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Pecunia non olet (specialmente quella di L. Gelli)

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GalileoGalilei
view post Posted on 19/12/2006, 20:35 by: GalileoGalilei
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18/12/2006
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San Cipriano: un foglio, la scritta parzialmente ricoperta all’ingresso. Imbarazzo in Curia
Centro pastorale, dedica a Passarelli
L’intitolazione allo scomparso «re dello zucchero» imputato nel processo Spartacus



ROSARIA CAPACCHIONE Sul fondo bianco, la scritta rossa in corsivo indica il nome della parrocchia e le finalità del centro pastorale. Più sotto, in caratteri più piccoli, blu, la dedica. Due anni dopo la morte del re dello zucchero al servizio del clan dei Casalesi, le attività di volontariato della chiesa della Santa Croce si svolgono in quei locali intitolati proprio a Dante Passarelli, in sua memoria. Domenica mattina, via delle Rose, San Cipriano d’Aversa. La scritta campeggia sul portone del centro pastorale. Ad attirare l’attenzione è un foglio chiuso in una copertina trasparente incollato con lo scotch sul cartello bianco e rosso. Dovrebbe coprire la dedica, ma svolge male la sua funzione e la lascia in tutta la sua evidenza. Quel foglio è stato messo per ordine del vescovo di Aversa, Mario Milano, al quale è stata segnalata l’iniziativa della parrocchia e che ha fatto sapere di non gradire. Nessuna diffida formale, l’intestazione non è stata ancora rimossa, ma pare che il parroco, don Sebastiano Paolella, e il suo aiutante, don Carmine Schiavone, al quale è affidata la cura del centro pastorale, siano stati richiamati all’ordine. Il risultato è stata la parziale copertura della scritta, in attesa di decidere cosa fare e di accertare le ragioni della imbarazzante intitolazione.

Perché Dante Passarelli, arrestato nel 1995 per associazione camorristica, processato, era destinatario di una richiesta di condanna a otto anni di reclusione. I giudici di Spartacus, a settembre del 2005, hanno definito la sua posizione con la formula «non doversi procedere per morte del reo». Se avessero maturato la convinzione della sua innocenza, lo avrebbero comunque assolto. E dopo la sua morte, anche quella oggetto di un’indagine e sulla quale recentemente la Dda ha aperto un fascicolo conoscitivo, gli stessi giudici hanno confiscato una parte dei suoi beni, ritenendo che fossero in realtà del clan dei Casalesi. Nessuna reazione ufficiale da parte della Curia di Aversa, da cui dipende la Forania di Casal di Principe (e quindi la parrocchia di Santa Croce). La stessa Forania di cui era stato voce di denuncia don Peppino Diana, morto per aver spiegato ai giovani del suo centro pastorale che la camorra è il male. Voce che si era levata in un comprensorio dove la Chiesa, fino a quel momento, aveva taciuto. E tollerato in silenzio altre targhe e altre dediche: come quella, sopravvissuta al tempo, che ancora resiste nella chiesa di Maria Santissima Annunziata, sempre a San Cipriano, con il ringraziamento inciso sul marmo di Ernesto Bardellino, fratello del capo della camorra dei Mazzoni e, in quegli anni, sindaco.
 
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