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Albenga. La diocesi dei preti pedofili, gay, amanti donne sposate e catechiste minorenni, Papa Francesco chiama a rapporto il vescovo Borghetti. Tutti gli scandali della diocesi più chiacchierata d'Italia

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GalileoGalilei
view post Posted on 30/3/2010, 10:47 by: GalileoGalilei
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http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/imper...l_pastore.shtml

«Don Gabriel non si comporta da pastore»
30 marzo 2010
| Diego David


Una lettera a tratti molto dura, rispecchia in pieno il sentimento di una comunità parrocchiale alle prese con più di un problema di coscienza. Nella missiva, i fedeli di Poggi denunciano al vescovo di Albenga-Imperia, monsignor Mario Oliveri, il comportamento tenuto nei loro confronti da Don Gabriel.

Don Gabriel Tirla a Poggi

Non è la “mano di Dio” a essersi posata sulla comunità di Poggi, bel borgo alle spalle di Porto Maurizio all’inizio della settimana santa, ma l’ “artiglio del demonio”. I parrocchiani dissidenti di Poggi, quelli che preferiscono andare a messa nella vicina Piani, dove a celebrare le funzioni è il giovane sacerdote Don Antonello Dani, rendono oggi pubblica - attraverso Il Secolo XIX - la lettera d’accusa nei confronti del loro parroco di origine rumena, Don Gabriel Tirla, inviata nelle scorse settimane alla curia vescovile di Albenga–Imperia. Una lettera a tratti dura, che rispecchia in pieno il sentimento di una comunità parrocchiale alle prese con più di un problema di coscienza. Nella missiva, i fedeli di Poggi denunciano al vescovo di Albenga-Imperia, monsignor Mario Oliveri, il comportamento tenuto nei loro confronti da Don Gabriel. Le accuse nei confronti del prelato si sprecano e sono tutte o quasi piuttosto pesanti:dalla negazione del sacramento del battesimo ai figli di genitori non sposati in Chiesa alla discriminazione nei confronti di coppie conviventi, dalla negazione della Cresima al sequestro della Sacra Famiglia e dei Re Magi in occasione dell’ultima contestata edizione del presepe vivente. Ma l’atto d’ accusa sicuramente più grave, tanto più perché espresso nei confronti di un prete, è quello di «passare il tempo su Facebook a chattare con amici gay i cui siti non nascondono intenti di mercificazione sessuale».

Al confronto, la colpa di aver negato l’oratorio dove la comunità era solita ritrovarsi per assemblee, incontri conviviali e cene, impallidisce.

E sempre su Facebook, nella bacheca degli “Amici di Poggi” c’è chi rincara la dose e parla anche con una certa ironia di benedizione delle case da parte di Don Gabriel solo su appuntamento e secondo gli impegni del presule.

«Nessuna polemica - tengono a sottolineare gli Amici di Poggi sul social network - da tre mesi abbiamo deciso di non andare più a messa a Poggi per vari motivi, ma non abbiamo mai fatto dichiarazioni pubbliche, mai creato problemi. Abbiamo mantenuto per scelta un profilo basso, informando comunque la curia».

«Di fronte agli atteggiamenti arroganti di quello che dovrebbe comportarsi da pastore e non da lupo- recita poi un passaggio della missiva indirizzata al vescovo Oliveri -la comunità si è spaccata. Tra noi c’era chi, esasperato, voleva rompere subito, e chi invece, con grande senso di responsabilità, ha convinto tutti a tentare con pazienza e perseveranza, la strada della conciliazione. Non ha funzionato». Evidente la nostalgia verso il parroco precedente. «Prima di lui (don Gabriel ndr) – scrivono i parrocchiani - c’era Don Paolo, un sacerdote dotato di grande comprensione. Non è che con Don Paolo tutti i poggesi andassero a messa a Poggi, ma certamente ce ne andavano più di oggi. E, soprattutto, Don Paolo non minacciava chi non si presentava in chiesa la domenica. Semmai cercava di convincerlo. Poi è arrivato don Gabriel e in pochi mesi sono iniziati i problemi. Quel che ha guastato i rapporti è stato sicuramente l’atteggiamento caratteriale profondamente diverso, da “padre padrone”, che don Gabriel ha assunto ben presto, arrogandosi diritti che probabilmente non gli competono».

«Fin dall’inizio - prosegue la lettera - ha gestito in maniera “chiusa” alcune strutture della curia che fino a quel momento erano a disposizione della cittadinanza, come l’oratorio. Un luogo dove i poggesi da sempre si riunivano, socializzavano con cene e serate danzanti, utilizzavano come luogo di riunione. Di colpo la porta è stata chiusa, e la spiegazione è stata aberrante: dato che durante le cene si raccolgono fondi, ne voglio una parte più sostanziosa. Che dire poi del presepe vivente del 2008? Rifiuto di ogni collaborazione, difficoltà continue, tanto da arrivare all’annullamento. Insomma, non appena una parte della comunità cerca di fare qualcosa, ecco che arrivano veti e continui “bastoni tra le ruote”, quando non addirittura ripicche e minacce. E la Cresima, due incontri per definire la preparazione dei bambini alla Cresima, una data approssimativa e, l’ultimo giorno di catechismo, un: “Mi dispiace ma il Vescovo non può, e voi non siete pronti. Ne riparliamo nel 2010”. E infine, la chicca: niente benedizione delle case a Pasqua, così imparate a non venire regolarmente in Chiesa e, soprattutto, anche quando venite, a non versare oboli adeguati».

La lettera dai toni forti non ha ricevuto alcuna risposta dalla curia. Almeno sino a ora. Ma, si dice in paese e non solo, pare che Don Gabriel sia stato chiamato a colloquio al Vescovado di Albenga per chiarire e approfondire la sua posizione. Nulla si sa di ciò che si sarebbero detti monsignor Oliveri e Don Gabriel. Il fatto certo, sempre sino a questo momento, è che il giovane sacerdote venuto dall’Est resta al suo posto. Con rinnovata fiducia e stima per l’operato pastorale? Anche qui si possono fare soltanto delle supposizioni. Una cosa è sicura: visto e considerato il costante e importante impegno che ancora nei giorni scorsi ha messo in mostra nella cura della chiesa e in quella della comunità parrocchiale Don Gabriel, sembra che il prete rumeno abbia tutte le carte in regola per continuare la sua missione a Poggi.

Un abitante di Poggi, Paolo Curti, ha voluto inviare al Decimonono una mail per

illustrare il suo pensiero sulla vicenda.

«L’immagine che è stata data della vertenza di Poggi rischia di essere deformata - scrive -Don Gabriel è sgradito alla comunità non per pregiudizi razziali o sessuali, ma per il suo comportamento prevaricatorio e autocratico (negazione di cresime, di funerali religiosi, persino di un battesimo), per i continui ostacoli frapposti alle iniziative degli abitanti e dei giovani (sagra, presepe vivente, feste). Da ultimo, per il tentativo di dividere il paese, che tuttora sta portando avanti, incitando i suoi “fedeli” a manifestare a suo favore con telefonate pilotate, pseudo-raccolte di firme. Dov’è lo spirito cristiano ? Nella settimana di Pasqua?». Il Secolo XIX, anche ieri, ha cercato di mettersi in contatto con Don Gabriel. Il suo telefono cellulare, però, ha suonato a vuoto. Impossibile, quindi, conoscere lo stato d’animo e le impressioni del parroco poggese.

www.sanremonews.it/it/internal.php?news_code=115294

Imperia: caso don Gabriel, lettera di fuoco dei parrocchiani

Sale la polemica a Imperia dopo che un gruppo di parrocchiani di Poggi ha reso pubblica attraverso le colonne del Secolo XIX in edicola stamattina la lettera attraverso la quale tre mesi fa aveva inteso informare il Vescovo di Albenga -Imperia Mario Oliveri circa i comportamennti del parroco don Gabriel Tirla.

Pesanti le accuse nei confronti del giovane presule rumeno.

Di seguito il testo della lettera

Siamo abitanti di Poggi che la domenica andiamo a Messa ai Piani. Siamo sorpresi e amareggiati per quanto sta accadendo. Da tre mesi abbiamo deciso di non andare più a Messa a Poggi per vari motivi, ma non abbiamo mai fatto dichiarazioni pubbliche, mai creato problemi: abbiamo mantenuto per scelta un profilo basso, informando comunque la Curia. Poi il Secolo ha pubblicato il suo articolo, dove sembra che l'unica ragione che ha originato la nostra protesta sia il fatto che il parroco di Poggi è gay. Non è così. Siamo sorpresi perché nessuno di noi ha mai parlato con giornalisti, siamo amareggiati perché ora ci si accusa di comportamenti paradossali. E allora abbiamo deciso di rendere pubblica la lettera che abbiamo consegnato – tre mesi fa – al vicario vescovile. La riportiamo integralmente, e non facciamo ulteriori commenti.

Un folto gruppo di abitanti di Poggi è venuto nella determinazione di scrivere questo memoriale senza voler fare polemica o retorica e nemmeno rumore sui giornali. E' vero, un folto gruppo di noi non va più in chiesa. Ma perché? Tutto ha avuto inizio, purtroppo, con l'arrivo di don Gabriel. Prima di lui c'era don Paolo, un sacerdote dotato di grande comprensione. Non è che con don Paolo tutti i poggesi andassero a Messa, ma certamente ce ne andavano più di oggi. E, soprattutto, don Paolo non minacciava chi non si presentava in Chiesa la domenica. Semmai cercava di convincerlo.
Poi è arrivato don Gabriel e in pochi mesi sono iniziati i problemi. Quel che ha guastato i rapporti è stato sicuramente l'atteggiamento caratteriale profondamente diverso, da “padre padrone”, che don Gabriel ha assunto ben presto, arrogandosi diritti che probabilmente non gli competono.
Fin dall'inizio ha gestito in maniera “chiusa” alcune strutture della Curia che fino a quel momento erano a disposizione della cittadinanza, come l'oratorio. Un luogo dove i poggesi da sempre si riunivano, socializzavano con cene e serate danzanti, utilizzavano come luogo di riunione. Di colpo la porta è stata chiusa, e la spiegazione è stata aberrante: dato che durante le cene si raccolgono fondi, ne voglio una parte più sostanziosa.
Che dire poi del presepe vivente del 2008? Rifiuto di ogni collaborazione, difficoltà continue, tanto da arrivare all'annullamento. Insomma, non appena una parte della comunità cerca di fare qualcosa, ecco che arrivano veti e continui “bastoni tra le ruote”, quando non addirittura ripicche e minacce.
Di fronte agli atteggiamenti arroganti di quello che dovrebbe comportarsi da pastore e non da lupo, la comunità si è spaccata. Tra noi c'era chi, esasperato, voleva rompere subito, e chi invece, con grande senso di responsabilità, ha convinto tutti a tentare con pazienza e perseveranza, la strada della conciliazione. Non ha funzionato. Non ha funzionato nemmeno quando si trattava di argomenti “pastorali”: nega il battesimo al figlio di genitori non sposati in Chiesa (che colpe ha il piccolo?), frappone ostacoli e crea difficoltà a non finire alla coppia convivente che vorrebbe regolarizzare la sua posizione fino a costringerla a rivolgersi altrove. E la Cresima.... due incontri per definire la preparazione dei bambini alla Cresima, una data approssimativa e, l'ultimo giorno di catechismo, un: “Mi dispiace ma il Vescovo non può, e Voi non siete pronti. Ne riparliamo nel 2010”.
E infine, la chicca: niente benedizione delle case a Pasqua, così imparate a non venire regolarmente in Chiesa e, soprattutto, anche quando venite, a non versare oboli adeguati!
Anche nel recente presepe vivente 2009, svoltosi nel giorno dell'Epifania perché la vigilia di Natale pioveva a dirotto, c'è stata l'ennesima ripicca col “rapimento” della Sacra famiglia e dei Magi brandendo il Crocifisso come un'arma.
Che dire? Probabilmente questo don non ha molta dimestichezza con certi pilastri fondamentali del cristianesimo, e comportandosi da padre-padrone finisce per allontanare dalla Chiesa anche persone che, invece, sarebbero ben liete di frequentarla. Un gruppo sempre più numeroso di poggesi sta andando a Messa, la domenica, ai Piani. Proprio perché si tratta di cristiani, di credenti, di gente che si accosta alla religione con umiltà, e non riesce a capire gli atteggiamenti arroganti di chi, invece di obbedire al precetto di “porgere l'altra guancia”, mena schiaffi a destra e a manca. Segno inequivocabile che la materia del contendere non è certo la religione quanto un unico suo pseudo rappresentante che farebbe bene ad accostarsi di più ai parrocchiani piuttosto che passare il tempo su Facebook a chattare con amici gay i cui siti non nascondono intenti di mercificazione sessuale. Già. E quando si accorge che lo abbiamo scoperto cancella tutto, inducendo anche i meno sospettosi a chiedersi se non ha voluto nascondere qualcosa.
No, noi non ce la sentiamo più di tollerare questa situazione, e chiediamo a Lei, Monsignore, di prendere atto di queste nostre perplessità, certi che capirà come mai abbiamo preso la decisione di partecipare alle funzioni della domenica in altre Parrocchie. E anche per la Cresima, chiediamo a Lei il benestare per far ricevere il Sacramento ai nostri figli in altra Parrocchia.

Diego David

Martedì 30 Marzo 2010 ore 07:11
 
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