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Trieste. Prete gay gesuita 60enne fa sesso davanti a bimbi, nei bagni pubblici, Condannato: "sono depresso da 12 anni". E non l'hanno ancora spretato

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view post Posted on 17/8/2015, 20:21
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Denunciato: "sono depresso da 12 anni". E non l'hanno ancora spretato

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http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...iati-1.11933685


Trieste, sesso gay davanti ai bambini: 51 denunciati
Una mamma fa scattare le indagini: si esibivano nell'area lavandini dei bagni. Hanno tra i 20 e i 74 anni. Tra loro dipendenti pubblici e un sacerdote
di Piero Rauber

14 agosto 2015

Il Giardino pubblico in una foto d'archivio
TRIESTE La verità sfuggente dentro il Giardino pubblico, tanto insospettabile quanto agghiacciante, come in un film di Dario Argento, era sotto gli occhi di tutti. Delle forze dell’ordine, che hanno un presidio al piano di sopra, e soprattutto delle mamme e dei bambini che frequentano abitualmente il vicino parco giochi, specie d’estate che le scuole sono chiuse. Ed è stata proprio una mamma, un mese e mezzo fa, a vederci bene per prima. «Facevano cose disgustose lì dentro», ha raccontato ai vigili urbani del Terzo distretto cittadino che ha sede giusto al piano di sopra. Al che è scattata una serie di indagini, a cura del Nucleo di polizia giudiziaria della stessa municipale, che ha scoperchiato un vaso di pandora, facendo venire a galla un fenomeno che, per lo meno nelle dimensioni, non poteva essere neanche minimamente immaginato.
La verità ora non più sfuggente, in effetti, è che cinquantuno uomini dai 20 a 74 anni tra cui alcuni dipendenti pubblici e un sacerdote - ieri pomeriggio se n’è aggiunto l’ultimo che è stato beccato prima che la notizia diventasse di dominio pubblico - sono stati denunciati per atti osceni aggravati in luogo pubblico dopo essere stati sorpresi, e inchiodati con prove inequivocabili per immagini, a fare sesso a coppie o a esibirsi individualmente nei bagni al piano terra della palazzina di servizio del Giardino pubblico “De Tommasini” di via Giulia.
Non chiusi a chiave dietro le porte dei wc, bensì nei paraggi dei lavandini esterni, in una zona aperta a tutti, dove l’accesso e il transito sono assolutamente liberi. Là dove un qualsiasi cittadino - e il pensiero va innanzitutto ai tanti bimbi, ragazzini e adolescenti che frequentano il giardino e il parco giochi al suo interno - può passare e deve avere il diritto di poterlo fare senza imbattersi suo malgrado in scene a sfondo esplicitamente sessuale.
Una mezza estate insomma di “approfondimenti” mirati, delegati dalla Procura della Repubblica di Trieste diretta da Carlo Mastelloni al Nucleo “speciale” di investigatori degli stessi vigili urbani, ha detto purtroppo che i bagni del Giardino pubblico di via Giulia non erano teatro di fugaci e isolate performance di qualche vecchietto “bavoso”, come volevano le leggende della zona (e se qualcuno, per inciso, da ieri ironizza sui social che tanto era una cosa che si sapeva e che solo la Polizia locale non se n’era accorta, meglio allora avrebbe fatto a denunciarlo prima anziché sentenziare ora).
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Atti osceni al Giardino pubblico, l’omicida del tassista tra i denunciati
Fabio Buosi, l’ex cameriere accusato del delitto Giraldi, sorpreso a compiere atti osceni nei bagni. Era in libertà dall’11 giugno
I bagni, stando alle indagini, erano diventati una vera centrale d’incontri “per” e “tra” soli uomini a caccia a tutti i costi di un mix di trasgressioni tali da poterne scatenare l’eccitazione. Dall’idea che la si combinava in barba a chi lavorava tre metri sopra, al piano superiore, ovvero agli agenti della stessa Polizia locale, fino a quella di esibirsi evidentemente alla faccia di mamme e bambini. Emozioni forti. E soprattutto deviate, figlie «della stessa passione malata», come recitava ieri il comunicato stampa diffuso dal Comune (quello della municipale è d’altronde il corpo di polizia del Comune), un comunicato stampa fattosi pubblico soltanto dopo il nulla osta del procuratore capo Mastelloni e senza poi molti particolari, tutti per ora coperti dal massimo riserbo investigativo, comprese ovviamente le identità dei denunciati nonché quella del sostituto procuratore titolare del fascicolo d’indagine, ad oggi ignoto. Si sa solo che non si tratta del pm Matteo Tripani, il magistrato di turno in questi giorni, poiché l’indagine parte più da lontano, più o meno dai primi di luglio.
Tra i dettagli resi noti per intanto è che, come si diceva, i denunciati sono tutti ed esclusivamente uomini, di ogni generazione fra quelle giuridicamente maggiorenni e per questo pienamente “comparibili” davanti alla legge, tra i 20 e i 74 anni, per un’età media attorno ai 52.
Lo spettro generazionale è ampio, meno lo è quello etnico: i 51 esibizionisti sono infatti per lo più triestini o come minimo residenti qui da molti anni e pertanto considerabili di buon grado triestini acquisiti. Due di loro hanno precedenti per lo stesso reato, uno è una “vecchia conoscenza” delle nostre cronache cittadine (quel Fabio Buosi unico condannato per il misterioso omicidio del tassista Bruno Giraldi del 2003).
Gran parte sono pensionati. Vi compare pure qualche dipendente pubblico. Alcuni poi sono sposati. Tra loro, infine, c’è anche un religioso.


www.ilgazzettino.it/NORDEST/TRIESTE...e/1514354.shtml
Si masturbavano nel bagno del parco
guardando i bambini: 50 denunciati
«Pensionati, comunali e un prete»
PER APPROFONDIRE: trieste, parco, guardoni

TRIESTE - La polizia locale di Trieste ha denunciato 50 uomini, da 20 a 74 anni, sorpresi a commettere atti osceni nei bagni di un giardino pubblico, frequentato anche da molti bambini. È l'esito di un'indagine durata una ventina di giorni, con appostamenti all'interno del giardino "De Tommasi", un piccolo polmone verde del centro cittadino. Tutti gli indagati sono residenti in città, due hanno precedenti specifici; molti sono pensionati, alcuni dipendenti pubblici e un religioso.

Il terzo Distretto della Polizia Locale triestina aveva raccolto alcune segnalazioni di comportamenti illeciti all'interno dei bagni. In seguito ai primi controlli, all'inizio di luglio sono stati sorpresi i primi due uomini ed è scattata per loro la prima denuncia, con l'ipotesi di reato di atti osceni in luogo pubblico frequentato da minori.

La Procura della Repubblica ha quindi delegato al corpo municipale ulteriori indagini per accertare se si trattasse di un episodio isolato o meno. Dopo 20 giorni consecutivi di appostamenti in borghese, la lista dei denunciati si è allungata a ben 50 individui, tutti uomini dai 20 ai 74 anni, triestini o residenti da molti anni; due di essi hanno precedenti per lo stesso reato; ci sono pensionati, dipendenti pubblici, un religioso e alcuni sposati.

In questi giorni sono stati convocati uno ad uno dai Vigili urbani per formalizzare la denuncia. Rischiano condanne da tre mesi a quattro anni e mezzo di reclusione.
Giovedì 13 Agosto 2015, 12:40 - Ultimo aggiornamento: 12:47
www.liberoquotidiano.it/news/italia...-nel-parco.html

GIARDINO MUZIO DE TOMMASINITrieste, atti sessuali nel parco: 50 uomini denunciati, pensionati, giovani e un sacerdote gesuita
Trieste, atti sessuali nel parco: 50 uomini denunciati, pensionati, giovani e un sacerdote gesuita
Una retata in piena regola in uno dei parchi più chiacchierati di Trieste: 50 persone, molti pensionati, alcuni giovani e un sacerdote gesuita, sono state denunciate per atti sessuali in luogo pubblico, il giardino Muzio de Tommasini. Da molto tempo, e la cosa era nota, tanti uomini si davano appuntamento nei bagni pubblici del parco, utilizzandoli come "privé" a luci rosse. Da luglio la polizia locale aveva ricevuto una segnalazione sugli incontri piccanti omosessuali che avvenivano nel parco caro a Italo Svevo, come ricorda anche il Fatto quotidiano, e oggi frequentato anche da mamme e bambini. Gli uomini coinvolti ora rischiano dai 3 mesi ai 3 anni di reclusione.

http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...male-1.11935357

Trieste, il prete sorpreso dai vigili «Ho sbagliato ma sto male»
Il sacerdote sessantenne pedinato e fermato è stato sospeso e non può dire messa «Non cercavo piacere ma sollievo dal dolore. Sono depresso. Chiedo perdono»
di Gianpaolo Sarti

15 agosto 2015

La casetta coi bagni al Giardino pubblico

«Andavo in quei bagni per sfogo. Sono depresso, mi sento solo. Capisce?». Entriamo in una sala fresca al primo piano della canonica. Un tavolo, due sedie, immagini sacre sulle pareti bianche. Ha una camicia estiva aperta al collo, pantaloncini sportivi, ciabatte ai piedi. Più che un prete, si direbbe un turista in ferie. Capelli corti, viso magro. È sulla sessantina, ma dimostra meno. Stava riposando in camera, come fa talvolta dopo il pranzo. Ha lo sguardo disteso, occhi sottili che conoscono il dolore altrui perché conoscono il proprio. È il sacerdote sorpreso dalla Polizia locale nel wc del giardino pubblico di via Giulia. È uno di quei cinquantuno identificati in questa incredibile storia di mezza estate. L’hanno visto toccarsi insieme a un altro uomo nelle scorse settimane, proprio lì, nei gabinetti davanti ai giochi dei bimbi, dove passano di continuo mamme e papà. «Era uno degli abituali», stando alle ricostruzioni gli investigatori. Due agenti in borghese l’hanno prima pedinato e poi fermato a pochi passi dalla comunità in cui abita.
«Se mi avessero bloccato subito nei bagni mi sarei reso conto di quello che stavo facendo. Se mi avessero fatto capire che è grave fare queste cose in un posto pubblico mi avrebbero aiutato. Alla Polizia ho detto: “Mi avreste riportato alla realtà”». L’uomo seduto di fronte, prima che un sacerdote, è un uomo che sta male. Da tanto: «Dal 2003 soffro di depressione». Vive in una dimensione psicologica estremamente fragile e proprio per questo il giornale, che lo ha rintracciato, sceglie di non pubblicare né il nome, né la congregazione di religiosi alla quale appartiene, né la parrocchia. Il superiore ha già preso provvedimenti: è stato sospeso dall’esercizio pastorale, non può dire messa né confessare. Accetta di parlare per far comprendere cosa l’ha portato a quegli incontri omosessuali. Lo fa con ferma dignità e uno schematismo stupefacente. Come raccontasse di un altro, non di lui. Come se «quella cosa» fosse in qualche modo separata. «Non ero io – dice a un certo punto – anzi ero io, ma c’è qualcos’altro che mi muoveva».
È consapevole, a mente fredda, di ciò che ha fatto: atti osceni in luogo pubblico frequentato da minori, un’aggravante questa che potrebbe costargli teoricamente, codice alla mano, fino a quattro anni e mezzo di reclusione. «È un comportamento – dice – che io per primo non approvo. La cosa che mi pesa di più è aver offeso la dignità di un’altra persona», afferma riferendosi ai partner con cui ha consumato l’atto sessuale. «La mia è una debolezza, ho problemi psicologici... Sto facendo delle cure con antidepressivi». Il sacerdote si blocca per un momento, per rivedersi nella mente quegli incontri nascosti. Lui, stimato e insospettabile prete di parrocchia. «Non andavo lì apposta – insiste – ci passavo e mi fermavo nel bagno. E talvolta succedeva. Ma non credo che i miei atti abbiano davvero un contenuto sessuale, intendo dire che non erano proprio la ricerca del piacere, anche perché non penso di essere omosessuale. I miei atti erano piuttosto motivati dal desiderio di liberarmi dal dolore e da un peso che mi porto dentro. Un modo per capire chi sono io. Ripensandoci – ripete – è come se quei momenti li vivessi fuori da me stesso. Prevaleva la forza depressiva, una forza che non so descrivere bene. Bisogna provarla per capirla. Sentivo una cosa che ti tira giù, che ti esaspera. Non credevo di fare male agli altri e non mi rendevo conto che era un luogo pubblico».
Ogni tanto la voce trema, lievemente. Qualche pausa per cercare le parole giuste e poi riprendere: «Sono un uomo, ho sbagliato. Domando comprensione e perdono, come ci ricorda il Papa ci stiamo approssimando all’anno della misericordia».
L’impressione è di un uomo tremendamente solo con le sue debolezze e il macigno della depressione. «Se ne ho mai parlato con i miei superiori e la mia comunità? Forse – spiega il sacerdote – non sono stato capace di farmi aiutare. Ma ci fosse stato qualcuno a rimproverarmi, dicendomi “Ma che fai?”, me ne sarei reso conto. Sarebbe
bastato poco per riportarmi alla realtà. Io cerco di fuggire dal dolore che provo con quegli incontri, ma se trovo altro che mi può portare fuori dal momento oppressivo, lo seguo più volentieri. Qualcuno che mi tenga compagnia, che mi parli, che stia con me».

Edited by GalileoGalilei - 11/5/2016, 20:44
 
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Hansss
view post Posted on 6/9/2015, 13:18




La cosa più schifosa è che i superiori dopo molti anni di conoscenza sanno come sono fatti certi peronaggi che poi ordinano preti e li ordinano lo stesso. Parlo con prove alla mano per certi casi concreti di mia diretta conoscenza. Siccome questa "moda" si è diffusa molto, di fatto non esise alcun filtro nelle case religiose e nei seminari e si prende chiunque, a patto che sappian nascondersi e fingere la parte del religioso. Per questo le parole di questo prete non mi convincono affatto. Egli fa la vittima e si dipinge come malato, come uno che non sa quale sia la realtà e poi dice di disapprovare certi comportamenti che lui stesso metteva in posa.
Allora, mentre si toccava e masturbava altri e se stesso, non era compus sui.
Ma, visto che se ne ricorda, lo era sicuramente!
Dunque delle due ipotesi è valida una sola:

1) o era così dissociato da non rendersi conto di quel che faceva (ma poi dimostra di rendersene ben conto, e poi lo voleva!);
2) o sapeva bene quel che faceva.
Mi sembra evidente che è vera la seconda.

Il clero in questi ultimi decenni ha incamerato veramente "di tutto". Se queste cose in una certa percentuale ci sono sempre state tra il clero, oggi la percentuale si dimostra elevata esponenzialmente.

Conosco personalmente il caso di un sacerdote che, come questo religioso, si dice "malato", che ha tentato più volte il suicidio per depressione ma che, sin dal seminario (e tutti lo sapevano, vescovo compreso) faceva una vita da vero e proprio "prostituto".
Qualcuno sapendolo pose certamente delle perplessità per la sua ordinazione ma poi lo vollero prete a tutti i costi. Tra questi il vescovo che, parole sue, accoglieva "tutti, tutti". Quello, da prete, non solo non smise di vivere lascivamente ma continuò destando scandalo ovunque passasse. Gli tolsero la parrocchia, lo sottoposero a "cure" psicologiche, lo spostarono di diocesi, lo riammisero in diocesi, e quello non solo non cambiava ma, pure, peggiorava. Ultimamente pare che frequenti un giro di extracomunitari (dai quali si fa pure derubare e finisce nei giornali per questo). Certamente non ascolta consigli a trattenersi o a essere riportato nella realtà da parte di nessuno. "Non ho nessuno che mi aiuta e mi riporti alla realtà", è una frase falsa sotto tutti i punti di vista perché anche nel caso di questo prete da me citato, gente che riporti alla realtà questi sacerdoti esiste. Il fatto principale è che loro NON LO VOGLIONO perché a loro va bene così.

Il vescovo che ordinò questo sacerdote , poco prima di morire, rivelò ad un mio amico: "Ho fatto tanti errori". Sì, buonanotte!, prima di tirare le cuioia se ne accorse! Troppo spesso sono tutti così!

Morale della favola: i vescovi e i superiori religiosi sono i primi responsabili di tale stato di cose che perdurano oggi stesso. Purtroppo si nascondono dietro ad un dito e danno sempre la colpa al reo, come se loro non c'entrassero nulla nell'averlo fatto sacerdote! Troppo comodo!

Edited by Hansss - 6/9/2015, 14:48
 
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view post Posted on 6/9/2015, 20:49
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Sanno benissimo quel che fanno. Senza questi pervertiti o, peggio, senza preti criminali e abusatori, sarebbero già estinti
 
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view post Posted on 11/5/2016, 15:34
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Ha patteggiato una pena di 30.000 €.
 
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view post Posted on 11/5/2016, 19:43
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http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...esso-1.13013527
Trieste: sesso ai Giardini pubblici, in 37 rischiano il processo
Il pm chiude le indagini sugli incontri nei bagni del parco cittadino di via Giulia. L’accusa: atti osceni in luogo pubblico frequentato da minori
di Corrado Barbacini

24 febbraio 2016

TRIESTE Trentasette persone filmate dalle telecamere degli agenti della polizia locale mentre «facevano cose disgustose», dentro i bagni pubblici del giardino di via Giulia, ben visibili ai ragazzini. Trentasette persone, tutti uomini, riguardo cui il pm Maddalena Chergia ha chiuso le indagini e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio. Accusa: atti osceni in luogo pubblico, aggravati dalla vicinaza di luoghi frequentati da minori.

Il nome noto della lista è quello di Fabio Buosi, già condannato per l’omicidio del tassista Bruno Giraldi. Ma nell’atto depositato dal pm nei giorni scorsi compaiono nomi e professioni impensabili e insospettabili. Dal tifoso appassionato della Triestina fino all’ex consigliere comunale di un municipio carsico. Dal candidato alle circoscrizionali del 2011 fino all’apprezzato maestro di musica. Ancora: dall’ex calciatore dilettante fino al titolare di un’agenzia di servizi. Per arrivare all’organizzatore di eventi e al tabaccaio.


Nell’elenco ci sono anche stranieri. Un iracheno, due serbi, un ungherese e due rumeni. Ma nella lista compare anche il nome di una persona coinvolta in un’inchiesta sull’assenteismo. Che anzichè andare a lavorare andava nei bagni pubblici a masturbarsi con la porta aperta. Lui come gli altri. E infine ci sono anche i nomi di un sindacalista e di un sacerdote. Tutti accomunati dal vizio di toccarsi, di fare sesso individualmente e in coppia nei bagni al piano terra della palazzina di servizio del giardino pubblico “de Tommasini” di via Giulia

Non chiusi a chiave dietro le porte dei wc, bensì nei paraggi dei lavandini esterni, in una zona aperta a tutti, dove l’accesso e il transito sono assolutamente liberi. Là dove un qualsiasi cittadino - e il pensiero va innanzitutto ai tanti bimbi, ragazzini e adolescenti che frequentano il giardino e il parco giochi al suo interno - può passare e deve avere il diritto di poterlo fare senza imbattersi suo malgrado in scene a sfondo esplicitamente sessuale.
Quando nell’agosto dell’anno scorso il caso era clamorosamente scoppiato, il sacerdote - poi trasferito da Trieste - si era giustificato con queste parole: ««Andavo in quei bagni per sfogo. Sono depresso, mi sento solo. Capisce?». Poi aveva aggiunto: «Se mi avessero bloccato subito nei bagni mi sarei reso conto di quello che stavo facendo. Se mi avessero fatto capire che è grave fare queste cose in un posto pubblico mi avrebbero aiutato. Agli agenti ho detto: “Mi avete riportato alla realtà”».

Queste ed altre parole le potrà ripetere al giudice che sarà chiamato a decidere sul suo rinvio a giudizio. Perché ora lui come gli altri 36 indagati ha 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogato dal pm Chergia, presentando una memoria o consegnando documenti che lo scagionino. Nutrito il gruppo degli avvocati difensori: Alessandra Devetag, Claudio Bellanti, Andrea Polacco, Fabio Campanella, Gabriella Frezza, Sara Bearzi, Chiara Maltese,Cesare Stradaioli, Antonio Zonta, Giovanna Augusta de’ Manzano, Marco Vascotto, Elena Bertosa, Cristiano Gobbi, Fabio Balestra, Antonio De Pauli, Alfredo Antonini, Paolo Volli, Giulio De Bacco, Astrid Vida, Fabio Balestra, Micol Minetto, Luca Maria Ferrucci, Alessandro Giadrossi e Carmine Pullano.

L’indagine era partita da una segnalazione verbale ai vigili urbani: gli approfondimenti erano stati avviati a inizio luglio e avevano portato ben presto alla denuncia di due uomini. Di segnalazioni, poi, ne erano arrivate altre. Così gli agenti avevano installato una serie di telecamere in prossimità della porta dei bagni.
Gli accertamenti erano andati avanti per settimane, portando a galla un fenomeno che all’inizio aveva coinvolto addirittura 51 persone. Gli agenti li aspettavano nei pressi della palazzina. Poi li fermavano: «Documenti, prego». In pochi giorni il cerchio investigativo si era chiuso puntando esclusivamente a coloro i quali si erano esibiti in pubblico, e cioè con la porta aperta. E alla fine sono stati evidenziati gli episodi che costituiscono reato. Esibizioni «disgustose», erano state definite.


http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...rete-1.13453642

Sesso nei bagni pubblici a Trieste, maximulta al prete
Raffica di patteggiamenti tra i 37 indagati per atti osceni in via Giulia. Pena pecuniaria di 30mila euro, sospesa, per il sacerdote
di Corrado Barbacini

11 maggio 2016

TRIESTE A piccoli gruppi - quasi di nascosto - patteggiano e chiudono la loro imbarazzante vicenda giudiziaria, iniziata la scorsa estate nei bagni pubblici del giardino di via Giulia, che si trovano proprio sotto la sede della polizia locale. Lì dentro sono stati infatti immortalati dalle telecamere piazzate proprio dagli agenti, avvisati dalle mamme dei bambini mentre, come si legge nell’ordinanza, «facevano cose disgustose», davanti agli occhi dei ragazzini. L’accusa per i 37 indagati è quella di atti osceni in luogo pubblico in presenza di minori. Molti di loro, però, come detto stanno uscendo da questa storia prima del dibattimento, evitando così che il Comune, proprietario dell’immobile, possa costituirsi parte civile chiedendo loro i danni arrecati quantomeno all’immagine.

Pochi giorni fa è stato chiuso davanti al gip Luigi Dainotti il primo patteggiamento riguardante cinque esibizionisti. Ieri mattina davanti al gip Giorgio Nicoli è stata la volta di altri sei indagati, tra cui anche un sacerdote. Che, all’epoca, si era giustificato dicendo di essere andato in quei bagni per sfogo. «Se mi avessero bloccato subito - aveva detto - mi sarei reso conto di quello che stavo facendo...». Il suo difensore, l’avvocato Luca Maria Ferrucci, ha concordato con il pm Maddalena Chergia (in aula era presente il pm Massimo De Bortoli) una pena pecuniaria (sospesa) di 30mila euro. Il sacerdote era stato filmato mentre - con la porta aperta - si appartava con un altro frequentatore dei bagni pubblici. Un altro esibizionista, un uomo di 52 anni, sempre difeso dall’avvocato Ferrucci ha scelto di chiudere la partita con la pena pecuniaria, sempre sospesa, di 15mila euro.
È stata definita anche la posizione del “viaggiatore”, l’uomo residente a Roma che veniva regolarmente a Trieste in treno per incontrarsi nei bagni pubblici di via Giulia. Ovviamente finché gli agenti lo hanno bloccato in compagnia di un amico occasionale. I due si esibivano, “en plain air”, con la porta aperta, davanti ai bambini. Per il viaggiatore e gli altri due indagati le pene patteggiate e dunque sospese sono state di 2 e 3 mesi. In aula presenti i difensori, gli avvocati Fabio Campanella, Giovanna Augusta de’ Manzano e Alessandra Devetag.
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L’indagine era partita da una segnalazione verbale ai vigili urbani: gli approfondimenti erano stati avviati a inizio luglio e avevano portato ben presto alla denuncia di due uomini. Di segnalazioni, poi, ne erano arrivate altre. Così gli agenti avevano installato una serie di telecamere in prossimità della porta dei bagni pubblici. Gli accertamenti erano andati avanti per settimane, portando a galla un fenomeno che all'inizio aveva coinvolto addirittura 51 persone. Gli agenti li aspettavano nei pressi della palazzina. Poi li fermavano: «Documenti, prego». In pochi giorni il cerchio investigativo si era chiuso puntando esclusivamente a coloro i quali si erano esibiti in pubblico, e cioè con la porta aperta. E alla fine sono stati evidenziati gli episodi che costituiscono reato. Esibizioni «disgustose», erano state definite. Ora i patteggiamenti. In silenzio.

11 maggio 2016
 
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