Laici Libertari Anticlericali Forum

Rapimento Orlandi. Vaticano nega accesso al fascicolo segreto: "caso chiuso", Ma come si fa a nascondere la verità alla famiglia della 15enne cittadina vaticana?

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 19/6/2017, 13:55

Group:
Administrator
Posts:
8,011

Status:


Ma come si fa a nascondere la verità alla famiglia della 15enne cittadina vaticana?

Pietro Orlandi in VAticano




http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/17...7ea412c57.shtml
CASO ORLANDI
Emanuela Orlandi, la famiglia chiede al Vaticano il dossier segreto
La famiglia Orlandi chiede di riaprire il caso e incontrare il segretario di Stato Parolin per conoscere «in che modo e da chi è stata seguita la vicenda»
di Fiorenza Sarzanini
Pietro Orlandi, fratello di Emanuela in Vaticano (Ansa) Pietro Orlandi, fratello di Emanuela in Vaticano (Ansa) shadow
1916
2
Un’istanza di accesso agli atti per poter visionare i documenti conservati dalla segreteria di Stato. Una richiesta di audizione con il segretario Pietro Parolin per conoscere «in che modo e da chi è stata seguita la vicenda». Trentaquattro anni dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi, la famiglia fa una mossa che potrebbe portare a risultati clamorosi. Perché per la prima volta nel documento che sarà depositato lunedì mattina presso la Santa Sede, si parla esplicitamente di un «dossier» custodito in Vaticano. La circostanza è emersa nel corso del processo Vatileaks ma è stata finora tenuta riservata. Eppure del carteggio, come si specifica nel ricorso, hanno parlato più fonti arrivando ad elencare la natura di alcuni scritti. L’ultimo mistero di una storia infinita. Per questo Pietro Orlandi, il fratello della quindicenne figlia di un commesso della Casa Pontificia sparita il 22 giugno 1983 che non ha mai smesso di cercare la verità, ha deciso di rivolgersi allo studio dell’avvocato Annamaria Bernardini de Pace: a seguire la pratica sarà l’esperta rotale Laura Sgró. È il cambio di passo per rompere quel silenzio che dura da anni e coinvolge inevitabilmente le gerarchie della Chiesa. La strategia nuova che può portare a sviluppi inaspettati.

Le carte trafugate
Si torna dunque al 2012 quando i «corvi» del Vaticano rubano numerosi dossier riservati che diventano materiale di libri e articoli di giornali. L’indagine condotta dalla gendarmeria porta in carcere Paolo Gabriele, maggiordomo di papa Ratzinger, accusato di essere la «fonte». Non è l’unico, l’inchiesta fa emergere l’esistenza di un gruppo di persone che ha trafugato carte segrete o quantomeno è a conoscenza del loro contenuto. Gabriele però paga per tutti. Viene condannato e poi graziato. Quando il pontefice Benedetto XVI decide di dimettersi, le indiscrezioni accreditano la possibilità che ci siano altri dossier mai rivelati. Nel 2015 in manette finiscono monsignor Balda e Francesca Chaouqui, accusati di aver consegnato ai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi altri documenti che riguardano il settore finanziario della Santa Sede. Ma non solo. È un nuovo scandalo che scuote il Vaticano perché ad essere resi pubblici sono i documenti della Cosea, organismo voluto da papa Francesco con l’obiettivo dichiarato di rendere trasparente la gestione economica. Le verifiche della gendarmeria si concentrano su tutti i fascicoli che potrebbero essere stati trafugati o comunque resi noti al di fuori delle mura leonine. E così si torna a parlare dell’esistenza di un dossier dedicato esclusivamente alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Viene accreditata la possibilità che contenga resoconti di attività inedite almeno fino al 1997. Proprio su questo si è deciso adesso di fare leva per cercare di scoprire chi e perché abbia ostacolato la ricerca della verità.


La segreteria di Stato
Nell’istanza si fa specifico riferimento ad «alcune fonti che riferiscono dell’esistenza presso la segreteria di Stato del dossier con dettagli anche di natura amministrativa dell’attività svolta dalla segreteria di Stato ai fini del ritrovamento». E poi si elencano gli atti già acquisiti dalla procura di Roma anche attraverso le rogatorie presso la Santa Sede. Una in particolare, datata 22 aprile 1994, nella quale veniva ammesso come «tutta la dolorosa vicenda fu seguita a fondo direttamente dalla segreteria di Stato». Ecco perché viene ritenuto fondamentale il colloquio con Parolin. Del resto il cardinale è certamente espressione del nuovo corso, scelto direttamente da papa Francesco per sostituire al vertice della segreteria di Stato Tarcisio Bertone e così dare un segnale di rinnovamento rispetto a una gestione che era stata segnata da numerosi scandali, compreso quello dei conti «privati» aperti presso lo Ior. Finora l’alto prelato ha avuto due colloqui con Pietro Orlandi senza che nulla fosse poi accaduto. Ora c’è però un fatto nuovo, la scoperta di documenti che possono diventare preziosi per comporre un disegno ancora oscuro. Non a caso nell’istanza si cita quel principio del Compendio di dottrina sociale della Chiesa secondo cui «gli uomini sono tenuti in modo particolare a tendere di continuo alla verità, a rispettarla e ad attestarla responsabilmente». Una richiesta che si trasforma in un appello nei confronti del pontefice e delle gerarchie ecclesiastiche affinché diano conforto e giustizia a una famiglia che vive in un incubo infinito.

http://www.huffingtonpost.it/2017/06/19/em...kithpmg00000001
"Emanuela Orlandi per noi è un caso chiuso". Il Vaticano replica al fratello che chiedeva l'accesso a un dossier segreto
Sul Corriere la richiesta della famiglia di visionare gli atti e incontrare il segretario di Stato per conoscere "in che modo e da chi è stata seguita la vicenda"
19/06/2017 13:26 CEST | Aggiornato 1 ora fa
Huffington Post

STRINGER ITALY / REUTERS
Emanuela Orlandi per il Vaticano "è un caso chiuso". Lo ha affermato monsignor Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato della Santa Sede, a margine di una conferenza stampa su un libro su Papa Francesco. "Sono stati già dati tutti i chiarimenti che ci sono stati richiesti. Non possiamo fare altro che condividere, simpatizzare e prendere a cuore la sofferenza dei familiari. Non so se la Magistratura italiana ha nuovi elementi. Da parte nostra non c'è nulla da dire in più di quanto abbiamo già detto".

Il Corriere della Sera pubblica in esclusiva la notizia della istanza della famiglia Orlandi di accesso agli atti per poter visionare i documenti conservati dalla segreteria di Stato. Una richiesta di audizione con il segretario Pietro Parolin per conoscere "in che modo e da chi è stata seguita la vicenda". Per la prima volta nel documento si parla esplicitamente di un "dossier" custodito in Vaticano. Pietro Orlandi, il fratello della quindicenne figlia di un commesso della Casa Pontificia sparita il 22 giugno 1983, ha deciso di rivolgersi allo studio dell'avvocato Annamaria Bernardini de Pace: a seguire la pratica sarà l'esperta rotale Laura Sgró. È il cambio di passo per rompere quel silenzio che dura da anni e coinvolge inevitabilmente le gerarchie della Chiesa. La strategia nuova che può portare a sviluppi inaspettati.

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia...di-parolin.html
Emanuela Orlandi, la famiglia chiede il dossier segreto custodito in Vaticano: 34 anni dopo, la tragica verità?
19 Giugno 2017
aaa
Emanuela Orlandi
Tra tre giorni saranno 34 anni da che è scomparsa Emanuela Orlandi, uno dei casi più spinosi nella storia vaticana. E proprio ora la famiglia fa una mossa che potrebbe, come sottolinea Il Corriere della Sera, portare "a risultati clamorosi": presenta un'istanza di accesso agli atti per poter visionare i documenti conservati dalla segreteria di Stato. E non solo, chiede un'audizione con il segretario Pietro Parolin per conoscere "in che modo e da chi è stata seguita la vicenda".

In buona sostanza, per la prima volta nella richiesta che verrà depositata oggi, lunedì 19 giugno, in Vaticano, si parla esplicitamente di un "dossier" custodito in Vaticano. Una circostanza che è emersa nel corso del processo Vatileaks ma che, finora, era stata tenuta riservata. Eppure, di quel carteggio - viene specificato nel ricorso - hanno parlato più fonti, le quali sono arrivato ad elencare la natura di alcuni scritto. L'ultimo mistero di una vicenda che pare non avere termine.

A dare battaglia è Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che aveva 15 anni quando scomparve. Lui, infatti, non ha mai smesso di cercare la verità. E un appiglio, fondamentale, per trovarla, come detto, è arrivato da Vatileaks: dal 2012, si era infatti tornati a parlare con insistenza di un dossier dedicato esclusivamente alla scomparsa della ragazza. Un plico che potrebbe contenere resoconti di attività inedite almeno fino al 1997. E proprio su questo, ora, si cerca di fare leva per risolvere uno dei grandi misteri italiani: chi ha ostacolato la ricerca della verità sulle sorti della figlia del commesso della Casa Pontificia?

Nell'istanza si fa esplicito riferimento ad "alcune fonti che riferiscono dell'esistenza presso la segreteria di Stato del dossier con dettagli anche di natura amministrativa dell'attività svolta dalla segreteria di Stato ai fini del ritrovamento". E tra gli atti elencati già acquisti dalla procura, se ne cita uno, datato 22 aprile 1994, nel quale si ammetteva che "tutta la dolorosa vicenda fu seguita a fondo direttamente dalla segreteria di Stato". Ecco perché, dunque, viene ritenuto fondamentale il colloquio con Parolin: lui è espressione del nuovo corso vaticano, scelto da Papa Francesco in persona al posto di Tarcisio Bertone. Un prelato che potrebbe parlare e offrire una svolta, storica, e decisiva, sul mistero di Emanuela.

http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nic...strada-2708601/
PINO NICOTRIEmanuela Orlandi, 34 anni dopo, si riparte dalle cattive compagnie, abbordaggi per strada…
di Pino NicotriPubblicato il 19 giugno 2017 14:04
SHARE TWEET SHARE EMAIL COMMENTS
Emanuela Orlandi, 24 anni dopo, si riparte dalle cattive compagnie, abbordaggi per strada...
Emanuela Orlandi, 34 anni dopo, si riparte dalle cattive compagnie, abbordaggi per strada…

ROMA – Giovedì 22 giugno cade il 34esimo anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi, la bella studentessa di musica abitante in Vaticano, figlia 15enne di Ercole, il postino di papa Wojtyla. Uscita dal conservatorio Ludovico da Victoria, a pochi metri da piazza Navona, Emanuela è sparita mentre, camminando su corso del Rinascimento, si dirigeva verso piazza di Torre Argentina, dove avrebbe dovuto prendere l’autobus 64 per tornare a casa. Dopo ben 34 anni emergono dalle carte giudiziarie testimonianze che mettono decisamente in crisi l’icona di Emanuela tutta casa, scuola e chiesa e che raccontano invece di una Emanuela ragazza normale e disinvolta.

Emergono testimonianze che se non fossero state ignorate per permettere il dilagare della messinscena del rapimento, prima politico e poi malavitoso, avrebbero probabilmente potuto permettere di capire che fine ha fatto la ragazza. Oltre ad avere probabilmente amicizie maschili giudicate non proprio raccomandabili dai servizi segreti che si sono occupati fella vicenda – ventenni dediti a droghe, abbordaggio di ragazze in zona S. Pietro e anche qualche “marchetta” come prostituti – Emanuela non di rado marinava la scuola e per giunta si firmava da sola le giustificazioni. Falsificando quindi la firma dei genitori. Chi frequentava nei giorni in cui marinava il liceo? Come mai Emanuela di questo far finta di andare a scuola e del relativo perché non ha mai fatto neppure un cenno alle amiche e alle sorelle, contrariamente a quanto di norma accade alla sua età?

Se di queste frequenti giornate di libertà davvero non ne sapevano nulla nessuna delle sue tre sorelle, né suo fratello Pietro, è sintomo che probabilmente si trattava di qualcosa di più delle innocenti scappatelle che più o meno tutti gli studenti adolescenti si concedono. Pochi mesi prima Emanuela aveva partecipato come ospite con altri compagni di scuola al programma televisivo Tandem, della Rai, e la registrazione di quella puntata ce la mostra a suo completo agio, ben contenta di esserci e potersi far notare. È stato lo stesso padre Ercole a raccontare che Emanuela era attratta dal mondo dello spettacolo, soprattutto da quello della musica leggera, e che, anche se fantasticava di fare da grande la hostess, le sarebbe piaciuto diventare famosa. Quando marinava la scuola, per esempio tre settimane prima del giorno della scomparsa, Emanuela si vedeva con qualcuno della Rai o di ambienti contigui? Qualcuno che potrebbe avere incontrato in corso del Rinascimento, magari accettando ingenuamente un passaggio in auto.

San raffaele
Come che sia, ecco emergere dalle carte giudiziarie del mistero Orlandi – cartella n. 437759 della nuova inchiesta nata nel 2008 e archiviata nel 2015 – una testimonianza che mette decisamente in crisi l’immagine canonicizzata della ragazza vaticana. Secondo altre testimonianze, da qualche mese Emanuela era diventata molto svogliata, tanto da essere rimandata in due materie, latino e francese. Ed è proprio da una sua compagna di classe, Silvia Vetere, che emerge il ritratto di una Emanuela ben diversa dalla solita icona. Oltre a marinare non di rado la scuola e a firmarsi da sola le giustificazioni falsificando la firma dei genitori, ecco comparire – sorpresa nella sorpresa! – una Emanuela anche un po’ “figlia dei fiori”, come venivano anche definiti gli hippy dell’epoca.

Interrogata alle ore 10:10 dell’11 novembre 2008 negli uffici della Squadra Mobile di Roma dagli ufficiali di polizia giudiziaria Angelo Mongelli e Mauro Cau, la sua compagna di classe Silvia Vetere mette a verbale le seguenti dichiarazioni:

“A D.R. Emanuela era una ragazza piuttosto svogliata ed andava piuttosto male a scuola tanto che i professori gli chiedevano cosa avesse intenzione di fare e lei rispondeva che aveva intenzione di cercarsi un lavoro.

A D.R. Non credo assolutamente che fosse una ragazza “facile” ma certamente non aveva voglia di studiare.

A D.R. Era una tipa molto semplice, non si truccava né notai in lei alcun cambiamento negli ultimi anni. Forse potrei definirla un po’ “figlia dei fiori” per il modo di vestirsi.

A D.R. Ricordo che quando fui sentita all’epoca dichiarai che Emanuela si era assentata da scuola, aveva “fatto sega” come si suol dire intorno al 30 maggio precedente la sua scomparsa, ma non so assolutamente cosa fece in quel giorno. Comunque per Emanuela assentarsi frequentemente in questo modo non era inconsueto e ricordo anche che si firmava da sola le giustificazioni.

A D.R. Non ricordo se tali assenze si intensificarono nell’ultimo periodo prima della scomparsa”.

Insomma, Emanuela, ormai una bella ragazza di quasi 16 anni, era come suo pieno diritto una giovanissima come tutte le sue coetanee, e in quanto tale faceva anche cose, come il marinare la scuola, delle quali in famiglia almeno ufficialmente nessuno sapeva nulla. Com’era prevedibile, risulta quindi decisamente forzata l’immagine di Emanuela sempre tutta ligia al dovere e sempre tutta casa, chiesa, liceo e scuola di musica. E se è vero, come lui afferma vantandosene, che suo fratello Pietro possiede copia di tutti gli atti giudiziari, se ne può dedurre che sulla testimonianza della Vetere – e su altre che vedremo tra poco – o non li ha letti o ha sempre preferito tacere, sia nelle molte apparizioni in tv sia nelle molte interviste. Perché questa omissione? Per non incrinare l’immagine fasulla di Emanuela “martire della Chiesa in senso stretto”, come più volte Pietro ha dichiarato? Comprensibile. Non è invece affatto comprensibile che magistrati, poliziotti, carabinieri e servizi segreti non abbiano mai voluto approfondire la pista di cosa facesse Emanuela e con chi quando marinava di nascosto la scuola.

Diceva dunque il vero l’avvocato Gennaro Egidio, all’epoca legale della famiglia Orlandi da ben 19 anni, quando nel 2001 ci spiegò che non s’era assolutamente trattato di rapimento e che Emanuela, oltre ad averne anche troppa di libertà, era una delle tipiche “ragazze d’oggi”.

Come se non bastasse, non si può escludere che la ragazza del Vaticano frequentasse anche ragazzi decisamente non raccomandabili, come per esempio quelli più grandi di lei di cui parla un documento dei servizi segreti civili, all’epoca in sigla SISDE, riportato dal giornalista Tommasi Nelli nel suo libro Atto di dolore. Ecco cosa scrive Nelli a proposito di quei ragazzi:

“Nell’inverno del 1983 Emanuela Orlandi e le sue più strette amiche del quartiere, a casa di una di loro e in almeno due occasioni, erano entrate in contatto con alcuni ragazzi più grandi in quel momento a Roma perché impegnati nel servizio di leva. Questi ventenni godevano però di cattiva reputazione in quanto dediti ad abbordare ragazze nella zona di piazza San Pietro, a consumare stupefacenti e, in almeno un caso, a prostituirsi. Questo annotò il SISDE in un documento del luglio 1983, da me rinvenuto nell’istruttoria del giudice Priore sui mandanti dell’attentato al Papa”.

Ha ragione Nelli: se si fosse indagato su piste meno fantasiose, più usuali e concrete anziché andare a caccia di farfalle sotto l’arco di Tito del rapimento a tutti i costi, forse il mistero Orlandi sarebbe stato risolto. E anche rapidamente. Ma l’atto di dolore non lo vuole recitare nessuno….
 
Top
0 replies since 19/6/2017, 13:55   8002 views
  Share