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Brusca. Interrogato don Sandro Spriano

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view post Posted on 20/9/2010, 17:18
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http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...ia-in-casa.html

Brusca incastrato da una microspia in casa

Repubblica — 19 settembre 2010 pagina 8 sezione: PALERMO
DAVANTI ai giudici, quasi in lacrime, Giovanni Brusca ha detto: «Quei 188 mila euro che avete trovato a casa sono i risparmi di mia moglie». Ma ben altre parole aveva pronunciato l'ex boss di San Giuseppe Jato qualche settimana fa, durante un permesso premio: «Sono i soldi della mafia», aveva detto alla moglie, e non sospettava di essere intercettato. Ecco perché l'autodifesa del pentito non ha convinto i magistrati. Brusca resta indagato per riciclaggio, intestazione fittizia di beni e tentata estorsione aggravata. L'unica ammissione del pentito è arrivata sull'acquisto di due appartamenti in via Pitrè, di cui si parlava in una lettera intercettata durante le indagini. Brusca scriveva al suo prestanome con toni pesanti (da qui l'accusa di tentata estorsione) per recuperare le somme, circa 400 mila euro, dopo la vendita degli immobili. Così, quel prestanome (per un verso parte offesa della tentata estorsione) è adesso finito nel registro degli indagati: si tratta di Santo Sottile, già arrestato nel 1996 dalla Dia. Sugli affari con Sottile Brusca non aveva mai detto nulla. E se ne faceva un vanto nella lettera scritta alla moglie del favoreggiatore: «Se avessi fatto il pentito anche su questo punto, come vi trovereste oggi?». Sott'inchiesta c'è pure la moglie di Sottile, Maria Concetta D'Alessandro. Ieri, a Roma, il procuratore Messineo e i pm Buzzolani e Sava hanno interrogato per cinque ore la moglie del collaboratore, che risulta indagata per riciclaggio. Anche lei sostiene che quei 188 mila euro sono «risparmi», in parte provenienti dallo stipendio del programma di protezione, in parte dall'affitto di un magazzino. Su altri punti dell'interrogatorio, relativi a investimenti e a intestazioni di beni, la donna sarebbe però entrata in contraddizione con il marito. È stato invece ascoltato come persona informata dei fatti, il cappellano del carcere di Rebibbia, don Sandro Spriano: in una lettera Brusca scrive al cugino Giuseppe di «fargli avere i quadri attraverso il prete». I pm vogliono capire cosa sia stato chiesto al sacerdote. In Procura, il sostituto Del Bene e l'aggiunto Ingroia hanno invece interrogato i cognati di Brusca, Salvatore e Gioacchino Cristiano, indagati per riciclaggio e intestazione fittizia. Poi, anche lo zio, Mario Brusca, accusato di ricettazione e il cugino, Giuseppe Brusca, accusato di aver fatto da postino per la lettera a Sottile. Tutti hanno cercato di sminuire il proprio ruolo. - SALVO PALAZZOLO
 
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view post Posted on 21/9/2010, 15:22
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http://www.blogsicilia.it/rubriche/brusca-...-silenzio/4263/

Brusca, don Spriano, la legge e la consegna del silenzio
di BlogSicilia

20 settembre 2010 - “Sono un prete, quando hanno bisogno di me corro” Così don Spriano, il cappellano di Rebibbia ai pm Sava e Buzzolani che lo hanno sentito come testimone nell’inchiesta sul tesoro di Giovanni Brusca.

E le lettere, e i quadri , e fors’anche il danaro ai familiari? Servizio pastorale, lo ha definito il sollecito sacerdote.

Siamo alle solite. La chiesa, il segreto confessionale, la mafia, i capimafia, le inchieste.

Da una parte la legge e la ricerca della verità, dall’altra la chiesa e la consegna del silenzio. Con imprimatur ecclesiale. Perchè se un giorno… Brusca si pentisse, davvero, anche davanti a Dio, sarebbe un’anima recuperata.

A noi cittadini, cattolici chi più chi meno chi nulla, ci piacerebbe che stato e chiesa, insieme, ci restituissero verità e legalità.

2 commenti a "Brusca, don Spriano, la legge e la consegna del silenzio"

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mauro scrive: 21 settembre 2010 09:34

sta tutto dentro il segreto della confessione?
*
don Spriano scrive: 21 settembre 2010 11:14

Per quanto mi riguarda non esiste la “consegna del silenzio”… e non c’entra nulla il “segreto della confessione”, obbligo che attiene ai Ministri di Culto Cristiano Cattolico esclusivamente quando amministrano il Sacramento della Riconciliazione.
I magistrati che indagano non chiedono a noi preti di raccontare segreti confessionali, ma di riferire le informazioni di cui siamo a conoscenza circa le indagini in corso e, come per ogni altro cittadino, abbiamo il dovere di contribuire a far luce sulla verità dei fatti!
Posso assicurare i cittadini, “cattolici chi più chi meno chi nulla” che siamo impegnati in prima persona a “restituire verità e legalità”, poiché questo è uno dei compiti primari del nostro servizio pastorale, ancor più vincolante per noi cappellani in carcere!!

 
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1 replies since 20/9/2010, 17:18   469 views
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