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Albenga. La diocesi dei preti pedofili, gay, amanti donne sposate e catechiste minorenni, Papa Francesco chiama a rapporto il vescovo Borghetti. Tutti gli scandali della diocesi più chiacchierata d'Italia

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view post Posted on 25/3/2010, 11:51
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Tutti gli scandali della diocesi più chiacchierata d'Italia

1) Don Julio Amadeo Abalsamo, prete ex indossatore e fequentatore di locali notturni ordinato nel 2010.
2) Don Filippo Bardini, ordinato nel 2010 dopo una storia con una catechista minorenne, giudicato "non preparato né degno" e con un'altra donna.
3) Don Massimo Borsani spretatosi per ignoti motivi.
4) Don Antonio Borzacchiello, parroco a Giustenice e Salea, che aveva per amante e perpetua una maestra.
5) Don Giorgio Brancaleoni, vicario, accusato da un anonimo di frequentazioni amorose con uomini
6) Don Giorgio Calvi di Vallego, che aveva una storia con una donna sposata con 4 bimbi.
7) Don Antonello Dani ubriaco e in mutande con un immigrato
8) Don Silvano De Matteis accusato di aver importunato la moglie del comandante del porto.
9) Don Cesare Donati, parroco di Bastia, dimessosi dopo l'accusa di avere una relazione con donna sposata e con 2 bimbi.
10) Don Juan Pablo Esquivel, parroco di Pairolo, che convive con amico fanatico del culturismo
11) Don Giovanni Ferrando, parroco a Garlenda accusato di comportamento incompatibile con l'abito sacerdotale (auto sportive, case al mare, scarsa assiduità in chiesa).
12) Don Luigi Fusta, indagato per aver cercato di impedire una denuncia per pedofilia.
13) Don Simone Ghersi, cappellano della Costa Crociere, fatto scendere dalla nave per aver importunato le passeggere.
14) Don Renato Giaccardi, della diocesi di Mondovì, condannato a 4 mesi per atti sessuali con minorenne e prostituzione minorile, con 40 ragazzini, parroco a Loano.
15) Don Tiziano Gubetta, trovato nudo in un sito per sesso di gruppo.
16) Don Carmelo Licciardello condannato ad 1 anno e 10 mesi per ammanchi nella Caritas
17) Don Luciano Massaferro condannato nel 2012 a 7 anni e 8 mesi in Cassazione per pedofilia.
18) Don Alfonso Maria Parente, fuggito con la cassa della parrocchia di Pairolo.
19) Don Carlo Pellagatta, prete transessuale (anni '80) di Rollo d'Andora.
20) Don Giacomo Pisano, da Pietra Ligure, cappellano ospedaliere rimosso dopo la scoperta che viveva tra rifiuti, escrementi e materiale pornografico
21) Don Renato Rosso condannato a 3 anni e 8 mesi per ammanchi nella Caritas.
22) Don Gabriel Viorel Tirla, prete omosessuale rumeno di Poggi d'Imperia, ha causato la rivolta dei parrocchiani per le sue frequentazioni su internet, denunciato per truffa, per aver preso i soldi delle offerte per le pompe funebri.
23) Don Francesco Zappella da Covo (BG), parroco di Borghetto S. Spirito e missionario in Uruguay, condannato nel 1991 a Pinerolo a 1 anno e 2 mesi per atti di libidine violenta su 2 minori di 14 anni. Ordinato ad Albenga nel 1997. Prescritto per abusi in Uruguay.
24) Annunci erotici nella (falsa) pagina del vescovo di Albenga: "Preti rubano milioni per mantenere i loro amanti"
25) Botte in seminario, arrivano i carabinieri. Finisce a sediate tra don Ettore Barbieri e don Giordano De Luigi. don Barbieri accusa don De Luigi di aver rubato fondi in cassa


vescovo-borghetti-320098


www.uominiliberi.eu/febbraio09/mail.htm

mail della settimana/Critiche ultras ad un articolo di Trucioli sul vescovo Oliveri

<l’invasione di preti gay

sta sconvolgendo la diocesi>
Sono una trentina, coalizzati. Drammatiche conseguenze sul clero e sui fedeli


Il Vescovo Mario Oliveri

<un vescovo amato dalla maggioranza dei sacerdoti diocesani e dai fedeli delle parrocchie….>.

E’ quanto ha scritto, tra le altre cose, Luciano Corrado sul numero 188 di Trucioli Savonesi del 15 febbraio 2009 (vedi…).

Vorrei sapere, caro ex mio compagno del seminario vescovile di Albenga degli anni ’50-‘60, con quale amore di verità puoi sciorinare simili certezze. Dove vivi o dove hai vissuto in questi anni, dopo l’ingresso del vescovo Mario Oliveri alla guida della Diocesi, il 25 novembre del 1990. Diciannove anni fa.

Sei stato in clausura tra le montagne di Mendatica, di Monesi. Ai tempi del seminario eri il “Peagnin” di Peagna. Negli anni successivi mi capitava di leggere i tuoi sferzanti articoli sul Secolo XIX, le tue denunce, quasi sempre scomode. Le battaglie teardiane. Ti ho perso…Al “blog” mi hanno risposto che sei in pensione, fai l’agricoltore di lamponi e mirtilli. A leggere le parole riservate al vescovo Oliveri, direi in tutta franchezza che la vecchiaia non ti ha giova. Ti ha peggiorato. Sono indignato per il cumulo di bugie che hai scritto. Rifiuto di credere che tu non sappia, che non sia informato. Mi chiedo perché taci. Anzi, fuggi dalla realtà. Per paura? Chi è il mandante? I beneficiari di tanta disinformazione? Voglio spiegarmi.
Moltissimi sacerdoti della Diocesi di Albenga-Imperia sanno che, con l’arrivo di Oliveri, questa diocesi è diventata “terra di preti gay”, tra la sofferenza e l’angoscia di tanti. E negli ultimi anni si sono aggiunti “preti talebani”, integralisti. Si distinguono anche esteriormente perché indossano indumenti non usuali per le nostre abitudini; è tornato il “tricorno” di vecchia memoria, ma l’abito non fa il monaco. Estraneo alla personale vita sessuale. Il problema è che questi nuovi apostoli di Cristo sono nemici del Concilio, lo considerino a quante pare un “peccato”. Dunque anticonciliari, anti Giovanni XXIII°. Indimenticabile papa buono, umile, amatissimo dalla nostra generazione, dai poveri, dai diseredati. Ospitiamo in Diocesi lefevriani soft, ma con moderna autodisciplina, l’hobby di frequentare le saune a Nizza (Costa Azzurra), le palestre nell’estremo imperiese. C’è chi veste capi d’abbigliamento firmati. Cosa significa? Si racconta di un parroco (straniero) dell’entroterra che ha pensato bene di tatuarsi. Formano un gruppo che sta minando le ultime resistenze di grandi, ottimi, preparatissimi sacerdoti veri. Qualcuno ha gettato la spugna, pensionandosi, altri allontanati dagli incarichi che ricoprivano. Non hanno retto al modello imposto, praticato dai nuovi arrivati, dal modo di proporsi nelle Parrocchie, recitare “riti” e strategie di “bassa lega”.

Dino Boffo

Lanfranco Vaccari


La pedofilia, appena menzionata nell’articolo di Luciano Corrado, è soltanto uno dei mali. I giornali, le cronache, ne hanno parlato per qualche giorno. Poi nulla sulla sorte finale di sconcertanti inchieste giudiziarie. Tutto dimenticato.

Nei nostri “luoghi sacri” pare succeda dell’altro. In alcune vallate si segnala la “sparizione” (spero non sia vendita autorizzata) di oggetti sacri. Ho letto di recente che si è pensato bene di mettere in vendita l’antica chiesa di Gorra. Ho letto delle dispute feroci, con cronache di presunti intrighi politici, in vicende di aree edificabili in quel di Albenga, aree “Suore del Suffragio”.

Preti gay e “talebani” (in quanto al modo di esercitare l’apostolato) sistemati in molte chiese della diocesi, con incarichi, ruoli importanti, Curia Vescovile compresa.

Lo voglio premettere, non ho nulla contro l’omosessualità. Non condivido e non apprezzo quanti vogliono ghettizzarla, indicarla a pubblico ludibrio. Sia essa maschile o femminile. E le suore non sono indenni.

Ma la presenza di 30 forse 40 sacerdoti omosessuali in un contesto come il nostro (140 preti) non può essere più taciuta, ignorata, nascosta per “pudore”.

Ho letto, con stupore, la durissima polemica tra il direttore de Il Secolo XIX, Lanfranco Vaccari e Dino Boffo suo omologo all’Avvenire, quotidiano del “clero italiano”, a proposito dell’intervista, senza nome, ad un prete gay. Alle sue umane ammissioni.

Si tratta di “pastori di anime” provenienti nella stragrande maggioranza da altre diocesi d’Italia, quelle di rito ambrosiano in particolare.

Non so se sia “spazzatura” pastorale come sostiene qualcuno, oppure una preziosa “risorsa”. Posso però immaginare il disagio tra i seminaristi, i sacerdoti cresciuti alla vecchia scuola del Seminario Vescovile di Albenga. Quello descritto, ad esempio, da don Antonio Borzacchiello nel libro “Albenga e il suo seminario”, dove ai primi segnali di omosessualità si veniva “cacciati”, senza pietà e senza tentennamenti. Il rigore era massimo. Lo ricordo benissimo.

Tu scrivi, caro Luciano, che Mario Oliveri è un presule che si è conquistato una larga maggioranza di fedeli e amato dal suo clero. Io sostengo il contrario. Mi permetto di giudicarlo per la sua missione, i suoi compiti, i suoi doveri pastorali. Sono del parere che abbia contribuito a distruggere una delle diocesi più cattoliche di tutta Italia.

E’ inutile ricordare che già prima dei cardinali Bertone e Bagnasco il “problema Oliveri” si era posto nell’alta gerarchia romana, ma non si seppe o non vollero trovare una soluzione. Sono del parere che la Diocesi sia stata lasciata allo sbando con l’intento di concentrare tutto il male in un unico territorio, in modo che l’operatore ecologico sguazzi tra “talebani” e sfilate di moda. Integralismo. Serra Club. Ultima arrivata una coppia di eremiti, nuova congregazione (?) in tandem, in talare grigia. Un eremita non deve vivere in solitudine?
Io vivo in provincia di Imperia, so cosa accade ad Albenga e dintorni. Come dimenticare che il vescovo Oliveri si era fatto “affascinare” dalla politica di un personaggio chiacchierato, il “re rosso Angioletto Viveri”.

Stemma di Mario Oliveri

Hanno votato per lui anche le suore. Grida ancora “giustizia” l’operazione immobiliare Faà di Bruno, un tempo sede del vecchio seminario, nel quartiere Nord Ovest di Albenga. C’era suor Teodora che faceva propaganda per Viveri. Ha comprato l’area una società di Genova, i progetti li ha curati un professionista di nome Muratorio, casualmente sodale del “re” Viveri. Il papà, ai tempi del nostro seminario, confezionava le nostre talari.

Sarà perché sono cresciuto ai tempi dei vescovi Raffaele De Giuli, Gilberto Baroni, Alessandro Piazza, ma mai si era assistito a tanto degrado nella diocesi. La formazione sacerdotale, l’educazione degli alunni aveva come unico scopo formare veri pastori di anime, sull’esempio di Nostro Signore Gesù Cristo Maestro, Sacerdote e Pastore (Optatam totius; III, 4).

Tre predecessori che non avrebbero mai permesso l’ingresso di strani esorcisti: da quello che si presentava in Santa Maria in Fontibus ad Albenga – che fine (in)gloriosa ha fatto? - ; all’insuperabile vescovo Milingo nei pressi di Cervo che la tivù berlusconiana ci ha riproposto in versione aggiornata non molte sere fa, grazie a Chiambretti e l’alassino Antonio Ricci ci ha “regalato” su Striscia la notizia, in veste caricaturale. Con la moglie che lo schiaffeggiava davanti alle telecamere, fuori onda, per colpa di immancabili conigliette mezze nude. Infine, l’ultimo esorcista italo-svizzero in quel di Laigueglia.

Ho conoscenti che hanno smarrito la fede, a causa di questo triste spettacolo-contesto. Altri amareggiati e sconvolti da operazioni immobiliari, ad Albenga, o nel villaggio Santa Maria Belfiore di Peagna, o ancora a Porto Maurizio. Storie di immobili, terreni edificabili, di box e parcheggi. Non mi riferisco, sia chiaro, a pratiche di tangenti, illeciti penali, bensì a scelte non confacenti con lo spirito del bene comune. Della solidarietà cristiana.

Ho parecchi amici che fanno molto affidamento sull’attuale Vicario generale, speriamo che almeno per lui lo Spirito Santo, in Vaticano, funzioni e presto leggere della sua ascesa a Vescovo. Quella sfumata ad un altro eccezionale sacerdote, monsignor Nicolò Palmarini, del quale, ricordo benissimo, caro Luciano, eri il beniamino. Lo aiutavi a raccogliere le “bacche fresche”, nel cortile del seminario, per i suoi inseparabili canarini. Gioiva quando toccava a te, in cattedrale, sostituire, come cerimoniere, Arduini e Ruffino.

Non possiamo, non puoi dimenticare, scrivendo “verità assurde”, palesi bugie, ignorando chi ci ha educato in seminario. Maestri di vita, di fede, di sacerdozio vero: il rettore Contestabile, il vice rettore Caviglia, il padre spirituale Damonte, insegnanti e veri pastori di anime, come Ferrari e Gandolfo (da santificare), l’estroso Volpe, Chiappe, Gerini. Ricordo i nostri incontri di calcio con i colleghi Camilliani che arrivavano dal seminario del Castello Borelli, a Borghetto. Ricordo i tuoi sgambetti, in piena azione, al cicciotello Ribò.

Non è più tempo di scherzi-buontemponi che riservavi al tuttofare “Pinin”. Non si può scherzare, soprattutto quando si ha il dovere di informare. Altrimenti, meglio tacere. Su problemi seri, di fede, di coerenza, di speranza, di fiducia ci vuole massimo rigore, lealtà. La messa al bando dell’ipocrisia, dei sepolcri imbiancati.

Nonostante questa mia arrabbiatura ed il male interiore che provo nel vedere le combriccole, ti abbraccio. Non “peccare” più (di menzogne) nei tuoi articoli. Alzati e cammina…

Luigi (indirizzo mail)




www.gaynews.it/view.php?ID=84373

«TROPPI PRETI GAY» E AD ALBENGA SCOPPIA LA TEMPESTA
Da "don Lu" al parroco che diventò donna
giovedì 25 marzo 2010 , di Il Secolo XIX

zoom A A A Scrivi a Gaynews Invia ad un amico Stampa

[...] Pur avendo smesso di celebrare - sensibilità personale, il diritto canonico non glielo vietava - si è fatto seppellire con la stola dei paramenti sacri sugli abiti femminili. Hai voglia a dire: è successo tanto tempo fa. La fama controversa della diocesi di Albenga ritrova in questa vicenda i suoi elementi costitutivi, la bizzarria, lo scandalo e persino una popolare, profonda umanità. «Vestiu da donna u l'ea bruttu», sospira la memoria storica del paese che si chiama Aida Vaghi e ha 88 anni, «ma come prete niente da dire. Esemplare». Ecco: l'unica condanna è il giudizio estetico, il resto sono rispetto e comprensione: «Si vedeva che soffriva».

E certamente soffrono oggi i preti che alimentano la leggenda della diocesi più peccatrice d'Italia, come la definisce più d'uno, attirando su di sé i riflettori della magistratura e dei giornali, e il mormorare dell'opinione pubblica: tra l'altro nei giorni in cui il Vaticano vacilla sotto il turbinio dei sospetti, e delle accuse, di pedofilia e connivenze. Si va dal caso più grave di don Lorenzo Massaferro, il parroco di Alassio in carcere da tre mesi con l'accusa infamante di aver molestato una ragazzina, alle voci sintetizzate dal blog Trucioli Savonesi: «L'invasione di preti gay sta sconvolgendo la diocesi», denuncia la lettera di un anonimo sacerdote. Il blog si è beccato una querela per diffamazione, ma è vero che su 180 preti più di cento risultano forestieri, provenienti soprattutto dal Norditalia, e la gerarchia ecclesiastica romana accomuna Albenga all'Aquila nella speciale classifica delle diocesi più caritatevoli: capaci cioè di riaccogliere persino i figliol prodighi altrui, e anzi sacrificando per loro il vitello grasso secondo la più limpida tradizione evangelica. Un esempio? Qualche anno fa Dionigi Tettamanzi, all'epoca arcivescovo della Superba, buttò fuori dal seminario di Genova quattro allievi ritenuti non idonei. Due furono accolti all'Aquila. Altri due ad Albenga. Dove finirono i due esuli aquilani una volta ordinati preti? Ad Albenga, naturalmente. Tanto che il futuro pastore di Milano se la legò al dito e alle celebrazioni in onore di San Benedetto Revelli, vescovo ingauno del nono secolo, trovò una scusa per non cenare assieme al di lui successore Mario Oliveri e all'incolpevole vescovo di Ventimiglia Giacomo Barabino, che ci rimase malissimo anche perché, sussurrano i maligni, accertata la diserzione del commensale più importante furono riportate in cantina due bottiglie di pregiato vino Rossese.

Tra gli affreschi del cinquecentesco palazzo Costa del Carretto, all'ombra della Torre Merlata, il vescovo Mario Oliveri sopporta le maldicenze con stoicismo diplomatico. Genovese di Campoligure, già frequentatore delle nunziature apostoliche di Londra e Parigi e nelle grazie - pare - dei cardinali Attilio Nicora e Giovanni Battista Re, quest'ultimo potente anche se pensionando responsabile della congregazione dei vescovi, Oliveri rifiuta di commentare persino la voce per lui più lusinghiera, e cioè che da sempre accoglie nella sua diocesi le pecorelle smarrite proprio perchéè un buon pastore, generoso e incline al perdono.

In effetti ha perdonato molto, fin da quando è approdato ad Albenga una ventina di anni fa. E avrebbe sicuramente perdonato don Carlo Pellagatta, il parroco transessuale di Rollo d'Andora, se fosse arrivato prima. La vicenda risale alla seconda metà degli anni Ottanta e il nome, il cognome e il paesino ligure rimasero segretissimi (tranne che per i pochi abitanti) ma «il caso del prete donna» fece ammattire le gerarchie vaticane. «Vero - discettò il cardinale venezuelano José Castillo Lara, presidente della commissione pontificia per l'interpretazione del diritto canonico - che il sacramento dell'ordinazione sacerdotale, ricevuto una volta, rimane in perpetuo. Ma riguarda sempre e comunque un uomo. E se un uomo diventa un altro essere, una donna oppure un cavallo, o un albero... No. Neanche se diventasse un angelo. Gli angeli non possono essere sacerdoti». E invece don Carlo «era un angelo» per Aida Vaghi, che nel suo tinello popolato di pelouche e tappezzato di fotografie dei nipotini, con il gatto Giovanni che se la ronfa su un cuscino, ricorda come quell'uomo fosse «pulito dentro e fuori, persino la canonica era uno specchio. Io gli andavo a fare le punture e aveva un pudore così toccante...». Don Carlo era un angelo per Antonella Orezza, «mai visto un sacerdote più serio», per Stefano Giorgini, «era un servo di Dio giusto e buono», per i superstiti di Rollo di Andora che si raccolgono attorno alla chiesa barocca della Santissima Trinità, sempre chiusa tranne la domenica perché il nuovo parroco deve dividersi in tre.

Anche l'allora vescovo di Albenga Alessandro Piazza era di consolidate virtù morali e intellettuali, capì e non fece una piega; e fedele alla sua millenaria saggezza la Chiesa discusse a lungo ma non prese mai provvedimenti, e don Carlo non diede mai scandalo celebrando messa, e morì felice nella comunità di don Ciotti sentendosi insieme prete e donna, e soprattutto in pace con se stesso.

Però. Poi arrivarono don Giorgio Calvi, parroco a Vellego ma abitante di Laigueglia, accusato di aver vissuto una tormentata storia d'amore con una mamma di quattro ragazzi: in canonica gli trovarono materiale pornografico. Don Giovanni Ferrando, parroco a Garlenda accusato di comportamento incompatibile con l'abito sacerdotale (auto sportive, case al mare, scarsa assiduità in chiesa) che ribaltò le dicerie imputando ai fedeli la scarsa devozione e l'inclinazione a mentire: «Gente avara e gretta. Persino la cucina è pessima, sanno preparare solo roba surgelata». Don Antonio Borzacchiello, parroco a Giustenice e Salea, che si portò a vivere in canonica la maestra elementare che amava più che cristianamente, promuovendola al rango di perpetua... Quando lui morì, lei non se ne voleva più andare e scoppiò il finimondo. Uno dei tanti, che magari non c'entrano nulla con la diocesi di Albenga - il caso dell'ultimo prete sospettato di pedofilia è un tormento della curia di Savona - ma contribuiscono al consolidarsi della sua fama.

«Faccia caso ai numeri», riflette amaro un massiccio pretone di lungo corso: «Più della metà dei parroci sono di fuori, e questo vuol dire che la diocesi sta perdendo la sua identità. Non solo: sui 54 allievi che frequentavano il seminario nel 1960 siamo rimasti in 12. Vorrà dire qualcosa»?

Paolo Crecchi

Edited by pincopallino1 - 24/12/2023, 04:51
 
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view post Posted on 28/3/2010, 06:42
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www.sanremonews.it/it/internal.php?news_code=115188

Imperia, Don Gabriel: "A testa alta contro le diffamazioni"

Don Gabriel Tirla il parroco di Poggi di Imperia, che un articolo apparso ieri in edicola nelle cronache nazionali di un quotidiano genovese ha bollato come prete gay, ha trascorso la giornata di sabato in Chiesa coi suoi parrocchiani ad addobbare la casa del Signore in vista della benedizione delle palme in programma stamattina alle 11.

Probabile che alla funzione parteciperanno oltre ai suoi parrocchiani anche diversi esponenti politici cittadini che porteranno la loro solidarietà. Sicura la presenza del deputato Pdl (ex An) Eugenio Minasso, la cui famiglia si sta mobilitando in difesa del sacerdote rumeno che da oltre un anno e mezzo è parroco di Pietrabruna e, appunto, di Poggi.

“Il parroco va a testa alta di fronte alla diffamazioni, ma lui non cede”. E’ questo il messaggio che il giovane sacerdote, nato a Oradea in Romania nel 1977, proprio negli anni in cui in Italia si parlava di liberazione sessuale, affida a Sanremonews.

Secondo quanto riporta il quotidiano genovese i parrocchiani di don Gabriel preferirebbero la messa celebrata da don Antonello Dani parroco di Piani (il giornale riporta pure il nome di battesimo sbagliato di don Dani chiamandolo Franco ndr), in quanto don Gabriel sarebbe un prete sgradito per diversi motivi, tra essere omosessuale. Tali sospetti deriverebbero dalla pagina di Facebook del sacerdote nella quale apparirebbero come amici diversi ragazzi giovani in costume da bagno. Ciò sarebbe bastato per i parrocchiani per sporgere una denuncia alla Polizia postale e alle autorità ecclesiastiche.

Il telefonino di don Gabriel ieri era bollente per le tante telefonate di solidarietà da parte di fedeli, colleghi sacerdoti e anche del Vescovo della Diocesi di Albenga Imperia monsignor Mario Oliveri.

“Sono tutte calunnie – incalza don Gabriel che è stato anche cappellano del carcere – non so come tutta questa storia sia venuta fuori”.

C’è attesa per quanto don Gabriel dirà nell’omelia di oggi e non è esclusa anche una azione legale del sacerdote nei confronti del quotidiano.



Diego David

Domenica 28 Marzo 2010 ore 07:00

Edited by pincopallino1 - 24/12/2023, 04:51
 
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view post Posted on 30/3/2010, 10:47
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http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/imper...l_pastore.shtml

«Don Gabriel non si comporta da pastore»
30 marzo 2010
| Diego David


Una lettera a tratti molto dura, rispecchia in pieno il sentimento di una comunità parrocchiale alle prese con più di un problema di coscienza. Nella missiva, i fedeli di Poggi denunciano al vescovo di Albenga-Imperia, monsignor Mario Oliveri, il comportamento tenuto nei loro confronti da Don Gabriel.

Don Gabriel Tirla a Poggi

Non è la “mano di Dio” a essersi posata sulla comunità di Poggi, bel borgo alle spalle di Porto Maurizio all’inizio della settimana santa, ma l’ “artiglio del demonio”. I parrocchiani dissidenti di Poggi, quelli che preferiscono andare a messa nella vicina Piani, dove a celebrare le funzioni è il giovane sacerdote Don Antonello Dani, rendono oggi pubblica - attraverso Il Secolo XIX - la lettera d’accusa nei confronti del loro parroco di origine rumena, Don Gabriel Tirla, inviata nelle scorse settimane alla curia vescovile di Albenga–Imperia. Una lettera a tratti dura, che rispecchia in pieno il sentimento di una comunità parrocchiale alle prese con più di un problema di coscienza. Nella missiva, i fedeli di Poggi denunciano al vescovo di Albenga-Imperia, monsignor Mario Oliveri, il comportamento tenuto nei loro confronti da Don Gabriel. Le accuse nei confronti del prelato si sprecano e sono tutte o quasi piuttosto pesanti:dalla negazione del sacramento del battesimo ai figli di genitori non sposati in Chiesa alla discriminazione nei confronti di coppie conviventi, dalla negazione della Cresima al sequestro della Sacra Famiglia e dei Re Magi in occasione dell’ultima contestata edizione del presepe vivente. Ma l’atto d’ accusa sicuramente più grave, tanto più perché espresso nei confronti di un prete, è quello di «passare il tempo su Facebook a chattare con amici gay i cui siti non nascondono intenti di mercificazione sessuale».

Al confronto, la colpa di aver negato l’oratorio dove la comunità era solita ritrovarsi per assemblee, incontri conviviali e cene, impallidisce.

E sempre su Facebook, nella bacheca degli “Amici di Poggi” c’è chi rincara la dose e parla anche con una certa ironia di benedizione delle case da parte di Don Gabriel solo su appuntamento e secondo gli impegni del presule.

«Nessuna polemica - tengono a sottolineare gli Amici di Poggi sul social network - da tre mesi abbiamo deciso di non andare più a messa a Poggi per vari motivi, ma non abbiamo mai fatto dichiarazioni pubbliche, mai creato problemi. Abbiamo mantenuto per scelta un profilo basso, informando comunque la curia».

«Di fronte agli atteggiamenti arroganti di quello che dovrebbe comportarsi da pastore e non da lupo- recita poi un passaggio della missiva indirizzata al vescovo Oliveri -la comunità si è spaccata. Tra noi c’era chi, esasperato, voleva rompere subito, e chi invece, con grande senso di responsabilità, ha convinto tutti a tentare con pazienza e perseveranza, la strada della conciliazione. Non ha funzionato». Evidente la nostalgia verso il parroco precedente. «Prima di lui (don Gabriel ndr) – scrivono i parrocchiani - c’era Don Paolo, un sacerdote dotato di grande comprensione. Non è che con Don Paolo tutti i poggesi andassero a messa a Poggi, ma certamente ce ne andavano più di oggi. E, soprattutto, Don Paolo non minacciava chi non si presentava in chiesa la domenica. Semmai cercava di convincerlo. Poi è arrivato don Gabriel e in pochi mesi sono iniziati i problemi. Quel che ha guastato i rapporti è stato sicuramente l’atteggiamento caratteriale profondamente diverso, da “padre padrone”, che don Gabriel ha assunto ben presto, arrogandosi diritti che probabilmente non gli competono».

«Fin dall’inizio - prosegue la lettera - ha gestito in maniera “chiusa” alcune strutture della curia che fino a quel momento erano a disposizione della cittadinanza, come l’oratorio. Un luogo dove i poggesi da sempre si riunivano, socializzavano con cene e serate danzanti, utilizzavano come luogo di riunione. Di colpo la porta è stata chiusa, e la spiegazione è stata aberrante: dato che durante le cene si raccolgono fondi, ne voglio una parte più sostanziosa. Che dire poi del presepe vivente del 2008? Rifiuto di ogni collaborazione, difficoltà continue, tanto da arrivare all’annullamento. Insomma, non appena una parte della comunità cerca di fare qualcosa, ecco che arrivano veti e continui “bastoni tra le ruote”, quando non addirittura ripicche e minacce. E la Cresima, due incontri per definire la preparazione dei bambini alla Cresima, una data approssimativa e, l’ultimo giorno di catechismo, un: “Mi dispiace ma il Vescovo non può, e voi non siete pronti. Ne riparliamo nel 2010”. E infine, la chicca: niente benedizione delle case a Pasqua, così imparate a non venire regolarmente in Chiesa e, soprattutto, anche quando venite, a non versare oboli adeguati».

La lettera dai toni forti non ha ricevuto alcuna risposta dalla curia. Almeno sino a ora. Ma, si dice in paese e non solo, pare che Don Gabriel sia stato chiamato a colloquio al Vescovado di Albenga per chiarire e approfondire la sua posizione. Nulla si sa di ciò che si sarebbero detti monsignor Oliveri e Don Gabriel. Il fatto certo, sempre sino a questo momento, è che il giovane sacerdote venuto dall’Est resta al suo posto. Con rinnovata fiducia e stima per l’operato pastorale? Anche qui si possono fare soltanto delle supposizioni. Una cosa è sicura: visto e considerato il costante e importante impegno che ancora nei giorni scorsi ha messo in mostra nella cura della chiesa e in quella della comunità parrocchiale Don Gabriel, sembra che il prete rumeno abbia tutte le carte in regola per continuare la sua missione a Poggi.

Un abitante di Poggi, Paolo Curti, ha voluto inviare al Decimonono una mail per

illustrare il suo pensiero sulla vicenda.

«L’immagine che è stata data della vertenza di Poggi rischia di essere deformata - scrive -Don Gabriel è sgradito alla comunità non per pregiudizi razziali o sessuali, ma per il suo comportamento prevaricatorio e autocratico (negazione di cresime, di funerali religiosi, persino di un battesimo), per i continui ostacoli frapposti alle iniziative degli abitanti e dei giovani (sagra, presepe vivente, feste). Da ultimo, per il tentativo di dividere il paese, che tuttora sta portando avanti, incitando i suoi “fedeli” a manifestare a suo favore con telefonate pilotate, pseudo-raccolte di firme. Dov’è lo spirito cristiano ? Nella settimana di Pasqua?». Il Secolo XIX, anche ieri, ha cercato di mettersi in contatto con Don Gabriel. Il suo telefono cellulare, però, ha suonato a vuoto. Impossibile, quindi, conoscere lo stato d’animo e le impressioni del parroco poggese.

www.sanremonews.it/it/internal.php?news_code=115294

Imperia: caso don Gabriel, lettera di fuoco dei parrocchiani

Sale la polemica a Imperia dopo che un gruppo di parrocchiani di Poggi ha reso pubblica attraverso le colonne del Secolo XIX in edicola stamattina la lettera attraverso la quale tre mesi fa aveva inteso informare il Vescovo di Albenga -Imperia Mario Oliveri circa i comportamennti del parroco don Gabriel Tirla.

Pesanti le accuse nei confronti del giovane presule rumeno.

Di seguito il testo della lettera

Siamo abitanti di Poggi che la domenica andiamo a Messa ai Piani. Siamo sorpresi e amareggiati per quanto sta accadendo. Da tre mesi abbiamo deciso di non andare più a Messa a Poggi per vari motivi, ma non abbiamo mai fatto dichiarazioni pubbliche, mai creato problemi: abbiamo mantenuto per scelta un profilo basso, informando comunque la Curia. Poi il Secolo ha pubblicato il suo articolo, dove sembra che l'unica ragione che ha originato la nostra protesta sia il fatto che il parroco di Poggi è gay. Non è così. Siamo sorpresi perché nessuno di noi ha mai parlato con giornalisti, siamo amareggiati perché ora ci si accusa di comportamenti paradossali. E allora abbiamo deciso di rendere pubblica la lettera che abbiamo consegnato – tre mesi fa – al vicario vescovile. La riportiamo integralmente, e non facciamo ulteriori commenti.

Un folto gruppo di abitanti di Poggi è venuto nella determinazione di scrivere questo memoriale senza voler fare polemica o retorica e nemmeno rumore sui giornali. E' vero, un folto gruppo di noi non va più in chiesa. Ma perché? Tutto ha avuto inizio, purtroppo, con l'arrivo di don Gabriel. Prima di lui c'era don Paolo, un sacerdote dotato di grande comprensione. Non è che con don Paolo tutti i poggesi andassero a Messa, ma certamente ce ne andavano più di oggi. E, soprattutto, don Paolo non minacciava chi non si presentava in Chiesa la domenica. Semmai cercava di convincerlo.
Poi è arrivato don Gabriel e in pochi mesi sono iniziati i problemi. Quel che ha guastato i rapporti è stato sicuramente l'atteggiamento caratteriale profondamente diverso, da “padre padrone”, che don Gabriel ha assunto ben presto, arrogandosi diritti che probabilmente non gli competono.
Fin dall'inizio ha gestito in maniera “chiusa” alcune strutture della Curia che fino a quel momento erano a disposizione della cittadinanza, come l'oratorio. Un luogo dove i poggesi da sempre si riunivano, socializzavano con cene e serate danzanti, utilizzavano come luogo di riunione. Di colpo la porta è stata chiusa, e la spiegazione è stata aberrante: dato che durante le cene si raccolgono fondi, ne voglio una parte più sostanziosa.
Che dire poi del presepe vivente del 2008? Rifiuto di ogni collaborazione, difficoltà continue, tanto da arrivare all'annullamento. Insomma, non appena una parte della comunità cerca di fare qualcosa, ecco che arrivano veti e continui “bastoni tra le ruote”, quando non addirittura ripicche e minacce.
Di fronte agli atteggiamenti arroganti di quello che dovrebbe comportarsi da pastore e non da lupo, la comunità si è spaccata. Tra noi c'era chi, esasperato, voleva rompere subito, e chi invece, con grande senso di responsabilità, ha convinto tutti a tentare con pazienza e perseveranza, la strada della conciliazione. Non ha funzionato. Non ha funzionato nemmeno quando si trattava di argomenti “pastorali”: nega il battesimo al figlio di genitori non sposati in Chiesa (che colpe ha il piccolo?), frappone ostacoli e crea difficoltà a non finire alla coppia convivente che vorrebbe regolarizzare la sua posizione fino a costringerla a rivolgersi altrove. E la Cresima.... due incontri per definire la preparazione dei bambini alla Cresima, una data approssimativa e, l'ultimo giorno di catechismo, un: “Mi dispiace ma il Vescovo non può, e Voi non siete pronti. Ne riparliamo nel 2010”.
E infine, la chicca: niente benedizione delle case a Pasqua, così imparate a non venire regolarmente in Chiesa e, soprattutto, anche quando venite, a non versare oboli adeguati!
Anche nel recente presepe vivente 2009, svoltosi nel giorno dell'Epifania perché la vigilia di Natale pioveva a dirotto, c'è stata l'ennesima ripicca col “rapimento” della Sacra famiglia e dei Magi brandendo il Crocifisso come un'arma.
Che dire? Probabilmente questo don non ha molta dimestichezza con certi pilastri fondamentali del cristianesimo, e comportandosi da padre-padrone finisce per allontanare dalla Chiesa anche persone che, invece, sarebbero ben liete di frequentarla. Un gruppo sempre più numeroso di poggesi sta andando a Messa, la domenica, ai Piani. Proprio perché si tratta di cristiani, di credenti, di gente che si accosta alla religione con umiltà, e non riesce a capire gli atteggiamenti arroganti di chi, invece di obbedire al precetto di “porgere l'altra guancia”, mena schiaffi a destra e a manca. Segno inequivocabile che la materia del contendere non è certo la religione quanto un unico suo pseudo rappresentante che farebbe bene ad accostarsi di più ai parrocchiani piuttosto che passare il tempo su Facebook a chattare con amici gay i cui siti non nascondono intenti di mercificazione sessuale. Già. E quando si accorge che lo abbiamo scoperto cancella tutto, inducendo anche i meno sospettosi a chiedersi se non ha voluto nascondere qualcosa.
No, noi non ce la sentiamo più di tollerare questa situazione, e chiediamo a Lei, Monsignore, di prendere atto di queste nostre perplessità, certi che capirà come mai abbiamo preso la decisione di partecipare alle funzioni della domenica in altre Parrocchie. E anche per la Cresima, chiediamo a Lei il benestare per far ricevere il Sacramento ai nostri figli in altra Parrocchia.

Diego David

Martedì 30 Marzo 2010 ore 07:11
 
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view post Posted on 22/9/2010, 18:53
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www.ilsecoloxix.it/p/savona/2010/09...vo_incubo.shtml

Il vescovo, il modello e l’incubo dei preti gay
22 settembre 2010
Paolo Crecchi

ALBENGA. Basta con i sorrisini, le strizzate d’occhio, gli ammiccamenti. La diocesi più chiacchierata d’Italia deve tornare all’ovile, per dirla con il linguaggio pastorale, e le gerarchie vaticane hanno deciso l’affondo nei confronti del vescovo Mario Oliveri: gli sarà proposto il trasferimento a Roma, per la terza volta in pochi mesi, e stavolta non potrà rifiutare. Le accuse sono le solite: eccessiva generosità nei confronti dei peccatori, soprattutto religiosi, e uno spirito di accoglienza troppo accentuato.

Anche la goccia che ha fatto traboccare il vaso, pare che a Roma siano furenti, è riconducibile ai medesimi rilievi. Succede infatti che il 18 dicembre prossimo, nella cattedrale di Albenga, il vescovo ordinerà sacerdoti cinque diaconi. Uno solo appartiene alla diocesi, figlio di quella cittadina di rara devozione che è Loano: dove il sindaco Angelo Vaccarezza partecipa a ventidue delle ventitrè processioni con la fascia tricolore solo perché all’ultima, in qualità di portatore della statua della Madonna, deve indossare il saio della confraternita dei Turchini. Tant’è. Quattro diaconi sono forestieri e tra questi c’è Julio Amadeo Abalsamo, un argentino che fino a poco tempo fa sfilava come modello per Prada.

Impiego onestissimo, in via Montenapoleone lo ricordano ancora per serietà e abnegazione, e tuttavia la diocesi è piccola e il gregge mormora. Un sacerdote che proviene dal mondo ambiguo dell’alta moda, che va in palestra, che ama le vacanze esotiche...

Si sa che il cardinale Tarcisio Bertone, sottosegretario di Stato ma soprattutto ex titolare della cattedra di San Lorenzo, lasciando Genova ha promesso al clero di trasferire a Roma Domenico Calcagno, vescovo di Savona, e appunto Mario Oliveri. Con il primo c’è riuscito, con il secondo no. Tra i due non corre buon sangue per un apprezzamento poco garbato da parte di Bertone, pronunciato in pubblico e relativo proprio alle disinvolture della diocesi di Albenga: di fronte a una richiesta di chiarimento, pretesa dal vescovo attraverso il suo vicario Giorgio Brancaleoni, il cardinale avrebbe svicolato spiegando di essere stato frainteso. Naturalmente non gli ha creduto nessuno.

Per convincere Oliveri a trasferirsi le gerarchie hanno prospettato un incarico di prestigio, la vicepresidenza della pontificia commissione Ecclesia Dei, organismo che si occupa di far rientrare all’ovile le pecorelle smarrite di un certo peso politico (lefebvriani, tradizionalisti in genere). Replica del vescovo, per ben due volte: no grazie, posso accettare solo la presidenza che dà diritto alla nomina a cardinale. Un ulteriore tentativo, l’offerta di una carica all’importantissima Elemosineria di Stato, ha sortito analogo effetto.

Il guaio è che la generosità di Oliveri, persona peraltro integerrima e amata dai fedeli, sta creando più di un problema alla diocesi. A furia di accogliere sacerdoti stravaganti sono sorte incomprensioni in numerose parrocchie, e proprio Il Secolo XIX ha svelato come ci siano pastori in rotta con il gregge, altri che hanno abusato di minori e sono a tutt’oggi impiegati in curia, preti papà, preti amanti... Anche la difesa a oltranza di don Luciano Massaferro, il parroco di Alassio accusato di aver molestato una bambina di dodici anni e ormai in carcere da quasi un anno, ha irritato più d’uno.

Pur essendo in teoria inamovibile, un vescovo è pur sempre tenuto all’obbedienza: e pare che la prossima offerta di carriera romana non potrà essere rifiutata da Oliveri, che avendo appena 66 anni ne ha ancora una decina da spendere in piena attività. Tra l’altro il consiglio diocesano si è spaccato, e su 120 prelati solo un terzo ormai appoggia il titolare della cattedra di San Michele Arcangelo. Il quale, volando nella capitale, farebbe pure un piacere alle forze dell’ordine e ai militari in genere. Primo, perché non è mai stato chiarito l’oscuro episodio del proiettile a lui indirizzato, e trovato in una busta vicino a un luogo di preghiera dei musulmani.

Secondo, perché la Marina Militare non gli ha perdonato la storia di don Silvano De Matteis, il sacerdote di Loano denunciato con l’accusa di aver importunato, durante la processione di San Giovanni, la moglie del comandante del porto Antonio Raffone. Questo ennesimo infortunio avrebbe molto irritato anche il vescovo di Genova Angelo Bagnasco, ora presidente della Cei ma in passato ordinario militare. E poi: chi dimentica le battute di Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, di fronte a un prelato ligure? «Sei di Albenga, figliolo? Allora sei perdonato». Intollerabile, per il duo Bertone & Bagnasco. Alleati...

Edited by pincopallino1 - 24/12/2023, 04:52
 
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http://albengacorsara.it/2010/09/23/stupis...ve-sono-finiti/

Stupisce il silenzio assordante sul Vescovo Mario Oliveri. I suoi amici fedeli dove sono finiti?

di Mary Caridi pubblicato il giorno set 23rd, 2010 nelle sezioni A modo mio, Le notizie del giorno. Puoi seguire il dibattito su questo articolo attraverso RSS 2.0. Per lasciare un commento o trackback a questo articolo

nottemusei 001battisterodi Mary Caridi - Ieri un articolo su Il Secolo a firma Crecchi che descrive con minuzia di particolari la possibile partenza del nostro Vescovo da Albenga. Ne traccia un ritratto come di un uomo teso a garantirsi un futuro da Cardinale che di attaccamento alla sua Diocesi. Se è ovvio che egli non possa nè smentire, nè dire nulla sul cumulo di informazioni snocciolate dal giornalista, quello che mi stupisce non poco è il silenzio fragoroso con cui la notizia sta scivolandovia. Gli amici come l’Eraldo, per esempio, così pronto a scrivere su tutti i deboli o perseguitati e a solidarizzare con Don Lu, in questo caso tace, nessuna parola, nè tantomeno fiaccolate in vista per difendere il suo vescovo. Possibile che non abbia a cuore che il suo Vescovo se ne vada da Albenga? Perchè tace? Questa solitudine di Mario lascia perplessi ed evidenzia che la guerra globale sia ad un punto decisivo. Voci confidenziali parlano di scontri all’ombra delle torri e di equilibri che sono giunti, con il suo allontanamento, al compimento del loro disegno definito poco cristiano. E sussurrano che il fido Eraldo ha forse cambiato casacca o lasciato che tutto si compia, girandosi dall’altra parte. Poichè il giornalista scrive di informazioni che sa, forse altri potrebbero dirci cosa sta accadendo?
 
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24/09/2010 - Corriere della Sera - Francesco Alberti
Quel vescovo che vuole prete l’ex modello di Buenos Aires
Oliveri: «Qui accolgo tutti». E in Vaticano pensano di trasferirlo

ALBENGA (Savona) — Pure il «prete griffato» sono riusciti ad inventarsi. Il prete «firmato», come già lo chiamano qui. Ex modello, palestrato, sangue argentino, un passato nella Milano da bere. Il 18 dicembre, con altri quattro diaconi, sarà ordinato sacerdote dal vescovo Mario Oliveri nella cattedrale di Albenga. La sua nomina ha già conquistato la pole position nel chiacchiericcio di paese. L’altro giorno, durante la tradizionale processione di San Maurizio, ad Imperia, era tutto un darsi di gomito tra i fedeli alla ricerca del prete che un tempo vestiva Prada, mentre in strada sfilava il corteo: in testa il vescovo, impassibile, e le autorità cittadine, fasciate e impettite. Tutti a cercare Julio Amadeo Abalsamo, argentino di Buenos Aires, 45 anni, arrivato in Italia con il sogno dell’alta moda e finito ad Albenga, nella Casa del clero, a pregare, preparandosi al sacerdozio. In mezzo: anni di sfilate, foto e locali notturni. Fino a quando la vocazione l’ha rapito: i primi contatti religiosi a Milano, poi il seminario e, arrivato ad Albenga, la nomina nel giugno scorso a diacono, prima del gran salto. Al telefono, l’ex modello non sembra gradire la pubblicità: «Non ho nulla da dire, parlo solo con gli avvocati...». Clic.

Prima o poi ci faranno un film su questa diocesi. La diocesi di Albenga-Imperia: 130 preti, 161 parrocchie, 150 mila fedeli. Tanta devozione. Ma anche un clero chiacchierato. A parte il caso di Abalsamo, finito nella centrifuga del pettegolezzo per il suo passato (e per un articolo a tutta pagina del Secolo XIX), negli ultimi mesi diversi sacerdoti della diocesi si sono ritrovati nell’occhio del ciclone per le loro inclinazioni sessuali o, peggio, per aver compiuto atti (o presunti tali) penalmente perseguibili. Una filiera di episodi finita sotto la lente delle gerarchie vaticane. Al punto che il segretario di Stato Tarcisio Bertone, già cardinale a Genova, ha fatto capire che così non va, qualcosa va cambiato. Nessun nome, ma era chiaro il riferimento al vescovo Oliveri, 66 anni, la cui ormai ventennale esperienza di pastore di questo gregge (arrivò ad Albenga nel ’90) viene considerata «datata». Non è in discussione la preparazione del religioso, che anzi vanta un curriculum di tutto rispetto nel servizio diplomatico della Santa Sede (ha lavorat o nel l e nunziat ur e a post ol i c he di Dakar, Roma , Londrae Parigi) e un’esperienza alla Segreteria di Stato come braccio destro del cardinale Giovanni Benelli, quanto la gestione della diocesi, ritenuta troppo «aperturista».
In effetti diventa difficile imputare all’aria di mare la sequenza di piccoli e grandi scandali che hanno segnato il clero locale. Il caso più grave è quello di don Luciano Massaferro, parroco di Alassio, in carcere da quasi un anno con l’accusa di aver molestato una bambina di 12 anni. Per non parlare di don Silvano De Matteis, denunciato per aver importunato durante una processione la moglie di un alto ufficiale della Marina. O di Renato Giaccardi, che ha patteggiato per reati con un minore. O di don Tirla, accusato di essere un frequentatore di siti gay. E poi voci su preti diventati papà o che hanno cambiato sesso.

Di questa effervescente arca di Noè, era inevitabile che prima o poi monsignor Oliveri venisse chiamato a rendere conto. Granitico in pubblico, come quando fece scudo a don Luciano Massaferro («Chi ci attacca tenta di giustificare il male che è in sé, cercando il male negli altri»), in privato ha così motivato la sua linea pastorale: «La mia comunità è aperta a tutti. Nessun sacerdote verrà mai respinto: credo sia giusto lasciare le 99 pecorelle per andare a cercare quella smarrita». Il risultato, come spiega sotto anonimato chi gli è vicino, è che «sono finiti ad Albenga alcuni preti cosiddetti scomodi, allontanati da altre diocesi: l’unica colpa di monsignore è aver ecceduto in generosità». In Vaticano la pensano diversamente. Per due volte lo hanno invitato a fare le valigie per Roma e per due volte lui ha rifiutato. «L’ha fatto per me: mi troverei in difficoltà» spiega il fratello, Lorenzo, 74 anni, invalido che vive in Curia. Ora però da Roma sta partendo il terzo e definitivo assalto. E ad Albenga già scommettono sulla data del trasferimento: «Farà in tempo o no ad ordinare sacerdote il prete che vestiva Prada?».
 
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view post Posted on 19/11/2010, 17:25
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Non c’è pace per Loano e per la diocesi di Albenga – Imperia

Il vescovo Mario Oliveri ha ordinato sacerdote Filippo Bardini destinato all’ospedale Santa Corona

Non c’è pace per Loano e per la diocesi di Albenga – Imperia. Il vescovo Mario Oliveri ha ordinato sacerdote Filippo Bardini destinato all’ospedale Santa Corona. Bardini era stato definito dal teologo don Claudio Doglio, né preparato, né degno”. In una relazione il teologo parlava di ignoranza e fanatismo che avrebbe potuto produrre una miscela esplosiva. Altra questione che scotta è quella di Marco Battistini, diacono di Loano, già protagonista di una storia d’amore con una catechista minorenne ed ora accasato con un’altra donna.

venerdì 19 novembre, 08:59

http://www.savonanews.it/2010/11/19/leggi-...ga-imperia.html
 
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perlanaturale
view post Posted on 21/12/2010, 18:02




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Ex indossatore moda ordinato sacerdote

Don Julio modello per Prada,ha lasciato passerelle per seminario

(ANSA) - ALBENGA (SAVONA), 18 DIC - Un ex indossatore argentino di moda, Julio Amadeo Abalsamo, e' stato ordinato sacerdote dal vescovo di Savona Mario Oliveri.

Il neosacerdote argentino ha 45 anni e in gioventu' e' stato protagonista delle passerelle di mezzo mondo per alcune delle maison piu' celebri, una tra tutte Prada. Don Julio Abalsamo e' nato a Buenos Aires (Argentina) nel 1965 da genitori italo-argentini. ''Il futuro lo affido al Signore e alla Santissima Madre di Dio che non deludono mai'' ha detto don Julio dopo la consacrazione. (ANSA).

www.ansa.it/web/notizie/regioni/lig...1648613456.html
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Albenga, un ex modello argentino è stato ordinato sacerdote

Albenga. L’ex modello Julio Amadeo Abalsamo è stato ordinato sacerdote dal vescovo di Albenga Mario Oliveri, nell’ambito delle celebrazioni per il suo ventesimo anniversario di ordinazione episcopale. Il sacerdote argentino ha 45 anni e in gioventù è stato protagonista delle passerelle di mezzo mondo per alcune delle maison più celebri, una tra tutte Prada.

Don Julio Abalsamo è nato a Buenos Aires (Argentina) nel 1965 da genitori italo-argentini. Ha frequentato le scuole elementari, medie e superiori nella stessa metropoli. A 18 anni entrò in un ordine religioso d’origine belga che lo mandò in Italia per i primi anni di formazione. Dopo tre anni tornò come religioso a Montevideo (Uruguay), dove rimase per due anni. Dopo di che fu trasferito a Buenos Aires per un ulteriore biennio. In quel periodo maturò la decisione di uscire dalla Congregazione. Tornato laico, iniziò a lavorare come segretario del direttore finanziario di una multinazionale inglese e contemporaneamente conseguì una laurea di primo livello in commercio estero.

Degenerando la situazione economica in Argentina, prese la decisione di rientrare in Italia, dove si trasferì a Milano. Nella capitale economica italiana Julio Abalsamo ha iniziato a lavorare in un’azienda svizzera che gli permise di girare L’Italia e l’Europa. Poi cominciò una nuova esperienza lavorativa a Milano per due note aziende di beni di lusso. E’ rimasto nel mondo della moda per dodici anni. Ma non ce l’ha fatta più ed è tornato in seminario ad Albenga. “Il futuro lo affido al Signore e alla Santissima Madre di Dio che non deludono mai” ha detto don Julio dopo la consacrazione.


www.ivg.it/2010/12/albenga-un-ex-mo...nato-sacerdote/
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Quel vescovo che vuole prete l' ex modello di Buenos Aires
Oliveri: «Qui accolgo tutti». E in Vaticano pensano di trasferirlo

ALBENGA (Savona) - Pure il «prete griffato» sono riusciti ad inventarsi. Il prete «firmato», come già lo chiamano qui. Ex modello, palestrato, sangue argentino, un passato nella Milano da bere. Il 18 dicembre, con altri quattro diaconi, sarà ordinato sacerdote dal vescovo Mario Oliveri nella cattedrale di Albenga. La sua nomina ha già conquistato la pole position nel chiacchiericcio di paese. L' altro giorno, durante la tradizionale processione di San Maurizio, ad Imperia, era tutto un darsi di gomito tra i fedeli alla ricerca del prete che un tempo vestiva Prada, mentre in strada sfilava il corteo: in testa il vescovo, impassibile, e le autorità cittadine, fasciate e impettite. Tutti a cercare Julio Amadeo Abalsamo, argentino di Buenos Aires, 45 anni, arrivato in Italia con il sogno dell' alta moda e finito ad Albenga, nella Casa del clero, a pregare, preparandosi al sacerdozio. In mezzo: anni di sfilate, foto e locali notturni. Fino a quando la vocazione l' ha rapito: i primi contatti religiosi a Milano, poi il seminario e, arrivato ad Albenga, la nomina nel giugno scorso a diacono, prima del gran salto. Al telefono, l' ex modello non sembra gradire la pubblicità: «Non ho nulla da dire, parlo solo con gli avvocati...». Clic. Prima o poi ci faranno un film su questa diocesi. La diocesi di Albenga-Imperia: 130 preti, 161 parrocchie, 150 mila fedeli. Tanta devozione. Ma anche un clero chiacchierato. A parte il caso di Abalsamo, finito nella centrifuga del pettegolezzo per il suo passato (e per un articolo a tutta pagina del Secolo XIX), negli ultimi mesi diversi sacerdoti della diocesi si sono ritrovati nell' occhio del ciclone per le loro inclinazioni sessuali o, peggio, per aver compiuto atti (o presunti tali) penalmente perseguibili. Una filiera di episodi finita sotto la lente delle gerarchie vaticane. Al punto che il segretario di Stato Tarcisio Bertone, già cardinale a Genova, ha fatto capire che così non va, qualcosa va cambiato. Nessun nome, ma era chiaro il riferimento al vescovo Oliveri, 66 anni, la cui ormai ventennale esperienza di pastore di questo gregge (arrivò ad Albenga nel ' 90) viene considerata «datata». Non è in discussione la preparazione del religioso, che anzi vanta un curriculum di tutto rispetto nel servizio diplomatico della Santa Sede (ha lavorato nelle nunziature apostoliche di Dakar, Roma, Londra e Parigi) e un' esperienza alla Segreteria di Stato come braccio destro del cardinale Giovanni Benelli, quanto la gestione della diocesi, ritenuta troppo «aperturista». In effetti diventa difficile imputare all' aria di mare la sequenza di piccoli e grandi scandali che hanno segnato il clero locale. Il caso più grave è quello di don Luciano Massaferro, parroco di Alassio, in carcere da quasi un anno con l' accusa di aver molestato una bambina di 12 anni. Per non parlare di don Silvano De Matteis, denunciato per aver importunato durante una processione la moglie di un alto ufficiale della Marina. O di Renato Giaccardi, che ha patteggiato per reati con un minore. O di don Tirla, accusato di essere un frequentatore di siti gay. E poi voci su preti diventati papà o che hanno cambiato sesso. Di questa effervescente arca di Noè, era inevitabile che prima o poi monsignor Oliveri venisse chiamato a rendere conto. Granitico in pubblico, come quando fece scudo a don Luciano Massaferro («Chi ci attacca tenta di giustificare il male che è in sé, cercando il male negli altri»), in privato ha così motivato la sua linea pastorale: «La mia comunità è aperta a tutti. Nessun sacerdote verrà mai respinto: credo sia giusto lasciare le 99 pecorelle per andare a cercare quella smarrita». Il risultato, come spiega sotto anonimato chi gli è vicino, è che «sono finiti ad Albenga alcuni preti cosiddetti scomodi, allontanati da altre diocesi: l' unica colpa di monsignore è aver ecceduto in generosità». In Vaticano la pensano diversamente. Per due volte lo hanno invitato a fare le valigie per Roma e per due volte lui ha rifiutato. «L' ha fatto per me: mi troverei in difficoltà» spiega il fratello, Lorenzo, 74 anni, invalido che vive in Curia. Ora però da Roma sta partendo il terzo e definitivo assalto. E ad Albenga già scommettono sulla data del trasferimento: «Farà in tempo o no ad ordinare sacerdote il prete che vestiva Prada?». Francesco Alberti RIPRODUZIONE RISERVATA **** La scheda L' argentino Ex modello, argentino di Buenos Aires, Julio Amadeo Abalsamo, 45 anni, il 18 dicembre assieme ad altri quattro diaconi sarà ordinato sacerdote dal vescovo Mario Oliveri nella cattedrale di Albenga La polemica Da tempo la diocesi di Albenga è sotto i riflettori del Vaticano. Tra le «pecche» contestate al vescovo anche il caso di don Luciano Massaferro (nella foto): il sacerdote da dicembre scorso si trova in carcere con l' accusa di violenza su una bambina di dodici anni

Alberti Francesco

Pagina 31
(24 settembre 2010) - Corriere della Sera
http://archiviostorico.corriere.it/2010/se...100924055.shtml

Edited by GalileoGalilei - 24/10/2014, 09:18
 
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view post Posted on 21/12/2010, 18:52
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CITAZIONE
In effetti diventa difficile imputare all' aria di mare la sequenza di piccoli e grandi scandali che hanno segnato il clero locale. Il caso più grave è quello di don Luciano Massaferro, parroco di Alassio, in carcere da quasi un anno con l' accusa di aver molestato una bambina di 12 anni. Per non parlare di don Silvano De Matteis, denunciato per aver importunato durante una processione la moglie di un alto ufficiale della Marina. O di Renato Giaccardi, che ha patteggiato per reati con un minore. O di don Tirla, accusato di essere un frequentatore di siti gay. E poi voci su preti diventati papà o che hanno cambiato sesso.

C'è anche un altro prete "a luci rosse" che alberga nella diocesi di Albenga, don Alessandro Ghersi, originario della vicina (e altrettanto chiacchierata) diocesi di Savona, che ha patteggiato una condanna per molestie a luci rosse a una ragazzina 18enne via e mail. Attualmente dirige l'associazione Sanremo Soul Music: https://laici.forumcommunity.net/?t=19399139

Edited by GalileoGalilei - 25/12/2010, 09:52
 
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Mattialeccese
view post Posted on 24/12/2010, 21:29




Se lo sono tenuti stretto il figone! chiamali fessi! Gli arriva un modello in seminario....immagino le feste delle seminariste sfrante! ahahahahah :D
 
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view post Posted on 25/12/2010, 10:00
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Dovrebbe essere il secondo da destra

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Mattialeccese
view post Posted on 26/12/2010, 14:54




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view post Posted on 24/2/2012, 12:19
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Don Trila denunciato per truffa: "Ha dato i soldi per le offerte alle pompe funebri"

http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchiv...?objid=11851135

Pubblicazione: 01-02-2012, STAMPA, IMPERIA, pag.60

Sezione:
Autore: VEZZARO MAURIZIO
PIETRABRUNA L'UOMO HA DENUNCIATO PER TRUFFA IL PARROCO. LA REPLICA DEL SACERDOTE Funerale pagato con i soldi donati dalla comunita' il beneficiario della raccolta fondi va dai carabinieri
MAURIZIO VEZZARO PIETRABRUNA Ha denunciato per truffa il sacerdote che gli aveva organizzato una raccolta fondi da destinare alla famiglia dopo la morte prematura della moglie. Il beneficiario, Franco Cornelis, 43 anni, di Pietrabruna, non ha accolto con favore l'iniziativa di don Gabriel Tirla, parroco di Pietrabruna (lo e' anche di Poggi, dopo essere stato per un certo periodo di tempo cappellano delle carceri), di pagare il funerale con i soldi che la comunita' aveva raccolto per donarli a lui e ai suoi tre figli in ricordo della moglie, uccisa 39 anni da un tumore. E si e' rivolto ai carabinieri. Il gesto di generosita' era da interpretare anche come un sostegno concreto a chi, a un certo punto della sua vita e in circostanze drammatiche si ritrova solo a dover affrontare problemi che prima si affrontavano in due. Secondo Cornelis, che e' andato al Comando dell'Arma a raccontare l'episodio, il parroco avrebbe dovuto consegnarli la somma «sue proprie mani» poiche' quel denaro gli occorreva per esigenze piu' urgenti. «don Gabriel ha annunciato durante la cerimonia in chiesa che avrebbe donato le offerte dei fedeli alla famiglia della persona scomparsa facendo il mio nome qale beneficiario, al fine di far fronte alle prime necessita' - spiega Franco Cornelis - Alla fine e' stata raccolta una cifra vicina ai 2400 euro. Non ho mai ricevuto quel denaro e sono venuto a sapere che e' stato usato per pagare l'agenzia di pompe funebri. Tutto questo e' stato fatto a mia insaputa. Credo che il parroco avrebbe dovuto avvertirmi anche perche' io ero rimasto d'accordo con il titolare dell'agenzia che avrei pagato a rate. Ripeto: sono altre le necessita' mie e delle mie figlie in questo momento e quel denaro l'avrei utilizzato in altro modo, se proprio volevano aiutarmi visto che io non ho chiesto nulla. Ritengo questo comportamento sia stato offensivo, oltre che lesivo nei miei confronti». Replica don Gabriel: «Non sono io ad aver scelto di pagare le esequie ma il Consiglio degli affari economici della parrocchia. Posso capire la reazione di fronte a un lutto cosi' devastante, rabbia e senso di impotenza posso aver ingenerato tutta una serie di incomprensioni ed equivoci, ma cio' non giustifica le accuse immeritate che il mio parrocchiano mi ha rivolto».
 
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view post Posted on 25/5/2013, 15:09
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Tra essi don Tiziano Gubetta, beccato nudo in sito per sesso di gruppo :

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E poi don Luigi fusta, che cerco di insabbiare delle violenze pedofile: https://laici.forumcommunity.net/?t=54148163

http://www.ivg.it/2013/05/dieci-sacerdoti-...enza-riscontri/

Articolo n° 241686 del 22/05/2013 - 14:38


Dieci sacerdoti della Diocesi di Albenga-Imperia contro le “maldicenze”: “Molte reputazioni macchiate senza riscontri”

Ponente. Dieci sacerdoti della Diocesi di Albenga-Imperia contestano “disinformazione e maldicenze” che sui media e sul web colpiscono la comunità ecclesiale locale. A firmare un documento congiunto sono i vicari foranei don Danilo Galliani (Alassio), don Tiziano Gubetta (Albenga), don Taddeo Krasuski (Andora), don Davide Polini (Diano Marina), don Edmondo Bianco (Loano), monsignor Mario Ruffino (Oneglia), don Luigi Fusta (Pietra Ligure), don Sandro Decanis (Pieve di Teco), don Ambrogio Bianchi (Pontedassio) e don Antonello Dani (Porto Maurizio).

“Tutto sembra mirato a tratteggiare a tinte fosche il rapporto tra il vescovo diocesano e buona parte del suo clero, le scelte pastorali, liturgiche e vocazionali operate negli ultimi anni e le condizioni complessive della Chiesa ingauna” sottolineano, riferendosi alla pubblicazione di articoli a mezzo stampa e allo stesso stile che si ritrova su siti e forum online dove – spiegano – “lo schermo dell’anonimato consente di propalare pseudo-notizie, sospetti, voci, allusioni, con un generico ma potente effetto di denigrazione e di discredito”.

Si legge nel documento: “Dobbiamo stigmatizzare un metodo di informazione che, presentando fatti pubblici e notori (come ad esempio le ordinazioni diaconali o presbiterali) li collega immancabilmente e in modo suggestivo con retroscena, confidenze e lamentele, tutte rigorosamente non verificabili, restituendo un quadro sulfureo e comunque gravemente distorto della nostra vita diocesana. Ci chiediamo quale coscienza animi e quale servizio alla verità ritenga di prestare, chi fornisce alla stampa o diffonde in rete una così scadente qualità delle notizie e un così pernicioso insieme di maldicenze, tanto studiate quanto infondate. E guardiamo con preoccupazione a un giornalismo che, partendo anche da singoli, non ripetuti e ben circoscritti fatti dolorosi che hanno interessato la vita della nostra Diocesi, assembla poi una quantità di elementi non verificati e non verificabili, senza alcun vaglio apprezzabile anche dai lettori e talvolta senza alcuna verosimiglianza, offrendo infine poche notizie riscontrabili e molte reputazioni macchiate”.

“Per quanto riguarda poi il merito dei fatti raccontati in questa che sembra una vera e propria campagna d’opinione, qui ci preme semplicemente ribadire la realtà di sempre, e cioè che la nostra Chiesa, e in essa, in modo del tutto particolare, il clero, è unita attorno al suo vescovo in uno spirito di affetto e collaborazione, e che affrontiamo le sfide e i problemi che il nostro tempo ci pone proprio grazie alla ricchezza della nostra comunione, che vive di lealtà e responsabilità, di valorizzazione delle sensibilità e di una fiducia non estemporanea. Quanto bene (anche nascosto) è quotidianamente presente nelle nostre comunità” aggiungono i prelati.

Proseguono poi: “Mentre perdoniamo, preghiamo per coloro che hanno fatto ricorso in forma anonima ai giornali o alla rete per dar sfogo a risentimenti, invidie e opinioni malevole. Al nostro vescovo, al vicario generale e alla comunità diocesana di Albenga-Imperia, assicuriamo che continueremo a camminare convintamente sulla strada dell’annuncio, della testimonianza, della missione e della carità”.

La decisione dei dieci sacerdoti è stata mossa dalle parole di Papa Francesco, che sabato scorso ha elencato tre “peccati”: disinformazione, diffamazione e calunnia. I sacerdoti della Diocesi di ponente sottolineano, riprendendo le espressioni del pontefice: “Anzitutto la disinformazione, quando cioè diciamo ‘soltanto la metà che ci conviene e non l’altra metà; l’altra metà non la diciamo perché non è conveniente per noi’. Poi la diffamazione: allorché ‘una persona davvero ha un difetto, ne ha fatta una grossa’, bisogna raccontarla, ‘fare il giornalista, no? E la fama di questa persona è rovinata’! E la terza è la calunnia: ‘dire cose che non sono vere. Quello è proprio ammazzare il fratello!’”.

Redazione

http://www.ilsecoloxix.it/p/savona/2011/09...alo_altro.shtml

Bastia, se uno scandalo tira l’altro
22 settembre 2011
| Paolo Crecchi
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Albenga - Maria la panettiera dice che «se è vero, allora siamo caduti dalla padella nella brace». Danila la merciaia sospira, «allora preferisco un prete che va con le donne». Mariarosa la contadina spiritoseggia, «almeno le beghine saranno al sicuro». E Bartolomeo detto Meo che si definisce «semplice abitante» di Bastia, graziosissimo sobborgo di Albenga, fa il filosofo: «Dal Papa in giù, sono uomini anche loro. Cardinali. Vescovi. Parroci...».

Storia di uomini è questa, prima ancora che di parroci, uno che se ne va e l’altro che arriva. Don Cesare Donati, da quattro anni pastore d’anime a Bastia, è quello che va: stufo di essere preso di mira da alcuni parrocchiani, che gli rimproverano tutto quello che non va compresi i giorni nuvolosi, esce sbattendo il portone («L’ho riverniciato io, anche quello») e rimette il mandato nelle mani del vescovo. Troppo grossa l’ultima cattiveria, una relazione con una donna sposata e madre di due figli. Don Cesare si limiterà a officiare, annuncia, nei piccoli paesi di Cenesio, Vecersi e presso le suore della Visitazione di Loano.

Il prete che arriva è don Tiziano Gubetti, parroco delle vicinissima Leca d’Albenga e Difensore del Vincolo presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale. In pratica, difende i matrimoni quando sono all’esame della Sacra Rota. Il suo guaio è che una lettera anonima inviata allo stesso Tribunale ha rivelato un suo peccato di gioventù, l’essersi fatto fotografare nudo fino alla cintola su un sito di incontri, diciamo così, allargati. A Genova è scoppiato il finimondo. Lui si è pentito e ha promesso di non farlo più, ma l’eco della reprimenda che gli hanno inflitto i superiori è arrivata fino a Leca.

«Me l’ha detto stamattina un’amica che abita laggiù, in fondo siamo separati solo da un chilometro: bell’affare avete fatto!», scuote la testa Maria la panettiera che è arrivata qui dalla Sicilia tanti anni fa. «Ma poi, don Cesare io l’ho sempre stimato: è un signor parroco!», scuote la testa Danila la merciaia che ogni mese vende quattro bavaglini e due camicie da notte, interessantissimo termometro demografico. «Certo: lo hanno visto in troppi!», scuote la testa Mariarosa la contadina che coltiva le talee di piante aromatiche. «Con quella donna?», si informa Bartolomeo detto Meo, entrato da Maria per comprare il pane e rimasto affascinato dalla conversazione.

«Ma quale donna», allarga le braccia don Cesare. «Io faccio il prete, d’accordo, ma poi ho anche una vita normale. Siccome non sono omosessuale e non molesto i bambini, hanno trovato da ridire su un’amica. Non posso avere amici? Non posso andare a prendere un gelato o a fare una passeggiata con un’amica? E perchè»?

La vera ragione dell’incomprensione tra il pastore e il gregge affonderebbe le radici nella gestione della scuola materna. Don Cesare arriva a Bastia quattro anni fa ed eredita un asilo parrocchiale devastato. Lo rimette a posto, confidando sulla generosità dei parrocchiani, che però alla fine storcono il naso: si è speso troppo... «E pensare che ora l’asilo è una meraviglia, e abbiamo potuto affidarlo alla gestione comunale». Nella lettera che uno scoraggiato don Cesare ha scritto al vescovo c’è scritto che non sono bastati sacrifici e fatiche per farsi amare. «Persino l’illuminazione dell’altare, ho riparato...». Intendiamoci. I tre quarti del paese parlano benissimo di lui, definendolo «alla mano» e poi «intelligente, colto, umanissimo». Capace di stare con gli anziani e con i bambini («Per carità, non scrivete così: di questi tempi...»). Generoso. Simpatico. Prega di ringraziare, attraverso il giornale, «il consiglio degli affari economici della parrocchia. Le maestre. Il sacrestano Claudio che è sempre stato alla mia destra», immagine questa ricchissima di suggestioni celesti. I fedeli che non lo hanno abbandonato li ha già ringraziati dall’altare.

Pure di don Gubetta c’è chi parla benissimo: al bar di Bastia giurano che «spiritualmente è uomo di prim’ordine» e in quelli di Leca ribadiscono che «da un punto di vista dell’impegno sacerdotale nulla da dire». Sarebbero gli svaghi, eccessivi. Lui: «Tanto per cominciare, vado a Bastia temporaneamente». Poi? «Se ci fossero state delle accuse gravi contro di me, non sarei qui». Quindi? «Quindi, non sapevo niente delle malelingue. Buon lavoro». Clic.

«Ho appreso della decisione di don Cesare dopo la processione di domenica scorsa», ricorda il sindaco di Albenga Rosy Guarnieri che abita proprio in faccia alla parrocchia, una bella palazzina rosa riverniciata di fresco. «Non so nulla delle chiacchiere e poi dico sempre: alle chiacchiere, perché siano credibili, devono seguire i fatti». Nel caso, speriamo di no.

Il suo predessore, don Cesare Donati: Don%20Cesare%20mentre%20parlascont--U170498626764niD-290x260-021--158x237
 
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view post Posted on 24/10/2014, 08:28
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www.savonanews.it/2014/10/22/leggi-...-inchiesta.html

22 ottobre 2014, 22:15
Loano: accusato di pedofilia assolto, ma il parroco ancora sotto inchiesta

La madre della bambina parlo' degli atteggiamenti strani dell'uomo al sacerdote, ma don Fusta ha sempre respinto questa tesi

Accusato di aver abusato di una dodicenne con baci, carezze e palpeggiamenti, il tribunale di Savona ha assolto perche' il fatto non sussiste un sessantenne di Loano. Un caso che vede imputato, ma per favoreggiamento, anche don Fusta, la cui posizione verra' vagliata il prossimo anno.

La madre della bambina parlo' degli atteggiamenti strani dell'uomo al sacerdote. "Non sapevo come comportarmi, se denunciare quello che era successo. Vedevo che mia figlia non dormiva piu' da sola e allora avevo deciso di parlare con Don Fusta perche' conosceva quella persona. Siamo andati nel suo ufficio in parrocchia ed eravamo solo noi due. Gli ho parlato di mia figlia e lui disse di non fare denuncia". Don Fusta ha sempre respinto questa tesi. I fatti risalgono al 2006.

www.ilgiornale.it/news/cronache/sca...si-1061936.html

Scandali e abusi sessuali: Bergoglio commissaria la diocesi di Albenga

Sotto la direzione del vescovo Oliveri, negli ultimi 25 anni, si sono verificati casi di abusi, nudi sul web, e preti corteggiatori
Girolamo Tripoli - Gio, 23/10/2014

Don Luciano Massaferro, parroco di Alassio, condannato a 7 anni e 8 mesi per abusi sessuali nei confronti di un chierichetto.

Silvano De Matteis, parroco di Diano San Pietro, accusato di aver corteggiato la moglie di un capitano di porto. Cesare Donati, parroco di Bastia d'Albenga, destituito e accusato di avere una compagna e sostituito da un prete che si è fatto fotografare nudo su un sito gay. Don Alfonso Maria Parente, fuggito con la cassa della parrocchia di Pairolo. Tutti questi casi sono avvenuti nella diocesi di Albenga e Papa Francesco ha deciso di "commissariarla".

Repubblica riporta che nella curia diretta dal vescovo Mario Oliveri si sono succeduti troppi scandali durante la sua direzione, che dura da venticinque anni a questa parte. E Bergoglio ha dunque deciso di far condividere la direzione della diocesi con un amministratore apostolico che dovrà affiancare Oliveri. "Non ne voglio parlare, non è il momento", commenta il vescovo. La procura di Savona ha già smentito che il vescovo è indagato ma non esclude che possa essere stata presentata una denuncia nei suoi confronti. "Bugie, cattiverie della gente. Se ne andrà lui da solo. Gli manca poco alla pensione", afferma un parrocchiano.

Oliveri ha settantuno anni e da giovane aveva intrapreso una carriera "diplomatica" tra Parigi e Londra. Nel '90, però, è stato scelto per guidare la curia di Albenga e da lì non si è più mosso. Il vescovo è un fervente tradizionalista liturgico e ha celebrato in cattedrale anche una messa in latino di tre ore. Un medico savonese, Luisa Bonello, nel febbraio di quest'anno aveva consegnato al Papa un rapporto dettagliato sugli abusi commessi dai prelati della curia di Albenga diretta da Oliveri, denunciando anche l'assoluta "connivenza" dei vertici della zona. La donna si è uccisa il mese scorso e adesso la procura ha aperto un fascicolo per "istigazione al suicidio".

Edited by pincopallino1 - 24/12/2023, 04:54
 
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