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Il "boccone del povero" dei preti Bocconisti, Affari d'oro alla faccia della miseria

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view post Posted on 21/11/2011, 19:54
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Grand hotel ‘Boccone del povero’ parcheggio e albergo per fuori sede

Sarebbe più giusto chiamarlo "Boccone del ricco", perché di poveri quasi non ce n’ è più traccia. L’ istituto di assistenza degli indigenti di via Pindemonte adesso punta più in alto. E offre i suoi servizi ai lavoratori della zona, che parcheggiano l’ auto al suo interno con trenta euro al mese. O a chi ha bisogno di un tetto provvisorio, ottenuto con 200 euro al mese. O a chi necessita di uno spazio per un’ attività commerciale o ludica, come una scuola di danza. Senza ricevute, senza tasse, senza controlli di alcun genere. E dunque senza alcuna responsabilità, almeno sulla carta. Cosa si nasconde dietro la congregazione Missionari dei poveri, meglio conosciuta come "Boccone del povero" fondata da padre Giacomo Cusmano? Chi beneficia degli spazi che un tempo erano destinati ad accogliere gli ultimi e i diseredati della città, e oggi ospitano suv, utilitarie e berline, anche di un certo tono? E ancora, chi gestisce in assoluta libertà un business da oltre centomila euro all’ anno? Di certo c’ è un parcheggio all’ aperto con quasi duecento posti auto affittati – rigorosamente senza ricevuta – a un prezzo tra 30 e 35 euro al mese. Non si vede nessun estintore, nessuna uscita d’ emergenza, né c’ è traccia di autorizzazione del Comune o di altri uffici competenti. Lì dove c’ era il campetto in cui i bambini indigenti andavano a giocare quarant’ anni fa, ci sono i posti assegnati per le vetture di residenti e lavoratori della zona. Ne usufruirebbero anche alcuni appartenenti alle forze dell’ ordine. Un business che facendo due conti si aggira su seimila euro al mese. Settantaduemila in un anno. è il segreto di Pulcinella. Perché del resto, in via Pindemonte è impossibile passare inosservati: la strada che interseca corso Calatafimi, all’ altezza della chiesa del Cuore di Gesù, è simile a un piccolo paese. Qui scorre la vita di commercianti che si conoscono tutti fra loro e tirano a campare anche con poche centinaia di euro al mese. C’ è la merceria, il piccolo negozio di abbigliamento, quello dei casalinghi, la macelleria, il supermercato, e il cinema preferito dagli studenti universitari: il Marconi. C’ era, fino a poco tempo fa, anche una cartoleria, che però è andata a fuoco lo scorso agosto. Un rogo in cui morirono una madre e una figlia, vittime della follia di un bombarolo. E forse quel gesto è figlio di un destino che perseguita questa strada da anni. Qui, fino alla data della chiusura imposta dalla legge Basaglia, c’ era il manicomio della città. Ora quello che resta della cartoleria Licciardi si trova in un locale a pianterreno del "Boccone del povero". Il negozio ha riaperto qui da due mesi, ma di clienti ne arrivano pochissimi nonostante il cartello in strada. Ai titolari dell’ esercizio sono stati chiesti 350 euro al mese per l’ affitto, ma non sarebbero intenzionati a pagare. L’ esperienza diretta non fa che confermare quello che tutti sanno. Due cronisti si spacciano per una commessa neoassunta in uno dei tanti negozietti di via Pindemonte, e per il relativo consorte. Basta spargere nella zona la voce che c’ è una giovane lavoratrice in cerca di un parcheggio a pagamento. Tutti indicano via Pindemonte 1/e, ossia il "Boccone del povero". Centouno i posti contrassegnati dalle strisce di vernice bianca, ma ad occhio e croce se ne contano almeno altrettanti che costeggiano le colonne. «Lì dentro padre Rinaldi fa affari d’ oro a zero spese – dice uno dei commercianti della strada – Affitta camere a studenti, a uomini soli, a chiunque. Poco meno di duecento euro per un posto letto in uno stanzone con bagno in comune. Per non parlare del parcheggio». Tutti parlano, tutti sanno, ma di nomi e cognomi non se ne discute. Tanto vale capire meglio come stanno le cose parlando con il diretto interessato. Colletto della camicia nera sbottonato, padre Gaetano Rinaldi, superiore provinciale della congregazione nonché tra i responsabili dell’ istituto, si aggira tra gli operai che stanno realizzando alcuni lavori nella struttura a piano terra e altri che scaricano merce davanti alla cucina. «Desidera?» «Mi hanno detto che qui è possibile parcheggiare l’ auto. C’ è posto?» «Forse non ci sono più posti, ma si rivolga al custode», è la risposta del sacerdote. L’ uomo indicato da padre Rinaldi è il signor Pardo, un anziano che sta alla porta della missione. è molto sbrigativo: «Sì, un posto c’ è, il 68». Bene, ci siamo. «Quanto viene al mese?» «Trenta euro se non la lascia la notte, 35 se invece vuole la chiave del cancello e la posteggia a tutte le ore. Ma l’ avverto, qui non c’ è un custode per le auto». L’ indomani, la commessa e il marito arrivano in via Pindemonte, macchina fotografica ben occultata sotto i giubbotti. Nel viavai di chi parcheggia l’ auto spiccano due coniugi: gesticolano in modo animato. «è una vergogna – dice l’ uomo al custode – posteggio l’ auto qui da due anni e trovo sempre qualche danno». «Cosa posso dirle?», è la risposta. «Cosa deve dirmi? La prossima volta mi pagherete i danni, altrimenti faccio scoppiare un casino. Oltretutto non mi avete mai consegnato alcuna ricevuta», sbotta l’ uomo. La moglie si avvicina alla commessa e dice sottovoce: «Pensi che padre Rinaldi s’ è pure irritato e ci ha detto di andarcene se non siamo contenti, anche senza pagare. Ma non è giusto trattarci così, noi siamo della zona e l’ abbiamo sempre rispettato». I due vanno via. è il turno della coppia sotto copertura. Al momento di sganciare i soldi per il pacchetto completo, chiave compresa, la richiesta: «La ricevuta?». «No, non ne rilasciamo», dice Pardo. «Ma l’ azienda mi permette di scaricare il costo del parcheggio. Come faccio a dimostrare al mio direttore che ho pagato?» «Mi dispiace, ma deve rivolgersi a padre Rinaldi». Lui è davanti alla cucina, anche oggi è giornata di arrivo merce. «La ricevuta? Ma noi non siamo autorizzati», dice candidamente il prete. «Cioè, non è questo un parcheggio autorizzato?». «No», risponde. «Ma qui è possibile dormire?», chiedono quasi di sfuggita i due finti coniugi. «Assolutamente no», risponde seccamente padre Rinaldi. Eppure c’ è chi ha rivelato, e si tratta di una persona che dorme lì, di pagare qualcosa come duecento euro al mese da un bel po’ di tempo per un posto letto e di non avere mai avuto in cambio una ricevuta. Al "Boccone del povero" dormono una dozzina di studenti, alcuni dei quali fuori sede, un anziano e un adulto. In tutto sarebbero quindici ospiti in due diversi corridoi. A 200 euro al mese l’ uno sommano tremila euro, 36 mila in un anno. Anche in questo caso niente ricevuta, niente di niente. Basta una raccomandazione. I religiosi del "Boccone del povero" «hanno una convenzione con strutture come il banco alimentare o la Caritas – spiega l’ economo della Curia, Francesco Muratore – ma dispongono di proprietà nelle quali possono una attività profit, sempre purché siano in regola con le norme dello Stato».
ROMINA MARCECA


A Cesare, quel che è di Cesare…? [Seconda Parte]
Posted on 30 novembre 2008



Repubblica — 22 novembre 2008 pagina 14 sezione: PALERMO



http://valentina202.wordpress.com/2008/11/...-seconda-parte/
 
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