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I preti sposati della Chiesa cattolica italo - albanese nel sud Italia

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GalileoGalilei
view post Posted on 1/3/2011, 18:22 by: GalileoGalilei
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http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli...html?refresh_ce

Preti sposati, è crisi nelle comunità italo-albanesi
Le realtà cattoliche di rito bizantino in Italia sono tutte commissariate dalla Santa Sede: al loro interno, i sacerdoti hanno una compagna, come permesso dal diritto canonico orientale.
Preti sposati, è crisi nelle comunità italo-albanesi

La Città del Vaticano
ROMA - Attualmente sono tutte e tre "commissariate" dalla Santa Sede le realtà cattoliche di rito bizantino nel nostro Paese, due delle quali hanno nelle loro file preti sposati, come previsto dal diritto canonico orientale. L'eparchia di Lungro, in Calabria, è affidata a un amministratore apostolico, l'arcivescovo di Cosenza Salvatore Nunnari, l'eparchia di Piana degli Albanesi a un delegato apostolico, monsignor Francesco Pio Tamburrino, arcivescovo di Foggia, dal quale dipende anche il monastero basiliano di Grottaferrata. La situazione delle comunità di rito orientale è molto preoccupante anche perché ci sono oggi in Italia tanti immigrati cattolici di rito greco: albanesi, rumeni e ucraini, i cui bisogni spirituali si sommano a quelli delle poche migliaia di eredi delle popolazioni albanesi che nella seconda metà del XIV secolo, incalzate dai turchi, emigrarono in Calabria e Sicilia, dove hanno cercato di mantenere vive le proprie tradizioni all'interno delle diocesi di rito latino fino a quando, nel 1919, la Santa Sede ha concesso l'istituzione della eparchia di Lungro, concedendo quindici anni dopo l'altra diocesi in Sicilia.

LE FRIZIONI NELLE COMUNITA' ITALO-ALBANESI. La lunga attesa per vedere riconosciuti i propri diritti di appartenenti al rito bizantino ha lasciato cicatrici nelle comunità italo-albanesi e oggi c'è turbamento per il fatto che sia l'amministratore apostolico Nunnari che il delegato Tamburrino sono vescovi di rito latino. L'eparca di Lungro Ercole Lupinacci ha compiuto 75 anni nel novembre 2008 e per due anni si è tentato inutilmente di individuare un successore, impresa rivelatasi impossibile per l'esistenza di fazioni contrapposte nel clero locale, con conseguenti veti reciproci che si aggiungono alla difficoltà di scegliere in una rosa ristretta di candidati perché il diritto canonico esclude dall'episcopato i preti sposati che nell'eparchia sono invece la maggioranza.

"NECESSITA' DI RISOLVERE I PROBLEMI". "Sua Eccellenza Nunnari è persona degnissima e stimatissima, ma il suo incarico", hanno protestato amministratori e politici locali riuniti nel municipio di Lungro, "mette in discussione consolidate tradizioni e, per molti versi, l'identità stessa della comunità italo-albanese. Appare infatti incomprensibile che l'interim sia affidato a un vescovo di rito latino, colpendo duramente la sensibilità dell'intera comunità arbereshe. Con la semplicità propria di chi è all'oscuro dei sottili equilibri che regolano l'incedere della Chiesa nelle scelte di affidamento della pastorale, sentiamo l'obbligo morale di chiedere che si arrivi in tempi brevi alla nomina del nuovo vescovo, sentendosene viva esigenza".



www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubr...ne=524&sezione=

16/2/2011
In crisi i preti sposati

PRETI SPOSATI: IN CRISI IL RITO ORIENTALE IN CALABRIA E SICILIA

VATICANISTA DE LA STAMPA

Attualmente sono tutte e tre "commissariate" dalla Santa Sede le realta' cattoliche di rito bizantino del nostro Paese, due delle quali hanno nelle loro file preti sposati, come previsto dal diritto canonico orientale, documenta l'Agi. L'eparchia di Lungro, in Calabria, e' affidata ad un amministratore apostolico, l'arcivescovo di Cosenza Salvatore Nunnari, l'eparchia di Piana degli Albanesi a un delegato apostolico, mons. Francesco Pio Tamburrino, arcivescovo di Foggia, dal quale dipende anche il monastero basiliano di Grottaferrata (i cui monaci sono ovviamente tenuti al celibato). La situazione delle comunita' di rito orientale e' molto preoccupante anche perche' ci sono oggi in Italia tanti immigrati cattolici di rito greco: albanesi, rumeni e ucraini, i cui bisogni spirituali si sommano a quelli delle poche migliaia di eredi delle popolazioni albanesi che nella seconda meta' del XIV secolo, incalzate dai turchi, emigrarono in Calabria e Sicilia, dove hanno cercato di mantenere vive le proprie tradizioni all'interno delle diocesi di rito latino fino a quando, nel 1919, la Santa Sede ha concesso l'erezione della eparchia di Lungro, concedendo 15 anni dopo l'altra diocesi in Sicilia. La lunga attesa per vedere riconosciuti i propri diritti di appartenenti al rito bizantino ha lasciato cicatrici nelle comunita' italo-albanesi e oggi c'e' turbamento per il fatto che sia l'amministratore apostolico Nunnari che il delegato Tamburrino sono vescovi di rito latino. L'eparca di Lungro Ercole Lupinacci ha compiuto 75 anni nel novembre 2008 e per due anni si e' tentato inutilmente di individuare un successore, impresa rivelatasi impossibile per l'esistenza di fazioni contrapposte nel clero locale, con conseguenti veti reciproci che si aggiungono alla difficolta' di scegliere in una rosa ristretta di candidati perche' il diritto canonico esclude dall'episcopato i preti sposati che nell'eparchia sono invece la maggioranza. "Sua Eccellenza Nunnari e' persona degnissima e stimatissima, ma il suo incarico - hanno protestato amministratori e politici locali riuniti nel municipio di Lungro - mette in discussione consolidate tradizioni e, per molti versi, l'identita' stessa della comunita' italo albanese. Appare infatti incomprensibile che l'interim sia affidato ad un vescovo di rito latino, colpendo duramente la sensibilita' dell'intera comunita' arbereshe. Con la semplicita' propria di chi e' all'oscuro dei sottili equilibri che regolano l'incedere della Chiesa nelle scelte di affidamento della pastorale, sentiamo l'obbligo morale di chiedere che si arrivi in tempi brevi alla nomina del nuovo vescovo, sentendosene viva esigenza". Ancora piu' intricata la situazione della Chiesa italo-albanese in Sicilia. Gia' delegato apostolico per l'abbazia di Grottaferrata dal 1994, mons. Tamburrino ha assunto in giugno la giurisdizione anche sull'eparchia di Piana degli Albanesi in Sicilia, dove il 73enne vescovo Sotir Ferrara non riusciva piu' a tenere insieme i preti sposati e quelli celibi che dipendevano da lui (e si puo' ben immaginare che - date queste premesse - tra due anni sara' difficilissimo trovargli un successore). L'episodio piu' clamoroso risale all'anno scorso, quando in occasione del tradizionale rito della Paraclisis (un canto di lode alla "Madre di Dio") il parroco latino della Chiesa della Madonna della Favara a Contessa Entellina, don Mario Bellanca, aveva fatto trovare chiuso il portone della chiesa ai fedeli di rito greco, costringendoli a celebrare all'esterno. Per svelenire il clima, mons. Tamburrino ha deciso la rotazione di alcuni parroci ma trasferire i "papas", cosi' vengono chiamati i preti sposati, e' molto complicato. "Devo condividere con la mia famiglia sacerdotale questa decisione cosi' come ho condiviso con essa il mio presbiterato", ha risposto al delegato uno dei parroci trasferiti, papas Sepa Borzi', che era stato destinato proprio a Contessa Entellina. Mentre a San Nico di Cantinella, frazione di Corigliano, la cui comunita' e' stata staccata dalla parrocchia greco-cattolica di Cantinella e assegnata a quella latina, sono i fedeli a ribellarsi. "Senza rispetto per le nostre tradizioni spirituali - hanno scritto in un appello - veniamo di nuovo destinati alla completa latinizzazione, nonostante recenti scandali locali non del tutto estranei alla costruzione di una chiesa latina destinata alla nostra comunita' greco-albanese e all'abbandono spirituale nel quale si trovano i nuovi immigrati ortodossi residenti anche in nostri paesi arbereshe privi di clero ortodosso". Il riferimento e' in particolare alla comunita' greco-cattolica rumena presente in Italia (oltre mezzo milione di immigrati) che recentemente si e' vista respingere dalla Cei la richiesta di farsi seguire in Itaia da clero uxorato messo a disposizione dall'episcopato rumeno perche' non esisterebbe "la 'giusta e ragionevole causa' che giustifichi la concessione della dispensa" dalla legge ecclesiastica per la quale i preti sposati delle Chiese orientali non possono esercitare al di fuori del territorio storico della loro Chiesa: un limite contro cui hanno protestato anche i vescovi riuniti lo scorso ottobre in Vaticano per il Sinodo sul Medio Oriente. "La convenienza di tutelare il celibato ecclesiastico e di prevenire il possibile sconcerto nei fedeli per l'accrescersi di presenza sacerdotali uxorate prevale infatti - ha spiegato in una lettera ai vescovi rumeni il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco - sulla pur legittima esigenza di garantire ai fedeli cattolici di rito orientale l'esercizio del culto da parte di ministri che parlino la loro lingua e provengano dai loro stessi Paesi". Recentemente un paio di sacerdoti italiani di rito orientale, stanchi dei contrasti, sono passati a chiese ortodosse, seguiti da gruppi di fedeli. Questo fatto rende particolarmente inquietante che l'appello dei fedeli di San Nico sia indirizzato nell'ordine "ai patriarchi di Mosca e di tutte le Russie, Romania, Bulgaria, agli arcivescovi di Atene e di tutta la Grecia, Tirana e di tutta l'Albania, di Ochrida e, per conoscenza, al Papa, a mons. Pio Tamburrino, metropolita di Foggia e visitatore apostolico di Piana degli Albanesi e a mons. Salvatore Nunnari, metropolita di Cosenza e amministratore apostolico di Lungro". Inseguito dai problemi dell'eparchia siciliana fino a Foggia, dove pulman di fedeli bizantini sono andati a protestare, mons. Tamburrino deve occuparsi anche dell'abbazia di Grottaferrata, definita da Pio XI "la fulgidissima gemma orientale incastonata nel diadema della Chiesa Romana". Sarebbe una fucina naturale per i vescovi di rito orientale, i quali dovendo essere celibi e ben preparati sono scelti spesso tra i monaci. Ma oggi, spiega l'archimandrita, padre Emiliano Fabbricatore, "gli unici monaci basiliani rimasti in Italia sono quelli che vivono nell'abbazia: in tutto siamo 12, tutti anziani e malati". Una possibile via d'uscita da queste difficolta' - come e' stato proposto nel 2005 fa al Sinodo Intereparchiale delle tre realta' bizantine italiane - sarebbe l'istituzione in Italia di un'unica prelatura per i fedeli di rito orientale, che certamente favorirebbe nuove vocazioni alla vita monastica e al sacerdozio (sia celibatario che uxorato).


Dall'articolista ci attendiamo un ulteriore intervento, che tenga conto dei rilievi mossi nei commenti di questa pagina e soprattutto della circostanza poco avveduta del Vaticano (Congregazione Chiese Orientali) che tiene "commissariate" tre realtà cattolico-bizantine come fossero tutte rimbecillite. L'articolista potrebbe, perdoni la pretesa, chiedere una intervista al cardinale Sandri per esplorare se voglia respingere verso l'Ortodossia le tre realtà, oggi cattoliche.
scritto da Crispi 27/2/2011 16:7

Proprio non capisco cosa leghi il titolo dell'articolo con il contenuto. Forse l'intenzione è stata quella di infilare (come cavolo a merenda) la questione "preti sposati" per attirare un pò di "audience". Però scrivere per un giornale come LA STAMPA implicherebbe un pò di maggiore prudenza. In Sicilia non esiste alcuna divaricazione fra clero sposato e clero sposato, fra clero latino e clero bizantino. Nell'Agosto del 2009 un prete latino ha ritenuto di chiudere il portone della sua chiesa ai greco-bizantini per questioni di "preteso orgoglio personale". Ma l'episodio non ha nulla a che spartire nè con preti sposati nè con clero celibe. Esiste un problema serio: la Curia Romana vive momenti di incertezze e paura perchè il mondo cambia e le varie realtà non si riesce a governarle con l'assolutismo immotivato. Commissariare per mesi, anni e decenni delle realtà, mettendo alla loro guida prelati impreparati su un terreno che non sia l'interpretazione "latina" è segno della confusione cher, purtroppo, c'è a Roma. Il Cardinale Sandri commetterebbe un grave errore se dal "Commissariamento" punta alla soppressione dell'autonomia delle tre realtà. Nel 2011 la gente ragiona, al contrario della Curia, senza avere paura. Altro è quindi la materia che l'articolista dovrebbe, se gli va, affrontare. Pasquale
scritto da pasquale 20/2/2011 18:24

L'autore dovrebbe piuttosto titolare "Le eparchie italo-albanesi commissiariate in rivolta contro il Vaticano" piuttosto che riportare la falsa notizia dei preti sposati in crisi. Il clero uxorato sta benissimo ma questo a Roma non piace.
scritto da Demetrio 20/2/2011 15:52

sedicente vaticanista che scrive di cose che non sa di cosa sta parlando....complimenti al quotidiano la stampa!!
scritto da giuseppe ferrara 18/2/2011 18:00

L'analisi sullo stato delle due eparchie albanofone e del monastero di grottaferrata è esatta: sono in crisi. Purtroppo la causa di tale crisi non è il sacerdozio uxorato il quale è vissuto dalle comunità di rito orientale con naturalezza. In merito ai presunti conflitti tra clero sposato e celibe non risulta anche perchè il diritto canonico prevede che l'elevazione alla cattedra episcopale è riservata solo al clero celibe. Il tentativo di sradicamento dell'elemento orientale nelle comunità albanofone è una tentazione che solletica la Chiesa Romana. Mi auguro che le ragioni dei commissariamenti siano da ascrivere a malversazioni locali dei dirigenti delle eparchie piuttosto che come un tentativo ultimo di porre fine alla secolare presenza della chiesa bizantina in Italia.
scritto da atanasio 18/2/2011 17:56

Un giornalista professionista e specializzato in uno specifico settore dovrebbe informarsi prima di scrivere baggianate e commettere errori grossolani. E' chiaro che l'equazione preti sposati== Comunità in crisi è totalmente sbagliata. Dovrebbe informarsi sul reale stato di cose e, in seconda battuta, fare un accurato studio delle comunità cristiane di rito orientale dove, pur non vigendo il celibato dei preti, la crisi da lei dipinta non si sente. Si vergogni.
scritto da Giuseppe 18/2/2011 14:49

Ma quale ultimo tabu'! Il celibato o e' cosa da culattoni o e' una stronzata (ah, dimenticavo i pochi mistici ed asceti...).
scritto da massenzio 17/2/2011 20:24

Ho scritto "Ultimo tabù" sul celibato...
scritto da Giacomo Galeazzi 17/2/2011 20:14

Complimenti per il titolo falso e tendenzioso. Bel modo di fare il giornalista.
scritto da webmin 17/2/2011 19:35

E' esattamente quello che percepisco anch'io. Ma i reggitori del Supremo Ordine del Celibato l'han forse corrotta, dr. Galeazzi?
scritto da massenzio 17/2/2011 18:43


Lei, dr. Galeazzi, usa un titolo falso e fuorviante. Dalla lettura io percepisco solo la prepotenza della Chiesa latina.....
scritto da pinetu 16/2/2011 21:36

Caro Galeazzi mi pare il suo un titolo falso e tendenzioso. Nell' articolo si dice dell' ostruzionismo della Chiesa latina, anzi della CEI (e del Vaticano, che sta dietro) contro i greco-cattolici solo perchè i preti cattolici di rito greco sono sposati. Per la CEI e il Vaticano i preti sposati sono un incubo. Per favore sia più corretto nella titolazione, non c' è nessuna crisi per i preti sposati.
scritto da Giuseppe 16/2/2011 21:19
 
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