Laici Libertari Anticlericali Forum

Quando un prete o un religioso si suicida, Neanche la promessa del paradiso guarisce il mal di vivere

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view post Posted on 20/3/2008, 15:00
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Preti, suore e seminaristi suicidi
1) 1501: la beata monaca Colomba da Rieti, secondo alcuni studiosi, si sarebbe affamata a morte all’età
di 34 anni
2) 1561: nel convento delle Convertite a Venezia sono documentati alcuni suicidi di monache vittime
degli abusi del loro cappellano erotomane: “non volendo consentirgli, né potendo come delicate
sostenere l’incomodo della prigione né la crudeltà dei tormenti, si hanno data la morte con mangiare e
bere cose che le uccidevano”
3) 1629: il frate Nardo Fatone di Castelluccio, professo della religione della Mercede, cerca di strozzarsi
nelle carceri vescovili di Sora (Frosinone) dove era detenuto per reati a sfondo erotico
4) 1650 circa: il frate agostiniano Diego La Matina, incarcerato dall’Inquisizione, “non una sola volte
tentò di dar morte a se stesso, poco curante dell’eterno suplicio, con l’astinenza del cibo in più giorni”
5) 1720: suor Eleonora Borghese, monaca del convento di San Domenico e Sisto a Roma, si impicca in
quanto monacata a forza
6) 1729: fra Ludovico da Cilento, vicario del convento di san Francesco a Sarno (Napoli), viene
denunciato in diocesi per aver scandalizzato delle fedeli in confessionale. Tra l’altro fu riferito che
“avrebbe addirittura meditato di buttarsi giù dalla finestra della sua cella” per motivi amorosi
7) 1840-1859: sono segnalati due suicidi e due tentati suicidi da parte di tre suore in un convento di
Napoli. Una giovane monaca tentò prima di uccidersi lanciandosi nel pozzo del monastero e poi si
impiccò nella cella di punizione. Un’ anziana suora si suicidò gettandosi anche lei nel pozzo dell’acqua.
Una terza suora che tentava di annegarsi nel medesimo pozzo fu salvata.
8) 1893: un frate di Vitorchiano (Viterbo) è ritrovato impiccato nella sua cella conventuale
9) 1913: suor Maria Wenzel, nota psicopatica, si getta dal balcone di un cantiere edile di Roma morendo
sul colpo
10) 1914: una giovane suora si getta nel pozzo-cisterna del convento di Montecarlo (Lucca),
dall’inchiesta pretorile emergono “motivi sentimentali”
11) 1930 circa: frate si suicida in preda ad una crisi nervosa all’eremo di Tagliavia (Palermo)
12) 1942: da una lettera autografa di un frate francescano di Alcamo (Trapani) indirizzata a Mussolini
risulta che una suora fanatica aveva deciso di offrire “a Dio la sua giovane vita” per “il trionfo della
Religione e del Fascismo”. La religiosa si sarebbe offerta come vittima sacrificale “per riparare le
vergognose e delittuose offese di un certo disfattismo miope, scellerato, diabolico”
13) 1945: dieci giovani monache benedettine di Palma di Montechiaro (Agrigento) avrebbero offerto
volontariamente la loro vita, lasciandosi morire di fame, per impetrare da Dio la salvezza di Giovanni
Battista Peruzzo, vescovo della loro diocesi, in pericolo di vita a causa di ferite d’arma da fuoco
14) 1948: suor Dina Stragliati si impicca al tubo della doccia al Santuario di San Luigi a Torino
15) 1950: suor Maria Grazia Leocata si getta da una finestra del convento benedettino di Modica
(Ragusa) suicidandosi
16) 1953: una giovane conversa si getta dalla finestra di un convento a Brazano di Butori presso Viterbo,
90 giorni di prognosi
17) 1954: una suora psicopatica dell’ordine delle Clarisse si suicida a Clinton in Inghilterra,
cospargendo l’abito monacale di benzina e dandovi fuoco
18) 1956: suor Giulia Andreatta si uccide a coltellate nel manicomio di Pergine (Trento)
19) 1958: José Prado, frate servita spagnolo residente a Torino, tenta 3 volte il suicidio: sotto un tram,
sotto un pullman e tagliandosi le vene con un temperino
20) 1959: suor Virginia Mognoni si suicida in una casa di cura di Carate Brianza (Monza Brianza),
impiccandosi all’inferriata di una finestra
21) suora annegata a Camogli (Genova), nessun testimone, nessuna lettera
22) 1961: una suora svizzera si uccide buttandosi in mare da una scogliera a Pieve Ligure (Genova)
23) 1962: suor Lucia R. De Cristofaro si impicca a Ferrara nel bagno d’un asilo infantile
24) 1963: suora annega in un canale a La Loggia (Torino), nessun testimone, nessuna lettera
25) 1972: Rosetta Bonalumi, ex suora, si suicida a Lecco gettandosi nell’Adda
26) 1973: suor Maria T. Arquati, caposala ospedaliera, è rinvenuta cadavere a Stresa (Novara) con
accanto una fiala di iniezioni di curaro
27) 1975: Willibrando Pnemburg, certosino a Serra San Bruno in Calabria, si impicca nella sua cella.
Era addirittura il priore!
28) 1987: una suora si butta in mare annegandosi a Napoli
29) 1990: suor Margherita Berardi si uccide inginocchiandosi sui binari per farsi investire da un treno
della linea ferroviaria che passa per Brescia. La disgraziata religiosa è investita in pieno da un Intercity
venendo orrendamente mutilata e trascinata per almeno 50 metri.
30) 1992: suor Moly Sebastian Edathil, di origine indiana, tenta il suicidio a Novara nel convento delle
Sorelle ministre della carità
31) 14/08/1992 Bisaglia Mario, 75 anni, fratello del deputato DC Toni Bisaglia, trovato annegato nel
lago di Centro Cadore.
32) 1992: Luigi Graffino, frate cappuccino, si suicida annegandosi nel canale Cavour a Chivasso
(Torino)
33) 1994: suor Clarita, monaca delle missionarie francescane di Gesù, si impicca a Fano (Pesaro e
Urbino). L’hanno ritrovata appesa al tubo dell’acqua.
34)1996: la novizia E.T.C., di origine indiana, si getta dalla finestra di un convento di Roma. Morta sul
colpo
35)/1997 Castronovo Antonio, gesuita, trovato morto nel porto di Palermo.
36) 08/08/1997 I. U., 47 anni, sacerdote nigeriano suicida nella casa del Clero in via della Scrofa, 70,
Roma. Da un ano in Italia per un corso di specializzazione
37) 08/07/2000 Suora 75enne si getta dal convento in via Vitellia, sotto le finestre del monastero di
Santa Chiara, nel quartiere Monteverde di Roma. “Non mi fanno uscire”.
38) 30/10/2000 D’Auria Alfredo, 66 anni da Tobbiana, frazione di Prato, sparatosi alla tempia in
sacrestia. Nell’agonia aveva fatto suonare le campane elettriche per chiedere aiuto. Depressione.
39) 09/11/2000 Pierre Silviet-Carricart, 57 anni, prete francese indagato per pedofilia, si getta nel
Tevere.
40) 21/02/2002 Frate Mattew (Matteo) Lim, 30 anni, filippino, trovato nel pozzo del convento dei
Francescani dell'Immacolata di Frigento (AV), dove era arrivato da 10 giorni. Si sospetta anche
l'omicidio.
41) 21/09/2002: suor Matilde Campi, 76 anni, del convento di Galeazza, nel comune di Crevalcore
(Bologna), si suicida buttandosi con il furgoncino che stava guidando nel fiume Panaro
42) 18/07/2003 Damiani Vittorio, 62 anni, di Villa di Serio, diocesi di Bergamo, prete pedofilo,
impiccatosi dopo l’arresto.
43) 10/01/2004: suor Anna, 61 anni, insegnante in una scuola materna di Capriglia (Avellino), si barrica
in un’aula e per circa un ora rimane aggrappata all’inferriata del balcone a un passo dal vuoto, sotto gli
occhi dei bambini e delle altre suore. Salvata dai pompieri che sfondano la porta e l’afferrano in tempo.
44) 05/04/2004 Don Ettore Rollé, 56 anni da Torino, si impicca nella casa parrocchiale: "sono troppo
malato"
45) 01/03/2006 Betaxio Mullunesh Mariam Tebrz, 39 anni, suora etiope, suicida a Roma con una
coltellata alla gola.
46) 27/03/2006 Corrado Bertoldi, 92 anni, gettatosi dal ponte di Ravedis, dopo aver scritto un libro
eretico uscito postumo “Storia e scienza smentiscono Bibbia e Chiesa” (Aviani & Aviani editori).
47) 25/09/2006 Addeo Francesco, 75 anni, da Pago Valle Lauro (AV), sparatosi con fucile da caccia.
48) 18/08/2006 Agostini Marco, 43 anni, da Pomezia, diocesi di Roma, prete pedofilo, impiccatosi agli
arresti domiciliari.
49) 20/01/2007 Genova, suora 70enne di clausura del convento della Santissima Annunziata, a Serra
Riccò, trovata impiccata nella sua cella.
50) 19/03/2007 V.G., 38 anni, da Napoli, postulante prossimo al sacerdozio si getta dal balcone
dell'Abbazia di Monte Oliveto Maggiore.
51) 04/04/2007 Agazzi Silvio, 48 anni, diocesi di Bergamo, collaboratore del vescovo, impiccatosi in
cantina.
52) 04/08/2008: suor Alice Valenti, 60 anni, mantovana delle Piccole figlie della croce è ritrovata cadavere in fondo ad un profondo canalone in una zona molto impervia della val Breguzzo in Trentino.
Nessun testimone, nessuna lettera. Era uscita per una passeggiata solitaria a Zuclo (Trento)
53) 18/11/2008 Anonimo sacerdote di 66 anni, malato, si getta dalla finestra del Policlinico Gemelli in
Roma, reparto geriatria. Soffriva di depressione.
54) 19/03/2009 Caccia Silvano, 53 anni, prete milanese in depressione, arso vivo nella sua macchina.
55) 06/05/2010 Cipro Rosa (Eugenia), 72 anni, da Teano, gettatasi dalla finestra del convento.
56) 09/09/2010 Rabanser Emanuele Maria, 30 anni, da Ortisei, novizio dei Francescani dell'Immacolata,
impiccatosi a Comacchio, dove era in ritiro spirituale per depressione.
57) 23/09/2010 Diletti Matteo, 39 anni, diocesi di Bergamo, prete pedofilo gettatosi nel lago poco prima
della sentenza di condanna in Cassazione.
58) 27/11/2010 Recanati Sergio, 51 anni, di Caravaggio (CR), diocesi di Bergamo, prete gay molestatore
ripreso da Le Iene.
59) 28/11/2010 Seidita Luca, 29 anni, seminarista della diocesi di Spoleto a cui era stata negata
l’ordinazione perché gay, gettatosi da una rupe a Orvieto.
60) 28/02/2011 Galizia Franco, 48 anni da Palermo, dell’Istituto don Orione, gettatosi dal 10° piano di
un palazzo.
61) 08/03/2011 Rossi Gianfranco, 75 anni, da Viareggio, diocesi di Lucca, impiccatosi nel bagno della
sua canonica.
62) 14/03/2011 Fiore Enzo, 43 anni, da Bari, impiccatosi in chiesa.
63) 20/12/2011 Baù Margherita, suora laica 48enne di Asiago, si impicca a Montet, in Svizzera.
64) 13/05/2012 Foresi Umberto, 76 anni da Civitanova, diocesi di Fermo, volato dal 3° piano della
finestra del seminario di Fermo.
65) 02/08/2012 Fabris Caterina, 67anni, suora trovata in mare morta a Genova. Autopsia escluse caduta
malore.
66) 05/08/2012 Padre Torquato Rossi (Timoteo), 72 anni, frate cappuccino di Arezzo, gettatosi in fondo
a un pozzo.
67) 07/08/2013 Peterlini Giuseppe, prete 88enne suicida a coltellate a Marano (Trento). Gli era stato
diagnosticato un tumore.
68) 02/07/2014 Padre Dante Toia, 82 anni, Barnabita, si getta dal 3° piano dell’Istituto Denza di Napoli
di cui era preside. Rifiutava trasferimento.
69) 05/08/2014 Padre Giacomo Vigo, 41 anni, dell’ordine dei Filippini, ritrovato a mare a Livorno. Era
scomparso da Genova. Era in cura per depressione.
70) 19/09/2014 Franco Bucarini, 73 anni, da Perugia, si uccide impiccandosi con un filo elettrico in
canonica, dopo vari tentativi, dopo l'emersione sulla stampa di un ricatto sessuale omosessuale.
71) 20/10/2014 Manca Paolo, 48enne prete di Viterbo uccisosi con gli antidepressivi. Depresso, gli era
stato revocata la celebrazione delle messe.
72) 28/10/2014 Suard Maks, 48enne prete pedofilo di Trieste, di lingua slovena, si impicca in canonica
dopo aver confessato abusi su ragazza 13enne
73) 21/05/2015 suor, Maria, 38enne benedettina della Rep. Dem. del Congo, si impicca nell’orto del
monastero a Monte San Savino
74) 31/05/2015 Certosino Carlo, 54 anni, da Livorno, si impicca nel campanile. Rifiutava trasferimento.
75) 14/06/2015 Jedrzej (Andrea) Jan Rozanski, 23 anni, seminarista salesiano polacco del seminario di
Pinerolo si impicca ad un albero, quattro mesi dopo il suicidio della sorella
76) 04/01/2016 Suor Serafina, 71 anni, da Casoria (NA), delle "Suore Francescane Adoratrici della
Croce“ si getta dalla finestra del convento
77) 22/01/2016 Don Paolo Marchetti 63enne del centro storico di Pisa, ordinato nel 1978, si impicca in
canonica.
78) 06/02/2016 Padre Aldo Lamanna, 42 anni, frate minore, si getta da una rupe a Tropea. Soffriva di
depressione
79) 16/01/2017 Don Cristinel Adrian Bulai, 43 anni, prete rumeno in servizio a Bevilacqua (VR), si
impicca nella stanza da letto.
80) 16/03/2017 Bologna, anziana suora minaccia di gettarsi dal tetto da una casa di via Pietralata al
Pratello. Salvata da carabiniere
81) 09/06/2017 Don Jorge Romeo Lopez, 45 anni, ordinato nel 2005, di El Salvador, della Comunità di
Sant'Egidio di Genova, impiccatosi in biblioteca: "ho visto 2 volte il Demonio"
82) 17/06/2017 Anonimo parroco di una popolosa parrocchia della diocesi di Fano si taglia le vene, ma ci ripensa e chiama un collega che lo salva
83) 13/05/2018 Don Ettore Danilo Albo, 66 anni, si suicida coi medicinali in canonica a Genova. Lascia
lettera di addio.
84) 13/06/2018 Stefano Giuliano, seminarista 29enne, si impicca a casa sua a Tortona. Motivi ignoti.
85) 08/04/2019 Pordenone. Suor Cristina Greggio, 48 anni, si suicida gettandosi dal campanile
86) 20/04/2020 Milano. Don Diego pirovano, 46 anni, giudice del tribunale ecclesiastico si getta dalla
finestra: "non ce la faccio più". La madre era da poco morta per Coronavirus.
87) 28/9/2022 Milano. Don Mbaihornom Donatein, 39 anni prete del Ciad in studio dalla Svizzera,
diretto a Roma, si impicca ad un cancello. Nel PC trovate centinaia di immagini porno.
88) 29/10/2022 Navelli (AQ).Don Massimiliano De Simone, 51 anni si spara nel bosco, ma poi chiede soccorso e si salva. Era a riposo per motivi di salute.
89) 28/3/2013 Prete 70enne dell'entroterra maceratese si accoltella, ma poi chiama il 118vecsi salva

Non sappiamo quale dramma esistenziale o vocazionale ha indotto il giovane all'estremo gesto.

Il-nuovo-Seminario-arcivescovile-di-Brindisi

www.fattidiritti.it/?q=node/502

Salto nel vuoto
Inserito da lafayette il Gio, 03/20/2008 - 14:23 Seminarista suicida sessuofobia
Un seminarista sedicenne di Brindisi, tornato in
famiglia per la pasqua si è tolta la vita, lanciandosi
dal balcone di casa al settimo piano di un palazzo.

Ha lasciato ai suoi una lettera di cui non ne è
divulgato il contenuto.

Non sappiamo quale dramma esistenziale o
vocazionale ha indotto il giovane all'estremo gesto.

La solidarietà è da esprimere allo stesso giovane e
a quanti vengono sottoposti ai "particolari" "rigori"
sessuofobici degli istituti confessionali minori, dove
da poco è stato introdotto l'esperto in scienze
psicoanalitiche.

L'auspicio espresso dal coordinamento affidato al
prof. Andreoli è quello di prevenire casi negativi e
incresciosi, come avvenuti nel passato.

Lo psicologo, secondo le indicazioni affermate
dalla gerarchia nella specifica normativa, racchiusa
nel documento "Ratio fondamentalis istitutiones
sacerdotalis" dovrà essere "coerente con la dimensione
trascendente della persona e con l'antropologia
cristiana della chiamata".

Vorremmo tanto da parte nostra, laici non credenti,
non trovarci soli a sollevare il problema della
forzatura formativa della iscrizione dei neonati ad
una religione, del loro battesimo, del loro successivo
indottrinamento catechistico o della "chiamata" in
seminario di ancora giovanetti.

Giacomo Grippa, Uaar, Unione degli atei e degli
agnostici razionalisti, circolo Lecce

Edited by pincopallino1 - 16/5/2023, 14:43
 
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http://www.brindisitg24.it/notizie.asp?id=12861&Categoria=1


Brindisi, 19/03/2008

Vicinanza della Diocesi alla famiglia del giovane seminarista tragicamente scomparso

La Chiesa brindisina, insieme al suo Arcivescovo Rocco Talucci, si stringe attorno alla famiglia del giovane seminarista scomparso tragicamente nella tarda serata di ieri.

La bontà e la timidezza, la sofferenza e la speranza hanno caratterizzato la sua giovane esistenza. L’affetto dei compagni di scuola e di seminario gli hanno dato gioia, e di questo lui ne era sempre grato.

Grandezza di ideali e forte sensibilità di fondo lo hanno sempre avvolto; anche l’idea missionaria lo affascinava.
Ora il suo mistero è nella misericordia di Dio e il suo sorriso, discreto e sincero, resterà nel nostro ricordo.
La vicinanza della Chiesa alla sua famiglia è il segno dell’affetto verso il giovane seminarista, insieme a tanta comprensione e rispetto, nella luce della Pasqua che splende per tutti.

COMUNICATO STAMPA ARCIDIOCESI DI BRINDISI OSTUNI


http://www.brundisium.net/notizie/shownoti...ne.asp?id=19056

Brindisi, 19/03/2008

Seminarista 15enne si toglie la vita lanciandosi nel vuoto

Ha scritto una lettera ai genitori ed una agli amici poi si è lanciato dall'attico del proprio palazzo, uno stabile di sette piani sito in Via Provinciale San Vito 175, a Brindisi.
Un volo di oltre 20 metri terminato sull'asfalto. Così si è tolto la vita un giovane di appena 15 anni che, qualche tempo fa, aveva scelto di entrare in seminario.
Da alcuni giorni era a casa per trascorrere le festività pasquali con i propri genitori.
Sul posto si sono immediatamente diretti i carabinieri di Brindisi ed un'autoambulanza del 118 i cui sanitari non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del giovane.
 
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:( che tristezza!
 
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view post Posted on 27/11/2008, 13:07
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Gli fu fatto un funerale nonostante avesse chiesto che non gli fosse fatto. Una storia tragica di un prete che, probabilmente, si sentì ingannato da quella chiesa che aveva servito.

don-corrado-bertoldi

www.avianieditori.it/P7.html

verita%20copia

I temi trattati nel libro sono quelli indicati nel sottotitolo, con una prospettiva però ben evidenziata nel titolo.Il problema di Dio viene esposto in contrapposizione all’opera del premio Nobel Monod che con: “Il caso e la necessità” attribuisce a quegli elementi l’origine di tutto l’Universo.Da buon friulano poi non manca di alzare la voce sull’eccidio di Porzûs e sulle orrende stragi delle foibe.

storia%20e%20scienza


Continuazione del precedente volume


http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...UD_15_SIB1.html

Il messaggio finale dedicato anche a Papa Ratzinger e alla Chiesa

Messaggero Veneto — 29 marzo 2006 pagina 15 sezione: UDINE
di MAURIZIO CESCON TRICESIMO. Lucido nello scegliere come andarsene da questo mondo. Determinato nel voler lasciare una traccia importante del suo pensiero. E per realizzare tale desiderio don Corrado Bertoldi, morto suicida nella notte tra domenica e lunedì a 92 anni, aveva incaricato il suo editore, Giovanni Aviani Fulvio, di pubblicare postumo l’ultimo libro, scritto di recente e che riporta fatti e circostanze di stretta attualità. Una sorta di testamento spirituale. Il volume, di un centinaio di pagine, ha un titolo eloquente: “Storia e Scienza smentiscono Bibbia e Chiesa”. Ed è una sorta di appendice del volume “Verità eretiche di un prete: Dio, Bibbia, Chiesa, Storia”, edito un paio d’anni fa. Entrambi saranno nelle librerie friulane nei prossimi giorni e sicuramente non mancheranno di incuriosire quanti hanno saputo di questo sacerdote “sui generis” solo in occasione del passo d’addio.«E’ una promessa che avevo fatto a don Corrado – spiega l’editore Giovanni Aviani Fulvio –. Voleva che quel volume fosse pubblicato dopo la sua morte e così sarà. Tratta temi delicati e confuta tutte, o quasi, le dottrine della Chiesa e del cristianesimo. Per questo temeva ripercussioni e attacchi del clero che, vista la sua età molto avanzata, non sarebbe stato in grado di contrastare. Don Bertoldi porta un attacco frontale al sistema Chiesa inteso come “fabbrica”, non come missione».L’editore, che aveva avuto modo di confrontarsi con l’anziano sacerdote e di conoscerlo bene negli ultimi anni, quando era cominciata la loro collaborazione per la stesura dei libri, anticipa altri aspetti delle teorie “eretiche”: «C’è un attacco ai cattolici di forma e non di sostanza – spiega Aviani Fulvio –. E su questo argomento don Bertoldi porta esempi legati alla sua stessa famiglia. E poi rammenta il notevole degrado di tutta la società e della Chiesa, che secondo lui è in sfacelo. Era anche molto curioso di capire come il nuovo papa Benedetto XVI avrebbe potuto porre rimedio al decadimento dell’istituzione ecclesiastica».Giovanni Aviani Fulvio ricorda frammenti degli ultimi colloqui con il vecchio prete, ormai malato e prostrato nel fisico. «Io credo che avesse pianificato nei minimi dettagli il momento e il modo della sua morte. Quindici giorni fa – osserva – mi portò sul ponte di Ravedis con la scusa di vedere a che punto erano i lavori della diga. Invece probabilmente voleva studiarsi la logistica di quanto poi ha messo in pratica. Era un personaggio che aveva una grande intransigenza verso sè stesso e verso gli altri. E’ stato solo tutta la vita e ha voluto tornare da solo alla terra».I funerali di don Corrado Bertoldi saranno celebrati oggi ma l’editore di Tricesimo ritiene che queste non siano state le sue disposizioni: «A me aveva lasciato detto di non volere esequie – ha spiegato Aviani Fulvio –. Nè tantomeno avrebbe desiderato una messa solenne con la partecipazione di alti prelati. Voleva solo essere sepolto nel cimitero di Ara di Tricesimo, dove era nato. Naturalmente mi ha lasciato anche l’epitaffio da scrivere su una lastra di marmo giallo dell’Istria: “Dio! per tutta la vita ho cercato di incontrarlo inutilmente!?”, queste le parole sulla sua tomba».
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...03_PRIPN31.html

Il credo del prete scomodo

Messaggero Veneto — 26 marzo 2007 pagina 00 sezione: PORDENONE
I SERVIZI IN CRONACA MONTEREALE. E’ stato dato alle stampe il libro postumo del sacerdote “scomodo” don Corrado Bertoldi, ovvero “Storia e scienza smentiscono Bibbia e Chiesa” (Aviani & Aviani editori), appendice al precedente “Verità eretiche di un prete”. Il sacerdote, morto suicida a 92 anni nella notte tra il 26 e il 27 marzo 2006 gettandosi dal ponte di Ravedis, si è occupato di Bibbia e creazione, del Credo, della Chiesa, della sua famiglia, della solidarietà nella società, di cristiani e cattolici.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...PN_08_PNB6.html

Pubblicato il libro postumo del prete scomodo

Messaggero Veneto — 26 marzo 2007 pagina 07 sezione: PORDENONE
di ENRI LISETTO«Dio! Tutta la vita ò lottato per incontrarLo. Inutilmente!?». E’ questo, nel suo caratteristico stile, anche letterario, l’epitaffio che compare sulla tomba di don Corrado Bertoldi, morto suicida all’età di 92 anni, nella notte tra il 26 e il 27 marzo 2006 quando, uscito di casa nel mezzo della notte, si gettò dal ponte di Ravedis, a Montereale Valcellina, dove aveva vissuto l’ultimo decennio e ora sepolto ad Ara Piccola di Tricesimo, paese natale. Come dalle sue ultime volontà, l’editore udinese Giovanni Aviani Fulvio ha dato alle stampe il libro postumo del sacerdote “scomodo”, ovvero “Storia e scienza smentiscono Bibbia e Chiesa” (Aviani & Aviani editori) in libreria da questa settimana, appendice al precedente “Verità eretiche di un prete”. In un centinaio di pagine, il sacerdote si è occupato di Bibbia e creazione, del Credo, della Chiesa, della sua famiglia, della solidarietà nella società, di cristiani e cattolici.Nella prefazione, don Corrado Bertoldi ricorda «quando pubblicai il mio “Verità eretiche di un prete”: la chiesa goriziana alla quale appartengo non disse verbo in proposito. Capisco che, se avesse condannato quel mio lavoro, io non sarei rimasto zitto e le cose avrebbero provocato una mia presa di posizione in cui nulla avrei potuto perdere, moltissimo invece la Chiesa locale e di riflesso anche il Vaticano. Ora riappaio con la precisa volontà e la risoluta finalità di fare chiarezza sullo specifico problema dell’ispirazione divina della Bibbia e su alcuni dogmi della Chiesa che non possono essere accettati anche se finora sono stati imposti ai fedeli».Richiama Wittgenstein (che scrisse, a proposito di Dio, “Ciò di cui nulla sappiamo, nulla dobbiamo dire”) per dire che «la Chiesa ha cominciato a ravvedersi e qualche segnale lo sta dando: nei miei confronti non fu preso nessun drastico provvedimento» e chiama in causa il Papa: «Come ha fatto Benedetto XVI a presentare, nella sua prima enciclica, Dio come Amore? E’ in contraddizione con se stesso: non passa giorno che lui non debba deplorare fatti e misfatti che si succedono quotidianamente nell’universo mondo. Dio quindi non è Amore, ma Mistero assoluto»Sulla Bibbia, e in particolare sulla Genesi, resta fermo nelle sue posizioni già espresse nel precedente libro: «Le nostre chiese da alcuni anni sono molto meno frequentate di un tempo: tra coloro che mantengono le vecchie abitudini, data la loro migliore istruzione ed un senso più dinamico della libertà, non tutti accettano di seguire in totale sintonia la Chiesa e si permettono di mostrare anche apertamente il loro disagio». Che l’uomo sia sulla faccia della terra la creatura «più nobile e più perfetta, nessuno lo potrà mai mettere in dubbio», che sia comparso sul nostro pianeta come descritto nella Genesi «nessuno al giorno d’oggi lo potrà credere! Il racconto biblico è semplicemente disgustoso, soprattutto perché attribuito a Dio stesso».Il racconto della creazione, «chiamarlo prosaico è troppo poco. I progenitori appena creati vivono felici nel Paradiso terrestre quando, a causa di una mela da Eva offerta ad Adamo, vengono immediatamente e brutalmente cacciati dal paradiso che diventa un vero inferno. Perché Dio, onnipotente e misericordioso, ricorre a un atto così disumano e condanna i due a una vita di disagi inenarrabili e, assieme ad essi, tutti i loro discendenti, cioè l’umanità intera?». La Bibbia, mostra «troppo spesso un Dio implacabile, un Dio che fa e disfa in continuazione e sempre con implacabilità quando si decide a castigare». Il racconto del diluvio universale, per don Bertoldi, ne è un esempio: «Non posso però capire Dio che con un diluvio annienta l’umanità intera! E’ la Bibbia che mi ragguaglia su questo immane e desolante cataclisma, non posso assolutamente attribuirla alla Sua ispirazione. Per me quel Libro non è altro che un atto di ribellione del popolo ebreo». E proprio perché «non solo mi sono avvicinato alla Bibbia, ma l’ho studiata a fondo, mi sento oggi di conseguenza obbligato a rinnegare l’ispirazione divina».Il secondo capitolo del libro postumo è dedicato al “Credo”, ovvero alla professione di fede. Ripercorre la storia della Chiesa che «nel Medioevo sopravvisse grazie alla diffusissima ignoranza delle masse: tutti dipendevano da un clero numerosissimo sì, ma d’una ignoranza spaventosa. Si arrivò così fino a Lutero che ebbe buon gioco nello staccare irrimediabilmente tanta parte della Cristianità da Roma, avendo come contraltare un Papa, Leone X, che con la sua disgustosa vita privata era uno scandalo permanente; il Frate riuscì ad immettere nella società più evoluta i germi della ribellione che poi si espansero nella gran parte dell’Europa». Nell’Ottocento e nel Novecento la Chiesa «ebbe alti e bassi» e salva Giovanni Paolo II che «eliminò il comunismo». La Chiesa continua però «a vivere in grande affanno che tutti oggi debbono constatare, ma nessuno sa a quali rimedi ricorrere per darle la vitalità perduta. Neppure Benedetto XVI ha saputo imboccare la strada giusta. Su Dio nessuno sa nulla: nel Credo lo accettiamo come Padre Onnipotente». E ricorda quando sul fronte russo «troppe volte ho sentito parole tremende da parte di chi mi stava accanto, pancia a terra per cercare di non essere colpito da un lanciarazzi a dodici canne: la guerra, le guerre!». Ecco la sua teoria: «Secondo me Dio ha creato l’uomo immettendolo in un mondo dove dovrà rassegnarsi a vivere arrangiandosi coll’affidarsi alle capacità che gli sono proprie. (...) debbo ripiegare su me stesso, accettando Dio come mistero, senza illudermi di averlo intuito! Esiste, ma non L’ho capito!», così come compare nel suo epitaffio.Nel capitolo relativo ai rapporti con la comunità, si rammarica che «purtroppo, da sacerdote, imparai che i nostri fedeli, cattolici, ma non cristiani, sono troppe volte facili ad equivocare sulla condotta dei preti». Ricorda di aver lavorato «alle dipendenze di cinque vescovi» e ammette: «Anch’io ho sbagliato, sempre però dopo essere stato abbandonato».E conclude il volume: «Senza colpo ferire avete ottenuto piena vittoria con la mia eliminazione. Ma avete mai pensato che io avrei potuto cantare le vostre prodezze?». Una sorta di “rivincita” letteraria e di pensiero.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...UD_09_LET5.html

La tragedia di don Bertoldi

Messaggero Veneto — 30 marzo 2007 pagina 09 sezione: UDINE
Ho apprezzato molto il fatto che il Messaggero Veneto abbia pubblicato un’intera pagina per ricordare la tragica scomparsa, un anno fa, del sacerdote don Corrado Bertoldi, morto suicida quando non aveva ancora compiuto 93 anni (li avrebbe festeggiati in ottobre). Un’iniziativa che ha mostrato anche coraggio. La Curia certo non ha gradito questo ricordo.Naturalmente voglio dire la mia gratitudine anche all’editore Giovanni Aviani Fulvio, che ha pubblicato le opere di don Bertoldi e ora ne ristampa l’ultima. Che tuttavia non è postuma. Un anno fa chiesi e ottenni dall’editore il volume “Storia e scienza smentiscono Bibbia e Chiesa”, opera finita di stampare nel gennaio 2006, e cioè due mesi prima della morte. Essa appariva come appendice all’altra opera, pubblicata nel 2002, recante il titolo “Verità eretiche di un prete”.Nel servizio fotografico del Messaggero Veneto appare inoltre la fotografia della tomba del sacerdote, sepolto in Ara di Tricesimo, paese natale, e fa piacere che abbia goduto, benché suicida, di una sepoltura cristiana. Misericordiosa dev’essere la Chiesa, come il suo fondatore.Vorrei dire ancora qualcosa sulla tomba di don Bertoldi, che porta un’iscrizione già dettata all’amico Aviani. Un’epigrafe autentica. Essa suona così: «Dio! Tutta una vita ò lottato per incontrarlo inutilmente!?». Caratteristico e originale il modo con cui don Bertoldi sostituisce, in tutta la sua opera, la lettera “h” nella coniugazione del verbo avere con la ò o la à, accentate. Un amico mi ha raccontato che così si scriveva negli abbecedari degli anni 30 e forse da allora è invalso il detto che qualcosa non vale un’acca. Ma mi soffermerei un momento sul doppio segno d’interpunzione (punto esclamativo e interrogativo) che troviamo alla fine dell’epigrafe. È l’ennesima provocazione del prete. Vuol lasciarci nel dubbio: aveva fede o no? Un anno fa, in un articolo ospitato su un altro giornale, sostenevo che don Bertoldi, andando a gettarsi dal ponte di Raveo, avanzasse nella notte, aiutandosi con una torcia elettrica, e, trascinandosi a fatica nell’oscurità, pregasse Iddio, anelando all’incontro con Lui. Il cuore dell’uomo è un tale guazzabuglio (citazione del Manzoni, riportata nell’ultimo libro di don Bertoldi) che non dobbiamo stupirci. Chiediamoci piuttosto che esito abbia avuto la sua lotta, durata una lunga vita, per incontrare il Signore. Era stata inutile!? Per questo registriamo l’estremo suo disappunto per non averLo incontrato prima, in vita, e averlo dovuto cercare (che impazienza, don Corrado) nella morte. Il punto interrogativo è per noi, infine, perché non lo giudichiamo male. La morte ha risolto per lui il mistero. Dio per don Bertoldi è Mistero. Non possiamo aggiungere altro. Nessuno degli attributi che gli attacchiamo e che la Chiesa vuol farci credere è accettabile di fronte all’Essere supremo, infinito ed eterno, ma oscuro. Purtroppo don Bertoldi non ci verrà a raccontarci com’è andata a finire, se la sua ricerca sia stata inutile. Rimarrà anche per noi un mistero, che dovremo a nostro modo risolvere, con intelligenza e sincerità estreme. Dopo morti tutti sapremo se Dio c’è o non c’è. È la nostra condanna: aspettare e, per certuni, scommettere. Dalla tomba don Bertoldi, beffardo, ci sorride e forse c’incoraggia.Gian Giacomo ZucchiTrieste

Edited by GalileoGalilei - 29/10/2014, 15:16
 
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Chtulhu
view post Posted on 27/11/2008, 13:51




Incredibile.

Nessun media ne ha parlato.

Poi ha dimostrato anche di essere un uomo con gli attributi: ha scelto apposta, avendo ormai 92 anni, di non lasciarsi morire ma di suicidarsi per dar prova che credeva in quel che diceva.

Un eroe.
 
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view post Posted on 27/11/2008, 14:26
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http://www.glesiefurlane.org/acjadiments.p...&anno=2006&id=7

LETARE A DON BERTOLDI,CHE SI È COPÂT ÎR AI 27 DI MARÇ DAL 2006
Don Corrado,

non è mio costume nè mia competenza esprimere giudizi sulle attività espressive del prossimo. Ritengo che ognuno abbia diritto di esprimere le proprie idee in assoluta libertà. Il lettore ha la possibilità di accettarle, rigettarle, confrontarsi con esse per trarne giovamento o liberarsene al più presto per evitare ogni forma di nocumento. Ritengo altresì condizione pregiudiziale di ogni opera la chiarezza del pensiero e la correttezza della forma. Tutte qualità che ho riscontrato nel Suo libro: “Verità eretiche di un prete”. Quindi lo ritengo un libro positivo. Se non altro per il coraggio, al limite dell’incoscienza o dell’impudenza, di esprimere con tanta crudezza dei giudizi pesanti, ed inusuali anche nel mondo dei cosiddetti “lontani”, su “Dio, Bibbia, Chiesa, Storia”. Le fa onore anche un’altra circostanza. Di solito certi libri di contestazione radicale vengono pubblicati con pseudonimi o ricorrendo all’anonimato. Lei, in sintonia con il Suo temperamento che non rifugge dal confronto e dallo scontro, ha voluto firmarsi, ben sapendo che tale gesto non Le avrebbe aumentato il numero degli osannanti, ma avrebbe ulteriormente ridotto il numero dei simpatizzanti. Ma questa non sembra la Sua preoccupazione primaria.

Ho letto il libro in poco tempo, concentrandomi con più attenzione su certe parti e scorrendo con più celerità altre, soprattutto quando, come nel caso della Bibbia e della storia della Chiesa, l’impianto accusatorio e demolitorio era ben chiaro. Non escludo la possibilità di rileggerlo con più calma, anche per poter afferrare meglio il Suo pensiero. Trattandosi di un’opera composita, nel senso di essere formata da più sezioni abbastanza diversificate nel contenuto e nel tempo, e di un susseguirsi continuo di osservazioni e precisazioni all’interno delle singole sezioni, non è facile e non credo nemmeno possibile darne un giudizio globale. Bisognerebbe avere la Sua preparazione culturale, la Sua documentazione bibliografica e la Sua esperienza personale diretta e protratta per una lunga e travagliata esistenza. Inoltre bisognerebbe rispondere argomento per argomento, inciso per inciso, riga per riga. Un’impresa insensata ed inutile. Mi accontenterò di farLe presenti, per iscritto come da Lei richiesto, alcune considerazioni, osservazioni, confidenze che mi suscita la lettura del Suo libro, senza nessun intento accusatorio od assolutorio e senza nessuna pretesa di completezza, ma come un fratello o, se preferisce anche per ragioni anagrafiche (mia mamma era dal 1912), come un figlio al proprio padre. In carità e libertà.

La parte “teologica”, che occupa uno spazio notevole nel libro e che avrebbe dovuto interessarmi maggiormente per ragioni professionali o di bottega, mi ha incuriosito parecchio per l’arditezza ed inusualità delle tesi ivi esposte con dovizia di particolari e con una lista infinita di citazioni una più dotta e puntuale dell’altra, ma non mi ha emozionato. Non mi sento di darLe torto nè ho argomentazioni per ribattere punto su punto. E’ tutta l’impostazione che mi ha lasciato perplesso. Lei parte dal principio che Dio è mistero e tutto quello che diciamo con i nostri poveri ragionamenti, con i pronunciamenti magisteriali e con la stessa Bibbia è assurdo, insostenibile, illogico, sballato. E fin qui posso anche convenire. Ma noto in Lei un accanimento razionalistico martellante per dimostrare la Sua tesi e mi accorgo che, alla fine della Sua demolizione, ci troviamo felici e contenti su un mucchio di rovine. Può darsi che per Lei, usato o condannato a sfide insostenibili da superuomo, tutto questo Le dia un brivido di esaltazione, come chi finalmente ha trovato la chiave del mistero. A me tutto questo fa paura e pietà, perchè la chiave non apre nessuna porta, essendo caduta non solo la porta ma anche la parete e la casa. Scorrendo le Sue implacabili argomentazioni mi prende un senso di freddo, come quando tramonta il sole o la vita esce da un corpo goccia a goccia.

Non è questo il Dio che m’interessa, davanti al quale presentarmi in tutta la mia nudità e chiedergli umilmente di essere coperto e riscaldato dalla sua misericordia. Il Dio dei filosofi, dei nichilisti, degli intellettuali, dei libri, non m’interessa affatto. Non lo cerco e non lo voglio. Perchè è morto. Perchè è un idolo partorito dalla mia intelligenza o logica, all’altezza della mia comprensione e dunque non più grande di me.

Dal momento che ognuno è inesorabilmente autobiografico, la mia vicenda umana è stata ed è totalmente diversa dalla Sua e non solo per questioni di date. Lei è un uomo forte, che non teme assolutamente alcuna sfida, sia essa una prigionia lunghissima e dolorosa in territorio russo, sia una battaglia ideologica contro gran parte della Sua comunità infetta da preconcetti o illusioni di matrice sinistroide, per Lei ovviamente “l’eresia di tutte le eresie”, come avrebbe detto del modernismo l’ignorante ed intollerante Pio X, autore o connivente di un gulag teologico che ha paralizzato gran parte del secolo appena trascorso. Anch’io mi sono trovato, senza volerlo, a lottare contro lo strapotere e l’incomprensione vescovile, come Lei. La differenza è che io sudavo freddo ad ogni lettera o telefonata che mi arrivava dalla curia e passavo notti insonni e giorni di agonia, perchè mi sentivo impari alla lotta. Dalle Sue lettere questa paura non traspare. Può darsi che la mia impressione sia errata, ma mi sembra quasi di scorgervi un senso di vittoria, di soddisfazione, anche se amara. Oppure le prove immani cui la vita L’ha assoggettato hanno avuto su di Lei l’effetto che il gelo invernale (o infernale) ha sugli alberi. Per resistere devono perdere ogni fiore e foglia e tenero germoglio e dotarsi di una scorza impenetrabile. In questo caso, il lettore è preso da un senso di sincera ammirazione, ma che raramente si trasforma in affettuosa partecipazione, in calore umano. Essere ammirati può essere stimolante; essere amati è più consolante. Sono un romantico inguaribile, un modernista incorreggibile. All’albero maestoso che sfida i flagelli del vento preferisco l’umile viola che cerca di rannicchiarsi ancor di più, per sopravvivere. Al Dio glaciale e matematico o metafisico degli studiosi e dei dubbiosi e dei fanatici dell’assoluto, preferisco il Dio un po’ kitsch, banalotto, rassicurante, insostenibile, illogico della povera gente. Lei, per parlarmi di Dio, mi porta una valigia di libri e di citazioni e di prove o controprove. Io preferisco andare a cercarlo nelle contraddizioni, nella semplicità, nell’umanità dei miei fedeli così infedeli ed impresentabili. Se devo farmi un’idea di Dio (di più non è permesso nè lecito), non vado in biblioteca, ma mi rivolgo con umile confidenza alla vecchietta che confonde la Trinità con chissà quale astruseria ma che riesce ad affrontare con serenità la fatica del vivere. Dio non lo si dimostra, ma semplicemente si mostra.

Tra le note della Sua interessante e per certi versi unica esperienza, vedo che Lei ha conosciuto persone di altissima levatura almeno gerarchica e frequentato un’infinità di luoghi. Mi riferisco al futuro Paolo VI, al card. Donato Sbarretti, a Tardini, a Casaroli, al chiacchierato Baggio, notoriamente ultraconservatore e nemico implacabile (naturalmente in buona fede. Quanta buona fede e quanta poca fede!) della teologia della liberazione e persecutore di un martire del calibro di mons. Romero . Ha frequentato la Roma dell’algido Pacelli segretario di Stato e di Pio XI, il papa dei concordati più disastrosi del secolo. Ha conosciuto, purtroppo, la Russia con tutte le atrocità staliniane e con le sofferenze di quel popolo grande e sfortunato, la povertà e corruzione di Cuba, gli intrecci ed intrallazzi politico-caritativi della Pontificia Opera di Assistenza, la cura pastorale, l’insegnamento scolastico, gli splendori della Parigi vacanziera, il mondo piccolo borghese e piccolo cattolico del Veneto.

Benchè vissuto in tempi di maggior mobilità e possibilità economiche, il mio curriculum è vergognosamente ridotto e provinciale e si esaurisce all’interno della mia diocesi, in minuscole comunità ai margini di una regione già marginale. Ho trascorso 14 anni in Carnia, a mille metri di altezza, e gli ultimi 21 a Basagliapenta, un paese che le automobili attraversano accelerando. Ho fatto solo due puntate esterne o estere. Una settimana in Palestina, nel 1995, e l’anno seguente, un salto a Santiago de Compostela. A Roma non ho mai messo piede e non conosco alcuna personalità. Un‘esistenza banale ed insignificante che mi ha permesso una discreta navigazione o, se preferisce, un decente cabotaggio, compatibilmente con la mia salute precaria e le mie paure ricorrenti ed incombenti. Eppure mi sento sereno e realizzato perchè ho potuto attendere ad una comunità, aiutare della povera gente a vivere e a sperare ed essere aiutato da loro. Ho avuto la fortuna di poter leggere e scrivere, ma anche qui tutto a livello artigianale, paesano, in una lingua che pochi parlano ed ancora meno leggono, ma che mi ha permesso di dire cose grandi e profonde. Con simili trascorsi, non sono ammirato nè invidiato da alcuno. In compenso credo, o mi illudo, di godere dell’affetto sincero dei miei parrocchiani e di alcuni amici. Non Le racconto questo per esaltare un’esistenza rispetto all’altra ma solo per farLe capire che, con strade così diverse, non possiamo avere la stessa concezione della vita e nemmeno gli stessi gusti in fatto di religione, pur appartendendo entrambi alla stessa ditta, come direbbe il grande don Milani. Avrà certamente intuito che alla Chiesa dei Pii, dei Merry del Val e degli Ottaviani, condannati a far la parte del drago che custodisce un tesoro sotterraneo, un museo delle cere, un mausoleo o una biblioteca morta di verità morte, preferisco la temerità e l’incoscienza di un papa Giovanni che, ad un’età normalmente collegata all’arteriosclerosi ed alla demenza senile, si permette di scendere in mare e, con mano tremolante, spingere la barca o la baracca apostolica in alto mare, con il rischio reale di venire sommersa ad ogni istante, vuoi per la veemenza dei flutti vuoi per l’inadeguatezza del nocchiero. Ci avrà fatto girare un po’ la testa e sommuovere i visceri, ma almeno abbiamo potuto vedere finalmente qualcosa di nuovo...

Considero una grazia straordinaria, forse la più grande che ho avuto nella mia vita, la possibilità non solo di passare giorni e mesi sulla Bibbia ma di poterla tradurre in friulano. Se, in qualche modo, ho fatto un regalo al mio popolo offrendo una sorgente inesauribile di vita e di sapienza ed una guida luminosa per la verità tutta intera (anche se per Lei tutto questo può sembrare un’autentica castronaggine), il vero regalo è stato fatto a me. Mi è stato aperto questo scrigno accecante di perle e mi è stato permesso di bere a questo fiume che ristora l’anima fin nei suoi angoli più remoti e riarsi.

Naturalmente, anche se non con la Sua preparazione culturale e la Sua notevole erudizione, mi sono reso conto che tante cose non quadravano, che la logica (torniamo a questa stramaledetta categoria) non era la sua peculiarità principale, che c’erano un’infinità di contraddizioni e di incoerenze riguardo alle date, ai racconti, alle successioni cronologiche, alle scoperte archeologiche o alle scienze comparate. E chi se ne frega? O, meglio, non è questo che vado a cercare con ossessione nella Bibbia. Posso farlo più avanti, con libertà e senza il gusto sadico o sadomasochistico di aver fatto finalmente cadere l’impalcatura.

Mi sono accostato alla Bibbia cercando quello che la Bibbia poteva darmi e di cui avevo bisogno: un nutrimento sostanzioso dello spirito, un orientamento nella notte dell’esistenza personale e collettiva degli uomini, un barlume di quella luce inaccessibile che chiamiamo Dio. Mi sono accostato al Libro santo con l’avidità e la voracità del bambino che si attacca al seno della madre e ne succhia ingordamemente il latte fino a quando gli cola dalle labbra fin sul mento impataccandosi senza pudore. Passût e imbeverât. Certo che se quel marmocchio insolente e saccente, prima di accostarsi alle floride mammelle della sua nutrice, avesse preteso tutti gli esami batteriologici e chimici e profilattici del latte e della madre, per vedere se il latte era giusto, se conteneva tutte le sostanze necessarie e nella giusta dose, se lei era di sana e robusta costituzione e non c’era alcuna malattia incubante, beh! quel disgraziato sarebbe morto di fame. O comunque non avrebbe meritato un dono così vitale e gratuito.

Lei si accosta alla Bibbia per nutrirsi o per fare analisi? Vuol crescere in sapienza ed in umiltà ed in umanità o vuol semplicemente diventare un ottimo anatomista, anche se scettico? Quando ha scoperto che l’uomo habilis non combina con la storiella di Adamo e che l’esercito imponente del faraone non poteva essere sconfitto da una banda impotente di schiavi fuggiaschi, che beneficio spirituale ne ha tratto? Personalmente invece mi consolo e mi commuovo pensando che la nostra polvere è divina e che Dio si batte sempre per il debole contro il prepotente e per la libertà contro ogni forma di tirannide. Come mi commuove il fatto che Dio sceglie sempre le persone peggiori e più sballate perchè non ci si possa ingannare sul vero artefice della storia della salvezza. Una storia piena di contraddizioni e di ricadute e quindi ancora più affascinante ed imprevedibile, come affascinante, imprevedibile e misterioso è Dio. Un Dio potente e debole, un Dio che potrebbe ridurci in briciole e che si lascia inchiodare, perchè non ci venga la tentazione di usarlo ma solo di accettarlo com’è e di voler diventare come lui, accettando che la strada della vita passi per la morte e che la vittoria conosca prima l’amarezza e la notte della sconfitta.

Trovo poi inspiegabile che un uomo tremendamente lucido come Lei, che mi scarta i Vangeli, a conclusione di questa sua immane e dolorosa fatica di ricerca della verità, opti per le apparizioni di Lourdes, Fatima e addirittura Medjugorie, sulla cui banalità più che sulla autenticità mi risparmio ogni commento e facile ironia.

Sul capitolo relativo alla prigionia non mi permetto alcuna chiosa. Si tratta di un’esperienza troppo personale e sofferta. Così come non ribatto sulle Sue affermazioni relative al comunismo ed alla dottrina marxista-leninista ed alle Sue posizioni dichiaratamente destrorse. Personalmente appartengo ad un’altra parrocchia e non mi lascio incantare da nessun miraggio di grandezza nazionale o di ordine, soprattutto quando questa grandezza passa sull’umiliazione delle persone e l’ordine è soltanto un disordine camuffato. Sono un sentimentale, un romantico, un ingenuo e mi batto sempre per le galline, mai per le aquile, siano esse bicipiti o tricipiti. Ritengo che comunismo e nazismo e fascismo appartengano alla stessa pianta malefica e che siano ugualmente diabolici. Per cui non capisco come il papa abbia potuto stringere la zampa di Mussolini e di Hitler e scomunicare i fanatici del Baffuto. Questo sì che è un mistero!

Non Le nascondo che la parte più gustosa, più provocante, più evangelicamente scandalosa sia quella relativa alla corrispondenza con la curia e segnatamente con il vescovo Cocolin. Sono pagine drammatiche, incoscienti, splendide, coraggiose ed oltraggiose, che si divorano con avidità. Anch’io mi sono trovato in conflitto con i miei gerarchi e qualche volta ho calcato la penna, pentendomi un istante dopo. Non per quello che avevo detto, che ritenevo vero, ma per le conseguenze cui andavo incontro e che mi trovavano impreparato. Perchè io sono fondamentalmente un timido e, se il vescovo lo avesse intuito, mi avrebbe stritolato senza alcuna fatica. Lei invece è forte come una roccia e sembra che le avversità, lungi dal fiaccarLo, Le facciano profitto. La Sua invidiabile lucidità intellettuale e prestanza fisica, ad un’età ben oltre i confini biblici, ne è una conferma evidente.

Detto questo e reso omaggio al Suo ardimento, per me e per la maggior parte dei mortali irraggiungibile, mi permetto di sussurrare che, sotto sotto, un po’ della mia simpatia va anche all’incolto ed ingordo Cocolin, che non ha mai brillato per la sua intelligenza e che ha speso i suoi onesti risparmi pe comprare bottiglie d’annata, scartando decisamente la produzione letteraria a favore di quella vinicola. Dico questo non solo perchè il buon don Rino è stato a trovarmi, con il suo segretario Baldas, nel mio eremo ed esilio carnico, ma perchè, con il suo “cuore ottimo, stomaco di struzzo e palato finissimo”, ha regalato qualche ora di allegria ai suoi commensali che non avevano grandi ambizioni intelellettuali. C’è gente che non ti aiuta molto, ma che ti fa star bene in compagnia. C’è gente che ti aiuta e ti stimola, ma la cui frequentazione è faticosa perchè troppo perfetta e conscia della propria ragionevolezza e rettitudine.

Credo che ci salvi la nostra umanità, non la nostra virtù. Di più, credo che nessuno si salvi ma che tutti siamo salvati da Colui che è l’unico giusto. Che cos’è la nostra giustizia e la nostra ragione? Nessuno è tanto santo da meritare il premio e nessuno è tanto perverso da essere escluso dalla sua misericordia. Lui, che ha saputo rintracciare un coniglio come Giona nel ventre del pesce (altra balla!), saprà trovare anche Cocolin e gli altri suoi rappresentanti infingardi, machiavellici, pusillanimi, fedifraghi, bricconcelli eccetera. In questo mi sento totalmente aquilejese ed alessandrino, abbracciando con Origene la splendida verità o prospettiva della salvezza universale.

Don Corrado, sono giunto alla fine (ma potrei continuare) di questa mia chiacchierata piuttosto confusa e disordinata. Ho precisato che si tratta di impressioni, più che di ragionamenti. Ho l’impressione di una personalità fuori del comune e quindi condannata fin dal principio ad essere elemento di divisione ed oggetto di incomprensione. Lei stesso lo afferna in un passaggio del Suo libro. Credo nella Sua rettitudine e Le dò ragione in tutte le Sue ragioni ed obiezioni. Solo vorrei vederLa più in là o in alto. Meno virtuoso e più umano, comprensivo, conciliante. Non si arriva a 90 anni e con tante peripezie senza capire che tutto è mistero, tutto è relativo, tutto è grazia. La Sua dirittura morale e la coscienza chiara delle Sue qualità intellettuali e della Sua spiccata personalità probabilmente L’hanno trattenuta da quelle debolezze che normalmente infangano e rovinano le nostre prosaiche esistenze. Ma che me ne faccio di una virtù accigliata, di una verginità glaciale, di una santità museale o funeraria? Preferisco mille volte un peccatore simpatico ad un santo antipatico, se mai esiste santità senza gioia e serenità interiore.

La ringrazio per quello che ha scritto, anche se non condivido gran parte del contenuto e soprattutto del metodo. Ha avuto del coraggio, qualità sempre più peregrina. Le auguro un po’ di calore e, per tutti noi, il dono della fede. Non di arrivare a combinare i pezzi sconnessi che Dio ha seminato sulla sua e nostra strada, ma di accettare questa incongruenza ed illogicità. Non di risolvere l’enigma ma di fidarsi lo stesso, di allungare la mano anche a rischio che non ci sia nessuno che la stringa, di intraprendere una strada che forse non porta da nessuna parte. Ma ci permette di muoverci, di andare avanti, di scaldarci, di avvicinarci a Lui e tra di noi.

Di queste mie osservazioni, o farneticazioni, ingenue, imprudenti o forse offensive anche contro la mia volontà, faccia l’uso che ritiene più opportuno. Se Le servono le legga; se sono sbagliate le compatisca; se Le creano fastidio o sofferenza le distrugga. Il fatto che abbia vergato, sia pure in modo scombinato, cinque pagine, vuol dire che la Sua opera e persona non mi è indifferente.

Termino queste righe in questo Mercoledì delle Ceneri. Fra poco andrò in chiesa a ripetere ancora una volta l’invito accorato di Gioele a ritornare a Dio con tutto il cuore. Perchè tutti siamo fuori strada e tutti dobbiamo ritornare o rientrare. Ed i sacerdoti, i ministri di Dio, ancora una volta pregano per la loro comunità e per tutti gli uomini: “Parce, Domine, parce populo tuo”. E’ questo il nostro unico compito: gridare e piangere e chiedere perdono per la nostra povera gente e per la nostra povera Chiesa e per la nostra povera umanità. Voglio sperare che questo sole ormai rafforzato vinca le ultime resistenze dell’inverno e ci regali un po’ di calore ed un anticipo di gioia pasquale. Mandi.

5 marzo 2003

pre Antoni Beline

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Nella diocesi di Gorizia hanno tentato di farlo passare per ammalato e depresso, senza spiegare niente sulle critiche che don Corrado muoveva alla sua istituzione.

Da notare che il povero don Corrado era stato nel seminario minore, dove rinchiudono i ragazzini dai 10 ai 18 anni per reclutarli al sacerdozio. Probabilmente aveva intrapreso la vita ecclesiastica senza sceglierlo


http://www.gopagio.org/spip.php?article78

Memoria di don Corrado Bertoldi
domenica 2 aprile 2006

Con infinita tristezza segnaliamo il fatto che don Corrado Bertoldi, nostro presbitero diocesano, ha di sua volontà drammaticamente concluso la propria esistenza terrena nella notte del 27 marzo 2006 sul greto del fiume Cellina, sul quale era precipitato dal ponte alle porte di Montereale Valcellina (PN), in cui ultimamente da pensionato risiedeva.

Aveva 93 anni, essendo nato a Tricesimo (UD) il 22.10.1913. Espletati gli studi medi nel Seminario Minore di Udine, chiese di entrare nel Seminario Teologico di Gorizia intendendo mettersi da sacerdote a servizio della nostra Diocesi. Ordinato presbitero il 25.10.1936 per mano dell’allora arcivescovo di Gorizia, Mons. Carlo Margotti, venne inviato a Roma per compiervi gli studi di Diritto Canonico all’Ateneo Lateranense (1936-1939). Conseguita la licenza in Diritto Canonico, rientrò in Diocesi e venne nominato vicario cooperatoreprima a Cervignano (settembre 1939) e poi a Monfalcone (dicembre 1939-1941). Dal marzo 1941 al luglio 1946 fu cappellano militare. Fortemente drammatica fu la sua esperienza di cappellano della “Julia” in Russia, specie della prigionia, che ne era seguita (1942-1946). Rientrato dalla prigionia venne nominato vicario cooperatore a Bruma di Gradisca d’Isonzo (1946-1947). Nel maggio del 1947 passava a Cuba, nella diocesi di Comaguey, dove svolse servizio parrocchiale fino al luglio del 1949. Rientrato in Diocesi fu per un anno segretario dell’Ufficio Amministrativo Diocesano. Nel 1950 divenne parroco di San Lorenzo Isontino. Nel 1953 prese in mano la Presidenza della Pontificia Commissione di Assistenza. Nel 1960 venne incaricato dell’assistenza spirituale alla Casa di Riposo A. Culot di Lucinico. Nel 1964 divenne vicario economo della neo parrocchia di Nostra Signora di Lourdes alla Madonnina a Gorizia. Nel 1968 passò come parroco a Turriaco e nel 1973 venne trasferito, sempre come parroco, a Scodavacca, dove rimase fino all’autunno del 1975, quando entrò in quiescenza, fissando il proprio domicilio prima nel Veronese (Brognoligo, S. Bonifacio)e, negli ultimi anni, a Montereale Valcellina (PN), ospite in un alloggio messogli a disposizione dai Conti Cigolotti.

Anche a uno sguardo superficiale del curriculum, appena evidenziato, non può sfuggire l’impressione di un’esistenza fortemente movimentata quella di Don Bertoldi e con ciò probabile indice di un carattere personale piuttosto insofferente. Chi lo ha conosciuto da vicino, pur lodando la sua franchezza nei rapporti con il prossimo, non poteva non notare una continua agitazione, una certa aria di superiorità nel giudizio del prossimo e di rifiuto di ogni osservazione non gradita. L’esperienza drammatica della prigionia in Russia aveva ancora acuito queste predisposizioni temperamentali. In lui fu un continuo rincorrersi di illusionie di grandi attese mai realizzate o realizzabili. Tutti i cambiamenti tentati o riprovati lo lasciavano inappagato e deluso. L’età avanzata poi,l’emergente depressione psichica e il susseguente isolamento, nonchèl’insorgere di una grave malattia organica lo avevano portato a unavera prostrazione, da cui non intravedeva vie di uscita.

Una luce accesa nella notte, quella di una torcia elettrica, lasciata sul ponte prima di lanciarsi nel vuoto, potrebbe essere stato un segnale diretto prima a se stesso e poi al prossimo di un’invocazioneestrema alla misericordia di Dio e di un invito agli uomini di non giudicarlo. E in questo atteggiamento spirituale di non giudizio e disentita pietà nonché di affidamento di Don Corrado all’infinita misericordia del Signore si è svolta mercoledì 29 marzo nella parrocchiale di Santa Maria Assunta in Montereale Valcellina la liturgia di commiato, presieduta dall’arcivescovo Mons. Dino De Antoni e concelebrata da qualche decina di sacerdoti delle diocesi di Gorizia e di Pordenone, partecipe anche un rilevante numero di fedeli del luogo e delle parrocchie, nelle quali Don Corrado aveva svolto la sua attività pastorale. Per suo desiderio è stato sepolto nel camposanto di Ara di Tricesimo (UD).
 
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http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/c...ciato-vivo.html

Don Silvano Caccia, ex collaboratore del cardinal Martini
trovato carbonizzato sulla sua Punto in una piazzola di sosta
Sacerdote bruciato vivo in auto
Giallo sull'autostrada a Milano
In quel momento doveva trovarsi a Trento. Mistero sul ritorno anticipato in città
di GABRIELE CEREDA

Sacerdote bruciato vivo in auto Giallo sull'autostrada a Milano

Don Silvano Caccia
MILANO - Bruciato vivo nella sua Punto. È di don Silvano Caccia, 55 anni, per un breve periodo addetto stampa del cardinal Carlo Maria Martini, il cadavere ritrovato carbonizzato ieri sera alla stazione di servizio Brianza est, sulla A4, in direzione Milano, a metà strada tra Cavenago e Caponago. Messo a conoscenza dell'accaduto, il cardinal Tettamanzi si è subito recato sul luogo.

Erano le 21 e 15, quando alcuni clienti dell'autogrill hanno notato le fiamme uscire dall'utilitaria, parcheggiata qualche decina di metri dal punto di ristoro. Immediata la chiamata ai Vigili del fuoco. Sul luogo le squadre di Vimercate e Monza, che hanno impiegato oltre mezz'ora per domare le fiamme. Spento l'incendio, la macabra scoperta. All'interno dell'auto, sul sedile reclinato del conducente, c'era il corpo del prete.

Don Caccia stava rientrando da Trento, dove si era recato a inizio settimana per partecipare ad esercizi spirituali. Ordinato nel 1982, per dieci anni è stato responsabile dell'ufficio famiglia della curia di Milano. Uscito dalla diocesi dallo scorso anno, era stato assegnato alla parrocchia di Giussano.

Nativo di Trezzo sull'Adda, è strato uno degli allievi prediletti di Martini. È stato autore di molti libri di catechismo per bambini e di testi di preparazione al matrimonio per fidanzati, tra cui "Verso Gesù" e uno studio sui Promessi Sposi dal titolo "Questo matrimonio s'ha da fare. Per una lettura spirituale della vicenda di Renzo e Lucia". Fra suoi incarichi anche quello di insegnante al seminario di Venegono. Nell'ultimo periodo si era avvicinato anche al cardinale Dionigi Tettamanzi.

Dopo le prime ore di dubbi, in serata è arrivata la certezza. All'identità si è risaliti incrociando l'intestazione della vettura con l'assenza di don Caccia dal ritiro. La notizia poi ha trovato conferma anche nelle stanze dell'arcivescovado in tarda notte. Sul luogo della tragedia è intervenuta la Polstrada di Seriate.

Secondo una prima ricostruzione, il sacerdote si sarebbe fermato nell'area di sosta per riposare. Forse una sigaretta rimasta accesa (don Caccia era un fumatore) o forse un cortocircuito del motore dell'auto (un vecchio modello alimentato a gpl). L'unico dato certo è che don Caccia ieri sera avrebbe dovuto essere ancora a Trento.

La macchina parcheggiata all'interno della piazzola si trovava in una zona poco illuminata. Nell'area di sosta Brianza est sono in corso imponenti lavori di ristrutturazione, legati all'ampliamento dell'A4.

Per tutta la notte, gli inquirenti hanno interrogato il personale della piazzola, in cerca di elementi utili a ricostruire l'accaduto. Per il momento, le forze dell'ordine tengono aperte tutte le piste. La notizia ci ha messo poco a diffondersi a Giussano e Trezzo, dove il sindaco Roberto Milanesi ha sospeso un consiglio comunale convocato da settimane.

Dopo che il rogo è stato spento, il corpo di don Caccia è stato trasportato all'obitorio dell'ospedale di Gorgonzola, dove in nottata si è recato anche l'arcivescovo di Milano, il cardinal Tettamanzi.

(20 marzo 2009)
 
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Morte prete, investigatori in attesa autopsia - punto
Lunedì si potrebbero sapere le cause del decesso del sacerdote


Milano, 20 mar. (Apcom) - Sono in attesa dell'autopsia gli investigatori che stanno indagando sulla morte di don Silvano Caccia, il sacerdote di 54 anni trovato cadavere intorno alle 20.30 di ieri all'interno della sua auto carbonizzata nell'area di servizio "Brianza Est", sulla A4 in direzione Milano, nel Comune di Caponago, alle porte del capoluogo lombardo.

Già lunedì prossimo si potrebbe dunque sapere la causa esatta del decesso del parroco di Giussano e, nel caso risultassero elementi che potrebbero indicare una morte violenta, è probabile che l'indagine dalla polizia Stradale di Seriate (intervenuta sul posto) passi alla Squadra Mobile milanese, i cui vertici questa mattina hanno già eseguito un sopralluogo nell'area di servizio. Importante sarà anche la relazione definitiva sul rogo che sarà stilata nelle prossime ore dai vigili del fuoco.

Fino a quando non si conosceranno i risultati degli esami autoptici tutte le ipotesi rimangono aperte, gli investigatori non si sbilanciano e appaiono molto cauti. A fianco dell'ipotesi dell'incidente, in queste ore spunta anche quella del suicidio, che prenderebbe origine dalle dichiarazioni di alcuni conoscenti del sacerdote che lo avrebbero descritto come particolarmente affaticato nell'ultimo periodo.

Di certo c'è che la chiamata al 115 è arrivata alla 20.03, e a farla sembra sia stato un automobilista che uscendo dall'autogrill ha segnalato ai vigili del fuoco un'auto in sosta in fiamme. A quanto sembra l'uomo, sentito con altri testimoni, dalla polizia avrebbe detto di aver visto del fumo uscire dalla parte posteriore della Punto del parroco. Gli agenti della Stradale di Seriate, allertata alle 20.09, quando sono arrivati sul posto hanno trovato l'auto già ridotta dalle fiamme a uno scheletro fumante. Dal primo controllo sul corpo carbonizzato, trovato praticamente disteso sul sedile del guidatore completamente reclinato, gli agenti, insieme con quelli di una volante dei colleghi della Stradale di Milano intervenuti per primi, hanno ritrovato un borsello di pelle, dentro il quale c'erano, bruciacchiati, il passaporto e il portafoglio, con diverse banconote appartenenti al prelato. Contattati nell'immediatezza, i parenti erano convinti che il parroco si trovasse ancora a Trento, dove era in ritiro per degli esercizi spirituali. La decisione di rientrare in anticipo sulla data prevista, potrebbe essere stata dettata dalla morte di un congiunto di un altro sacerdote che preside la parrocchia di Solaro, comune che però dista oltre 20 km da Giussano.

L'auto era parcheggiata nell'area di sosta, tutte delimitate da marciapiedi, più lontana dall'autogrill, in una zona non particolarmente riparata, ma dalla quale non si transita casualmente. Ora il mezzo è stato rimosso e portato in un deposito non lontano dall'area di servizio.

Tristissimi e sgomenti per la tragica scomparsa del loro sacerdote, oggi diversi parrocchiani ignoravano che don Silvano Caccia fumasse e sono rimasti allibiti quando hanno appreso dell'ipotesi che potesse proprio essere stata una sigaretta a scatenare l'incendio che lo ha ucciso. Anche alla polizia non sembra risultare che don Caccia fumasse, e tra le ipotesi avanza anche quella che a causare il rogo potrebbe essere stato un difetto dell'impianto a Gpl che alimentava la Punto del religioso.

Ieri sera, appresa la notizia, l'arcivescovo di Milano cardinale Dionigi Tettamanzi si era recato alla camera mortuaria dell'ospedale di Gorgonzola dove era stato trasportata la salma del prelato, "per una preghiera e per benedire la salma". Don Caccia era nato a Trezzo sull'Adda in provincia di Milano l'8 ottobre 1954 e laureato in pedagogia, era stato responsabile del Servizio per la famiglia della curia di Milano, ruolo affidatogli dal cardinale Carlo Maria Martini nel 2001. Il sacerdote, ordinato il 12 giugno 1982, era stato anche assistente generale dell'Azione cattolica ambrosiana e, come detto, attualmente era parroco della comunità pastorale "San Paolo" di Giussano.
 
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Il sedile era reclinato... giallo sulla morte del prete
Sabato 21.03.2009 10:20

Bruciato vivo nella sua Fiat Punto. È di don Silvano Caccia, 55 anni, il cadavere ritrovato carbonizzato alla stazione di servizio Brianza est, sulla A4, in direzione Milano, a metà strada tra Cavenago e Caponago. Messo a conoscenza dell'accaduto, il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, si è subito recato sul luogo. Alcuni clienti dell'autogrill hanno notato le fiamme uscire dall'utilitaria, parcheggiata qualche decina di metri dal punto di ristoro. Immediata la chiamata ai vigili del fuoco. Sul luogo le squadre di Vimercate e Monza, che hanno impiegato oltre mezz'ora per domare le fiamme.

Spento l'incendio, la macabra scoperta. All'interno dell'auto, sul sedile del conducente trovato reclinato, c'era il corpo del prete. Don Caccia stava rientrando da Trento, dove si era recato a inizio settimana per partecipare a esercizi spirituali. Ordinato nel 1982, per dieci anni è stato responsabile dell'ufficio Famiglia della curia di Milano. Uscito dalla diocesi dallo scorso anno, era stato assegnato alla parrocchia di Giussano. Nativo di Trezzo sull'Adda, è stato uno degli allievi prediletti di Martini. È stato autore di molti libri di catechismo per bambini e di testi di preparazione al matrimonio per fidanzati, tra cui Verso Gesù e uno studio sui Promessi sposi dal titolo Questo matrimonio s'ha da fare. Per una lettura spirituale della vicenda di Renzo e Lucia. Fra suoi incarichi anche quello di insegnante al seminario di Venegono.

Nell'ultimo periodo si era avvicinato anche al cardinale Tettamanzi. All'identità si è risaliti incrociando l'intestazione della vettura con l'assenza di don Caccia dal ritiro. La notizia poi ha trovato conferma anche nelle stanze dell'arcivescovado in tarda notte. Sul luogo della tragedia è intervenuta la Polstrada di Seriate. Secondo una prima ricostruzione, il sacerdote si sarebbe fermato nell'area di sosta per riposare. Forse una sigaretta rimasta accesa (don Caccia era un fumatore) o forse un cortocircuito del motore dell'auto (un vecchio modello alimentato a gpl). Ma non si esclude nemmeno la pista dell'omicidio o del suicidio, visto che il prete negli ultimi tempi veniva descritto "depresso" da chi lo conosceva bene.

L'unico dato certo è che don Caccia avrebbe dovuto essere ancora a Trento. La macchina parcheggiata all'interno della piazzola si trovava in una zona poco illuminata. Nell'area di sosta Brianza est sono in corso imponenti lavori di ristrutturazione, legati all'ampliamento dell'A4. Per tutta la notte, gli inquirenti hanno interrogato il personale della piazzola, in cerca di elementi utili a ricostruire l'accaduto. Per il momento, le forze dell'ordine tengono aperte tutte le piste. La notizia ci ha messo poco a diffondersi a Giussano e Trezzo, dove il sindaco Roberto Milanesi ha sospeso un consiglio comunale convocato da settimane. Dopo che il rogo è stato spento, il corpo di don Caccia è stato trasportato all'obitorio dell'ospedale di Gorgonzola.
 
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http://www.cronacaqui.it/news-tre-ipotesi-...etto_20433.html

Tre ipotesi, un sospetto
21/03/2009 - L’autogrill a metà strada tra Cavenago e Caponago è seminascosto dai cantieri stradali. Don Caccia, giovedì sera ha fermato l’auto nel parcheggio e qui ha trovato la morte in circostanze ancora tutte da chiarire. Di certo il sacerdote cui il cardinale Tettamanzi aveva affidato l’importante incarico di dirigere l’ufficio famiglia della Diocesi milanese, non può essersi suicidato, ipotesi rimbalzata un po’ frettolosamente subito dopo il ritrovamento del cadavere carbonizzato. Qualunque siano le ragioni che inducono un essere umano a togliersi la vita non giustificherebbero una morte così sofferta e troppo lenta per placare l’istinto di sopravvivenza che c’è in ognuno di noi.

Un concetto valido anche nell’ipotesi in cui don Caccia sia morto a causa di un incidente. Proviamo ad azzardare una ricostruzione dei fatti in linea con questa tesi, peraltro sostenuta dalla polstrada. Il sacerdote si ferma in autogrill per riposarsi dopo aver macinato molti chilometri sull’autostrada rientrando a casa da Trento. Reclina all’indietro il sedile dell’auto e si assopisce. A un certo punto divampano le fiamme, forse innescate dal malfunzionamento dell’impianto a gas. Possibile che il sacerdote non si sia accorto di nulla, e non abbia avuto il tempo di lasciare l’abitacolo alla svelta? Dalle prime analisi, sembra esclusa l’eventualità di un’esplosione, evento che davvero non avrebbe lasciato all’uomo possibilità di fuga.

Insomma, per quanto possibile, l’ipotesi dell’incidente resta piena di incertezze, a meno che il gas non abbia saturato l’auto fino a tramortire l’uomo. Una fatalità certo realistica ma così anomala da renderla vaporosa. Don Caccia, invece, potrebbe essere stato ucciso. Anche se non lo dicono apertamente, gli investigatori sanno che, fino a prova contraria, questa è la pista maestra. Il luogo appartato. Le modalità con cui il sacerdote ha trovato la morte. E quei soldi, parecchi, ritrovati nel portafogli che teneva indosso. La verità forse è già scritta. Manca soltanto il referto dell’autopsia. Scritto da: Andrea Miola - [email protected]
 
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http://www.cronacaqui.it/news-le-fiamme-ha...ti--_20473.html

Parla un anatomo-patologo della Asl di Monza: «E’ difficile che l’autopsia possa dare risposte concrete»
«Le fiamme hanno cancellato tracce molto importanti»
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* Le analisi sull’auto sveleranno la verità: don Caccia era solo?

[CronacaQui] MILANO 24/03/2009 - «Potremo dire solo se è stato colpito con un oggetto contundente, o per assurdo, ucciso con un colpo di pistola. Non altro, dall’autopsia emergeranno pochi dati. Non sarà possibile stabilire se c’è stato un rapporto sessuale. Le analisi non potranno determinare se siano state ingerite pastiglie o altre sostanze » . Nascosto dall’anonimato, un anatomo-patologo della Asl di Monza e Brianza sembra scrivere la parola fine sulla morte di don Silvano Caccia, il sacerdote 55enne ritrovato carbonizzato giovedì sera a bordo della sua Punto, ne ll ’ area di servizio Brianza Est, sull’autostrada A4.
Ma il giallo sulla fine del prelato, per anni stretto collaboratore del cardinale Carlo Maria Martini, e più recentemente del suo successore, Dionigi Tettamanzi, sembra infittirsi. Troppe le domande in attesa di risposta.

Se dall’esame autoptico, previsto per domani, non dovessero uscire elementi utili per fare chiarezza sulla vicenda, gli inquirenti si ritroverebbero al punto di partenza. «In questi casi – prosegue il medico – vengono svolti studi clinici che saranno pronti tra quattro, sei mesi». Per dare una svolta alle indagini, coordinate dal pm Alessandro Gentile, sostituto della Procura di Monza, le speranze sono affidate alla tecnologia. Cellulari, telecamere, e barriere dell’autostrada. È qui che si scava per fare luce sulle ultime ore di vita del prevosto di Giussano.
Al momento, tutte le ipotesi restano valide. Ma ambienti vicini alle forze dell’ordine e alla Curia tendono a scartare la morte violenta. In questo senso, il ritrovamento del portafogli tra le lamiere annerite suggerisce di escludere l’ipotesi della rapina finita male: al suo interno sono stati recuperati frammenti di banconote di grosso taglio.

I fatti certi sono pochi. Abituato a respirare l’aria dell’Arcivescovado, il sacerdote si era ritrovato a 55 anni, per la prima volta, a ricoprire l’incarico di parroco. Amici e conoscenti di Azione Cattolica, all’interno della quale la voce di don Caccia aveva un certo peso, parlano di un uomo preoccupato per la sua nuova missione. I Padri Venturini, a Trento, dove il prete si era recato lo scorso lunedì per rimanervi una settimana, è un luogo dove i sacerdoti si ritirano quando incontrano difficoltà di carattere personale nel loro cammino. «Esco a fare un giro in città, rientro tra due ore». Sono queste le ultime parole di don Caccia, raccolte sull’uscio dell’eremo da Edoardo Algeri, uno dei confratelli della comunità. Sono le 15 di giovedì pomeriggio. Alle 19, non vedendolo rientrare, dall’eremo lo chiamano sul cellulare. Suona, ma non risponde nessuno. Vengono avvisate le forze dell’ordine. Due ore di vuoto assoluto. Il cadavere mummificato del sacerdote sbuca a 230 chilometri di distanza. Sono le 21.15.

La Curia riferisce che don Caccia si è allontanato in seguito alla telefonata della sorella. Lo avvisava che la madre di un caro amico, don Giuseppe Reduzzi, è morta. Una circostanza che don Silvano tace al momento di allontanarsi da Trento. C’è un altro particolare che sfugge agli inquirenti. Del suo bagaglio personale, non prende nulla. Esce così come è vestito. Al posto di visitare Trento imbocca la A4 in direzione Milano. Da società Autostrade, gli inquirenti stanno cercando di capire a che ora la Fiat Punto bianca ha varcato la barriera di Trento. Un dato che sarà incrociato con l’ora in cui l’auto transita davanti alle telecamere della stazione di servizio Brianza Est. La Polstrada di Seriate ha già visionato più volte le immagini. Ancora nulla è trapelato. Al vaglio anche i tabulati telefonici. Forse in una conversazione, magari proprio nell’ultima, si nasconde la verità.

Sabato, la comunità di Giussano si è stretta intorno alla famiglia di don Caccia. Madre, fratelli e sorelle seduti nella prima fila della chiesa parrocchiale hanno ascoltato le parole commosse dell’arcivescovo di Milano: «La morte del caro don Silvano ha messo a dura prova la mia fede».


http://www.cronacaqui.it/news-le-analisi-s...olo-_20471.html

Le telecamere del parcheggio potrebbero aver ripreso gli ultimi istanti di vita della vittima
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MILANO 24/03/2009 - Il cadavere carbonizzato, adagiato sul sedile leggermente reclinato della sua Fiat Punto, parcheggiata nel piazzale di un’area di servizio.
Rimane un giallo la morte di Don Silvano Caccia, 55 anni, parroco di Giussano, trovato senza vita nel parcheggio di un autogrill mentre rientrava in Brianza da un periodo di ritiro spirituale in Trentino. Nelle sale del San Gerardo di Monza, medici e investigatori stanno per eseguire i primi esami autoptici, mentre sul finire della settimana vigili del fuoco e scientifica si dedicheranno a test e reperti su ciò che rimane della sua automobile.

IL RITROVAMENTO
Quando in lontananza, a circa una settantina di metri dall’ingresso dell’Autogrill, alcuni clienti hanno visto alte fiamme e chiamato i soccorsi, venerdì scorso, la Polizia Stradale e i pompieri pensavano di trovarsi di fronte all’ennesimo omicidio maturato negli ambienti della criminalità organizzata. Il corpo carbonizzato era invece quello di Don Silvano, per dieci anni a capo dell’Ufficio Famiglie della Curia di Milano.
Il sostituto Procuratore della repubblica Alessandro Gentile, titolare delle indagini, ha disposto per domani i primi esami sul cadavere di Caccia. Dai test tossicologici alla ricerca di eventuali cause naturali di morte anticipatamente l’i ncendio dell’auto, l’autopsia dovrebbe aiutare gli investigatori a ricostruire le ultime ore di vita del religioso, la possibile aggressione da parte di qualcuno con lui in auto o l’ingestione, indotta o volontaria, di sostanze sedanti o velenose.
Gli investigatori sperano di ottenere risposte dai test che, presumibilmente venerdì, verranno effettuati sui resti carbonizzati della sua autovettura, una Fiat Punto alimentata a Gpl. Oltre ai Vigili del Fuoco, che si occuperanno di cercare le reali cause scatenanti dell’incendio, divampato apparentemente dalla parte anteriore dell’aut o, interverranno anche i tecnici della scientifica. Saranno loro a dover cercare tracce di altre persone eventualmente presenti in auto con Don Silvano o di combustibili e catalizzatori di fiamma gettati all’interno dell’abitacolo. Da stabilire, anche, se il sedile reclinato dell’auto sia stato posizionato dallo stesso sacerdote o se si sia abbassato per via della fusione provocata dalle fiamme.

LE IPOTESI
Non è ancora da scartare, per quanto difficile da credere, l’ipotesi dell’incidente. Lo scorso 19 novembre infatti, un collaudatore di auto è morto mentre provava un’autovettura ad impianto Gpl che ha improvvisamente preso fuoco. Le vetture a Gpl però, come quelle alimentate a benzina, sono fornite di una speciale valvola che interrompe il funzionamento della pompa elettrica che inietta il carburante nel motore, quando l’auto è spenta. Una possibile spiegazione alla tragedia potrebbe quindi essere che, per ascoltare musica o riscaldare l’abi tacolo, Caccia abbia lasciato il motore acceso.
Un piccolo cortocircuito elettrico e il carburante in circolazione, avrebbero potuto innescare l’incendio e, grazie ad una valvola di sicurezza, spiegherebbe anche la mancata esplosione del serbatoio Gpl rimasto intatto nella parte posteriore della Punto. Rimane però difficile da spiegare perché, se si è trattato di un incendio, don Caccia non ha neppure tentato di mettersi in salvo.


http://www.cronacaqui.it/news-vogliamo-sap...ola-_20472.html

Parla l’avvocato di famiglia del sacerdote
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[CronacaQui] MILANO 24/03/2009 - Un mazzo di mimose infilato nel guard rail di cemento, un piccolo vaso di fiori bianchi e un’immagine sacra a pochi passi da un cerchione carbonizzato. E’ tutto ciò che rimane della inspiegabile morte di don Silvano Caccia, trovato senza vita nella sua auto nella piazzola di sosta di un autogrill.
Un uomo di chiesa votato alla vita, ai giovani e alla famiglia, come lo ricordano le decine di persone che lo hanno conosciuto nei dieci anni in cui ha seguito l’Ufficio Famiglia della Curia di Milano e i tanti libri per spiegare Gesù ai bambini e il matrimonio, don Caccia aveva deciso di prendersi un periodo di riposo in un centro spirituale a Trento, per poi far ritorno alla sua parrocchia di Giussano. Anche lì la gente lo ricorda come un sacerdote presente, pieno di iniziative, quasi a voler allontanare la possibilità che abbia scelto di togliersi la vita, ipotesi tenuta comunque in considerazione dagli investigatori.

«SENZA SPIEGAZIONE»
Nel parcheggio dell’area di servizio Brianza, anche il suo avvocato, giunto per un sopralluogo, non sa darsi una spiegazione: «La sua famiglia è determinata a conoscere la verità – commenta Mario Zanchetti – don Silvano era stanco e provato da tanti anni di duro impegno, lavoro e responsabilità, questo è certo. Era andato a Trento proprio per staccare la spina. Se non fosse stato per la morte della madre di un amico, vi sarebbe rimasto più a lungo. Da come però ha parcheggiato l’auto, è evidente abbia coscientemente deciso di fermarsi, magari per riposare». Entrando nell’area di servizio, Caccia ha percorso circa duecento metri, tra curve e deviazioni obbligate a causa di un cantiere in corso per il rifacimento del l’ampio parcheggio dell’Au togrill, ha scelto un posteggio tranquillo e si è fermato.

«NESSUNA FUGA»
«Sappiamo che le fiamme sono divampate nella parte anteriore del veicolo – prosegue il legale – ma non si capisce come mai. Non trovo spiegazione però, al fatto che Don Silvano, anche se addormentato, non si sia accorto delle fiamme e non abbia tentato di fuggire. La posizione in cui lo hanno trovato non denotava nessun tentativo di mettersi in salvo e i finestrini esplosi verso l’esterno testimoniano che l’incendio era dentro l’abitacolo. Attendiamo con ansia autopsia e test».

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...intatto-il.html

Il giallo del prete carbonizzato Intatto il serbatoio dell' auto

Repubblica — 23 marzo 2009 pagina 19 sezione: CRONACA
MILANO - «Esco a fare un giro in città, rientro per cena». Sono le ultime parole pronunciate da don Silvano Caccia, il prete 55enne trovato carbonizzato giovedì sera, all' interno della sua auto, sul piazzale di un autogrill della A4. A meno di 20 chilometri da Milano. Alle 15 dell' altro ieri il sacerdote aveva abbandonato l' eremo di Trento dove si trovava da qualche giorno. Non vi ha più fatto ritorno. Non vedendolo rientrare per l' ora stabilita, i confratelli della comunità dei padri "Venturini" lo cercano sul cellulare. Alle 19.15, il telefonino del sacerdote squilla a vuoto. Chiamano le forze dell' ordine. Un buco di due ore. Alle 21.15, il corpo mummificato dal calore di don Caccia sbuca dalle lamiere annerite della sua Fiat Punto a gpl, parcheggiata in un angolo buio dell' area di sosta Brianza Est, a Caponago. A 250 chilometri da Trento. Sulle cause della tragedia nessuna certezza. Ieri mattina, la Procura di Monza ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato. Per la giornata di oggi è prevista l' autopsia. Indagini approfondite sono state disposte anche sull' auto, il cui serbatoio a metano è rimasto intatto. Un testimone parla di fiamme sprigionate dal bagagliaio. Gli inquirenti, intanto, hanno acquisito le immagini a circuito chiuso dell' area di sosta. Da scartare l' ipotesi della rapina finita male. Nel portafogli rimasto quasi intatto, i frammenti anneriti della sua carta d' identità e una grossa cifra in contanti. Ma sull' accaduto si rincorrono ancora molte domande. Come la posizione del sedile, trovato abbassato. Fuso dal calore o reclinato a mano? Dopo lunghi anni passati nelle stanze dell' Arcivescovado di Milano, prima vicino al cardinale Carlo Maria Martini, ora accanto al successore, Dionigi Tettamanzi, solo sei mesi fa don Caccia era stato ordinato prevosto a Giussano, in Brianza. Amici e persone vicine al sacerdote parlano di un uomo gravato dalla responsabilità della nuova missione. Arrivato a Trento lunedì, in cerca di serenità, giovedì pomeriggio se ne è allontanato dopo aver ricevuto una chiamata dalla sorella, che lo avvisava di un lutto. La morte della madre di un caro amico, don Giuseppe Reduzzi, di Solaro, nel milanese. Una circostanza che don Caccia non riferisce ai padri che lo ospitano. Da dove non porta via nulla del suo bagaglio personale. «Era un uomo amato e stimato. Sono stato suo professore in seminario, è una grossa perdita per la diocesi», ha detto di lui l' arcivescovo di Milano. Un affetto che condivide con il cardinale Carlo Maria Martini: «Il caro don Silvano era stato mio stretto collaboratore per il tema della famiglia, ricordo i suoi interventi in proposito che ci hanno arricchito». Oggi alle 18 Tettamanzi celebrerà una messa in suffragio di don Silvano, nella chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, a Giussano. - GABRIELE CEREDA
 
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view post Posted on 28/3/2009, 14:24
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Oggi l’addio al sacerdote trovato carbonizzato
Picche anche dall’auto. Nel giorno dei funerali il mistero di infittisce
MILANO 28/03/2009 - Il mistero si infittisce. Il giallo ha il colore delle lamiere annerite dall’incendio. Le analisi tecniche condotte dalla scientifica sulla Fiat Punto di don Silvano Caccia non hanno portato a nulla. Ufficialmente. La morte del sacerdote 55enne, ritrovato carbonizzato giovedì scorso in un’area di sosta della A4, all’altezza di Caponago, continua a sfornare interrogativi.

bocche (stra)cucite
Ieri pomeriggio i tecnici nominati dal tribunale di Monza sono arrivati alle 15.10. Subito si sono blindati all’interno dello sfasciacarrozze di viale Monza, a Caponago, dove, con l’auto del prete, potrebbe essere custodita anche la verità sull’accaduto. All’uscita, dopo più di tre ore, bocche cucite sull’esito. La domanda che potrebbe fare chiarezza è una sola: l’incendio è doloso? Ma la risposta del perito si limita a un sorriso. Non un parola, non uno spiraglio. Nemmeno dalla Procura.

il giallo si infittisce
Mentre le indagini proseguono, sembra che anche le poche certezze fino a qui incontrate si perdano nel nulla. Stando a voci vicine alla Procura, sembra che nemmeno dalle telecamere a circuito chiuso dell’autogrill Brianza Est, dove il corpo di don Caccia è stato ritrovato, sia emerso qualcosa in grado di dare la svolta alle indagini.

Stesso discorso per i tabulati telefonici. Finora l’unica notizia trapelata riguarda una telefonata che il prete avrebbe fatto ai padri Venturini di Trento intorno all’ora di cena. Chiamata a vuoto, perché a quell’ora si celebrava messa. Due ore dopo, il ritrovamento del cadavere. In un’area che è possibile raggiungere a piedi, senza entrare in autostrada. È sufficiente attraversare la zona industriale di Omate, proprio alle spalle dell’autogrill, addentrarsi a piedi lungo uno sterrato, e poi scavalcare i new jersey. Se qualcuno ha raggiunto il parcheggio in questo modo, non ha lasciato tracce.

oggi i funerali
Intanto, Giussano si prepara a ricevere una folla per i funerali. Ieri, centinaia di persone hanno partecipato ai rosari e si sono recate nella camera ardente, chiusa solo dopo le 23. Allestita nell’oratorio di via d’Azeglio, per tutta la giornata davanti alla bara di don Silvano la gente si è fermata in preghiera. A portare le condoglianze alla madre Anna e ai fratelli anche le autorità cittadine.
Città blindata. Per i funerali, che saranno celebrati dal cardinale Dionigi Tettamanzi e da altri 50 preti, sono attese più di 3.000 persone. La funzione partirà alle 9.30 dall’oratorio e il corteo si dirigerà nella basilica dei santi Filippo e Giacomo.
 
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view post Posted on 31/3/2009, 18:39
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Le sorelle del sacerdote si sono rivolte ai padri Venturini di Trento per chiarire il sospetto sull’ipotesi delle dimissioni
Don Caccia stava per lasciare il suo incarico
MILANO 31/03/2009 - «Quando sono arrivate qui, le sorelle di don Silvano mi hanno chiesto se volesse lasciare la parrocchia di Giussano. Ma lui non ne ha fatto cenno». A parlare è padre Gianluigi Pastò, l’ultima persona che don Silvano Caccia ha cercato sul cellulare prima di essere ritrovato carbonizzato la sera del 19 marzo.

Problemi psichiatrici
Dalla stanza di accoglienza dei padri Venturini, l’ordine formato da Michele Venturini nel 1928, lo sguardo spazia sulle montagne che avvolgono Trento. La missione dell’istituto è quella di curare preti con problemi psichiatrici, chi trova difficoltà sul proprio cammino, «magari anche di carattere sessuale, ma non solo, anche un semplice appannamento nella fede», racconta ancora padre Pastò.

Non stava bene
Le mani incrociate, ma ferme, il sacerdote ripercorre l’incontro e la breve permanenza di don Caccia, ritrovato carbonizzato nella sua Fiat Punto, nell’area di sosta Brianza est, sulla A4, in direzione Milano. «Mi è sembrata una persona calma, anche serena, di sicuro stanca», dice il religioso. Don Caccia aveva avuto l’indirizzo dei Venturini da un amico, un altro sacerdote, «ed era venuto qui solo per ricaricare le batterie».
È stato proprio padre Pastò ad accogliere il parroco di Giussano: «Sono sceso in autostrada a prenderlo perché arrivare qui non è semplice», ricorda. Alle spalle dell’imponente fortezza medievale del Buonconsiglio, l’eremo è ancora in città, ma la campagna è alle porte. Per arrivarci bisogna affrontare svolte e tornati lungo stradine tortuose.

«Abbiamo avuto un primo colloquio - racconta il padre - mi ha detto che non prendeva farmaci e che faceva fatica a dormire. Il giorno dopo la sua partenza avrebbe dovuto incontrarsi con un altro padre e stendere un programma per rientrare in forma. Si sarebbe trattato di una decina di giorni in tutto».

Ma don Silvano si è allontanato dall’eremo il giorno dopo essere arrivato, dopo aver ricevuto la chiamata della sorella che lo avvisava di un lutto. «Ci siamo accorti intorno alle 18 che mancava la sua auto. Poi ho celebrato messa e ho spento il cellulare. Quando l’ho riacceso ho visto la telefonata», prosegue padre Pastò. Erano le 19.26, poco dopo sarebbe divampato l’incendio.

Si esclude il suicidio
Un gesto estremo? Lo escludono tutti, «non ha lasciato alcun biglietto e quel modo di togliersi la vita è davvero strano», fa notare il religioso. Un tragico incidente, allora. Dall’esame autoptico non è uscito nulla che possa ricollegare a una morte violenta e dalla perizia condotta sull’auto sono emersi pochi elementi. Resta il mistero del difficoltà che don Silvano stava attraversando, di quella partenza improvvisa, della telefonata andata a vuoto. E di una fine così assurda e così tragica.

http://trevenezie.cronacacity.com/?p=462


Don Caccia, la chiave del giallo è nel cellulare.

Posted by Redazione on apr 15th, 2009 and filed under Trento. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry from your site

42-17857599Per risolvere il giallo che ancora dopo tre settimane aleggia sulla tragica morte di don Silvano Caccia ormai potrebbe trattarsi di una questione di giorni. Gli investigatori, hanno in mano un “caso” ancora avvolto nel mistero, eppure contano di venirne a capo rapidamente. Adesso hanno i risultati dell’autopsia eseguita, la relazione dei vigili del fuoco sulle cause che hanno originato le fiamme e soprattutto il tabulato con le telefonate fatte e ricevute dal parroco di Giussano durante l’ultimo giorno di vita. Tre elementi chiave per decifrare il rompicapo che sta togliendo il sonno agli inquirenti. Tutto è sulla scrivania di Antonio Pizzi, il procuratore capo di Monza che sta coordinando la complicata ed allo stesso tempo delicatissima indagine.
Gli investigatori hanno ricostruito tutti i dettagli sul viaggio a Trento del parroco di Giussano. Don Silvano parte lunedì 16 marzo. Solo alla guida della sua Punto. Deve raggiungere la comunità dei padri Venturi per gli esercizi spirituali. È sereno. Nessuno intuisce inquietudine, apprensione, preoccupazioni che possano lasciar presagire che nella sua mente si sia infilato un incubo. Neppure una semplice preoccupazione. È ordinato, meticoloso. Allora, perché giovedì mattina lascia improvvisamente la comunità religiosa senza dire una parola? Senza avvertire, non era nel suo stile.
Si mette al volante della sua Fiat Punto e tutti d’un fiato divora oltre trecento chilometri d’autostrada, fino alla sosta all’autogrill Brianza Nord. Sulla A4 all’altezza di Caponago. È stato colto da un improvviso malore? In questo caso come mai non si è precipitato nel locale a chiedere soccorso? L’auto bruciata è stata trovata distante. A ridosso del grande cantiere aperto per ampliare il posteggio. Si potrebbe essere fermato per riposare. Lì? In cinque minuti sarebbe arrivato a Trezzo sull’Adda, dove vivono la sorella, il fratello e l’anziana madre. A venti minuti di macchina da quel maledetto posto dove ha tragicamente perso la vita, c’è Giussano. La sua parrocchia. Ancora: chi ha visto dice d’aver notato le fiamme intorno alle 21,15, mentre ha infilato lo svincolo per l’autogrill almeno un’ora prima. Ancora un buco nell’inchiesta: don Silvano dalle diciannove, tre ore prima della morte, non ha risposto alle chiamate che gli arrivavano sul telefonino. Ecco, il cellulare: di mattino quando è partito in fretta e furia dal Trentino ha risposto a qualcuno? A chi? Potrebbe essere la svolta decisiva.
Dalle strette maglie del segreto istruttorio filtra che i magistrati sono concentrati proprio su questo punto. Forse hanno già qualcuno in grado di soddisfare le loro «curiosità». Gli uomini della polizia scientifica di Milano dovranno fare gli straordinari per cercare anche il dettaglio, il particolare che li porti a trovare la chiave del mistero. Quel segreto che don Silvano Caccia ha portato con sé. Forse, ancora per poco. (Franco Sala - Il Giornale)

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Edited by GalileoGalilei - 27/5/2009, 18:28
 
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view post Posted on 7/7/2009, 08:29
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Il cadavere di don Silvano Caccia è stato trovato il 19 marzo in un parcheggio dell’autogrill
Sacerdote carbonizzato in auto
Il giallo va avanti: nuove indagini
MILANO 07/07/2009 - Cosa si nasconde dietro la decisione del perito di chiedere una proroga sulle indagini della Fiat Punto alimentata a gpl con a bordo don Silvano Caccia la sera del 19 marzo?
A più di tre mesi dalla morte dell’alto prevosto della curia milanese rimane ancora avvolta nel mistero. I familiari, contatti telefonicamente, si trincerano dietro un silenzio che fa crescere i dubbi. Cosa è accaduto davvero nella piazzola di sosta Brianza Est, sull’autostrada A4, tra Caponago e Agrate?

Le ipotesi
Oggi tutte le ipotesi aperte all’indomani del rogo restano aperte. Un guasto all’impianto di alimentazione. Un incontro lontano da occhi indiscreti finito male. Una tragica fatalità. Tutto rimane in piedi. Certo, suona strana la richiesta di ulteriori indagini. Non sono bastati 90 giorni per capire se l’incendio che ha avvolto l’auto si sia originato da un corto circuito. La richiesta formulata al pubblico ministero di Monza, Alessandro Gentile, è stata accolta dalla Procura senza batter ciglio. Il consulente, prima di consegnare la sua perizia, vuole avere informazioni più dettagliate sull’impianto di alimentazione della vettura e sul suo funzionamento e approfondire questo aspetto dell’inchiesta. Solo congetture, ma la richiesta di ulteriori approfondimenti potrebbe anche voler dire che gli accertamenti prodotti fino a oggi non si sposano con la tesi del corto circuito. Per ora si sa che l’incendio si è sprigionato dall’interno del veicolo.
I vigili del fuoco hanno ritrovato le chiavi liquefatte dall’alta temperatura ancora inserite nel cruscotto. Il corpo carbonizzato del prete 54enne ancorato al sedile reclinato e con la cintura allacciata.

Le domande
Perché il sedile era abbassato? E ancora, l’impianto era difettoso? Il combustibile potrebbe avere invaso l’abitacolo e stordito il prete, che sarebbe stato costretto a fermarsi, convinto che la stanchezza del momento dipendesse dal lungo viaggio. Al momento del suo ingresso nella piazzola, don Caccia era alla guida da quasi quattro ore. Un’area di sosta nota per le sue frequentazioni “clandestine”.

Il religioso tornava da Trento. Dall’istituto dei padri Venturini. Un eremo abbarbicato dietro l’imponente castello del Buonconsiglio, ancora in città, ma già immerso nel silenzio delle campagne. È qui che il Vaticano manda i preti in difficoltà, i pedofili anche, o chi trova ostacoli nel suo cammino.
È qui che si era rifugiato don Silvano a soli pochi mesi dal suo nuovo incarico come prevosto di Giussano, dopo una vita passata nelle alte stanze del palazzo arcivescovile.
Cosa ci era andato a fare? La Curia e i familiari del prete ripetono che era stata un’iniziativa personale di don Caccia. Ma l’interrogativo rimane. E poi se la stanchezza - o lo stordimento dovuto dal gas gpl – era riuscita ad avere la meglio su di lui perché non fermarsi a Trezzo, suo paese d’origine? Nella cittadina sulle rive dell’Adda vive ancora suo fratello, titolare della cooperativa “Il Castello”, che dà lavoro a ragazzi disabili.

Sulla via principale, l’edificio a un piano è un continuo via vai di camioncini e giovani. Ma del fratello di don Caccia nemmeno l’ombra. Al telefono, l’uomo evita i giornalisti. «Dimenticare», sembra essere questa la parola d’ordine, sussurrata a mezza voce nella cornetta.

Intanto si aspettano ancora gli esiti degli esami tossicologici e istologici.
I tessuti rinvenuti sono esigui e rendono più lente le prove di laboratorio. Solo se venisse provata presenza in quantità di alcool, droghe o medicinali potrebbe prendere consistenza l’ipotesi del suicidio.

Enrico Beile
 
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