Oppido. Il vescovo Francesco Milito cercava di sottrarlo alle indagini: "non parlare coi carabinieri"
www.repubblica.it/vaticano/2015/12/...filo-129851645/Prete accusato di pedofilia, il giudice: "Vescovo lo ha coperto"
Dall'indagine sull'arresto di don Antonello Tropea, parroco di una chiesa di Oppido Mamertina in provincia di Reggio Calabria, risulta che il suo superiore non ha preso provvedimenti e gli avrebbe consigliato di "evitare di parlare con i carabinieri"
di ANDREA GUALTIERI
20 dicembre 2015
Al SUO prete, accusato dai parrocchiani di omosessualità e pedofilia, il vescovo consigliava di "evitare di parlare con i carabinieri" perché loro avrebbero potuto redigere un promemoria con il rischio di "far degenerare le cose". E anche quando il sacerdote è stato formalmente indagato per adescamento di minorenni e pedopornografia, il presule non ha preso provvedimenti e avrebbe consigliato "di continuare a fare le cose che faceva prima".
L'ACCUSA DI COPRIRE IL SACERDOTE. L'ordinanza con la quale Antonio Scortecci, giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, ha disposto l'arresto per don Antonello Tropea, 44 anni, parroco della piccola chiesa della frazione Messignadi di Oppido Mamertina, dedica un passaggio anche a monsignor Francesco Milito, che della diocesi di Oppido-Palmi è il vescovo, oltre che il vicepresidente della Conferenza episcopale calabra. Il prelato non è indagato, ma secondo quanto si legge nelle carte, pubblicate in anteprima dal sito Il Dispaccio, avrebbe coperto il suo prete senza adottare "provvedimenti cautelativi né di minima verifica delle accuse rivolte all'indagato". È per questo che il giudice non si fida del presule. E nel rigettare l'ipotesi degli arresti domiciliari per don Antonello, aggiunge che "neppure sarebbe tranquillizzante" se a trovare un altro luogo nel quale far scontare la detenzione fosse il vescovo che ha avuto "atteggiamenti particolarmente prudenti e conservativi dello status quo, dando pieno credito alla versione negatoria dello stesso accusato".
IL DIALOGO INTERCETTATO. Le venti pagine che ricostruiscono la doppia vita di Antonello Tropea - che di giorno faceva il parroco e di notte frequentava le chat per organizzare incontri omosessuali a pagamento con minorenni - si concludono proprio con un'intercettazione di una conversazione tra il prete e Milito, avvenuta il 7 agosto scorso. "Lascia perdere riguardo la lettera che hanno fatto sta storia che hanno fermato i bambini", dice il vescovo che aggiunge: "La cosa gravissima non è, è questo pettegolume di suore. Tu piomba subito e glielo puoi dire, io mi sono incontrato col vescovo, il vescovo c'è rimasto proprio...(incompr) quanto il fatto che le suore siano andate a riferire a M. la battuta del prete".
LE INDAGINI DEI CARABINIERI. Il riferimento era ad una donna, ritenuta da don Antonello l'autrice di una lettera anonima che denunciava alla curia di Oppido-Palmi gli incontri omosessuali del parroco: il sacerdote, infuriato, aveva parlato di lei durante una cena alla quale erano presenti alcune religiose. Le voci sulle torbide attività del parroco in realtà erano piuttosto diffuse, tanto che il sacerdote si era già trovato a discuterne con Milito durante un incontro nel mese di luglio. Era stato in quell'occasione che il vescovo gli aveva consigliato di non parlarne con i carabinieri. Ma la Squadra Mobile di Reggio Calabria stava già ricostruendo gli adescamenti del prete. Le indagini erano partite dopo che una pattuglia lo aveva trovato in auto con un minorenne in un luogo appartato. L'atteggiamento di don Antonello, che aveva dichiarato di essere un insegnante di educazione fisica, e alcuni oggetti ritrovati in uno zaino avevano insospettito gli agenti. Due mesi di intercettazioni, le testimonianze delle vittime e l'analisi dei dispositivi informatici sequestrati hanno permesso di accertare che non si era trattato di un episodio isolato. Di ragazzi, don Antonello ne aveva adescato altri. E, secondo il magistrato, era al corrente della loro età.
GLI ADESCAMENTI SU GRINDR. Lo strumento che il sacerdote usava per individuare i giovani con i quali consumare gli atti sessuali a pagamento era Grindr, un social network noto negli ambienti omosessuali. Don Antonello si presentava con il nome di Nicola, lo stesso del patrono della sua parrocchia, San Nicola di Mira. L'approccio era esplicito e gli incontri avvenivano in auto, anche se i poliziotti hanno documentato che persino la canonica era diventata alcova per il prete.
LA LINEA DURA DEL VATICANO. Una condotta sulla quale il vescovo non ha voluto indagare. Parlando con un amico, don Antonello sembrava quasi sorpreso che nemmeno dopo la perquisizione e l'avviso di garanzia monsignor Milito abbia ritenuto di sospenderlo. Proprio questa posizione della curia potrebbe però richiamare l'attenzione del Vaticano, dove Benedetto XVI ha fatto promuovere nel 2010 durissime linee guida contro la pedofilia applicate in modo ferreo anche da papa Francesco. Il pontefice argentino ha pure istituito un tribunale specifico e introdotto il reato di abuso d'ufficio episcopale, arrivando a rimuovere i presuli per i quali sia riconosciuto che non hanno dato adeguato seguito alle denunce di abusi. E in una lettera del febbraio scorso, affidava ai vescovi e ai superiori degli ordini religiosi "il compito di verificare che nelle parrocchie e nelle altre istituzioni della Chiesa venga garantita la sicurezza dei minori e degli adulti vulnerabili", affermando che non potrà "venire accordata priorità ad altro tipo di considerazioni, di qualunque natura esse siano, come ad esempio il desiderio di evitare lo scandalo, poiché non c'è assolutamente posto nel ministero per coloro che abusano dei minori".
www.strill.it/citta/2015/12/don-ant...ca-come-alcova/Don Antonello: il prete coperto da vescovo, che adescava minori. Canonica come alcova
Domenica 20 Dicembre 2015
12:24
prete_colletto
Repubblica, attraverso la sua edizione on line, torna ad occuparsi della vicenda di Don Antonello Tropea, il parroco di Oppido Mamertina accusato di pedofilia.
Nell’articolo ,a firma di Andrea Gualtieri, il focus della questione si sposta sul vescovo che avrebbe coperto il sacerdote limitandosi a invitarlo a “fare le cose che faceva prima”.
Dopo le accuse dei parrocchiani di omosessualità e pedofilia, il superiore avrebbe consigliato al prete di non parlare con i Carabinieri, perchè si sarebbe potuto dover redigere un “promemoria” con il rischio di far degenerare le cose.
Lo si legge nell’ordinanza, a firma del gip Antonio Scortecci, che ha portato all’arresto di di Don Antonello Tropea.
E’ proprio lì che si trova il passaggio dedicato a Monsignor Francesco Milito, vescovo della Diocesi di Oppido-Palmi.
Milito non è indagato, ma viene tacciato “di atteggiamenti particolarment prudenti e conservativi nei confronti dello status quo, dando pieno credito alla versione negatoria delo stesso accusato”.
Sotto la lente d’ingrandimento sarebbe finita un’intercettazione tra i 2 dello scorso 7 agosto.
Il sacerdote, ricordiamo, è accusato di avere una doppia vita: prete di giorno, adescatore di minorenni e organizzatore di incontri a pagamento notturni attraverso la chat.
A segnalare la cosa a Milito sarebbe stata una lettera anonima di una donna, ma dopo la segnalazione il vescovo, come detto, avrebbe detto a Tropea di non parlarne con nessuno, neanche con i Carabinieri.
Il sacerdote avrebbe, emerge, adescato i minori attraverso Grinder, un social network noto agli ambietnii omosessuali. Si presentava come Nicola, lo stesso patrono della sua parrocchia (San Nicola di Mira).
Si rendeva protagonista di un approccio esplicito e gli incontri avvenivano in auto, sebbene – si legge nell’articolo – “i carabinieri abbiano documentato che persino la canonina era diventata alcova.
Ma a far notizia è il fatto che il vescovo non abbia voluto indagare sulla condotta del sacerdote, nonostante la linea dura scelta dal Vaticano.
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www.strill.it/citta/2015/12/don-ant...h.FePzDFzc.dpufwww.strettoweb.com/2015/12/reggio-i...dofilia/360704/Reggio, il Tribunale concede i domiciliari in località segreta a don Antonello Tropea, il prete è accusato di pedofilia
22 dicembre 2015 22:11 | Ilaria Calabrò
don Antonello TropeaIl gip del Tribunale di Reggio Calabria ha concesso gli arresti domiciliari a don Antonello Tropea, il sacerdote di 44 anni finito in manette venerdì scorso e condotto in carcere con l’accusa di avere fatto sesso a pagamento con minori. La decisione del gip, Antonio Scortecci, e’ stata presa in accoglimento dell’istanza presentata dai difensori di Tropea, gli avvocati Andrea e Giuseppe Alvaro. La localita’ in cui don Antonello Tropea, parroco in una frazione di Oppido Mamertina, e’ stato posto agli arresti domiciliari viene mantenuta segreta. Ieri il sacerdote era stato sottoposto all’interrogatorio di garanzia ed aveva risposto per sette ore alle domande del Gip e dei magistrati della Procura della Repubblica di Reggio Calabria che avevano chiesto ed ottenuto il suo arresto
www.ilgiornale.it/news/cronache/se-...lo-1207091.htmlSe i fedeli difendono il prete accusato di pedofilia
I parrocchiani di Messignadi difendono don Antonello Tropea, il prete accusato di pedofilia
Michel Dessi - Mar, 22/12/2015 - 14:27
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Neanche le sette lunghe ore di deposizione davanti ai magistrati, di don Antonello Tropea, il parroco di Messignadi arrestato per pedofilia, sfruttamento della prostituzione minorile e detenzione di materiale pedopornografico hanno instillato il benché minimo dubbio tra i suoi parrocchiani.
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I fedeli difendono il prete
Per loro, don Tropea è innocente e al disopra di ogni umano sospetto. “I bambini piangono per la sua assenza. Amava i giovani e la sua chiesa ne era piena. Stava costruendo un campetto di calcio. Deve tornare in paese. Noi preghiamo per lui.”
Un coro unanime di sdegno nei confronti dei responsabili del suo arresto, un coro che sembra essere il risultato finale di una corposa riunione di paese. Così non è, perché le domande del cronista hanno cercato di cogliere alla sprovvista le più disparate categorie di cittadini. Dall’anziana fedele, al padre di famiglia, la giovane madre, la vicina di casa. Compreso il collaboratore parrocchiale, l’unico che ha preteso di rimanere anonimo. Quale mai sarà la verità che dovranno accertare gli inquirenti?
Prete pedofilo, i fedeli lo difendono
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Le cronache ci consegnano un prete squilibrato nelle sue necessità sessuali, accanito frequentatore delle chat e della App di scambio e di adescamento, colto in flagranza di reato con un minore al quale avrebbe pagato un rapporto orale, preoccupato nelle conversazioni col proprio vescovo per quanto gli stava accadendo dopo le perquisizioni delle forze dell’ordine durante le quali è risultato essere anche collezionista di filmati pornografici e pedopornografici. Un prete, insomma, di quelli che le cronache stesse ci consegnano con sempre maggiore frequenza. Stando alle conversazioni tra il prete e il vescovo Milito, si intuisce abbastanza chiaramente che gli stessi fedeli, i parrocchiani che oggi lo difendono a spada tratta in presenza dei cronisti, all’epoca dei fatti non fossero così vicini al sacerdote. Tanto da indurre, a quanto sembra, il vescovo stesso a consigliargli di risolvere personalmente ogni dubbio sospeso per non lasciare campo neanche alle forze dell’ordine. E, agli stessi carabinieri, Milito avrebbe detto a Tropea di non dare troppe informazioni. Pessimo natale, alle falde dell’Aspromonte, quello del 2015. I pastori sono sempre più confusi e la sacra famiglia sempre più preoccupata.
Edited by pincopallino2 - 24/10/2019, 13:29