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Cile. Preti pedofili, più di 200 denunce per abusi nei collegi, Le scuole cattoliche paradiso dei preti criminali

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pincopallino2
view post Posted on 12/1/2018, 18:43 by: pincopallino2

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Bergoglio accusato di aver protetto vescovi e preti pedofili

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http://www.ilmessaggero.it/primopiano/vati...si-3479864.html

Cile in fiamme alla vigilia della visita del Papa: bombe carta nelle chiese, occupata la nunziatura

di Franca Giansoldati
Città del Vaticano - Non sarà un viaggio facile quello di Papa Francesco in Cile. Da settimane si assiste a una escalation preoccupante: le polemiche e il malcontento hanno origine per come la Chiesa cilena e il Papa hanno gestito la piaga della pedofilia. A questo si aggiunge il dissenso contro la visita papale - che inizierà lunedì prossimo - per via dei costi altissimi sostenuti dal governo, circa 7 milioni di dollari, necessari per gli spostamenti, la sicurezza, il dispositivo dell’accoglienza.

Nel frattempo un gruppo di manifestanti, capeggiati dall’ex candidata presidenziale Roxana Miranda, ha occupato oggi la sede della nunziatura apostolica nella capitale cilena. Urlando «Qui il problema non è la fede, ma piuttosto i milioni che si stanno spendendo» ha infiammato ancora di più la piazza. Miranda, leader di un gruppo di senza tetto, sulla sua pagina di Twitter, ha pubblicato un video nel quale si vede come agenti delle forze di sicurezza cilene sono entrati nella sede della nunziatura, malgrado i manifestanti abbiano cercato di impedire l’accesso. Mezz’ora dopo, un nuovo messaggio informava che i manifestanti sono ora detenuti in un ufficio dei carabinieri cileni nel quartiere di Providencia, insieme allo slogan «i soldi del fisco se li porta via Francisco».

Il Cile è in fiamme anche per come Papa Francesco sta gestendo il caso di un vescovo che avrebbe coperto un caso conclamato di pedofilia. Francesco nonostante le reiterate lamentele da parte dei fedeli per avere nominato vescovo Juan de la Cruz Barros, che ha mantenuto al suo posto in questi anni nonostante le imponenti manifestazioni di protesta, anche politiche, e le accuse di tre vittime e da numerosi sacerdoti e fedeli, che gli imputano di essere stato complice degli abusi sessuali compiuti dal sacerdote Fernando Karadima, per molti anni una celebrità della Chiesa cilena, ormai ottantenne e condannato solo nel 2012. Un ritardo nel tutelare i minori giudicato imperdonabile. Forse è per questo motivo che un gruppo di vandali hanno attaccato a titolo dimostrativo tre chiese a Santiago del Cile, gettando bombe carta che hanno causato modesti danni. A questi atti violenti sono stati diffusi dei volantini contro la visita papale. Uno di questi recitava: «Caro Papa Francesco la prossima bomba potrebbe essere per te».

Venerdì 12 Gennaio 2018 - Ultimo aggiornamento: 18:11

http://www.lastampa.it/2018/01/12/vaticani...r1O/pagina.html
Proteste contro il Papa in Cile, occupata la nunziatura
Il gruppo attivista Andha Chile: «Troppi soldi spesi per la visita, mentre nel Paese ci sono miseria e omicidi». Nella notte ordigni incendiari contro quattro Chiese. Bachelet: «Accogliere il Pontefice con rispetto»
AP
Una delle parrocchie attaccate a Santiago del Cile


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Pubblicato il 12/01/2018
Ultima modifica il 12/01/2018 alle ore 18:24
SALVATORE CERNUZIO
CITTÀ DEL VATICANO
I manifesti di “Bienvenido” hanno lasciato il posto ai manifestanti che hanno occupato la nunziatura e lanciato bombe artigianali contro le Chiese a Santiago del Cile, dove in queste ore, a due giorni dall’arrivo di Papa Francesco, sono scoppiate violente proteste contro la visita del Pontefice. Gli ultimi aggiornamenti della stampa cilena riferiscono che la nunziatura apostolica della capitale – che sarà la residenza del Papa nei tre giorni di trasferta dal 15 al 18 gennaio – è stata occupata per mezz’ora (poi liberata dalla polizia) da un gruppo di manifestanti riuniti sotto l’associazione di popolo Andha Chile, capeggiata dall’ex candidata presidenziale Roxana Miranda. Un gesto che segue gli attacchi a quattro parrocchie di diverse zone della città avvenuti questa notte.



Dietro alla rivolta del gruppo – organizzazione popolare che raccoglie anche alcuni disoccupati e senzatetto - non ci sono né problemi politici né di fede «ma piuttosto i milioni che si stanno spendendo» per l’accoglienza del Papa, come spiega Roxana Miranda sul suo account Twitter, annunciando l’inizio di una «agenda di lotta». Si parla di circa 10 milioni di pesos spesi per la visita del Papa, il 70% dei quali messi a disposizione dello Stato, il 40% a carico della Chiesa.



Un affronto a detta dei manifestanti, il cui slogan è «I soldi del fisco se li porta via Francisco». «Qui in Cile – si legge sull’account di Andha Chile - ci sono miseria, pedofilia, omicidi e nessuno fa niente, però si spendono milioni per un personaggio religioso». Sempre tramite i social sulla sua pagina di Twitter, Miranda ha pubblicato un video nel quale si vedono agenti delle forze di sicurezza cilene entrare nella sede della nunziatura, malgrado i manifestanti abbiano cercato di impedire l’accesso. Trenta minuti dopo, un nuovo messaggio ha riferito che gli autori delle proteste e dell’occupazione sono detenuti in un ufficio dei carabinieri cileni nel quartiere di Providencia.



Sempre le forze dell’ordine hanno sventato questa notte un quarto attacco organizzato nel santuario di Cristo Pobre, situato vicino alla stazione della metropolitana Quinta Normal, dove un bidone era stato riempito di combustibile. Danneggiate gravemente invece altre tre Chiese, specie nelle loro porte e facciate. Come ad esempio quella di Santa Isabel de Hungría, nella zona della stazione centrale, dove i manifestanti hanno gettato un panno impregnato di combustibile all’ingresso e appiccato il fuoco, provocando un incendio poi sedato dai Vigili del fuoco. Un sacerdote, residente nella canonica, padre Fernando Ibáñez, ha riferito alla locale radio Cooperativa che poche ore prima alcuni giovani erano passati davanti alla chiesa gridando insulti. Poco dopo, ha riferito, «ho sentito un cane abbaiare e dalla mia finestra ho visto la luce di una fiamma, mi sono alzato e ho chiamato il parroco don Cristian, mentre i vicini gridavano, ci chiamavano», così «ho preso un tubo e ho cominciato a spegnere il fuoco».



Negli stessi attimi a Penalolén, alla cappella del Cristo Vencedor, ignoti facevano esplodere una bomba che ha provocato lievi danni, e a Recoleta, veniva colpita la cappella dell’Emmanuel intorno alle tre di notte (ora locale) con un ordigno che, esplodendo, ha squarciato una porta e rotto alcune finestre. A riferire di quest’ultimo caso è la polizia che spiega di aver rinvenuto «oggetti che sono stati schedati per essere inviati all’ufficio del pubblico ministero». Sul luogo dell’attacco è giunto nelle prime ore del mattino anche il ministro dell’Interno cileno, Mahmud Aleuy, che ha stigmatizzato l’uso della violenza in un Paese caratterizzato dalla libertà di opinione e annunciato che il governo farà causa a tutti i responsabili degli attacchi.



Da parte sua la “presidenta” uscente del Cile, Michelle Bachelet , ha condannato duramente le azioni di protesta: «Quanto accaduto è molto strano perché non è qualcosa che si può attribuire a un gruppo specifico», ha detto. Ha poi confermato che, in vista dell’arrivo di Papa Francesco, il governo cileno ha fatto tutto quanto in suo potere per aiutare nella pianificazione e nell’organizzazione del viaggio apostolico. In particolare gli sforzi dell’esecutivo si sono concentrati sulla sicurezza, sul sostegno per facilitare l’accesso ai luoghi degli eventi, così come il movimento dei fedeli. Bachelet ha esortato ad accogliere il Papa «in un clima di rispetto» e «a vivere questa visita in un clima di rispetto, di solidarietà e di allegria fra noi».



Non è la prima volta che le Chiese in Cile vengono assaltate o bruciate: si contano circa 36 luoghi di culto, incluse piccole cappelle, attaccate lungo gli ultimi 25 anni. Finora non ci sono state rivendicazioni ufficiali dei quattro attacchi di stanotte, ma sembra che essi rechino la firma di rappresentanti Mapuches, minoranza – una delle più numerose di tutta l’America latina, dove i gruppi etnici vanno via via scomparendo (attualmente sono oltre un milione e 500mila su 15 milioni di abitanti, quindi circa il 10% della popolazione) – che da anni chiede al governo il riconoscimento dei suoi diritti e di uno Stato binazionale oltre alla restituzione delle terre sottratte nel corso di cinque secoli ora in mano a multinazionali o proprietari terrieri esteri.



Non particolarmente ostili alla già fragile Chiesa cilena – che, anzi, si è spesso schierata in loro favore – i Mapuches hanno scelto comunque la via della violenza per dare visibilità internazionale alla loro protesta, specie in questi giorni in cui, con il Papa, gli occhi del mondo sono puntati sul Cile. Lo osservano diversi analisti che spiegano come la stessa presa della nunziatura sia un’abile manovra per amplificare il movimento di opposizione che da diverse settimane è andato espandendosi in diverse città cilene e che ora sta vivendo un “salto di qualità” assumendo i tratti di un progetto politico con un proprio impianto ideologico.



Anche padre Felipe Herrera, portavoce della Commissione nazionale della visita di Francesco in Cile, ha parlato al Sir di «atti di vandalismo compiuti per attirare l’attenzione»: non c’è «nessun attacco terroristico», ha assicurato il sacerdote, piuttosto manifestazioni di «uno scontento sociale altissimo». In ogni caso «siamo abituati», dice Herrera, «e la gente sta attendendo con gioia il Papa». «La Chiesa locale non è preoccupata per la riuscita della visita del Papa in Cile. Quello che vogliamo dare è un messaggio di calma, di tranquillità».
 
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