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Stupri e imbrogli. Si dimette il 59enne vescovo di Lugano, Valerio Lazzeri, Nel 1985 si dimise per "motivi di salute" il vescovo Togni, che a 96 anni sta ancora ben in salute

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view post Posted on 10/10/2022, 13:36

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https://press.vatican.va/content/salastamp...0754/01546.html
Rinunce e nomine, 10.10.2022
Rinuncia del Vescovo di Lugano (Svizzera)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Lugano (Svizzera) presentata da S.E. Mons. Valerio Lazzeri.

www.bluewin.ch/it/attualita/region...tero%20pubblico.

Il Vescovo Lazzeri lascia la Diocesi di Lugano dopo anni difficili
Monsignor Lazzeri non sarà più il Vescovo di Lugano. Si chiuderà a breve, dopo quasi 10 anni, l'operato del bleniese alla testa della Curia, scossa negli ultimi anni da diversi episodi: dalla chiusura repentina del GdP nel 2018, al prete accusato di abusi sessuali, dalla vicenda di Don Chiappini al caso di truffa di Don Tamagni, senza dimenticare il prete ubriaco fermato in dogana nei mesi scorsi.

Il Vescovo della Diocesi di Lugano Monsignor Valerio Lazzeri, qui in raccoglimento prima della Santa Messa a porte chiuse, trasmessa radiofonicamente e in video streaming e celebrata presso la Chiesa del Cristo Risorto durante la prima ondata pandemica di Covid, il 15 marzo del 2020.
Il Vescovo della Diocesi di Lugano Monsignor Valerio Lazzeri, qui in raccoglimento prima della Santa Messa a porte chiuse, trasmessa radiofonicamente e in video streaming e celebrata presso la Chiesa del Cristo Risorto durante la prima ondata pandemica di Covid, il 15 marzo del 2020.
Ti-Press / KEYSTONE
Paolo Beretta

7.10.2022

Monsignor Lazzeri ha deciso di lasciare il suo incarico alla testa della Diocesi di Lugano. La notizia, anticipata dalla RSI, era nell'aria da diversi giorni. Fonti vaticane l'hanno confermata all'emittente di Comano nel corso del pomeriggio di venerdì. Finora la Curia non si è voluta esprimere.

La RSI spiega che la pubblicazione della decisione sul bollettino ufficiale della Santa Sede, all’inizio della prossima settimana, ne sancirà la formalizzazione e la Diocesi potrà quindi informare il clero e i fedeli. Sarà quindi probabilmente indetta una conferenza stampa.

Secondo diverse fonti, a garantire la transizione verso un nuovo vescovo sarà un alto prelato in provenienza dalla Romandia. Non verrebbe quindi rispettata la procedura secondo la quale il periodo deve essere gestito dal vicario generale della Diocesi. Molto probabilmente non sarà Monsignor Nicola Zanini, appunto vicario generale a Lugano, a occuparsene. I motivi di quella che sembra una strana scelta, che non è ancora stata ufficializzata, non sono noti.

Monsignor Lazzeri molto amato dai fedeli
La notizia della partenza di Monsignor Lazzeri ha suscitato viva emozione in molti fedeli, ma non solo. Il 59enne, assai discreto, è apprezzato per le sue doti umane, che gli hanno permesso, nelle sue visite pastorali e negli incontri pubblici, d'essere all'ascolto di tutti. È poi anche molto apprezzato in qualità di intellettuale, vista la sua profonda cultura, non solo religiosa.

Stando a diverse fonti Monsignor Lazzeri ha scelto di non più essere il vescovo di Lugano per motivi personali. È ipotizzato da più parti che la gestione della Curia sia diventata col tempo, complice anche la situazione pandemica, vieppiù complicata per il bleniese. Quello che è certo è che negli ultimi cinque anni la Diocesi di Lugano è stata sotto i riflettori dei media diverse volte.

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Una delle ultime apparizioni pubbliche di rilievo per Monsignor Lazzeri è stata la Santa Messa celebrata per la Festa del Primo Agosto sul Passo del San Gottardo. Gli impegni presi per questo fine settimana sono confermati, anche per la cresima a Mendrisio di sabato.

Gli ultimi 5 anni «difficili» della Diocesi
Sotto la guida di Monsignor Lazzeri la Diocesi di Lugano, che ha chiuso il 2020 con un deficit di quasi un milione di franchi e i cui conti per il 2021 dovrebbero chiudere con perdite oltre il milione e mezzo, è stata scossa, soprattutto negli ultimi anni, da episodi di cronaca che sono finiti sulle prime pagine dei giornali ticinesi e che hanno avuto anche dei risvolti giudiziari.

La scomparsa repentina del Giornale del Popolo
Uno degli episodi che più hanno colpito l'opinione pubblica ticinese è stato la chiusura brutale, nel maggio del 2018, del Giornale del Popolo (GdP), avvenuta solo una settimana dopo il fallimento di Publicitas.

Come aveva spiegato l'allora direttrice del GdP Alessandra Zumthor la scomparsa della società che ne gestiva gli annunci pubblicitari significava un ammanco di circa 400.000 franchi su un budget di 4,2 milioni.

Unico foglio quotidiano cattolico rimasto in Svizzera, e per questo considerato un'anomalia nel panorama mediatico, fondato nel 1926 e proprietà per il 51% della Curia, aveva allora una tiratura di poco superiore alle 10'000 copie e con i suoi 35.000 lettori era il quarto giornale del Ticino.

All'epoca Monsignor Lazzeri, nel suo editoriale «La decisone più dura», aveva spiegato, ma senza entrare nei dettagli, che la situazione economica non era più sostenibile. In un'intervista alla RSI aveva aggiunto: «Abbiamo dovuto, per legge, depositare i bilanci».

In 30 persero subito il lavoro, senza un piano sociale, poiché allestirlo, come spiegò Lazzeri alla RSI: «Avrebbe voluto dire mettere la diocesi in ginocchio. Ci saremmo trovati a deporre il bilancio e a fare fallimento come diocesi».

Un caso di abuso sessuale
Dopo la scossa subita dalla perdita del GdP, la Diocesi è stata toccata dal caso di un sacerdote accusato nel maggio del 2020 di abusi sessuali.

Il vescovo, come lui stesso aveva raccontato in una conferenza stampa, era venuto a conoscenza della vicenda l'11 marzo dello stesso anno tramite il racconto di una persona vicina alla vittima. Subito dopo ne aveva riferito alla Commissione diocesana di esperti per la gestione dei casi di abusi sessuali in ambito clericale, presieduta da Fabiola Gnesa, e agli inquirenti.

A essere segnalato a carico dell'allora 50enne è stato un unico episodio risalente a 5 o 6 anni prima, aveva precisato Monsignor Lazzeri. L'imputato era accusato di atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, aveva fatto sapere il Ministero pubblico.

La vicenda di don Chiappini
Aveva suscitato molto clamore e stupore nell’opinione pubblica la vicenda giudiziaria di don Azzolino Chiappini, nel novembre del 2020. Il già vicario generale della Diocesi di Lugano e rettore emerito della Facoltà di Teologia dell'USI, era stato arrestato con l’accusa di aver segregato in casa una finlandese 48enne, priva di regolare permesso di soggiorno.

L'allora 80enne era stato scarcerato qualche giorno dopo. L’inchiesta si era chiusa nel febbraio del 2021 quando la Procura ha emanato un decreto di abbandono. Gli indizi dei reati ipotizzati di sequestro di persona, coazione e lesioni semplici per omissione ai danni della donna, dimorante da molto tempo nell'abitazione dell'imputato, non erano corroborati.

La Curia all'epoca aveva fatto sapere in una nota che, visto il clamore che la vicenda aveva suscitato, Don Chiappini, stimato teologo a livello mondiale, «ha ritenuto di dover rinunciare a tutti gli incarichi finora ricoperti in Diocesi, compreso l'insegnamento presso la facoltà».

Il mancato viaggio a Roma nel 2021
Nel novembre del 2021 è avvenuto in Curia un episodio poco chiaro. Il Vescovo Lazzeri non aveva potuto recarsi a Roma, dove era in corso la Conferenza dei Vescovi Svizzeri alla visita ad limina, che avviene ogni cinque anni, durante la quale si discutono con il Pontefice i maggiori problemi pastorali e culturali della propria diocesi.

La Curia, all'epoca, aveva giustificato l'assenza, per nulla comunicata in anticipo, con il fatto che Monsignor Lazzeri, a seguito del perdurare di «difficoltà deambulatorie dovute a un infortunio a una caviglia» avvenuto tre mesi prima (ma mai reso pubblico), non poteva essere presente a Roma.

Le malversazioni di Don Tamagni
La Curia, sotto la direzione di Monsignor Lazzeri, è stata testimone anche di un episodio di truffa, venuto a galla nel novembre del 2021, da parte dell'allora parroco di Cadro Don Samuele Tamagni.

Nel marzo del 2022 è stato condannato a 33 mesi di detenzione, 6 da espiare e 27 sospesi con la condizionale per 2 anni. È stato riconosciuto colpevole di appropriazione indebita ripetuta e in parte aggravata, truffa ripetuta, amministrazione infedele aggravata e ripetuta.

Ha compiuto malversazioni per circa 900'000 franchi, dilapidando il suo patrimonio, quello dei genitori, facendosi consegnare denaro ingannando amici e parrocchiani, prelevandolo dalla cassa di una colonia per bimbi, di una fondazione legata alla parrocchia e della Fondazione intestata al nipote Damiano, morto tragicamente in un alterco alla Stranociada del 2008.

I soldi sono finiti in gran parte nelle tasche di un 27enne italiano col quale don Samuele aveva intrecciato una relazione sentimentale. Sono stati sperperati fra tavoli di casinò o in investimenti in attività senza sbocco.

Il caso del prete molesto e ubriaco
L'ultima vicenda in ordine di tempo che ha lasciato l'amaro in bocca ai fedeli è quella che ha visto coinvolto un presbitero in due casi distinti. Il primo risale al dicembre del 2021, quando la polizia è stata chiamata in una discoteca del Mendrisiotto.

L’uomo era stato accusato da una ragazza di averla molestata. Dall'episodio sarebbe nato un alterco, a tratti violento, con altri avventori. Da qui la richiesta dell'intervento delle forze dell'ordine.

Il secondo episodio risale alla metà di maggio di quest'anno quando il religioso è stato fermato alla dogana di Ponte Chiasso completamente ubriaco al volante dell'auto intestata alla parrocchia del Mendrisiotto dove celebrava le funzioni. Solo dopo questo episodio la Curia lo ha sospeso.

La settimana prossima se ne saprà forse di più
È possibile che i motivi personali alla base della decisione presa da Monsignor Lazzeri siano resi noti la settimana prossima, quando è attesa l'ufficializzazione delle sue dimissioni, e che non siano legati agli episodi ricordati fin qui.

Monsignor Lazzeri, con molta probabilità, tornerà a immergersi negli studi, che aveva abbandonato al momento in cui è subentrato nel 2013 a Monsignor Grampa.
 
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view post Posted on 10/10/2022, 13:43

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https://naufraghi.ch/le-dimissioni-del-vescovo/

Naufragi
Le dimissioni del Vescovo
A sopresa (ma neanche troppo, per gli addetti) Monsignor Lazzeri ha annunciato di voler lasciare la sua carica. Non pochi gli interrogativi, sulla decisione stessa e sul prossimo vescovo

Pietro Montorfani
Le dimissioni del Vescovo
• 7 ottobre 2022 – Pietro Montorfani
Chi sapeva, sapeva già da qualche tempo, ma democristianamente taceva. Poi è arrivata la RSI a bruciare l’embargo (non ci sono più gli embarghi di una volta) e la questione è diventata di pubblico dominio prima ancora che giungesse da Roma l’ufficialità delle dimissioni accettate. Eletto nel 2013, non senza qualche resistenza sul fronte del diretto interessato, Monsignor Valerio Lazzeri lascerà nelle prossime settimane la carica di Vescovo della Diocesi di Lugano, per motivazioni che spiegherà nel corso della prossima settimana, ma che voci vicine alla curia suggeriscono non esenti da un generale sentimento di difficoltà, se non addirittura di inadeguatezza nei confronti di un compito e di una responsabilità che pure ha portato sulle proprie spalle nel corso degli ultimi nove anni.

Non è necessario scomodare l’ingravescentem aetatem di Benedetto XVI (anche perché Mons. Lazzeri ha soltanto 59 anni) perché il Canton Ticino ha già conosciuto partenze premature dei propri vescovi, dalla malattia che colpì Eugenio Corecco nel 1995 alla breve stagione di Ernesto Togni (1978-86) che lasciò per ragioni di salute e che oggi, a 96 anni appena compiuti, può dire di avere incontrato ben quattro dei suoi successori (presto cinque).

Mons. Lazzeri passerà alla storia verosimilmente come il vescovo del covid e del “Giornale del Popolo”, il pastore che ha saputo parlare a una popolazione di fedeli provati dalle settimane di lockdown, con memorabili omelie televisive dalla chiesa luganese del Cristo Risorto, e che però non ha voluto o potuto salvare il quotidiano fondato nel 1926 dal suo predecessore Aurelio Bacciarini. Che la diocesi ticinese abbia conosciuto negli ultimi anni qualche problema di management non è un mistero per nessuno, ed è in fondo comprensibile che l’indole riflessiva di Mons. Lazzeri, più incline agli studi teologici che alla gestione del personale o delle finanze, abbia infine prevalso.

Il capitolo che si apre ora è dei più critici: in attesa che la procedura di nomina del futuro vescovo inizi il proprio iter, tradizionalmente lungo e complesso, dovrebbe giungere da nord un reggente ad interim (si cita il nome di Alain de Raemy, vescovo ausiliare di Friburgo) incaricato di traghettare la diocesi nel corso dei prossimi mesi, una scelta che permetterebbe di risolvere nel contempo, grazie a questo trasferimento, anche qualche magagna sul fronte della chiesa romanda.

Senza voler mancare di rispetto a nessuno, l’opzione pur temporanea per un vescovo-balivo ha certo il merito di lasciare tranquille le acque luganesi ancora per qualche tempo, ma non può non richiamare alla mente l’epoca dell’amministrazione apostolica (1884-86), quando le sorti della chiesa ticinese venivano decise in riva al Reno dal vescovo basilese Eugenio Lachat.

Prevedere il futuro è un esercizio che mal si coniuga con le dinamiche misteriose delle decisioni vaticane, ma se proprio dobbiamo passarci sopra del tempo possiamo riprendere in mano il Totovescovo rimasto nel cassetto dalla volta scorsa, quando si erano fatti i nomi (ancora validi) di don Arturo Cattaneo e di Padre Mauro Giuseppe Lepori: il primo in quota Opus Dei, di cui è il referente spirituale in Ticino; il secondo vicino ma non assimilabile a Comunione e Liberazione, attuale abate generale dell’Ordine dei Cistercensi.

L’alternarsi, nella serie recente dei vescovi ticinesi, di figure forti (Corecco e Grampa) ad altre apparentemente meno incisive (Togni, Torti, Lazzeri), almeno sotto un certo punto di vista, lascerebbe spazio a entrambi i candidati, noti per essere personalità carismatiche e di piglio deciso. Ma la strada sarà ancora lunga.
 
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view post Posted on 20/2/2024, 11:21

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Disagi nella Diocesi di Lugano? Due lettere, una anonima. Il nunzio apostolico Alain De Raemy risponde
L'Amministratore apostolico Alain de Raemy è stato informato solo 4 mesi fa che il suo incarico, che si pensava sarebbe stato solo di breve durata, si protrarrà a tempo indeterminato (foto d'archivio).

La settimana scorsa una cinquantina di preti hanno denunciato, con una dura presa di posizione, una spaccatura all'interno del clero ticinese. Lo avrebbero fatto, stando al giornale la Regione, tramite una lettera. Secondo il portale catt.ch ci sarebbe anche una seconda missiva, anonima. L’Amministratore apostolico della diocesi di Lugano, monsignor De Raemy, s'è espresso così alla RSI: «A me serve sempre sapere dove c’è un disagio».

pab

19.2.2024

Ha fatto discutere in Ticino la presa di posizione di una cinquantina di preti inviata al nunzio apostolico in Svizzera, e resa pubblica dai giornali locali, in particolare da la Regione.

Nella missiva - di cui molti preti, stando al portale cattolico catt.ch, però non saprebbero nulla - con toni inconsuetamente aspri si denuncia una spaccatura nella diocesi, la mancanza di fiducia nella Curia e il mancato ascolto, tra l’altro, da parte di Alain De Raemy, l’attuale Amministratore apostolico.

Stando a chi la lettera l'ha firmata questi problemi erano già esistenti durante l’episcopato di monsignor Valerio Lazzeri, che non sarebbero però stati risolti con l’arrivo di monsignor De Raemy, perché le persone che paralizzerebbero la Diocesi, alimentando il malcontento, sarebbero ancora in funzione.

Una seconda lettera, questa volta anonima
Sempre in questo contesto, piuttosto complesso e oscuro visto da fuori, secondo catt.ch, vi sarebbe anche una seconda lettera, questa volta anonima, che sarebbe stata recapitata nei giorni scorsi a un numero imprecisato di preti ticinesi.

La missiva, senza mittente e con uno scarabocchio come firma, propone una consultazione per la nomina del vescovo di Lugano, con allegato un formulario con lo spazio per tre nomi da inviare in Nunziatura a Berna.

Il giornale online cattolico specifica che però questi invii non provengono «in nessun modo dalla Nunziatura della Santa Sede a Berna ma sono un’iniziativa anonima e privata». Nella missiva si fa presente che è una «comunicazione che non segue i canali ufficiali della Curia».

Quale sembra essere il nocciolo della questione?
Quelle contenute nella lettera formata da una cinquantina di preti sono accuse pesanti.

Si parla di carrierismo, di persone che formano l’entourage dell’Amministratore apostolico ad interim - le stesse che operavano già al fianco di monsignor Lazzeri - interessate a perseguire i loro interessi, il potere, l’egoismo.

La lettera inviata alla Congregazione dei vescovi contiene le parole «terrore» e «corruzione» . Chi l'ha firmata dice addirittura di sentirsi abbandonato e di non essere ascoltato.

La risposta del nunzio apostolico De Raemy
La RSI ha intervistato monsignor De Raemy, che così s'è espresso: «Mi dispiace se qualcuno lo percepisca così, davvero. Ma penso che la Curia sia un luogo aperto», precisando di aver dato «anche i miei recapiti personali, dall’inizio».

Ognuno «può rivolgersi direttamente a me» e «questo lo ribadisco, perché ognuno lo faccia davvero». L’Amministratore apostolico, che sottolinea di non aver ricevuto nessuna missiva, ha aggiunto di essere rientrato da un ritiro del clero e di aver constatato «un ambiente bellissimo, una confraternita».

Di conseguenza non percepisce il clima denunciato. Ma «se qualcuno sta male, io sono davvero qui per lui... A me serve sempre sapere dove c’è un disagio».

Il vescovo ha pure ricordato che da soli quattro mesi ha ricevuto dal Nunzio l’informazione di avere un mandato a tempo indeterminato, mentre prima la sua presenza a Lugano pareva che sarebbe stata di breve durata.

Ecco perché cambiamenti e decisioni sono ora allo studio, in una riflessione condivisa con i collaboratori.

Resta da sapere se tra di loro ci siano quelli che vengono accusati di egoismo e carrierismo.

Gli anni economicamente difficili della Curia di Lugano
Giova ricordare che la Diocesi di Lugano naviga in un mare burrascoso da alcuni anni. Non solo per gli scandali sessuali che l'hanno profondamente scossa, ma anche per la situazione finanziaria disastrosa, senza dimenticare le dimissioni di monsignor Lazzeri dell'ottobre del 2020.

Per quel che riguarda l'aspetto economico la Diocesi, è bene ricordare, ha chiuso i conti 2022 in rosso, con un deficit di ben 837’000 franchi, così come aveva fatto nel 2021, con un ammanco di 31.000 franchi e già nel 2020 con addirittura una perdita di quasi 905’000.

La crisi finanziaria aveva già portato alla chiusura repentina e a sorpresa del Giornale del Popolo nel 2018. In 30 persero subito il lavoro. Non fu allestito un piano sociale. La pubblicazione aveva una tiratura di 10.000 copie e contava circa 35.000 lettori.
 
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