Laici Libertari Anticlericali Forum

Pedofilia. Vescovo Bolzano rimuove don Alois Kranebitter, protetto del vescovo Gargitter

« Older   Newer »
  Share  
GalileoGalilei
view post Posted on 30/6/2010, 13:06 by: GalileoGalilei
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archiv...B1PO_AB101.html

Golser allontana prete pedofilo

Alto Adige — 29 giugno 2010 pagina 01 sezione: PRIMA
BOLZANO. Provvedimento shock del vescovo Golser. Ha esonerato dall’incarico il parroco di Pennes e Sonvigo (Sarentino), accusato di abusi sessuali negli anni ’60 e ’80 su bambine delle prime classi elementari. Si tratta di don Alois Kranebitter, 74 anni, (foto) che ha ammesso le violenze e vivrà in una struttura senza contatti con minori. Sono state le vittime a chiedere giustizia alla diocesi. Il vescovo: «Tolleranza zero». Ancora ieri i parrocchiani delle frazioni di Sarentino lo hanno difeso ma Josef Matzneller, incaricato di esaminare i casi di abusi sessuali nella chiesa conferma le accuse di almeno quattro vittime. Così, il prete ha celebrato l’ultima messa e poi, all’alba, la fuga. MATTIOLI E GONZATO PAGG. 2, 3, 4 E 5

http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archiv...ZAPO_AZA01.html

Il vescovo manda via parroco pedofilo

Alto Adige — 29 giugno 2010 pagina 02 sezione: CRONACA
BOLZANO. Provvedimento shock del vescovo Golser. Ha esonerato dall’incarico il parroco di Pennes e Sonvigo (Sarentino), accusato di abusi sessuali negli anni ’60 e ’80 su 4 bambine delle prime classi elementari. Si tratta di don Alois Kranebitter, 74 anni, che ha ammesso le violenze e vivrà in una struttura senza contatti con minori. Sono state le vittime a chiedere giustizia alla diocesi. Il vescovo: «Tolleranza zero». La diocesi si è mossa in poche settimane, con una velocità che racconta da sola la linea della tolleranza zero seguita dal vescovo Karl Golser, in contatto con il Vaticano. Perché i fatti accertati dalla diocesi, che risalgono a un arco di tempo tra 45 e 20 anni fa a Fiè e in Val di Vizze, erano noti ai vertici della Chiesa altoatesina, ma nulla si fece all’epoca, se non trasferire il sacerdote. Il caso è stato riaperto a partire da marzo, grazie alla casella di posta elettronica attivata sul sito della diocesi per la segnalazione di presunti abusi e molestie sessuali. «Abbiamo ricevuto quattro segnalazioni su don Alois Kranebitter», racconta il vicario generale don Josef Matzneller, responsabile diocesano per le segnalazioni. Le quattro donne sono state ascoltate, il loro racconto è stato ritenuto credibile. Il vescovo Golser e don Matzneller lo hanno riferito a don Kranebitter, che ha ammesso. La diocesi fa sapere: «Il sacerdote accusato deplora il suo comportamento e intende vivere la sua vecchiaia in penitenza. Attualmente don Kranebitter era amministratore parrocchiale a Pennes, Sonvigo e Rio Bianco. Domenica ha celebrato messa per l’ultima volta, ieri mattina il sacerdote ha abbandonato la canonica per recarsi nella struttura scelta per lui dalla diocesi. Due fatti che gli vengono contestati risalgono alla fine degli anni Sessanta, quando era cappellano a Fiè. Altri due negli anni Ottanta, da parroco in Val di Vizze. I racconti parlano di abusi su bambine di poco più di sei anni, che avrebbe toccato e baciato. Episodi pesanti, emersi anche all’epoca. Don Kranebitter venne allontanato da Fiè. «Il vescovo Gargitter chiese al sacerdote di curarsi», racconta don Matzneller. Vent’anni più tardi, già promosso parroco, altre voci e ancora nessun provvedimento, se non la ricerca di una nuova parrocchia. Per don Golser invece sono cambiati i tempi. Spiega il vescovo, pensando alle vittime: «Non si può più tornare indietro, ma vogliamo fare tutto il possibile perché il dolore subìto diventi più sopportabile». Golser parla anche di «sgomento, smarrimento e vergogna». Per la diocesi questa volta non ci sono state esitazioni. Verificati gli abusi, il sacerdote è stato sospeso dal servizio. Ha avuto solo il tempo di salutare i parrocchiani. Sabato e domenica a messa ha annunciato: «Vi lascio per motivi di salute». Alla cerchia più intima però ha confidato: «Saprete tutto dalla televisione». E poi avrebbe anche parlato delle accuse, senza dichiararsi innocente. Non ha avuto altro tempo per i saluti. Ieri mattina alle 4.30 ha lasciato Sarentino. Poche ore più tardi il vescovo Golser ha annunciato che d’ora in poi non potrà più avere contatti con minorenni e gli è proibito celebrare messa. Il procuratore Rispoli è stato tenuto informato. Fatti prescritti, precisa Rispoli, «non possiamo fare nulla». Ma la Procura sarebbe comunque intenzionata ad aprire un fascicolo. (fr.g.)

http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archiv...ZAPO_AZA02.html

La procura: informati subito, ma fatti ormai prescritti

Alto Adige — 29 giugno 2010 pagina 02 sezione: CRONACA
BOLZANO. I reati confessati da don Alois Kranebitter, dopo essere stato messo con le spalle al muro dalle numerose testimonienze emerse a suo carico, sono penalmente prescitti. La magistratura sembra dunque avere le armi spuntate per presentare il conto sotto il profilo giudiziario. Lo conferma lo stesso procuratore capo Guido Rispoli che era stato informato passo dopo passo dalla Curia delle segnalazioni pervenute nei mesi scorsi a carico del parroco di Pennes e Sovigo. I reati sono prescritti però è probabile che la Procura decida comunque di aprire un fascicolo per andare a verificare eventuali altri episodi, magari più recenti, sempre a carico del sacerdote allontanato dall’attività ecclesiastica. Le colpe di don Alois Kranebitter sono venute a galla dopo tanti anni grazie al rinnovamento e allo spirito di apertura portati dal nuovo vescovo. Sulla base anche dei numerosi scandali emersi a livello internazionale, la Curia altoatesina sentì la necessità di verificare eventuali casi di abusi sessuali avvenuti in passato da parte di religiosi. I ricordi e le testimonianze emerse a carico di don Kranebitter furono subito oggetto di approfondimenti da parte della stessa Curia e di una contestuale segnalazione alla magistratura bolzanina per le iniziative giudiziarie del caso. In un incontro tra lo stesso vescovo ed il procuratore vennero poste le basi della collaborazione tra Chiesa e magistratura su questo tema. Ora il procuratore conferma di essere stato informato sul caso di don Kranebitter e di aver potuto constatare che effettivamente il sito della Curia (pensato per agevolare la denuncia di abusi sessuali) era stato modificato nei termini richiesti dalla Procura. Fu proprio dopo l’incontro tra il procuratore Rispoli ed il vescovo Golser che la Diocesi affermò, in un comunicato, di mettersi «dalla parte delle vittime». Il vescovo Golser ed il procuratore Rispoli convennero sulla mancanza di obbligo giuridico da parte della Curia di trasferire le segnalazioni direttamente alla magistratura. Nel corso dell’incontro, però, venne raggiunta un’intesa su come procedere anche in sede giudiziaria. (ma.be.)

http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archiv...ZBPO_AZB03.html

Lo accusano quattro vittime

Alto Adige — 29 giugno 2010 pagina 03 sezione: CRONACA
BOLZANO. Ancora ieri i parrocchiani delle frazioni di Sarentino hanno difeso don Alois Kranebitter, hanno protestato contro l’allontanamento del sacerdote deciso dal vescovo Karl Golser. «Ma è arrivato il momento di ascoltare le vittime», spiega il vicario generale della Josef Matzneller, incaricato di esaminare i presunti casi di molestie e abusi sessuali nella chiesa altoatesina. E’ dunque Matzneller che, insieme al vescovo, ha incontrato don Kranebitter e lo ha messo di fronte alle testimonianze delle quattro giovani donne che hanno chiesto giustizia. Il sacerdote ha ammesso e chiesto perdono. In questa intervista don Matzneller racconta come è stato seguito il caso. Secondo la linea di trasparenza decisa dal vescovo Golser, Matzneller conferma «all’epoca la diocesi sapeva di don Kranebitter». Come siete venuti a conoscenza delle accuse a don Kranebitter? «Quando a marzo abbiamo chiesto di inviare al nostro sito eventuali segnalazioni, di abusi, quattro persone ci hanno contattato a proposito di don Kranebitter». C’è anche una inchiesta della procura? «Sono fatti prescritti per la giustizia ordinaria, ma non per la Chiesa. Il Papa ha chiesto di segnalare i fatti alla Congregazione per la dottrina della fede». Le quattro giovani donne cosa vi hanno segnalato? «Episodi riferiti alla fine degli anni Sessanta, quando don Kranebitter era cappellano a Fiè, e negli anni Ottanta, quando era parroco in Val di Vizze». Violenze sessuali? «No, nulla di così pesante. Ma è un comportamento ugualmente inaccettabile». Che età avevano le vittime? «Primi anni delle elementari». All’epoca era trapelato qualcosa? «Sì. A Fiè all’epoca tutti sapevano e parlavano. Ci fu anche una raccolta di firme in favore del sacerdote. Il vescovo Gargitter se ne occupò, chiedendo al sacerdote di sottoporsi a una cura. Questo venne fatto e poi don Kranebitter venne gradualmente reinserito nell’attività pastorale, avvertendo i parroci del suo caso». Arrivarono segnalazioni anche dalla Val di Vizze? «Purtroppo sì, ci furono voci anche lì. Per fortuna quando operò a Gudon e negli ultimi anni a Sarentino non è emerso più nulla». Come spiega il comportamento della Chiesa in quegli anni? «Erano completamente altri tempi: si cercava di curare il sacerdote, e per le vittime si confidava nel tempo. La frase era “cresceranno e dimenticheranno”. Oggi sappiamo che non è così, la psicologia ci dice che questi traumi possono condizionare una vita intera. Nella Chiesa e tra la popolazione c’è una sensibilità nuova. Ricordo che lo stesso Papa Ratzinger invita a comunicare a Roma ogni episodio». Lei è il delegato del vescovo per esaminare questi casi. Come vive un passo drammatico come quello comunicato oggi? «E’ un segnale doloroso, ma dobbiamo farlo, perché è una questione di verità, fiducia e trasparenza. Dobbiamo ascoltare le vittime. In altre istituzioni, come la scuola, un dirigente può dire “non c’ero, non è mia competenza”, ma la Chiesa invece c’è sempre e sente di doversi assume le responsabilità di fatti anche lontani». Francesca Gonzato

http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archiv...ZBPO_AZB07.html

Decisivo il sito aperto dalla diocesi per le denunce

Alto Adige — 29 giugno 2010 pagina 03 sezione: CRONACA
BOLZANO. E’ stato decisivo il sito della diocesi, con l’invito a segnalare eventuali abusi. Allora erano bambine, ora sono quattro giovani donne e hanno raccontato al vescovo Karl Golser le molestie subite da don Alois Kranebitter. Negli anni Sessanta e Ottanta, a Fiè e in Val di Vizze le voci erano circolate, ma il sacerdote era stato semplicemente trasferito, e nel frattempo promosso parroco. «Le vittime ci hanno contattato sul sito», racconta il vicario generale don Josef Matzneller, delegato alle indagini interne su presunti abusi e molestie sessuali con Werner Palla, il difensore civico nominato dalla diocesi. La pagina dedicata alle segnalazioni (con opzione di contatto con la procura) è stata rilanciata dalla diocesi in marzo. La destituzione di don Kranebitter dall’incarico di amministratore parrocchiale è l’azione più eclatante decisa dal vescovo in seguito alle segnalazioni ricevute in questi mesi. Molte sono state verificate, «ma proseguiamo i colloqui», informa il vicario generale. Sono una cinquantina i casi segnalati sul sito, anche per fatti al di fuori dell’Alto Adige. Una parte riguarda denunce di metodi educativi particolarmente pesanti, il resto abusi sessuali. «Procediamo con grande attenzione, perché da un lato vanno ascoltate le vittime, dall’altro vanno scongiurate segnalazioni false», spiega Matzneller. Vengono ritenuti credibili circa 25 casi su 50. «Le segnalazioni si sono attenuate da settimane. Il nostro augurio è che chi doveva fare rivelazioni si sia ormai fatto avanti». In alcuni casi le vittime hanno chiesto di incontrare i sacerdoti accusati.

http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archiv...ZBPO_AZB04.html

A Fiè e in Val di Vizze lo ricordano: «Sapevamo cosa succedeva con lui»

Alto Adige — 29 giugno 2010 pagina 03 sezione: CRONACA
BOLZANO. A Fiè e in Val di Vizze se lo ricordano don Alois Kranebitter e non era un mistero perché la diocesi decidesse di trovargli un’altra collocazione. Gli abusi sulle bambine non sono una verità svelata ieri dal comunicato drammatico voluto dal vescovo Karl Golser. Lo ammette la stessa diocesi: «All’epoca si sapeva, sia a Fiè che in Val di Vizze». In quegli anni la procedura era di spostare i sacerdoti pedofili senza troppo clamore e spesso senza punizioni. A Fiè chi oggi ha più di quarant’anni ricorda: «Venne allontanato e sapevamo perché». Ma anche allora, come ieri nelle frazioni di Sarentino, una parte del paese si mobilitò per il sacerdote e ci fu anche una raccolta di firme a sua favore. «Se raccontavi qualcosa in famiglia, ti dicevano di stare zitto, che non sapevi di cosa parlavi», accusa una giovane donna della Val di Vizze. Anche là, negli anni Ottanta, c’erano molte voci su don Kranebitter. Tra le bambine era nato un passaparola. «Sapevi che era meglio non trovarti da sola con lui, perché rischiavi di trovarti le sue mani addosso», raccontano.

http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archiv...ZCPO_AZC03.html

«Con lui è rinata la cappella»

Alto Adige — 29 giugno 2010 pagina 04 sezione: CRONACA
BOLZANO. A Riobianco i parrocchiani mostrano con orgoglio la cappella che don Kranebitter ha ristrutturato con l’aiuto di un amico. «Quando è arrivato qui tre anni fa - racconta Renate Lunelli - era messa male, lui l’ha fatta rinascere. Forse anche per questo motivo era particolarmente legato a quel luogo. Diceva: è il mio bambino. Andava sempre a controllare che fosse tutto in ordine. Un anno fa c’è stato anche un matrimonio: una cerimonia molto bella».

http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archiv...ZDPO_AZD05.html

Golser promette: «Tolleranza zero Ogni accusa è vergogna e sgomento»

Alto Adige — 29 giugno 2010 pagina 05 sezione: CRONACA
BOLZANO. La Chiesa altoatesina non coprirà più alcun caso di abuso sessuale. Non userà alcun «falso riguardo» verso propri esponenti. Promette trasparenza e verità alle vittime, a tutti i fedeli, ai sacerdoti. Il vescovo Karl Golser ha spiegato ieri con una severissima presa di posizione la propria decisione di esonerare da ogni incarico attivo don Alois Kranebitter, il parroco di 74 anni accusato di abusi sessuali su bambine delle scuole elementari. Nella sua nota Golser, che ha avviato una collaborazione con la procura, parla di tolleranza zero. Sarà la Congregazione per la dottrina della Fede a decidere l’eventuale riduzione allo stato laicale del sacerdote. Il vescovo Golser è stato tra i più pronti a raccogliere il segnale di svolta sugli abusi nella chiesa voluto da papa Ratzinger. Prosegue su questa linea, anche a costo di provocare malumori in chi, nella diocesi, preferirebbe una evoluzione più morbida. Non viene esplicitato, ma è intuibile che un provvedimento di tale gravità verso un sacerdote intende essere di ammonimento per il futuro. Questo il testo integrale firmato ieri dal vescovo. «Ogni singola accusa di abuso sessuale mi colpisce profondamente ed è vergognosa. Sgomento, smarrimento e vergogna sollecitano un’azione coerente della Diocesi. Desidero far piena luce su tali accuse di abuso e per questo non ci deve essere un falso riguardo. Il chiarimento di questi fatti è in primo luogo un atto dovuto alle vittime. Non si può più tornare indietro, ma vogliamo fare tutto il possibile perché il dolore subìto diventi più sopportabile. Un chiarimento lo dobbiamo anche a tutti i fedeli, in particolar modo ai collaboratori e le collaboratrici, ai sacerdoti e ai diaconi. Per quanto riguarda il sacerdote esonerato dal suo incarico, per noi vescovi vale la regola che ogni accusa fondata di abuso sessuale venga segnalata alla Congregazione per la Dottrina della Fede. In casi gravi si può arrivare anche alla laicizzazione del sacerdote. Per i casi gravi il diritto canonico prevede inoltre dei termini di prescrizione più lunghi rispetto al diritto civile - e questo è decisamente importante, in quanto molte vittime riescono a parlare degli abusi subiti soltanto decenni dopo l’accaduto. Una rielaborazione attenta e tolleranza zero sono le uniche risposte possibili, poiché soltanto la verità e la giustizia possono aiutare a guarire le ferite subite». Il 18 marzo il vescovo aveva firmato una lettera aperta sugli abusi: «A nome della Chiesa locale posso solo esprimere il mio sincero rammarico e in particolare alle vittime chiedere perdono a nome di chi ha fatto loro del male».

http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archiv...ZDPO_AZD04.html

«Adesso tre comunità sono senza parroco»

Alto Adige — 29 giugno 2010 pagina 05 sezione: CRONACA
BOLZANO. «Sono stupito. Sinceramente non me l’aspettavo. Sono stato informato delle accuse nei confronti di don Kranebitter, dal vicario generale della Curia Matzneller». Il sindaco di Sarentino Franz Locher commenta così l’allontamento, deciso dal vescovo Karl Golser, del sacerdote che da tre anni curava le comunità di Pennes, Riobianco, Sonvigo. «Qui - assicura - mai neppure una voce sul suo conto. Anzi, da quanto mi risulta, i parrocchiani erano contenti». Il sindaco lo ha incontrato qualche volta e gli ha fatto un’ottima impressione: «Una persona simpatica, alla mano. Che parlava con tutti. Di più sinceramente non saprei cosa dire. Se non che sono preoccupato, perché adesso ci sono tre comunità senza più sacerdote. Toccherà al parroco di Sarentino farsi carico della cura d’anime nelle tre frazioni». Secondo il bollettino parrocchiale da giovedì toccherà al decano di Sarentino Paul Lantschner. Difficile, vista la crisi di vocazioni, pensare che la Curia possa trovare un sacerdote che vada a vivere nella canonica di Pennes.

http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archiv...ZCPO_AZC01.html

L ultima messa, poi l addio nella notte

Alto Adige — 29 giugno 2010 pagina 04 sezione: CRONACA
PENNES (SARENTINO). «Ridateci il nostro parroco: una persona in gamba, un prete al passo coi tempi che piaceva anche ai giovani». Renate Lunelli, titolare del bar Edelweiss di Riobianco, ha gli occhi lucidi mentre parla di don Alois Kranebitter. Il parroco arrivato tre anni fa in Val Sarentino che nel giro di poco ha saputo conquistare la stima e la simpatia delle 700 anime che vivono tra Pennes, Riobianco, Sonvigo. Loro lo difendono, pensano ad una raccolta di firme. Non vogliono credere alle accuse di abusi sessuali che hanno portato il vescovo ad esonerarlo dall’incarico. Sabato, don Kranebitter ha celebrato messa nella chiesa di Sonvigo e nella cappella di Riobianco; domenica, alle 9.30, l’ultima messa nella chiesa del 1500 dedicata a San Giovanni, a Pennes. La frazione in fondo alla Val Sarentino, dove era arrivato nel 2007. Viveva da solo, nella grande canonica. A due passi dalla chiesa circondata dal cimitero con le croci in ferro battuto. Sullo sfondo prati e boschi, a fianco la strada che sale al passo: uno degli itinerari amati dagli appassionati della bici. Ieri mattina verso le 4.30 il parroco ha chiuso la porta della canonica, ha caricato due valige in macchina e ha guardato per l’ultima volta quel piccolo mondo dove pensava di essersi lasciato definitivamente alle spalle il passato. I fari hanno illuminato la scuola, il maso della famiglia Nussbaumer, il ristorante zum Stern, poi la macchina è stata inghiottita dal buio. «Stamattina - racconta Renate - sono salita a Pennes, ma non l’ho trovato. Volevo offrirgli di nuovo ospitalità: ho una figlia adolescente e un figlio piccolo, ma non avrei alcun problema a mettergli a disposizione un appartamento. Qui in valle si è sempre comportato in maniera corretta. Non posso immaginare che un uomo di 74 anni, che ha dedicato la vita alla chiesa, si ritrovi da un giorno all’altro senza un tetto». Al bar Edelweiss il parroco passava ogni mattina: ordinava un latte macchiato e aveva una parola per tutti, paesani e turisti quando c’erano. Poi faceva un salto nella cappella che è al di là della strada e aveva rimesso a posto assieme ad un amico. Da qualche giorno però, don Kranebitter era giù. «Sabato sera - racconta la titolare del locale - dopo la messa si è fermato qui come sempre a fare due chiacchiere. Ma era diverso dal solito e soprattutto ha fatto una cosa che non aveva mai fatto prima: mi ha chiesto una sigaretta. Mi sono stupita e gli ho detto: parroco, lei fuma? “Oggi sì”, mi ha risposto». Quindi si è sfogato con la signora Renate e alcuni amici che volevano saperne di più della sua decisione di lasciare la Valle: «Ci ha detto: saprete tutto da tv e giornali. Abbiamo cercato di capire e si è messo a piangere. Ci ha raccontato di vecchie storie. Lo accusano di aver molestato qualche ragazzina. Qualcosa probabilmente c’è stato: lui stesso ha ammesso un bacio. Ma è passato tanto tempo: bisognerebbe sapere esattamente come sono andate le cose. Non vorrei che chi oggi denuncia fatti avvenuti 30 anni fa, lo faccia anche con altri obiettivi». Un altro estimatore nonché parrocchiano si chiede: «Anche ammesso che qualcosa ci sia stato, non è la Chiesa che dice che bisogna perdonare? Come si fa a buttare su una strada un sacerdote di 74 anni? È assurdo». Anche Marlene Rungger Kuen, figlia di Konrad, proprietario dell’hotel «Feldrand» di Riobianco, difende il parroco: «Da noi era di casa: mio padre adesso è al mare a Riccione. Quando gli ho detto cos’è successo, non voleva crederci. Don Kranebitter era come un nonno per i bambini. Io ne ho due: se entrasse in questo momento e mi dicesse che li porta a fare una passeggiata, non avrei alcuna paura. Per noi è stato un grande parroco. Faceva messe brevi ma efficaci, perché usa un linguaggio semplice che va dritto al cuore». Anche Heidi Nussbaumer, che abita col marito e cinque figli nel maso accanto alla parrocchia, è incredula: «Mi aveva detto che aveva problemi di salute. Deve subire un intervento agli occhi e non sa se gli rinnoveranno la patente. C’era il rischio che non potesse più seguire le nostre tre piccole comunità. Così, parlando con me un mese fa, aveva spiegato la decisione di lasciare la Valle. Un vero peccato, perché è una persona in gamba. Qui si è sempre comportato bene. È allegro, simpatico e a messa qualche volta suonava anche la chitarra e la fisarmonica. Stamattina, verso le 4.30, ho sentito il rumore della sua macchina che partiva». Antonella Mattioli

http://altoadige.gelocal.it/dettaglio/pedo...za-zero/2130773

Pedofilia: il clero altoatesino
appoggia il vescovo sulla tolleranza zero
BOLZANO. Ufficialmente il clero altoatesino condivide la linea della tolleranza zero del vescovo Karl Golser che, l’altro giorno, con un provvedimento shock ha esonerato dall’incarico il parroco di Pennes, Sonvigo, Riobianco (Sarentino), accusato di abusi sessuali negli anni ’60 e ’� 80 su 4 bambine delle prime classi elementari: due a Fié e due in Val di Vizze. Don Alois Kranebitter, 74 anni, ha ammesso le violenze e vivrà in una struttura senza contatti con minori. Una decisione quella del vescovo destinata a far discutere dentro e fuori la Chiesa.
Nella stragrande maggioranza, credenti e non apprezzano la linea della trasparenza e della verità inaugurata da Golser con l’a pertura di un sito in cui si invitano le vittime a denunciare eventuali abusi. Chi però in Val Sarentina, in questi tre anni, ha apprezzato don Kranebitter per quello che ha fatto oltre che per i suoi modi simpatici e alla mano, contesta la decisione del vescovo ritenuta eccessiva a distanza di tanti anni.
Pare che anche all’intero della Chiesa altoatesina non tutti condividano la nuova stagione voluta da Golser. Qualcuno preferirebbe che i panni sporchi venissero lavati a casa propria. Com’era in passato. Quando il sacerdote che aveva atteg- giamenti morbosi nei confronti dei bambini, veniva semplicemente spostato da un paese all’altro nella speranza che non “ricadesse in tentazione”. Ma, come dice nell’intervista sotto don Olivo Ghizzo, il trasferimento non risolveva il problema, semplicemente lo spostava da un posto all’altro.

Don Olivo Ghizzo (parroco di Regina Pacis, ndr), come giudica la decisione del vescovo di esonerare dall’incarico don Alois Kranebitter?
«Coerente con quello che è il pensiero del vescovo. Si tratta di una scelta sicuramente sofferta, ma precisa: va nel segno della trasparenza verso l’esterno».

E il messaggio per il clero qual è?
«Non si bara, non ci sono più coperture».
Oggi però i preti sono pochi, chi sceglie questa strada lo fa perché convinto e questo riduce i rischi.
«Li riduce, non li esclude. Non si può mai dire mai».
Lei ritiene che il clero altoatesino condivida la linea della tolleranza zero inaugurata da monsignor Golser?
«Anche tra noi ci sono smagliature e interpretazioni diverse. Questo rende, ovviamente, più difficili le scelte di Golser. Ma abbiamo un unico vescovo, non due o tre. Quindi la linea la detta lui che ha deciso di non nascondere la verità».
I parrocchiani di Riobianco, Sonvigo e Pennes però stimano molto don Kranebitter e contestano l’esonero.
«Non è la prima volta che un sacerdote viene applaudito dai suoi fedeli ed è questo che rende più complicata la decisione di un superiore».
Tra i parrocchiani c’è chi dice che non si dovrebbe andare a rivangare storie di pedofilia vecchie di 20-30 anni, quello che conta è il presente.
«Non sono d’accordo: il passato c’è e non si cancella. Del resto, cosa avrebbe dovuto fare il vescovo, dopo aver aperto un sito in cui invitava le vittime a denunciare le violenze subìte: lasciar perdere perché sono passati gli anni? Sarebbe sbagliato, perché all’esterno passerebbe il messaggio che cambiano i vescovi ma non cambia nulla».
Sempre i parrocchiani dicono: la Chiesa che parla di perdono, perché non lo concede ad un prete di 74 anni?
«È giusto perdonare, ma non si può dimenticare. In questo caso il reato è prescritto, il vescovo però non poteva non esonerarlo».
Le denunce si riferiscono agli anni in cui al vertice della Curia c’era il vescovo Gargitter.
«Gargitter era figlio di un periodo storico in cui si pensava, o meglio si sperava, che il problema si potesse risolvere spostando un sacerdote con un certo tipo di tendenze in un’altra parrocchia. Non era così purtroppo. Si spostava semplicemente il problema da un posto all’altro».
E monsignor Egger?
«Aveva l’atteggiamento del buon padre di famiglia. È stato tradito dai giovani nei quali aveva riposto le maggiori speranze. Ha sofferto molto per questo».

Il vescovo Golser ha imposto un cambio di rotta, invitando le vittime a denunciare. A distanza d’anni però potrebbe essere difficile accertare la veridicità di certe accuse.
«Le denunce vengono verificate. Ma chi si fa avanti in genere è credibile. Il reato spesso è prescritto, ciononostante la vittima ha bisogno di liberarsi di quel sopruso subìto magari tanti anni fa, ma che ha lasciato dentro una profonda ferita».


(30 giugno 2010)
 
Web  Top
3 replies since 28/6/2010, 09:12   612 views
  Share