Laici Libertari Anticlericali Forum

Ior, gli scandali della banca del Vaticano

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Felipe-bis
view post Posted on 22/9/2010, 19:51




http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/22...vaticano/63233/

L’eredità avvelenata di Marcinkus
nel forziere vaticano

Sono passati quasi trent'anni dalla stagione degli scandali ma l'istituto di credito non è ancora del tutto bonificato

Il guaio dello Ior è che non è mai guarito del tutto. Benché i cardinali tedeschi e americani, che reggono il borsello delle grandi donazioni per il Papa, abbiano preteso negli anni Ottanta una svolta dopo il crac dell’Ambrosiano e lo scandalo Marcinkus, benché si siano succeduti alla presidenza due personalità come Angelo Caloja ed Ettore Gotti Tedeschi impegnati a farlo diventare una banca trasparente, è talmente labirintico l’intreccio dei suoi conti che nessuna dubita di poter trovare nei suoi armadi qualche scheletro ancora.

Certo, la fase più avventurosa e irresponsabile si è chiusa nel 1984, quando a Ginevra di fronte all’establishment bancario internazionale, creditore dell’Ambrosiano, il Vaticano dovette pagare a denti stretti 406 milioni di dollari per il suo coinvolgimento nella colossale bancarotta della banca. Erano state le amicizie pericolose di mons. Paul Casimir Marcinkus, direttore dello Ior e organizzatore dei viaggi di papa Wojtyla, a creare l’incresciosa situazione. In cambio di finanziamenti clandestini a Solidarnosc, il sindacato polacco in lotta contro il regime comunista, Marcinkus aveva rilasciato le famose lettere di patronage a Roberto Calvi, garantendo per una serie di società fantasma che avevano permesso al banchiere milanese di condurre le sue catastrofiche operazioni.

“Non siamo una repubblica delle banane”, tuonò in parlamento l’8 ottobre 1982 l’allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, denunciando il buco di due miliardi di dollari dell’Ambrosiano, di cui un miliardo e 159 milioni garantiti dallo Ior. Da buon cattolico democratico, fedele al Vangelo e alla Repubblica, Andreatta avrebbe voluto andare fino in fondo. L’Ambrosiano fu liquidato, ma Marcinkus si salvò. Indagato nel 1987 per concorso in bancarotta fraudolenta e colpito da mandato di cattura, il monsignore americano, amante del base-ball e del golf, la fece franca perché la Cassazione accettò la ridicola tesi che la banca vaticana fosse un “organo centrale della Chiesa cattolica” e quindi i suoi responsabili fossero protetti dall’immunità i forza dei Patti Lateranensi.

L’Italia si può ingannare, ma non i banchieri. Perciò, saggiamente, il segretario di stato vaticano Agostino Casaroli chiuse la vicenda con il “contributo volontario” dei quattrocento milioni di dollari, pur proclamando ufficialmente l’“estraneità” della Santa Sede ai maneggi di Calvi. Il risanamento dello Ior comincia da lì, sotto la direzione di una commissione cardinalizia e la chiamata alla presidenza nel 1989 dell’economista Angelo Caloja. “Noi amministriamo – spiegò a Famiglia Cristiana nel 2009, poco prima di lasciare – le risorse, che ci sono affidate dalla comunità ecclesiale valorizzandole al meglio, ma con investimenti chiari, semplici, eticamente fondati”.

Lo Ior ideale, quello delle speranze di Caloja e dei progetti dell’attuale presidente Gotti Tedeschi, è questo. Ma nel frattempo si è scoperto che anche dopo l’annunciata operazione pulizia i canali dello Ior sono serviti per operazioni maleodoranti. Basti un nome: Enimont. E soprattutto, aggirando gli sforzi di Caloja, ha continuato ad esistere uno “Ior parallelo”, fatto di conti opachi impiegati per operazioni per niente trasparenti come ha documentato Gianluigi Nuzzi nel suo affascinante “Vaticano S.p.a.”, basato su documenti “dall’interno”. Regista di operazioni dal valore di 310 miliardi di lire è stato il “prelato” dello Ior, mons. Donato De Bonis. Caloja stesso, allarmato, mandò un rapporto segreto a papa Wojtyla. Ma non sembra che sia riuscito a imporsi. Unico risultato è che dopo la morte di De Bonis, avvenuta nel 2001, il Vaticano ha rinunciato prudentemente a nominare un nuovo “prelato dell’Istituto”.

Gotti Tedeschi, arrivato esattamente un anno fa, è certamente la personalità che più vuole una banca vaticana pulita. Sua è la decisione di far aderire lo Ior alla convenzione internazionale anti-riciclaggio. Perciò si comprende il suo stato d’animo “umiliato”. Ma interessante è specialmente la reazione della Santa Sede, pubblicata sulla prima pagina dell’Osservatore Romano. Pur esprimendo perplessità per l’intervento della Guardia di Finanza, il Vaticano ci tiene a ribadire la sua “chiara volontà, più volte manifestata, di piena trasparenza per quanto riguarda le operazioni finanziarie dell’Istituto per le Opere di Religione”. Segno che la lezione del caso Marcinkus è stata metabolizzata e c’è solo una strategia possibile: fare pulizia anche nei cassetti più nascosti.

Da il Fatto Quotidiano del 22 settembre 2010

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/21...-si-vede/63009/

Parla l’autore di ‘Vaticano s.p.a’, Nuzzi: ‘L’inchiesta sullo Ior? Sono cambiati i vigili di Bankitalia’

“Questa inchiesta sull’ipotesi del mancato rispetto delle norme europee anti-riciclaggio è uno schiaffo in faccia alla politica di rinnovamento e all’operazione trasparenza tanto invocata da Papa Ratzinger”. La dichiarazione è di Gianluigi Nuzzi, autore di “Vaticano s.p.a”, che racconta 50 anni di scandalli all’ombra del cupolone. Il libro svela gli intrecci su conti occulti, tangenti, storie di soldi che sono passati attraverso i forzieri del Vaticano e attraverso il forziere più grande, quello dello Ior. “L’inchiesta di questi giorni che parte da una segnalazione del Credito artigiano – racconta Nuzzi – fa il paio con un’altra, aperta sempre dalla Procura di Roma, a mio avviso più grande, quella legata ai rapporti dello Ior con Unicredit”. Nuzzi fa riferimento all’inchiesta avviata un anno fa sempre dalla Procura di Roma per i rapporti bancari intrattenuti dallo Ior, la banca vaticana, con Unicredit e poi allargata ad altre nove banche italiane. “Un’indagine complessa su un sistema di operazioni compiute dallo Ior con Unicredit, dove non si evidenzia mai il nome della persona fisica o giuridica che effettivamente la dispone, gli inquirenti sospettano che in tal modo la banca del Vaticano si presti a concretizzare operazioni di riciclaggio”. Poi Nuzzi lancia un interrogativo: “Mi chiedo perché due inchieste giudiziarie così importanti in poco più di un anno che coinvolgono lo Ior? E una risposta me la sono anche data: perché oggi sono cambiati i ‘vigili urbani‘”. Per ‘vigili urbani’ lo scrittore e giornalista di Libero intende i controllori all’interno della Banca d’Italia: “Prima c’era il cattolicissimo Antonio Fazio, quello al quale il banchiere Fiorani voleva dare un bacio in fronte. Oggi c’è Mario Draghi. Uno che sta facendo le pulci a tutti gli istituti di credito. Si veda, ad esempio, la circolare della Banca d’Italia che impone di trattare lo Ior come banca estera”.

Lo Ior ha 100 dipendenti e 5 miliardi di euro di patrimonio; i conti correnti sono riservati a un ristretto numero di privati, oltre che ai dipendenti. “Oggi lo Ior con il nuovo presidente Ettore Gotti Tedeschi è tornato a investire nel mercato azionario. Quello per il quale è stato chiamato il nuovo presidente dopo il prepensionamento del banchiere Angelo Caloia, al vertice dell’Istituto per le Opere Religione fino al 2009″. E ora queste due inchieste con una ipotesi di riciclaggio. “Questa due inchieste sono uno schiaffo terribile alla glasnost, alla politica di rinnovamento tanto invocata e voluta da Benedetto XVI - continua Nuzzi – colui che di voleva restiuire alla sua banca, alla banca del papa un’immagine virtuosa”. Che figura è quella di Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior? “E’ stato presidente in Italia del Banco di Santander, la prima banca privata d’Europa. Editorialista dell’Osservatore Romano“. Cattolicissimo anche lui, va a messa tutte le mattine.

Certamente svelare le complesse operazioni finanziarie che ci sono e ci sono state in questi ultimi anni dietro la banca del Papa, porta sempre a delle ripercussioni sui vertici dell’istituto bacario. “L’uscita del mio libro forse è stata la causa del prepensionamento di Angelo Caloia”. Caloia è stato presidente dello Ior per 20 anni, chiamato dal cardinale Agostino Casaroli per mettere la parola fine allo ‘scandalo’ dell’ex Banco Ambrosiano che coinvolse Marcinkus e Roberto Calvi. Considerato un galantuomo della finanza bianca, con lui molte cose dentro lo Ior cambiarano e altre no. Il programma di trasparenza finanziaria con Caloia è proceduto a ritmi serrati, ma non ha impedito che l’ombra della banca vaticana venisse evocata in alcuni degli scandali finanziari degli ultimi vent’anni. “Caloia l’ho visto a maggio del 2009, ho consegnato a lui una copia del mio libro e sfogliate alcune pagine che lo citavano mi disse: ora devo andare a casa ora perché devo lavorare per cominciare a difendermi”. Che fine abbia fatto il riservatissimo professore, e banchiere, è sempre Nuzzi a svelarlo: “Lavora alla fabbrica del Duomo, una società che si occupa della manutenzione del Duomo di Milano”.

 
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Felipe-bis
view post Posted on 23/9/2010, 09:10




http://www.repubblica.it/cronaca/2010/09/2...50/?ref=HREC1-3

L'INCHIESTA
Ior, la cassaforte vaticana
I segreti della banca di Dio

Da Marcinkus all'operazione trasparenza, fino alle accuse di oggi. Viaggio nel cuore della finanza (e dei misteri) dell'Istituzione finanziaria di Oltretevere. Gotti Tedeschi per il papa sarebbe degno del Nobel
di ALBERTO STATERA

Spesse nove metri, le mura del Torrione di Niccolò V, eretto nel 1453, rappresentarono il potente baluardo della cristianità contro i turchi. Nel terzo millennio, quel bunker protetto dalle guardie svizzere che svetta oltre la porta vaticana di Sant'Anna, sede dell'Istituto per le Opere di Religione denominato all'origine "Ad pias causas", è giudicato se non proprio il paradiso, il purgatorio dell'offshore, dei misteriosi conti cifrati, del riciclaggio di denaro di origine opaca, di operazioni bancarie che virano sul grigio, quando non sul nero dell'inferno. Di quelle che insomma odorano da lontano di sterco del diavolo.

Il paradosso è che dopo secoli di diaboliche e impunite frequentazioni col maligno, sembra che il divino redde rationem giudiziario giunga proprio nel momento in cui decolla un tentativo di cristiana purificazione della finanza vaticana. Con papa Ratzinger, di cui gode la stima, e con gli altri plenipotenziari in tonaca, pare che il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, il moralizzatore, fosse proprio sul punto di lanciare il suo progetto-trasparenza per restituire prestigio alle istituzioni pontificie travolte continuamente dagli scandali, quando i magistrati di Roma l'hanno indagato con l'ipotesi di riciclaggio.

Niente più conti correnti anonimi intitolati a beati e santi, niente più pseudonimi, schermi e triangolazioni occulte, come quelle che per decenni hanno visto transitare nel Torrione miliardi e miliardi di denari talvolta d'ignobile provenienza. Queste le promesse del banchiere che da un anno si trova a maneggiare i segreti più imbarazzanti d'Oltretevere e non solo dell'ultimo mezzo secolo. Il tutto preceduto da un'inchiesta interna, segretissima, che deve aver affrontato momenti drammatici. Quando, per esempio, ha cercato di chiarire i movimenti di denaro sul conto di un ben noto cardinale, che ha dato in escandescenze. O quando si è imbattuta nei conti di Giulio Andreotti e del gentiluomo di Sua Santità Angelo Balducci, protagonista dello scandalo G8 e referente della cricca della Protezione Civile, che dimora a palazzo Chigi negli uffici di Gianni Letta e del suo factotum Luigi Bisignani, che lo fu anche del capo della Loggia P2 di Licio Gelli. Quello stesso Bisignani che, ancora giovanetto quasi imberbe, recava decine di miliardi della madre di tutte le tangenti (di allora) targata Enimont oltre la porta di Sant'Anna. Ben altro rispetto al miliardo e mezzo di lire attinto da Letta stesso anni prima dai fondi neri dell'Iri.

Aveva uno speciale pass Bisignani. E probabilmente lo conserva ancora, perché chi accede allo Ior, spesso con pesanti borse foderate di banconote, deve essere conosciuto per passare il vaglio della guardia svizzera. Valicata una barriera vetrata a comando elettronico - come ha raccontato in un suo libro Giancarlo Galli, che dal precedente presidente dello Ior Angelo Caloia fu condotto in visita nel Torrione blindato - si spalanca un salone moderno, un ottagono con pareti altissime, che sembrano quasi il paradiso. Il paradiso dell'offshore. In questa banca non esistono assegni con la stampigliatura Ior, solo contanti, lingotti d'oro e transazioni estero su estero via bonifico, con un clic elettronico. Niente ricevute, niente carte inutili. Chi è adeguatamente presentato può entrare portando una valigia piena di dollari di qualunque provenienza e uscirne senza ricevuta, ma con la certezza che il suo denaro andrà dove deve andare senza lasciare tracce.

L'ingresso del paradiso vero è più riservata, come si conviene. Solo gli intimi degli intimi possono attraversare il cortile di San Damaso, il cortile del Maggiordomo, e guadagnare il ballatoio dove giunge l'ascensore che cala dall'appartamento pontificio, dove, dietro a una porticina, c'è lo studio del presidente dello Ior. Gotti Tedeschi, che Sua Santità reputa degno del premio Nobel per l'economia, non ha che da salire in ascensore per spiegargli cos'è quest'ennesimo scandalo.

Se ieri sia salito su quell'ascensore verso il cielo Gotti ovviamente non lo dice neanche a sé stesso, ma l'alta gerarchia della Curia non ignora certo che da molto tempo la procura di Roma indaga su banche e banchette, come quella del Fucino fondata dai principi Torlonia, che ogni giorno scambiano operazioni per centinaia di milioni con lo Ior, considerato uno schermo dietro il quale quasi mai c'è una persona fisica o giuridica. E soprattutto c'è la filiale 204 dell'ex Banca di Roma, oggi Unicredit, allocata in via della Conciliazione al confine con le Mura Leonine, meno di duecento metri da piazza San Pietro, dove in due anni sono transitati su un conto Ior quasi 200 milioni di euro. Conti sconosciuti, protetti e sospetti. Di cui sicuramente, a suo tempo, non ignorava l'esistenza Cesare Geronzi. Ammesso che ne fosse all'oscuro, di certo ne fu informato il suo uomo per i rapporti con il Vaticano Marco Simeon. Ma l'ispezione interna si arenò misteriosamente.

L'Istituto per le Opere di Religione, nato una prima volta nel 1887 sulla base di quanto stabilito dalla Commissione "Ad pias causas" costituita da Leone XIII, divenne una vera banca il 27 giugno 1942 con chirografo di Pio XII, prevedendo che a usufruirne fossero dicasteri del Vaticano, conferenze episcopali, arcidiocesi e diocesi, parrocchie, nunziature, ordini religiosi, preti e monache. Non andò proprio così, quando si scoprì che sulla riva del Tevere albergava per gli amici e gli amici degli amici una banca onshore e al tempo stesso offshore, dove tutto si poteva nel maneggiare tanto denaro in dispregio delle regole. Nel mezzo secolo successivo e se non fino ad oggi fino a ieri, stando almeno al senso di umiliazione sincera manifestato dal presidente Gotti Tedeschi per l'inchiesta che lo coinvolge, è stata una teoria ininterrotta di scandali.

Sindona, l'omicidio Calvi, la stagione di Tangentopoli, con il giovane Bisignani che versò sul suo conto proteso verso il cielo 108 miliardi di lire in certificati del Tesoro, Gelli, il denaro riciclato dei corleonesi di Totò Riina, l'ex governatore Fazio, che scambiava i ratios patrimoniali con le massime morali di San Tommaso d'Aquino, Fiorani e le scalate dei furbetti del quartierino, persino lo scandalo del calcio, con Moggi che dello Ior sarebbe uno straricco correntista. E, per finire, la cricca dei gentiluomini di Sua Santità, gonfi di ricchezze da nascondere perché ingiustificabili.

Il tutto tra guerre interne che oltre il portone di bronzo raramente filtrarono nella loro tragica povertà terrena.
"Santità - scrisse Roberto Calvi a papa Wojtyla poco prima di essere ucciso sotto il ponte dei Frati neri a Londra - sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello Ior; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti paesi e associazioni politico-religiose dell'Est e dell'Ovest; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l'espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato".

Il cardinale Paul Marcinkus, ex capo dello Ior oggi defunto, che fu uno degli autori del disastro etico e d'immagine che ha segnato tutta la storia dell'oro del Vaticano maneggiando nel modo più indegno lo sterco del diavolo, paradossalmente mai si deve essere sentito il Maligno in clergyman, visto che quasi come un epitaffio sulla sua tomba disse: "Il denaro? No, non si può dirigere la chiesa con le Avemaria". Ecco, è proprio questo il tragico paradosso con cui deve confrontarsi con la sua coscienza nel Torrione il nuovo banchiere papale iperliberista che dice di vagheggiare la trasparenza.
[email protected]

(23 settembre 2010)


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http://qn.quotidiano.net/cronaca/2010/09/2...prensione.shtml

Lo Ior difende l'operato di Gotti Tedeschi: Incomprensione con una banca
L’Osservatore Romano spiega perché la procura ha iscritto tra gli indagati il presidente dell'Istituto e il direttore generale. "Tutto a causa di un'incomprensione tra lo Ior e la banca che aveva ricevuto l'ordine di trasferimento"

CdV, 22 settembre 2010 - "L’integrità e l’autorevolezza del professor Gotti Tedeschi sono ben note negli ambienti finanziari italiani e internazionali". Lo afferma l’Osservatore Romano che ricostruisce oggi i fatti che hanno portato all’iniziativa della procura di Roma, che ha iscritto nel registro degli indagati il presidente dell’Istituto per le Opere di Religione e il direttore generale, Paolo Cipriani.

L’articolo ribadisce che "lo Ior non può essere considerata una banca nell’accezione corrente. Esso amministra infatti i beni di istituzioni cattoliche a livello internazionale ed, essendo ubicato nello Stato della Città del Vaticano", e quindi "è al di fuori della giurisdizione delle diverse banche nazionali".

La procura, spiega il giornale vaticano, "è partita da una comunicazione dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia. Questa ha segnalato all’autorità giudiziaria una possibile violazione delle norme antiriciclaggio. Eppure, dall’inizio di quest’anno, gli organi della Banca d’Italia e dello Ior operano in stretto collegamento proprio in vista dell’adeguamento delle operazioni dello Ior alle procedure antiriciclaggio".

"A questo scopo - ricorda l’Osservatore, "è stato istituito nell’ambito dello stesso Ior un ufficio di informazione finanziaria, sotto il controllo del cardinale Attilio Nicora". E in questa direzione, secondo il giornale vaticano, "vanno lette la costante collaborazione con l’Unione europea e soprattutto le missioni intraprese nei mesi scorsi dai vertici dello Ior a Parigi, sede dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e del Gafi (Gruppo di azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali)".

"Ai due organismi - sottolinea la nota - è stata allora prodotta la documentazione per l’iscrizione della Santa Sede alla cosiddetta White List, che raccoglie i Paesi che aderiscono alle norme antiriciclaggio. Per l’adeguamento alle esigenze che nascono dall’inclusione della Santa Sede tra gli Stati che operano contro il riciclaggio e il terrorismo, il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, ha anche nominato un’apposita commissione presieduta dallo stesso cardinale Nicora".

"La direzione dello Ior, segnala ancora il quotidiano della Santa Sede, "è inoltre impegnata da tempo ad adeguare le sue strutture informatiche alle regole vigenti in materia di lotta al riciclaggio". "Ed anche di questo - tiene a sottolineare la nota - la Banca d’Italia è bene informata".

In questo modo, "lo Ior intende porsi sulla stessa linea delle banche italiane. Per tutti i motivi summenzionati, è facile comprendere che la natura e lo scopo delle operazioni ora oggetto di indagine potevano essere chiariti con semplicità e rapidità". "Si tratta infatti - chiarisce l’Osservatore - di operazioni di tesoreria il cui destinatario è lo stesso Ior su conti di sua pertinenza, presso altre banche. L’inconveniente è stato causato da un’incomprensione, in via di chiarimento, tra lo Ior e la banca che aveva ricevuto l’ordine di trasferimento. Nella certezza che nessun nuovo conto è stato aperto senza la stretta osservanza delle regole dettate da Bankitalia".





ETTORE GOTTI TEDESCHI: "UNA SCUSA PER ATTACCARE LO IOR"



"Un errore di procedura viene usato come scusa per attaccare l’istituto opere di religione, il suo presidente e più in generale il Vaticano". Ne è convinto il prof. Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, finito sotto inchiesta, spiega in un intervista al Giornale, per "un errore nelle procedure messe in atto con il Credito Artigiano" nell’ambito, tuttavia, di "un’operazione chiarissima" sulla quale "non c’è nulla di nascosto nè da nascondere: soltanto un trasferimento di fondi dello stesso Ior".

Nell’intervista, Gotti Tedeschi esprime la propria "amarezza e umiliazione" spiegando di essere stato impegnato, fin dall’inizio del suo mandato, l’anno scorso, "nell’affrontare i problemi per i quali oggi vengo indagato".

"Mi sembra - rileva - che dal comunicato della Segreteria di Stato traspaia bene questo senso di stupore, finiamo nel mirino proprio nel momento in cui stiamo lavorando più alacremente possibile per applicare le norme antiriciclaggio. Il Card. Bertone ha già nominato il Cardinale Attilio Nicora, presidente dell’organo di vigilanza interno al Vaticano che dovrà seguire l’applicazione di tutte le norme per la ‘white list’. Siamo a disposizione per fornire informazioni sarebbe bastato chiedercele invece di sbatterci in prima pagina".


PRESTO CONVOCATI IN PROCURA GOTTI TEDESCHI E CIPRIANI

Potrebbero essere convocati a breve in procura, a Roma, Ettore Gotti Tedeschi e Paolo Cipriani, rispettivamente presidente e direttore generale dello Ior, indagati dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal pm Stefano Rocco Fava per non aver osservato le norme antiriciclaggio. In relazione al provvedimento del gip Maria Teresa Covatta che due giorni fa ha firmato il sequestro preventivo di 23 milioni di euro che lo Ior avrebbe voluto trasferire in parte a JP Morgan Frankfurt e in parte alla Banca del Fucino, gli investigatori avrebbero già raccolto le dichiarazioni dei responsabili della sede romana del Credito Artigiano spa (controllata dal Credito Valtellinese) dove l’Istituto Opere di Religione aveva aperto un conto corrente. La banca vaticana - è l’ipotesi della procura - non ha comunicato le generalità dei soggetti per conto dei quali intendeva eseguire l’operazione di trasferimento dei soldi e non ha fornito informazioni sullo scopo e sulla natura prevista dal rapporto continuativo.

Insomma, i vertici dell’istituto non avrebbero rispettato quanto previsto dal decreto legislativo 231 del 2007. In mattinata i magistrati hanno fatto il punto della situazione per studiare le prossime mosse.

Al momento, sembrano due i possibili scenari: ammesso e non concesso che la questione legata alla giurisdizione sia da ritenere ormai superata (alla luce della sentenza della Cassazione del 2003 su Radio Vaticana), lo Ior, attraverso i suoi legali, potrebbe decidere di fare ricorso al tribunale del riesame per contestare la legittimità del provvedimento di sequestro preventivo; oppure potrebbe avviare una sorta di adeguamento alla normativa vigente, ora per allora, fornendo agli organi di vigilanza e alle varie banche quelle informazioni che, a parere degli investigatori, non sono mai state date fino a ieri, e che consentono di verificare se lo stesso Ior ha usato suoi fondi di tesoreria o fondi gestiti per conto terzi. In quest’ultimo caso, i pm potrebbero anche rivalutare la questione del sequestro dei 23 milioni di euro.

Tuttavia, qualunque sia lo scenario che seguirà, resta sul tavolo dei magistrati la segnalazione di un’operazione sospetta (da parte dell’Uif della Banca d’Italia), circostanza che merita approfondimenti autonomi. L’indagine dei pm sui vertici dello Ior rischia di segnare una svolta importante nei rapporti tra gli istituti di credito extracomunitari (come è la banca vaticana) e quelli del nostro paese. Gli addetti ai lavori sono convinti che questo procedimento, qualunque sia la sua conclusione dal punto di vista penale, imporrà alle banche italiane di osservare con maggiore rigore gli obblighi di adeguata verificata rafforzata, come prevedono le circolari di Palazzo Koch.

agi
 
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Felipe-bis
view post Posted on 23/9/2010, 17:52




http://www.corriere.it/economia/10_settemb...44f02aabe.shtml

Le carte
I movimenti sospetti sui conti dello Ior
Il mistero di una riunione tra i vertici degli istituti di credito


Tre operazioni di accredito, due conti correnti estinti, un elenco di «soggetti» che hanno incassato assegni o ricevuto bonifici. Su questo si concentra l’indagine della Procura di Roma sui depositi aperti presso il Credito Artigiano di Roma e intestati allo Ior dopo il sequestro dei 23 milioni avvenuto due giorni fa. Perché, nonostante il blocco operativo deciso dai vertici dell’istituto di credito il 19 aprile scorso, due settimane fa il presidente Ettore Gotti Tedeschi e il direttore generale Paolo Cipriani hanno tentato di trasferire quel denaro in parte in Germania (20 milioni di euro presso la JP Morgan di Francoforte), in parte presso un altro conto (3 milioni presso una filiale della Banca del Fucino sempre nella capitale). E per questo sono accusati di violazione della normativa antiriciclaggio.

I vertici dello Ior erano stati avvisati della necessità di mettersi in regola con la normativa che impone a tutte le banche extracomunitarie di comunicare le informazioni sulla propria clientela prima di effettuare qualsiasi operazione. Si tratta dei cosiddetti «obblighi rafforzati » che riguardano la fornitura di assegni, l’esecuzione di bonifici e le operazioni contanti. Avevano assicurato di avere attivato la procedura e di essere pronti a consegnare le informazioni richieste. Ma non è accaduto quanto promesso ed è intervenuta la magistratura.

La riunione riservata tra i vertici delle banche
È proprio il provvedimento firmato dal giudice per «sigillare» la somma a ricostruire le movimentazioni degli ultimi tre anni. Ma anche a rivelare che il 23 aprile scorso, dunque quattro giorni dopo la decisione di «congelare » il conto, ci fu «un incontro tra i vertici dello Ior e del Credito Artigiano i cui esiti però non sono noti» e di cui sarà adesso chiesto conto ai due indagati. Bisognerà infatti verificare come mai, nonostante l’impegno a mettersi in regola, i responsabili della banca vaticana abbiano eluso le richieste formali che invece secondo quanto previsto dalle legge dovevano essere soddisfatte sin dal gennaio scorso e in base a un decreto legislativo entrato in vigore nel 2007. Nell’attesa degli interrogatori, i pubblici ministeri stanno esaminando la documentazione finanziaria già acquisita. Entrando nel dettaglio delle operazioni si scopre che quelle «censite come "Accrediti e incassi connessi a effetti" per un totale di 72 milioni e 440 mila euro corrispondono a tre distinte operazioni in avere effettuate il 17 marzo, il 17 giugno e il 16 settembre del 2009 rispettivamente da 22 milioni di euro circa la prima e 25 milioni di euro circa le altre due». Ed è a questo punto che si entra nel dettaglio rivelando come i 22milioni provengono «dall’estinzione del conto 11231 acceso sempre presso il Credito Artigiano, che in contropartita viene censita impropriamente come "prelevamento con moduli di sportello"».

I controlli sui beneficiari di assegni e bonifici
Simile procedura viene seguita anche negli altri casi. Gli accertamenti condotti dal nucleo valutario della Guardia di Finanza hanno consentito di verificare come i due versamenti da 25 milioni «si riferiscono all’accredito per "estinzione di deposito" da ritenere verosimilmente remunerato presso il medesimo istituto (circostanza ancora da verificare nel dettaglio con la banca). Tali operazioni trovano contropartita in altrettante operazioni in dare di analogo importo». I magistrati dovranno adesso accertare quali siano i reali motivi di questi "giroconto", ma soprattutto identificare i "soggetti" che hanno ricevuto bonifici o incassato assegni in modo da verificare la natura di questi rapporti. E dunque stabilire se le movimentazioni servissero in realtà a riciclare i soldi. E lo faranno partendo dall’analisi degli estratti conto già acquisiti. In base ai documenti è stato accertato che «al momento del blocco sul conto erano depositati 28 milioni e 300 mila euro, ma tra il 31 dicembre 2007 e il 30 novembre 2009 ci sono state movimentazioni nella colonna "dare" per 116 milioni e 300 mila euro e nella colonna "avere" per 117 milioni e 600 mila euro».

Le contestazioni di Bankitalia sul deposito Unicredit
L'esame di tutte queste operazioni deve partire, secondo il giudice, dalla relazione della Banca d'Italia che alla fine di un'ispezione effettuata «per approfondire il funzionamento di un conto corrente che risultava intestato allo Ior presso una dipendenza di Unicredit ha evidenziato alcune criticità e in particolare: il mancato rispetto degli obblighi di adeguata verifica della clientela, di norma non sono stati infatti individuati i titolari effettivi delle operazioni poste in essere dallo Ior; fino al 31 gennaio non risultano assolti gli obblighi di registrazione nell'archivio unico informatico delle operazioni di versamento di contante sul conto intestato allo Ior; in materia di negoziazione dei titoli di credito è stata riscontrata una prassi tendente ad escludere la tracciabilità dei fondi trasferiti oltre che violazioni alla legge sull'assegno». Nella richiesta di sequestro del denaro che doveva essere trasferito dal Credito Artigiano i pubblici ministeri evidenziano come «la condotta dell’esecutore di un’operazione che omette di comunicare la generalità dei soggetti per conto dei quali eventualmente esegue l’operazione stessa o non fornisce informazioni sullo scopo e sulla natura prevista dal rapporto continuativo integra gli estremi di reato previsti dal decreto 231 del 2007, appunto quello sulle norme antiriciclaggio, dunque non può che concludersi, esclusa evidentemente ogni indagine ulteriore volta a verificare la natura e gli scopi delle operazioni di trasferimento di fondi, che allo stato nei fatti di cui si tratta si ravvisano le fattispecie di reato delineate». Una tesi che il giudice ha accolto con un provvedimento motivato che adesso costituisce la base per effettuare i nuovi accertamenti.

Fiorenza Sarzanini
23 settembre 2010
 
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view post Posted on 26/9/2010, 17:50
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http://www.apcom.net/newspolitica/20100926...cd10_98329.html

Papa riceve Gotti Tedeschi e ribadisce fiducia in presidente Ior
17:32 - POLITICA- 26 SET 2010

Papa riceve Gotti Tedeschi e ribadisce fiducia in presidente Ior

Dopo l'indagine anti-riciclaggio sulla banca vaticana
Roma, 26 set. (Apcom) - Il Papa ha salutato il presidente dello Ior (Istituto per le Opere di Religione), Ettore Gotti Tedeschi, recentemente iscritto al registro degli indagati per un'indagine su un movimento finanziario che, secondo la Procura di Roma, viola le norme internazionali anti-riciclaggio. L'economista, a quanto si apprende, era tra le persone che hanno salutato Benedetto XVI a conclusione del consueto Angelus domenicale, nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Gotti Tedeschi ha presentato al Papa il suo libro 'Denaro e paradiso. I cattolici e l'economia globale. Salutando Gotti Tedeschi a conclusione dell'Angelus, oggi a Castel Gandolfo, il Papa - si sottolinea in Vaticano - ha voluto esprimere "stima e fiducia" al presidente dello Ior finito nell'inchiesta della Procura di Roma. Stima espressa a Gotti Tedeschi, nei giorni scorsi, tanto dalla Segreteria di Stato vaticana, quanto da una successiva nota pubblicata sull'Osservatore romano, quanto, infine, in una lettera al 'Financial Times' del portavoce vaticano Federico Lombardi. "Dal giorno della sua nomina a presidente, e in conformità con il mandato che ha ricevuto dalle più alte autorità del Vaticano e dal comitato di controllo Ior - sottolineava il gesuita - Ettore Gotti Tedeschi ha lavorato con grande impegno per garantire la trasparenza assoluta delle attività dello Ior e per il rispetto per le norme e le procedure che permetteranno alla Santa Sede di essere inclusi nella 'white list'. A tal fine, i contatti intensi e fruttuosi sono in corso con la Banca d'Italia, l'UE e con i competenti organismi internazionali: Ocse e Gafi (o Financial Action Task Force)".
 
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Felipe-bis
view post Posted on 26/9/2010, 17:51




http://www.corriere.it/cronache/10_settemb...44f02aabe.shtml

L'economista ha presentato al Pontefice il libro «Denaro e paradiso»
Benedetto XVI riceve Gotti Tedeschi
«Segno di fiducia al presidente Ior»
A Castel Gandolfo l'incontro tra il Papa e il presidente della banca della Santa Sede indagato per riciclaggio

ROMA - Benedetto XVI ha ricevuto dopo la preghiera dell'Angelus a Castel Gandolfo, il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, indagato per riciclaggio dalla Procura capitolina. L'economista era accompagnato dalla moglie, la signora Francesca, e ha presentato al Pontefice il libro Denaro e paradiso. I cattolici e l'economia globale, da lui scritto con Rino Cammilleri per le edizioni Lindau e che porta una prefazione del segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone. L'incontro di domenica con il Papa fa seguito alla solidarietà e alla stima espressa nei giorni scorsi dalla Santa Sede al presidente dello Ior.

«SEGNO DI FIDUCIA» - Il breve incontro tra il Pontefice e Gotti Tedeschi viene interpretato dai più in Vaticano come una «evidente attestazione di stima e fiducia» da parte di Ratzinger. «L'incontro al baciamano, davanti a molti testimoni - osservano fonti riservate - è stato chiaramente un modo per sottolineare pubblicamente, a soli cinque giorni dalla notizia dell'indagine avviata dalla Procura di Roma, la vicinanza e il sostegno da parte del pontefice all'economista e banchiere scelto pochi mesi fa per guidare l'Istituto Opere religiose in un percorso di totale e irreversibile trasparenza».

CLIMA SERENO - Una grande serenità ha caratterizzato, si fa sapere, il breve colloquio tra Benedetto XVI e il presidente dello Ior, Gotti Tedeschi. Lo stesso atteggiamento di serenità con il quale si guarda da parte della Santa Sede all'inchiesta in corso assicurando piena collaborazione. Il presidente dello Ior, Gotti Tedeschi, che già martedì scorso era stato in Banca d'Italia, ha dato la propria disponibilità a incontrare i giudici italiani nei prossimi giorni, nello spirito di proficua cooperazione. Come è noto, sin dall'anno scorso, dopo la nomina del nuovo presidente, lo Ior ha avviato una serie di contatti e procedure per adeguare la propria gestione alle norme internazionali sulla «white list».

TRITACARNE» - «In tutta la mia vita - ha detto sabato Gotti Tedeschi a margine di una tavola rotonda organizzata all'Opera Pia Alberoni a Piacenza - ho cercato di essere coerente, ma la Santa sede è oggetto di attenzioni a dir poco sorprendenti». Se dapprima il presidente della Banca Vaticana non ha voluto rilasciare dichiarazioni sulle indagini che la Procura di Roma sta compiendo sul suo conto per violazione di norme antiriciclaggio, Gotti Tedeschi ha poi confidato ad una televisione locale il suo disappunto. «In tutta la mia vita ho cercato di essere coerente e tenere l'unità di vita- ha spiegato l'economista - nel momento in cui sono stato nominato dal Santo Padre allo Ior ho cercato di attuare quelle stesse procedure e condizioni di gestione che oggi qualcuno mi accusa di aver violato». E poi, alla domanda se questo possa essere interpretato come un attacco al Vaticano, Gotti Tedeschi ha risposto: «Viviamo di continue deduzioni e considerazioni. Le considerazioni non sono state ancora fatte e non spetta me a farle, ma le deduzioni sono logiche, insomma, sono 12 mesi che il Santo Padre, il segretario di Stato e la Santa sede sono oggetto di attenzioni a dir poco sorprendenti». Dopo l'intervista, Gotti Tedeschi ha anche confidato ad alcuni relatori di essere «rammaricato per essere finito in questo tritacarne».

Redazione online
26 settembre 2010
 
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Felipe-bis
view post Posted on 27/9/2010, 08:29




http://www.corriere.it/cronache/10_settemb...44f02aabe.shtml

Il retroscena| Un segnale rivolto a chi fa resistenza al nuovo corso
Lo Ior e l'operazione trasparenza:
la chiusura dei 13 conti laici

Non si sa a chi siano intestati. E c'è chi preferisce parlare di «riduzione» anziché «abolizione»

CITTÀ DEL VATICANO - Sia la Segreteria di Stato sia il portavoce della Santa Sede avevano già chiarito la totale «fiducia» e «stima» nei confronti del banchiere che un anno fa il cardinale Tarcisio Bertone, ovvero il più stretto collaboratore del Papa, ha scelto per avviare l'operazione trasparenza nello Ior, la banca vaticana che ancora sconta opacità e cattiva fama dell'era Marcinkus. Ed è lecito ritenere che il segnale di ieri, la stima a Gotti Tedeschi mostrata dallo stesso Benedetto XVI, fosse rivolto più dentro che fuori le Mura vaticane.

Le resistenze interne non sono mancate, in questi mesi. L'operazione trasparenza, di là dagli slogan, è scandita da una serie di propositi, alcuni già attuati e altri in via di definizione. Tra questi ultimi, il più significativo (e temuto) riguarda i conti correnti cifrati intestati in realtà a laici, nel senso di non ecclesiastici. Fonti ai più alti livelli della Santa Sede parlano di tredici conti «laici» che il nuovo corso vorrebbe, semplicemente, chiudere: cancellando inoltre la possibilità che altri laici possano mai aprirne in futuro. Se ne è parlato ma non è accaduto ancora nulla. E il fatto stesso che Oltretevere ci sia chi scelga il termine «riduzione» anziché «abolizione» la dice lunga.

Non si sa a chi siano intestati o a che cosa siano serviti. Nei mesi scorsi si è parlato della possibilità che uno facesse capo ad Angelo Balducci, il «gentiluomo di Sua Santità» finito in carcere per l'inchiesta sul G8. Di certo gli intestatari, e magari i prelati che hanno permesso loro di aprirli, potrebbero non essere entusiasti.

Per definire ciò che è accaduto, d'altra parte, Ettore Gotti Tedeschi ha scelto un termine neutro, «equivoco», e lo stesso padre Federico Lombardi in una lettera al Financial Times ha parlato di un «misunderstanding in via di approfondimento» tra «lo Ior e la Banca che aveva ricevuto l'ordine di trasferimento».

Problema: come è stata possibile una simile «incomprensione» che ha portato all'accusa di violare le norme antiriciclaggio? Che dallo Ior si sia cercato di «forzare» dei conti al Credito Artigiano nel frattempo bloccati? «Dirigenti che hanno passato un'intera vita in banca, avrebbero operato su quei conti se avessero avuto consapevolezza che erano bloccati?», ha risposto Gotti Tedeschi. Se le cose stanno così, se nei vertici non c'era «consapevolezza», tutto sta nel capire chi lo sapesse.

In Vaticano qualcuno ha cercato di puntare il dito all'esterno e fatto filtrare sospetti su trame ostili di Bankitalia. Ma è significativo che proprio Gotti Tedeschi abbia insistito a ripetere che no, «non c'è stata nessuna incomprensione, i rapporti con la Banca d'Italia sono pressoché perfetti e continui e anzi sono stati loro a darci i suggerimenti più importanti». Tutte le procedure di ingresso nella «White List», e quindi l'adesione della Santa Sede alle normative europee antiriciclaggio. E ancora, poiché la Banca d'Italia non vigila quella vaticana, le procedure con le banche italiane secondo le direttive. E infine le nuove regole di controllo e autorizzazione dentro lo Ior: vedi i conti correnti.

A tutto questo si aggiunge l'organizzazione interna alla Santa Sede: la commissione affidata al cardinale Attilio Nicora per adeguarsi alle esigenze della «White List»; e un organo di vigilanza che in prospettiva dovrà controllare tutte le finanze vaticane, guidato dallo stesso Nicora: il cardinale diventerà una sorta di banchiere centrale vaticano, come Draghi in Italia. Il proposito è di voltare pagina. Ma il timore è che dentro le Mura, sospirano Oltretevere, «ci sia chi non vuole fare pulizia».

Gian Guido Vecchi
27 settembre 2010
 
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view post Posted on 30/9/2010, 19:34




http://www.corriere.it/economia/10_settemb...44f02aabe.shtml

la banca vaticana e l'inchiesta
Ior, il presidente sentito dai pm
«Ho agito secondo le regole»
Gotti Tedeschi e le presunte omissioni legate alle norme anti-riciclaggio: «C'è stato un equivoco»
la banca vaticana e l'inchiesta

Ior, il presidente sentito dai pm
«Ho agito secondo le regole»

Gotti Tedeschi e le presunte omissioni legate alle norme anti-riciclaggio: «C'è stato un equivoco»


la banca vaticana e l'inchiesta
Ior, il presidente sentito dai pm
«Ho agito secondo le regole»
Gotti Tedeschi e le presunte omissioni legate alle norme anti-riciclaggio: «C'è stato un equivoco»
la banca vaticana e l'inchiesta

Ior, il presidente sentito dai pm
«Ho agito secondo le regole»

Gotti Tedeschi e le presunte omissioni legate alle norme anti-riciclaggio: «C'è stato un equivoco»


la banca vaticana e l'inchiesta
Ior, il presidente sentito dai pm
«Ho agito secondo le regole»

Gotti Tedeschi e le presunte omissioni legate alle norme anti-riciclaggio: «C'è stato un equivoco»

ROMA - È durato alcune ore l'interrogatorio, nella Procura capitolina, di Ettore Gotti Tedeschi. Il presidente dello ior è stato ascoltato assieme a paolo Cipriani, direttore generale della banca vaticana, nell'ambito dell'inchiesta su presunte omissioni legate alle norme antiriciclaggio. «Non abbiamo nulla da nascondere. Abbiamo chiesto noi di essere interrogati, tutto è stato fatto secondo le regole» ha detto Gotti Tedeschi.

«EQUIVOCO» - «C’è stato un equivoco, speriamo che tutto questo venga chiarito» ha aggiunto Gotti Tedeschi. L’atto istruttorio che ha riguardato Gotti Tedeschi e Cipriani è durato complessivamente circa 4 ore. I due dirigenti sono accusati di aver commesso delle omissioni rispetto alla normativa antiriclaggio in merito alla gestione di un conto corrente. La scorsa settimana è stato disposto il sequestro di depositi per 23 milioni di euro.

Redazione online
30 settembre 2010
 
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view post Posted on 7/10/2010, 21:46
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edità avvelenata di Marcinkus
nel forziere vaticano

Sono passati quasi trent'anni dalla stagione degli scandali ma l'istituto di credito non è ancora del tutto bonificato
Il guaio dello Ior è che non è mai guarito del tutto. Benché i cardinali tedeschi e americani, che reggono il borsello delle grandi donazioni per il Papa, abbiano preteso negli anni Ottanta una svolta dopo il crac dell’Ambrosiano e lo scandalo Marcinkus, benché si siano succeduti alla presidenza due personalità come Angelo Caloja ed Ettore Gotti Tedeschi impegnati a farlo diventare una banca trasparente, è talmente labirintico l’intreccio dei suoi conti che nessuna dubita di poter trovare nei suoi armadi qualche scheletro ancora.

Certo, la fase più avventurosa e irresponsabile si è chiusa nel 1984, quando a Ginevra di fronte all’establishment bancario internazionale, creditore dell’Ambrosiano, il Vaticano dovette pagare a denti stretti 406 milioni di dollari per il suo coinvolgimento nella colossale bancarotta della banca. Erano state le amicizie pericolose di mons. Paul Casimir Marcinkus, direttore dello Ior e organizzatore dei viaggi di papa Wojtyla, a creare l’incresciosa situazione. In cambio di finanziamenti clandestini a Solidarnosc, il sindacato polacco in lotta contro il regime comunista, Marcinkus aveva rilasciato le famose lettere di patronage a Roberto Calvi, garantendo per una serie di società fantasma che avevano permesso al banchiere milanese di condurre le sue catastrofiche operazioni.

“Non siamo una repubblica delle banane”, tuonò in parlamento l’8 ottobre 1982 l’allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, denunciando il buco di due miliardi di dollari dell’Ambrosiano, di cui un miliardo e 159 milioni garantiti dallo Ior. Da buon cattolico democratico, fedele al Vangelo e alla Repubblica, Andreatta avrebbe voluto andare fino in fondo. L’Ambrosiano fu liquidato, ma Marcinkus si salvò. Indagato nel 1987 per concorso in bancarotta fraudolenta e colpito da mandato di cattura, il monsignore americano, amante del base-ball e del golf, la fece franca perché la Cassazione accettò la ridicola tesi che la banca vaticana fosse un “organo centrale della Chiesa cattolica” e quindi i suoi responsabili fossero protetti dall’immunità i forza dei Patti Lateranensi.

L’Italia si può ingannare, ma non i banchieri. Perciò, saggiamente, il segretario di stato vaticano Agostino Casaroli chiuse la vicenda con il “contributo volontario” dei quattrocento milioni di dollari, pur proclamando ufficialmente l’“estraneità” della Santa Sede ai maneggi di Calvi. Il risanamento dello Ior comincia da lì, sotto la direzione di una commissione cardinalizia e la chiamata alla presidenza nel 1989 dell’economista Angelo Caloja. “Noi amministriamo – spiegò a Famiglia Cristiana nel 2009, poco prima di lasciare – le risorse, che ci sono affidate dalla comunità ecclesiale valorizzandole al meglio, ma con investimenti chiari, semplici, eticamente fondati”.

Lo Ior ideale, quello delle speranze di Caloja e dei progetti dell’attuale presidente Gotti Tedeschi, è questo. Ma nel frattempo si è scoperto che anche dopo l’annunciata operazione pulizia i canali dello Ior sono serviti per operazioni maleodoranti. Basti un nome: Enimont. E soprattutto, aggirando gli sforzi di Caloja, ha continuato ad esistere uno “Ior parallelo”, fatto di conti opachi impiegati per operazioni per niente trasparenti come ha documentato Gianluigi Nuzzi nel suo affascinante “Vaticano S.p.a.”, basato su documenti “dall’interno”. Regista di operazioni dal valore di 310 miliardi di lire è stato il “prelato” dello Ior, mons. Donato De Bonis. Caloja stesso, allarmato, mandò un rapporto segreto a papa Wojtyla. Ma non sembra che sia riuscito a imporsi. Unico risultato è che dopo la morte di De Bonis, avvenuta nel 2001, il Vaticano ha rinunciato prudentemente a nominare un nuovo “prelato dell’Istituto”.

Gotti Tedeschi, arrivato esattamente un anno fa, è certamente la personalità che più vuole una banca vaticana pulita. Sua è la decisione di far aderire lo Ior alla convenzione internazionale anti-riciclaggio. Perciò si comprende il suo stato d’animo “umiliato”. Ma interessante è specialmente la reazione della Santa Sede, pubblicata sulla prima pagina dell’Osservatore Romano. Pur esprimendo perplessità per l’intervento della Guardia di Finanza, il Vaticano ci tiene a ribadire la sua “chiara volontà, più volte manifestata, di piena trasparenza per quanto riguarda le operazioni finanziarie dell’Istituto per le Opere di Religione”. Segno che la lezione del caso Marcinkus è stata metabolizzata e c’è solo una strategia possibile: fare pulizia anche nei cassetti più nascosti.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/22...vaticano/63233/
 
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view post Posted on 20/10/2010, 12:51




http://www.corriere.it/economia/10_ottobre...44f02aabc.shtml

l'inchiesta vede indagati il presidente dello ior e il direttore generale
Soldi dello Ior: il tribunale del riesame conferma il sequestro dei 23 milioni
La cifra era su un conto corrente del Credito Artigiano. E nell'indagine spunta un collegamento con l'inchiesta G8

MILANO - Il tribunale del Riesame ha confermato il sequestro in via preventiva dei 23 milioni di euro dello Ior depositati su un conto del Credito Artigiano Spa. Il sequestro era stato disposto dal Gip del Tribunale di Roma Maria Teresa Covatta, accogliendo le richieste del procuratore aggiunto Nello Rossi e del sostituto Stefano Rocco Fava, nell'ambito di un'inchiesta su presunte omissioni legate alle norme antiriciclaggio da parte della banca vaticana.

L'INCHIESTA - L'inchiesta della Procura di Roma vede indagati il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi ed il direttore generale Paolo Cipriani. L'azione penale è partita sulla base di una segnalazione dell'Unità informazioni finanziarie (Uif), la quale, il 15 settembre scorso, aveva già disposto la sospensione per cinque giorni, perchè ritenute sospette, di due operazioni disposte dallo Ior sul conto aperto presso la sede romana del Credito Artigiano. Si tratta della movimentazione di 20 milioni destinati all'istituto di credito tedesco J.P. Morgan Frankfurt e di altri tre milioni destinati alla Banca del Fucino. Sul conto sono depositati complessivamente 28 milioni di euro.

I PARTICOLARI DELL'INCHIESTA - Una serie di operazioni finanziarie compiute dallo Ior nel corso del 2009 e segnalata come sospetta dall’Unità di informazione finanziaria. I documenti depositati dalla Procura di Roma al tribunale del riesame nell’ambito dell’inchiesta che coinvolge l’istituto delle opere di religione, denotano - a parere dei pm - una spregiudicatezza al limite (se non in violazione) della legge. Il punto di riferimento per i due pm è la normativa vigente in materia di antiriciclaggio. Gli inquirenti hanno in pratica fatto riferimento, di fronte al Riesame, ad un’operazione del novembre del 2009 finita all’attenzione dei giudici del riesame in relazione ad assegni per complessivi 300mila euro incassati dallo Ior su un conto acceso in una filiale Unicredit e negoziati da tale Maria Rossi (indicata come la madre di un reverendo, a sua volta titolare del conto). Dalle indagini, sarebbe emerso che quei soldi provengono da fondi di una banca di San Marino e che quello della Rossi è un nome di pura fantasia. Nell’ottobre del 2009, poi, in una filiale di Intesa San Paolo si sarebbe registrato un prelievo di 600mila euro in contanti senza che lo Ior avesse indicato la destinazione. Su sollecitazione della banca, l’istituto vaticano avrebbe parlato di soldi per missioni religiose senza fare riferimento a natura e scopo dell’operazione. Così Intesa San Paolo ha fatto la segnalazione agli investigatori della Basnca d'Italia , avvertendo che nell’arco di un anno sono stati movimentati ben 140 milioni di euro in contanti. Tra i tanti destinatari indicati dallo Ior come beneficiari di assegni è saltato fuori anche il nominativo di don Evaldo Biasini, economo della Congrega del Preziosissimo Sangue, indicato da alcuni organi di stampa come il custode dei fondi occultati dall’imprenditore Diego Anemone. Il sacerdote è stato chiamato in causa dai pm di Perugia nell’ambito dell’inchiesta sulle irregolarità negli appalti sui Grandi Eventi e il G8 che si doveva svolgere alla Maddalena.

Redazione online
20 ottobre 2010
 
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view post Posted on 20/10/2010, 17:35
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www.ilsecoloxix.it/p/economia/2010/...perazioni.shtml

Ior, nuove operazioni sotto la lente della Procura
20 ottobre 2010
HOME > ECONOMIA

Dopo il sequestro di 23 milioni di euro disposto lo scorso mese, due nuove operazioni `sospette´ dello Ior, per complessivi 900mila euro, sono all’attenzione della Procura di Roma. Si tratta di un prelievo da 600mila effettuato per finalità non meglio precisate presso un conto dello Ior aperto presso Banca Intesa San Paolo e di pagamenti per 300mila effettuati tramite un conto Ior aperto presso Unicredit e intestato a un reverendo. Le operazioni sono illustrate nei documenti consegnati la scorsa settimana al Tribunale del Riesame (che oggi ha confermato il sequestro dei 23 milioni), in vista della discussione del ricorso dello Ior, dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal pm Stefano Rocco Fava per dimostrare che la banca vaticana ha un `modus operandi´ che viola da tempo la normativa vigente in materia di antiricicalggio. In particolare, dai documenti emerge che il quadro accusatorio attribuito al presidente Ettore Gotti Tedeschi e al dg Paolo Cipriani è più complicato di quello che si pensava in un primo momento. Anche in questi casi, a segnalare le anomalie alla Procura è stata l’Unità informazioni finanziarie (Uif) della Banca d’Italia.

Tra le operazioni segnalate ci sono assegni per complessivi 300mila euro incassati dallo Ior su un conto presso Unicredit e negoziati da tale Maria Rossi, indicata dalla banca come la madre di un reverendo, titolare del conto. Dalle indagini è tuttavia emerso che quei soldi provengono da fondi di una banca di San Marino e che quello di Maria Rossi è un nome di pura fantasia. Un mese prima, a ottobre del 2009, presso una filiale di Intesa San Paolo sarebbe avvenuto un prelievo di 600mila euro in contanti senza che lo Ior avesse indicato la destinazione. Alla richiesta di delucidazioni da parte della banca, lo Ior avrebbe replicato che i soldi servivano per missioni religiose senza fare riferimento a natura e scopo dell’operazione. La Uif, sulla base delle segnalazioni dell’istituto di credito coinvolto, ha comunicato alla Procura che, nel solo 2009, sul conto aperto presso Banca Intesa San Paolo sono stati movimentati 140 milioni di euro in contanti. Tra i beneficiari dei bonifici c’è anche don Evaldo Biasini, economo della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue di Gesù, già coinvolto nell’inchiesta della Procura di Perugia sui lavori per il G8 della Maddalena e sugli altri eventi affidati alla Protezione Civile. Secondo i pm perugini, Don Evaldo era il custode dei fondi neri dell’imprenditore Diego Anemone. In attesa del probabile ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame di confermare il sequestro dei 23 milioni depositati presso il Credito Artigiano, non è escluso che lo Ior decida di regolarizzare una volta per tutte i rapporti con la Banca d’Italia, che con una circolare dello scorso 9 settembre ha comunicato agli istituti di credito italiani di effettuare verifiche rafforzate e non semplificate sulla banca vaticana, considerata come extracomunitaria.
 
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view post Posted on 20/10/2010, 18:01




http://www.uaar.it/news/2010/10/20/ior-inc...sprime-stupore/

IOR: l’inchiesta va avanti, il Vaticano esprime “stupore”

Il tribunale del riesame ha confermato oggi il sequestro preventivo di 23 milioni di euro depositati dallo IOR su un conto del Credito Artigiano. Sono inoltre finite sotto inchiesta altre operazioni avviate dallo IOR con Unicredit e Intesa Sanpaolo: nel primo caso si è scoperto che i fondi provenivano da una banca di San Marino e che il nominativo che avrebbe disposto l’incasso, comunicato dalla IOR, era in realtà fittizio. Nel secondo caso, un prelievo di 600.000 euro in contanti sarebbe stato giustificato con non meglio precisate “missioni religiose”, violando così la normativa antiriciclaggio: lo stesso conto sarebbe peraltro stato movimentato anche con bonifici a favore di don Evaldo Biasini, ritenuto il cassiere della cosiddetta “cricca del G8″.
In un comunicato*, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha espresso “stupore” per quello che ritiene trattarsi “un problema interpretativo e formale”.
* http://press.catholica.va/news_services/bu...10.2010&lang=it
 
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view post Posted on 20/10/2010, 19:28
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Ior, nuove verifiche dei magistrati
Accertamenti su 2 operazioni sospette
Il tribunale del Riesame ha confermato oggi il sequestro preventivo dei 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano. "Stupore" del Vaticano per la decisione dei giudici

Ior, nuove verifiche dei magistrati Accertamenti su 2 operazioni sospette

ROMA - Altre presunte operazioni sospette dello Ior sono finite nel mirino della magistratura romana, titolare degli accertamenti sui 23 milioni di euro 1 depositati su un conto del Credito Artigiano, per i quali il tribunale del Riesame ha confermato oggi il sequestro preventivo. Decisione che ha suscitato lo "stupore" del Vaticano.

"La notizia della conferma, da parte del Tribunale del Riesame, del sequestro in via preventiva di un deposito dello Ior su un conto del Credito Artgiano è stata appresa con stupore", afferma il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. "Si ritiene - aggiunge - che si tratti di un problema interpretativo e formale". Tanto che, conclude, "i responsabili dello Ior ritengono di poter chiarire tutta la questione al più presto nelle sedi competenti".

Le nuove operazioni sospette sulle quali i magistrati stanno indagando risalgono rispettivamente al novembre e all'ottobre del 2009 e riguardano assegni per 300mila euro incassati su un conto dello Ior presso un'agenzia Unicredit e un prelievo di 600mila euro da un conto aperto in Intesa San Paolo e intestato a un sacerdote.

Delle operazioni si parla nei documenti consegnati la scorsa settimana al tribunale del Riesame dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal pm Stefano Rocco Fava, in vista della discussione del ricorso dello Ior. Gli inquirenti ritengono che la documentazione
possa dimostrare che la Banca Vaticana ha un 'modus operandi' che viola da tempo la normativa vigente in materia di antiriciclaggio.

In particolare, dai documenti emerge che il quadro accusatorio attribuito al presidente Ettore Gotti Tedeschi e al direttore generale Paolo Cipriani è più complicato di quello che si pensava in un primo momento. Anche in questi casi, a segnalare le anomalie alla procura è stata l'unità informazioni finanziarie (Uif) della Banca d'Italia.

L'operazione relativa ai 300mila euro incassati dallo Ior su un conto Unicredit sono stati negoziati con una persona che si è presentata come Maria Rossi, e che è stata indicata dalla banca come la madre di un religioso, titolare del conto. Dalle indagini è tuttavia emerso che quei soldi provengono da fondi di una banca di San Marino e che quello di Maria Rossi è un nome fittizio.

Un mese prima, a ottobre del 2009, presso una filiale di Intesa SanPaolo, sarebbe avvenuto un prelievo di 600mila euro in contanti senza che lo Ior ne avesse indicato la destinazione. Alla richiesta di delucidazioni da parte della banca, lo Ior avrebbe replicato che i soldi servivano per missioni religiose senza fare riferimento alla natura e allo scopo dell'operazione.

La Uif ha comunicato alla procura che, nel solo 2009, sul conto aperto presso Intesa SanPaolo sono stati movimentati 140 milioni di euro in contanti. Tra i beneficiari dei bonifici c'è anche don Evaldo Biasini, economo della congregazione dei missionari del Preziosissimo Sangue di Gesù, già coinvolto nell'inchiesta della procura di Perugia sui lavori per il G8 della Maddalena e sugli altri eventi affidati alla Protezione Civile. Secondo i pm perugini, don Evaldo era il custode dei fondi neri dell'imprenditore Diego Anemone.
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/10/2...spette-8260004/
 
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view post Posted on 21/10/2010, 07:30
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di Alessandro D'Amato (Gregorj)

Vaticano, si indaga per riciclaggio: “spariti” 140 milioni dello Ior

pubblicato il 21 ottobre 2010 alle 07:17 dallo stesso autore - torna alla home

L’ipotesi dei pm: i prelati come prestanome di clienti ricchi e famosi. Quindici banche all’interno dell’inchiesta. E una serie di imprenditori nel mirino.

5004375558 a1cdae0d01 Vaticano, si indaga per riciclaggio: spariti 140 milioni dello Ior Il nome che spunta a sorpresa è quello di Evaldo Biasini. Ne parla Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera e dimostra che quell’operazione da 23 milioni di euro che ha dato il via all’indagine sull’Istituto di Opere Religiose non è stata affatto casuale. Anzi.

DECINE DI CASI – I magistrati hanno scoperto decine di casi analoghi, e soprattutto ha fatto emergere il sospetto che i nomi dei prelati a cui sono intestati i conti presso la banca vaticana siano in realtà puri e semplici prestanome di clienti ricchi e famosi. Il nome ricorrente è quello di Biasini, già uscito in occasione dell’indagine sugli appalti per il G8 a L’Aquila. Don Bancomat, come lo chiamavano all’epoca della cricca dei grandi appalti, aveva anche lui un conto allo Ior: ha spostato 50mila euro dallo stesso conto che utilizzava per Diego Anemone. Oppure come il sacerdote che ha ricevuto e girato a un imprenditore di San Marino 300mila euro. Da un deposito dello Ior presso l’istituto San Paolo, sul quale era delegato ad operare il direttore generale Paolo Cipriani, sono stati prelevati altri 600mila euro, e alla richiesta di spiegazioni l’istituto religioso risponde con il silenzio. In totale da quei conti sono usciti 140 milioni di euro, quasi tutti senza causale e giustificativi. Si indaga anche sul conto Unicredit ex Banca di Roma finito sotto i riflettori qualche mese fa, intestato a un sacerdote dietro il quale, secondo i magistrati, si cela un ricco imprenditore. E poi ci sono i 50mila euro prelevati da Biasini per essere messi a disposizione di Angelo Balducci e dello stesso Anemone.

IL SEQUESTRO RIMANE - Per questo i famosi 23 milioni di euro da cui è partita tutta l’operazione rimangono sequestrati, e i bonifici diretti alla JP Morgan di Francoforte (20 milioni) e alla Banca del Fucino di Roma (3 milioni) sono bloccati. In tutto sono quindici le banche sotto inchiesta per violazione delle normative sul riciclaggio: “Si ritiene che si tratti di un problema interpretativo e formale”, dice Padre Lombardi dell’ufficio stampa del Vaticano. Intanto ieri Ettore Gotti Tedeschi, il nuovo presidente dello Ior, ha presenziato a un incontro organizzato dal Monte dei Paschi di Siena, e l’Osservatore Romano ha difeso la sua nomina.

http://www.giornalettismo.com/archives/897...ga-riciclaggio/
 
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view post Posted on 22/10/2010, 15:52
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Ior, violate le norme anticiclaggio"
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Le motivazioni del Riesame:
"L'istituto non ha comunicato
a chi appartenevano quei soldi"
«Pur richiesto dall’interlocutore bancario, l’istituto vaticano non ha comunicato per chi (per sè o per eventuali terzi, di cui comunicare le generalità) intendesse eseguire le due operazioni, nè natura e scopo delle stesse. È dunque documentalmente dimostrata la violazione degli obblighi penalmente sanzionati dalle norme» antiriciclaggio. È quanto sostiene, nelle motivazioni, depositate oggi, il tribunale del riesame di Roma che due giorni fa ha confermato il sequestro di 23 milioni di euro dello Ior.

La vicenda è quella delle due operazioni di trasferimento di somme da un conto aperto pressp il Credito Artigiano alla tedesca J.P. Morgan Frankfurt (20 milioni) e alla Banca del Fucino (tre milioni) che vede indagati il presidente dell’istituto di credito della Santa Sede, Ettore Gotti Tedeschi, ed il direttore Paolo Cipriani. «Correttamente il pm - si legge nelle motivazioni, scritte in tre pagine - ha infatti osservato che sino ad oggi lo Ior non ha ancora fornito al suo naturale interlocutore, cioè al Credito Artigiano, le suddette indicazioni con le impegnative modalità previste dalla normativa. Né possono certo considerarsi equipollenti e sostitutive, a sanare l’iniziale omissione, le spiegazioni addotte dalla difesa circa ragioni, modalità e scopi dell’operazione».

Nel ricorso al tribunale del Riesame, presieduto da Claudio Carini, i difensori di Gotti Tedeschi e Cipriani avevano sollecitato la revoca del sequestro preventivo sostenendo che le operazioni sospette finite al vaglio del procuratore aggiunto Nello Rossi e del sostituto Stefano Rocco Fava non costituiscono bonifici a favore di terzi, ma «operazioni di girofondi o giroconti» per ragioni di cassa. Nelle stesse motivazioni i giudici sottolineano che lo Ior, in base alle note di Bankitalia del 18 gennaio e del 9 settembre 2010, deve considerarsi a tutti gli effetti «una banca estera extracomunitaria, appartenente ad ordinamento non incluso nella lista dei paesi extracomunitari con regime antiriciclaggio equivalente agli standard vigenti negli Stati dell’Unione Europea (la cosiddetta White list); ciò comporta la necessità per lo Ior di uniformarsi ai criteri di trasparenza e ’tracciabilita» delle operazioni con banche italiane».

http://lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cr...59715girata.asp
 
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view post Posted on 5/11/2010, 10:30
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Corriere della Sera, Lavinia Di Gianvito, Gotti Tedeschi e la banca vaticana: io per la trasparenza non tutti d'accordo
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Corriere della Sera
Gotti Tedeschi e la banca vaticana: io per la trasparenza non tutti d'accordo - Gotti Tedeschi: non tutti d'accordo sulla linea della trasparenza
Lavinia Di Gianvito

________________________________________ ROMA — Assicura che l'obiettivo è la trasparenza sollecitata da Bankitalia, ma è convinto che qualcuno freni. E questo qualcuno, sostiene, è all'interno della Santa Sede. Interrogato il 30 settembre scorso, il presidente dello lor, Ettore Gotti Tedeschi, punta il dito contro misteriosi nemici. «Qualcuno non è contento che io oggi sia qui (in procura, ndr) — rivela —, qualcuno ha cercato addirittura di non farmi venire». Ma la manovra non è riuscita e l'aver deciso di rispondere alle domande dei magistrati è, sottolinea l'economista, «una dimostrazione di volontà di ottemperare a una nuova epoca». Il banchiere, indagato per violazione delle norme antiriciclaggio insieme al direttore generale Paolo Cipriani, in 91 pagine di verbale delinea uno scenario inedito: «l problema delle finanze vaticane sta creando un certo dissapore anche all'interno. Io non sono sicuro di essere apprezzato da tutti per quello che sto facendo». Secondo Gotti Tedeschi, «è intollerabile che noi non stiamo adempiendo ai criteri di trasparenza», perché oggi l'Istituto che fa capo alla Santa Sede non può più permettersi di fare o nascondere dei fatti che possono mettere in discussione la credibilità» del Vaticano. La linea è condivisa dal Papa e dal segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, entrambi «più rigidi di me», e infatti la colpa di quanto è avvenuto non è dei vertici della santa Sede. E stato l'errore di un piccolo funzionario», sostiene Gotti Tedeschi, a determinare il sequestro di 23 milioni di euro. «Ma come possiamo pensare — si chiede l'economista — che i vertici della Chiesa tollerino che qualcuno faccia questo...». Peraltro, aggiunge il presidente, non è sua la firma che appare sui fax con cui lo Ior aveva ordinato al Credito artigiano di dar corso ai due bonifici «incriminati»: una sarebbe di Cipriani; l'altra, forse, del vicedirettore.
Ai magistrati l'economista spiega che, fin dal momento della sua nomina, circa un anno fa, «la priorità» è stata proprio il problema delle procedure e della trasparenza». Però, «data la mia relativa non esperienza degli affari della Santa Sede, ho dovuto appoggiarmi necessariamente alle capacità professionali del dottor Cipriani. Non ho potuto dire: "Nei prossimi 12, 24 mesi...". Mi sono reso conto che non c'era tempo, anche perché c'erano stati piccoli segnali da parte della Banca d'Italia e, credo, dal mercato, che era opportuno che io accelerassi la revisione delle procedure». Ad allarmare via Nazionale era stata la movimentazione di 40 assegni, attraverso un nome falso (Maria Rossi), su un conto di un sacerdote, monsignor Emilio Messina: «C'era stato un trasferimento da San Marino in Santa Sede di alcune somme — ricorda Gotti Tedeschi — per cui la Banca d'Italia mi aveva detto: "Guarda questi fatti"».
 
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