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Pedofilia. Papa Francesco prima perdona e poi spreta mons. Inzoli, fondatore del Banco Alimentare, Violenze su ragazzini da 12 a 16 anni. Il monsignore se la cava con la prescrizione per 17 casi. Condannato per altri 6.

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GalileoGalilei
view post Posted on 13/12/2012, 15:50 by: GalileoGalilei
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Le parole di don Mauro Inzoli, ridotto allo stato laicale dalla Santa Sede. Ora vive nella sua casa di Milano, con la madre e la sorella. Che cosa farà? Ma chi lo conosce non ha dubbi: "Obbedirà"

CREMA - "Non mi difendo dalla chiesa. Che è mia madre". Sono le parole di monsignor Mauro Inzoli, ex parroco della Santissima Trinità a Crema, fondatore del Banco Alimentare e dell'Associazione della Fraternità, figura di spicco del movimento di Comunione e Liberazione. Una frase raccolta al telefono, pronunciata da una voce ferma, profonda, ma dove si percepisce una grande sofferenza. La notizia della sua riduzione allo stato laicale ha fatto il giro del mondo. I fedeli si interrogano, gli amici più stretti l'hanno chiamato per dimostrare il loro sostegno, i nemici l'hanno aggredito con violenza.

Si è scritto di tutto. Dalla violenza sessuale agli arresti per appropriazione indebita. Fino ai commenti dei politici, soprattutto di sinistra. Ostili, naturalmente. Ma finora nessuno è stato in grado di dire con certezza che cosa è successo. Le indiscrezioni che trapelano dalla curia sono frammentarie e contrastanti. "Non conosco bene la vicenda, ma ho parlato con chi l'ha seguita fin dall'inizio - racconta un uomo molto vicino alla Curia cremasca - e mi è sempre stato riferito di un disagio di natura psicologica ed esistenziale, una condizione che ha messo a rischio la missione pastorale".

Tutti sanno che don Inzoli, circa due anni fa, era stato colpito da un esaurimento nervoso molto forte. Una condizione di malessere che il sacerdote ha curato lontano da Crema, fino a riprendersi completamente.

Per coloro che lo attaccano, invece, nei due anni in cui è stato lontano dalla città don Inzoli era agli arresti domiciliari. Una voce insistente, ma che nessuno ha mai saputo dimostrare. Un sacerdote cremasco, dopo essersi raccomandato la massima riservatezza, ci ha detto: "Nel comunicato del vescovo Cantoni c'è un riferimento preciso, il canone 1720 del codice di diritto canonico, andate a vedere di che cosa si tratta…". La curia, d'altro canto, non ha fornito altre spiegazioni e si è limita a uno scarno comunicato.
 
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