboli, di elemosine. Parliamo
sempre di biglietti da 500 euro.
ALBERTO NERAZZINI
Le banche utilizzate, soprattutto in Italia?
GIAN GAETANO BELLAVIA – ESPERTO DI RICICLAGGIO
Ah, Banca Intesa.
ALBERTO NERAZZINI
Banca Intesa.
GIAN GAETANO BELLAVIA – ESPERTO DI RICICLAGGIO
Sì, perché Rossi aveva i conti su Banca Intesa. Preleva più di un milione di euro da
Banca Intesa. Quindi non proprio …
ALBERTO NERAZZINI
In contanti.
GIAN GAETANO BELLAVIA – ESPERTO DI RICICLAGGIO
In contanti. Somme altrettanto enormi sono andate su una moltitudine di altri soggetti
prevalentemente religiosi.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Comunque il denaro parte sempre dai francescani, anche se le destinazioni sono le più
variegate. Coinvolgono per esempio il Sacro Sepolcro di Gerusalemme, forse il simbolo
più alto del cristianesimo. E coinvolgono altri Ordini religiosi e altre società, come la
svizzera Assfinancière di un soggetto riferibile ai Salesiani, Franco Casarone.
ALBERTO NERAZZINI
Questa è la famosa scuola di via Copernico, è quella di Berlusconi per intenderci.
DON IVANO MORA – SALESIANI OPERA DON BOSCO
Anche quella di Don Gnocchi.
ALBERTO NERAZZINI
Anche quella di Don Gnocchi?
DON IVANO MORA – SALESIANI OPERA DON BOSCO
Giusto per…
ALBERTO NERAZZINI
Per equilibrare?
DON IVANO MORA – SALESIANI OPERA DON BOSCO
Ma insomma.
ALBERTO NERAZZINI
Però di sicuro un nome lei lo deve conoscere: Franco Casarone.
DON IVANO MORA – SALESIANI OPERA DON BOSCO
Franco Casarone è un consulente delle varie case salesiane. Non è che risieda qui,
ogni tanto gira e passa di qua.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Franco Casarone è un uomo forte dei Salesiani, ma è anche nel consiglio di
amministrazione della fondazione laica Fratelli di San Francesco di Assisi, costruita a
Milano attorno alla figura di Clemente Moriggi, uno dei tre frati oggi imputati.
ALBERTO NERAZZINI
Buonasera, sto cercando il dottor Casarone. Immagino sia lei.
FRANCO CASARONE - AMMINISTRATORE UNICO ASSFINANCIÈRE SA
Chi parla? Chi parla?
ALBERTO NERAZZINI
Sono Alberto Nerazzini, un giornalista. Della Rai, di Rai Tre. Mi sente? Pronto?
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Casarone è ben presente nelle intercettazioni dell’inchiesta. Con noi, invece, è
tutt’altro che loquace. Avremmo voluto domandargli di tutte quelle movimentazioni di
denaro fra Rossi, i salesiani, e la sua Assfinancière. Perché l’altro che avrebbe potuto
darci particolari è proprio il misterioso Leonida Rossi.
GIAN GAETANO BELLAVIA – ESPERTO DI RICICLAGGIO
Chi ha ricevuto questi soldi ha ricevuto denaro proveniente da attività illecita. Punto.
Chi effettuava operazioni in prima battuta di movimentazione di questo denaro era
Rossi. Rossi è morto.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Torno davanti alla villa dove Rossi è stato trovato impiccato, per incontrare il suo
fidato giardiniere. Giuseppe lo conosceva da trent’anni, è stato uno degli ultimi a
vederlo e anche lui, da due anni e mezzo, chiede di sapere dove è finito il corpo del
suo misterioso amico.
GIUSEPPE – GIARDINIERE
Parlano che lo hanno portato in Svizzera.
ALBERTO NERAZZINI
Perché doveva fare la perquisizione, la Finanza, quel giorno.
GIUSEPPE – GIARDINIERE
Esatto, proprio per quel giorno lì. Sì, sì, sì. Cioè non avevo la minima supposizione che
sarebbe successa una cosa del genere. Non era una persona che si sarebbe… non so
io… se si è suicidato lui, perché proprio c’era qualcosa sotto.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
È la mattina del 26 novembre 2015. Una giornata particolare, perché i finanzieri
hanno appuntamento con Rossi per eseguire la perquisizione all’interno della villa.
L’uomo di fiducia dei frati però non si presenta in ufficio. I militari allora si spostano
qui. Trovano i sigilli del cancello strappati. Staccati anche i sigilli del garage, dove
trovano la macchina di Rossi, e quelli del portone d’ingresso. Che è stato lasciato
aperto. L’ordine della casa è irreale, violento. Appeso alla balaustra della scala interna,
il corpo di Rossi senza vita. È quasi in ginocchio. I piedi che poggiano sul muretto, a
pochi centimetri da statuette e altri oggetti africani, tutti magicamente in ordine,
come tutto. A parte una sedia ribaltata, alle spalle del cadavere.
Altre anomalie dal verbale dei carabinieri: le chiavi infilate nella serratura, dall’interno.
I rilievi effettuati sul corrimano della ringhiera e sulla borsa in pelle, appoggiata su
una sedia del tinello, che danno esito negativo. Trovano una sola impronta, forse
troppo solitaria e pulita, sulla sedia a terra: quattro dita perfettamente allineate sullo
schienale.
ALBERTO NERAZZINI
Pronto? Grazie della notizia. Mi hanno detto che dovrebbe essere qui. Sepolto qui, in
questo paese.
GIUSEPPE – GIARDINIERE
Ah sì?
ALBERTO NERAZZINI
Sì. Forse abbiamo trovato la tomba.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Propongo di andare insieme al cimitero. E di avvisare anche la vicina. Puntiamo dritto
all’ingresso sul retro, dove ci sono le tombe e i colombari più recenti. Poi si dividono,
per accelerare la ricerca.
GIUSEPPE – GIARDINIERE
Ah, qui non c’è nessuno. Eccolo qua!
ALBERTO NERAZZINI
È quello lì.
GIUSEPPE – GIARDINIERE
Trovato. Aveva ragione ostia! Pensa te… Dov’è andata?
ALBERTO NERAZZINI
Rossi Leonida.
GIUSEPPE – GIARDINIERE
Eccolo qua. Vado a chiamare la signora. Dove è andata? Signora! L’abbiam trovato!
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
L’informazione era giusta. Ecco, finalmente, la lapide che cercavano da due anni e
mezzo.
GIUSEPPE – GIARDINIERE
È qui. Ho detto senz’altro la foto non c’è. Infatti non c’è neanche lì. Ma robe da matti.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Certo, mi stavo quasi dimenticando: ovviamente di Leonida Rossi non esistono foto.
Nessuno ne possiede. Nelle 12mila pagine del fascicolo c’è l’unica che anche uno come
lui era costretto a fare. Almeno ce l’ha fatta fino alla fine, però, a restare nell’ombra.
FEDERICO BASSANI - SINDACO LURAGO D’ERBA, COMO
È stata fatta una cerimonia molto riservata. Eravamo io e il parroco
fondamentalmente. Però ci siamo occupati noi come Comune dell’organizzazione e
della sepoltura.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Il sindaco ci farà avere anche la fattura: 1.400 euro. Per fortuna alla sepoltura di un
uomo che ha vissuto in mezzo ai milioni ci ha pensato la collettività. Perché nessun
parente o erede si è fatto avanti. Così come nessun frate.
AL TELEFONO - PARENTE LEONIDA ROSSI
Comunque lui è sepolto eh. Non è stato cremato eh. Quando uno è sepolto e non è
distrutto dal fuoco, qualsiasi momento potrebbe essere buono per essere riesumato.
Le dico la verità, posso dirglielo fuori dai denti? Posso dirle che c’è anche da aver
paura?
ALBERTO NERAZZINI
Eh sì che lo può dire.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Almeno cerchiamo di capire meglio cos’ha fatto, per 40 anni, Leonida Rossi con la sua
società Anycom.
AL TELEFONO - PARENTE LEONIDA ROSSI
Io so che aveva entrature importanti, non importanti, importantissime in Vaticano. Lui
lavorava tanto anche con la cooperazione insomma, no? Ecco l’aggancio, credo.
Capisce? Col Vaticano.
ALBERTO NERAZZINI
L’unica socia di Leonida era…
AL TELEFONO - PARENTE LEONIDA ROSSI
Denoyelle.
ALBERTO NERAZZINI
Era la Denise Denoyelle.
AL TELEFONO - PARENTE LEONIDA ROSSI
La Denise. Sì.
ALBERTO NERAZZINI
Che non è stata neanche sentita mi sembra di capire un minuto dai magistrati. Non
capisco perché.
AL TELEFONO - PARENTE LEONIDA ROSSI

Ma ho l’impressione anche io. Ma nessuno poi di noi, eh.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Denise Denoyelle è una signora franco-israeliana che incontra Rossi a Beirut, negli
anni della guerra. Ha il 5 per cento della Anycom, quanto basta per poter raccontare
la reale operatività della società. Di cui nemmeno la segretaria storica vuole parlare.
AL TELEFONO - EMANUELA - EX SEGRETARIA DI LEONIDA ROSSI
Non ho proprio niente da dirle, veramente.
ALBERTO NERAZZINI
La Anycom lavorava anche con altri ordini, altri enti religiosi, quindi ci tenevo un
attimo a fare il punto perché non era solo….
AL TELEFONO - EMANUELA - EX DIPENDENTE ANYCOM SRL
Ma guardi, i rapporti con le persone le intratteneva lui.
AL TELEFONO – ERNESTO – AMICO DI LEONIDA ROSSI
Se le ragazze che facevano tutte le transazioni bancarie e internazionali non vogliono
parlare, non vedo perché devo parlare io. Voglio morire nel mio letto.
AL TELEFONO - ARIANNA - AMICA DI LEONIDA ROSSI
Una vicenda assurda per come lo conoscevo io. Infatti ho manifestato subito le mie
perplessità.
ALBERTO NERAZZINI
Lei signora comunque non è mai stata sentita dalla Procura?
AL TELEFONO - ARIANNA - AMICA DI LEONIDA ROSSI
Mai, mai, mai.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Mai sentita dalla Procura, ma è la voce di un’altra donna importante nella vita di Rossi.
Vive a Brera, pieno centro di Milano. Il giudice che dice no all’archiviazione sottolinea
la lunga intercettazione in cui, subito dopo aver appreso la notizia, questa donna
spiega alla segretaria di Rossi perché alla storia del suicidio non ci crede.
ARIANNA - AMICA DI LEONIDA ROSSI
Lui ribadiva sempre il fatto che qualcun altro lo avrebbe ucciso.
ALBERTO NERAZZINI
Non ha mai aggiunto niente? Mi uccideranno, mi uccideranno ma non…
ARIANNA - AMICA DI LEONIDA ROSSI
Ma sì ma per queste… per le cose che lui sapeva. Diceva che sapeva troppe cose. E lui
sempre lo diceva, ma se lo ricorda anche la segretaria, che se proprio per qualunque
ragione avesse deciso, ma non per questione di soldi, si sarebbe buttato in un
crepaccio in montagna, oppure lui aveva confidenza con le armi, si sarebbe sparato.
Proprio per evitare… L’aveva proprio detto chiaramente che impiccarsi sarebbe stato
l’ultimo metodo che avrebbe utilizzato.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Maurizio da 35 anni lavora con l’oro e con i diamanti. È molto vicino a Rossi. Così
vicino da essere indicato nelle disposizioni post mortem come quello da contattare in
caso di incapacità mentale o di morte. Nessun contatto, però, dalla procura.
MAURIZIO
Diceva: “questi qui mi stanno facendo fare di quei casini con questa roba, speriamo
che non ci siano beghe o cose varie”. Io ti dico solo che il gioco dei preti è
sporchissimo. Cioè io ho visto gente, quelle poche volte, perché mi ha invitato una
volta in un convento sopra Rovato, e ho visto un ambiente bruttissimo. Tu calcola che
io sono stato là due ore e ho provato disgusto. Pur essendo un ambiente ecclesiastico.
ALBERTO NERAZZINI
Cioè depravato, diciamo, umanamente?
MAURIZIO
Sì, cioè quello che tu senti e che non vorresti mai credere. L’ho vissuto e l’ho
percepito.
ALBERTO NERAZZINI
Francescani erano?
MAURIZIO
Sì, e soprattutto gente disposta a tutto. Mi son reso conto da come è stata condotta
l’indagine che devi starci alla larga. Io mi sono sempre atteso che qualcuno mi
chiamasse, “venga che facciamo due chiacchiere”. Perché, un’indagine del genere…
Non mi ha chiamato nessuno. Stai attento!
ALBERTO NERAZZINI
Ci provo!
MAURIZIO
Stai attento perché io ho paura. Come ho visto girare il fumo, eh.
ALBERTO NERAZZINI
Va bene, faccio del mio meglio.
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
Certo è che l’atmosfera non è di quelle più rassicuranti. Ma magari è solo una
suggestione. Doveva essere una storia di frati, c’è invece chi ha dismesso il saio della
povertà per indossare i panni della finanza più spericolata. È una storia di banconote
da 500, intere mazzette di prelevamenti milionari presso gli sportelli di Banca Intesa e
poi i soldi non si sa bene dove siano finiti. Certo è che le casse dell’ordine dei
mendicanti, dei frati, dovrebbero essere trasparenti, a disposizione della giustizia
terrena, prima di quella divina. E invece le indagini della Guardia di Finanza hanno
svelato che dietro le opere di carità ci sono dei frati furbi, a volte spregiudicati, che si
vantano anche di aver intralciato le indagini della magistratura.
Ecco, i tre frati sono accusati di appropriazione indebita: hanno preso soldi provenienti
dalle donazioni, dai lasciti e delle questue, li avrebbero investiti attraverso dei conti in
Svizzera, e schermati dall’offshore in una società panamense, in una parte in
operazioni immobiliari in Africa, Kenya, in Eritrea, una parte sarebbero ritornati.
Chi avrebbe potuto dare dei particolari sulla vicenda è Leonida Rossi, misterioso
personaggio trovato però impiccato il giorno delle perquisizioni dalla Guardia di
Finanza. Anche padre Francesco Bravi, ex ministro dell’Ordine provinciale in
Lombardia, vicario generale all’epoca dei fatti, indicato dal magistrato, dal Gip che ha
ordinato l’imputazione coatta, come uno dei testimoni chiave della vicenda: ha
purtroppo lasciato il mondo terreno con un tempismo, diciamo così, quantomeno
sospetto. Pochi giorni prima che il magistrato ordinasse l’imputazione dei frati. Ecco, il
nostro Alberto Nerazzini avrà strappato la confessione ai tre frati esperti “di finanza”?
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Vado al convento di Sabbioncello, in Brianza dove frate Bravi muore improvvisamente
il 28 dicembre scorso.
ALBERTO NERAZZINI
Sono qui perché devo raccogliere informazioni su un suo fratello, su frate Francesco
Bravi.
FRATE GIAMPIETRO GHIDONI
Ma per quello si deve rivolgere al provinciale.
ALBERTO NERAZZINI
No, ma è morto qui.
FRATE GIAMPIETRO GHIDONI
Si però le deve chiedere al provinciale quelle cose lì.
ALBERTO NERAZZINI
Ma lei c’era in quei giorni?
FRATE GIAMPIETRO GHIDONI
Dormivo.
ALBERTO NERAZZINI
Però è allucinante questa risposta. No, voglio dire se io vivo in una comunità e muore
uno dei miei fratelli. Cioè succede…
FRATE GIAMPIETRO GHIDONI
Chieda al provinciale!
ALBERTO NERAZZINI
Ma lei è un fratello, no? È un frate francescano.
FRATE GIAMPIETRO GHIDONI
È inutile continui a insistere, chieda al provinciale. Basta!
ALBERTO NERAZZINI
La saluto.
FRATE GIAMPIETRO GHIDONI
Arrivederci.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
A frate Bravi avevano diagnosticato il Parkinson, ma le condizioni di salute erano
ancora buone, anche perché aveva solo 61 anni. Qui c’è anche l’infermeria provinciale
dei frati lombardi. L’informazione è sempre la stessa.
AL CITOFONO - INFERMERIA DEL CONVENTO DI SABBIONCELLO DI MERATE
Questa informazione è molto delicata quindi io non posso parlare.
ALBERTO NERAZZINI
Ho capito. Ed era lì comunque, dove dormiva frate Francesco Bravi?
AL CITOFONO - INFERMERIA DEL CONVENTO DI SABBIONCELLO DI MERATE
Dall’altra parte del convento. Dove io non lavoro.
ALBERTO NERAZZINI
Quindi non stava in infermeria?
CITOFONO - INFERMERIA DEL CONVENTO DI SABBIONCELLO DI MERATE
No, no. Assolutamente no.
ALBERTO NERAZZINI
Dormiva nel suo letto?
CITOFONO - INFERMERIA DEL CONVENTO DI SABBIONCELLO DI MERATE
Ma certo. Certamente.
ALBERTO NERAZZINI
Non era ricoverato? Questo voglio capire.
INFERMERIA DEL CONVENTO DI SABBIONCELLO DI MERATE
Vi saluto, arrivederci.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Se ti vuoi togliere dalla testa che in questa storia possa esserci un’altra morte di
troppo, il convento non è oggettivamente il luogo giusto. Non lontano però vive e
lavora la sorella del frate. Lei, di certo, non deve rispettare alcun obbligo imposto dai
superiori.
ANGELA - SORELLA DI FRATE FRANCESCO BRAVI
Aveva già il Parkinson, lo sa perfettamente, cioè ci sono tutti gli articoli che
attestano…
ALBERTO NERAZZINI
L’autopsia è stata fatta?
ANGELA - SORELLA DI FRATE FRANCESCO BRAVI
Non lo so, non credo. No, non lo so.
ALBERTO NERAZZINI
L’unica cosa che mi hanno detto i frati è che stava bene.
ANGELA - SORELLA DI FRATE FRANCESCO BRAVI
Sì, aveva i suoi alti e bassi però della malattia. Sì ma guardi non mi spieghi niente
perché sono cose che non conosco.
ALBERTO NERAZZINI
Ok non le vuole sapere. C’è un giudice che dice: “Sentite Bravi” e Bravi non c’è più. Io
le faccio le condoglianze in ritardo.
ANGELA - SORELLA DI FRATE FRANCESCO BRAVI
Grazie, purtroppo però io altro non posso dirle.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
E ora, la ricerca dei tre frati sotto processo. Fra tutti il più legato a Leonida Rossi, il
misterioso uomo di fiducia dei francescani, è Renato Beretta. Ex economo della
Lombardia con la passione per la musica, è frate ma anche Maestro. Da 8 anni è
l’erede universale di Rossi, che di suo pugno e a sorpresa scrive che gli lascia ogni sua
proprietà. Un rapporto profondo, fatto di affari – come quello enigmatico in Qatar – e
sincere complicità. I superiori lo hanno consegnato al convento della Madonna del
Mare, a Trieste.
ALBERTO NERAZZINI
Sono Alberto Nerazzini, un giornalista.
FRATE RENATO BERETTA
Giornata difficile.
ALBERTO NERAZZINI
Eh, però noi veniamo da lontano e so che la coscienza di un frate parla di più, parla
più forte.
FRATE RENATO BERETTA
No, no. Il problema grosso è che non posso. Se è riguardo ai miei problemi sa che non
posso dire niente.
ALBERTO NERAZZINI
Io volevo sapere come vive, partire da Leonida Rossi, visto che eravate molto legati...
FRATE RENATO BERETTA
Vede che c’è già, no! Mi dispiace.
ALBERTO NERAZZINI
Fra’ Renato, lei mi capisce vero? Cioè sto cercando di fare il mio lavoro.
FRATE RENATO BERETTA
Lo so.
ALBERTO NERAZZINI
Secondo me padre Renato, le dico questo, cioè volevo capire come vive la sua
coscienza con il peso della morte di Leonida Rossi, no? Eravate molto legati. Lei è
l’erede universale di Leonida Rossi, no?
FRATE RENATO BERETTA
Questa è una di quelle cose che mi ha lasciato spiazzato.
ALBERTO NERAZZINI
E come farà?
FRATE RENATO BERETTA
Non ho fatto niente, ho rinunciato a tutto.
ALBERTO NERAZZINI
Si ricorda questa? No, no… padre la prego, la prego padre, mi...
FRATE RENATO BERETTA
Sa che non posso, quindi…
ALBERTO NERAZZINI
Grazie. Questa intercettazione.. .
FRATE RENATO BERETTA
Allora, ascolti, sa che io non posso parlare. Basta.
ALBERTO NERAZZINI
Lei lo dice chiaramente a Leonida in questa intercettazione.
FRATE RENATO BERETTA
I miei superiori mi hanno messo al palo. E sto al palo, obbedisco.
ALBERTO NERAZZINI
Io non ci credo alla storia che è tutta colpa di Leonida Rossi, è tutta colpa di tre
economi.
FRATE RENATO BERETTA
Io mi prendo le mie responsabilità. Non posso dire altro.
ALBERTO NERAZZINI
Cioè lei è accusato di aver, appunto, in maniera abusiva, raccolto 20 milioni, quasi 21
milioni di euro. Dove sono finiti i soldi? Mi aiuti a fare l’indagine.
FRATE RENATO BERETTA
Ascolta, fermo! Al momento debito, nei luoghi debiti. Grazie. Dai. Ti prego.
ALBERTO NERAZZINI
Posso chiederti…
FRATE RENATO BERETTA
Sono cinque anni che sono al confino.
ALBERTO NERAZZINI
Lei teneva ogni carta, ogni foglietto di carta…
FRATE RENATO BERETTA
Arrivederci.
ALBERTO NERAZZINI
… delle cose che le diceva, che le dicevano... Sono andato alla villa di Lugano d’Erba.
Ho visto tutto. Ho visto tutto… arrivederci padre. Ma lei non sa del cosìddetto scandalo
dei francescani?
PADRE VITTORIO
Noi vede, facciamo così, tra le persone… i superiori sapranno. Cambiano un frate, si
vede il frate.
ALBERTO NERAZZINI
Fine. Giusro?
PADRE VITTORIO
Sì, non andiamo neanche ad indagare che cosa.
FRATE ANDREA
Non c’è niente da dire. Per favore non fare domande.
ALBERTO NERAZZINI
No ma è di una gentilezza.
ALBERTO NERAZZINI
Padre Vittorio giusto?
FRATE ANDREA
Per favore non voglio foto.
ALBERTO NERAZZINI
Grazie mille, chiedo scusa. Arrivederci.
FRATE ANDREA
Arrivederci.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Il secondo imputato è l’ex economo della Compi di Assisi, la Conferenza dei ministri
dei frati d’Italia e Albania. Frate Clemente Moriggi risiede nel convento di Sant’Angelo,
in centro a Milano, accanto alla Fondazione Fratelli di San Francesco, di cui è il
fondatore: una onlus laica al servizio dei poveri e degli emarginati con volontari e soldi
pubblici.
ANDREA MARCHITELLI - UFFICIO STAMPA FONDAZIONE FRATELLI DI SAN
FRANCESCO D’ASSISI
Come posso esservi utile?
ALBERTO NERAZZINI
Avremmo bisogno di fare due chiacchiere con frate Clemente, con Clemente Moriggi.
ANDREA MARCHITELLI - UFFICIO STAMPA FONDAZIONE FRATELLI DI SAN
FRANCESCO D’ASSISI
Riguarda l’Ordine Minore o riguarda la Fondazione?
ALBERTO NERAZZINI
Riguarda Clemente Moriggi.
ANDREA MARCHITELLI - UFFICIO STAMPA FONDAZIONE FRATELLI DI SAN
FRANCESCO D’ASSISI
Secondo me per una questione di frati cerchi dei frati.
ALBERTO NERAZZINI
I suoi numeri, anche se usa delle utenze intestate a dei diciottenni ospiti proprio nelle
strutture di Via Saponaro, per non essere intercettato, ma lo intercettano lo stesso.
Questo XXXXXXX Adenis, per dire. Questo magari lo sapeva. È un vostro ospite, è
stato un vostro ospite.
ANDREA MARCHITELLI - UFFICIO STAMPA FONDAZIONE FRATELLI DI SAN
FRANCESCO D’ASSISI
Non conosco tutti gli ospiti.
ALBERTO NERAZZINI
Comunque, i finanzieri scrivono che dopo la perquisizione cambia numero di telefono e
usa un’utenza intestata a un ragazzino, a un ragazzo ospite della struttura.
ANDREA MARCHITELLI - UFFICIO STAMPA FONDAZIONE FRATELLI DI SAN
FRANCESCO D’ASSISI
Spero che tu possa raccontare anche la parte di quello ha fatto effettivamente e di cui
siamo certi.
ALBERTO NERAZZINI
Certo.
ANDREA MARCHITELLI - UFFICIO STAMPA FONDAZIONE FRATELLI DI SAN
FRANCESCO D’ASSISI
Le persone che ha aiutato e le persone che ha salvato. Che è la cosa di cui siamo certi
e di cui abbiamo prove e testimonianze.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO

Non solo cambi di utenze per tentare di schivare le intercettazioni. Le carte raccontano
un frate super attivo ed eclettico, che parla spesso di soldi, fondi allo Ior, proprietà
immobiliari e operazioni da milioni di euro. Quattrocentomila, in quattro assegni, li
prende direttamente da Leonida Rossi. Stasera davanti alla Casa della Solidarietà di
via Saponaro, periferia sud di Milano, gestita dalla Fondazione, c’è una macchina della
Guardia di Finanza. Resta immobile per almeno un’ora, e se ne va giusto pochi minuti
prima dell’arrivo di frate Moriggi, all’ora di cena.
ALBERTO NERAZZINI
Salve. P adre Moriggi. Buonasera.
FRATE CLEMENTE MORIGGI
Da dove è entrato?
ALBERTO NERAZZINI
Da dietro, c’era il cancello aperto.
FRATE CLEMENTE MORIGGI
Chi ha lasciato aperto?
RAGAZZO
È uscito Dragan.
FRATE CLEMENTE MORIGGI
So che lei ha già parlato con il mio avvocato, basta. Basta quello.
ALBERTO NERAZZINI
Come?
FRATE CLEMENTE MORIGGI
Lei ha già parlato con il mio avvocato.
ALBERTO NERAZZINI
Beh, sì, ho parlato con il suo avvocato, ma il suo avvocato non è stato proprio…
FRATE CLEMENTE MORIGGI
È stato più che esaustivo. Aspetti. Non sto bene stasera.
RAGAZZO
Gentilmente chiudi l’obiettivo.
ALBERTO NERAZZINI
Io volevo chiedere una cosa…
RAGAZZO
Chiudi l’obiettivo. In nome di Dio, chiudi l’obiettivo
ALBERTO NERAZZINI
Ci sono delle cose, adesso sulle… Padre Clemente, su...
RAGAZZO
Chiudi, chiudi l’obiettivo. Chiudilo! Non va bene se non lo chiudi. Chiudi l’obiettivo,
adesso!
RAGAZZO
Aspettate qua per piacere.
ALBERTO NERAZZINI
Aspetto qua.
RAGAZZO
Prego, di qua. L’obiettivo giù ti ho detto.
ALBERTO NERAZZINI
Ma chi sei scusa?
RAGAZZO
Sono quello che ti sta dicendo di non mettere l’obiettivo, punto e basta. A te non ti
deve interessare chi sono io. Non mi fare perdere la pazienza adesso!
ALBERTO NERAZZINI
Ma perché siete così nervosi? Noi stiamo lavorando.
RAGAZZO
Bene anche io sto lavorando, perciò metti quel cazzo di obiettivo!
ALBERTO NERAZZINI
Però perché tutto sto nervosismo? Io voglio sapere da padre Clemente, che vi aiuta
probabilmente, perché quando viene perquisito nasconde i documenti e lo dice al
telefono intercettato.
RAGAZZO
Di queste cose non sappiamo niente. Venire a dire a padre Clemente che lui nasconde
le cose è una vergogna.
ALBERTO NERAZZINI
Non lo dico io, lo dice lui. Padre Clemente Moriggi: “mentre chiacchieravano in giro ho
preso un plico e l’ho messo sotto il frigorifero e quell’altro l’ho messo sotto alle borse”.
Per voi è figo magari, però lo dice intercettato mentre nasconde ai finanzieri le carte.
RAGAZZO
Sì accusare Padre Clemente di queste cose qua...
ALBERTO NERAZZINI
No, è lui. È un’intercettazione. Sai cos’è amico mio un’intercettazione? Eh, questa è
un’intercettazione. E sta parlando con Franco Casarone, lo conosci?
RAGAZZO
Sì.
ALBERTO NERAZZINI
Ecco.
RAGAZZO
Per il momento il padre non sta bene. Per piacere vi potete accomodare fuori. Grazie
mille.
ALBERTO NERAZZINI
Ok. Grazie e lei. Arrivederci.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
E giusto per chiudere, eccola, l’intercettazione del frigorifero. Nel giorno della
perquisizione il frate racconta all’amico Franco Casarone che per fortuna è riuscito a
nascondere un po’ di documenti ai finanzieri. Per scovare l’ultimo dei tre frati imputati,
almeno finiamo in un luogo speciale, che finalmente ti riavvicina al Santo. È il
santuario dello Speco di San Francesco, sulle montagne di Narni. Quassù il Santo
amava ritirarsi a pregare e meditare, soprattutto dentro la roccia, passando attraverso
la celebre fenditura sacra. Uno dei quattro frati che vivono qui è Giancarlo Lati, l’ex
economo generale dell’Ordine.
DONNA
Ascoltaci, o Signore. Perché gli scrittori, i giornalisti, i registi e gli operatori della
comunicazione nel raccontare il mondo che li circonda siano sempre attenti e
rispettosi della verità e della dignità di ogni persona. Noi ti preghiamo. Ascoltoci, o
Signore.
ALBERTO NERAZZINI
Fra Giancarlo. Fra Giancarlo.
FRATE GIANCARLO LATI – EX ECONOMO GENERALE DELL’ORDINE
Ciao.
ALBERTO NERAZZINI
Sono Alberto.
FRATE GIANCARLO LATI – EX ECONOMO GENERALE DELL’ORDINE
Alberto, sì. Bene, bene. Tu?
ALBERTO NERAZZINI
Abbastanza bene. Molto stanco, però sto bene.
FRATE GIANCARLO LATI – EX ECONOMO GENERALE DELL’ORDINE
Perché? No!
ALBERTO NERAZZINI
Perché sto lavorando sui francescani, fra Giancarlo.
FRATE GIANCARLO LATI – EX ECONOMO GENERALE DELL’ORDINE
Ah, sì? Cioè?
ALBERTO NERAZZINI
No, cioè io mi sto occupando del cosiddetto “scandalo dei francescani”. Io non credo
alla storia che tre economi abbiano fatto tutto quello che è successo. Cioè lei lo dice
chiaramente che alla riunione del 27 febbraio c’era anche Carballo. Il 27 febbraio
2007.
FRATE GIANCARLO LATI – EX ECONOMO GENERALE DELL’ORDINE
C’erano tutti.
ALBERTO NERAZZINI
C’erano tutti. Comunque non è credibile che tre economi si muovano per milioni e
milioni di euro senza autorizzazioni dei superiori. Giusto Giancarlo?
FRATE GIANCARLO LATI – EX ECONOMO GENERALE DELL’ORDINE
Vabbè, dai. Vedo sei informato, tanto.
ALBERTO NERAZZINI
Molto informato.
FRATE GIANCARLO LATI – EX ECONOMO GENERALE DELL’ORDINE
Grazie. Credo sempre nell’onestà delle persone.
ALBERTO NERAZZINI
Adesso c’è il processo. In bocca al lupo.
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Frate Giancarlo Lati gioca un ruolo cruciale in tutta la vicenda. Era presente
all’incontro del 27 febbraio 2007 nel convento di Sant’Antonio di Milano con Leonida
Rossi, frate Bravi, frate Beretta, dove tutto fu deciso. E tira in ballo anche l’ex Ministro
generale dei frati minori, sua eccellenza José Rodriguez Carballo. In una delle chiese
più importanti e sontuose di Roma, Santa Maria in Ara Coeli, altro tempio francescano,
va in scena la Notte Sacra, versione cristiana di quella bianca e più abusata. Prima del
concerto, la catechesi di padre Massimo Fusarelli. È un frate autorevole, che ha
vissuto tutto in prima persona, come inviato speciale a Milano del Ministro generale
dopo lo scoppio dello scandalo.
ALBERTO NERAZZINI
In questo intervento no? Del definitorio, nel congresso definitoriale del 2014, se lo
ricorda, no?
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
Eh, certo che me lo ricordo, lei ce l’ha? Eh, ce l’ha perché i giornali ce l’hanno avuto.
ALBERTO NERAZZINI
“Sarà indispensabile anche una riflessione sul rapporto con i soldi.” Questo suo invito
a riflettere sul rapporto con i soldi?
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
È stato fatto a un certo livello, ad un altro io penso di no. La curia è la testa di una
holding internazionale, diciamo così, parlando in modo laico. Quindi…
ALBERTO NERAZZINI
Attenzione, perché parlare in questi termini, leggendosi tutte le carte… Posso dire da
laico che mi ha impressionato quello che ho letto sulle carte? Ho cercato di parlare con
Frate Moriggi, che è un personaggio…
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
Che ci parla a fare? Meglio di no.
ALBERTO NERAZZINI
Lei si vergogna un po’ di Frate Clemente. Siete molto diversi.
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
Non mi vergogno, mi fa molta pena. Il livello della sua struttura umana e psicologica.
È un po’ una vittima di se stesso Clemente.
ALBERTO NERAZZINI
Le fa pena addirittura, perché? Cos’è?
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
Perché penso che abbia una grande sofferenza, che lui però è riuscito a sistemare,
ecco. Quello che ha fatto per i poveri Clemente, stranieri, è pazzesco. Io non l’avrei
fatto. Ha capacità.
ALBERTO NERAZZINI
Io leggo le intercettazioni senza vedere chi parla, non mi sembra un frate. Lei mi
sembra un frate, frate Massimo. Tu mi sembri un frate.
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
Sì, sì. Ti ho detto che non sta bene Moriggi. Che ha giocato un ruolo, un gioco più
grande di sé. Un ruolo sociale più grande di sé.
ALBERTO NERAZZINI
L’impressione è che la storia sia molto più grande, che non riguardi solo l’Ordine dei
Frati Minori. E che, esattamente come dimostrano le carte, Leonida Rossi sia stato
usato come banca da qualche economo, ma la Anycom, la società di Rossi, è stata
aperta, costruita nel ‘79, frate Massimo.
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
E lui lavorava da prima già.
ALBERTO NERAZZINI
Parliamo del ’75, ’76. Cioè una persona che non era un broker, non era un fiduciario,
non aveva nessun titolo per fare quello che insomma i giornali hanno detto…
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
Non si trova una sua foto da nessuna parte. È riuscito a rimanere nell’ombra. Lui si è
ucciso quando invece…
ALBERTO NERAZZINI
Si è ucciso frate Massimo?
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
Chi lo sa.
ALBERTO NERAZZINI
Lei le ha viste le foto?
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
No.
ALBERTO NERAZZINI
Non è…
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
Preferisco… so la dinamica ma ho preferito non vederle.
ALBERTO NERAZZINI
Ha preferito non vederle, però magari… è piccola, eh, si vede da lontano, però…
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
Il modo in cui è stato appeso… insomma, e dove è stato trovato appeso…
PADRE ANTONINO
Ma parli o no?
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
Eh quando mi fanno parlà, parlo!
PADRE ANTONINO
È arrivato il vescovo, eh!
ALBERTO NERAZZINI
Lo sto intrattenendo io… salve.
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
Appeso a una scala, no?
ALBERTO NERAZZINI
È in ginocchio, frate Massimo, praticamente tocca, c’è una statuetta d’avorio a 10
centimetri dai suoi piedi. A me fa paura vedere queste cose.
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
Non si saprà mai questa cosa.
ALBERTO NERAZZINI
Frate Bravi lo conosceva bene? È morto improvvisamente.
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
Sono stato al suo funerale, sì.
ALBERTO NERAZZINI
E Carballo?
MASSIMO FUSARELLI - PARROCO CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA
Sono stato suo collaboratore per dieci anni, quindi è meglio non… (ride).
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Alla fine saliamo al rango di arcivescovo e puntiamo tutto su sua eccellenza José
Rodriguez Carballo. Dal 2003 al 2013 ha governato la grande casa dei francescani. Era
lui il capo negli anni in cui tutto accadeva. È molto vicino a Papa Francesco che il 6
aprile 2013 gli dedica la prima nomina del pontificato, elevandolo a segretario della
Congregazione per gli Istituti di vita consacrata, che si occupa di tutto ciò che riguarda
gli istituti religiosi. Lo aspettiamo davanti al suo dicastero, per un bel po’. Poi
scopriamo che oggi si apre un importante congresso internazionale.
ALBERTO NERAZZINI
Eccellenza, scusi, posso presentarmi almeno? Sto lavorando anche su Leonida Rossi.
Su quello che è successo e tutta l’indagine
JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO - SEGRETARIO CONGREGAZIONE VITA
CONSACRATA
No, questo è la curia generalizia.
ALBERTO NERAZZINI
No, però lei era il ministro generale in quegli anni.
JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO - SEGRETARIO CONGREGAZIONE VITA
CONSACRATA
Sì, però è la curia generalizia, non do interviste.
ALBERTO NERAZZINI
Ci deve essere quell’incontro del 27 febbraio del 2007. C’era anche lei a Milano
quando si decide di dare i soldi.
JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO - SEGRETARIO CONGREGAZIONE VITA
CONSACRATA
Non dico niente, perché io quello che ho detto l’ho detto nella sede che dovevo.
ALBERTO NERAZZINI
Perché però tutto questo silenzio, Eccellenza?
JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO - SEGRETARIO CONGREGAZIONE VITA
CONSACRATA
No, io, no…
ALBERTO NERAZZINI
No, ma infatti io contavo su di lei perché ho fatto la richiesta di intervista alla curia
generale, ma non mi hanno...
JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO - SEGRETARIO CONGREGAZIONE VITA
CONSACRATA
Mi dispiace.
ALBERTO NERAZZINI
Perché?
ALBERTO NERAZZINI FUORI CAMPO
Poi alle 19 il congresso si sposta in blocco nella Basilica di San Giovanni in Laterano,
dove l’arcivescovo francescano presiede la veglia.
JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO - SEGRETARIO CONGREGAZIONE VITA
CONSACRATA
Andate in pace, alleluia, alleluia!
ALBERTO NERAZZINI
Eccellenza.
JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO - SEGRETARIO CONGREGAZIONE VITA
CONSACRATA
Già le ho detto quello che dovevo dire. Non, non c’è. Non faccio mai nessuna
dichiarazione.
ALBERTO NERAZZINI
Ho capito Eccellenza, ma come faccio a raccogliere le risposte alle domande?
Eccellenza, mi ascolti, è un francescano, padre. Eccellenza. Ci metta una buona parola
con la Casa allora.
JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO - SEGRETARIO CONGREGAZIONE VITA
CONSACRATA
Per favore, lasciatelo in pace per favore. Non vuole, dovete essere rispettosi.
ALBERTO NERAZZINI
Ho capito, ma sono rispettosissimo, Eccellenza, mi scusi.
FRATE
Ma allora, per favore.
ALBERTO NERAZZINI
Avete denunciato voi il problema, no? È quello che non capisco. Avete denunciato e
non rispondete alle domande.
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
È sempre difficile guardarsi dentro. Comunque i tre frati non sono stati estromessi
dall’Ordine. Padre Renato Beretta, ex economo della provincia lombarda, avrebbe
raccolto 20 milioni di euro delle donazioni e li avrebbe dati a gestire a Leonida Rossi il
quale lo avrebbe nominato a sorpresa suo erede universale, ma Beretta ci ha detto di
aver rinunciato all’eredità e anche di essere stato “messo al palo” dai suoi superiori
per anni. Ecco poi c’è padre Clemente Padre Moriggi, ex economo della Conferenza dei
ministri dei frati, avrebbe raccolto 400mila euro da Rossi, non si sa bene per fare cosa
e avrebbe utilizzato le utenze dei ragazzi ospiti nei centri di accoglienza per evitare di
essere intercettato, ma la Guardia di Finanza però l’ha beccato ugualmente mentre si
vantava di aver nascosto sotto al frigo un plico compromettente.
Ecco avrà fatto anche tanta carità, ma come la coniughi questa virtù con tutto il resto
che abbiamo visto? Poi c’è Padre Lati, padre Lati ex economo generale dei frati minori,
ammette che avevamo capito bene quanto avevamo ipotizzato che non erano stati i
soli i frati a decidere gli investimenti e ammette che a quella riunione dove c’era
Leonida Rossi e hanno deciso gli investimenti offshore era presente anche l’ex
ministro generale dei Frati francescani, dei Frati Minori, padre José Rodriguez
Carballo. Ecco, Carballo non è indagato, lo diciamo subito. Lui nelle linee orientative
per i beni ecclesiastici ha invocato la trasparenza dei beni. E il 6 aprile del 2013, è
stata la prima nomina fatta da papa Bergoglio, padre Carballo è stato nominato
segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata. Cioè può decidere
ispezioni e punizioni per gli ordini religiosi, può decidere Sua Eccellenza anche sui quei
tre, suoi tre ex frati “appassionati di offshore”. Quello che avete visto non vuole
assolutamente oscurare la missione delle migliaia di frati francescani votati alla
povertà. Vuole solamente, ha la presunzione di portare un po’ di luce su una brutta
storia. Del resto lo stesso Francesco, San Francesco diceva che basta un “raggio di
sole per dissipare le più fitte tenebre”.

https://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/crona...este-1.16876003

Buco milionario, frate “in esilio” a Trieste

La Chiesa della Madonna del Mare di piazzale Rosmini (foto di Andrea Lasorte)
Padre Beretta, a processo per i soldi spariti dalle casse della Casa Generalizia dei francescani, è ospitato in piazzale Rosmini

di Laura Tonero
24 MAGGIO 2018
TRIESTE Lo scandalo dei 20 milioni di euro spariti dalle casse della Casa Generalizia dell’Ordine dei frati minori sfiora Trieste. Dallo scorso ottobre è ospitato infatti nel convento della Madonna del Mare dei Frati Minori della Provincia di Sant’Antonio, in piazzale Rosmini, uno dei tre frati francescani a processo per appropriazione indebita. Si tratta di frate Renato Beretta, ex economo della Provincia di Lombardia San Carlo Borromeo dei frati minori. Per Beretta e per i frati Giancarlo Lati, ex economo della Casa Generalizia, e Clemente Moriggi, ex economo della Conferenza dei ministri provinciali dei Frati Minori d’Italia, lo scorso febbraio il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano, Maria Vicidomini, in contrasto con la richiesta di archiviazione dei pm, ha disposto l’imputazione coatta.


Padre Renato Beretta in occasione di un concerto



I tre, secondo l’accusa nata da una denuncia degli stessi enti dei Frati minori, avrebbero avviato operazioni di investimento promosse da un sedicente fiduciario-investitore, il 78enne italo-svizzero Leonida Rossi. Le irregolarità, per complessivi 24 milioni di euro, si sarebbero protratte dal 2007 al 2014. Rossi, nel novembre del 2015, a poche ore da una perquisizione della guardia di finanza, era stato trovato impiccato nella sua villa in Brianza. Nel suo testamento, Rossi nomina proprio padre Beretta suo erede universale. Ma non finisce qui: lo scorso dicembre è morto con tempismo sospetto anche frate Francesco Bravi, indicato dal gip come uno dei testimoni chiave della vicenda. Vicenda che presenta molti lati oscuri. A cercare di far luce è stato anche Alberto Nerazzini della redazione di Report, che ha confezionato un’inchiesta andata in onda nella puntata trasmessa lo scorso lunedì sera su Rai Tre.
È andando alla ricerca dei tre frati che il giornalista ha rivelato che frate Beretta è stato trasferito proprio a Trieste. Bussando alla porta del convento di piazzale Rosmini, il giornalista trova il frate che, preso alla sprovvista, rilascia alcune brevi dichiarazioni: «Riguardo ai miei problemi non posso dire niente – sostiene padre Beretta –, la morte di Rossi mi ha lasciato spiazzato, ho rinunciato a quanto mi ha lasciato. I miei superiori mi hanno messo al palo, e io resto al palo e obbedisco. Mi prendo le mie responsabilità ma non posso dire altro. Sono cinque anni che sono al confino: al momento debito e nei luoghi debiti risponderò».

Ieri mattina frate Beretta non era reperibile in piazzale Rosmini. I parrocchiani che entravano e uscivano dalla chiesa lo conoscono di sfuggita visto che è da pochi mesi a Trieste ma non erano al correte della sua situazione giudiziaria. Non si sottrae ad alcune domande frate Andrea Tommasi, parroco della Madonna del Mare e vicario episcopale per i religiosi della Diocesi: «Sulla vicenda sapevamo qualcosina – ammette senza voler aggiungere altri dettagli – ma gli spostamenti di noi frati sono gestiti dai superiori generali di Milano, dalla Curia dei Frati minori». Nel sito della Diocesi di Trieste, frate Beretta ieri mattina risultava come “vicario parrocchiale”. Nel pomeriggio, il suo nominativo è stato cancellato. «Era un errore di trascrizione – assicura Tommasi –, non è vicario, è un ospite, non percepisce alcun compenso come vicario». «La Diocesi non ha nulla a che fare, non ha alcuna incisività sugli spostamenti dei religiosi – precisa don Ettore Malnati, vicario per il laicato e la cultura della Diocesi –, loro hanno il loro ordinario provinciale. La Diocesi – aggiunge – dovrebbe dare un decreto per un parroco o vice parroco in accordo con il Provinciale ma in questo caso Beretta è solo un ospite, e quindi la Diocesi non c’entra nulla e la responsabilità è solo dei frati. Se gli fosse stata data la sospensione “a divinis” – precisa ancora Malnati – non potrebbe celebrare, ma non ci risulta gli sia stata impartita».
 
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BUSTO ARSIZIO 31-08-2019
LA STORIA

Frate Renato e i 23 milioni spariti
Salvato dalla prescrizione il religioso, bustocco onorario nel 2011, confinato in convento a Trieste
Frate Renato Beretta
Frate Renato Beretta
«Padre, proprio non si sente di dire qualcosa ai tanti che la conoscono a Busto Arsizio e che sono rimasti colpiti dalla vicenda che la riguarda?».

La risposta è lapidaria.

«Mi spiace, ma cercate di capirmi, non posso parlare, non ho mai fatto dichiarazioni, non intendo farne adesso».

Anche perché «ormai il mio problema è, diciamo così, alle spalle. Per un lato c’è stata la prescrizione, per l’altro l’archiviazione».

DAL CONFINO TRIESTINO

La voce è quella di padre Renato Beretta. Ha risposto, per pura casualità, al centralino del convento di Trieste, in cui è da tempo confinato.

Non fosse stato così, è probabile che si sarebbe fatto negare. Perché quello che il religioso chiama «problema», è una spy story misteriosa, sconvolgente, tragica e disorientante che lo ha coinvolto in qualità di (oggi ex) economo della Provincia Lombarda San Carlo Borromeo assieme a due confratelli francescani.

Una storia di cui i giornali parlarono parecchio quando esplose, perché di mezzo ci sono un buco enorme nelle casse dell’Ordine dei Poverelli di Francesco, la morte per suicidio del faccendiere che ricevette dai religiosi 23 milioni di euro su un conto svizzero, la sparizione dei soldi schermati offshore in una società panamense, quindi un controverso processo che si è concluso lo scorso maggio.

PRESCRIZIONE SALVIFICA

In questo senso ha ragione padre Renato: lui e gli altri due frati sono stati liberati dalle insidie della giustizia. Troppo lontani gli anni in cui avvennero i fallimentari versamenti, tanto da portare alla prescrizione. E poi c’è stato il tragico gesto di Leonida Rossi, il mediatore «non abilitato a svolgere l’attività» che si impiccò nel 2015 (con una modalità giudicata strana dagli inquirenti) nella casa di Lurago d’Erba, messa sotto sequestro dai finanzieri che da mesi stavano ricostruendo la storia, dopo un esposto degli stessi ordini francescani.

Fatto sta che il mediatore ha portato con sé tutti i segreti e i pm titolari dell’inchiesta chiesero l’archiviazione.

Fu il giudice per le indagini preliminari a volerci veder chiaro e imporre l’imputazione coatta dei tre confratelli, allarmato da intercettazioni in cui uno di loro confidava a un frate laico di aver nascosto sotto il frigorifero documenti scottanti nel corso della perquisizione. Ma i tempi della giustizia si sono dilatati tanto da impedire un verdetto “vero”.

POVERELLI CON L’OFFSHORE

Padre Renato, dunque, è uno dei protagonisti di questa strana e pericolosa storia, in cui uomini votati alla povertà non disdegnano di lanciarsi in pericolose operazioni speculative, in cui sono rimasti stritolati, al punto da bruciare un capitale enorme, frutto di lasciti e donazioni, finito a Panama invece che in opere di bene.

Beretta a Busto Arsizio se lo ricordano in tanti. È stato per anni al convento di piazzale Mora, ha cresciuto generazioni di ragazzi, è stato confessore e confidente di centinaia di fedeli, con molti è rimasto legato, anche quando la missione lo ha portato a Brescia e Milano. Fra’ Renato è anche direttore di coro e d’orchestra sopraffino. C’è chi lo ricorderà, nel 2009, alla guida del concerto più prestigioso per la città, quello di Natale, in cui diresse l’orchestra sinfonica Carlo Coccia. Ma con altre formazioni è tornato a ripetizione nel territorio, raccogliendo pienoni e applausi.

BUSTOCCO PERCHÉ DECUPLICA TALENTI

La città gli ha perfino consegnato una benemerenza, quella di Bustocco ad honorem. Un premio, abbinato alla patronale di San Giovanni, in cui la Famiglia Bustocca selezione un profilo eccellente che aveva dato lustro alla Manchester d’Italia pur non essendo nativo del posto. Era il 24 giugno 2011: il frate fu insignito di questo titolo con una motivazione che, riletta otto anni dopo, suona beffarda: «Ha decuplicato i talenti al servizio della comunità».

Chissà chi poteva immaginare che lui, oltre a indossare il saio e dir messa, si lanciasse in investimenti spericolati in giro per il mondo, in cui “talenti” del suo Ordine non si decuplicavano ma si spostavano in paradisi fiscali con l’illusoria rassicurazione di fruttare fino al 12% annuo.

SEGRETI NELLA TOMBA

Investimenti imponenti che si sono volatilizzati, finché il nuovo economo non si è accorto dello spaventoso ammanco e ha coinvolto le Fiamme Gialle.

Dopo quella vicenda di padre Renato si sono perse le tracce. In attesa della ricostruzione giudiziaria è stato mandato lontano. Lui si è adeguato alla regola dell’obbedienza. La verità, però, non è mai venuta a galla, né mai lo farà, dopo quello strano suicidio in cui Rossi ha portato con sé tutti i segreti.

Tra i frati e il mediatore c’era un accordo: ogni anno le comunicazioni sulla gestione del patrimonio venivano distrutte. Può essere che i francescani, al netto della scelta di dimenticare il voto di povertà per sfidare la finanza internazionale, siano stati loro stessi vittime di una truffa. Ma la storia processuale si è interrotta all’inizio di quest’estate e i misteri restano irrisolti.

Un capitolo che anche padre Renato oggi vorrebbe chiudere.

«È passato tanto tempo, non capisco che senso abbia rivangare», dice al telefono.

«Facciamo che non ci siamo mai sentiti».

Marco Linari
 
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11 replies since 19/12/2014, 09:05   1770 views
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