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Sigarette elettroniche. Divieti antiscientifici e riduzione del tabagismo, Le lobby del tabacco e dei monopoli contro la riduzione del danno

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GalileoGalilei
view post Posted on 21/1/2013, 10:04 by: GalileoGalilei
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www.ilsecoloxix.it/p/italia/2013/01...ti_vecchi.shtml

19 gennaio 2013
Sigarette nuove, vecchi divieti

Patrizia Albanese

Genova - Liberi tutti, con la e-cig? Ma quando mai. La sigaretta elettronica (guarda la nostra video inchiesta) ha soltanto migliorato la vita dei fumatori accaniti, ma non ha eliminato tutti i divieti. Certo, nei bar e nei ristoranti il fil di fumo al gusto di fragola, menta, vaniglia e cioccolato è ammesso, ma soltanto a patto che l’aroma non dia noia al vicino di tavolo. In caso contrario, niet. Così come viene mantenuto l’off limits sui treni. Implacabili, Trenitalia e Italo fanno sapere senza tante storie che il fumo è vietato, siano “bionde” o e-cig poco importa. L’unica concessione è che per adesso si evita la multa. Già, perché in attesa di un verdetto del ministero della Salute, chiesto e sollecitato invano dall’Agis che gestisce i cinema, è deregulation totale. Per dire: ammessa la sigaretta elettronica negli aeroporti, è vietata a bordo. Tranne che si voli su Ryanair, che, però, di e-cig vende soltanto le sue. Su altre linee aeree, non se ne parla. Però gli “svaporati” trovano ampia ospitalità sui traghetti della Tirrenia. O in crociera. Con un distinguo: dappertutto, sulle navi Msc; su quelle della Costa vapore vietato nei ristoranti e nei bar. Quanto ai cinema, sono in stand by. Per ora, affidati al libero arbitrio: si può fumare elettronico. Ma se qualcuno protesta - com’è accaduto in Piemonte - interviene il personale di sala. E si tenta di comporre la rissa verbale. Che non ha invece motivo d’essere in discoteca. Il Silb garantisce: «Nei 2.300 locali affiliati, fumatori elettronici più che ben accetti».

Insomma, quel fil di fumo artificiale vince ma non convince. Sebbene, ormai sia un must. E non soltanto per gli accaniti fumatori, che tentano di smettere. O limitare “svaporando” al gusto fragola, menta, cioccolato, vaniglia e persino tabacco. Priva di nicotina o a bassissimo contenuto, la e-cig così caricata è quella che va per la maggiore. E negli uffici - pubblici e privati - viene accettata. Tollerata.

Ma per mezza Italia conquistata, un’altra buona parte non gradisce per nulla: i tabaccai. Specie dopo che hanno visto precipitare gli introiti, segno che l’e-cig incide eccome tra gli (ex) incalliti delle “bionde”. Che hanno appunto dimezzato - o anche più - il consumo classico. Facendo la fortuna dei negozi specializzati che spuntano come funghi, per sfruttare - con pezzi da circa 30 a 130 euro l’uno - il business. Finché si può.

Finché non arriverà una legge del ministero della Salute - invocata a gran voce dai ristoratori e dall’Agis, che regolamenta i cinema - in grado di stabilire dove si italiani possano bearsi con quest’ultimo giocattolo elettronico. O al contrario, dove neppure la e-cig possa essere tollerata, più o meno allegramente.

Inizialmente, pareva soltanto folklore quel tubicino di plastica, con la lucetta rossa che s’accende a ogni boccata, poco prima dello sbuffo di fumo. Ora, però, è un fenomeno sociale. Che tanto per cambiare, divide l’Italia nelle solite due fazioni. E non soltanto tra chi tollera e chi no. Ma pure tra chi entusiasta giura di aver quasi annullato le sigarette tradizionali accese con foga nevrotica e chi invece è scettico. O peggio, giura che anche le sostanze aromatiche della e-cig, poi così innocue non siano. Di fatto, un parere netto non esiste. L’Organizzazione mondiale della sanità se n’è occupata fin dal 2010. Risultato? Zero. Il verdetto sintetizza: «Non ci sono, attualmente, sufficienti prove per valutare se possono essere utilizzati come sostegno per smettere di fumare; se creino o mantengano dipendenza o se forniscano ai non fumatori altri costituenti, diversi dalla nicotina». Con una certezza: «Non ci sono quelle oltre 400 sostanze responsabili delle malattie fumo-correlate». Tumore al polmone in primis. Anche il parere dell’Istituto superiore della Sanità, non dà certezze. Limitandosi a «non garantire la sicurezza del prodotto». Ma mettendo in guardia dal rischio di «annullare dieci anni di legge Sirchia» che vieta il fumo in tutti i luoghi chiusi. Ora, timidamente scardinati. Ma non sui treni e nelle stazioni, dove il divieto è rimasto tout court.

Trenitalia è tranchant: «In questo periodo, in assenza di normativa, il capotreno invita a metter via la sigaretta elettronica, non si può sapere se il vapore acqueo contenga nicotina o ne sia privo, dunque è vietata. Ma senza sanzioni». Da Italo spiegano: «Vietata perché il fumo, ancorché fasullo, potrebbe far scattare gli allarmi, bloccando i treni. Quelle senza vapore acqueo? No. Neppure». Va meglio negli aeroporti. O per gli addetti, nei 4 Centri di controllo e nelle 40 torri di controllo: ammessa. Anche se Enac fornisce un pronunciamento che pare un rebus: «Non diamo divieti, perché sulla sigaretta elettronica non ci sono espliciti divieti». Dunque è consentita? «Non ci sono divieti». A terra, beninteso. In volo è tutt’altra storia: Alitalia e British Airways la vietano. Air France la inserisce addirittura negli annunci. Tutti sostengono che l’elettronica della batteria può interferire con la strumentazione. Campo libero, invece, su Ryanair. A patto che si fumino le loro. Quel genio di O’Leary fin dal 2009, a bordo dei suoi low cost vende “Smokeless Cigarettes”: 6 euro per 10 tubetti di plastica. Che non fanno fumo. Le altre, anche senza vapore? «Spiacenti, solo le nostre prive di batteria».

Svaporatori - o svaporati, come sostiene chi li prende in giro - liberi ovunque sui traghetti Tirrenia. Idem sulle crociere Msc. Sulle navi Costa «ammessa dappertutto, tranne che in ristoranti e bar». E tutti gli altri, bar e ristoranti sulla terraferma? Marcello Fiore, direttore generale Fipe la settimana scorsa ha posto la questione al ministero della Salute. Nel frattempo? «Si va a discrezione dei singoli bar e ristoranti». Ma persino alla Pergola di Heinz Beck, che riapre a Roma a fine mese, dopo le ferie «fumo elettronico ammesso, se gli aromi non danno fastidio ai vicini di tavolo, sennò c’è la smoking room». Stessa soluzione al Palagio del Four Season di Firenze. Lo chef, Vito Mollica spiega: «Ci rido con i clienti. Per ora, tutto bene. Aromatiche forti non ne abbiamo captate. Il gusto dei piatti? Ognuno è libero». In linea anche Genova. Giorgio Bove, presidente dei ristoratori: «Imperversa, sì. A tutte le età. Come sempre, è questione di buon gusto: se al tavolo a fianco dà noia, meglio lasciar stare. Sennò, nessun problema». Via libera alla e-cig anche nelle 2.300 discoteche tricolore. Maurizio Pasca, del Silb, comunica: «Nessun divieto. Ben venga. Porte aperte alla sigaretta elettronica».

Più complessa la faccenda nei cinema. L’Agis ha chiesto un verdetto al ministero dal giugno 2012. Aspetta ancora una risposta. Nonostante i solleciti. Alessandro Castelnuovo racconta: «Il caso è esploso la scorsa primavera, dopo accese discussioni in alcuni cinema del Piemonte. Dipende dai contendenti, al solito. In attesa, se mai verrà, del diktat del ministero, se nessuno protesta, va bene. Sennò, meglio lasciar perdere. L’alternativa è che intervenga il personale di sala e s’interrompa il film, tra gli improperi degli altri spettatori». Come negli anni Cinquanta, quando la pellicola s’impallava. E il fumo vicino al proiettore era nicotina schietta. Mica soffice vapore acqueo alla vaniglia, col tappo rosso come i nasi dei clown.

Edited by GalileoGalilei - 3/4/2013, 06:46
 
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