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I preti sposati della Chiesa cattolica italo - albanese nel sud Italia

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GalileoGalilei
view post Posted on 28/11/2010, 13:09 by: GalileoGalilei
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La Chiesa cattolica "italo-greca" (o "italo-bizantina", o "italo-albanese") è una delle 23 chiese cattoliche di rito orientale https://laici.forumcommunity.net/?t=42020571.

E presente sul territorio della Repubblica Italiana e i suoi appartenenti alla seguono il rito bizantino. La loro origine è legata all'emigrazione albanese tra il XV e il XVIII secolo nel Regno di Napoli e Siclia degli albanesi seguaci di Giorgio Castriota Scanderbeg, principe albanese che lottò vanamente contro i Turchi invasori.

I cattolici italo-bizantini sono organizzati in tre principali istituzioni ecclesiastiche territoriali, corrispondenti alle diocesi della chiesa cattolica:

* l'abbazia di Grottaferrata, nel Lazio, gestita dai monaci basiliani;
* l'eparchia di Lungro, tra la Calabria e la Basilicata, con due parrochie in provincia di Lecce e Pescara;
* l'eparchia di Piana degli Albanesi in Sicilia.

Conta 2 vescovi e circa 80 sacerdoti, di cui uno, Papàs Nicola Cuccia, è un prete sposato, come il suo predecessore, Papàs Gaspare Schirò

E' l'unica comunità di preti cattolici italiani che annovera preti sposati

www.vivereinarmonia.it/attualita/sp...el-parroco.aspx

La famiglia del parroco
Le comunità albanesi del Sud hanno riti antichi e i preti cattolici possono sposarsi


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Gli sposi, una volta incoronati con ramoscelli d'alloro, sono proclamati Re e Regina della nuova famiglia cristiana


Papàs Nicola Cuccia è un prete della Comunità cattolica italo-albanese che celebra la liturgia nel rito bizantino. Presso queste comunità cattoliche, presenti in Italia da cinque secoli, possono essere ordinati sacerdoti anche uomini sposati. Si tratta di un’antica tradizione, derivata dalla Chiesa ortodossa.

Papàs Nicola si è sposato nel 1984 con la signora Tania che ha sempre condiviso la sua vocazione sin dai tempi in cui Nicola aveva iniziato gli studi teologici presso il Collegio Greco di Roma, mentre Tania intraprendeva i suoi studi universitari a Palermo. Oggi vivono a Contessa Entellina (Palermo): lui è parroco della chiesa della Santissima Annunziata, lei lo segue nelle attività pastorali, canta nel coro in lingua greca e si occupa del catechismo dei bambini. Hanno una figlia di 17 anni, Angelica, che frequenta il quinto anno del liceo classico.

Papàs Nicola racconta la sua esperienza di prete sposato iniziando dalle origini, da quando intraprese gli studi in seminario: «La permanenza in seminario durò tre anni, il tempo necessario per finire la scuola media. Su pressante insistenza del rettore decisi di continuare gli studi presso il seminario Benedetto XV di Grottaferrata, retto dai monaci basiliani. Notai subito la diversa mentalità nell’affrontare le problematiche legate all’adolescenza. La conoscenza e la formazione della propria personalità, che passa anche attraverso la conoscenza del proprio corpo, capace di trovare un completamento nella conoscenza dell’altro sesso, erano un tabù che non doveva essere affrontato e forse neanche pensato. Il periodo estivo si trascorreva in famiglia e i nostri sacerdoti non si meravigliavano affatto delle nostre amicizie femminili, anzi qualcuno ci “apriva gli occhi e il cuore” a questa duplice possibilità di vocazione. L’ultima estate prima di rientrare in seminario conobbi la ragazza che poi sarebbe diventata mia moglie. Un intenso legame epistolare rafforzò il sentimento che ci legava».

Al termine degli esami di maturità il Rettore di solito chiamava gli alunni per consigliarli sull’eventuale continuazione degli studi presso il Collegio Greco di Roma, in vista dell’ordinazione. «Nel mio cuore avevo già deciso di continuare gli studi filosofici e teologici», racconta Papàs Nicola. «Entrai al Collegio Greco già fidanzato e non nascosi mai a nessuno degli alunni la mia relazione sentimentale, tranne che ai miei superiori monaci benedettini. Per ben cinque anni non affrontai mai il problema, forse per eccessivo timore. Ricordo il giorno in cui, con grande imbarazzo personale, dovetti chiedere al Rettore il permesso per poter partecipare alla laurea della mia fidanzata. Mi rispose con serenità spiazzante: “Finalmente mi parli della tua fidanzata! Certo che puoi andare!”. Da quel momento nel mio cuore si fece ancora più chiarezza circa la mia vocazione.

Il sacerdozio uxorato», spiega Papàs Nicola, «è un modo di concepire un dono di Dio in aggiunta o in un servizio diverso rispetto al clero celibatario, è uno stato di vita chiaramente inserito in un contesto teologico ben preciso, quale è la teologia della famiglia, che va a definire come una famiglia cristiana possa anche scegliere in maniera comune di poter servire la Chiesa in una forma diversa».

Gli abitanti di Contessa Entellina vivono con assoluta normalità la realtà che un sacerdote della chiesa cattolica orientale abbia una sua famiglia, in quanto rientra nella cultura religiosa del rito greco-bizantino. Contessa Entellina, inoltre, rispetto agli altri paesi dell’Eparchia (diocesi), ha avuto una tradizione costante di presenza del clero uxorato, almeno così è nella memoria: Papàs Gaspare Schirò è morto nel 1975 e Papàs Nicola è stato ordinato nel 1984, quindi c’è stata solamente un’interruzione di nove anni. «Tutti hanno conosciuto Papàs Gaspare», racconta Papàs Nicola: «quando eravamo bambini siamo cresciuti con la consapevolezza di cosa fosse un Papàs sposato, realtà conosciuta e inserita nel giusto equilibrio e armonia di vita familiare di tutti gli abitanti del paese. Papàs Gaspare abitava nella piazza antistante alla chiesa della Santissima Annunziata e, nei pomeriggi d’estate, usciva regolarmente in pantaloncini e maglietta: per noi bambini non c’era nulla di scandaloso».

Papàs Gaspare Schirò va ricordato anche per la sua particolare vicenda di prete sposato: negli anni Cinquanta, quando stava per concludere gli studi in seminario, chiese all’amministratore dell’Eparchia, il cardinale Ernesto Ruffini, di essere ammesso agli ordini sacri una volta celebrato il proprio matrimonio, ma, dopo ripetuti periodi di prova, solo con l’intervento di Papàs Lino Lo Jacono, sacerdote celibe e amico personale del vescovo, riuscì a strappare il consenso alle nozze e all’ordinazione. Il Concilio Vaticano II e, in particolare, la pubblicazione di documenti sulla “conservazione” o sull’eventuale “ripristino” della prassi cattolica orientale, offrirono un valido contributo all’acquisizione di una maggiore certezza circa il diritto di ogni seminarista a pensarsi sposo e sacerdote.

Papàs Nicola afferma di essere cresciuto con la convinzione che il Signore gli indicava la sua volontà chiamandolo alla particolare forma di sacerdozio uxorato. Tale convinzione era stata condivisa e attentamente vagliata dai superiori e dal vescovo, i quali hanno creduto normale procedere al matrimonio e alla sacra ordinazione nel 1984.

I sacerdoti sposati sono stati, tuttavia, e sono spesso oggetto di critiche, in quanto accusati di avere il cuore diviso tra Chiesa e famiglia, mentre i preti hanno il cuore indiviso, critiche a cui Papàs Nicola risponde così: «All’interno della coppia la santità è comunionale e non personale, la coppia deve risplendere come fidanzata di Cristo. Il Signore ha collocato corone incorruttibili su questo fidanzato di Gesù Cristo».

Il rituale bizantino del matrimonio e della sacra ordinazione prevede tre preghiere identiche (troparìe), cioè piccole preghiere per i sacerdoti e per gli sposi accompagnate dagli stessi canti, in cui viene chiesto sia agli sposi sia ai sacerdoti di essere martiri e testimoni dell’amore di Dio. La nuova coppia realizza il sacerdozio dentro la vita familiare, nella spiritualità della casa, e gli sposi diventano testimoni della poesia dell’amore.
Testi e foto di Andrea Curto

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Edited by GalileoGalilei - 30/11/2010, 12:15
 
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