Laici Libertari Anticlericali Forum

Pedofilia e abusi nei Legionari di Cristo. Le scuse della Congregazione "solo 27 preti pedofili", 60 anni di omertà sui crimini abominevoli di p. Maciel e del discepoli fatti passare come pochi casi isolati

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view post Posted on 21/12/2006, 07:16
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60 anni di omertà sui crimini abominevoli di p. Maciel e del discepoli fatti passare come pochi casi isolati

marcel-macial-degollado-e-wojtyla-1256773


www.tgcom.mediaset.it/cronaca/artic...olo341078.shtml


20/12/2006
Trovati 2 bimbi francesi scomparsi
Roma, erano con zia in centro religioso
Vincent e Cassandra, due bambini francesi di 11 e 9 anni, scomparsi sabato a Meaux, in Francia, sono stati trovati dagli agenti della Squadra mobile di Roma in un istituto religioso della capitale italiana. I due bambini erano in compagnia di una zia e sono in buone condizioni. I piccoli saranno affidati a una struttura di accoglienza del Comune di Roma mentre si valuta se arrestare la parente.


La Squadra mobile, diretta da Alberto Intini, è in attesa del mandato di arresto internazionale. La notizia del ritrovamento a Roma dei due bambini è stata diffusa proprio da Meaux, secondo informazioni apprese dalle autorità giudiziarie locali.

La polizia italiana aveva ricevuto martedì, attraverso l'Interpol, notizie diffuse dalla polizia francese secondo le quali i bambini potevano essere a Roma. Ma i piccoli non sono stati trovati nell' istituto che era stato indicato dai colleghi francesi agli agenti. E sono proseguendo le indagini, è stato individuato un analogo centro dove Vincent e Cassandra potevano essere. Al momento dell'arrivo della polizia sia i piccoli che l'adulta erano assenti, in giro per Roma; sono stati fermati al loro rientro, intorno alle 21. Secondo quanto si è appreso, Vincent e Cassandra sono tranquilli.

I due bambini sono stati rintracciati grazie alle loro fotografie pubblicate sul giornale francese "Le Figaro". Una religiosa francese che lavora in un centro pastorale di accoglienza a Roma aveva notato la straordinaria somiglianza tra i due piccoli scomparsi e i due bambini che avevano chiesto asilo da qualche giorno.

Vincent e Cassandra si trovavano in una struttura protetta in Francia da ottobre di quest'anno per decisione di un tribunale che aveva ritenuto la madre non adatta ad occuparsene. La donna, Brigitte Nagy, 45 anni, impiegata in una clinica, viene descritta come psicologicamente instabile. La donna è militante di un'associazione religiosa conservatrice, i "Legionari di Cristo" con sede a Roma. E proprio in quella direzione si erano orientate le ricerche dei figli. E' lei che probabilmente ha affidato i bambini alla sorella. Sarà sottoposta a processo per sottrazione di minori (sequestro) e averli condotti fuori dalla Repubblica. Reato che, in Francia, prevede fino a 3 anni di reclusione.

"Un operazione perfetta"
Il ritrovamento dei bambini è stato definito come un'operazione "molto veloce e dall' esito felice", condotta con una "cooperazione perfetta tra la polizia italiana, quella francese e l'Ambasciata di Francia" dalla vice addetta alla sicurezza della stessa ambasciata di piazza Farnese, Claude Mache, secondo la quale la polizia italiana è stata "meravigliosa", perche' ha "trovato velocemente i bambini e li ha trattati molto bene, con professionalità e umanità".

Edited by pincopallino2 - 22/3/2021, 19:52
 
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dirk58
view post Posted on 21/12/2006, 22:27




Siamo alle solite....gente fanatica che non ha paura di nulla e non rispetta niente e nessuno.....
 
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view post Posted on 15/1/2007, 13:44
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http://www.vivereacomo.com/2007/01/15/zenit-la-cnn-papale/

Zenit la CNN Papale


15/01/2007 Posted in No Media, No Party di: Sir Percy Blakeney EMail This Post Print This Post (Valuta il Post) Loading ...
Interessante news pubblicata da La Stampa: Zenit Sarà la nuova tv del Santo Padre. Il Vaticano ha deciso di lanciare un servizio di informazione televisiva che offrirà alle emittenti cattoliche di tutto il mondo «contenuti che riflettano l’immagine del mondo visto da Roma». L’avvio di Zenit coincide col piano di ridefinizione della comunicazione d’Oltretevere. Include l’accentramento dei media vaticani in un unico dicastero e la soppressione del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, presieduto dall’arcivescovo americano John Patrick Foley.

Un’iniziativa di grande rilievo che colma il vuoto lasciato da Telepace, rete ufficiosa del Vaticano che dopo sedici anni ha cancellato dal palinsesto i tg e le news dalla Santa Sede. Nel progetto di snellimento e unificazione per area tematica degli enti curiali - predisposto dal cardinale Attilio Nicora - presidente dell’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica (Apsa), la centrale unica della emittenti e mezzi di informazione della Santa Sede (incluso il quotidiano L’Osservatore Romano) prevede un ruolo di coordinamento per il gesuita padre Federico Lombardi. È il portavoce papale che già dirige la sala stampa della Santa Sede, Radio Vaticana e il Centro televisivo vaticano (Ctv).

DIRETTORE SPAGNOLO - La tv papale si propone come sviluppo via etere dell’agenzia di stampa cattolica Zenit che dal ‘98 fornisce informazioni e notiziari telematici sull’attività della Santa Sede e la vita della Chiesa. A guidare la tv è stato chiamato il direttore di Zenit, lo spagnolo Jesús Colina, membro di Regnum Christi, braccio laico dei Legionari di Cristo.
Servizi, reportage e approfondimenti giornalistici sulla giornata del Pontefice e gli impegni della Curia saranno prodotti in inglese, spagnolo, italiano, francese e tedesco. Tutti i contenuti dell’emittente saranno offerti, oltre che alle tv cattoliche, su internet e cellulari.

LA CONCORRENZA AMERICANA - Una rete multimediale a diffusione planetaria col compito di diffondere, attraverso una pluralità di strumenti di comunicazione, la voce del Papa e il messaggio della Chiesa. Sulla decisione di lanciare la nuova video-agenzia ha influito la crescita del canale satellitare cattolico Ewtn. Tra le priorità di Zenit c’è quella di evitare che il canale statunitense Ewtn sia confuso con la voce ufficiale della Chiesa anche su questioni scomode per i conservatori americani, come la guerra in Iraq.

A fornire il know-how all’impresa è la collaudata capacità organizzativa dei Legionari di Cristo, che nel panorama della Chiesa costituiscono una realtà influente e in controtendenza: crescono con rapidità in un’epoca segnata dalla secolarizzazione. Ogni 10 anni raddoppiano le vocazioni, decine di migliaia di membri del Regnum Christi lavorano a tempo pieno come evangelizzatori al servizio delle parrocchie.

Come già accaduto per Focolarini, Opus Dei, Comunione e liberazione, anche la crescita inattesa dei Legionari è accompagnata da diffidenze, incomprensioni e ostilità. Come quella del cardinale Ottaviani, capo del Sant’Uffizio, bilanciata dal favore di vescovi sudamericani e cardinali di curia come Nicola Canali. Vengono definiti misteriosi nel carattere iniziatico del loro confronto con la società; profetici nel predicare un cattolicesimo lontano dalle mode dei cenacoli culturali, attento alle esigenze spirituali della base; tradizionalisti per la difesa del patrimonio di fede; moderni nel far fronte alle sfide della contemporaneità con strumenti culturali d’avanguardia. Rapportato alla religiosità «protestantizzata», secondo la definizione di don Giussani, lo stile popolare della congregazione emerge dal rispetto per la devozione della gente. La fede dei semplici anteposta a quella dei colti.

L’OBIETTIVO - L’ideale, quindi, per adattarsi al linguaggio tv, e per fare di Zenit il pulpito mondiale degli evangelizzatori del Papa. La «new wave» della comunicazione vaticana si propone di attuare le linee-guida di Benedetto XVI sui media. «I progressi tecnologici hanno vinto il tempo e lo spazio, permettendo la comunicazione istantanea e diretta tra le persone anche quando sono divise da enormi distanze - dice il Pontefice - questo sviluppo implica un potenziale enorme per servire il bene comune e costituisce un patrimonio da salvaguardare e promuovere». Con un mandato per i suoi comunicatori: «Illuminare le coscienze degli individui e aiutarli a sviluppare il proprio pensiero».

I GESTORI - NUOVI SOLDATI DEL VATICANO…
I Legionari di Cristo sono un ordine religioso che dal Messico è sbarcato in Spagna e in Irlanda, prima di arrivare in Italia. Entrare nella congregazione, nata a Città del Messico nel 1941, richiede quattordici anni di studio e apostolato, tanto che la rivista americana «Time» ha equiparato i Legionari ai Gesuiti per la disciplina e la complessità del percorso formativo. Alla crisi delle vocazioni la congregazione di diritto pontificio oppone una forte crescita nel numero di sacerdoti e chierici. Si preparano nei venticinque seminari e noviziati sparsi nei cinque continenti. Fra i loro compiti ci sono la collaborazione con i vescovi nelle diocesi e la formazione dei 60 mila laici che aderiscono al movimento Regnum Christi. Pio XII li ricevette, col loro fondatore Marcial Marciel, con le parole: «Siate come un esercito schierato». Nei loro ranghi figurano personaggi come l’imprenditrice spagnola Alicia Koplowitz, una delle donne più ricche del mondo. Maria Chiara Fazio, figlia dell’ex governatore di Bankitalia, ha preso gli ordini nel ramo femminile. Giovanni Paolo II li definì un «Ordine traboccante di vocazioni».

 
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dirk58
view post Posted on 15/1/2007, 23:51




Galileo mi meravigli!
Ti stupisci di cosa?
che il vaticano accolga questi nuovi ordini......il motivo cè e non è religioso.....
Ma il DANARO!!!!!
 
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view post Posted on 21/5/2007, 22:32
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http://fainotizia.radioradicale.it/2007/05...acial-degollado

Una Chiesa senza memoria: i Legionari di Cristo ignorano le responsabilità pedofile di Marcel Macial Degollado, glorificandolo.invia a un amico
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Dal blog di Giacomo Nardone (101) - Lunedì, 21 Maggio 2007 - 10:01pm Monta lo scandalo sul documento “Instructio de modo procedendi in causis de crimine sollicitationis” e sulla rimarchevole lettera di Joseph Ratzinger del 18 maggio 2001, quando come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l’ex inquisizione, poneva il segreto pontificio sui casi di abusi su minori, ma anche sui casi in genere di abusi sessuali perpetrati in funzione della condizione di confessore, leggi ricatti a sfondo sessuale. Anche grazie al video “Sex Crimes & Vatican”, prodotto dalla BBC e pare acquistato da Michele Santoro, ma pubblicato su Google Video con i sottotitoli in italiano.

Ma mentre montano queste notizie, è ormai caduta la sordina sul caso vergognoso delle denunce rese nel 1988 contro Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo (Congregación de los Legionarios de Cristo) e dell’associazione laica parallela Regnum Christi.

La denuncia gravissima portò la firma, coraggiosamente in chiaro, di ex legionari dello spessore di Félix Alarcón Hoyos, sacerdote spagnolo che esercita negli USA, José de J. Barba Martín, professore presso l’Istituto Tecnologico del Messico, Saúl Barrales Arellano, professore in un collegio cattolico, Alejandro Espinosa Alcali, un importante allevatore, Arturo Jurado Guzmán, es professore presso la Scuola di Lingue del Dipartimento della Difesa degli USA, Fernando Pérez Oliera, ingegnere chimico, José Antonio Pérez Oliera, avvocato e Juan José Vaca Rodríguez, ex sacerdote, stretto collaboratore di Maciel per oltre trent’anni ed ex presidente dei Legionari di Cristo negli USA.

Dopo tre anni dalla denuncia, documentatissima “Carta Abierta” ancora reperibile su Internet a questo link, nel 2001 Ratzinger impone sui casi di abusi sessuali su minori il segreto pontificio, avocando alla propria congregazione per la fede il diritto esclusivo sulle indagini. Perché?

Finalmente nel 2004, ben sei anni dopo, l’allora pontefice Giovanni Paolo II incarica proprio Ratzinger di aprire una indagine su Maciel. Dopo ulteriori due anni, nel 2006, giunge la decisione Vaticana, che in modo apertamente ipocrita è la seguente:” Dopo aver sottomesso le risultanze dell’investigazione ad attento studio, la Congregazione per la Dottrina della Fede, sotto la guida del nuovo Prefetto, Sua Eminenza il Cardinale William Levada, ha deciso - tenendo conto sia dell’età avanzata del Rev.do Maciel che della sua salute cagionevole - di rinunciare ad un processo canonico e di invitare il Padre ad una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando ad ogni ministero pubblico.”

Insomma, nel 2001 si decreta che i delitti contro i minori si prescrivono o entro 10 anni o quando il minore non sia più tale, nel maggio del 2006 si censura, sostanzialmente, l’ormai quasi novantenne Maciel, nato nel 1920.

Un po’ tutto a tacere e un po’ di perdono per l’anziano. E su questo non ci va neanche di commentare. Ma quello che opprime ogni sentimento, lasciando veramente sgomenti, è la visita al sito (italiano e non) dei Legionari di Cristo, dove pur di non rinnegare il proprio fondatore si effettua una vera e propria esaltazione di Marcel Maciel. Tutt’oggi, come visibile al link reperibile qui e attraverso la pubblicazione di libri e testi consultabili allegramente on line.

Insomma, è vero quanto accade in tanti posti del mondo e in Italia: nonostante la gravità del crimine commesso, come stesso Ratzinger afferma nella lettera del 2001, in cui gli abusi sessuali su minori vengono paragonati al furto o uso sacrilego dell’ostia consacrata, il sacerdote pedofilo non deve essere consegnato alla legge penale del paese in cui delinque, attraverso una sollecita e determinata denuncia, ma va semplicemente “spostato” e “sostenuto”, pronto a commettere altri atti impuri su minori, come tanti casi insegnano. Così Marcel Macial va invitato a vita riservata, ma i suoi fedelissimi legionari possono esaltarne la figura pederasta, grazie anche all’uso dell’immunità che fece Ratzinger appena Papa per evitare, come gli fu richiesto, di testimoniare per i numerosissimi casi di pedofilia su cui una commissione specifica indaga negli Sati Uniti.

Perché?

A noi pare che qualcosa non vada, e non ci può sfuggire come ciò necessariamente dipenda dai disturbi psico-sessuali e morali imposti dal divieto ai sacerdoti cattolici di sposarsi ed avere ordinari rapporti sessuali, auspicando un ascetismo poco praticato, come dimostrano tanti figli di Papa.
 
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pippo777
view post Posted on 22/5/2007, 10:33




l'ipocrisia ......... valori per gli altri.........l'omertà per i loro delitti.
 
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Scarpia
view post Posted on 22/5/2007, 19:41




ma non hanno tutti i torti a celebrarlo.
Hanno come leader un pastore tedesco amico dei pedofili, e in quelle istituzioni si obbedisce sempre al capo.
 
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view post Posted on 31/1/2008, 22:28
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http://notizie.alice.it/notizie/politica/2...l,13950726.html

CHIESA/ MORTO FONDATORE LEGIONARI DI CRISTO MARCIAL MACIEL
Era stato accusato di abusi sessuali
postato 4 ore fa da APCOM
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Roma, 31 gen. (Apcom) - E' morto padre Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, all'età di 87 anni, negli Stati Uniti, per cause naturali. Lo riferisce una nota del movimento, precisando che padre Maciel ha manifestato a padre Alvaro Corcuera, direttore generale della Congregazione dei Legionari di Cristo e del Movimento Regnum Christi, il desiderio che i suoi funerali fossero tenuti in un clima di preghiera e in forma semplice e privata.

Nei suoi 87 anni di vita padre Maciel ha dedicato le sue energie al compimento dell'opera che Dio gli ha affidato per collaborare alla missione evangelizzatrice della Chiesa, in modo che uomini e donne di tutte le condizioni sociali potessero conoscere, vivere e diffondere l'amore di Cristo e la buona novella del suo Vangelo.

Accusato di abusi sessuali nei confronti di alcuni giovani seminaristi e di Absolutio complicis in peccato contra sextum (il diritto canonico proibisce ai sacerdoti di assolvere in confessione un complice nei peccato contro il sesto comandamento, ndr), nel 2006 il prelato è stato convocato in giudizio presso la Congregazione per la Dottrina della Fede: per l'età avanzata e la cagionevole salute di Maciel, la Congregazione ha rinunciato al processo canonico contro Maciel, raccomandandogli "una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando ad ogni ministero pubblico". Nel gennaio del 2005 Marcial Maciel aveva lasciato la carica di Superiore Generale della congregazione da lui fondata.


 
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view post Posted on 1/2/2008, 08:06
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http://www.fisicamente.net/index-716.htm#a

Così abusava di noi

Otto ex discepoli accusano il fondatore

Il papa sarà pure un generale senza divisioni, come ironizzava Stalin. Ma di legioni sue ne ha fin troppe. Ha i Legionari di Maria, quelli che hanno per gladio il rosario. E soprattutto ha i Legionari di Cristo. Tra pochi giorni, in trasferta per la terza volta a Città del Messico, Giovanni Paolo Il passerà compiaciuto in rivista il loro primo acquartieramento. Perché è da lì che s'è messa in marcia questa falange. È da Iì che si è propagata nel mondo. Con una geometrica potenza (vedere il grafico in questa pagina) che non ha eguali in altre milizie cattoliche. Il loro fondatore e condottiero è il prete messicano Marcial Maciel, 78 anni, stessa età del papa. Marziale anche nel nome, da perfetto Von Clausewitz in sacris.

Dei Legionari di Cristo si sa poco, fuori. Anche perché hanno sempre schivato di farsi pubblicità. «È la prima intervista che do», dice all'inviato dell"'Espresso" padre Thomas Williams, 36 anni, americano del Michigan, rettore della casa generalizia e portavoce ufficiale dell'ordine.

Documentazione stampata? Al minimo. Una réclame dell'Ateneo pontificio Regina Apostolorum, la loro facoltà teologica di Roma, un bell'edificio lindo sulla via Aurelia. Un paio di giornaletti per promuovere le vocazioni. Un solo libro del fondatore, Maciel:«La formazione integrale del sacerdote», noioso già nel titolo e dentro ancor di più, stampato da Città Nuova, l'editrice dei Focolarini. Quanto alla storia dell'ordine, gli unici dati pubblici sono in un volume celebrativo, fuori commercio, stampato nel 1991, cinquantesimo compleanno dei Legionari.

Il resto è sommerso. Solo per iniziati. A cominciare dagli scritti a uso interno di padre Maciel, che sono tanti, editi e inediti, la maggior parte in stile epistolare. Il breviario del Legionario tipo è un volumotto con sovraccoperta viola, dal titolo "Messaggio", un'antologia di lettere del fondatore dal 1937 al 1981. Ma poi c'è tutta una miriade di librettini dai titoli vaghi: «Tempo ed eternità», «La carità evangelica», «L'uomo del Regno». Quest'ultimo si presenta come «lettera a tutti gli imprenditori e signori del Regnum Christi» ed è fatto per andare in mano a uomini d'affari e capitani d'industria.

«Perché la nostra attività precipua è la formazione, in primo luogo delle élite», spiega padre Wllliams. In questo, i Legionari di Cristo assomigliano un po' all'Opus Dei e, risalendo più indietro, ai gesuiti. Anche nel fondare in tutto il mondo università e scuole private di qualità.

«Una loro idea madre è l'equivalenza tra successo professionale e benedizione divina», conferrna Davide Venturini, un avvocato della Sacra Rota che è stato membro del Regnum Christi, l'associazione laicale che fa da alone ai Legionari propriamente detti. Venturini è di Ferrara, e nella sua città i Legionari hanno amico li vescovo Carlo Caffarra, più papista del papa nel predicare una morale sessuale ultrarigida. «La fedeltà assoluta al papa è un altro dei caratteri distintivi dei Legionari», aggiunge Venturini. Caffarra l'hanno chiamato più volte a Città del Messico a tenere lezioni in un istituto di morale famigliare intitolato a Giovanni Paolo II. E qualche mese fa sembravano sul punto d'aprire a Ferrara un altro loro seminario minore, per ragazzi delle medie: il secondo in Italia, dopo quello già in funzione a Gozzano, in diocesi di Novara.

Perché è nei preti che essi vedono l'élite delle élite. Da educare, quindi, con particolarissima cura. I Legionari di Cristo sono per definizione maschi e preti consacrati, o per lo meno destinati al sacerdozio. I primi li chiamano padri, i secondi fratelli, tutti hanno i voti di castità, povertà e ubbidienza. E sacerdoti si diventa in capo a un curricolo ancor più lungo e severo di quello per cui sono diventati famosi i gesuiti. Con quattro tappe fondamentali, successive al diploma di maturità:

la prima di noviziato, che in Italia si tiene a Gozzano e dura due anni; la seconda di scienze umane, d'un anno, che si tiene in Spagna, a Salamanca, in Messico, a Monterrey, oppure negli Stati Uniti, nel Connecticut; la terza di filosofia, di quattro anni, a Roma o a New York; la quarta di teologia, di altri tre anni, a Roma. In totale fanno dieci anni di studi, ai quali però si aggiungono, nel mezzo del quadriennio filosofico, altri due o tre anni di "pratica apostolica". Insomma, tra il diploma e l'ordinazione sono dodici o tredici anni filati, in seminari ad hoc. Senza contare gli ulteriori due anni di dottorato in teologia riservati alla super élite dei migliori. I primi voti li danno al termine del noviziato, dopo tre anni li rinnovano e dopo altri tre fanno la professione perpetua.

«Da noi l'indice di perseveranza è molto alto», dice fiero padre Wllliams. Tradotto, significa che pochissimi si perdono per strada, al contrario di quanto accade nei seminari normali. Qui tutto è in controtendenza. Mentre nelle diocesi le vocazioni languono, tra i Legionari sono in crescita strabiliante. Mentre ovunque la severità degli studi e della disciplina si sfilaccia, i Legionari torchiano i loro studenti e li rimettono a studiare la "Summa" di san Tommaso d'Aquino. Molti vescovi, da tutto il mondo, preferiscono ormai mandare a Roma, alla scuola dei Legionari, i futuri dirigenti e insegnanti dei loro seminari diocesani. L'afflusso s'è fatto così impetuoso che, per fargli posto, i Legionari trasferiranno presto il proprio Ateneo romano in una nuova sede universitaria, più grande, in avanzata costruzione sull'Aurelia, presso il Raccordo anulare. E l'attuale la riserveranno alla formazione dei capi di seminario delle diocesi, fino a oggi ospitata in un collegio a Castel di Guido, poco fuori Roma.

Ma c'è un'altra prerogativa dei Legionari:

il rilancio dei seminari minori, praticamente estinti nelle diocesi. «Il primo l'abbiamo aperto negli Stati Uniti nel 1982», dice padre Wllliams. «E tutti ci dicevano che eravamo fuori del tempo. Invece fu un successo e oggi nel mondo ne contiamo più di cento». Uno su tre degli attuali Legionari hanno cominciato proprio così: in seminario fin da piccoli, con i fioretti, le prediche sulla purezza e l'intramontabile divisa da libro "Cuore". In questo del tutto coerenti con l'atto di nascita della loro congregazione. Quando Marciai Maciel la fondò, dicono le storie ufficiali, era il 3 gennaio del 1941, lui aveva 2l anni e i suoi primi seguaci erano tredici bambini tra gli 11 e i 14 anni. Lui stesso era entrato in seminario da piccolo, con scarso successo: due volte espulso e quindi girovago, nonostante avesse quattro zii vescovi. Persino i gesuiti lo cacciarono di punto in bianco dal loro seminario di Montezuma, nel giro di poche ore. Perché? "Incomprensioni", dicono le storie ufficiali. In ogni caso sempre quando il giovanissimo Maciel veniva scoperto con attorno a sé dei seminaristi più piccoli, riuniti, a suo dire, con l'idea di farne un futuro gruppo scelto di preti.

Eppure riuscì a spuntarla, da fondatore nato. Si mise in proprio e impiantò a Città del Messico un suo seminarietto fai da te. E a 24 anni uno dei suoi zii vescovi, quello di Cuernavaca, lo ordinò prete. Due anni dopo Maciel mandò i suoi seguaci a studiare in Spagna, dai gesuiti di Comillas. E inoltrò alla curia di Roma la domanda per li riconoscimento diocesano del suo nuovo ordine. Ma ecco ripresentarsi gli ostacoli, gli stessi di quand'era ragazzo. Ingigantiti. A Roma affluiscono su di lui, riferiscono sempre le storie ufficiali, «informazioni cariche di calunnie d'ogni genere». Dalla stessa casa dei gesuiti di Comillas partono «note con accuse infamanti». A Roma, la curia è divisa.

Favorevole a Maciel è il cardinale Nicola Canali, che gli propizia un'udienza da Pio XII e un primo, provvisorio nihil obstat al riconoscimento. Ma i più non si fidano. L'11 gingno del 1948, di venerdì, la Congregazione vaticana per i religiosi revoca al vescovo di Cuernavaca l'autorizzazione a riconoscere il nuovo ordine. Spedisce però per posta aerea il suo veto, che in Messico arriva solo il lunedì successivo. Troppo tardi. Il fondatore dei Legionari e ll vescovo di Cuernavaca avevano già posto Roma di fronte al fatto compiuto, con cerimonia clandestina celebrata in fretta e furia la sera di domenica 13.

Maciel dirà che "una voce interiore" l'aveva ispirato ad anticipare i tempi.

Dieci anni dopo, terzo capitolo della storia, sempre in linea coi precedenti, ma più oscuro. Così oscuro che le cronache ufficiali dell'ordine nemmeno ne fanno parola. Sta di fatto che nell'autunno del 1956 il Vaticano sospende Maciel da capo dei Legionari, lo obbliga a star lontano da Roma e istruisce un'inchiesta in piena regola per verificare una serie di accuse "infamanti" che s'erano nuovamente accumulate contro di lui, compresa la dipendenza dagli psicofarmaci. Oltre che dall'interno dell'ordine, le accuse provengono da vescovi del Messico e da gesuiti. In Vaticano sono molto severi con Maciel i cardinali Valerio Valeri e Alfredo Ottaviani. Ma alla fine anche questa tempesta s'acquieta, e anche questa volta in modo irrituale. Senza sentenza pubblica. Due anni e mezzo dopo, nel febbraio del 1959, Maciel viene reinsediato al vertice dei Legionari. Dove tuttora regna.

Sempre però con quella linea d'ombra che l'insegue. E che in anni recentissimi prende corpo una quarta e ultima volta pubblicamente, ad opera di testimoni d'accusa con nome e cognome, per decenni vicini, vicinissimi a padre Maciel. Ne dà conto la scheda in questa pagina. Per accuse analoghe, poi verificate come attendibili, il cardinale Hans Hermann Groër, già arcivescovo di Vienna, è stato l'anno scorso degradato e confinato in un convento. Ma padre Maciel no, nessuna verifica canonica risulta in corso. In Vaticano li suo caso proprio non lo vogliono riaprire. E i suoi seguaci? Fanno legione.

Così abusava di noi
Otto ex discepoli accusano il fondatore
Abusi sessuali. Innumerevoli, continuati, su più di 30 ragazzi e giovani. Tra gli anni Quaranta e i Sessanta. Sono queste le accuse rivolte a padre Marcial Maciel, fondatore e direttore dei Legionari di Cristo, da otto sue vittime d'allora.

Uno di questi, Juan Vaca, di Holbrook nello Stato di New Vork, era stato il presidente dei Legionari negli Stati Uniti. Nel 1976, lasciando l'ordine, scrisse a padre Maciel una lettera accusatoria. Due anni dopo, il vescovo di Rockville, John McGann, che aveva accolto Vaca tra i suoi preti, trasmise la denuncia a Roma. E nel 1989 Vaca la rilanciò in una lettera a papa Giovanni Paolo lI. Ma dal Vaticano nessuna risposta. Anzi, nel 1994, il papa raccomandò pubblicamente padre Maciel come "guida efficace della gioventù".

«A questo punto non potevamo più tacere», dichiara all" 'Espresso" José Barba Martin, oggi professore di filosofia all'università ltam di Città del Messico. Vaca, Barba e altri sei ex Legionari importanti, oggi vicini ai sessant'anni e professionalmente affermati, hanno affidato le loro testimonianze all" 'Hartford Courant", il più antico e autorevole quotidiano del Connecticut, che è anche l'avamposto geografico dei Legionari di Cristo negli Stati Uniti. A mettere per iscritto le loro denunce, in un ampio servizio uscito il 23 febbraio 1997, sono stati Gerald Renner e Jason Berry, quest'ultimo già autore di un libro inchiesta sugli abusi sessuali dei preti premiato dalla Catholic Press Association degli Stati Uniti. I racconto degli otto sono nitidi, sobrii, concordanti. Anche nel descrivere il fascino di padre Maciel sui suoi acerbi discepoli, le modalità dei suoi approcci e gli artifici da lui impiegati per convincerli che, masturbandolo, stavano facendo opera buona, «con il permesso speciale di Pio XII».

AII"'Hartford Courant" padre Maciel ha replicato con una breve lettera: «Sono tutte calunnie e falsità». E con un po' di documenti allegati: per mostrare che anche negli anni Cinquanta, quando il Vaticano Io processò, la sua innocenza era uscita accertata. Ma gli allegati sono poca cosa: una lettera senza data del dottor Riccardo Galeazzi Lisi, archiatra di Pio XlI, e un'altra lettera, anch'essa senza data, di uno degli inquisitori di allora, un vecchio vescovo belga, Polidoro Van Vlieberghe.

In Vaticano, silenzio. Anche un appello scritto degli otto al papa, d'un anno fa, non ha avuto risposta.





L'Espresso 10 dicembre 1998


Legionari di nome e anche di fatto
La Questione Scuola - Un caso Esemplare

I vescovi battono cassa per gli istituti cattolici. Ma questi come funzionano? Visitiamone uno davvero speciale... - di Pierluigi Ficoneri

Malgrado la crisi che da qualche anno investe le scuole private (sul terreno finanziario in particolare, cosa di cui parleranno certamente Wojtyla e D'Alema), l'insegnamento cattolico in Italia è ancora ben saldo. Sono quasi 700 mila le famiglie che scelgono per i loro figli un istituto confessionale, sopportando rette che mediamente si aggirano sui sette milioni l'anno. Perché lo fanno? Quali differenze, di studio e di comportamento, caratterizzano una scuola governata da religiosi rispetto a una pubblica? Per scoprirlo abbiamo visitato l'istituto linguistico Highlands, un grosso complesso romano che ospita circa 700 ragazzi (dalle elementari al liceo) gestito da un ordine religioso relativamente poco conosciuto nella capitale ma assai noto all'estero: i Legionari di Cristo.

Sul retro dei grandi musei neoclassici dell'Eur sorge un curioso tubo ottagonale, ricoperto da un cappello spiovente. È la cappella dell'istituto che domina una serie di basse palazzine in cortina rossa, fra campi da tennis e calcetto. Lo frequentano dei rampolli di personaggi noti come il sindaco di Roma Francesco Rutelli e il trio carioca dei calciatori della Roma: Cafu, Paulo Sergio e Aldair. L'Highlands tuttavia non è una scuola elitaria. È piuttosto il punto di riferimento della educazione cattolica per i funzionari dei ministeri, o dei grandi enti che gravitano nella zona dell'Eur: Eni, Alitalia e così via. Il complesso è stato acquistato un paio d'anni fa dai Legionari di Cristo, un ordine missionario che dal Messico è sbarcato in Spagna e Irlanda prima di approdare in Italia. Sono religiosi militanti e si professano nuovi evangelizzatori del Terzo millennio, soldati di Cristo e della Chiesa..

Di preferenza vestono il clergyman e, a detta dei ragazzi, sono piuttosto moderni e di larghe vedute ma intransigenti difensori della dottrina cristiana. Come legionari, appunto. Pur possedendo tre università, a Città del Messico, a Salamanca e a Roma (l'ateneo "Regina apostolorum"), sono più dei manager dell'insegnamento che degli educatori. Fra i circa 70 docenti della Highlands dei legionari non c'è traccia. Tranne nell'ora di religione, si capisce. Quella resta loro esclusivo, irrinunciabile, appannaggio. Spiega la rettrice Amparo Borras, una giovane signora originaria di Valencia e laureata in economia: «Se molte famiglie scelgono la nostra scuola non è solo per la qualità dell'insegnamento ma anche perché noi promettiamo fedeltà alla dottrina cristiana e sociale della Chiesa.. »Parole inequivocabili. Vediamo allora come questo spirito cristiano viene perseguito nelle principali scelte didattiche.

I libri di testo

È prerogativa degli insegnanti scegliere i testi per i loro allievi da sottoporre poi al vaglio dei consigli di classe. Un esame abbastanza severo in cui trovano disco rosso opere che prospettano una visione materialistica della storia e della filosofia e in genere i libri un po' troppo orientati "a sinistra". Nella cartella di un alunno del liceo linguistico oggi si possono trovare libri come le "Lezioni di storia" di Trainiello, o la "Storia della filosofia" di Reale-Antiseri, lavori poco inclini a tentazioni ideologiche. Anche nella scienza si privilegiano opere che difendono la tesi creazionista rispetto a quelle orientate verso il meccanicismo di tipo darwiniano. Saranno poi i docenti ad illustrare in classe le teorie scientifiche diverse da quelle sostenute dalla Chiesa, magari suggerendo letture tratte dalla fornita biblioteca della scuola. La scelta delle case editrici è la diretta conseguenza di questa impostazione: corsie preferenziali per la Sei, la Mondadori, Paravia, direzione vietata per Editori Riuniti o Feltrinelli. «Se qualche docente mi proponesse un libro edito da Feltrinelli», racconta la preside del liceo Paola Testa, «mi sorgerebbe qualche dubbio sulla sua reale fedeltà all'insegnamento cattolico. I testi comunque sono semplici guide, le lezioni vere le fanno i professori. Chiaro?». Chiaro.

La scelta dei docenti

Sono il vero pilastro dell'educazione cattolica. La loro selezione è una prerogativa cui la Chiesa non rinuncerà mai. All'Highlands sono tutti rigorosamente passati al setaccio. Si comincia con un colloquio che l'aspirante dovrà tenere con la preside per illustrare la sua autentica vocazione e la sua moralità. Non si parla di preferenze politiche ma, garbatamente, viene ricordato all'aspirante professore che si tratta di insegnare in un istituto cattolico che persegue fini propri. Lui è d'accordo? Se lo è potrà incontrare la rettrice che accerterà la sua capacità tecnica. Punti di merito sono, ovviamente, le esperienze sostenute in altre scuole cattoliche. Infine il candidato affronterà un test psicologico che serve a sondare la sua stabilità emotiva. Capita però che qualche docente in classe manifesti orientamenti di sinistra. In questo caso la preside lo richiama alla coerenza con l'impegno assunto.

L'ora di religione

Secondo le norme approvate dal Vicariato, si insegna la storia delle grandi religioni ma anche la dottrina sociale della Chiesa. I legionari dedicano infatti particolare attenzione all'illustrazione delle encicliche papali. L'ora di religione è aperta a tutti, anche ai ragazzi ebrei, evangelici e di altre comunità religiose che frequentano l'istituto. Esempio di pluralismo o sottile forma di proselitismo? Giudicate voi. Padre Giovanni, uno degli insegnanti di religione, afferma che nello scorso anno si è verificato più di un caso di «conversione».

Dentro e fuori la retta

Laura è una bambinetta di 10 anni e frequenta la quinta elementare. Ma già capisce e si esprime in un inglese neppure troppo stentato. Ha cominciato a studiarlo in terza elementare: due ore al giorno. All'Highlands l'apprendimento delle lingue è intensivo. Fra le altre materie, si studia un idioma straniero alle elementari, due alle medie, tre al liceo per parecchie ore al giorno. L'informatica è un altro pallino dell'istituto e trova applicazione in ogni disciplina: dalle scienze alle lingue. Al liceo sono state aggiunte due materie supplementari: economia politica e diritto internazionale. Riconoscimento della globalizzazione imperante? Chissà. Fin qui, più o meno, il pacchetto di servizi che offre la scuola per i sei milioni e mezzo della retta annuale. Poi ci sono gli optional. Corsi pomeridiani di ginnastica artistica, nuoto, tennis, lezioni di musica, di pianoforte, di teatro. Ma ci vogliono altri due milioni per usufruirne. Fuori quota, infine, anche i soggiorni estivi di un mese organizzati nei collegi che i legionari possiedono in Irlanda, America, Spagna e Svizzera. Che altro? Ah, sì: prima comunione e cresima sono gratis.

L'impegno dei missionari

Se la formazione culturale degli allievi è lasciata ai laici, i nuovi evangelizzatori non delegano a nessuno quella spirituale. Ed è un'opera capillare di insegnamento della dottrina sociale cattolica. Nell'istituto operano due cappellani, sorta di consiglieri, uno per i ragazzi e uno per le famiglie. Sono padre Giovanni e padre Francesco, ospiti quasi fissi di un'auletta che non resta mai vuota. Sì, perché anche le famiglie ricorrono spesso al loro aiuto per la guida dei figli. Ma il compito dei due cappellani non si esaurisce nel ruolo di consiglieri. Fra gli allievi hanno anche reclutato una milizia abbastanza numerosa che, tra una lezione e l'altra, si impegna in lavori «socialmente utili»: vanno negli orfanotrofi ad aiutare i bambini a fare i compiti, visitano malati e carcerati, servono pasti caldi nelle mense dei poveri. E non si risparmiano neppure durante le vacanze. A Pasqua e Natale, infatti, l'Highlands ospita, nelle aule dell'edificio, studenti cattolici non abbienti dell'Est o del Medio Oriente. La scorsa Pasqua sono arrivati da Beiruth un centinaio di ragazzi. Chi li ha accuditi? «I nostri giovani commilitoni», risponde con orgoglio il legionario padre Giovanni. Chissà se fra loro sboccerà qualche vocazione? Perché, anche questo è un obbiettivo dell'insegnamento cattolico.



I BAMBINI DEL LEGIONARIO: SOSPETTI SU P. MACIEL
31163. KANSAS CITY-ADISTA. "Una guida efficace per i giovani"; "un modello per la nuova evangelizzazione". Così si è espresso in passato Giovanni Paolo II parlando di Marcial Maciel Degollado, fondatore e capo della congregazione religiosa messicana dei Legionari di Cristo, sorta nel 1941, che oggi conta 480 preti e 2.500 seminaristi ed è attiva in 20 Paesi nel settore dell'istruzione. Ma l'espressione deve suonare come uno schiaffo in faccia ai nove ex Legionari che da tempo si battono per portare in tribunale il religioso, oggi 81enne, per gli abusi sessuali perpetrati contro di loro nel corso di lunghi anni, quando erano seminaristi. E che da anni, da quando hanno deciso di rendere nota la loro storia, vedono regolarmente frustrata la loro ansia di giustizia.
A raccontare le varie fasi di sviluppo della vicenda e a fare il punto (non incoraggiante) della situazione è un articolo pubblicato il 7 dicembre dal settimanale cattolico statunitense "National Catholic Reporter" (firmato da Jason Berry, giornalista free-lance, e da Gerald Renner, già giornalista di "The Hartford Courant"), che sottolinea come l'investigazione canonica avviata qualche anno fa contro il religioso si sia arenata nel silenzio e nell'omertà.
Le accuse vengono da nove religiosi o ex religiosi: p. Felix Alarcón, oggi prete in pensione; Juan Vaca, professore di psicologia a New York; Arturo Jurado, docente in California; José Barba, studioso di letteratura latinoamericana; Jose Antonio Perez, avvocato; Alejandro Espinosa, proprietario terriero; Fernando Perez, ingegnere; Saul Barrales, insegnante, e Juan Manuel Fernandez Amenabar, rettore universitario (deceduto nel 1995 dopo aver lasciato una deposizione scritta). Tutti e nove accusano Maciel di aver abusato di loro quando avevano tra i 10 e i 16 anni.

Un inizio "sospetto"

Accuse contro Maciel, tuttavia risalgono già al 1941, quando, ventenne, pur essendo stato espulso da due seminari per ciò che formalmente fu definito come "fraintendimento" sul suo desiderio di dar vita ad una congregazione, aveva riunito attorno a sé 13 ragazzi per insegnare loro teologia. Maciel venne poi ordinato prete nel 1944 da uno zio, mons. Francisco Gonzales Aries, vescovo di Cuernavaca. Dal 1957 al 1959 (proprio gli anni a cui si riferirebbero gli abusi di cui parlano i nove), ebbe poi luogo un'ampia investigazione canonica sul religioso, in particolare sul modo in cui esercitava la sua leadership. Nessun riferimento ad abusi sessuali emerse allora, ma Maciel fu comunque sospeso come capo della congregazione per consentire ai membri di testimoniare, se necessario, contro di lui. A quel tempo, hanno spiegato gli accusatori, le questioni sessuali erano un tabù, e inoltre il giuramento di fedeltà a Maciel li obbligava, di fatto, a non fare alcuna rivelazione che lo mettesse in cattiva luce. Sarebbero stati espulsi dal seminario. "Mentimmo tutti durante la visita apostolica - scrisse p. Alarcón in una lettera del 1997 - allo scopo di salvarlo, perché il nostro mondo era diventato piccolo e le nostre scelte erano state limitate". Il 6 febbraio 1959 Maciel venne riconfermato nel suo ruolo.

Abusi sessuali e potere psicologico: le accuse

Secondo quanto hanno rivelato i nove, talvolta Maciel diceva loro di avere il permesso di papa Pio XII per avere rapporti sessuali con loro, allo scopo di trarre sollievo da un dolore legato ad una non meglio specificata patologia allo stomaco. Secondo quanto ha raccontato Vaca, gli abusi cominciarono nel 1949, quando aveva 12 anni, due anni dopo l'ingresso in seminario, e si protrassero per 13 anni. "Stavo male, volevo confessarmi", racconta ricordando i primi tempi. "Lui mi disse: non c'è niente di sbagliato. Non hai bisogno di confessarti". Di fronte alle sue insistenze, Maciel disse: "Va bene. Ti do l'assoluzione". E, come lui, ad altri: l'assoluzione concessa dopo aver abusato di loro.
È del 1976, anno in cui Vaca lasciò i Legionari lacerato dal senso di colpa, una sua lettera a Maciel di 12 pagine in cui spiegava le ragioni della sua scelta: "Ogni cosa che facevi contraddice il credo della Chiesa e l'ordine", vi scrisse. "Quante volte, innumerevoli, mi hai svegliato nel cuore della notte, e mi hai preso con te, abusando della mia innocenza. Notti di terrore assoluto; tante, tante notti passate in bianco, che in più di un'occasione hanno messo a repentaglio la mia salute psichica". "La mia sofferenza più grande - spiega p. Alarcón - radicata nella disciplina ferrea, era la tortura spirituale e psicologica causata dal fatto di non poter parlare di tutto questo con nessuno. E la spaventosa distorsione spirituale che ci veniva presentata come se noi fossimo il progetto di Dio, essendone invece il contrario, il lavaggio del cervello, nonché la grave ritorsione su chi osasse pensare con la sua testa".
Dovevano chiamarlo "Nuestro Padre", e riverirlo come un santo vivente: "Ci trovavamo in un terribile conflitto. Avevamo paura", afferma Barba.

Dal silenzio alle lettere

Nel 1978 la lettera di Vaca a Maciel, insieme ad uno scritto di Alarcón che rivelava di essere stato anch'egli oggetto degli abusi del religioso, venne inviata al papa tramite l'ambasciata vaticana a Washington. Qualche tempo dopo da parte del Vaticano arrivò conferma del loro avvenuto recapito, ma null'altro. I due non furono mai contattati da Roma.
Nel 1989 Vaca ci riprovò. In una lettera di 7 pagine, chiedeva la dispensa dall'ob-bligo dei voti per potersi sposare e raccontava ciò che aveva subito da Maciel. Il Vaticano gli rispose con la concessione della dispensa, ma senza alcun riferimento alle accuse da lui mosse a Maciel.
All'inizio degli anni '90, alcuni casi di abuso sessuale da parte del clero suscitarono l'interesse dei media americani e fecero il giro del pianeta. Barba ed alcuni suoi ex compagni cominciarono a comunicare tra loro. Quando, nel dicembre 1994, videro sulle pagine dei quotidiani di Città del Messico celebrazioni a tutta pagina per i 50 anni di sacerdozio di Maciel, immortalato col papa che lo elogiava come "guida efficace per i giovani", l'indignazione raggiunse il massimo. Dopo tentativi falliti di comunicare con ufficiali della gerarchia ecclesiastica, nel 1997 la decisione di "uscire allo scoperto", in pubblico. Con interviste rilasciate al quotidiano The Hartford Courant, il caso rimbalzò sulla stampa messicana ed italiana. Maciel rifiutò di essere intervistato ma smentì le accuse con una lettera al Courant. E i Legionari, per difenderlo, hanno tirato fuori una lettera del francescano che condusse l'investigazione per conto del Vaticano negli anni '50, il belga Polidoro Vlieberghe, poi divenuto vescovo di Santiago. A quella lettera, che esprimeva tutta l'incredulità per le accuse formulate contro Maciel, e sosteneva che in occasione di quella visita apostolica "non era mai emersa alcuna accusa di scorrettezza sessuale", se ne agggiunse un'altra firmata dallo stesso Vlieberghe, in difesa del religioso. L'autenticità di entrambe, tuttavia, è stata messa in discussione. Lo stesso vescovo, incontrato da Barba e Jurado a gennaio scorso, ha affermato che la firma è falsa e che alla data riportata in calce (12 dicembre 1996) egli era ricoverato in ospedale gravemente malato. Ciononostante, hanno rivelato Barba e Jurado, Vlieberghe voleva tenersi fuori dalla vicenda e quindi astenersi da affermazioni di carattere pubblico in proposito, a meno che non si trattasse di un'inchiesta formale della Chiesa. In ogni caso, i due hanno intentato una causa civile a Santiago in relazione all'autenticità o meno dei documenti.
I difensori di Maciel si facevano forti, nel frattempo, della ritrattazione di un accusatore, Miguel Diaz Rivera, che si disse indotto da ex Legionari a fare accuse false. Ma si trattò di un caso unico. E il vescovo di Città del Messico, il card. Norberto Rivera Carrera, parlò di un "complotto" contro il fondatore della Legione.
Il Vaticano non fece commenti sugli articoli comparsi sul Courant. Nessuna dichiarazione né in sua difesa né contro Maciel. Più avanti, nel 1998, il papa nominò il fondatore dei Legionari per il Sinodo dei vescovi.

Dalla stampa al processo

A questo punto entra in scena un personaggio determinante, il canonista p. Antonio Roqueñi, per otto anni cappellano universitario dell'Opus Dei, poi, negli ultimi 20 anni, canonista al tribunale ecclesiastico di Città del Messico. Roqueñi, prima ancora di leggere la stampa su Maciel, era entrato in contatto con uno dei nove abusati, Fernandez, prima che questi morisse, nel 1995. Quest'ultimo, molto malato, aveva come consigliere spirituale Alberto Athié, segretario della Commissione giustizia e pace in Chiapas, che lo sollecitò a scrivere una memoria su quanto aveva vissuto con Maciel. Ne emerse, tra l'altro, la dipendenza di Maciel da morfina e l'abitudine di mandare i giovani Legionari a comprarla per lui (cosa che è stata strenuamente rigettata dai Legionari, che addussero a prova una serie di analisi chimiche effettuate da Maciel, che lo avrebbero scagionato). I Legionari provarono anche a destituire di credibilità la memoria resa da Fernandez prima della morte. Athié venne presto emarginato nella Chiesa messicana.
Qui si inserisce Roqueñi, che dopo aver incontrato Barba e Perez Olivera (che nel frattempo avevano pubblicato sulla rivista Milenio una lettera aperta al papa), decise di offrire la sua opera di canonista: "Per me - disse poi - era una questione di legge, di legge della Chiesa". Per questo venne allontanato dal tribunale di Città del Messico e ora lavora come cappellano in un ospedale.
Nel 1998 Barba si recò in visita presso il nunzio pontificio in Messico Justo Mullor, e gli diede copia della lettera aperta al papa. Mullor garantì che l'avrebbe consegnata di persona al pontefice. Ma non ci fu risposta dal Vaticano. Mullor gli consigliò allora di rivolgersi al tribunale ecclesiastico. E qui ha inizio la peregrinazione nei labirinti vaticani.

Dall'avvio della causa al nuovo silenzio

Alla fine dell 1998 Roqueñi, Barba e Jurado si recano a Roma. Cercano un canonista che rappresenti l'accusa. La scelta cade su Martha Wegan, che gode di ottima fama e conosce personalmente il card. Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Subito avviene un incontro con uno dei tre segretari di Ratzinger, il francescano p. Gianfranco Girotti, durante il quale la Wegan presenta i capi d'accusa contro Maciel, citando il canone 977 (assoluzione di un complice nel peccato contro il sesto comandamento), il canone 1378 (assoluzione di un complice) e il canone 1362 (crimini riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede). La causa è avviata. Nel gennaio 1999, la Wegan esprime segni di ottimismo: Girotti, disse, è recettivo. A febbraio, comunica che la Congregazione ha accettato di procedere. La causa è avviata ufficialmente, sotto il titolo Absolutionis complicis (A. Jurado et alii - Rev. Marcial Maciel Degollado). Quando, nello stesso periodo, il papa si reca in visita per la quarta volta in Messico, spicca l'assenza di Maciel da qualsiasi appuntamento pubblico.
Athié nel frattempo va avanti per conto suo, facendo avere a Ratzinger il resoconto del suo colloquio con Fernandez morente. E qui la doccia fredda: secondo quanto racconta lo stesso Athié, Ratzinger alla persona che gli consegna materialmente il documento, mons. Carlos Talavera, vescovo di Coatzacoalcos, in Messico, replica difendendo Maciel, sottolineando la delicatezza del caso ed elogiando l'operato del fondatore della Legione per la Chiesa, in particolare riguardo alle numerose vocazioni al sacerdozio che aveva generato, nonché esprimendo dubbi sull'opportunità di sollevare la questione in quel momento. Anche Roqueñi parla con Talavera e ottiene la stessa versione. Il direttore della Sala stampa vaticana, Joaquín Navarro Valls, sentito in proposito, ha tuttavia smentito che Ratzinger avesse profferito tali parole.
A fine 1999 Martha Wegan scrive ai suoi clienti. Le notizie non sono buone: ha parlato due volte con Girotti, racconta, e "per il momento la faccenda è chiusa". L'1 marzo 2000 Roqueñi scrive a Girotti, dicendogli che la Congregazione non sta facendo il suo lavoro: "Il fatto è che sono passati 17 mesi e l'unica notizia che i denuncianti hanno, comunicata dall'avvocato (Wegan), è che la questione è estremamente delicata e che ci sono altre denunce correlate". "I denuncianti temono che - prosegue Roqueñi - nonostante l'accumulo di prove addotte finora rispetto agli atti illeciti denunciati, la pratica continui ad essere rinviata e che non ci sia conclusione al caso". Roqueñi si dice sorpreso, infine, che "le procedure non siano seguite come è prassi di ogni procedimento formale"; i membri della Congregazione "sono vincolati alle norme della Chiesa e non possono arbitrariamente metterle da parte con qualsivoglia pretesto".
Barba, in occasione di un viaggio a Roma nel luglio 2000, si incontra con Girotti. E qui, la beffa finale: il segretario di Ratzinger gli consiglia di intentare una causa civile contro Maciel. Per Athié, il modo in cui il Vaticano ha gestito la vicenda "è immorale". Nel gennaio 2001, la Legione di Cristo ha celebrato il suo 60.mo anniversario. A piazza San Pietro, davanti a 20.000 Legionari, il papa ha ricevuto Maciel e lo ha elogiato ringraziandolo "con speciale affetto".

ADISTA 20.5.2002



QUANTI SCHELETRI NEGLI ARMADI DEI "LEGIONARI DI CRISTO". PUBBLICATO IN SPAGNA LIBRO DENUNCIA
32574. MADRID-ADISTA. "Sarò libero solo il giorno in cui non sarò più costretto ad ascoltare il mio pianto interiore, un pianto soffocato, senza lacrime. Il pianto di un bambino". Fu settimana di passione nel vero senso della parola il ritiro spirituale per la Settimana Santa che nel 1991 trasformò Ricardo, un ragazzino di 12 anni, in un infelice oggi colpito dalla depressione: una settimana di abusi sessuali e di maltrattamenti perpetrati dai superiori del Centro vocazionale della congregazione religiosa dei Legionari di Cristo di Ontaneta (Cantabria). Questa e altre storie sono raccontate dal caporedattore dell'Agenzia Efe José Martinez de Velasco in un libro da poco pubblicato in Spagna, Los documentos secretos de los Legionarios de Cristo (Ediciones B), di cui dà conto il periodico elettronico Religión digital ma anche il quotidiano El País (25/10). Sono storie, quelle contenute nel libro (che è il seguito ideale di Los Legionarios de Cristo. El nuevo esercito del papa, 2002), che mettono in luce l'assoluta impunità di cui hanno goduto i Legionari, come hanno evidenziato, qualche anno fa (1997 e 1999), alcune denunce cadute nel vuoto. Nella più recente, quella del '99, alcuni sacerdoti intentarono un processo canonico a Roma contro il fondatore, p. Marcial Maciel Degollado, interessando la Congregazione per la Dottrina della Fede, il cui prefetto, card. Joseph Ratzinger, affermava che "non si può processare un amico tanto vicino al papa come Marcial Maciel".
Maciel, contro il quale sono state presentate denunce per pedofilia e consumo di droghe, in particolare morfina, in un preparato noto come Dolatin, gode di solidi appoggi in tutto il mondo in ambito politico ma anche in Curia. "Non crede in Dio - dice di lui l'ex legionario Alejandro Espinosa, autore del prologo del libro -, soffre di una tremenda frustrazione per la repressione patita a causa delle sue tendenze omosessuali durante l'infanzia in Messico, dove l'omosessualità era considerata un terribile peccato e una vergogna sociale, e fondò i Legionari di Cristo per crearsi il suo harem personale e condurre una vita di lusso".
"La Legione di Cristo - scrive Martínez de Velasco - è una setta intraecclesiale con comportamenti mafiosi": nella lussuosa casa di Roma, gli ospiti, cardinali e vescovi di tutto il mondo, vengono spiati con telecamere invisibili e i Legionari che li accompagnano redigono rapporti che poi vengono consegnati al fondatore.
Per provare le sue accuse, Martínez (che afferma di aver subìto ogni sorta di pressione perché il libro non venisse pubblicato) non solo riporta informazioni confidenziali spontanee ma anche, per la prima volta, documenti che è riuscito a sottrarre al segreto, tra cui le Costituzioni che regolano la vita interna della congregazione. Documenti da cui emergono il culto della personalità di Maciel, centro di tutto, e l'attentato ai diritti umani e alla Costituzione spagnola nonché al Diritto canonico. Due i pilastri: la santa obbedienza e il segreto (chiamato "discrezione"), che costituisce il quarto voto e che comporta il divieto della critica al superiore, "qualunque cosa faccia". "In base a questo giuramento fatto a Dio - scrive l'autore - la Legione ha nascosto nel corso degli anni i casi di abusi sessuali di minori, il sistema repressivo in cui vivono, l'isolamento dalla famiglia e l'impossibilità di comunicare liberamente". I legionari camminano sempre a due a due, così che l'uno controlli l'altro.
Quanto all'obbedienza, essa dev'essere cieca perché, si legge in uno degli articoli della Costituzione, "chi obbedisce non sbaglia mai". Da qui una dipendenza assoluta dai superiori, commenta Martínez de Velasco, e il completo annullamento della volontà e di qualsiasi capacità critica degli alunni. La rottura con il mondo esterno è totale: una lettera ai genitori una volta al mese, corrispondenza censurata, e-mail controllate, ascolto delle telefonate da parte dei superiori. E poi niente jeans e consegna degli oggetti personali. Reclutati intorno agli 11-12 anni, i ragazzini che entrano nella congregazione non hanno privacy fisica né psicologica e sono sottoposti ad una sorta di "riprogrammazione" che li trasforma in automi e alla quale è difficile sottrarsi.
I Legionari di Cristo sono 400.000 in tutto il mondo (40.000 solo in Spagna) e contano, tra i simpatizzanti, alcuni vescovi (mons. Cañizares di Toledo, mons. García Gasco di Valencia), la moglie dell'ex capo del governo José Aznar ed altri ex ministri del Partito Popolare, José María Michavila e Ángel Acebes. È sicuramente uno dei movimenti conservatori più in crescita ma ha acerrimi nemici intraecclesiali: i gesuiti e l'Opus Dei. La cosa non deve sorprendere: se è vero che "dall'Opus hanno copiato tutto, persino l'organizzazione", spiega Martínez, ora si guardano in cagnesco perché "lottano per lo stesso mercato".



ADISTA n°77 del 6.11.2004







Udienza generale del Santo Padre coi Legionari di Cristo del 02/01/1991

Giovanni Paolo II, salutando i Legionari, ricorda gli impegni nella vita di fede come Chiesa di Cristo ed apostoli del messaggio di salvezza.






Con gran gioia desidero in questa udienza dare il mio più cordiale benvenuto ai numerosi Legionari di Cristo qui presenti. Rappresentate molte comunità ecclesiali, parrocchie, gruppi apostolici, centri educativi ed assistenziali sparsi in Messico, Spagna, Cile, Brasile, Venezuela e in altri Paesi dell´America Latina. Voglio salutare tutti con grande affetto e desidero che la vostra presenza qui a Roma, centro della cristianità, vi rinsaldi nella vostra fede, nella vostra coscienza di essere Chiesa di Cristo ed al contempo vi stimoli ad un rinnovato dinamismo apostolico che porti nelle zone in cui operate il messaggio di salvezza e di gioia che Gesù ci ha portato nel Natale. Guardando tanti ragazzi e bambini qui presenti, desidero ripetere loro quanto già dissi a Buenos Aires in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù: Oggi più che mai il mondo ha bisogno di voi, della vostra gioia e del vostro impegno, della vostra vita limpida e del vostro lavoro, della vostra forza e del vostro servizio.



Discorso di Giovanni Paolo II nell’udienza coi Legionari di Cristo e i membri del Regnum Christi del 30/11/04

Il Santo Padre riceve ai legionari di Cristo e ai membri del Regnum Christi con motivo del sessantesimo anniversario di Ordinazione Sacerdotale di P. Marcial Maciel, L.C.




Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Sono lieto di incontrarmi con tutti voi, nel clima di gioia e di riconoscenza al Signore per il sessantesimo anniversario di Ordinazione Sacerdotale di Padre Marcial Maciel Degollado, Fondatore e Superiore Generale della vostra giovane e benemerita Famiglia religiosa.

Va innanzitutto al caro Padre Maciel il mio affettuoso saluto, che volentieri accompagno con i più cordiali auspici per un ministero sacerdotale colmo dei doni dello Spirito Santo. Saluto poi i Superiori dell’Istituto, in particolare il Vicario Generale che ringrazio per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Saluto, inoltre, voi, cari Sacerdoti e Seminaristi Legionari di Cristo, cari Membri del Movimento Regnum Christi, e quanti avete preso parte alle celebrazioni giubilari di questi giorni.

2. La felice ricorrenza che vi vede tutti raccolti attorno al Fondatore, mentre invita a far memoria dei doni che egli ha ricevuto dal Signore in questi sessant’anni di ministero sacerdotale, costituisce al tempo stesso l’occasione per ribadire gli impegni che come Legionari di Cristo voi avete assunto al servizio del Vangelo. In particolare quest’oggi, incontrando il Successore di Pietro, voi volete rinnovare l’impegno della vostra totale fedeltà alla Chiesa ed a colui che la Provvidenza ha voluto come suo Pastore.

Mi è caro, in questo significativo incontro, ripetervi quanto ebbi a dirvi al termine del Grande Giubileo dell’Anno Duemila: "E’ oggi più che mai necessaria una proclamazione del Vangelo che, accantonando tutte le paure paralizzanti, annunci con profondità intellettuale e con coraggio la verità su Dio, sull’uomo e sul mondo" (Discorso ai Legionari di Cristo ed ai Membri del Movimento "Regnum Christi", n. 4, in L’Oss. Rom., 5 gennaio 2001, p. 5).

3. Per portare a compimento questa impegnativa missione, è indispensabile coltivare una costante intimità con Cristo, cercando di seguirlo ed imitarlo docilmente. Ciò vi renderà sempre pronti a rispondere alle attese più autentiche e profonde degli uomini e delle donne del nostro tempo.

L’Anno dell’Eucaristia, che è iniziato ad ottobre, sia per voi occasione propizia per crescere nell’amore eucaristico, fonte e culmine di tutta la vita cristiana. Per la Chiesa questo sommo Mistero è il dono per eccellenza di Cristo, perché è "dono di se stesso, della sua persona nella sua santa umanità, nonché della sua opera di salvezza" (Ecclesia de Eucharistia, 11).
4. Restate uniti attorno all’Eucaristia! Fedeli al carisma che vi contraddistingue, proseguite la vostra missione evangelizzatrice nutrendovi di Cristo e facendovi suoi intrepidi testimoni.
Vi accompagnino i vostri santi protettori; vi sia di guida e di sostegno soprattutto Maria Santissima, la "Madonna del Soccorso".

Con questi sentimenti e voti, imparto di cuore al caro Padre Maciel e a tutti voi qui presenti una speciale Benedizione Apostolica, che volentieri estendo ai Membri della vostra Famiglia religiosa e a quanti incontrate nel vostro quotidiano apostolato.



Legionari di Cristo. Questo processo non s´ha da fare
Il papa assicura rigore contro gli abusi sessuali compiuti da preti. Ma in Vaticano c´è una causa che è ferma. E riguarda il fondatore di un corpo sceltissimo di sacerdoti

di Sandro Magister



(Da "L´Espresso" del 31 gennaio 2002, titolo originale "Un legionario nella bufera". Nella foto, padre Marcial Maciel Degollado)





Il suo ultimo mea culpa, lo scorso 22 novembre, Giovanni Paolo II l´ha fatto con i popoli dell´Oceania. Ai quali ha chiesto perdono per «gli abusi sessuali compiuti da alcuni preti» e ha promesso «aperte e giuste procedure per rispondere alle accuse». Promessa confortata da fatti. Perché nelle passate settimane, a tutti i vescovi del mondo, il Vaticano ha recapitato una "Epistula" in latino con segnati i gravissimi delitti che sono stati avocati dalla Congregazione per la dottrina della fede, l´ex Sant´Uffizio, per essere sottoposti a più rapido e rigoroso processo. Tra questi delitti: gli abusi sessuali commessi da sacerdoti su minori di 18 anni, l´assoluzione di complici in peccati contro il sesto comandamento, l´incitamento a simili atti da parte dello stesso confessore.

Intanto, però, il Vaticano tiene bloccata da due anni una causa canonica contro un prete famosissimo e potentissimo, pluriaccusato proprio di questi ultimi peccati.

Il prete si chiama Marcial Maciel Degollado, è messicano, ha la stessa età di Giovanni Paolo II ed è il fondatore e capo dei Legionari di Cristo, un corpo scelto e superpreparato di sacerdoti e laici di tutto il mondo, in strabiliante espansione.

Le cifre parlano. Lo scorso anno, sessantesimo dalla fondazione, i Legionari contavano 477 sacerdoti e altri 2.500 prossimi a diventarlo. Pronti quindi a sorpassare persino l´Opus Dei con i suoi 1.763 preti.

Hanno 24 seminari in Europa, nelle Americhe e in Australia, col top a Roma nel modernissimo Ateneo pontificio Regina Apostolorum. Possiedono 9 università e 166 scuole e istituti superiori in numerosi paesi.

Ai sacerdoti si aggiungono inoltre 870 Legionari laici, attivi in 5.266 comunità sparse nelle aree povere dell´America latina. Più i 50 mila seguaci del movimento parellelo Regnum Christi.

In breve, i Legionari sono una vera potenza. Fiorentissimi di vocazioni. Devotissimi al papa e da lui ricambiati di benedizioni. Non fosse per quell´ombra che oscura il loro fondatore Maciel.

Un´ombra che lo accompagna fin da ragazzo, quando per due volte fu espulso da due seminari. Ma che in seguito è più volte pericolosamente ricaduta su di lui (v. scheda più sotto). Fino a materializzarsi, il 17 ottobre 1998, nella presentazione in Vaticano di una denuncia canonica a suo carico.

Il fascicolo con l'accusa, presso l´ex Sant´Uffizio, reca sulla copertina la dicitura latina "Absolutionis complicis (Arturo Jurado et alii - Rev. Marcial Maciel Degollado)". Tradotto: dell´assoluzione del complice.

Gli accusatori, infatti, tutti ex Legionari d´alto grado, denunciano sì padre Maciel d´aver abusato sessualmente di loro quand´erano minorenni, negli anni Cinquanta e Sessanta. Ma fosse stato solo per questo, la causa non sarebbe stata neppure accolta. Perché simili delitti cadono in prescrizione passati dieci anni dal compimento della maggiore età della vittima, stando alle norme canoniche.

Se le autorità dell´ex Sant´Uffizio hanno accolto la denuncia, è per altre accuse ancor più gravi, che toccano il sacramento della confessione e quindi, se comprovate, resterebbero sempre sotto giudizio.

Agli accusatori padre Maciel ha risposto pubblicamente una sola volta, il 28 febbraio 1997, con una lettera al quotidiano "The Hartford Courant", del Connecticut, quartier generale dei Legionari negli Stati Uniti. Dichiarando la sua piena innocenza.

Lo scorso 11 novembre, sul settimanale "National Catholic Register" di proprietà dei Legionari, è tornato a difendere l´innocenza di Maciel il direttore ed editore del giornale, padre Owen Kearns. È negli Stati Uniti, infatti, che il caso ha creato più rumore.

Ma il Vaticano? Fermo e muto. Al vescovo messicano di Coatzacoalcos, Carlos Talavera Ramírez, il capo supremo dell´ex Sant´Uffizio, cardinale Joseph Ratzinger, avrebbe detto nell´autunno del 1999 che la materia è delicata, che padre Maciel ha fatto tanto bene per la Chiesa suscitando così numerose vocazioni e che non sarebbe prudente sollevare un simile caso. L´ufficio stampa vaticano ha però smentito che Ratzinger abbia fatto simili affermazioni e Talavera non le ha più riconfermate.

Una Legione ha insomma fermato le «aperte e giuste procedure» promesse dal papa. Che pure non ha esitato a degradare tre anni fa per analoghe colpe comprovate nientemento che il cardinale di Vienna, Hans Hermann Groër.

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MEZZO SECOLO DI ACCUSE


Marcial Maciel, il fondatore dei Legionari di Cristo, è stato più volte sotto tiro.

Le prime accuse sono del 1948. Sono trasmesse a Roma dai gesuiti di Comillas, in Spagna, dove Maciel aveva mandato i suoi discepoli a studiare. Ma il Vaticano le lascia cadere.

Secondo round nel 1956. Questa volta il Vaticano indaga, su nuove accuse ancor più pesanti. Maciel è sospeso per due anni dalle sue funzioni e esiliato da Roma. Ma nel febbraio del 1959 è reintegrato a capo dei Legionari.

Terzo. Nel 1978 è l´ex presidente dei Legionari negli Stati Uniti, Juan Vaca, con un esposto a papa Giovanni Paolo II, ad accusare Maciel di comportamenti peccaminosi con lui quand´era ragazzo. Nel 1989 Vaca ripresenta a Roma le sue accuse. Senza risposta.

L´ultima tornata inizia nel febbraio del 1997 con la denuncia pubblica, da parte di otto importanti ex Legionari, di abusi sessuali commessi da Maciel a loro danno negli anni Cinquanta e Sessanta.

Nel 1998, il 17 ottobre, due degli otto accusanti, Arturo Jurado Guzman e José Barba Martin, accompagnati dall´avvocato Martha Wegan, incontrano in Vaticano il sottosegretario della Congregazione vaticana per la dottrina della fede, Gianfranco Girotti, e chiedono la formale apertura di un processo canonico contro Maciel.

Il 31 luglio del 2000 Barba Martin, assieme all'avvocato Wegan, incontra di nuovo in Vaticano monsignor Girotti.

Ma senza alcun risultato.
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Lettera del 18 maggio 2001 ai vescovi in cui la Chiesa (Ratzinger) avoca a sé i processi concernenti gli abusi sessuali commessi da sacerdoti su minori, l´assoluzione di complici in peccati contro il sesto comandamento, e altri simili delitti. E' in latino, indovinate perché.




CONGREGATIO PRO DOCTRINA FIDEI


EPISTULA
a Congregatione pro Doctrina Fidei missa
ad totius Catholicae Ecclesiae Episcopos
aliosque Ordinarios et Hierarchas interesse habentes:
DE DELICTIS GRAVIORIBUS
eidem Congregationi pro Doctrina Fidei reservatis




Ad exsequendam ecclesiasticam legem, quae in articulo 52 Constitutionis Apostolicae de Romana Curia enuntiat: "Delicta contra fidem necnon graviora delicta tum contra mores tum in sacramentorum celebratione commissa, quae ipsi delata fuerint, [Congregatio pro Doctrina Fidei] cognoscit atque, ubi opus fuerit, ad canonicas sanctiones declarandas aut irrogandas ad normam iuris, sive communis sive proprii, procedit",[1] necesse erat in primis definire procedendi modum de delictis contra fidem: quod peractum fuit per normas, quarum inscriptio est Agendi ratio in doctrinarum examine, a Summo Pontifice Ioanne Paulo PP. II ratas atque confirmatas, simul articulis 28-29 in forma specifica approbatis.[2]
Eodem fere tempore Congregatio pro Doctrina Fidei per Commissionem ad hoc ipsum institutam operam dabat diligenti canonum de delictis studio, sive Codicis Iuris Canonici, sive Codicis Canonum Ecclesiarum Orientalium, ad determinanda "graviora delicta tum contra mores tum in sacramentorum celebratione", ad perficiendas quoque normas processuales speciales "ad canonicas sanctiones declarandas aut irrogandas", quia Instructio Crimen sollicitationis hucusque vigens, a Suprema Sacra Congregatione Sancti Officii edita die 16 mensis martii anno 1962,[3] recognoscenda erat novis Codicibus canonicis promulgatis.

Attente perpensis votis et factis opportunis consultationibus, Commissionis opus tandem ad finem pervenit; Congregationis pro Doctrina Fidei Patres accuratius idem examinarunt, Summo Pontifici subiciendo conclusiones circa determinationem graviorum delictorum et modum procedendi ad sanctiones declarandas aut irrogandas, firma manente eiusdem Congregationis Apostolici Tribunalis exclusiva in hoc competentia. Quae omnia ab ipso Summo Pontifice adprobata, confirmata et promulgata sunt per Litteras Apostolicas Motu Proprio datas, quarum initium sumit a verbis Sacramentorum sanctitatis tutela.

Graviora delicta tum in sacramentorum celebratione tum contra mores, Congregationi pro Doctrina Fidei reservata, sunt:

– Delicta contra sanctitatem augustissimi Eucharistiae Sacrificii et sacramenti, videlicet:
1° abductio vel retentio in sacrilegum finem, aut abiectio consecratarum specierum;[4]
2° attentatio liturgicae eucharistici Sacrificii actionis vel eiusdem simulatio;[5]
3° vetita eucharistici Sacrificii concelebratio una cum ministris communitatum ecclesialium, qui successionem apostolicam non habent nec agnoscunt ordinationis sacerdotalis sacramentalem dignitatem;[6]
4° consecratio in sacrilegum finem alterius materiae sine altera in eucharistica celebratione, aut etiam utriusque extra eucharisticam celebrationem;[7]

– Delicta contra sanctitatem sacramenti Paenitentiae, videlicet:
1° absolutio complicis in peccato contra sextum Decalogi praeceptum;[8]
2° sollicitatio in actu vel occasione vel praetextu confessionis ad peccatum contra sextum Decalogi praeceptum, si ad peccandum cum ipso confessario dirigitur;[9]
3° violatio directa sigilli sacramentalis;[10]

– Delictum contra mores, videlicet: delictum contra sextum Decalogi praeceptum cum minore infra aetatem duodeviginti annorum a clerico commissum.

Haec tantum, quae supra indicantur delicta cum sua definitione, Congregationis pro Doctrina Fidei Tribunali Apostolico reservantur.

Quoties Ordinarius vel Hierarcha notitiam saltem verisimilem habeat de delicto reservato, investigatione praevia peracta, eam significet Congregationi pro Doctrina Fidei quae, nisi ob peculiaria rerum adiuncta causam sibi advocet, Ordinarium vel Hierarcham per proprium Tribunal ad ulteriora procedere iubet opportunas normas tradendo; ius appellandi contra sententiam primi gradus, sive ex parte rei vel eius Patroni sive ex parte Promotoris Iustitiae, valide unice manet tantummodo ad Supremum Tribunal eiusdem Congregationis.

Notandum est actionem criminalem de delictis Congregationi pro Doctrina Fidei reservatis praescriptione extingui decennio.[11] Praescriptio decurrit ad normam iuris universalis et communis;[12] in delicto autem cum minore a clerico patrato praescriptio decurrere incipit a die quo minor duodevicesimum aetatis annum explevit.

In Tribunalibus apud Ordinarios vel Hierarchas constitutis, hisce pro causis munera Iudicis, Promotoris Iustitiae, Notarii atque Patroni tantummodo sacerdotes valide explere possunt. Instantia in Tribunali quovis modo finita, omnia acta causae ad Congregationem pro Doctrina Fidei ex officio quam primum transmittantur.

Tribunalia omnia Ecclesiae Latinae et Ecclesiarum Orientalium Catholicarum tenentur canones de delictis et poenis necnon de processu poenali utriusque Codicis respective observare una cum normis specialibus a Congregatione pro Doctrina Fidei pro singulo casu tradendis et omnino ad exsecutionem mandandis.

Huiusmodi causae secreto pontificio subiectae sunt.

Per hanc Epistulam, de mandato Summi Pontificis omnibus Ecclesiae Catholicae Episcopis, Superioribus Generalibus institutorum religiosorum clericalium iuris pontificii et societatum vitae apostolicae clericalium iuris pontificii aliisque Ordinariis et Hierarchis interesse habentibus missam, in votis est ut non solum graviora delicta omnino vitentur, sed praesertim ad clericorum et fidelium sanctitatem etiam per necessarias sanctiones procurandam sollicita pastoralis cura ab Ordinariis et Hierarchis habeatur.

Romae, e sede Congregationis pro Doctrina Fidei, die 18 maii 2001.

+ JOSEPHUS Card. RATZINGER
Praefectus

+ Tharsicius BERTONE, S.D.B.
archiep. em. Vercellensis a Secretis


[1] Ioannes Paulus PP. II, Constitutio Apostolica Pastor bonus, De Romana Curia, 28 iunii 1988, art. 52, in AAS 80 (1988) 874.

[2] Congregatio pro Doctrina Fidei, Agendi ratio in doctrinarum examine, 29 iunii 1997, in AAS 89 (1997) 830-835.

[3] Suprema Sacra Congregatio Sancti Officii, Instructio Crimen sollicitationis, Ad omnes Patriarchas, Archiepiscopos, Episcopos aliosque locorum Ordinarios "etiam Ritus Orientalis": De modo procedendi in causis sollicitationis, 16 martii 1962, Typis Polyglottis Vaticanis MCMLXII.

[4] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 1367; Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1442. Cf. et Pontificium Consilium De Legum Textibus Interpretandis, Responsio ad propositum dubium, 4 iunii 1999.

[5] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 1378 § 2 n. 1 et 1379; Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1443.

[6] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 908 et 1365; Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 702 et 1440.

[7] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 927.

[8] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 1378 § 1; Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1457.

[9] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 1387; Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1458.

[10] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 1388 § 1; Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1456 § 1.

[11] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 1362 § 1 n. 1; Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1152 § 2 n. 1.

[12] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 1362 § 2; Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1152 § 3.





I Legionari di Cristo: "Accusano noi per colpire il papa"


Intervista esclusiva col vertice della congregazione, che respinge come "indegne di credibilità" le denunce contro il fondatore. Ma gli accusatori contrattaccano. E fanno ricorso all´Onu

di Sandro Magister





ROMA -I Legionari di Cristo sono una storia di successo, negli anni recenti della Chiesa cattolica. I loro numeri lo dicono: 500 preti, altri 2.500 vicini a diventarlo, 1.000 laici consacrati, 30.000 membri attivi in venti nazioni. E tutto in tempi rapidissimi. Intanto però accuse gravi colpiscono il loro stesso fondatore, padre Marcial Maciel Degollado (nella foto, al centro), messicano, coetaneo di Giovanni Paolo II e da lui molto stimato e protetto.

Questa è la prima intervista nella quale il vertice dei Legionari ha accettato di rispondere alle critiche, punto per punto. L´interlocutore autorizzato è padre Miguel Cavallé Puig, catalano, membro della segreteria generale dell´organizzazione e presidente della Fondazione Villaggio dei Ragazzi.

Padre, qual è il segreto della stupefacente espansione dei Legionari di Cristo?

«Stupefacente non so. Ma certo, nella generale crisi di vocazioni di tanti istituti religiosi, la nostra crescita suscita ammirazione. Non abbiamo nessuna arma segreta. Semplicemente offriamo ai giovani i mezzi adatti per scoprire la chiamata a Dio e alla vita consacrata. Ma poi è Dio che fa. Lui manda i suoi operai dove vuole».

Il vostro è un nome di battaglia. Contro quale nemico?

«Direi meglio: a favore di chi? Vogliamo essere una Legione di pace, andare in tutto il mondo a predicare la Buona Novella, portare la salvezza cristiana a tutti gli uomini, a cominciare dai più bisognosi».

Ma questo vale per tutti i cristiani. Voi in che cosa vi distinguete?

«Per un particolare spirito di dinamismo. Lottiamo sempre, non ci scoraggiamo di fronte alle difficoltà. Il nostro fondatore, padre Marcial Maciel, ci ha insegnato a non riposare mai».

Mentre la Chiesa la vedete troppo fiacca, rilassata, bisognosa di risveglio?

«È Giovanni Paolo II il primo a chiedere a tutti di mettersi all´opera con decisione. Soprattutto ai giovani dice che non è tempo di oziare. I Legionari di Cristo sono nati più di 60 anni fa, ma il loro sviluppo coincide con questo pontificato. Noi applichiamo l´insegnamento del papa».

Siete nati in Messico, ma subito avete fatto rotta su Roma. Perché?

«Perché vogliamo essere vicini al papa, anche fisicamente. Vicini e fedeli».

In quali paesi siete più presenti?

«Più di tutti in Messico. E poi negli Stati Uniti e in Brasile. Sono i paesi che ci danno più vocazioni».

Sembrate voler conquistare soprattutto le élite di comando della società. Perché?

«L´opera più grande che abbiamo in Italia è il Villaggio dei Ragazzi di Maddaloni, in Campania, per ragazzi poveri e disagiati. I Legionari fanno apostolato con tutti, senza distinzioni. È vero che ci impegnamo a formare persone che, grazie ai loro mezzi, possono facilitare la diffusione del messaggio evangelico. Ma non mi sembra che questo possa essere chiamato elitismo: anche Gesù curò con particolare attenzione i dodici apostoli».

I vostri giovani preti ricevono una formazione lunga e severa, ma anche molto separata dal mondo esterno. Non crede che questa clausura comporti dei rischi?

«Che la formazione sia lunga è vero: dura dodici o tredici anni dopo il diploma liceale, perché fare il sacerdote oggi non è facile e bisogna prepararsi bene. Severa non direi, ma esigente e disciplinata lo è, sempre però in serenità e allegria. Quanto alla clausura nego. La formazione non è solo studio e preghiera: comprende anche tre o quattro anni di apostolato a contatto diretto con la gente».

Da voi tutto sembra far perno sul fondatore. C´è chi vi accusa di culto della personalità.

«Chi ci conosce bene sa che non è così. Una congregazione come la nostra, presente in venti paesi del mondo nei quali si parlano sette diverse linglue, non può far dipendere in tutto da una persona, per quanto capace e carismatica sia. Noi amiamo il nostro fondatore come i francescani amano san Francesco e i salesiani don Bosco. Amare il fondatore è anche un dovere di giustizia e gratitudine per quello che ci ha dato».

Vi lega a lui un vincolo speciale? Un quarto voto dopo i tre classici di povertà, castità e obbedienza?

«I nostri voti aggiuntivi sono due. Il primo è di carità: e impegna a non criticare nessuno e in particolare i superiori, perché la maldicenza è quanto di più anticristiano ci sia. Naturalmente uno può dire quello che non gli sembra opportuno del governo di un superiore, ma è giusto che lo dica a lui stesso o a chi può risolvere la situazione, cioé a un altro superiore d´autorità ancora più alta, senza creare dissidi tra chi oggettivamente non può risolvere il caso. Il secondo voto aggiuntivo è di umiltà: e impegna a non ambire a cariche di governo nella congregazione, perché noi ci facciamo religiosi nel servire».

Del vostro fondatore circola un solo libro. Perché degli altri suoi scritti fate un uso solo interno?

«Il libro riguarda la formazione dei sacerdoti e fu richiesto a padre Maciel prima del sinodo dei vescovi dedicato a questo tema, sul quale il nostro fondatore è ritenuto molto competente. Gli altri scritti, invece, non sono nati per essere pubblicati. Sono lettere personali indirizzate anno dopo anno a Legionari o a membri del movimento Regnum Christi. Per animare, per orientare, un po´ come faceva san Paolo con le prime comunità cristiane. Alcune di queste lettere sono raccolte per temi di interesse generale e sono stampate. Nelle nostre istituzioni sono a disposizione di tutti, anche di persone esterne».

Perché non aprite i vostri archivi?

«Siamo giovani, il nostro fondatore è ancora in vita e non abbiamo un archivio vero e proprio. Al di là delle lettere del primo periodo, quello della fondazione, non vi si trova niente di particolare. Informazioni sono presenti nei nostri siti web, su chi siamo, sulla nostra storia, sulle nostre attività. E poi ci piace essere vicini alla gente e chiunque può domandarci qullo che vuole».

Ma su altri movimenti religiosi anche più recenti già esistono ricostruzioni storiche. Sui Legionari niente.

«A dire il vero anche noi stiamo pensando a scrivere e pubblicare una nostra storia. Ma non le so dire quando».

Intanto però è uscito in Spagna un libro su di voi che è molto critico.

«Non l´ho letto».

E in Messico ne è appena uscito un altro, scritto da un ex Legionario che accusa il fondatore d´aver abusato sessualmente di lui, negli anni Cinquanta.

«Nemmeno questo l´ho letto. Per quanto mi dicono è una ripetizione di vecchie accuse».

Ma gli accusatori non sono uno ma otto, tutti ex Legionari importanti. Perché il Vaticano non dà corso alla loro denuncia, come fa in tutti i casi consimili?

«Perché già all´epoca dei presunti fatti, negli anni Cinquanta, la Santa Sede indagò su pesanti accuse che erano state rivolte contro padre Maciel. Le imputazioni erano di vario tipo, e su tutte, dopo inchieste attentissime da parte dei visitatori apostolici, fu dimostrata la totale innocenza del nostro fondatore. All´epoca furono interrogati anche gli accusatori di oggi, ma nessuno di loro disse quello che avrebbe detto decenni dopo, nell´attuale campagna diffamatoria. E non parlarono allora perché in effetti non era accaduto nulla. Se quindi il Vaticano non ha dato corso alla nuova denuncia è perché le accuse non si sostengono. Uno degli accusatori ha ritrattato. Un altro ha mandato tranquillamente una sua figlia in una nostra scuola fino al 1996. Altri ex Legionari hanno detto d´essere stati avvicinati perché anche loro dessero falsa testimonianza contro padre Maciel. Infine esistono numerose lettere, alcune manoscritte, di queste persone, rivolte a padre Maciel molti anni dopo i presunti fatti, nelle quali essi mostrano grande amicizia, apprezzamento e gratitudine per lui. Basta questo per dimostrare che si tratta di accuse indegne di credibilità».

Ma ora gli accusatori hanno anche sporto denuncia alle Nazioni Unite, all´ufficio dei diritti umani per la tutela dei bambini e dei giovani.

«E contro chi?».

Contro il Vaticano, perché coprirebbe il delitto.

«Questo non lo sapevo. Ma vede? Qui si capisce che il vero bersaglio delle accuse non è tanto padre Maciel, ma è la Chiesa, è il papa».

E voi non vi difendete?

«No. Padre Maciel ci ha sempre insegnato che la nostra virtù principale dev´essere la carità, che vuol dire perdono e comprensione. E poi c´è tanto da fare che non abbiamo tempo per preoccuparci di accuse che non rispondono al vero. Mi creda, ci preoccupano le sofferenze di queste persone e prestiamo attenzione a quello che dicono su di noi, ma, ripeto, le loro non sono accuse credibili. Dunque preferiamo investire ogni minuto nel far bene, nell´evangelizzare, nel servire i fratelli. Oggi di preti ce ne sono pochi, ma di lavoro apostolico ce n´è sempre tanto, tantissimo».


[Una versione ridotta di questa intervista è su "L´espresso" n. 15 del 4-10 aprile 2003, con il titolo "Legionari nella bufera"]



Wojtyla, il Papa che ha fallito
di Hans Kung
Predica il dialogo ma ha isolato la Chiesa. Le sue idee di fede e di morale hanno cancellato il Concilio Vaticano II


La situazione della Chiesa Cattolica è seria. Il Papa è gravemente malato e merita ogni compassione. Ma la Chiesa deve vivere. Per questo, nella prospettiva di un’elezione papale, ha bisogno di una diagnosi, di una sincera analisi svolta dal suo interno. Delle terapie si potrà discutere dopo.
Gli oltre venticinque anni di Pontificato di Karol Wojtyla sono stati una conferma delle critiche che già avevo espresso dopo un anno del suo Pontificato. Secondo la mia opinione, egli non è il Papa più grande ma il più contraddittorio del XX secolo. Un Papa dalle molte, grandi doti, e dalle molte decisioni sbagliate! La sua «politica estera» ha preteso da tutto il mondo conversione, riforma, dialogo. Però, in tutta contraddizione, la sua «politica interna» ha puntato alla restaurazione dello status quo ante Concilium, a impedire le riforme, al rifiuto del dialogo intra- ecclesiastico e al dominio assoluto di Roma. Questa contraddizione si evidenzia in undici ambiti problematici. Riconoscendo gli aspetti positivi di questo Pontificato, mi concentrerò quindi sui suoi aspetti critici e contraddittori.

Prima contraddizione.
Giovanni Paolo II predica i diritti degli uomini all’esterno ma li ha negati all’interno, cioè ai vescovi, ai teologi e soprattutto alle donne.
Il Vaticano, un tempo nemico convinto dei diritti dell’uomo ma ben disposto oggi a immischiarsi nella politica europea, continua a non poter sottoscrivere la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa: troppi canoni del diritto ecclesiastico romano, assolutistico e medioevale, dovrebbero prima essere modificati. La separazione dei poteri, principio fondamentale del diritto moderno, è sconosciuta alla Chiesa Cattolica romana, nel cui comportamento non vi è nessuna lealtà: nei casi di disputa l’autorità vaticana funge nel contempo da legislatore, accusa e giudice.

Seconda contraddizione.
Grande ammiratore di Maria, il Wojtyla predica gli ideali femminili, vietando però alle donne la pillola e negando loro l’ordinazione.
Per molte donne cattoliche tradizionali (soprattutto le donne appartenenti a ordini religiosi), l’aspetto più apprezzato di questo Papa è il suo respingere le donne moderne, in quanto le ha escluse da tutte le consacrazioni più importanti e considera la contraccezione appartenente alla «cultura della morte ». Tuttavia, molte delle donne che partecipano alle manifestazioni di massa del Papa, rifiutano la dottrina papale che si oppone ai metodi contraccettivi.

Terza contraddizione.
Questo Pontefice predica contro la povertà di massa e l’indigenza nel mondo ma, al tempo stesso, con la sua posizione in merito al controllo delle nascite e all’esplosione demografica, si è reso colpevole di questa indigenza.
In occasione dei suoi numerosi viaggi e anche di fronte alla Conferenza delle Nazioni Unite su Popolazione e Sviluppo tenutasi al Cairo nel 1994, questo Papa ha preso posizione contro l’uso della pillola e del profilattico e, pertanto, potrebbe essere ritenuto responsabile più di qualsiasi uomo di Stato della crescita demografica incontrollata in alcuni Paesi e del dilagare dell’Aids in Africa.

Quarta contraddizione.
Karol Wojtyla propaganda una figura sacerdotale maschile caratterizzata dal celibato ed è, quindi, il principale responsabile della catastrofica carenza di sacerdoti, del collasso dell’assistenza spirituale in molti Paesi e dello scandalo della pedofilia nel clero, ormai venuto alla luce.
Agli uomini che si sono dichiarati pronti al servizio sacerdotale nelle comunità viene proibito il matrimonio. Questo è solo un esempio di come anche questo Papa abbia ignorato la dottrina della Bibbia e la grande tradizione cattolica del primo Millennio in cui non vi era alcuna legge sul celibato per i sacerdoti. I quadri si sono ridotti, il reclutamento è fermo e fra poco, non solo nell’area di lingua tedesca, quasi due terzi delle parrocchie rimarranno senza sacerdote e la stessa celebrazione domenicale dell’eucarestia non potrà più essere assicurata, nemmeno con l’importazione di parroci e il raggruppamento delle parrocchie in «unità spirituali». Il clero fedele al celibato è dunque in crescente pericolo di estinzione. Gli scandali della pedofilia verificatisi dagli Stati Uniti all’Austria hanno inoltre gravemente danneggiato la sua credibilità, portando sull’orlo della bancarotta grandi diocesi negli Stati Uniti.

Quinta contraddizione.
Il Papa polacco ha praticato un numero elavatissimo di canonizzazioni, ma al tempo stesso ha ignorato l’inquisizione attuata nei confronti di teologi, sacerdoti e membri di ordini malvisti dalla Chiesa.
I devoti, strumentalizzati politicamente e commercialmente con spese ingenti e conseguenti profitti per la Curia, sono soprattutto pie suore, fondatori di ordini religiosi o Papi come l’antidemocratico, antisemita, autoritario Papa Pio IX (controbilanciati dalla canonizzazione di Giovanni XXIII). Devoti sono divenuti anche l’imperatore asburgico Carlo I e il ben poco pio fondatore dell’Opus Dei Josémaria Escrivá.
Uomini e donne (anche donne appartenenti a ordini religiosi) che si sono distinti, per il loro pensiero critico e per la loro energica volontà di riforme, sono stati invece trattati con metodi da Inquisizione. Come Pio XII fece perseguitare i più importanti teologi del suo tempo, allo stesso modo si comportano Giovanni Paolo II e il suo Grande Inquisitore Ratzinger con Schillebeeckx, Balasuriya, Boff, Bulányi, Curran, Fox, Drewermann e anche il Vescovo di Evreux Gaillot e l’Arcivescono di Seattle Huntington. Nella vita pubblica mancano oggi intellettuali e teologi cattolici della levatura della generazione del Concilio. Questo è il risultato di un clima di sospetto, che circonda i pensatori critici di questo Pontificato. I vescovi si sentono governatori romani invece che servitori del popolo della Chiesa. E troppi teologi scrivono in modo conformista oppure tacciono.

Sesta contraddizione.
Il Papa elogia spesso e volentieri gli ecumenici, ma al tempo stesso ha pesantemente compromesso i rapporti con le Chiese ortodosse e con quelle riformiste ed evita il riconoscimento dei suoi funzionari e dell’eucarestia.
Il Papa avrebbe dovuto consentire — come suggerito in molti modi dalle commissioni di studio ecumeniche e come praticato direttamente da tanti parroci — le messe e l’eucarestia nelle Chiese non cattoliche e l’ospitalità eucaristica.Avrebbe anche dovuto ridurre l’eccessivo potere esercitato dalla Chiesa nei confronti delle Chiese dell’Est e delle Chiese riformiste e avrebbe dovuto rinunciare all’insediamento dei Vescovi romano- cattolici nelle zone delle Chiese russe- ortodosse. Avrebbe potuto, ma non ha mai voluto. Ha voluto invece mantenere e ampliare il sistema di potere romano. La politica di potere e di prestigio del Vaticano è stata mascherata da discorsi ecumenici pronunciati dalla finestra di Piazza San Pietro, da gesti vuoti e da una giovialità del Papa e dei suoi cardinali che cela in realtà il desiderio di «sottomissione» della Chiesa dell’Est sotto il primato romano e il «ritorno» dei protestanti alla casa paterna romano-cattolica.

Settima contraddizione.
Come Vescovo suffraganeo e poi Arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla ha preso parte al Concilio Vaticano II. Una volta diventato Papa, ha però disprezzato la collegialità del Pontefice con i Vescovi decretata proprio al Concilio.
Questo Pontefice ha più volte dichiarato la sua fedeltà al Concilio, per poi tradirlo nei fatti attraverso la sua «politica interna». I termini conciliari come «aggiornamento, dialogo, collegialità e apertura ecumenica» sono stati sostituiti da parole quali «restaurazione, magistero, obbedienza, ri-romanizzazione ». Il criterio per la nomina dei Vescovi non è affatto lo spirito del Vangelo e l’apertura mentale pastorale, bensì la fedeltà assoluta verso la condotta romana. I sostenitori del Papa tra i vescovi di lingua tedesca come Meisner, Dyba, Haas, Groer e Krenn sono solo gli sbagli più eclatanti di questa politica pastorale devastante, la quale fa pericolosamente scivolare in basso il livello morale e intellettuale dell’episcopato. Un episcopato reso ancor più mediocre, rigido, conservatore e servile, è forse l’ipoteca più pesante di questo lunghissimo Pontificato.

Ottava contraddizione.
Questo Papa ha cercato il dialogo con le religioni del mondo, ma contemporaneamente ha disprezzato le religioni non cristiane definendole «forme deficitarie di fede».
In occasione dei suoi viaggi o «preghiere di pace», il Papa ha radunato con piacere attorno a sé dignitari di altre chiese e religioni. Non vi erano tuttavia molte tracce reali della sua preghiera teologica. Anzi, il Papa si è presentato in sostanza come un «missionario » di vecchio stampo.

Nona contraddizione.
Il Papa polacco ha assunto la funzione di rappresentante della fede in un’Europa cristiana, ma il suo ingresso trionfale e la sua politica reazionaria hanno involontariamente favorito l’inimicizia nei confronti della Chiesa, se non addirittura l’avversione contro il Cristianesimo stesso.
La campagna di evangelizzazione del Papa, il cui punto centrale è rappresentato da una morale sessuale ben poco adeguata ai tempi, ha discriminato soprattutto le donne: quelle che in questioni controverse, quali la contraccezione, l’aborto, il divorzio, l’inseminazione artificiale hanno dimostrato di avere opinioni diverse da quelle della Chiesa, sono state definite portatrici di una «cultura della morte». Attraverso interventi politici— come è accaduto in Germania contro il Parlamento e l’episcopato nel caso del conflitto sul tema della gravidanza —, la Curia romana ha dato l’impressione di rispettare poco la separazione giuridica tra Stato e Chiesa. Il Vaticano cerca (attraverso il gruppo parlamentare del Partito Popolare europeo) di esercitare delle pressioni anche sul Parlamento Europeo, incentivando l’ingaggio di osservatori particolarmente vicini alle idee di Roma per questioni relative alla legislazione sull’aborto. Invece di farsi ovunque fautrice di soluzioni ragionevoli che consentano la mediazione, la Curia romana con i suoi proclami acutizza di fatto a livello mondiale la polarizzazione tra oppositori e sostenitori dell’aborto, moralisti e libertini.

Decima contraddizione.
Come carismatico comunicatore e «star» mediatica, questo Papa fino alla sua veneranda età ha fatto presa in particolare sui giovani, ma si è appoggiato soprattutto ai «nuovi movimenti» di origine italiana, all’Opus Dei di casa in Spagna e a un pubblico acritico e fedele del Pontefice. Tutto ciò è sintomatico del rapporto del Papa con la laicità e della sua incapacità di dialogare con un pubblico critico.
I grandi raduni mondiali dei giovani sostenuti a livello regionale e internazionale, sotto la sorveglianza della gerarchia dei nuovi movimenti laici (Focolare, Comunione e Liberazione, St. Egidio, Legionari di Cristo, Regnum Christi, etc.), hanno attirato e attirano centinaia di migliaia di giovani. Molti di essi volonterosi, troppi del tutto acritici. Il carisma personale di Wojtyla è quasi più importante dei contenuti da lui trasmessi. Le domande che i giovani avevano posto al Papa e che, in occasione del suo primo viaggio in Germania, lo avevano messo in serio imbarazzo, in seguito non sono state più consentite. Le associazioni cattoliche di giovani, che non si trovano sulla linea del Vaticano, vengono disciplinate e messe alla fame dall’ordine romano attraverso il ritiro di finanziamenti da parte dei vescovi locali. Inoltre viene messa in discussione la fiducia un tempo accordata all’ordine dei gesuiti: prediletti dai Papi precedenti, ora vengono percepiti come sabbia negli ingranaggi della politica di restaurazione del Papa a causa delle loro qualità intellettuali, dei loro teologi critici e delle opzioni teologiche di liberazione. Invece Karol Wojtyla, già ai tempi in cui era ancora arcivescovo di Cracovia, concesse la piena fiducia all’associazione segreta Opus Dei, potente sia dal punto di vista finanziario che in termini di influenze, ma antidemocratica e in passato compromessa con regimi fascisti.

Undicesima contraddizione.
Giovanni Paolo II ha offerto nel 2000 una pubblica confessione dei peccati per gli errori della Chiesa nel passato, senza però trarne alcuna conseguenza pratica.
La confessione dei peccati ampollosa e barocca inscenata a San Pietro per gli errori della Chiesa è rimasta vaga e ambigua. Il Papa ha chiesto perdono solo per gli errori dei «figli e delle figlie della Chiesa» ma non per quelle del «Santo Padre», per quelle della Chiesa stessa e dei gerarchi presenti. Il Papa non ha mai preso posizione in merito agli intrighi delle varie sedi della Curia in affari mafiosi e ha contribuito più all’occultamento che alla rivelazione di scandali e crimini (Banca Vaticana, il «suicidio» di Guido Calvi, l’omicidio avvenuto nell’ambiente del corpo delle guardie svizzere...). Anche con la rivelazione degli scandali della pedofilia dei clericali, il Vaticano è stato straordinariamente titubante. Nonostante alcune richieste, il Papa non ha mai dato udienza ad alcuna vittima. Anzi, ha riempito di elogi un insigne criminale nel corso di una fastosa cerimonia al Vaticano: il messicano Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo (500 sacerdoti e 2.000 seminaristi) e del movimento laico Regnum Christi, diventato ormai concorrente ancora più conservatore dell’Opus Dei.

Conclusioni.
Per la Chiesa cattolica questo Pontificato si rivela, nonostante i suoi aspetti positivi, una grande speranza delusa, in fin dei conti un disastro, perché Karol Wojtyla, con le sue contraddizioni, ha profondamente polarizzato la Chiesa, allontanando i suoi innumerevoli uomini e gettandoli in una crisi epocale.
Contro tutte le intenzioni del Concilio Vaticano II, il sistema romano medioevale — un apparato di potere caratterizzato da tratti totalitari — è stato restaurato grazie a una politica personale e dottrinale tanto astuta quanto spietata: i vescovi sono stati uniformati, i padri spirituali sovraccaricati, i teologi dotati di museruola, i laici privati dei diritti, le donne discriminate, le iniziative popolari dei sinodi nazionali e delle chiese ignorati. E poi ancora scandali sessuali, divieti di discussione, dominio liturgico, divieto di predica per i teologi laici, esortazione alla denuncia, impedimento dell’eucarestia. Di tutto questo è forse colpevole «il mondo»?

La grande credibilità della Chiesa Cattolica, cioè quella ottenuta da Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II, ha lasciato il posto a una vera e propria crisi della speranza. Questo è il risultato della profonda tragicità personale di questo Papa: la sua idea cattolica di stampo polacco (medioevale, controriformista e antimoderna), in qualità di Pontefice Karol Wojtyla l’ha voluta portare anche nel resto del mondo cattolico. Si è però verificato il contrario di ciò che egli sperava: la Polonia stessa è stata travolta dal moderno sviluppo secolare e, dopo la sostituzione dell’alleanza elettorale in carica fino al 2001, Solidarnosch, si appoggia sempre meno alle idee di fede e di morale promosse dal Pontefice.

Quando verrà il momento, il nuovo Papa dovrà decidere di affrontare un cambio di rotta e dare alla Chiesa il coraggio di nuove spaccature, recuperando lo spirito di Giovanni XXIII e l’impulso riformistico del Concilio Vaticano II. «Videant consules», i consoli vogliano fare in modo che la Repubblica non subisca danni, si diceva nell’antica Roma. «Videant cardinales», i cardinali vogliano fare in modo—si dovrebbe dire nella Roma di oggi—che la Chiesa non subisca danni. (Traduzione del Gruppo Logos)


Corriere della sera, 26 Marzo, 2005



LA LEGIONE DI CRISTO E IL MOVIMENTO REGNUM CHRISTI

Agenzia FIDES - Palazzo di Propaganda Fide - Vaticano


Il 23 maggio 1970 Papa Paolo VI affidò alla Legione di Cristo la cura spirituale di 84.000 persone, molte di origine maya, della Prelatura di Cancun-Chetumal. Il numero degli abitanti è cresciuto rapidamente, ed oggi è arrivato a 1.100.000, distribuiti in 52.000 chilometri quadrati di estensione della prelatura. Attualmente vi lavorano quarantacinque sacerdoti che hanno già costruito 343 chiese e oratori, decine di scuole e di dispensari medici.
“Gioventù Missionaria” e “Famiglia Missionaria” sono altre opere che stanno offrendo un appoggio ai vescovi e ai parroci in 25 diversi Paesi. Gruppi di giovani e famiglie realizzano missioni di evangelizzazione in città, villaggi e zone rurali. Ogni anno sono più di 50.000 i missionari che dedicano almeno una settimana all’annuncio del Vangelo e all’assistenza nelle celebrazioni liturgiche delle parrocchie locali.
Tra le altre iniziative, la “Scuola della Fede” si è impegnata nella preparazione e nella formazione permanente di evangelizzatori a tempo pieno e di catechisti. Dalla sua fondazione, nell’anno 1975, la “Scuola della Fede” ha formato circa 40.000 catechisti e attualmente dirige il lavoro di circa mille evangelizzatori, che dedicano tutto il loro tempo all’insegnamento, offrendo un prezioso appoggio a vescovi e parroci.
Il lavoro in campo sociale della Legione di Cristo e del Regnum Christi ha dato aiuto a circa centomila bambini e giovani, insieme ai loro familiari. In seguito al terremoto e agli uragani in Messico e in Salvador sono stati costruiti tre complessi “Cideco”, per le persone rimaste senza abitazione. Inoltre sono stati attivati sistemi di microcredito, programmi di sviluppo per comunità e famiglie.
I Legionari di Cristo dirigono anche 22 università e 154 centri educativi. A Roma c'è l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
A questi si aggiunge l’ampia rete di scuole “Mano Amica”, per i più bisognosi.
Tra le altre iniziative c’è “Anspac” (Asociacion Nacional Pro Superacion), un’associazione che ha lo scopo di elevare il livello culturale ed economico dei più poveri. Attraverso corsi di formazione personale e culturale, Anspac aiuta 80.000 famiglie dell’America Latina.
Si cerca, inoltre, di alimentare la carità e la generosità delle persone, attraverso programmi come il “Progetto Condividiamo”, per distribuire ai poveri prodotti essenziali, e “Un chilo di aiuto”, per la raccolta di alimenti in tende e supermercati, di cui beneficiano 75.300 persone.
La Legione di Cristo ha attivato anche varie opere in campo medico, tra le quali un servizio diagnostico di telemedicina che raggiunge i luoghi più remoti, attraverso decine di consultori mobili equipaggiati con antenne satellitari, che permettono di consultare equipe di medici specializzati a di








L'Unità - 15-01-2005

I Legionari (laureati) di Cristo




C’è qualcuno tra i lettori che sa che cosa è l'università privata della congregazione cattolica dei Legionari di Cristo, destinata ad aprire i battenti a Roma nel prossimo ottobre? E qualcun altro che sa perché la scuola Jean Monnet ha ricevuto due milioni di euro e altrettanto ne riceverà nei prossimi due anni per trasformarsi in una nuova Facoltà? Potrei sbagliarmi ma temo di ricevere risposte negative.

La verità è che, leggendo un documento a tratti noioso ma sempre ricco di interessanti novità quale è la Legge Finanziaria dello Stato per il 2005 (che consta di 593 commi senza alcun ordine), confesso di essermi fermato più di una volta incerto tra l'ilarità e la disperazione.
Due sentimenti contrastanti e non di rado difficili da conciliare.

Ma poiché, a differenza dell'attuale presidente del Consiglio che dice di rivolgersi sempre anzitutto agli studenti dell'ultimo banco (intendendo quelli che non studiano), continuo ad aver fiducia negli italiani come nei miei lettori, confido di riuscire a comunicare a questi ultimi sensazioni simili a quelle che ho provato io.

Non l'indignazione, per carità, perché altrimenti c'é qualcuno anche nel centro-sinistra che la indica come un atteggiamento disdicevole e magari pericoloso.

Parlo di un'istituzione come quella universitaria che dovrebbe, secondo quel che dicono gli economisti più avanzati di mezzo mondo, rappresentare, insieme con la scuola e con la ricerca scientifica, uno dei settori cui dedicare il maggior investimento ai fini dello sviluppo economico del paese e che é invece in una situazione drammatica, come hanno dimostrato all'inizio dell'anno scorso le annunciate dimissioni in massa dei rettori italiani e in autunno la forte mobilitazione di tutte le componenti universitarie di fronte ai provvedimenti del governo in arrivo sul fronte dello stato giuridico e della nuova ristrutturazione didattica, oltre che per la crescente mancanza di risorse.

Sull'università e sulla ricerca scientifica sono le cifre macro-economiche a parlare chiaro.
Grandi e pìccoli atenei, da alcuni anni a questa parte, distribuiscono fondi ridicoli per la ricerca ai docenti e ai ricercatori e la percentuale della ricerca pubblica é ferma allo 0,9 per cento di fronte a percentuali sempre maggiori degli altri stati europei, per non parlare dei primi della classe come gli Stati Uniti e il Giappone che hanno superato il tre per cento annuo rispetto al PIL.

Siamo gli ultimi della classe e colpisce l'abisso che c'é tra le dichiarazioni del ministro Moratti e la situazione reale, il CNR é punito da questo governo in maniera crescente come se l'obbiettivo fosse semplicemente quello di chiuderlo a tempo indeterminato.

Ma tutto questo non basta.

In un anno che si caratterizza per la penuria di risorse in questo settore e che segna per alcune grandi università (é il caso di Roma Tre, per far soltanto un esempio) una consistente diminuzione di fondi rispetto agli scorsi anni, il governo ha deciso di attribuire mezzi rilevanti (ho fatto il caso dei Legionari di Cristo, noti per essere un ateneo che ha in altri paesi un indirizzo fortemente integralista ma altri se ne potrebbero fare) a scuole gradite sul piano politico all'esecutivo e a volte sprovviste per comune riconoscimento, di quel grado di eccellenza sul piano didattico e scientifico che solo potrebbe giustificare un simile trattamento.

Così é singolare il caso della scuola Jean Monnet che negli anni scorsi ha distribuito borse di studio e cattedre di insegnamento per studi europei, secondo criteri più o meno misteriosi, e che di colpo diventa una nuova facoltà dotata di grandi risorse in omaggio non si sa bene a quali obbiettivi.

Un senatore che ha lunga esperienza di cose universitarie, avendo presieduto a lungo la Conferenza nazionale dei rettori, come Luciano Modica, nel suo intervento in Senato per motivare il voto contrario dei Democratici di sinistra alla legge finanziaria, ha usato parole precise a proposito del caso appena citato che vale la pena riprodurre.
Facendo alcun esempi dei criteri usati per l'assegnazione dei fondi alle università, il senatore Modica ha detto: “Il centro San Raffaele del Monte Tabor, sicuramente di grande interesse scientifico nel campo medico, riceve 15 milioni di euro. Voi direte: a seguito di un'accurata valutazione internazionale. No,niente. Sappiamo che una scuola di ateneo a me ignota, la “Jean Monnet” (di quale università non lo sappiamo) si trasforma per legge in facoltà, saltando a pié pari tutte le regole di programmazione dello sviluppo universitario. Questa scuola riceve due milioni annui, da ora in poi. Quindi avremo un piccolo fondo nel bilancio dello Stato ad esso destinato. Sarà importantissima non dico di no,ma é un pezzetto di un'anonima università.”

A un simile intervento, pronunciato in un'aula in cui erano presenti soltanto quattro senatori della maggioranza di centro-destra, con l'abituale rispetto che si riserva agli interventi dell'opposizione prima dell'abituale voto di fiducia, non é stato dato dal governo nessuna risposta. Per arroganza o per mancanza di argomenti da opporre.

Lascio a chi mi legge la risposta all'interrogativo.
Vorrei ricordare soltanto un precedente interessante di cui ormai molti si sono dimenticati. Il governo Berlusconi non é nuovo a simili incursioni in campo universitario. Nel 2002 il protagonista fu l'allora ministro dell'Economia e attuale vicepresidente di Forza Italia, proprio quello che scrisse anni fa per l'editore Laterza un libro intitolato Lo stato criminogeno.

Due anni fa Tremonti decise di trasformare di colpo in bianco in una facoltà universitaria la Scuola Superiore di Studi tributari, riservata fino a quel momento ai funzionari del suo ministero, e stabilì che per legge gli insegnanti di quella scuola, di solito dirigenti del ministero, fossero nominati moto suo professori universitari di prima fascia, cioé professori ordinari.
Un bell'esempio non c'é che dire di rispetto delle regole di programmazione universitaria e della legge per la nomina dei professori universitari.

Ora le eccezioni si moltiplicano e le lobbies, vicine o gradite al governo, diventano assegnazioni privilegiate e arbitrarie della legge finanziaria. A quando la nomina per chiara fama dei sodali del nostro monocrate?

Non c'é che aspettare i prossimi capitoli di questa storia italiana.


Nicola Tranfaglia
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Legionari di Cristo.

Sempre più vicino il processo a padre Maciel



La congregazione per la dottrina della fede ha dato il via all’indagine preliminare e ha interrogato decine di nuovi testimoni. Che hanno riempito nuove pagine di accuse

di Sandro Magister



ROMA, 20 maggio 2005 – Lo scorso 2 aprile, nello stesso istante in cui a Roma moriva Giovanni Paolo II, a New York il promotore di giustizia della congregazione vaticana per la dottrina della fede, Charles J. Scicluna, maltese, stava interrogando l’ex preside di una “Scuola di Fede” dei Legionari di Cristo, Paul Lennon, irlandese, oggi psicoterapeuta ad Alexandria, in Virginia, testimone d’accusa contro uno degli uomini più riveriti e potenti della Chiesa cattolica mondiale: padre Marcial Maciel Degollado, 85 anni, messicano, fondatore dei Legionari e pupilla di papa Karol Wojtyla.

Con 650 preti, 2500 studenti di teologia, 1000 laici consacrati, 30.000 membri attivi in venti nazioni, decine di scuole e università di alto livello – due delle quali a Roma, una di diritto pontificio inaugurata nel 2002, la Regina Apostolorum, e un’altra fresca di riconoscimento del governo italiano, l’Università Europea di Roma – i Legionari di Cristo sono una strabiliante storia di successo.

Lo scorso 30 novembre (vedi foto) Giovanni Paolo II abbracciò in pubblico il loro fondatore Maciel, si felicitò con lui per i sessant’anni di ordinazione sacerdotale, nel tripudio dell’aula vaticana delle udienze gremita da migliaia di Legionari e di militanti del Regnum Christi, la loro associazione laicale parallela.

Quattro giorni prima, il 26, papa Wojtyla aveva dato in “cura e gestione” ai Legionari nientemeno che il Pontificio Istituto Notre Dame di Gerusalemme, un imponente centro d’ospitalità e d’incontri, di proprietà della Santa Sede, a pochi passi dal Santo Sepolcro.

Intanto però in un altro palazzo vaticano, quello dell’antico Sant’Uffizio, l’allora cardinale prefetto Joseph Ratzinger aveva appena ordinato al suo promotore di giustizia Scicluna di ripescare negli scaffali della congregazione tutti i processi in lista d’attesa e in pericolo di non esser mai celebrati. L’ordine era: “Ogni causa deve avere il suo corso regolare”.

Tra i fascicoli ce n’era uno vecchio di sei anni con scritto sopra in latino: “Absolutionis complicis. Arturo Jurado et alii – Rev. Marcial Maciel Degollado”. Ossia: l’indicazione del delitto, il nome del primo dei denuncianti e quello dell’accusato. Il delitto, l’assoluzione in confessione del complice, è uno dei più terribili per la Chiesa, al punto da non cadere mai in prescrizione.

Pochi giorni dopo, il 2 dicembre, Martha Wegan, austriaca residente a Roma, avvocato della Santa Sede per il foro canonico, chiese per lettera ad Arturo Jurado, José Barba Martin e Juan Vaca, tre degli otto accusatori di padre Maciel, se intendevano confermare la loro richiesta di processo canonico, da essi consegnata in Vaticano il 17 ottobre 1998 nelle mani dell’allora sottosegretario della congregazione per la dottrina della fede, Gianfranco Girotti.

I tre risposero di sì. L’avvocato Wegan trasmise la loro risposta al promotore di giustizia Scicluna. E questi aprì l’indagine preliminare sulle denunce in suo possesso: anni e anni di abusi sessuali compiuti da padre Maciel sui suoi accusatori, tutti ex Legionari, quando essi erano in giovane età ed erano in seminario con lui come guida, a Roma, con l’aggravante che egli poi in confessione li assolveva.
* * *
Quando le denunce degli otto apparvero per la prima volta, il 23 febbbraio 1997, su un giornale del Connecticut, “The Hartford Courant”, in un servizio a firma di Jason Berry e Gerald Renner, negli Stati Uniti non era ancora scoppiato l’uragano degli abusi sessuali compiuti da preti su bambini e giovani. Ma questo ne fu il tuono premonitore.

A far colpo, oltre alla gravità delle accuse, erano le personalità dei denuncianti, ingegneri, avvocati, professori universitari affermati. Alcuni avevano ricoperto cariche di rilievo nell’organizzazione di padre Maciel. Uno di essi, Félix Alarcón, aveva aperto nel 1965 il primo avamposto della Legione negli Stati Uniti. Un altro, Vaca, era stato presidente dei Legionari negli Usa tra il 1971 e il 1976. E una prima volta nel 1978, una seconda nel 1989, aveva inviato due esposti riservati a Giovanni Paolo II, accusando Maciel d’aver abusato di lui quand’era ragazzo. In entrambi i casi non aveva avuto risposta. Anche per questo lui e gli altri sette decisero alla fine di mettere tutto in pubblico, e depositare la loro denuncia in Vaticano, nel 1998.

Fatto bersaglio di queste accuse infamanti, padre Maciel si è sempre difeso negandole in blocco. Ma anche contrattaccando.

A discredito di chi lo accusa porta il fatto che assieme agli otto denuncianti ce n’era all’inizio un nono, Miguel Diaz Rivera, ex Legionario oggi professore a Oaxaca, che però poi ritrattò e asserì d’essere stato indotto dagli altri a dire il falso.

Anche altri tre ex Legionari, Armando Arias Sanchez, Valente Velázquez e Jorge Luis González Limón, sarebbero pronti a testimoniare d’aver ricevuto pressioni a sostenere accuse non vere.

Ma l’argomento principe su cui padre Maciel e i suoi fanno leva è l’esito di una precedente indagine del Vaticano contro di lui, dalla quale uscì assolto.

Correva l’anno 1956 e contro Maciel s’erano addensati diciotto capi d’accusa, compreso l’uso di stupefacenti. Il Sant’Uffizio lo esautorò da ogni carica, lo allontanò da Roma e interrogò a uno a uno tutti i suoi seguaci.

Tra questi c’erano anche coloro che quarantadue anni dopo avrebbero denunciato Maciel per abusi sessuali compiuti su di loro in quegli stessi anni Cinquanta. Ma di ciò non dissero nulla.

L’indagine durò fino al febbraio del 1959 e si concluse con l’assoluzione e la reintegrazione dell’accusato. Di uno degli ispettori di allora, il vescovo cileno Cirilo Polidoro van Vlierberghe, oggi quasi centenario, i Legionari di Cristo esibiscono due lettere di pieno sostegno a padre Maciel.



* * *
Veramente, circa il nuovo processo che incombe su Maciel dal 1998, non tutti i dirigenti della Legione sono sempre stati d’accordo su come fronteggiarlo. Secondo alcuni, il non averne sollecitata la celebrazione immediata è stato per la Legione non un vantaggio ma un danno. A fronte di accuse verbali su fatti molto lontani nel tempo, prive di riscontri oggettivi, scagliate da un gruppo di fuorusciti a loro volta accusati di “colpire padre Maciel per colpire la Chiesa e il papa”, la sentenza sarebbe stata di assoluzione certa.

Oggi però questa certezza non è più così salda. Lo scorso 23 gennaio, dal capitolo che ogni dodici anni nomina il direttore generale dei Legionari di Cristo è uscito eletto non padre Maciel, come sempre in precedenza, ma un altro di lui molto più giovane, Álvaro Corcuera Martínez del Rio, messicano, 47 anni. Lo stato maggiore dei Legionari nega che l’avvicendamento abbia un legame con il processo. Sta di fatto che dopo che questo s’è messo in moto per iniziativa di Ratzinger, Maciel non ricopre più alcuna carica nella Legione da lui fondata.

E la sequenza degli ultimi fatti sembra volgere a suo sfavore. Il 25 marzo, Venerdì Santo, nelle meditazioni per la Via Crucis al Colosseo Ratzinger lamenta “quanta sporcizia c’è nella Chiesa proprio tra coloro che nel sacerdozio dovrebbero appartenere completamente a Cristo” e fa presagire una ripulitura energica. Negli stessi giorni il suo promotore di giustizia Scicluna è in partenza per l’America, a verificare le accuse contro Maciel. Il 2 aprile è a New York, dove interroga non solo Vaca, uno degli otto della denuncia canonica, ma anche un altro ex Legionario importante, Lennon, che convalida le accuse del primo con una sua testimonianza aggiuntiva relativa ad anni più recenti. Il 4 è a Città del Messico, dove prosegue gli interrogatori fino al 10 aprile. Ascolta più volte, da soli e assieme, per un totale di dodici ore, i due titolari formali della denuncia canonica, Jurado e Barba Martin. Interroga i rimanenti degli otto, tranne uno, Fernando Pérez Olvera, che però gli inoltra una memoria scritta. Ma soprattutto interroga numerosi altri nuovi testimoni, del Messico, degli Stati Uniti, dell’Irlanda, della Spagna, qualcuno rimasto tra i Legionari fino a pochissimi anni fa. E tutti arricchiscono l’indagine di nuove accuse, non solo contro Maciel, ma anche contro altri dirigenti della Legione più giovani, sempre per la stessa “sporcizia”.

Affianca Scicluna un prelato che gli fa da notario. Questi mette per iscritto ogni testimonianza e alla fine la fa controllare e approvare dall’interrogato. Quando a metà aprile i due rientrano in Vaticano, hanno sull’agenda i nomi di una ventina di altri ex Legionari che hanno chiesto di essere interrogati, in Spagna e in Irlanda. Scicluna potrebbe presto recarsi anche in questi due altri paesi. In ogni caso, come promotore di giustizia, alla fine della sua indagine preliminare redigerà un rapporto con delle proposte conclusive. In base ad esso, le autorità vaticane decideranno se aprire o no il processo canonico vero e proprio.

Fosse per il cardinale segretario di stato Angelo Sodano, grande protettore di Maciel e dei Legionari di Cristo, questo processo non si dovrebbe mai fare. Intanto, però, Ratzinger è stato eletto papa e sarà lui a dire l’ultima parola.

Come nuovo prefetto della congregazione per la dottrina della fede, Benedetto XVI ha nominato l’arcivescovo di San Francisco, William J. Levada, uno dei responsabili negli Stati Uniti del nuovo corso contro gli abusi sessuali commessi da preti.

Due giorni prima del conclave, il 16 aprile, Ratzinger incontrò il cardinale di Chicago, Francis George, suo grande elettore e sostenitore ancor più deciso di una linea rigorosa nel ripulire la Chiesa da questo flagello. Gli assicurò il suo appoggio.

Appena eletto papa, a George che gli baciava la mano Benedetto XVI disse subito che avrebbe mantenuto la promessa.

 
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CITAZIONE (GalileoGalilei @ 31/1/2008, 22:28)
Accusato di abusi sessuali nei confronti di alcuni giovani seminaristi e di Absolutio complicis in peccato contra sextum (il diritto canonico proibisce ai sacerdoti di assolvere in confessione un complice nei peccato contro il sesto comandamento, ndr),

Il diavolo è nei dettagli. I preti chiamano complici le vittime delle violenze sessuali di padre Maciel.

Vittime colpevolizzate, a cui veniva fatto credere che l'ubbidienza alle richieste sessuali da parte dei ragazzini erano atti di complicità.
 
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http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Su...e-sacro/2001669

Sui pedofili il silenzio è sacro
di Gianluca Di Feo
Il memoriale spedito a Wojtyla sugli abusi in Messico. Le accuse ai preti italiani. In un libro, le omissioni della Chiesa Il libro "Viaggio nel silenzio"Forte con i deboli e debole con i potenti. A leggere le inchieste e le rivelazioni sulle coperture del Vaticano ai sacerdoti accusati di pedofilia sembra di assistere a un capovolgimento dei valori della Chiesa. Scandali come quelli statunitensi o come l'incredibile vicenda di don Gelmini aprono crepe nella credibilità delle istituzioni ecclesiastiche e soprattutto nella loro capacità di prevenire e punire gli abusi sessuali del clero. Adesso un volume in uscita per l'editore Chiarelettere contribuisce ad aumentare i dubbi. In 'Viaggio nel silenzio' Vania Lucia Gaito raccoglie testimonianze e documenti inediti, fondendoli in una panoramica planetaria delle coperture concesse dalle curie ai protagonisti dei reati.

Alcune delle storie raccolte sono paradossali. C'è la lettera-memoriale inviata a Giovanni Paolo II da un gruppo di sacerdoti e fedeli messicani contro padre Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo. E c'è il racconto del calvario di Alessandro Pasquinelli: "Nel gennaio del 2004 ho patteggiato una condanna per pedofilia. A quell'epoca ero parroco alla Vergine dei Pini, a Monsummano Terme. Ho patteggiato senza saperlo. E ho da scontare tre anni senza aver fatto nulla". Perché accettare una pena senza difendersi? L'ex parroco Pasquinelli sostiene di avere potuto provare la sua innocenza e mostra all'autrice del volume documenti e testimonianze. "Mi fecero firmare un foglio in bianco. Dissero che ci avrebbero scritto un mandato per l'avvocato. Invece ci scrissero il patteggiamento. E il patteggiamento ci fu senza che io neanche ne sapessi nulla. Mi venne comunicato a cose fatte dal mio vescovo".

Che interesse poteva avere un vescovo a far condannare un suo sacerdote innocente? Pasquinelli viene descritto come un prete dinamico, preparato. Entra persino nell'Opus dei e racconta di avere diviso il suo tempo tra l'Opera e la parrocchia. Lì a Monsummano, nel pistoiese, si lancia nel progetto di una casa famiglia, da cui nascono le accuse contro di lui. Non le accetta: dichiara di avere reagito alle prime voci con denunce e con una gestione ancora più rigorosa della struttura. Mentre il vescovo di Pescia gli avrebbe consigliato il quieto vivere: "Con me fu chiarissimo: 'Io obbedisco al Vaticano: il Vaticano dice di trasferire senza scandali, e io ti trasferisco'. E così fece. Senza accertare i fatti, senza fare alcun genere di indagine, nulla". Pasquinelli elenca perizie a sostegno della sua innocenza. Ma quando diventa formalmente indagato entra in depressione. Fino a quella firma sul foglio bianco che si trasforma in una condanna 'benedetta' dal vescovo. Perché, sostiene nel libro, la Curia non voleva che la sua difesa al processo potesse far emergere ben altri scandali.


Uno tra tanti: "Non voleva che si sapesse, poi, di Enrico Marinoni, un sacerdote che aveva preso dalla diocesi di Fiesole, che aveva alle spalle storie di adescamento di minori. Il vescovo l'aveva nominato responsabile dell'Azione cattolica bambini. Era stato come affidare le pecore al lupo, don Enrico si era scatenato, alla fine c'erano state le denunce e aveva patteggiato due anni e sei mesi".

Pasquinelli dopo la sentenza ha reagito, chiedendo gli atti per andare al dibattimento e il vescovo lo ha sospeso. Da lì un percorso che lo ha visto lasciare la diocesi, per poi prendere moglie e diventare un alfiere dei preti sposati. Ma il suo racconto colpisce. Perché parte dal seminario: "Ho l'impressione che ci fosse una percentuale di omosessuali molto alta. È capitato anche a me di ricevere proposte". La più esplicita "venne da un mio compagno che, quando io ero in seminario, era già stato ordinato sacerdote". Descrive l'approccio, il bacio: "Lui continuò ad abbracciarmi e mi disse: 'La nostra è un'amicizia sacra'. Io non riuscivo a dire nulla, l'imbarazzo era troppo forte. Ero pietrificato. E a quel punto lui cercò di sbottonarmi i pantaloni".

Non è solo questione di seminari. A Roma viene indirizzato "a un prelato del Vaticano con un ruolo molto importante. Telefonai e mi fu fissato un appuntamento. I miei amici, quando lo seppero, esplosero in risate e battutine: 'Ah, ma vai da Jessica! Attento! Mettiti la cintura di castità!'. Pensavo che scherzassero, e invece avevano ragione. In Vaticano mi ricevette in uno studio splendido, elegantissimo... Cominciò a lisciarmi le gambe, poi ad accarezzarmi. Io ero gelato. Poi arrivò alla cerniera dei pantaloni. Mi salvò il telefono, come nei film di terza categoria. Lui dovette rispondere e io mi alzai e andai alla porta".
(11 marzo 2008)

 
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CITAZIONE (GalileoGalilei @ 11/3/2008, 12:32)
A Roma viene indirizzato "a un prelato del Vaticano con un ruolo molto importante. Telefonai e mi fu fissato un appuntamento. I miei amici, quando lo seppero, esplosero in risate e battutine: 'Ah, ma vai da Jessica! Attento! Mettiti la cintura di castità!'.

https://laici.forumcommunity.net/?t=4822892
 
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http://notizie.virgilio.it/notizie/altro/2...o,17843543.html

VATICANO: NUOVO SCANDALO PER FONDATORE LEGIONARI CRISTO, AVEVA UN FIGLIO
postato 3 ore fa da ASCA
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(ASCA) - Citta' del Vaticano, 4 feb - Il fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel Degollado, avrebbe condotto una doppia vita, mettendo alla luce almeno un figlio. Lo affermano numerose fonti di informazioni statunitensi, secondo le quali i Legionari starebbero considerando di ''sconfessare'' Maciel come proprio fondatore e padre spirituale. Un portavoce della congregazione ha dichiarato al New York Times, che ''si puo' confermare che ci sono alcuni aspetti della sua vita che non erano appropriati per un prete cattolico. Maciel, morto nel 2008, era stato condannato dal Vaticano ad una vita ritirata di preghiera e penitenza dopo alcune accuse di abusi sessuali, sui quali pero' la Santa Sede non ha mai portato a compimento un processo canonico.


http://www.asca.it/news-CHIESA__PORTAVOCE_...07279-ORA-.html

04-02-09
CHIESA: PORTAVOCE LEGIONARI, OMBRE IN VITA FONDATORE CHE NON CONOSCEVAMO


(ASCA) - Roma, 4 feb - ''Abbiamo conosciuto da poco questi fatti sulla vita del nostro fondatore, che ci hanno stupito e sono difficili da comprendere'': il portavoce in Italia della congregazione dei Legionari di Cristo e del suo braccio laico, il movimento Regnum Christi, p. Paolo Scarafoni, commenta cosi', con l'ASCA, le notizie che arrivano dagli Stati Uniti su una ''doppia vita'' del fondatore dei legionari, p. Marcial Maciel Degollado, che avrebbe avuto ''almeno'' una figlia da una prostituta.

P. Scarafoni smentisce che i Legionari stiano pensando di ''disconoscere'' il fondatore o di attenuare in qualche modo il legale che lega la congregazione al suo fondatore, morto nel 2008 e gia' accusato di pedofilia da numerosi fuoriusciti del movimento. ''Non possiamo negare - spiega il sacerdote, docente presso l'Universita' Pontificia Regina Apostolorum, una delle numerose istituzioni educative dei Legionari - che ci sono delle debolezze umane nella vita di p. Maciel, pur riconoscendo con grande gratitudine e volendo portare avanti il carisma che ci ha trasmesso e che e' un grande dono per la Chiesa''.

''Adesso - aggiunge - abbiamo appreso che ci sono dei fatti nuovi: sono una sorpresa, e ci danno grande dolore''.

Il portavoce smentisce anche che i massimi livelli della Congregazione 'non potessero non sapere' della ''doppia vita'' di p. Maciel e sarebbero stati coinvolti nel nasconderla.

''Nessuno sapeva di questi fatti. Ci sono ombre, possiamo chiamarle mancanze, difetti che dobbiamo riconoscere, ma noi li abbiamo saputi molto recentemente. Parlare di 'doppia vita', pero', e' affermazione che non si puo' condividere.''.

P.

Scarafoni spiega di non poter entrare nel dettaglio delle nuove rivelazioni, per non ledere la privacy delle persone coinvolte, ma precisa che non ci sono procedimenti legali in corso sulla vicenda.

''Come Legione di Cristo e come movimento Regnum Christi - aggiunge ancora p. Scarafoni -, stiamo seguendo questa situazione volendo rinnovare nostra missione a servizio dell'uomo e della Chiesa. Eravamo a conoscenza delle accuse dal 1997, che sono rimaste allo stadio di accuse perche' anche la Santa Sede nel 2006 ha rinunciato ad un processo canonico ed ha invitato p. Maciel a ritirarsi a vita privata, in preghiera e penitenza. Per noi, soprattutto nei primi tempi, dati i frutti dell'opera di p. Maciel e l'aver lavorato con lui, e' stato molto difficile dubitare di lui e pensare male della sua persona. Il nostro atteggiamento ora e' di molta carita', prudenza e bonta', cercando di aiutarci e sostenerci tra noi all'interno della congregazione. Il nostro desiderio di continuare la nostra missione''.

asp/sam/ss
 
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view post Posted on 5/2/2009, 18:53
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Loro sono "addolorati" perché il vescovo aveva una figlia, mica perché decine di ex seminaristi lo accusavano di pedofilia e abusi sessuali.

http://www.zenit.org/article-17097?l=italian

La Legione di Cristo addolorata per la condotta del suo fondatore

La Congregazione chiede perdono per lo scandalo

ROMA, giovedì, 5 febbraio 2009 ZENIT.org).- Alcuni aspetti della vita di padre Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, sono stati incompatibili con il sacerdozio, ha affermato un portavoce della Congregazione.

"Siamo addolorati per qualsiasi offesa le azioni di padre Maciel possano aver arrecato alla Chiesa e ai suoi membri. Chiediamo perdono per lo scandalo che ciò ha provocato", ha affermato Jim Fair in una dichiarazione rilasciata questo mercoledì a ZENIT.

Fair, portavoce dei Legionari di Cristo negli Stati Uniti, ha rivelato ai giornalisti che sono stati "appresi alcuni fatti sulla vita del nostro fondatore che sono sorprendenti e per noi difficili da comprendere".

Da martedì alcuni resoconti dei media hanno affermato che il sacerdote messicano, morto l'anno scorso e sepolto nella città natale di Cotija, aveva una relazione con una donna che gli avrebbe dato una figlia.

Il portavoce della Legione di Cristo a Roma, padre Paolo Scarafoni, ha affermato di non poter negare questi fatti ma di non voler scendere in dettagli per rispetto della privacy delle persone coinvolte.

Rispondendo alle domande dei giornalisti sull'ipotesi che la Legione possa rinunciare a padre Maciel come fondatore, Fair ha osservato che non qui non si intende riscrivere la storia: "E' e sarà sempre il fondatore dell'Ordine. Qualunque siano state le debolezze umane di padre Maciel, gli siamo grati per il carisma che abbiamo ricevuto attraverso di lui. Uno dei misteri che tutti noi vediamo nella vita è che Dio fa del bene con strumenti umani imperfetti"

Pete Vere, canonista e autore di numerosi testi sul Codice di Diritto Canonico, ha detto a ZENIT che non c'è bisogno che la Legione metta da parte il suo fondatore.

"Essere onesti sul fondatore, ammettere che ha commesso degli errori e che forse ha fatto cose per le ragioni sbagliate, e che forse alcune azioni erano negative... Penso che questo tipo di apertura e trasparenza permetterà [alla Legione] di andare avanti", ha constatato. "Vista la portata e considerando l'effetto che ha sulla Chiesa, la Legione ha qualcosa di positivo".

Padre Marcial Macial ha fondato i Legionari di Cristo nel 1941 e ha rinunciato alla rielezione a Superiore Generale nel 2005. Padre Álvaro Corcuera è stato eletto suo successore.

Nel maggio 2006, dopo aver condotto delle indagini su alcune accuse mosse contro padre Maciel, la Congregazione per la Dottrina della Fede "ha deciso - tenendo conto sia dell'età avanzata del Rev.do Maciel che della sua salute cagionevole - di rinunciare ad un processo canonico e di invitare il Padre ad una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando ad ogni ministero pubblico".

In quell'occasione, la nota vaticana ha riconosciuto "con gratitudine il benemerito apostolato dei Legionari di Cristo e dell'Associazione Regnum Christi".

Nel mondo ci sono circa 800 sacerdoti Legionari di Cristo e 2.500 seminaristi. Il movimento di apostolato Regnum Christi, fondato da padre Maciel, è formato da 65.000 laici, consacrati, diaconi e sacerdoti.
 
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view post Posted on 16/2/2009, 11:05
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http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=43958

IL FONDATORE DEI LEGIONARI AVEVA UNA FIGLIA. E I “FIGLI” LO RINNEGANO

34853. WASHINGTON-ADISTA. Il paragone, forse un po’ irriverente, è tuttavia spontaneo: come Al Capone fu arrestato per evasione fiscale, nonostante i gravi capi d’accusa che gli erano stati imputati, così ora, sulla vita del fondatore dei Legionari di Cristo, il messicano Marcial Maciel Degollado, accusato per decenni di abusi sessuali su minori, ma sempre sostenuto dall’amicizia di Giovanni Paolo II, si squarcia definitivamente un velo, ad un anno dalla morte: anche in questo caso, però, per un “reato minore”, se così lo si può definire: Maciel avrebbe avuto una figlia.

Così, dopo anni di strenue difese da parte della Congregazione da lui fondata, l’attuale superiore dei Legionari, p. Álvaro Corcuera ha deplorato il comportamento di Maciel e ha ammesso - lo riferisce il settimanale cattolico Usa National Catholic Reporter (3/2) citando fonti interne ai Legionari di Cristo - che il comportamento di p. Marcial non avrebbe costituito uno “sbaglio di una volta sola”, ma un “modello che si è ripetuto negli anni”: una sorta di doppia vita, insomma, della quale sono stati messi ora al corrente, capillarmente, seminari e istituzioni della Congregazione in giro per il mondo.

Finora, le accuse di pedofilia, mosse a Maciel a partire dal ‘97 da parte di ex Legionari, sono sempre state rigettate dalla sua Congregazione e bollate come il frutto di cospirazione contro un uomo ritenuto santo. Del resto, nonostante le gravissime accuse, Maciel non fu mai sottoposto a processo dal Vaticano, grazie, soprattutto, al grande favore di cui godeva presso Wojtyla. La revisione del giudizio su p. Maciel cominciò, molto lentamente, solo dopo il 2006 (v. Adista nn. 39 e 41/06), dopo l’elezione di Benedetto XVI. L’attuale papa, per evitare che lo scandalo delle coperture ecclesiastiche concesse a p. Maciel scoppiasse in modo clamoroso, adottò, tramite il suo successore alla Congregazione per la Dottrina della Fede, il card. William Levada, una soluzione salomonica: in considerazione dell'età ormai avanzata di Maciel e della sua salute cagionevole, il Vaticano decideva di rinunciare definitivamente all’azione canonica nei confronti dell’anziano prete, ma invitava il fondatore dei Legionari ad una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando ad ogni ministero pubblico. Una sorta di “arresti domiciliari” che evitava però al fondatore dei Legionari l’onta di un processo e la probabile scomunica latae sententiae prevista per il reato di cui era accusato. Maciel, che si era dimesso da superiore generale dei Legionari nel 2005 per motivi di età, all’indomani della sua rielezione, uscì così definitivamente di scena. Nell’autunno 2007 poi, il papa sollecitò una modifica rilevante allo statuto dei Legionari di Cristo, chiedendo la soppressione del “quarto e quinto voto” a cui seminaristi e preti erano tenuti, i cosiddetti “voti privati” (di “umiltà” e “discrezione”), voluti da Maciel e responsabili della cortina impenetrabile di segreto e mistero all’interno della congregazione, e del clima di omertà e timore. Ora, dopo la morte (avvenuta nel gennaio del 2008), l’ennesima e definitiva tegola sulla figura del fondatore: l’esistenza di una figlia segreta.




Una doppia vita

“Abbiamo appreso – ha affermato Jim Fair, portavoce dei Legionari – alcune cose circa la vita del nostro fondatore, sorprendenti e difficili per noi da comprendere. Possiamo confermare che vi sono alcuni aspetti della sua vita che non si confacevano ad un prete cattolico”. Come superare, ora, il trauma di questa scoperta? “Egli è il fondatore e sarà sempre il fondatore dell’ordine”, ha detto Fair. “È uno dei misteri che tutti vediamo nella vita, il fatto che talvolta cose positive vengano da esseri umani meno che perfetti”. Concetto che sarà però difficile da accettare da parte di una struttura che ha sempre sovrapposto al carisma religioso la figura del fondatore. “Padre Maciel era il mio eroe mitico, che stava su un piedistallo e aveva tutte le risposte”, spiega sul New York Times (4/2) Stephen Fichter, ex prete del New Jersey che ha lasciato i Legionari dopo 14 anni. “Quando si diventa Legionari, bisogna leggere ogni lettera scritta da padre Maciel, 15 o 16 volumi. Sentire che aveva una doppia vita… Non so proprio come andranno avanti”. Ex responsabile finanziario della congregazione, Fichter racconta che “come Legionari ci veniva insegnata una rigorosa povertà; se uscivo per comprare una biro Bic e una tavoletta di cioccolata, dovevo portare le ricevute”. Maciel, invece, non si atteneva a questo stile: ogni volta che partiva da Roma, racconta Fichter ( che tre anni fa informò di questo fatto il Vaticano) “dovevo dargli 10.000 dollari in contanti, dei quali 5.000 in valuta americana e i restanti nella valuta del Paese dove si recava. Per lui non esisteva contabilità. Sempre contanti, nessuna traccia cartacea. Ma siccome per noi era questo incredibile eroe, nessuno ha mai fatto questioni”.



Il favore di Wojtyla

Maciel fondò la congregazione dei Legionari di Cristo nel 1941, dotandola di un ramo clericale e di Regnum Christi, il braccio laico, che conta oggi un “bacino” di 400mila aderenti, ed è attiva in 20 Paesi soprattutto nel settore dell'istruzione. Nel 2005, come "regalo" per i sessant'anni di sacerdozio, Maciel ricevette da Wojtyla la gestione del Pontificio Istituto Notre Dame of Jerusalem Center, il più importante centro vaticano nella Città Santa. L’amicizia del papa polacco ha consentito al movimento di espandersi in modo impressionante: oggi i legionari possiedono 125 case religiose e centri di formazione, 200 centri educativi e altri 600 dedicati alla formazione e all’impegno apostolico dei laici. A Roma è attivo con l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e l’Università Europea; è penetrato nel sociale grazie ad una Onlus, la fondazione Semper Altius, ed è attivo soprattutto in America Latina, dove coordina “Mano Amica”, una rete di scuole frequentata da 16.000 alunni. Consistente anche l’appoggio economico di importanti finanziatori - come il magnate delle comunicazioni messicano Carlos Slim, l’uomo più ricco del mondo - alla sua rete di istituzioni, il cui budget annuale si aggira sui 650 milioni di dollari.



Doppiamente senza “padre”

I Legionari si trovano ora di fronte ad una situazione molto difficile da gestire, anche se continuano ad affermare la loro gratitudine nei confronti di Maciel per aver fondato la congregazione. La verità su di lui è venuta a galla “solo di recente”, spiega il portavoce del quartier generale romano della congregazione, p. Paolo Scarafoni, che però non ha voluto spiegare come ciò sia avvenuto: “Non è ancora opportuno discuterne, anche perché vi sono delle persone coinvolte”, ha detto al Ncr il 4 febbraio. Il dolore dei Legionari è intenso perché “si tratta di qualcosa che prima non sapevamo”, ha affermato, continuando a considerare le numerose accuse di pedofilia mosse contro Maciel negli anni “mai definitivamente provate”.

Certamente, però, la prova che una doppia vita esistesse non ha potuto evitare ai Legionari di prendere sul serio anche le accuse di pedofilia. Tom Hoopes, direttore del National Catholic Register, settimanale americano dei Legionari, ha pubblicato il 3 febbraio scorso una dichiarazione di scuse come commento ad un blog cattolico, www.AmyWelborn.wordpress. “Tutto ciò che voglio dire – ha scritto – è che mi dispiace. Voglio dirlo qui, perché qui ho difeso p. Maciel, e deve restare traccia di quella difesa”. “Mi dispiace per le vittime, che sono state vittime due volte, la seconda di calunnia”, ha ammesso. “Mi dispiace per la Chiesa, che è stata danneggiata. Mi dispiace per coloro che ho fuorviato… La Chiesa ha fatto giustizia e ha penalizzato quest’uomo… Io cerco pentimento e perdono”.

Il danno al movimento, in ogni caso, è devastante, e ci si chiede se e in che modo esso possa riaversi dal danno procurato da questo “brusco risveglio”. A questo proposito è interessante la lettera aperta ai Legionari di Cristo e a Regnum Christi che Germain Grisez, professore di Etica cristiana della Mount Saint Mary’s University, nel Maryland, particolarmente vicino alla sensibilità del movimento, ha scritto per trovare una soluzione alla crisi. Tenendo in mente che “il vostro impegno fondamentale è verso Gesù e la sua Chiesa”, si legge nella lettera ai legionari, pubblicata sul blog American Papist, dovete capire “come continuare a portare avanti quell’impegno nel modo più fedele e fruttuoso”. “A prescindere dalla responsabilità morale soggettiva di padre Maciel – che solo Dio conosce – la prova dell’oggettivo tradimento del suo impegno rende impossibile a voi e ad altri buoni e fedeli Legionari di continuare a portare avanti il vostro servizio e la vostra vita come cooperazione con lui. Se non procedete velocemente a chiudere i Legionari di Cristo come persona giuridica e a riorganizzarvi in un nuovo istituto, il bene comune che ora condividete comincerà a decomporsi; sarete raggiunti da pochissimi uomini, molti di quelli che sono in formazione lasceranno e alcuni membri professi si separeranno, la collaborazione e il supporto dei laici diminuirà”. Il suggerimento accorato di Grisez, dunque, è di fare appello al papa (“l’unico che può supervisionare la chiusura dei Legionari di Cristo, la salvezza dei suoi membri fedeli e la loro ricostituzione in un nuovo istituto”) affinché nomini “due o tre prelati, che non siano Legionari né della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata, per una commissione papale ad hoc” che porti avanti questo procedimento di liquidazione del passato che getti le premesse per un reale rinnovamento. (ludovica eugenio)
 
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59 replies since 21/12/2006, 07:16   4180 views
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