Hanno paura di perdere qualche spicciolo dai pochi fedeli
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Sant’Antonio, quelle transenne inamovibili
Deturpano la chiesa neoclassica ma le ha chieste il parroco al Comune. Dapretto: «Vanno tolte»
Transenne taumaturgiche. Così provvisorie da diventare definitive. Inamovibili. Nate per scacciare i “punkabbestia” e poi utilizzate per tenere a distanza barboni e mendicanti fanno tuttora “brutta mostra” di sé sul pronao del più bel monumento neoclassico di Trieste, la chiesa di Sant’Antonio Nuovo (Taumaturgo) progettata dall’architetto Pietro Nobile. Le transenne sono state messe dal Comune di Trieste su richiesta del parroco don Fortunato Giursi. La chiesa, infatti, è comunale. Dopo i lavori alla facciata di alcuni mesi fa sono riapparse dopo i lavori alla facciata. La prima loro comparsa risale dal 2005 all’epoca dei punkabbestia. Allora, giunta Dipiazza alla guida del Comune, si era progettato addirittura un recinto per isolare il pronao e la scalinata d’ingresso di Sant’Antonio. «Io sono favorevole al recinto. L’ho chiesto diverse volte» dice don Fortunato. Progetto bocciato dalla Sovrintendenza che, invece, non dice nulla sulle transenne provvisorie. «È da 9 mesi che l’assessore Dapretto mi aveva scritto che qualcosa sarebbe stato fatto per rimuovere le brutte transenne che ornano il pronao di Sant’Antonio. Erano state messe dalla giunta precedente per evitare che “punkabbestia” facessero bivacco. In realtà ora la gente si siede sui gradini e, se un problema c’è, sono i ragazzini che giocano all’interno a pallone (delimitando il campo con le transenne) - è la segnalazione inviata all’assessore Edi Kraus -. Credo che siano solo una bruttura che deturpa la vista. Dapretto disse che doveva “trattare” col parroco ma penso che innanzitutto la chiesa sia di proprietà comunale e che in sovrappiù le transenne rappresentino un costo per il Comune che le noleggia».
Le transenne sono brutte? «Che mi forniscano delle transenne d’oro. Almeno così il pronao rimane pulito. Servono al decoro della chiesa. Se togliamo le transenne quello lì diventa un porcile. Ieri sera ho dovuto spostare degli scatoloni vuoti messi là da qualcuno che voleva dormire» attacca il parroco. «Ogni notte vedo gente che dorme. Alla mattina li sveglio e cerco di far pulizia. Ieri sera (lunedì, ndr) ho dovuto rimuovere sette o otto scatoloni messi lì. Chi si lamenta delle transenne venga a fare le pulizie» aggiunge il parroco.
E l’assessore Dapretto? Conferma l’esistenza del problema. «Le transenne non sono una soluzione. So che il parroco chiede di delimitare l’area. Ma quella delle transenne non è una maniera decorosa, visto il valore architettonico di Sant’Antonio. Farò un incontro con il parroco e troveremo una soluzione. È un monumento e deve essere goduto nella sua interezza. Ho pensato anche a delle fioriere, ma non so se ha senso. Comunque ha ragione chi ci segnala il problema. Quelle transenne non possono stare lì. Vanno rimosse». (fa.do.)
11 settembre 2013
http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2014/0...tonio-1.9011362Le transenne “imperiture” di Sant’Antonio
Anche il sindaco sollecita la rimozione. L’assessore Dapretto: «Le faccio sparire entro l’estate»
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«Che facciamo?». Andrea Dapretto, assessore ai Lavori Pubblici, tenta la soluzione “leninista” per risolvere la questione delle transenne “imperiture” davanti alla chiesa Sant’Antonio Nuovo. «Parlerò con il parroco» aveva assicurato nel settembre scorso. Ma parlare con don Fortunato Giursi dev’essere più complicato che parlare con Papa Francesco. «Che fare?» si chiede l’assessore. Alle pressioni del collega di giunta Edi Kraus ora c’è anche un tweet del sindaco a ricordargli l’incombenza dopo l’ennesima sollecitazione del solito concittadino: «L’assessore Dapretto ha preso impegno da due anni per far togliere le brutte transenne». Che sono comunali come la chiesa di Sant’Antonio, il più bel monumento neoclassico di Trieste. «È una cosa che ho bene in mente. Il problema è che il parroco desidera che le transenne vengano mantenute» spiega Dapretto che ha sempre dichiarato che lui vorrebbe la chiesa liberae fruibile all’esterno in tutta la sua bellezza: «Mi è difficile pensare che su un edificio del genere si possa aggiungere qualcosa alla perfezione neoclassico. Quelle ringhiere non sono un bello spettacolo». Non basterebbe quindi toglierle? «Certo, basta toglierle. Ho tentato più volte di convincere il parroco, ma c’è una cerca ritrosia del parroco che considera le transenne utili a mantenere un certo decoro all’ingresso della chiesa evitando i bivacchi. Ci ritornerò sopra con il parroco per trovare una mediazione» aggiunge l’assessore. Ma quale mediazione? «Non so in effetti quali. Le transenne si possono semplicemente levarle. Non ci sono altre soluzione». Neppure delle fioriere ovvierebbero al problema. «La bellezza dell’edificio non lo consente. il pronao deve restare nudo e crudo. Sarebbe come mettere delle fiorire davanti al pronao del Partenone». Che fare, quindi? «Mi prendo l’impegno di farle sparire entro l’estate» assicura Dapretto. Anche senza la benedizione del parroco... (fa.do.)
08 aprile 2014
www.agoravox.it/Il-caso-transenne-della-Chiesa-di.htmlIl caso transenne della Chiesa di Sant’Antonio Nuovo di Trieste
Collocate dal Comune di Trieste, su richiesta del parroco della Chiesa di Sant'Antonio Nuovo, continuano, come è giusto che sia, a far discutere le transenne antiquestua, antielemosina, che dovrebbero tutelare il decoro e l'immagine di una situazione a dir poco surreale. È incredibile che una chiesa, con la complicità del Comune, debba ricorrere alla transenne, tra l'altro orrende ma non meno orrenda è la loro funzione, per evitare che la gente possa sedersi lì per chiedere l'elemosina. Non sia mai una cosa del genere. Si deturpa l'immagine. Si violenta il decoro.
Certo.
Il tutto, in un Paese, quale l'Italia, dove se vieni condannato per aver evaso centinaia di milioni di euro, mica noccioline, vieni condannato a quattro ore settimanali di servizi sociali per un periodo di dieci mesi... questo invece è altamente decoroso per il sistema Italia.
Ma rimanendo a Trieste, si parla di inviolabilità di quel luogo sacro. Certo. Concetto mutabile in base ai tempi storici. Per esempio nel novembre del 1953 venne "violato" dai cerini. La situazione paradossale è che mentre questa società, impermeata di apparenza, elogia la nudità e la semplicità del nuovo papa, la Chiesa tutela a volte solo la propria immagine, il proprio decoro ricorrendo a delle transenne.
Ma da chi deve tutelarsi?
Da chi allungando la mano chiede l'elemosina per ragioni varie; non sta a me giudicare e nessuno di noi deve essere un giudice di quanto esse siano vere o meno. Tuttavia al centro della città ciò non deve accadere. In periferia, invece, occhio non vede cuore non duole; neanche quello del decoro è un problema. Ma quale decoro in una città che vede a pochi minuti dal centro, area porto vecchio, un degrado allucinante? Ed è la prima cosa che osserverai non appena giungerai a Trieste con il treno!
Vi è anche chi ha scritto che la questua è vietata in tutti i paesi occidentali e che sarebbe consentita solo in Italia, riportando anche l'esempio della Grecia. Ovviamente ciò è falso. In Grecia, per esempio, a rendere difficile, prima di tutto, l'elemosina, sono stati i neonazisti di Albadorata che nel 2013 hanno preso a calci anche una bambina, non di nazionalità greca. In Austria, la Corte costituzionale dichiarava nulli i divieti totali di accattonaggio così pronunciandosi "L’incontro con altre persone (...) è inerente ai luoghi pubblici stessi. Un disturbo dell’ordine pubblico non può derivare (...) dalla sola presenza, in luoghi pubblici, di singole persone che cercano di ottenere aiuti finanziari senza dar prova di comportamenti qualificati, per esempio, come invadenti o aggressivi."
In Italia era vietata fino al 1995, poi intervenne la Corte Costituzionale che abrogò il reato di accattonaggio stabilendo che la richiesta di elemosina è lecita purché sia "una legittima richiesta di umana solidarietà volta a far leva sul sentimento della carità che non intacca né l'ordine pubblico né la pubblica tranquillità". È vero invece che esistono delle regolamentazioni specifiche in materia, in diversi Paesi e città, che vietano la mendicità aggressiva, molesta o petulante ma non vietano in via generale la questua.
Non è questione di guerra tra poveri, non è questione di guerra tra disgraziati e disgrazie. È una questione di tolleranza. D'altronde è facile sparare a zero verso chi non può esercitare alcun diritto di difesa e che forse neanche è a conoscenza dei dibattiti che emergono in merito a tale questione. Nessuno vuole legittimare eventuali situazioni di sfruttamento o di illegalità, sia ben chiaro ciò.
D'altronde, se una città è costretta a ricorrere alle transenne e non alla via del dialogo e del confronto per evitare che le persone possano sedersi lì, per motivi diversi e non univoci, ciò significa che vi è un problema culturale enorme e spesso la via breve, quella dell'autoritarismo, è la più semplice da adottare.
Gli effetti che produce, però, sono sempre, o meglio spesso, contrari ed alimentano intolleranza verso chi pratica e legittima questa politica della transenna per la salvaguardia del presunto decoro, concetto tanto astratto da essere evidnetemente un alibi dietro al quale nascondere altre questioni e principi, sottili ma resistenti, finalizzati ad affermare la violenza dei muscoli per sopperire a quel vuoto culturale regnante, a quanto pare, anche a Trieste.