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Grecia. Il Governo paga 189 mln di € l'anno per mantenere i 9.000 preti ortodossi, Ma il paese fallito ed indebitato non avrà più una religione di Stato

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view post Posted on 18/5/2012, 14:51
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Ma il paese fallito ed indebitato non avrà più una religione di Stato

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www.lettera43.it/economia/macro/gre..._4367551123.htm

CRISI ECONOMICA
Grecia, preti in bolletta
Lo Stato taglia i salari ai sacerdoti, che chiedono aiuto. Ma il patrimonio della Chiesa è di 700 milioni di euro.

di Silvia Ragusa


Religiosi ortodossi durante una processione in Grecia.

Ad Avantas, un paesino di 500 abitanti a nord della Grecia, da qualche giorno a dire la messa non è più un sacerdote. È arrivato un ufficiale dell’esercito in pensione. Niente barba lunga, niente talare, né, tantomeno, stipendio.
L'uomo è uno dei tanti volontari che ha risposto alla chiamata della Chiesa ortodossa - la confessione più diffusa nel Paese - alle prese con i tagli imposti dai creditori internazionali: via gli stipendi ai preti.
NIENTE SALARI. Da oltre 60 anni, da quando strinse un accordo con il quale acquisì la proprietà e i terreni di molte chiese, Atene paga i salari ai 10 mila religiosi presenti nel Paese. Un esborso di 190 milioni di euro all'anno. Che, in questi giorni, non è più sostenibile. Le misure di austerity volute dalla Troika prevedono inoltre di rimpiazzare solo 1 su 10 sacerdoti che vanno in pensione, lasciando alcune parrocchie scoperte.
Così la Chiesa ortodossa si è rivolta ai laici: se volete le funzioni liturgiche, aiutateci.
Casse vuote e sempre più bisognosi alla porta


Ad Atene la chiesa ortodossa distribuisce fino a 20 mila pasti al giorno.

Nelle piccole chiese le casse sono vuote e i preti alla ricerca continua di nuove fonti di finanziamento. Come sta facendo il monastero di Penteli, a nord-est di Atene, che ha pensato di trasformare una parte della montagna di sua proprietà un campo di pannelli fotovoltaici.
Ma non è che l'ultima trovata: nell’ottobre 2011 il vescovo di Atene Hieronymus aveva perfino fatto un viaggio in Qatar per cercare dei finanziamenti.
20 MILA PASTI AL GIORNO. I tagli però, oltre a decurtare i 1.000 euro di stipendi dei parroci, si riflettono a catena sulla popolazione greca che, piegata dalla crisi, è costretta sempre più a bussare alla porta dei religiosi per ricevere un aiuto per la sopravvivenza.
Le famiglie bisognose aumentano di giorno in giorno: nelle mense dei poveri di Atene le razioni di cibo sono più che raddoppiate rispetto all’anno scorso. Una volta venivano serviti 10 mila pasti al giorno, ora sono 20 mila, senza contare le 3 mila confezioni di alimenti inviate alle famiglie povere ogni mese.
Padre Ignatius, della chiesa di San Giorgio ad Atene, ha raccontato: «Lo Stato non può aiutarci. Prima lo faceva un po’, ma per piccole cose. Ora ciò che facciamo è solo opera nostra: della parrocchia, della gente, dei volontari e dei donatori».
Patrimonio da 700 milioni di euro
La Chiesa ortodossa possiede 700 milioni di euro.

La Chiesa ortodossa possiede 700 milioni di euro.

Non è chiaro però come gli Ortodossi siano arrivati a tali difficoltà. La Chiesa greca ha infatti sempre goduto di privilegi e benefici fiscali. Per decenni ha pagato le tasse solo sui beni commerciali, ma non sui luoghi di culto né sulle attività caritative.
È riuscita pure a sfuggire alla nuova imposta immobiliare nell'autunno 2011, il che aveva provocato vive polemiche nel Paese, obbligando il ministero dell'Economia a ricordare che i beni commerciali erano imponibili.
12,5 MILIONI DI TASSE VERSATE. Nel 2011 le imposte versate dalla Chiesa ortodossa allo Stato ammontavano a 12,5 milioni di euro, per l'insieme di diocesi, monasteri e parrocchie. Mentre il valore dei beni ecclesiastici, stimato dal quotidiano liberale Kathimerini, arriva a 700 milioni di euro.
Cifra che non comprende le parrocchie, né le proprietà personali degli 80 vescovi greci che beneficiano di una larga autonomia. Senza contare neppure i beni dei 450 monasteri presenti nel Paese.
UN VESCOVO NEL CDA. La Chiesa greca è infatti il secondo proprietario fondiario della Grecia, dietro lo Stato, con 130 mila ettari di terra, per lo più boschi e terreni non edificabili. Ma anche di palazzi nei quartieri residenziali di Atene o nelle ricche periferie sulla costa a sud della capitale.
Inoltre è la prima azionista - con l'1,5 per cento- della Banca nazionale greca e ha un rappresentante nel consiglio di amministrazione, il vescovo di Ioannina Theoklitos, che secondo la rivista finanziaria Forbes avrebbe ricevuto solo nel 2008 24mila euro in gettoni di presenza.
Insomma, i soldi dovrebbero esserci. Ma sembrano spariti. E chiedere aiuto allo Stato oggi è davvero impossibile.

Venerdì, 18 Maggio 2012

Edited by pincopallino2 - 10/11/2018, 05:54
 
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view post Posted on 9/9/2012, 23:31
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/08...chiesa-08092012


La Chiesa ortodossa? Nella crisi greca solo i preti non pagano
Non ha mai pagato un euro di tasse e non esistono dati ufficiali di quanti beni possegga l'autorità ecclesiastica, né un valore su cui poter decretare una qualche forma di tassazione. Intanto i cittadini si preparano a vivere sulla loro pelle l'ennesimo piano di sacrifici
di Francesco De Palo | 8 settembre 2012
Commenti (47)


Non solo non ha mai pagato un euro di tasse, ma la Chiesa ortodossa si staglia sempre più come un immenso potere, materiale e latifondista, nella Grecia che boccheggia. In cui le conseguenze della crisi si chiamano disoccupazione record, ospedali che non passano più medicinali salvavita come gli antitumorali e dove gli indebitamenti di cittadini e imprenditori si trasformano in storie di suicidi (duemila negli ultimi 24 mesi) e povertà.

L’assurdo si chiama reticenza: in Grecia non esistono dati ufficiali di quanti beni possegga la Chiesa, né un valore su cui un attimo dopo poter decretare una qualche forma di tassazione. Una contingenza che stride con i sacrifici che i cittadini, e solo loro, stanno facendo per portare sulle spalle il peso del default già tecnicamente certificato da moltissimi istituti di credito di tutti i continenti, ma che solo la Troika e il governo di Atene non chiamano per nome. E mentre in Italia ci si interroga sull’Imu per il Vaticano, a ottanta miglia nautiche sta andando in scena un muro di gomma impenetrabile e dalle fitte relazioni politico-istituzionali che non sembra per nulla scosso dallo tsunami economico che sta interessando il Paese e l’intera Unione.

La Chiesa ortodossa in Grecia è organizzata in ottantuno diocesi, i cui proventi, come le offerte per matrimoni, battesimi e funerali che in Grecia si fanno “alla grande”, vanno direttamente a chi gestisce la Chiesa. Lecito chiedersi: quanti denari ha che potrebbero o essere tassati o utilizzati almeno per quel welfare a cui lo stato fallito non può più far fronte? Inoltre dopo aver frequentato il seminario, anch’esso interamente finanziario dallo Stato al pari degli stipendi dei circa novemila preti, chi accede agli ordini sacri può assumere lo status di diacono e successivamente di sacerdote (che in Grecia possono sposarsi ma prima di essere ordinati diaconi). In un percorso per così dire formativo interamente a carico dello Stato.

La rivolta popolare dei cittadini ellenici investe quindi anche questa immensa miniera d’oro, ovvero una comunità di potere che, nel Paese dove il governo nel giorno del giuramento viene ancora “battezzato” da Sua Beatitudine il Primate in persona, non ha per nulla contribuito a svolgere la propria parte in questo biennio terribile. Solo il partito radicale del Syriza nel suo programma elettorale aveva proposto una forma di tassazione, equa e solidale, per i beni ecclesiastici secondo il principio del “tutti contribuiscano ai sacrifici per la crisi”.

Fonti non ancora ufficialmente confermate sostengono che nella lista di euro ellenici custoditi in Svizzera (e al centro di un accordo da stipulare tra i due Paesi per tassare il loro eventuale rientro in Grecia) vi siano anche conti riconducibili ad alti prelati. Che, è utile rammentare, fino ad oggi sono stati totalmente esenti da tasse, come dimostrano i circa trecento milioni di euro di cui annualmente le casse dello Stato si fanno carico per gli stipendi dei sacerdoti. In verità, in concomitanza del voto pro-memorandum dello scorso inverno, che era coinciso con le manifestazioni di protesta incluso il mega lancio di yogurth all’esterno della Camera dei Deputati, era stata creata una commissione ad hoc incaricata di vendere una piccola parte dei beni immobili della Chiesa ortodossa al fine di fare “cassa”, ma al momento non se ne trova traccia. Qualche commentatore arriva a ipotizzare che sia stato necessario addirittura l’intervento del gran capo del Pasok, l’ex ministro delle finanze Evangelos Venizelos in persona, a far calare un velo di silenzio sull’esistenza e sull’operato della commissione. Adesso il muro di reticenza è però messo in pericolo dai numeri dell’ennesimo pacchetto di misure che il consiglio dei ministri sta vagliando: quel piano di altri dolorosissimi tagli per quasi dodici miliardi di euro che se da un lato proseguirebbero tout court sulle strada tracciata dalla Troika, dall’altro allargherebbero le maglie di una sperequazione sociale senza precedenti. Con disfunzioni incredibili nel comparso della sanità e del welfare.

Ma ad oggi qualcosa si potrebbe fare, almeno in sede di uno sforzo pro-trasparenza: si potrebbe attuare un censimento delle proprietà e dei beni posseduti dalla Chiesa ortodossa, che non si limiti a luoghi di culto o alle residenze arcivescovili note, ma che indaghi a fondo su quelle che tutti definiscono come sterminate proprietà nei luoghi più affascinanti di un Paese che non sa o, forse, non vuole sapere quanto sia esteso quel potere, tutt’altro che spirituale. Oggi più che mai tremendamente materiale. E, cosa più grave, completamente esentasse.

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view post Posted on 16/7/2013, 08:39
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I 9.500 ricchissimi pope incazzati contro il governo

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http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie...ti_9025433.html


Crisi: tensione governo-Chiesa per tagli stipendi dei preti
Dopo pressioni della troika per ridurre la spesa pubblica

15 luglio, 17:32


(di Furio Morroni) (ANSAmed) - ATENE, 15 LUG - E' di nuovo tensione fra il governo di Atene ed i massimi vertici della potente Chiesa greco-ortodossa dopo che la troika, come riferiscono con evidenza i media locali, ha rispolverato una vecchia proposta ventilata dal precedente governo socialista che prevede - nell'ambito delle drastiche riduzioni della spesa pubblica volute dai creditori internazionali del Paese - un taglio degli stipendi dei circa 9.500 preti ortodossi (i cosiddetti ''pope'') in servizio in tutta la Grecia.

Il governo greco sente il fiato sul collo da parte dei rappresentanti dei creditori internazionali i quali hanno fatto capire chiaramente che occorre tagliare senza indugi, ma la pressante richiesta - come riferisce il quotidiano Parapolitika - è destinata a suscitare aspre polemiche e forti resistenze da parte degli ambienti religiosi e soprattutto del suo leader, l'influente arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Ieronimos.

Secondo il giornale, i rappresentanti della troika (Ue, Bce e Fmi) hanno chiesto al governo conservatore del premier Antonis Samaras di riprendere in esame la proposta avanzata nel 2011 (e poi accantonata) all'esecutivo dell'allora premier socialista George Papandreou in base alla quale lo Stato dovrebbe smettere di pagare gli stipendi dei pope o, nella migliore delle ipotesi, condividerne il pagamento con la Chiesa.

All'epoca un combattivo Ieronimos rispedì la proposta al mittente affermando che era ''per tradizione un obbligo dello Stato provvedere agli stipendi dei preti''. E, per ribattere alle affermazioni di quanti asseriscono che la Chiesa ortodossa è estremamente ricca, rese pubblici i dati di bilancio per l'anno prima (il 2010) precisando che i redditi della Chiesa erano stati di 10 milioni di euro, 9.1 dei quali provenienti dal leasing di proprietà immobiliari. Però le spese (alle quali contribuiscono in gran parte le chiese, i monasteri e le organizzazioni religiose) sempre per il 2010 erano ammontate a 16.5 milioni di euro. Lo Stato ellenico, secondo i dati del Segretariato generale per gli Affari Religiosi, spende ogni anno circa 200 milioni di euro per pagare gli stipendi dei preti che si basano su queste tariffe: un pope di prima nomina guadagna 1.092 euro lordi al mese (770 netti), un prete con 10 anni di anzianità arriva a 1.381 euro lordi (1.032 netti), un vescovo metropolita con 30 anni di anzianità riceve 2.543 euro (1.750 netti) mentre l'arcivescovo Ieronimos prende 2.978 euro al mese (2.213 netti).

Un'eventuale riduzione del contributo statale, secondo Parapolitika, metterebbe la Chiesa di fronte al dilemma di aumentare la propria quota di partecipazione agli stipendi oppure cominciare a licenziare i pope (la maggior parte dei quali sono sposati e hanno figli) nello stesso modo in cui il governo di Atene - sempre nell'ambito delle misure per la riduzione della spesa pubblica - sta portando avanti le controverse iniziative per il licenziamento di decine di migliaia di dipendenti statali. (ANSAmed).
 
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view post Posted on 11/12/2015, 22:09
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Taglio dei finanziamenti e secolarizzazione mettono in crisi la chiesa ortodossa autocefala

In Grecia c'è un prete ogni 1.380 abitanti, più o meno quanto in Italia

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www.orientecristiano.it/all-news/or...uonano-piu.html
11 December 2015 Hits: 4
monastero ortodosso maredi GIOVANNI ZAVATTA

Alla Chiesa di Grecia mancano duemilatrecento preti, ovvero il 22 per cento del numero totale dei membri del clero. Sono ottomiladuecento ma ne servirebbero diecimilacinquecento per coprire tutte le parrocchie esistenti nel Paese e assistere i suoi otto milioni di fedeli. «Parlons d’orthodoxie » (blog collettivo e piattaforma libera di discussione della Chiesa ortodossa russa in Francia) e «Ortodossiatorino. net» (sito della parrocchia torinese del patriarcato di Mosca), citando varie fonti, lanciano l’allarme su una situazione aggravatasi negli ultimi tempi a causa della crisi economica. Ma forse — si osserva — non è sbagliato sospettare anche una certa influenza della secolarizzazione dei costumi, che ha portato tanti greci da una visione fondata sui valori religiosi a una più edonistica basata sulle sicurezze materiali.
La Chiesa ortodossa greca, autocefala, conta ottantuno diocesi, una trentina delle quali, situate nel nord del Paese e nelle isole maggiori, chiamate «Nuove Terre», sono nominalmente sotto la giurisdizione del patriarcato di Costantinopoli ma di fatto controllate dal sinodo della Chiesa di Grecia. Le diocesi di Creta e del Dodecaneso, così come i monasteri del Monte Athos, sono invece sotto la giurisdizione diretta di Costantinop oli. Va sottolineato che la Chiesa ortodossa greca non è separata dallo Stato, il quale, dal 1949, ha in carico il sostentamento materiale del clero. Quest’ultimo, i docenti nei seminari e gli insegnanti di catechismo nella scuola secondaria (la religione è materia obbligatoria nei programmi) sono a tutti gli effetti dei funzionari pubblici (i salari mensili vanno più o meno dagli 800 euro di un parroco ai 1500 di un metropolita). La politica dei tagli ai bilanci statali imposta dalla crisi finanziaria ha diminuito i fondi a disposizione della Chiesa, con inevitabili ripercussioni sulle opere caritative e assistenziali, considerando inoltre che il clero paga ormai le stesse imposte spettanti ai cittadini comuni. Non solo, avendo lo Stato competenza sul numero delle nuove ordinazioni sacerdotali, anch’esse sono state drasticamente ridotte, mettendo in difficoltà centinaia di parrocchie, trovatesi senza più pastori. Secondo la legislazione corrente, infatti, un nuovo dipendente pubblico (compresi i membri del clero) può essere accettato per un impiego solo dopo il pensionamento di dieci suoi colleghi. In precedenza la proporzione era di uno a sette. Sono soprattutto i piccoli insediamenti a risentire della carenza di cura pastorale. Per la maggior parte sono situati a grandi distanze da località abitate, oppure sono inaccessibili a causa dell’insufficienza dei trasporti. Allo stesso tempo, una piccola comunità media, in genere, non è in grado di mantenere un prete con mezzi propri. Quest’anno il ministero dell’Istruzione, della Ricerca e degli Affari religiosi ha previsto, in merito agli effettivi del clero delle parrocchie ortodosse, centosettantotto posti permanenti, dieci dei quali a Creta e otto in altrettante grandi città del Dodecaneso. Ma, durante l’ultimo colloquio con il primo ministro Alexis Tsipras, l’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Hieronymos II, primate della Chiesa di Grecia, ha sottolineato la necessità di aumentare il numero di posti per il clero. Il sinodo dei vescovi ha recentemente lanciato l’allarme: nei prossimi cinque- dieci anni la situazione non potrà che aggravarsi in conseguenza, anche, dell’innalzamento dell’età media dei preti. Il metropolita di Monemvassia e Sparta, Eustathios, membro del Comitato per il dialogo fra la Chiesa e lo Stato, ha espresso dubbi sulla possibilità di risolvere presto la questione. Anche se il sinodo greco ottenesse dallo Stato il doppio degli impiegati attuali, la situazione resterebbe difficile. «In ogni diocesi — afferma — mancano almeno venti sacerdoti, nella nostra metropolia addirittura settanta. Negli ultimi quindici anni, da centoventi preti siamo passati ad averne venti o trenta, che saranno costretti a servire ciascuno quattro o cinque parrocchie, distanti molti chilometri». Nelle diocesi si provano dei rimedi. Uno dei più frequenti è quello di trattenere i sacerdoti più anziani, nonostante siano giunti alle soglie della pensione. In alcuni casi poi, soprattutto nelle grandi città, è stato introdotto uno speciale statuto per preti non retribuiti, i quali tuttavia, non essendo funzionari dello Stato, non hanno formalmente il diritto di firmare alcun documento ecclesiale ufficiale. Altre diocesi hanno rinunciato alla dotazione pubblica destinata a una parte del loro clero, contando, per prendersene cura, sulla generosità dei parrocchiani. Il metropolita di Edessa e Pella, Joel, per esempio, ha proposto di creare dei fondi diocesani costituiti da trattenute mensili sui salari dei preti, ma è servito a poco. Sta di fatto che in alcune chiese alla domenica non è celebrata la divina liturgia. E gli abitanti dei piccoli villaggi, abbandonati dai funzionari, dai docenti, dai servizi statali, una volta privati anche dei sacerdoti — commentano i siti di informazione ortodossa — non avranno alcuna protezione, alcun sostegno. Amara la riflessione del metropolita di Gortys e Megalopolis, Jeremias: «Nella mia diocesi, su centocinquanta chiese, cinquanta non hanno nemmeno un sacerdote. Le campane non suonano più. E alcuni fedeli temono addirittura di perdere la loro identità nazionale».

© Osservatore Romano - 12 dicembre 2015

Edited by pincopallino2 - 21/6/2017, 12:22
 
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http://luceortodossamarcomannino.blogspot....iesa-greca.html

martedì 20 giugno 2017

La crisi spirituale della Chiesa Greca che segue alla crisi economica
Riporta Pravoslavie.ru alcuni dati interessanti circa il clero greco, partendo da un presupposto che forse non tutti sanno. Il clero in Grecia è pagato dallo Stato, i sacerdoti, i diaconi e i vescovi sono degli ufficiali pubblici secondo l'ordinamento statale greco, e percepiscono uno stipendio, non altissimo, ma certamente dignitoso, fin dal 1833. Un arcivescovo prende, al giorno d'oggi, infatti ,2600 euro, un metropolita 2200, un vescovo 1800 circa. I sacerdoti ricevono invece un compenso pari a circa 700 euro mensili, più o meno alto in base al grado e all'anzianità di servizio. Come c'era da aspettarsi, con la crisi economica il governo ha bloccato le ordinazioni. Esattamente. Il governo ha imposto alla Chiesa di Grecia (che ovviamente è la Chiesa di Stato, quella canonica) di ordinare solamente un sacerdote solo dopo che dieci colleghi sono andati in pensione. In altre parole, viene fatto un prete nuovo ogni dieci che se ne vanno. Per i greci sembra assurdo, ed è comparso un nuovo modo (nuovo per i greci, noi della diaspora siamo abituati) di essere sacerdote: il prete volontario, senza stipendio. Scandaloso, eh? eppure, pare che le vocazioni siano calate assai negli ultimi anni. Nel 2015 il Sinodo della Chiesa Greca aveva pubblicato una statistica secondo la quale il 22% delle parrocchie greche è scoperto dalla cura pastorale. In parole semplici, 22 chiese su 100, in Grecia, sono senza sacerdote.

www.pravoslavie.ru/english/104549.htm
DATA ON CLERICAL SALARIES PUBLISHED IN GREECE


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Moscow, June 20, 2017

Photo: Pravoslavie.ru
Photo: Pravoslavie.ru

The Greek Ministry of Finance has published data on the wages of civil servants, which in Greece includes Orthodox clergy, reports Pravmir.

In accordance with a new law on the salaries of higher civil servants, the base monthly salary for an archbishop is 2,600 euros ($2,900), 2,210 ($2,465) for a metropolitan, and 1,820 ($2,030) for a bishop. Archbishops are higher than metropolitans in the Greek hierarchical system. An additional 75 ($84) euros is given for those holding a PhD, and 45 ($50) for a master’s degree.

Ordinary priests with a higher education receive 678 ($755) euros, after 10 years of service—1,032 ($1,150), and after 30 years—1,410 ($1,573). For those clergy who have only graduated from seminary, the basic salary is 644 ($720) euros, and after 30 years—1,099 ($1,225).

Due to limitations in recent years, the government has seriously restricted the possibility of ordaining new clergy, which has led to the emergence of so-called “unpaid clergy.” Such priests receive no pension, have no medical insurance, and have no authority to sign official documents, as they do not serve as government officials.

According to the present legislation, a new public servant can be accepted for employment only after the retirement of ten of his colleagues. According to the data of the Holy Synod of the Church of Greece, the number of parishes without pastoral care as of November 2015 reached 22%, with the Church short 2,300 priests out of the total 10,500 necessary.

Metropolitan Efstathios of Momemvasia and Sparta describes the situation as critical:

Each diocese is lacking at least 20 priests; in our metropolis 70 priests are lacking. It means that the Liturgy is not celebrated at some churches on Sundays. Residents of small villages are abandoned by officials, by teachers, state services. Only the Church remains with them. But if there are no priests, they will lose protection and support altogether.

When there is one new ordination of a priest for 6-7 retiring priests, you realize where we are going. In 15 years only 20-30 of 120 priests will be left in the diocese, and each of them will have to be in charge of 4-5 parishes, situated many miles away from each other.

Thanks to the efforts of Archbishop Ieronymos II, the primate of the Greek Orthodox Church, the state will allocate almost 180 new places for priests in rural areas. The Greek state has been responsible for the clergy payroll since 1833 while the Greek Orthodox Church has given a major part of its real estate property to several Greek municipalities.

20 / 06 / 2017

Tradotto con google traduttore

http://www.pravmir.ru/v-gretsii-obnarodova...svyashhennikov/

La Grecia ha svelato i dettagli circa gli stipendi dei preti
SERVICE NEWS | 20 GIUGNO 2017
20 giu. PRAVMIR. Il Ministero delle Finanze greco ha diffuso i dati sui salari reali dei dipendenti pubblici, tra clero ortodosso.

In conformità con la nuova legge sugli stipendi dei dipendenti pubblici di istruzione superiore Arcivescovo stipendio base di 2 600 euro, mitropolitita - 2210 euro, i vescovi - 1820 euro. Inoltre, pagato 75 euro per un dottorato e 45 euro per i Maestri.

sacerdoti ordinari con istruzione superiore ricevono 678 euro, dopo 10 anni di servizio - 1032 euro, i sacerdoti con i 30 anni - 1410 euro.

Per i chierici che hanno completato solo il seminario, il salario di base è 644 euro, e dopo 30 anni che raggiunge 1099 euro.

A causa delle severe restrizioni in questi ultimi anni, il governo limita fortemente le possibilità di ordinare nuovi sacerdoti. Ciò ha portato alla cosiddetta "clero non pagati." Questi sacerdoti non ricevono una pensione, non hanno l'assicurazione sanitaria e non hanno diritto a firmare i documenti ufficiali, in quanto non sono funzionari del governo.

Grazie agli sforzi di arcivescovo Hieronymus II di quest'anno lo Stato fornirà quasi 180 nuovi posti per il clero soprattutto nelle zone rurali.
 
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tanaca
view post Posted on 26/6/2017, 10:53




si mettano a coltivare i latifondi e a lavorare ci mettano quelli a cui danno i pasti gratis,,,, e vedrai che potraanno anche pagare le imposte.... e poi mi risulta che in molti monasteri facciano attività alberghiera,,, e con il turismo che c'è in grecia non credo che non abbiano clienti,
 
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view post Posted on 10/11/2018, 05:55

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www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2018/11/...SZN6Gq1ryJtSQHw

07 novembre 2018

Addio religione di Stato in Grecia, ma il governo stipendia il clero ortodosso

Atene - Storica intesa in Grecia tra la potente chiesa ortodossa e il governo guidato da Alexis Tsipras: lo Stato continuerà a garantire lo stipendio di oltre 9.000 persone appartenenti al clero, in cambio di una «non opposizione» della Chiesa alla proposta di riforma che intende abolire l’Ortodossia come religione di stato, rendendo la Grecia “neutrale” dal punto di vista religioso.

L’annuncio dell’accordo - che deve ancora essere ratificato dal Sacro Sinodo, organo decisionale della Chiesa ortodossa greca - è stato dato in un messaggio televisivo congiunto dello stesso Tsipras e dall’arcivescovo Ieronymos, capo della chiesa ellenica.

Proprio il premier ha parlato di accordo «storico» che apre la strada ad una riforma costituzionale, precisando che i preti ortodossi non saranno più considerati dipendenti pubblici, come avvenuto finora, ma che il loro stipendio proverrà da un fondo di sostegno pubblico alla Chiesa. Si tratta di circa 189 milioni di euro l’anno, scrive Kathimerini. Di fatto un compromesso, una transazione economica per un passaggio che in questa fase sembra sotto questo punto di vista soprattutto formale e simbolico.

Stato e Chiesa collaboreranno inoltre per la gestione delle proprietà della Chiesa, dividendo i ricavi. Questa parte dell’intesa è particolarmente rilevante, perché potrebbe mettere fine ad un lungo contenzioso tra il demanio e la Chiesa proprio sulla questione dei profitti derivanti dai beni ecclesiastici (la Chiesa è considerata il primo proprietario terriero ed immobiliare del Paese).

«Questo accordo mostra la nostra intenzione di fare un passo avanti, nel segno del reciproco rispetto», ha affermato l’arcivescovo. Secondo un comunicato congiunto diffuso dopo l’annuncio, queste intese saranno la base per ulteriori discussioni: il governo e il Sacro Sinodo si incontreranno tra qualche tempo per ratificare le riforme concordate .

La notizia però ha suscitato proteste, sia tra le fila dei preti ortodossi che - di segno opposto - da parte di esponenti di Syriza. La Santa Associazione dei Preti Greci, una sorta di sindacato non riconosciuto dalla chiesa di Atene, ha detto che l’accordo è stato stretto senza consultarli e «alle nostre spalle»: «Ci sentiamo traditi», ha affermato ad Ant1 tv il vicepresidente dell’associazione, padre Giorgos Vamvakidis, sottolineando che i preti non vogliono rinunciare allo status di dipendenti pubblici, che offre maggiori garanzie salariali, sulla previdenza e pensioni. «Questo non è un accordo tra Chiesa e Stato, è un accordo tra due persone», ha attaccato, promettendo una «mobilitazione pacifica» contro l’intesa.

Ma voci critiche si levano anche all’interno del partito del premier, Syriza. L’ex ministro dell’Istruzione e degli Affari religiosi Nikos Filis ha detto, intervistato dal giornale To Pontiki, di non comprendere «come sia possibile che i preti non siano più dipendenti pubblici, ma che lo Stato continui a pagare i loro salari per l’eternità. Perché bisogna pagare tutti questi soldi, assicurando circa 10.000 posti di lavoro? Negli anni dei memorandum c’erano solo 8.000 medici nei nostri ospedali. La risposta è semplice: togliamo la chiesa dal libro paga dello stato e liberiamo 10.000 posti di lavoro nel settore pubblico».
 
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