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Sallusti va in galera al posto di Renato Farina, L'ex giornalista non ha il coraggio di dichiararsi autore del pezzo vergognoso

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view post Posted on 27/9/2012, 06:32
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http://www.federicasgaggio.it/2012/09/dove...ove-sono-tutti/

Libero, 18 febbraio 2007
Prima e seconda pagina

Una adolescente di Torino è stata costretta dai genitori a sottomettersi al potere di un ginecologo che, non sappiamo se con una pillola o con qualche attrezzo, le ha estirpato il figlio e l’ha buttato via.

Lei proprio non voleva. Si divincolava. Non sapeva rispondere alle lucide deduzioni di padre e madre sul suo futuro di donna rovinata.
Lei non sentiva ragioni perché più forte era la ragione dei cuore infallibile di una madre.

Una storia comune. Una bambina, se a tredici anni sono ancora bambine, si era innamorata di un quindicenne. Quando ci si innamora, capita: e così qualcosa è accaduto dentro di lei. Lei che era una bambina capiva di aspettare un bambino. Da che mondo è mondo non si è trovata un’ altra formula: non attendeva un embrione o uno zigote, ma una creatura a cui si preparava a mettere i calzini, a darle il seno.

I genitori hanno pensato: «È immatura, si guasterà tutta la vita con un impiccio tra i piedi».
Hanno deciso che il bene della ñglia fosse: aborto. In elettronica si dice: reset. Cancellare. Ripartíre da zero.
Strappare in fretta quel grumo dal ventre della bimba prima che quell’Intruso frignasse, e magari osasse chiamarli, loro tanto giovani, nonna e nonno. Figuriamoci.
Tutta ’sta fatica a portare avanti e indietro la pupa da casa a scuola e ritorno, in macchina con la coda, poi a danza, quindi in piscina. Ora che lei era indipendente, ecco che si sarebbero ritrovati un rompiballe urlante e la figlia con i pannolini per casa.

Il buon senso che circola oggi ha suggerito ai genitori: i figli devono essere liberi, vietato vietare. Dunque, divertitevi, amoreggiate. Noi non eccepiamo. Siamo moderni. Quell’altro che deve nascere però non era nei patti, quello è vietato, vietatissimo. Accettiamo che tutti facciano tutto, ma non che turbino la nostra noia.

Un magistrato allora ha ascoltato le parti in causa e ha applicato il diritto – il diritto! – decretando: aborto coattivo. Salomone non uccise il bimbo, dinanzi a due che se lo contendevano; scelse la vita, ma dev’ essere roba superata, da antico testamento.

Ora la piccola madre (si resta madri anche se il figlio è morto) è ricoverata pazza in un ospedale.
Aveva gridato invano: «Se uccidete mio figlio, mi uccido anch’io».

Hanno pensato che in fondo era sì sincera, ma poi avrebbero prevalso in lei i valori forti delle Maldive e della discoteca del sabato sera, cui l’avevano educata per emanciparla dai tabù retrogradi. Che vanno lavati con un bello shampoo di laicità. Se le fosse rimasto attaccato qualche residuo nocivo di sacralità, niente di male, ci vuole pazienza. E una vacanza caraibica l’avrebbe riconciliata dopo i disturbi sentimentali tipici dell’età evolutiva.

Non è stato così. La ragazzina voleva obbedire a qualcosa scritto nell’anima o – se non ci credete – in quel luogo del petto o del cervello da cui sentiamo venir su il nome del figlio. Ma no: non anima, né petto, né cervello.
Le dava dei calci proprio nella sua pancia che le dava il vomîto.
Una nausea odiosa, ma così rasserenante: più antica dell’effetto serra, qualcosa che sta alla fonte del nostro essere. Si sentiva mamma. Era una mamma.
Niente.
Kaput.
Per ordine di padre, madre, medico e giudice per una volta alleati e concordi. Stato e famiglia uniti nella lotta.

Ci sono ferite che esigerebbero una cura che non c’è. Qui ora esagero. Ma prima domani di pentirmi, lo scrivo: se ci fosse la pena di morte, e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo e il giudice.

Quattro adulti contro due bambini. Uno assassinato, l’altro (l’altra, in realtà) costretto alla follia.
Si dice: nessuno tocchi Caino, ma Caino al confronto avevale sue ragioni di gelosia. Qui ci si erge a far fuori un piccolino e a straziare una ragazzina in nome della legge e del bene.

Dopo aver messo in mostra meritoriamente questo scempio, il quotidiano torinese la Stampa che fa? Mette pacificamente in lizza due pareri. Sei per il Milan o l’Inter? Preferisci la carne o il pesce?

Non si riesce a credere che ci possano essere due partiti. Sì, perché in fondo la vera notizia è questa, e cioè che ci sia un’opinione ritenuta rispettabile e che accetti la violenza più empia che esista: il costringere una madre a veder uccidere il figlioletto davanti ai suoi occhi.
Non c’è neanche bisogno del cristianesimo. Basta l’Eneide di Vlrgjlio, la saggezza classica. L’orrore è quando i greci assassinano davanti agli occhi di Priamo il figlio.

Invece qui già ci sono`due partiti. Quello pro e quello contro. È incredibile. Come se fosse possibile fare un bel dibattito sul genocidio: uno si esprime a favore, il secondo è perplesso. Ma che bella civiltà, piena di dubbi.
Come scriveva Giovanni Testori, più battiti e meno dibattiti. Specie quando il battito di un innocente è stato soffocato con l’alibi della libertà e della felicità di una che non sa che farsene, se il prezzo è l’aborto.

Questo racconto tenebroso è specchio dei poteri che ci dominano. Lasciamo perdere i genitori, che riescono ormai a pesare solo come ingranaggi inerti.
Ma che la medicina e la magistratura siano complici ci lascia sgomenti. Però a pensarci non è una cosa nuova.
Nicola Adelfi propose, sempre sulla Stampa, l’aborto coattivo, in grado di eliminare i fastidiosi problemi dicoscienza, perle donne di Seveso rimaste incinta al tempo della diossina (2 agosto 1976).

Abbiamo udito qualcosa di simile aproposito di lager nazisti e di gulag comunisti. Ma che questo sia avvenuto in Italia e che abbia menti pronte a giustificarlo è orribile.

http://www.fanpage.it/caso-sallusti-feltri...-renato-farina/

di Andrea Parrella
27 settembre 2012
01:21
Caso Sallusti, Feltri smaschera Dreyfus: è Renato Farina
L'ex direttore di Libero svela rabbiosamente, sul finire della registrazione del programma, il nome del presunto autore dell'articolo che condanna Sallusti: Renato Farina, parlamentare del Pdl.

Caso Sallusti, Feltri smaschera Dreyfus: è Renato Farina.

Vittorio Feltri sbotta a Porta a Porta, svelando chi si nasconderebbe dietro il discusso pseudonimo di Dreyfus, quello che con l'articolo del 2007 su Il giornale ha provocato, a cinque anni di distanza, la condanna a 14 mesi di reclusione senza condizionale per Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale. Si tratta di Renato Farina, parlamentare del Pdl dal 2008 ed ex giornalista. Feltri, sul finire della puntata registrata questo pomeriggio, non si sarebbe trattenuto dal dichiarare il nome dell'autore di quell'articolo che incrimina Sallusti (qui il perché della condanna). La notizia viene pubblicata dal sito del neonato giornale Pubblico (il cui direttore, Luca Telese, era presente in studio). L'ex direttore di Libero, quando Vespa gli chiede un'opinione sul caso, risponde così:

Bene, avevo sperato che avesse lui il coraggio di farsi avanti. Adesso questo nome voglio farlo io, lo fanno molti. Ma è bene che sia conosciuto da tutti: si tratta di Renato Farina.

Pare che Vespa abbia dunque chiesto a Feltri, subito dopo la fine della registrazione, come mai non lo avesse detto prima. La risposta:

L’ho difeso tutta la vita, speravo che avesse un minimo di coraggio, invece è un vigliacco. Speravo si prendesse le sua responsabilità. Non si è verificata ne’ una cosa ne’ un’altra. È semplicemente un pezzo di merda e Alessandro [Sallusti, ndr] sta pagando con un grandissimo coraggio per una colpa che non è sua.

Renato Farina, il presunto Dreyfus

Altrettanto plausibili sono le questioni avanzate nello stesso articolo che divulga la notizia, ovvero che la rivelazione risulta rilevante perché i giudici che hanno emesso la sentenza su Sallusti ha sofferto pesantemente dell'assenza di un punto di riferimento preciso in relazione all'autore dell'articolo. In secondo luogo, essendo Renato Farina un deputato, questo gli avrebbe di fatto concesso di poter beneficiare, probabilmente, dell'immunità parlamentare. Vittorio Feltri si sarebbe adirato, dichiarando di aver difeso Farina per tanto tempo, di avergliene dette al telefono di tutti i colori, chiudendo definendola “una delle più grandi delusioni umane della mia vita”.
 
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Ashmael
view post Posted on 28/9/2012, 18:23




E’ grottesco che si faccia del diffamatore a cottimo Sallusti un martire della libertà d’opinione, scomodando persino il povero Dreyfus. Sallusti non va in galera per “un’opinione”. A prescindere dal fatto che sia o meno giusto (per me non lo è, basterebbe una pena pecuniaria) che ci vada, l’articolo incriminato, scritto da un individuo, Farina, radiato dall’ordine dei giornalisti, era diffamatorio e distorceva i fatti in modo assurdo(un giudice che ordina un aborto?). La diffamazione e la calunnia sono reati non opinioni, e falsare deliberatamente i fatti non è necessariamente un reato, ma resta una menzogna. Non facciamo quindi di Sallusti un martire della libertà d’opinione, e, per favore, lasciamo in pace il povero Dreyfus.

 
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1 replies since 27/9/2012, 06:31   116 views
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