Palermo. Boss di Porta Nuova protetto dal cardinale Romeo: resta al suo posto
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/...ostra-84983140/Il capo della confraternita che accoglieva il cardinale è un boss di Cosa nostra
Due ore prima di essere arrestato nel blitz scattato a Palermo il venerdì santo Stefano Comandè aveva portato in processione la Madonna. La Curia non l’ha sospeso. Qualche giorno prima, con il gonfalone della sua confraternita aveva accompagnato il feretro del boss ucciso nel quartiere. Nella foto pubblicata in esclusiva da Repubblica, Comandè sorridente alla sinistra del cardinale Romeo, che lo tiene per mano
di SALVO PALAZZOLO
01 maggio 2014
La sera del venerdì santo, un boss di Cosa nostra ha portato in processione le statue di Cristo morto e di Maria addolorata per le strade del centro di Palermo. Stefano Comandè, superiore della Confraternita delle Anime Sante di piazza Ingastone, è stato arrestato qualche ora dopo dai carabinieri nel blitz antimafia che ha evitato una carneficina. Sì, perché, alla Zisa, stavano per scontrarsi due clan dopo l'omicidio di Giuseppe Di Giacomo, il reggente della famiglia di Porta Nuova freddato il 12 marzo scorso in via Eugenio l'Emiro: le microspie disseminate per il quartiere dicono che Comandè stava con la famiglia Lipari, che i Lo Presti ritenevano responsabile del delitto.
Eppure, Stefano Comandè si era prodigato tanto per il funerale di Giuseppe Di Giacomo: aveva convocato i confrati più volenterosi davanti alla bara del boss ucciso e li aveva fatti sfilare con tanto di gonfalone fino alla chiesa della Madonna di Lourdes di piazza Ingastone. Quel giorno, fu quasi una processione solenne per le strade della Zisa. Fra saracinesche abbassate e campane a morto. Una processione di mafia, perché dietro a Comandè c'erano padrini vecchi e nuovi. I carabinieri del nucleo Investigativo li hanno fotografati tutti e adesso alcune di quelle immagini sono nel provvedimento di arresto per Comandè, Lo Presti e gli altri sei del blitz del venerdì santo. Si vede Comandè mentre applaude davanti alla bara. In un'altra immagine, dispensa sorrisi e saluti.
A vederlo, questo ventottenne di 100 cento chili e più con il volto da pacioccone non sembrerebbe proprio un boss. Sul suo profilo Facebook si definisce un "libero professionista ". Di cosa non è chiaro. Ma alla Zisa non è un mistero che Comandè è un pluripregiudicato per droga (nonostante una recente assoluzione), come ricorda la procura di Palermo nel provvedimento di fermo di qualche giorno fa. Però, evidentemente, doveva avere una cultura teologica e altre doti morali sconosciute ai magistrati e ai carabinieri se da qualche anno era ormai uno dei tre "gestori" dell'antica confraternita delle Anime Sante. In questa veste, l'anno scorso, Comandè ha accolto il cardinale Paolo Romeo nella chiesa di piazza Ingastone, come testimonia una foto che i confrati hanno riempito di "mi piace" su Facebook.
Quest'anno, invece, il nome di Stefano Comandè è in bella mostra nei manifesti con il programma della settimana santa: la congregazione ha fatto le cose in grande, tappezzando (naturalmente in modo abusivo) tutte le strade principali della Zisa.
Purtroppo, il caso Comandè non è isolato. Anche il boss Alessandro D'Ambrogio, il mafioso più autorevole di tutto il centro città arrestato l'estate scorsa, faceva parte di una confraternita, quella della Madonna del Carmelo di Ballarò. Un altro video dei carabinieri lo ha immortalato mentre porta a spalla la vara durante la festa del quartiere. Comandè e D'Ambrogio si vedevano spesso: l'ennesima telecamera nascosta li ha ripresi il 3 gennaio dell'anno scorso mentre pranzano con altri mafiosi all'interno del ristorante "Bucatino" di via Principe di Villafranca. Secondo i pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli, quello era un summit del potente clan di Porta Nuova. C'è da scommettere che Comandè e D'Ambrogio sosteranno invece che era un incontro fra buoni cristiani, magari per discutere dell'impegno dei laici nella chiesa.
E la Chiesa di Palermo cosa dice di questi devoti confrati? Ieri, Repubblica ha cercato il cardinale Romeo, per verificare se siano stati adottati provvedimenti sulle confraternite infiltrate dai clan. Non è arrivata alcuna risposta. Di fatto, dodici giorni dopo il suo arresto per mafia, Comandè continua ad essere ancora l'autorevole superiore delle Anime Sante. E questo rischia di diventare un caso, perché don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio che i boss hanno ucciso e che la Chiesa ha fatto beato, si era mosso subito e con determinazione
per recidere le presenze di mafia nella congregazione di San Gaetano. Così, la processione per le vie del quartiere era tornata ad essere una festa religiosa. In quei giorni don Pino cominciò a morire, perché i boss di Brancaccio erano stati messi fuori dalla Chiesa.
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http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/...hiesa-85096000/Mafia nelle confraternite, Romeo tace e Pennisi attacca: "Fuori i collusi dalla Chiesa"
Infuria la polemica dopo l'arresto del boss Stefano Comandè: dura presa di posizione dell'arcivescovo di Monreale, l'amarezza di don Garau, il coro da stadio anti cosche di Montenegro
di SALVO PALAZZOLO
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03 maggio 2014
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Mafia nelle confraternite, Romeo tace e Pennisi attacca: "Fuori i collusi dalla Chiesa"Monsignor Michele Pennisi
PALERMO - Tredici giorni dopo l'arresto, il boss di Porta Nuova Stefano Comandè è ancora l'autorevole superiore della Confraternita delle Anime Sante di piazza Ingastone. Il cardinale di Palermo Paolo Romeo ha ritenuto di non sospenderlo, né di prendere posizione sulle pesanti infiltrazioni di mafia scoperte dalla procura all'interno della chiesa della Madonna di Lourdes. Ieri, "Repubblica" è tornata a chiedere una dichiarazione al cardinale, ma non è arrivata alcuna risposta. È invece la chiesa di Monreale a schierarsi in maniera netta. L'arcivescovo Michele Pennisi dice: "Tutti coloro che appartengono ad associazioni di stampo mafioso o ad associazioni più o meno segrete contrarie ai valori evangelici non possono far parte di associazioni religiose, confraternite, comitati festa o consigli pastorali ". Pennisi l'ha ribadito durante un convegno dal significativo titolo "Confraternite risorse di legalità per il nostro territorio", che si è svolto la mattina del primo maggio a Monreale.
Prosegue l'arcivescovo: "Della coerenza della vita cristiana fa parte il rispetto della legalità, che è cosa differente dal legalismo come quello dei farisei di cui parla il Vangelo". Parole forti, che scuotono la chiesa siciliana, attraversata ancora da tante contraddizioni e da alcuni imbarazzanti silenzi. Ma il percorso di rinnovamento intrapreso da papa Francesco nel segno di don Pino Puglisi va avanti ormai deciso. Lo testimonia il gesto a sorpresa fatto il primo maggio dall'arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro, il candidato più quotato per la successione di Romeo a Palermo, ormai decaduto da un anno: "Chi non salta mafioso è", ha invitato i 3000 ragazzi riuniti a San Giovanni Gemini per la manifestazione "Giovaninfesta". E anche lui ha fatto tanti salti, indossava una maglietta bianca e rossa sulla tonaca.
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Il dibattito su Chiesa e mafia è aperto più che mai. È polemico Pino Martinez, uno dei collaboratori più stretti di don Giuseppe Puglisi: "La Diocesi di Palermo avrebbe dovuto attivarsi già da tempo per far fronte alle infiltrazioni mafiose all'interno di alcune confraternite. Qualche mese fa, Repubblica aveva dato ampio risalto al ruolo di Alessandro D'Ambrogio, il capomafia di Porta Nuova che accompagnava la vara della Madonna di Ballarò. Il recente funerale del boss Giuseppe Di Giacomo, con tanto di gonfalone della confraternita delle Anime sante, doveva essere un ulteriore campanello d'allarme. E, invece, il cardinale non ha fatto nulla".
Martinez è polemico anche con il vescovo ausiliario, Carmelo Cuttitta, il braccio destro di Romeo: "È cresciuto accanto a don Pino Puglisi - dice - dovrebbe fare di tutto per difendere i valori del parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia". Martinez ricorda che proprio uno dei primi atti di Puglisi fu lo scioglimento della confraternita di San Gaetano per infiltrazioni mafiose. "Quel boss che fa da superiore della confraternita di piazza Ingastone è un tradimento alla memoria di don Puglisi", conclude Pino Martinez.
È amareggiato anche don Antonio Garau, l'ex parroco antimafia della chiesa di piazza Ingastone: "Tutti coloro che vengono nominati superiori di una confraternita dovrebbero esibire il certificato penale". Don Garau arriva ad auspicare un certificato antimafia per le confraternite. Che il tema sia tornato di grande attualità lo sottolineano le parole del procuratore aggiunto Leonardo Agueci, autore con i sostituti Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli dell'indagine su Comandè e sul clan di Porta Nuova: "La presenza di Cosa nostra in alcuni quartieri della città è ancora molto forte - spiega - : i cosiddetti uomini di rispetto continuano a risolvere conflitti, i più diversi. Ecco perché l'azione della magistratura e delle forze dell'ordine non basta: c'è una mentalità da sradicare, e per far questo è necessario un nuovo rinnovato impegno di tutte le forze sane della società civile, e dunque anche della chiesa".
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© Riproduzione riservata 03 maggio 2014