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Preti pedofili e malversazioni nella diocesi di Savona, Ratzinger e Vescovi sotto accusa. Spretati don Nello Giraudo e don Giorgio Barbacini.

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view post Posted on 11/2/2012, 14:34
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Prescrizione per vescovo Lafranconi

http://www.laprovinciadicremona.it/cronaca...anconi-1.164246

Omissione su abusi, cade l'accusa a Lafranconi

ven 10 febbraio 2012

SAVONA - La procura della Repubblica di Savona ha chiesto l’archiviazione per il vescovo di Cremona Dante Lafranconi in relazione alla vicenda degli abusi sessuali addebitati a due preti della diocesi di Savona e Noli. I fatti risalgono alla fine degli anni Novanta, quando il presule reggeva quella chiesa diocesana.
Per quel che riguarda Lafranconi, le attenzioni dei magistrati savonesi si sono concentrate su un aspetto delicatissimo della vicenda: l’ipotesi che l’allora vescovo della terza città ligure non avesse dato seguito a condotte in grado di impedire quel che è stato contestato ai religiosi, poi ritenuti responsabili (uno di pedofilia, l’altro di violenza sessuale). Tutto è ruotato, dunque, su un presunto comportamento omissivo nei confronti delle superiori gerarchie che, per la procura della Repubblica di Savona, non sarebbero state messe a parte per tempo delle attenzioni morbose su quattro, cinque ragazzini dimostrate dai religiosi condannati. Il riferimento normativo è l’equazione contenuta nel secondo comma dell’articolo 40 del codice penale, secondo il quale «non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo».
Nella richiesta di archiviazione inoltrata dalla procura al Gip del tribunale di Savona, i due magistrati evidenziano che, tenuto conto del tempo trascorso dai fatti, la prescrizione di eventuali reati è da considerarsi una certezza.



www.ivg.it/2012/02/pedofilia-zanard...er-lex-vescovo/

Articolo n° 211112 del 11/02/2012 - 13:23

Pedofilia, Zanardi: “Come associazione vittime ci opporremo all’archiviazione per l’ex Vescovo”

Savona. “In riferimento alle dichiarazioni di mons. Lafranconi e mons. Calcagno apparse su alcuni media locali oggi, preciso che due giorni fa è stata notificata all’associazione, dalla Procura della Repubblica di Savona, la richiesta di archiviazione”. Così il portavoce della Rete L’abuso Francesco Zanardi commenta il caso dell’indagine aperta a carico dell’ex Vescovo di Savona accusato di aver “coperto” alcuni casi di pedofilia, ma che starebbe per chiudersi.

“Sulla richiesta di archiviazione i legali dell’associazione stanno già lavorando e nei prossimi giorni faranno opposizione. Tengo anche a precisare che la richiesta di archiviazione è solo nei confronti di Dante Lafranconi, per il momento nessun altro nominativo contenuto negli esposti fatti in questi anni dall’associazione è sottoposto ad archiviazione” precisa Zanardi che conclude: “Nei giorni scorsi ho provveduto alla nomina del dott. Tiziano Gandolfo come depositario in Savona dello studio legale che segue la vicenda”.
 
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view post Posted on 20/2/2012, 10:50
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http://cremonademocratica.wordpress.com/20...aso-lafranconi/

Abusi sessuali nascosti dal clero, Zanardi presenta nuovi atti sul caso Lafranconi






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Francesco Zanardi, l’accusatore del vescovo Dante Lafranconi, è stato intervistato oggi da una televisione statunitense, Vatican Crime, con circa un’ora di trasmissione in 39 Paesi. Il Procuratore di Savona ha chiesto l’archiviazione per prescrizione della denuncia al vescovo di Cremona: una richiesta che potrebbe tradursi in realtà entro i dieci giorni previsti, cioè domenica 19, quindi lunedì 20. E Francesco Zanardi (Democrazia Atea), a propria volta vittima di violenza da parte di un sacerdote, intende presentare con il proprio legale l’atto di opposizione all’archiviazione, consegnando nuovi documenti alla Procura di Savona. Una vicenda che interessa Cremona, anche perché lo stesso Zanardi ha presentato un esposto alla Procura di Cremona, chiedendo di verificare la situazione nella nostra diocesi, se cioè sono stati nascosti abusi sessuali commessi eventualmente dal clero. L’ufficio comunicazione della diocesi ha risposto che si tratta solo di “illazioni senza fondamento che non meritano credito né pubblicità”. Ci si può chiedere perché allora non ha denunciato Zanardi per diffamazione.

Il leader di Democrazia Atea spiega che “ci sono dichiarazioni degli anni Ottanta da parte del Prefetto della dottrina della fede, che dimostrano che il Vaticano era informato sin dal 1980 della denuncia per abuso di minori presentata ai carabinieri contro don Giraudo. Il quale nel 2002 manifestava la propria situazione al vicario generale della diocesi di Savona e Noli. Dante Lafranconi – continua Zanardi – come dicono le carte è rimasto responsabile della diocesi ligure fino al 2003, anche se è diventato vescovo di Cremona nel 2001. Il predecessore del vescovo Lafranconi, monsignor Calcagno, segnalava nel 2003 il caso alla Congregazione per la tutela della retta dottrina della fede”, ovvero all’organo che deriva le sue origini dalla medievale Inquisizione, poi Sant’Uffizio, di cui fu responsabile lo stesso Benedetto XVI.

Altro particolare: “L’unico scritto che afferma che don Giraudo si ridusse per propria volontà allo stato laicale è del marzo 2010: una scelta sua, mentre il vescovo di Savona raccontava che quel prete era stato ridotto allo stato laicale”.

E’ poi del 29 marzo 2010 la lettera in cui il Prefetto del Vaticano scrive: “Mi riferisco al caso di don Giraudo che fu denunciato nel 1980 per abuso di minori e che il 4 aprile del 2006 egli (il vescovo, ndr) fu invitato ad avvicinare il chierico per chiedergli se volesse domandare al Santo Padre di attivare un processo penale amministrativo, secondo il diritto canonico, ex. can. 1720, oppure rinunciare spontaneamente all’abito ecclesiastico”.

La Congregazione per la tutela della retta dottrina, cioè l’ex Sant’Uffizio, risponde quindi, ma dal 2006 “non è accaduto nulla, nessun atto della Chiesa, perché don Giraudo ha abbandonato l’abito spontaneamente”.

Dunque il caso Lafranconi, che “non è stato battuto dall’Ansa, ma è passato sulla stampa estera”, secondo Zanardi non dovrebbe finire in prescrizione, dato che ci sarebbero elementi che risalgono agli anni Duemila. “Toccherà alla magistratura decidere, noi presentiamo fatti nuovi”.

Monsignor Lafranconi, che nel frattempo è tornato dal viaggio in India, avrebbe seguito la direttiva interna alla Chiesa nota come Crimen sollicitationis, che prescriveva di coprire i casi di molestie sessuali di cui fossero responsabili i sacerdoti. Il Vaticano si è sempre difeso sostenendo che tale direttiva non era stata tradotta bene: “Resta il fatto – insiste Zanardi – che i comportamenti sono stati proprio quelli: sono stati coperti dei reati, affermo io, che sono una vittima, come altri, che hanno presentato denuncia”. E in proposito Francesco Zanardi invita i cittadini della provincia di Cremona, se è il caso, a non tacere, a denunciare eventuali casi di abuso, molestie o violenze che siano: “Faccio un appello, chi ha subito abusi o altri reati da parte di un sacerdote, lo denunci. Gli occhi e le orecchie della magistratura sono le forze dell’ordine, andate quindi in Procura o dai carabinieri o dalla polizia se siete vittime di abusi e denunciate senza vergogna. Chi deve vergognarsi sono i responsabili, non le vittime. Anche se i fatti sono prescritti è importante denunciare, altrimenti il magistrato non sa nulla e non può fare nulla, e restano solo le chiacchiere”.

Democrazia Atea è particolarmente attiva nel segnalare e denunciare casi di pedofilia e abusi sessuali nel clero. L’ultimo caso è quello di un sacerdote denunciato ma ancora libero di dir messa a Pietra Ligure. La speranza è che la Chiesa, come affermato e prescritto da Papa Joseph Ratzinger, collabori con la magistratura e invece di trasferire preti responsabili di pedofilia o molestie o altri reati sessuali, li denunci.

http://cremonademocratica.wordpress.com/20...ime-ci-ascolti/

Pedofilia nel clero, lettera aperta al vescovo: “Siamo vittime, ci ascolti”






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E’ Francesco Zanardi della rete l’Abuso a indirizzare a S.E. Mons. Dante Lafranconi, vescovo di Cremona, una lettera aperta che vuol essere un invito a una svolta, dopo tante sofferenze patite dalle vittime che hanno presentato denuncia, e dopo le condanne di due sacerdoti della diocesi di Savona. Il caso del vescovo di Cremona può finire in prescrizione proprio domani, a meno che la Procura di Savona non consideri decisivi per prorogare le indagini (il vescovo Dante Lafranconi è nel registro degli indagati), i documenti presentati dallo stesso Francesco Zanardi con il proprio legale. Gli ultimi episodi si riferiscono al 2003, quando monsignor Lafranconi risulta ancora responsabile della diocesi di Savona e Noli, per quanto già nominato a capo della diocesi cremonese. In questo caso, se prevarrà l’ipotesi dell’accusa, il vescovo sarà ancora sotto indagine per non aver segnalato casi di pedofilia e abusi sessuali da parte di sacerdoti. E’ stata la Procura a chiedere l’archiviazione per prescrizione. Ieri è stata presentata una nuova denuncia da parte di una vittima di don Giraudo, uno dei sacerdoti “coperti” dal silenzio di Dante Lafranconi. Sono tutte ipotesi di reato, elementi tratti dalle denunce presentate ai carabinieri e alla Procura di Savona, corredati da ampia documentazione, che comprende anche testimonianze di sacerdoti. Ma prima del pronunciamento della Procura, vanno considerate solo come ipotesi di reato. La prescrizione, nota Zanardi, non equivale comunque all’innocenza. Ecco il testo, dove il dolore parla con accenti laceranti (Francesco, ma emerge un tono diverso. Amaro, sofferente, che chiede al vescovo di tenere in considerazione le vittime, perché emerga umanità in questa tremenda storia piena di dolore.

Eminenza Reverendissima, sono Francesco Zanardi e le scrivo a nome delle vittime savonesi di preti pedofili; come lei sa bene, anche io sono una di loro. Avrei fatto volentieri a meno di scriverle, l’ho fatto molte volte in questi anni ma non ha mai risposto, scriverle dopo che la sua consapevole irresponsabilità ha distrutto tante vite e quelle delle loro famiglie, è poco utile. Qualche giorno fa la Rete L’ABUSO di cui sono il portavoce ha acquisito dalla Procura della Repubblica l’intero fascicolo. Emergono 32 anni di crimine organizzato a danno di minori, omertà, consapevoli e calcolati insabbiamenti e omissioni, anche quelli più sciagurati che avvennero proprio quando lei era Vescovo di Savona e Noli. A confermare le coperture
omertose dei Vescovi savonesi non è solo la magistratura e le vittime, ma una lettera che proviene dalle autorità vaticane nella quale si conferma che la chiesa era al corrente dagli anni 80, a seguito di una denuncia a Nello Giraudo per atti di pedofilia. Per me, solo una conferma, in quanto Giraudo nell’81 già abusava di me, ma mi viene da chiedermi, alla luce di questi fatti e di quello che i Vescovi sapevano, come sia possibile che lei lo abbia mandato prima a dirigere la colonia estiva di Padre Cocchi, frequentata esclusivamente da minorenni, e dopo ancora gli consentì l’apertura della comunità per minori in difficoltà “La Lanterna”. Non ha avuto qualche sentore che fosse un po’ azzardato?
Direi che questo tipo di sentore lei non lo abbia mai avuto, lo dimostra il fatto che fece aprire anche ad un altro prete pedofilo una comunità per minori la “Migrantes”, il prete si chiamava Giorgio Barbacini condannato a tre anni e sei mesi nel 2004, credo se lo ricordi, la chiacchierata comunità era nel Palazzo dei Canonici proprio adiacente alla Curia.
Sarò sincero, apprendo dai giornali del Cremonese le lamentele sue e dei suoi collaboratori che mi lasciano piuttosto indisposto, Monsignore, perché sono testimone che Lei non ha mosso un dito, non solo nei confronti delle vittime, ma nemmeno per affrontare il problema e ora si lamenta perché decine di vittime e le loro famiglie chiedono giustizia deturpando la sua immagine. Se posso esprimere la mia opinione su che cosa accade a Cremona, credo che i parrocchiani facciano bene a ritirare i propri figli dalla cresima, credo che farebbero anche bene a non mandarli più in parrocchia. Con questo non voglio assolutamente dire che tutti i preti siano pedofili, ma non si può ignorare che la casta ecclesiastica impone al sacerdote di denunciare casi di pedofilia al proprio Vescovo, e quando come nel suo caso il Vescovo insabbia, purtroppo il pedofilo, che sia un prete o un laico che lavora in parrocchia resta a piede libero certo
che la chiesa per evitare lo scandalo non lo denuncia, al massimo lo allontana. Purtroppo da parte sua non c’è mai alcun cenno alle vittime, anzi le denigra ancora dicendo che sono tutte menzogne. Forse si salverà grazie alla prescrizione, e sono certo che un uomo come lei saprà conciliare anche la coscienza, con la prescrizione, qualche avemaria, un padre nostro e si ricomincia da capo.

Cordialmente
Francesco Zanardi
Rete L’ABUSO
 
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PEDOFILIA accade a Savona 32 anni di insabbiamenti omissioni e omertà per nascondere i preti pedofili.
pubblicata da Francesco Zanardi il giorno martedì 21 febbraio 2012 alle ore 12.27 ·

Savona 21/02/12

PEDOFILIA: opposizione all’archiviazione per mons. Dante Lafranconi. Si aggiunge anche una nuova querela.

All’inizio di questa vicenda il vescovo di Savona Vittorio Lupi dichiarava “Sia fatta chiarezza” ma forse non pensava che ne venisse fatta cosi tanta, forse troppa per il gradimento della chiesa cattolica. Questo è il drammatico profilo che emerge dai documenti del procedimento penale 472/12/21 a carico di mons. Dante Lafranconi, vescovo di Savona-Noli dal 1992 al 2001 indagato per i delitti p. e p. dagli articoli 110, 40 c. II, 609 bis, 609 ter, 609 quater c.p. per questo procedimento penale la procura della repubblica il 9-2-12 ha chiesto l’archiviazione per prescrizione. Lunedi 20-2-12 i legali della Rete L’abuso hanno depositato l’opposizione all’archiviazione motivata da una serie di nuovi elementi di indagine. Sabato 18-2-12 una vittima della comunità per minori “La Lanterna” , che era stata precedentemente ascoltata dai magistrati come TEST, senza però sporgere denuncia ha depositato un atto di Denunzia/Querela per abusi sessuali continuati dal 1997 al 2003. I nostri legali ritengono che i nuovi elementi di indagine forniti alla magistratura, siano sufficienti per rigettare la richiesta di archiviazione, la nuova querela invece a spostare il periodo di prescrizione, che in questo caso rientrerebbe nel periodo di vescovado di Lafranconi.



La storia ricostruita dalle testimonianze contenute nei fascicoli della Procura.

32 anni di insabbiamenti omissioni e omertà per nascondere i preti pedofili.



Una storia di favoreggiamento, omissioni e omertà nei confronti di un prete pedocriminale da parte di ben quattro vescovi della Diocesi di Savona-Noli, producendo vittime nel savonese per 32 anni. In realtà le vicende sono più di una, attualmente in giudizio solo due, quella di don Giorgio Barbacini che ha diretto la comunità per minori in difficoltà Migrantes dal 1998 al 2003, condannato per pedofilia a tre anni e sei mesi nel 2004 e quella di don Nello Giraudo di cui siamo in grado di fornire la documentazione che segue. Parte dei documenti sono stati sequestrati per la prima volta in Italia nella cassaforte segreta del vescovo, dalla magistratura di Savona, che per la prima volta in Italia indaga anche il vescovo per le responsabilità di omissione.



Nel 1981 don Giraudo viene mandato nella Parrocchia di Spotorno in supporto ai due sacerdoti Giovanni Busoni e Carlo Rebagliati. I due sacerdoti sostengono che l’allora vescovo Giulio Sanguineti raccomandò “tenetelo d’occhio perché è un pedofilo”. La conferma che le dichiarazioni dei due sacerdoti sono vere arriva da una recente lettera inviata in risposta dall’Arcivescovo Luis F. Ladaria,S.I. all’attuale vescovo Vittorio Lupi in data 29 marzo 2010 dove scriveva “Mi riferisco al caso del Rev. Nello Giraudo del clero della sua diocesi, che fu denunciato nel 1980 per abuso di minore e che nel 2002 manifestava al Vicario Generale la propria tendenza pedofila” (in quel periodo il caso savonese aveva già visibilità nazionale come lamenterà Lupi in una successiva lettera) . Malgrado quella denuncia del 1980 il vescovo Sanguineti non prese alcun provvedimento fino al 1989, quando oramai Giraudo aveva abusato buona parte dei ragazzini che frequentavano le opere parrocchiali di Spotorno, compreso lo scrivente.

Il 5 novembre 1989 il vescovo Sanguineti chiede in una lettera al direttore dell’Istituto Pastorale Corso Venezia di Milano di voler accogliere Giraudo. Sarà Padre Raffaele Longhi ad occuparsi del sostegno psicologico di Giraudo.



1992 Sanguineti abbandona la Diocesi di Savona-Noli per lasciare il posto a Dante Lafranconi, il quale era al corrente della situazione di Giraudo documentata come testimoniano i documenti, a passare questa consegna era l’allora Vicario Generale Antonio Ferri, ripromosso ultimamente Pro Vicario. Nel 1994 scoppiato il caso CARITAS e dovendo rimuovere il presidente, anche direttore della colonia estiva per minori Padre Cocchi, mons. Lafranconi decide di mandare Giraudo a dirigere quella colonia, ma probabilmente qualcosa non va. È cosi che nel 1996 mons. Lafranconi assegna a Giraudo una piccola parrocchia sulle alture di Finale Ligure, a Orco Feglino, poco dopo un altro fatale errore, quello di permettere di aprire in quella parrocchia una comunità per minorenni in difficoltà. I ragazzi della comunità dichiarano che le tendenze pedofile erano ben note al vescovo, costretto a convocare più volte Giraudo. Dai verbali emerge anche che diversi assistenti sociali dei comuni si rifiutavano di affidare minori a quella comunità. In questi 9 anni, Dante Lafranconi non ha mai preso alcun provvedimento, neppure cautelativo nei confronti di minori. Non ha mai voluto ascoltare le vittime e come dichiarano il Teologo Giampiero Bof e don Giovanni Lupino, ha scelto la strada dell’omertà. La comunità verrà chiusa nel



2003 da Domenico Calcagno in dopo l’arresto di don Giorgio Barbacini della comunità Migrantes, un altro pedofilo al quale Lafranconi aveva concesso di aprire una comunità per minori.



2002 mons. Dante Lafranconi viene trasferito a Cremona, mentre a Savona arriva Domenico Calcagno, nominato Cardinale da Benedetto XVI pochi giorni fa, il 18 febbraio 2012. Dopo lo scandalo della Migrantes Calcagno scrive in data 8-9-03 all’allora Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, oggi Benedetto XVI, parlando di Giraudo “chiedo la cortesia di un consiglio sull’atteggiamento da tenere, intendendo il sacerdote voler continuare con un impegno pastorale” . Passano ben tre anni, nessuna risposta da parte del Cardinale Ratzinger, nel frattempo viene documentato un altro abuso su un minore da parte di Giraudo nell’estate del 2005, durante un campo scout dell’AGESCI. Dai verbali di interrogatorio su questo ultimo caso emerge che Giraudo non aveva di fatto alcuna limitazione a frequentare minori o attività cattoliche, malgrado tutto il pregresso. Emerge anche che alcuni responsabili del campo erano al corrente dell’abuso, ma non hanno mai denunciato, hanno confermato solo durante l’interrogatorio di essere a conoscenza del fatto e di aver raccolto la testimonianza durante il campeggio, direttamente dalla vittima. Passa quasi un anno dopo quell’abuso, e mons. Calcagno il 22 febbraio 2006 scrive nuovamente in Vaticano, a mons. Charles Scicluna Promotore di Giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, contrariamente ad ogni logica, lo rassicura dicendo che Giraudo frequenta un medico, Padre Raffaele Longhi, il quale avrebbe rilasciato una “Dichiarazione attestante la positività degli sviluppi dell’itinerario percorso con don Nello” ma purtroppo Padre Raffaele muore. Calcagno continua rassicurando Scicluna e chiedendo “Piu volte don Nello ha chiesto che si informasse codesta congregazione al fine di ottenere il superamento del grave giudizio espresso nei suoi confronti che prevedeva la riduzione allo stato laicale”. Il 7 marzo 2006 Calcagno scrive nuovamente a Scicluna chiedendo un incontro di persona per il giorno 3 aprile. Calcagno lascerà la Diocesi di Savona-Noli alla fine del 2007 con nulla di fatto, per lasciare il posto nel gennaio 2008 a Vittorio Lupi, attuale vescovo.



Nel gennaio 2008 scrivo al vescovo Lupi informandolo di essere vittima di un suo prete pedofilo ma non comunico il nome, chiedo udienza che mi verrà concessa in marzo. Mi reco all’udienza, il vescovo comincia dicendo (registrazione audio) “Anche se lei non mi ha detto il nome, so che vuole parlarmi di don Nello, qui bisogna che giochiamo a carte scoperte” nella stessa occasione dichiara anche di aver già parlato con la famiglia di Giraudo. Denunciai tutta la storia, compreso quello che i suoi predecessori omisero di fare ma senza alcun successo. Il 9-7-2008 vedendo l’atteggiamento omertoso e inconcludente dei vescovi che malgrado le denunce e le testimonianze non intervenivano, mi decido a denunciare presso la caserma dei carabinieri di Savona. Purtroppo il reato degli anni 80 nei miei confronti è prescritto, il maresciallo mi comunica che la querela verrà archiviata. Agli atti risulta un’altra raccomandata scritta da me al vescovo Lupi 19-6-09 nella quale sollecito provvedimenti e indico persone qualificate, sacerdoti che possono testimoniare le tendenze pedofile di Giraudo, ma nei fatti nessun provvedimento da parte della Curia. Gennaio 2010 vengo convocato dal magistrato al quale rilascio la mia deposizione oltre ad una serie di nominativi di vittime, la magistratura apre un fascicolo. Marzo 2010 il caso esplode sui giornali e diventerà un caso nazionale, il vescovo Lupi fa diverse dichiarazioni, sostiene che Giraudo è stato ridotto allo stato laicale nella metà del 2009, che non fa più il prete, anche se lo ritroviamo il 4 gennaio 2012 all’interno del convento dei frati Benedettini di Finalpia, frequentato da minori. Malgrado la segnalazione della presenza inopportuna di Giraudo all’interno del convento effettuata al vescovo Lupi circa sei mesi prima, nemmeno in questo caso il vescovo ha attuato alcun provvedimento cautelativo. Le lettere tra Lupi e Luis F. Ladaria, S.I. smentiscono anche le dichiarazioni riguardanti la domanda di riduzione allo sto laicale di Giraudo, il documento non è del 2009 ma del 27-3-2010. Pochi giorni dopo la risposta alla lettera di Lupi che citavamo in principio, dove mons. Ladaria conferma che la prima denuncia nei confronti di Giraudo è del 1980. Successivamente, il 16 aprile 2010 Lupi risponde a Ladaria dichiarando che prima di me, già Domenico Calcagno lo aveva informato della situazione, lamenta anche il clamore mediatico che ha travolto la Diocesi di Savona-Noli.

Malgrado anni di denunce da parte di vittime, sacerdoti e testimoni, ben quattro vescovi non hanno voluto affrontare il problema, fino a che la magistratura non li ha costretti. Don Carlo Rebagliati che ha testimoniato davanti ai magistrati in sostegno delle vittime è stato ridotto allo stato laicale, dopo una denuncia per istigazione alla prostituzione che però si è rivelata infondata, per la quale è stata richiesta l’archiviazione.



Il 4-2-12 la notizia che Giraudo ha patteggiato un anno con la condizionale. Nelle dichiarazioni rilasciate ai giornali conferma che i vescovi erano al corrente del problema, anche la famiglia lo era, ma non lo hanno mai aiutato.



Il 9-2-12 viene notificata la richiesta di archiviazione del procedimento penale nei confronti di un solo vescovo, Dante Lafranconi motivandola non nel merito, ma nel raggiungimento dei termini di prescrizione.



Il 18-2-12 un’altra querela da parte di una vittima già sentita come teste dal magistrato, abusata dal 1997 al 2003.



Il 19-2-12 la Rete L’abuso deposita opposizione all’archiviazione del procedimento contro mons. Dante Lafranconi, fornendo nuovi oggetti di indagine, oltre alla querela della nuova vittima.



Savona 21/02/12

Francesco Zanardi

Rete L’ABUSO
 
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Pedofilia nel clero, udienza preliminare a maggio per Lafranconi. Non c’è archiviazione


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Non è stata archiviata l’indagine sul vescovo di Cremona Dante Lafranconi. Dopo l’atto d’opposizione della rete L’Abuso, guidata da Francesco Zanardi, il gip Fiorenza Giorgi ha deciso non di archiviare per prescrizione del reato, come chiesto dal pm Giovanni Battista Ferro, bensì di fissare un’udienza che potrebbe tenersi ai primi di maggio. Sarà in quell’occasione che si deciderà se archiviare o no.

Dante Lafranconi è il primo vescovo d’Italia indagato per aver “coperto” atti di pedofilia e abusi sessuali compiuti da sacerdoti poi condannati. Secondo il codice penale si tratta di omertà, ovvero di mancata segnalazione di un comportamento illecito ai superiori affinché provvedano.

Il pm voleva archiviare per prescrizione perché mons. Lafranconi non è più vescovo di Savona: è stato nominato a Cremona nel 2001. La rete L’Abuso invece ha presentato nuovi documenti e una nuova querela da parte di una vittima di reati di carattere sessuale da parte di un prete. Tra i nuovi documenti figura anche un dato finora trascurato: mons. Lafranconi era responsabile della diocesi di Savona e Noli anche nel 2003, quindi in un periodo che cade nella cosiddetta prescrizione breve, secondo la legge voluta da Berlusconi.

Francesco Zanardi sostiene che l’ex vescovo di Savona era al corrente di alcuni reati di pedofilia ma li tenne nascosti, non denunciò né segnalò i responsabili. Vi sono anche testimonianze di sacerdoti savonesi che asseriscono che il vescovo Lafranconi “sapeva”. Testimonianze pubblicate dal Secolo XIX in forma di intervista.

Da parte propria il vescovo di Cremona nei giorni scorsi ha dichiarato di sentirsi “tranquilli”. L’ufficio comunicazione della diocesi, giorni fa, ha ribadito il comunicato di settembre: “Si tratta di illazioni senza fondamento, che non meritano né credito né pubblicità”.

Paolo Zignan
 
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LA RIVISTA ADISTA RICOSTRUISCE I CRIMINI DELLA CIESA SAVONESE: TRENT’ANNI DI OMERTÀ E COPERTURE.
pubblicata da Francesco Zanardi il giorno lunedì 19 marzo 2012 alle ore 18.39 ·



LA RIVISTA ADISTA RICOSTRUISCE I CRIMINI DELLA CIESA SAVONESE: TRENT’ANNI DI OMERTÀ E COPERTURE.

INTERVISTA A FRANCESCO ZANARDI



Prendete un prete pedofilo, recidivo e molto chiacchierato. E poi tre vescovi, che di quel prete conoscono le inclinazioni e le ma- lefatte e che tuttavia, uno dopo l’altro, non fanno nulla per impedirgli di reiterare i suoi crimini. È un quadro agghiacciante quello che negli ultimi due anni ha cominciato ad assumere contorni sempre più nitidi grazie all’instancabile attività di denuncia delle vittime e al lavoro della procura di Savona. Nella città ligure, per circa trent’anni, mons. Dante Lafranconi, mons. Domenico Calcagno e mons. Vittorio Lupi (i tre vescovi succedutisi alla guida della diocesi a partire dai primi anni ’90), hanno coperto e protetto don Nello Giraudo, sacerdote pedofilo responsabile di numerosi abusi recentemente condannato a un anno di reclusione con la condizionale. Il fatto che i tre alti prelati sapessero è provato da documenti inoppugnabili, fatti sequestrare dalla procura in una cassaforte segreta della diocesi.

Francesco Zanardi, prima di diventare il portavoce della Rete L’abuso e di cominciare il suo paziente lavoro di informazione e di sensibilizzazione relativo al caso Giraudo, è stato, quando era poco più che un bambino, una delle vittime di don Nello. Insieme a lui Adista ha tentato di ricostruire l’intricata vicenda dello scandalo pedofilia che ha investito la diocesi di Savona-Noli. Una vicenda che vede protagonisti, oltre a Giraudo e ai tre vescovi, anche altri sacerdoti condannati per abusi sessuali su minori. Soprattutto, una vicenda emblematica di come le gerarchie cattoliche siano spesso tutt’altro che inclini a contrastare con decisione la piaga della pedofilia, a collaborare con la giustizia e a garantire innanzitutto la sicurezza della vittime. Passate e future.



Da quanto tempo erano note le “inclinazioni” di don Giraudo?

Giraudo è diventato sacerdote nel 1980. Proprio in quell’anno commette la sua prima violenza sessuale, perlomeno fra quelle di cui siamo a conoscenza: viene infatti sorpreso ad abusare di un suo alunno a Valleggia, in provincia di Savona, dove faceva l’insegnante di religione presso una scuola elementare. Il vescovo di allora, Giulio Sanguineti, lo sposta quindi come parroco a Spotorno, dove all’epoca vivevo anch’io e dove l’ho conosciuto. Lì Giraudo comincia ad abusare di diversi ragazzini. Lo fa per lo più durante i campi estivi e le gite in montagna, usando come scusa quella di dormire insieme nella stessa tenda. Io, insieme ad altri due o tre, ero fra i suoi preferiti. Gli abusi sono proseguiti, nel mio caso, dagli 11 ai 16 anni, quando mi allontanai dalla parrocchia. Don Nello rimase invece a Spotorno fino agli anni ’90.



Quindi fino all’arrivo in diocesi di Lafranconi…

Esatto. Alla fine del 1991 a Sanguineti succede mons. Dante Lafranconi, l’attuale vescovo di Cremona, che si trova ad avere a che fare con almeno due preti pedofili: Nello Giraudo e Giorgio Barbacini. Ad entrambi, Lafranconi consente addirittura di aprire due comunità per minori in difficoltà. Tieni presente che di Giraudo era risaputo che era un pedofilo. A Barbacini viene affidata la comunità per minori stranieri denominata “Migrantes”, che aveva sede in pieno centro a Savona nel palazzo dei canonici. Don Nello, invece, viene assegnato, nel 1996, ad una piccola parrocchia sulle alture di Finale Ligure, in località Orco Feligno. Qui gli viene concesso di aprire una comunità per ragazzi minorenni in difficoltà, “La Lanterna”. Giraudo in quel periodo era talmente chiacchierato che i servizi sociali dei Comuni circostanti cominciarono a rifiutarsi di mandare minori in affido alla sua comunità… Fra l’altro, è proprio a causa di queste voci sempre più insistenti che, nel 2003, “La Lanterna” verrà chiusa.



A Lafranconi subentra, nel 2002, mons. Domenico Calcagno, recentemente creato cardinale. L’avvicendamento determina qualche mutamento nel comportamento della diocesi nei con- fronti dei due preti pedofili?

Assolutamente no, anzi. Calcagno metterà Giraudo a fare il cappellano del carcere. L’ultimo abuso commesso da don Nello di cui si ha notizia è però proprio di questo periodo. Si tratta della violenza su un diciassettenne, avvenuta nel 2005 durante un campo scout dell’Agesci, per la quale il sacerdote è stato recentemente condannato. Questo semplice fatto di- mostra come Giraudo, durante l’era Calcagno, non abbia avuto limitazioni di sorta nel frequentare bambini e adolescenti. A quel campo partecipava in qualità di cuoco. Sarà un’assistente del campo che si accorgerà, parlando con il ragazzo, dell’avvenuta violenza, anche se poi metterà tutto a tacere.

Nel frattempo, nel 2001, è scoppiato il caso della comunità “Migrantes”. Don Giorgio Barbacini viene infatti sorpreso dai carabinieri mentre è intento a sodomizzare un ragazzino sulla spiaggia di Varazze. Seguirà una denuncia e un processo che si concluderà, nel 2004, con una condanna a 3 anni e 6 me- si. Grazie a Calcagno, tuttavia, don Giorgio non sconterà mai la pena. L’allora vescovo di Savona lo aiuterà infatti a trovare rifugio in un convento svizzero, da dove Barbacini rientrerà in Italia solo qualche anno più tardi, ovvero quando non rischia più di finire in carcere per effetto dell’indulto varato dal secondo governo Prodi. Del resto, quella non è stata l’unica volta in cui il neocardinale ha aiutato un latitante a nascondersi.



A quale altro caso ti riferisci?

A quello del sacerdote inglese di origini pakistane Youssef Dominic. Un caso che a un certo punto ha assunto una rilevanza internazionale. Nel 1996 padre Youssef era stato arre- stato e condannato per pedofilia a Londra. Dopo un periodo di carcere, era stato rimesso in libertà su cauzione, e a quel punto era fuggito. Scotland Yard aveva emesso nei suoi confronti un mandato di cattura, ma il prete era riuscito a far perdere le tracce. Nel 2004, ricompare ad Albissola Marina. Qui il canale televisivo americano Dallas News lo scova e lo fotografa mentre dice messa e dà la comunione. Calcagno allora lo nasconde nel convento dei benedettini di Finalpia, dove rimarrà fino al 16 dicembre del 2009. Quel giorno padre Youssef muore. Una morte in realtà molto misteriosa, che avviene proprio nel periodo in cui la procura di Savona apre un’indagine su Giraudo e sulle coperture di cui ha goduto in diocesi.



Cosa c’è di misterioso nella morte di Dominic?

Al riguardo ci sono diverse versioni, che presentano più di un’incongruenza. Secondo i benedettini di Finalpia Dominic è

morto fra le 7,15 e le 7,30 a Finale Ligure, per un malore avuto durante la sua consueta passeggiata mattutina sul lungo-mare. Ci sono però delle persone che possono testimoniare di averlo visto dire messa, quello stesso giorno, verso le 8. Infine, esiste un certificato di morte che parla di un decesso avvenuto alle 12,13 al pronto soccorso di Pietra Ligure, per insufficienza epatica. Il cadavere, altra circostanza curiosa, viene rimpatriato in fretta e furia in Pakistan già il giorno successivo a quello della morte.



Torniamo a Giraudo. Nel 2008 diventa vescovo di Savona Vittorio Lupi, tutt’ora in carica.

Sì, e anche questa volta le cose non cambiano. Persiste attorno a don Nello un clima di omertà e di sottovalutazione della sua pericolosità. Lupi, ovviamente, è ben consapevole del fatto che il sacerdote è un pedofilo. Pochi mesi dopo il suo insediamento alla guida della diocesi, mi riceve e, prima che io possa aprir bocca, afferma: «Io so già che lei mi vuole parlare di don Nello, qui bisogna che giochiamo a carte scoperte». Nella stessa occasione dichiara anche di aver già parlato con la famiglia di Giraudo. Io in quell’incontro denunciai tutta la storia, ma nei mesi successivi da parte di Lupi non venne preso alcun provvedimento. Nel marzo del 2010 il caso scoppierà sui giornali, diventerà un caso nazionale, e solo allora Lupi sosterrà che Giraudo è stato ridotto allo stato laicale già dalla metà del2009. Si tratta in realtà di un’affermazione falsa, perché esiste uno scambio epistolare fra Lupi e l’arcivescovo Luis F. Ladaria, segretario delle Congregazione per la Dottrina della Fede, che prova che la richiesta di riduzione allo stato laicale risale proprio al marzo del 2010, quando il caso è ormai diventato di dominio pubblico. Durante l’episcopato di Lupi, ad ogni modo, Giraudo viene trasferito nell’abbazia di Finalpia, la stessa che ha ospitato Youssef Dominic. Lì, ogni mercoledì, ci so- no più di 100 bambini per il catechismo, e l’edificio è situato nelle vicinanze di una scuola elementare e di un asilo. Quando ho saputo che ci lavorava don Nello, ho scritto per chiedere spiegazioni tanto al vescovo quanto all’abate, senza ottenere mai risposta. Lo scorso 4 gennaio mi sono quindi deciso ad andare davanti al convento per sensibilizzare le mamme dei bambini che nell’abbazia frequentano il catechismo, e solo a quel punto Giraudo è stato allontanato.



Hai avuto ripercussioni, sul piano personale, per il tuo impegno di denuncia e di informazione?

Pur troppo sì. Oltre a diverse minacce anonime, le ripercussioni ci sono state anche da un punto di vista lavorativo. Basti pensare che, quando era vescovo Calcagno, avevo una società che faceva impianti elettrici e avevo preso un appalto dalla diocesi. Ad un certo punto i pagamenti sono stati sospesi, per ben 15 mesi, tanto che, col passare del tempo, ho dovuto a mia volta smettere di pagare i fornitori e non sono stato più in condizione di lavorare, né per la diocesi né per altri. Ma non sono stato l’unico a finire nel mirino di Calcagno. Anche don Carlo Rebagliati, che era economo della diocesi, ha subito un vero e proprio mobbing, e questo perché ha testimoniato di fronte ai magistrati in sostegno alle vittime. Don Carlo è stato poi dimesso dallo stato clericale in seguito ad una denuncia per istigazione alla prostituzione, che si rivelerà infondata e per la quale verrà chiesta l’archiviazione. (M.Z.)
 
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venerdì 13 aprile 2012
Sul vescovo Lafranconi si decide il 2 maggio
Sul vescovo Lafranconi si decide il 2 maggio
Sul caso 'abusi' in parrocchie
Il prossimo 2 maggio verrà esaminata la richiesta di opposizione all’archiviazione presentata dalla Procura al termine delle indagini sull’ex vescovo di Savona, Dante Lafranconi, ora a capo della diocesi di Cremona, accusato di aver “coperto”, di non aver impedito ad un parroco savonese di commettere abusi sessuali su minori. L’udienza è stata fissata dal giudice Fiorenza Giorgi. l'ex vescovo della diocesi di Savona Dante Lafranconi, assistito dall’avvocato Domenico Chirò,era stato indagato per non aver evitato a don Nello Giraudo, non più sacerdote,di mettere in atto i suoi gesti di pedofilia nei confronti di minori legati agli scout e al mondo cattolico. Una accusa cfhe sembrava destinata a cadere dopo la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura savonese.
 
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http://www.puntoalbenga.it/news/2012/04/30...d0-d3afbe2e94ba

Dopodomani in tribunale il caso Lafranconi
Al presule accuse di omertà su reati sessuali
lunedì 30 aprile 2012 19:26 : Cronaca : Nessun commento : 1 Visualizzazione

Verrà esaminata dopodomani in tribunale a Savona la richiesta di opposizione all’archiviazione presentata dalla Procura al termine delle indagini sull’ex vescovo di Savona, Dante Lafranconi, ora a capo della diocesi di Cremona, accusato di aver “coperto o comunque di non aver impedito ad un parroco savonese di commettere abusi sessuali su minori". L’udienza è stata fissata dal giudice Fiorenza Giorgi.

L'ex vescovo della diocesi di Savona Dante Lafranconi, assistito dall’avvocato Domenico Chirò, era stato indagato per non aver evitato a don Nello Giraudo, non più sacerdote, di mettere in atto i suoi gesti di pedofilia nei confronti di minori legati agli scout e al mondo cattolico. Una accusa che sembrava destinata a cadere dopo la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura savonese. Sull'ex presule di Savona grava l’ipotesi di reato di omertà. Non avrebbe, secondo l’accusa che gli rivolge Francesco Zanardi della Rete L’Abuso, segnalato ai superiori alcuni casi di pedofilia e abusi sessuali.

Dunque il gip di Savona dovrà decidere se archiviare per prescrizione o no il fascicolo, piuttosto corposo, dopo la raccolta di documenti sul caso da parte della rete l’Abuso. Una storia che si trascina da parecchi anni, sul quale potrà essere fatta chiarezza, anche per quel che riguarda le responsabilità dei vescovi savonesi, fra i quali monsignor Lafranconi fra 1991 e 2001. Era l’attuale vescovo di Cremona responsabile della diocesi di Savona anche nel 2003, come sostiene l’accusa? In tal caso la prescrizione non scatterebbe.
 
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http://www.ivg.it/2012/05/pedofilia-richie...qualche-giorno/

Articolo n° 216440 del 02/05/2012 - 15:15

Pedofilia, richiesta di archiviazione per l’ex Vescovo Lafranconi: gip deciderà entro qualche giorno

Savona. Servirà ancora qualche giorno per sapere se ci sarà un clamoroso dietrofront nella vicenda giudiziaria che riguarda l’ex Vescovo di Savona Dante Lafranconi, indagato per violenza sessuale perché non avrebbe impedito ad alcuni sacerdoti della sua Diocesi di compiere atti di pedofilia, o se l’archiviazione nei suoi confronti verrà confermata. Questa mattina si è infatti discussa l’udienza di opposizione al provvedimento e il giudice per le indagini preliminari Fiorenza Giorgi si è riservata di decidere sulla richiesta.

Entro qualche giorno il gip dovrebbe quindi emettere l’ordinanza con la quale potrebbe confermare l’archiviazione per prescrizione del reato oppure chiedere al pubblico ministero di svolgere ulteriori accertamenti e, di fatto, riaprire il caso. L’opposizione all’archiaviazione (chiesta dal pm Giovanni Battista Ferro) è stata presentata dall’associazione della Rete L’abuso, che tutela le vittime di preti pedofili ed è rappresentata da Francesco Zanardi, presente oggi in tribunale insieme al legale che lo sta assistendo in questo procedimento, l’avvocato Carla Corsetti di Frosinone. Presente all’udienza anche l’avvocato Michele Tolomini di Cremona che assiste Monsignor Lafranconi.

Il difensore di Zanardi, a caldo, ha commentato: “Siamo soddisfatti perché il giudice ha ascoltato con molta attenzione le nostre argomentazioni. Adesso non possiamo fare altro che aspettare la decisione. Un verdetto che accetteremo con serenità in ogni caso anche se crediamo di aver argomentato in maniera puntuale la nostra opposizione”. La richiesta di riaprire il procedimento contro Lafranconi farebbe leva sul fatto che uno dei casi di abusi sarebbe avvenuto su un minore di 14 anni e, di conseguenza, vista questa circostanza, potrebbe essere contestata l’aggravante. Se così fosse allora la prescrizione slitterebbe al marzo 2017 anziché a quello appena passato.

“Secondo il nostro conteggio, se venisse considerata l’aggravante per un reato commesso contro un minore di 14 anni, allora la prescrizione del reato scatterebbe dopo 15 anni e non 10. Il giudice potrebbe quindi decidere anche per respingere l’archiviazione” precisa l’avvocato Corsetti. L’ordinanza, anche nell’ipotesi in cui l’archiviazione venisse confermata, potrebbe comunque assumere una valenza importante per le presunte parti offese nel processo. Se fosse riconosciuta la responsabilità dell’indagato e confermata però la non procedibilità per prescrizione del reato le vittime potrebbero infatti aprire una causa in sede civile contro Lafranconi.

Secondo Zanardi, che da mesi accusa la Diocesi di aver coperto casi di pedofilia, l’ex Vescovo di Savona era al corrente degli abusi avvenuti all’interno della Curia savonese, ma non fece nulla perché venissero alla luce. Al contrario, per l’accusa, Lafranconi avrebbe “coperto” alcuni episodi di pedofilia.

Olivia Stevanin
 
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view post Posted on 3/5/2012, 14:56
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http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronac...ofili-1.4453447

l vescovo di Cremona accusato
di omertà sui preti pedofili

Durante un blitz nella curia, gli inquirenti avrebbe trovato un fascicolo riguardante un prete condannato per pedofilia. Ciò ha indotto la magistratura a ritenere che il vescovo fosse a conoscenza delle malefatte dei prelati. I fatti si riferiscono a quando Lafranconi era a Savona

pedofilia
vescovo di cremona

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di Francesco Romani

Il vescovo Lafranconi durante una celebrazione religiosa

VIADANA. Monsignor Dante Lafranconi, vescovo di Cremona e di 28 parrocchie mantovane fra Oglio e Po, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Savona con l'accusa di aver coperto atti di pedofilia e abusi sessuali compiuti, negli anni Novanta, da sacerdoti della diocesi ligure, poi condannati. Secondo la definizione del codice penale si tratta di omertà, ovvero «mancata segnalazione di un comportamento illecito ai superiori affinché provvedessero».

Il procuratore della Repubblica di Savona Francantonio Granero e il sostituto Giovanni Battista Ferro hanno successivamente avanzato al giudice per le indagini preliminari la richiesta di archiviazione per prescrizione dei reati. La richiesta di archiviazione è stata però sospesa per l’opposizione presentata dal legale di una delle vittime, Francesco Zanardi. Secondo l’avvocato Carla Corsetti la richiesta di riaprire il procedimento contro Lafranconi va concessa poiché uno dei casi di abusi sarebbe avvenuto su un minore di 14 anni e, di conseguenza potrebbe essere contestata l’aggravante. Se così fosse allora la prescrizione slitterebbe al marzo 2017.

Nella giornata di ieri è stato discusso nel tribunale di Savona il caso giudiziario. Al termine dell’udienza il giudice per le indagini preliminari, Fiorenza Giorgi, si è riservata alcuni giorni per decidere se archiviare il caso per prescrizione, oppure chiedere al pubblico ministero di approfondirlo con ulteriori accertamenti. In un breve comunicato apparso sul sito online della Diocesi di Cremona, monsignor Lafranconi che non si è presentato di persona all’udienza ed è difeso dall’avvocato cremonese Michele Tolomini «attende con grande serenità e fiducia la decisione del magistrato».

«Secondo il nostro conteggio, se venisse considerata l’aggravante per un reato commesso contro un minore di 14 anni, allora la prescrizione del reato scatterebbe dopo 15 anni e non 10. Il giudice potrebbe quindi decidere anche per respingere l’archiviazione» ha spiegato ieri l’avvocato Corsetti.

L’ordinanza, anche nell’ipotesi in cui l’archiviazione venisse confermata, potrebbe comunque assumere una valenza importante per le presunte parti offese nel processo. Se fosse riconosciuta la responsabilità dell’indagato e confermata però la non procedibilità per prescrizione del reato le vittime potrebbero infatti aprire una causa in sede civile contro Lafranconi.

L’attuale vescovo della diocesi di Cremona è stato presule di Savona e Noli fra il 1991 ed il 2001. L’alto prelato, secondo l’accusa, non si sarebbe attivato, per quanto di propria competenza, riguardo a notizie su casi di abusi su minori perpetrati da sacerdoti della diocesi. L’alto prelato avrebbe in sostanza omesso di segnalare ai suoi diretti superiori le morbose attenzioni di almeno due preti nei confronti di ragazzini di cui avrebbero dovuto occuparsi e che sono stati indagati.

I fatti: circa venti anni fa due preti della diocesi savonese, ai tempi retta da Lafranconi, hanno commesso abusi su alcuni minori loro affidati. Dopo il rinvio a giudizio, il primo dei due, don Nello Giraudo, ha patteggiato un anno di reclusione per un reato di violenza sessuale più recente (2005) e non ancora prescritto, mentre il secondo, don Giorgio Barbacini, è stato condannato a tre anni per pedofilia. Durante un blitz in Curia, poi, gli inquirenti avrebbero sottratto dalla cassaforte del palazzo vescovile un fascicolo riguardante il caso di don Giraudo. Documentazione che ha indotto a ritenere mons. Lafranconi al corrente delle malefatte dei suoi preti e colpevole di averli “coperti”.

I due episodi coperti.

Sono due, in particolare, gli episodi che monsignor Lafranconi avrebbe tenuto coperti. Il primo riguarda don Giorgio Barbacini che il 15 ottobre 2004 viene condannato a 3 anni e mezzo di reclusione «per aver compiuto atti sessuali nei confronti di un minorenne extracomunitario, con l'aggravante di averne avuto la custodia e la tutela». I fatti risalgono al 2000, quando don Giorgio era responsabile della comunità "Migrantes" di Savona, istituita dalla Curia per tutelare i giovani extracomunitari con problemi di ambientamento. Dopo il trasferimento in un'altra diocesi, in seguito all’intervenuta condanna penale don Giorgio si è dimesso dallo stato clericale.
L’altro prete al centro dello scandolo, questa volta per abusi sessuali è don Nello Giraudo:si tratterebbe di toccamenti nei confronti di un giovane avvenuti in un campo scout. Giraudo ha patteggiato un anno con la condizionale e ha ottenuto dalla Santa sede la dispensa dallo stato clericale. Le indagini però sono proseguite, e un blitz della Mobile in Curia a Savona, tra fine 2010 e inizio 2011, su incarico della Procura, aveva fatto ritrovare nella cassaforte del palazzo vescovile un intero fascicolo su don Giraudo, risalente agli anni Novanta, quando era vescovo monsignor Lafranconi.

Un vescovo progressista

Dante Lafranconi ha 72 anni. È nato il 10 marzo del 1940 a Mandello Lario, nel comasco. Attualmente è vescovo di Cremona, vicepresidente della Conferenza Episcopale Lombarda e membro della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l'annuncio e la catechesi.
Ordinato sacerdote il 28 giugno 1964, inizia il suo ministero nella diocesi di Como inizialmente come vicerettore del Seminario e successivamente come docente di Teologia Morale, di Storia della Chiesa e Patrologia.
Nel 1986 venne nominato delegato episcopale per la Pastorale della famiglia e nel 1991 vicario episcopale per la cura dei sacerdoti nel primo decennio di ordinazione. Alla fine del 1991 è nominato vescovo di Savona-Noli, carica che mantiene per un decennio. L’8 settembre del 2001 viene trasferito a guidare la diocesi di Cremona. Il solenne ingresso avviene il 4 novembre. È noto alle cronache nazionali per avere concesso la temporanea facoltà di amministrare l'assoluzione per chi confessava di aver commesso o aiutato a procurare un aborto, per essersi di fatto schierato a favore dei preti sposati e per dialogare anche con le comunità gay.
03 maggio 2012
 
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view post Posted on 9/5/2012, 09:41
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http://genova.repubblica.it/cronaca/2012/0...apeva-34750498/

"Prete pedofilo
il vescovo sapeva"
Nel procedimento contro monsignor Lafranconi, per 10 anni a Savona, il gip prescrive ma mette nero su bianco la propria condanna morale

di LUCIA MARCHIO

"Prete pedofilo il vescovo sapeva" Monsignor Dante Lafranconi
Il Vescovo sapeva di quel sacerdote pedofilo ma non fece nulla per fermarlo. Come scrive il giudice, "si guardò bene dall'assumere qualsivoglia iniziativa". Nel prescrivere il procedimento contro monsignor Dante Lafranconi, chiamato a rispondere del suo comportamento da una delle vittime del sacerdote pedofilo, il gip di Savona mette nero su bianco la propria condanna morale contro il prelato.

L'ex vescovo di Savona dal 1991 al 2001, oggi reggente a Cremona, sapeva del comportamento pedofilo di un sacerdote della sua Curia, ma preferì tacere "pur di salvaguardare l'immagine della diocesi". Seppure avesse saputo dei "problemi" del sacerdote in confessionale, prosegue il giudice, questo non lo solleva dalla responsabilità di non aver preso provvedimenti per "tutelare i minori". Altri religiosi avevano confidato al vescovo che sul quel sacerdote alcune madri nutrivano più di un sospetto. Ma il vescovo ha sempre taciuto. Non è intervenuto neppure quando il sacerdote pedofilo aprì una casa famiglia.

(09 maggio 2012)
 
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www.ivg.it/2012/08/chiesta-larchivi...avere-rapporti/


Articolo n° 222525 del 04/08/2012 - 00:10


Chiesta l’archiviazione per Don Carlo Rebagliati: era accusato di aver “forzato” un parrocchiano ad avere rapporti

Don Rebagliati

Savona. Si chiude con una richiesta di archiviazione l’inchiesta della Procura che ha coinvolto don Carlo Rebagliati, l’ex economo della Diocesi di Savona ed ex parroco di Noli e Tosse, che era rimasto coinvolto in un indagine per violenza sessuale nei confronti di un quarantenne che frequentava la parrocchia. Dal primo momento il sacerdote aveva respinto ogni accusa e adesso, a distanza di mesi, anche il sostituto procuratore Giovanni Battista Ferro, chenha avanzato la richiesta, sembra dargli ragione.

Secondo l’accusa il sacerdote avrebbe avuto rapporti “forzati” con il parrocchiano con l’aggravante di aver commesso il reato “abusando dei doveri inerenti alla qualità di ministro di culto”. Il sacerdote (che è difeso dall’avvocato Tiziano Galdolfo) aveva sempre respinto le accuse spiegando che quei rapporti erano assolutamente consensuali. Una versione in contrasto con quella della presunta vittima degli abusi che sosteneva invece di aver avuto rapporti sessuali con il prete in cambio di favori: piccoli lavoretti negli uffici parrocchiali (tipo dare il bianco, riparare la serratura o la finestra rotta) che gli consentivano di guadagnare qualche soldo per tirare avanti, visto che era disoccupato.

Una versione smentita dall’ex economo della Diocesi che, nel corso di un interrogatorio davanti al pm, aveva spiegato: “Quell’uomo me l’aveva giurata. E sa perchè? Perchè lo avevo sbattuto fuori dalla parrocchia dopo che avevo scoperto che si era portato via un assegno e aveva cercato di incassa quindicimila euro, il denaro della parrocchia. E’ venuto da me e mi ha chiesto tremila euro perchè altrimenti avrebbe denunciato che lo facevo lavorare in nero e che aveva avuto rapporti sessuali con me dai quali aveva contratto l’aids. Io non ho accettato il ricatto e lui è andato a denunciarmi. Sono convinto che sia stata una sua iniziativa. Non ho ragione di pensare il contrario, che c’entri la mia battaglia sulla questione dei preti pedofili”.

Parole che il sostituto procuratore ha ritenuto sincere e che, considerando il racconto del sacerdote coerente, lo hanno portato a chiedere l’archiviazione del suo caso. Contestualmente all’accusa di violenza sessuale sono caduti anche i sospetti che Don Rebagliati, mentre era a capo della Parrocchia di Noli, potesse aver utilizzato per interessi personali somme di denaro della comunità.

Dopo la bufera giudiziaria l’ex economo era stato “invitato” dal Vescovo a dimettersi dallo stato clericale. Una richiesta che aveva incontrato l’opposizione dei parrocchiani di don Carlo che gli sono sempre rimasti vicini, ma che era stata accettata dal sacerdote nel giugno 2011.

Olivia Stevan

Edited by GalileoGalilei - 8/1/2013, 04:08
 
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http://www.truciolisavonesi.it/index.php?o...altri&Itemid=57

Scritto da Paolo Macina da Tempi di fraternità
LE ATTIVITÀ SOTTERRANEE
DELLA DIOCESI DI SAVONA- NOLI

“Cerchiamo di evitare con cura ogni motivo di critica nell’amministrazione di questa forte somma che ci è affidata” 2 Corinzi 8, 20

Il viaggio intrapreso da questa rubrica tra le diocesi, gli economati e gli istituti di sostentamento del clero (IDSC) in Italia, ci porta nella riviera ligure, e precisamente nella diocesi di Savona-Noli.
Con una lunga tradizione alle spalle (l’atto di costituzione risale al X secolo), la diocesi ha mandato a Roma ben due Papi: Innocenzo VIII e Giulio II, partendo da un territorio dove le confraternite hanno un peso specifico notevole.

Con 71 parrocchie da Cogoleto a Finale Ligure e 135 mila residenti, pubblica un giornale che ha appena compiuto i 120 anni di vita (Il Letimbro) ed il suo sito (1) testimonia lo stampo conservatore dei vescovi che si sono susseguiti e la chiara volontà di non diffondere dati relativi ai conti economici della Curia.

La diocesi vive l’incongruenza di una popolazione di fedeli molto devota (il 98,6% dei residenti risulta battezzato) ma, a conferma dei classici stereotipi, restia alla beneficenza ed ai lasciti testamentari; nell’ultimo ventennio ha quindi recuperato molta della sua capacità bizantina, ricordo del dominio saraceno, a scapito di quella più specificamente spirituale: non è tanto il contratto stipulato con l’ASL di Savona per il conforto ai pazienti dell’ospedale San Paolo ad indignare (35mila euro l’anno, 10mila in meno della convenzione precedente), quanto la frenetica attività immobiliare che si è sviluppata durante il regno del vescovo Lanfranconi e del suo braccio destro, don Carlo Rebagliati, direttore dell’ufficio dei beni culturali ecclesiastici tra il 1995 ed il 2010, direttore del museo diocesano, responsabile dei beni artistici della chiesa e del suo patrimonio culturale, per poi proseguire sotto il controllo di mons. Domenico Calcagno.

La personalità di don Carlo è complessa: gay dichiarato e primo prete sieropositivo d’Italia, ora sospeso e con un processo in corso, ha partecipato a diverse trasmissioni televisive e le sue gesta si possono facilmente reperire in rete (2).
Esordisce scoprendo una sottrazione milionaria dalle casse della Caritas locale, che porta alla condanna del diacono nonché direttore Caritas Attilio Cotta e di suo figlio Sandro. Poi rivela una vera e propria passione per i box sotterranei, in una regione dove lo spazio per le auto è preziosissimo: in accordo con il presidente dell’IDSC savonese, don Pietro Tartarotti, brillante prete-manager laureato in economia che un libro recente battezza “don cento milioni” (3) per la sua capacità di sedere in consigli di amministrazione che muovono appalti da centinaia di milioni di euro, inizia dando il permesso nel 2000 per costruire 4 piani di garage sotto la collina verde della Villetta di proprietà della Curia; vengono abbattuti 150 alberi secolari del Seminario vescovile per ricavare più di 100 autorimesse, scatenando le legittime proteste di abitanti ed ecologisti. A nulla serve, per placare gli animi, la vendita delle quote della società costruttrice, nel 2008, a lavori quasi ultimati nonostante i numerosi ricorsi giudiziari.
La passione per i buchi nel sottosuolo prosegue con la presentazione in comune di un progetto che prevede la realizzazione, nel cortile antistante la chiesa di Nostra Signora della Neve di via Saredo, di una palazzina con nove appartamenti e due piani di box interrati sull’area che anticamente era il campetto da calcio delle Fornaci.

Il progetto, poi impantanatosi nei meandri della burocrazia comunale, è stato ripresentato recentemente dall’attuale parroco don Capaldi, che risulta anche essere amministratore unico della società Immobiliare Saredo Srl detentrice dell’appalto.

L'area di Via Saredo a Savona dove è prevista una palazzina e dei box
Ex Asilo Balbi di Albisola ora rimpiazzato da un enorme palazzone
A nulla sembrano valere le memorie dei più anziani, i quali ricordano che il terreno fu donato alla chiesa da privati proprio perché venisse destinato allo svago.

Siccome l’appetito vien mangiando, l’operazione viene replicata, stavolta a Varazze, dove nel 2007 vengono concessi alla IDSC s.r.l. (sic!) i permessi per realizzare una sala polifunzionale, ovviamente con 22 garage annessi, sul cosiddetto “orto del parroco” a ridosso della settecentesca chiesa dell’Assunta. L’operazione comporta l’abbattimento di tutte le piante di alto fusto presenti e, durante i lavori, un escavatore trancia di netto un tirante della chiesa, rischiando di farla rovinare a terra. Di fronte alle proteste dei comitati cittadini per la speculazione edilizia, illuminano le parole del rappresentante IDSC: «Facciamo un po’ di imprenditoria alla luce del sole per autofinanziarci», spiega.

«Una volta vendevamo semplicemente i terreni ai privati che facevano la loro speculazione; oggi l’operazione la facciamo noi, in prima persona, ricavandone il giusto».

Ma non è finita: la passione per il sottosuolo trova sfogo ancora nel 2009 quando, nonostante la raccolta di 540 firme, il comitato di protesta cittadino non riesce a bloccare la demolizione dell’ex-asilo Balbi di Albisola, donato nel secolo scorso dal marchese omonimo alla Curia a favore di attività con i giovani. L’edificio ed il giardino di pertinenza vengono eliminati per far posto a 14 appartamenti e agli ormai immancabili 60 box. Una vera mania.

Ormai i tempi sono maturi per il salto di qualità. L’occasione si presenta sempre nel 2009, quando l’IDSC si mette al comando di una delle operazioni immobiliari più importanti dell’intera Liguria: la riconversione delle ex-colonie bergamasche di Celle Ligure, un tesoro da 13mila metri quadri di edifici e 3,5 ettari di parco. La proprietà è di un ente religioso di Bergamo, la Fondazione Azzanelli, e la Curia savonese offre i suoi buoni uffici per facilitarne l’acquisto da parte della società Punta dell’Olmo. Ma chi fa parte della società? Oltre ad alcuni imprenditori privati, anche l’IDSC, che esprime il presidente (don Pietro Tartarotti, of course) come socio maggioritario. Con un investimento di 50 milioni di euro totalmente coperti da un mutuo Carige, si propone di convertire l’istituto che storicamente si occupava di assistenza ai minori in una struttura residenziale ed alberghiera di lusso; una prima proposta da parte di un imprenditore che vorrebbe aprire un albergo ad ore nel complesso

- un parco divertimenti per adulti, è la formula eufemistica utilizzata - viene prima illustrata in una assemblea pubblica, poi scartata dopo la pubblicazione di ironici articoli giornalistici (4).
Don Rebagliati


Stavolta la protesta cittadina blocca i lavori chiedendo di destinare i locali per scopi sociali. Il dibattito politico è ancora in corso quando la procura, in uno dei tanti interrogatori cui è sottoposto don Rebagliati, scopre che la cooperativa edilizia Coedis, appaltatrice di quasi tutti i lavori effettuati dalla diocesi nelle proprietà liguri (tra cui quelli relativi alla cattedrale in occasione della visita pastorale di Papa Benedetto XVI nel 2008), è stata fondata nientemeno che... da don Rebagliati stesso, che ne è stato anche consigliere di amministrazione.
In pratica è la diocesi stessa che si è messa in proprio, deliberando ristrutturazioni che poi vengono materialmente eseguite dal committente stesso. Altro materiale per i magistrati, che stanno ancora spulciando i bilanci della Curia degli ultimi anni.

L’elenco delle operazioni al limite del lecito potrebbe continuare con la lottizzazione richiesta (e fortunatamente non ancora ottenuta) all’interno del parco del Santuario di Savona; il tentativo di vendita al Comune di Savona del terreno dell’ex-Csi a prezzi completamente fuori mercato (e che una provvidenziale denuncia dei Grillini ha bloccato); la spoliazione di quadri e preziosi arredi sacri della Cappella Palazzolo di Villa Faraggiana ad Albisola Marina (ora si trovano al Seminario Arcivescovile) al momento dell’abbandono della struttura da parte delle Suore Poverelle di Bergamo; i contributi regionali agli oratori oggetto dell’ennesima indagine della magistratura perché utilizzati per ristrutturazioni edilizie nelle parrocchie; c’è spazio perfino per una vendita di “vino del vescovo”, all’interno della libreria delle Edizioni Paoline, senza le necessarie concessioni (5). La gestione del vescovo pistolero, monsignor Calcagno - è amante del tirassegno e della caccia (6) - e dei suoi collaboratori, è sicuramente stata apprezzata Oltretevere, come dimostra la sua nomina a segretario generale dell’APSA, perché utile a riequilibrare le finanze devastate dalle precedenti gestioni, ma a quale prezzo di immagine?

L’esempio della diocesi savonese, con le sue cooperative edilizie e le sue società a responsabilità limitata, il calpestamento dei vincoli testamentari e la rabbia dei comitati cittadini, gli scempi edilizi e le innumerevoli indagini della magistratura, è preclaro. È evidente che le dimensioni raggiunte dai patrimoni immobiliari degli istituti diocesani, connesse al continuo bisogno di denaro per il sostentamento di un clero sempre più anziano, obbligano gli stessi a dotarsi di strumenti di gestione e controllo che evitino il concentramento in mani inesperte o, peggio ancora, senza scrupoli, delle ricchezze accumulate in decenni di lasciti da parte dei fedeli. Fedeli che sicuramente confidavano, e probabilmente confidano ancora da lassù, di vedere destinati ai soggetti deboli ed ai bisognosi i beni donati.

1 www.diocesisavona.it

2 www.liquida.it/carlo-rebagliati

3 Ferruccio Sansa et al, La colata, Chiarelettere 2010

4 Repubblica, 17 giugno 2011, cronaca di Genova

5 Il Secolo XIX, 12 maggio 2010

6 Repubblica, 11 aprile 2012, cronaca di Genova

Paolo Macina Gennaio 2013
 
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view post Posted on 16/1/2013, 09:54
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http://www.puntosavona.it/news/2013/01/16/...56#.UPZnymfLm_I


E' morto don Carlo Rebagliati, il 'don'che denunciò i preti pedofili

Savona - Nel '94 scoprì di essere sieropositivo
mercoledì 16 gennaio 2013 09:26

.Savona. E’ morto all’età di 65 anni don Carlo Rebagliati, per 15 anni era stato economo della diocesi di Savona, ma soprattutto testimone di accusa dell’inchiesta contro i preti pedofili. Lui stesso, dopo aver dato le dimissioni,dalla sua parrocchia era stato poi a sua volta indagato per induzione alla prostituzione. Il prete aveva ammesso di aver scambiato effusioni con un ex tossicodipendente oggi trentaduenne ma non per soldi. La procura della repubblica tuttavia, lo scorso anno, ne aveva chiesto l’archiviazione.Don Carlo Rebagliati, figura carismatica della chiesa savonese, entrò in seminario a 16 anni. Nel 1994 ha scoperto di essere sieropositivo, forse era il primo prete in Italia a diventarlo”dalle analisi non si riuscì a capire come fossi rimasto infettato”, così disse il sacerdote. E quando l’infettivologo gli disse che poteva farsi andare a curare fuori Savona per non essere riconosciuto lui rispose di no”in ambulatorio mi chiedevo tra gli altri pazienti tossicodipendenti soprattutto – raccontò don Rebagliati – avevo chiesto di fare da cavia per provare nuove terapie. Forse il Signore aveva in mente questo per me e io l’ho interpretata come una missione da prete”. Questo pomeriggio alle 18 sarà celebrato il rosario all’obitorio del San paolo.

scritto da Antonio Amodio
 
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view post Posted on 21/1/2013, 11:43
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www.ivg.it/2013/01/don-carlo-rebagliati-e-la-chiesa/


Articolo n° 233169 del 21/01/2013 - 08:51

Don Carlo Rebagliati e la Chiesa

“Sono passati alcuni giorni dalla morte di Don Carlo Rebagliati, sulla cui figura umana e sacerdotale, sono state dette e scritte tante cose, alcune giuste ed altre inesatte.

La percezione generale dell’opinione pubblica è che egli fosse una persona buona e generosa, senza alcuna volontà malvagia o di sopraffazione nei confronti del prossimo, solo molto sfortunato.

Mi sono recato al Rosario, ma non ho potuto essere presente al funerale, perché impegnato in attività di volontariato. Ho saputo tuttavia che erano presenti il vescovo e il suo vicario. Tutto ciò mi lascia estremamente perplesso: dopo che Carlo è stato attaccato senza pietà, senza esclusione di colpi, dopo che è stato invitato a lasciare il sacerdozio, ecco che in modo improvvido, i vertici della Diocesi, presenziano attivamente al suo funerale.

Si potrebbe dire, brutalmente, che qualcuno voleva ballare sulla bara di Carlo Rebagliati, dopo avergli cagionato molteplici sofferenze di carattere morale, gli stessi soggetti che omettevano di denunciare gli autori di reati di pedofilia esercitando verso di essi la virtù del perdono, chiedevano con grande autorevolezza, a questa persona mite e buona e totalmente innocente, di svestirsi della tonaca, pur non essendo mai stato rinviato a giudizio, processato o condannato in via definitiva.

Perlomeno si potrebbe parlare di difformità di comportamento, ai pedofili condannati o che hanno ammesso le loro colpe, patteggiando davanti ad un magistrato, perdono e clemenza, a Carlo Rebagliati, durezza e inviti a togliersi di mezzo.

Al di là del perdono cristiano, che Carlo ha dispensato a tutti coloro che volevano liquidarlo, una così grande difformità di comportamento ha sicuramente delle motivazioni che andrebbero analizzate con attenzione da un magistrato in una dimensione giudiziaria.

Invito tutti coloro che hanno a cuore la giustizia e l’equità, laici o cattolici che siano, a guardare con attenzione a questi comportamenti e ricordare cosa disse Gesù, a Simone il Fariseo, il quale lo aveva invitato a mangiare a casa sua e rimane scandalizzato dalla peccatrice che lava e asciuga i piedi di Gesù, giudicando lei non degna di avvicinarsi al Profeta e Lui non capace di distinguere una peccatrice da un’altra persona”.

Roberto Nicolick
 
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view post Posted on 4/3/2013, 09:23
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www.ilsecoloxix.it/p/savona/2013/03...informato.shtml

04 marzo 2013
Prete pedofilo a Savona,
Ratzinger fu informato


Silvia Campese

Prete pedofilo a Savona, Ratzinger fu informato

L’ex vescovo Calcagno chiese consigli al futuro Papa su don Nello Giraudo: «Se possibile, lo tengo lontano dai bambini». Nel video, la prima parte del servizio trasmesso dalle Iene
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Savona - Anche Joseph Ratzinger, ora papa emerito, all’epoca prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede , era a conoscenza dei casi di pedofilia che si sono verificati all’interno della Diocesi savonese. Ma, come del resto i vertici della curia locale, non ha denunciato alla magistratura i fatti.

A dimostrarlo in modo inconfutabile sono i documenti di cui la redazione de Il Secolo XIX è venuta in possesso, sequestrati dalla Procura della Repubblica di Savona circa un anno fa, nel febbraio 2012, prelevati dalla cassaforte della Curia savonese, nell’ambito dell’indagine sui casi di pedofilia avvenuti nella diocesi ligure. Documenti che dimostrano come il papa emerito Benedetto XVI, due anni prima dell’elezione a pontefice, nel 2003, fosse stato informato dei casi savonesi, proprio quando era appunto Prefetto della Congregazione per la dottrina della Chiesa, l’organo deputato a vigilare sulla correttezza della dottrina cattolica. Una vicenda che acquista un peso significativo nella storia di Ratzinger e in cui compaiono altri personaggi illustri, tra cui il cardinale Domenico Calcagno, al tempo vescovo della diocesi savonese, che sarà membro dell’imminente conclave.

Una drammatica pagina della Chiesa cattolica che è stata ricostruita nei dettagli in un servizio di Pablo Trincia andato in onda ieri, in tarda serata, nel programma tv “Le Iene” con il titolo “Abusi nascosti dalla chiesa”, dove, agli interventi delle vittime, sono stati accostati i documenti sequestrati dalla Procura. A partire dalla lettera all’ormai ex Papa, datata 8 settembre 2003, inviata dall’allora vescovo Domenico Calcagno per informare il Prefetto Ratzinger del caso di un sacerdote pedofilo che opera nel savonese, don Nello Giraudo.

Nella lettera monsignor Calcagno chiede «la cortesia di un consiglio circa l’atteggiamento da tenere, intendendo il Sacerdote continuare con un impegno pastorale». E aggiunge: «Per quanto possibile, intendo evitare che abbia comunque responsabilità che lo mettano a contatto di bambini o adolescenti». Una denuncia che colpisce nella pacatezza dei toni chiedendo di allontanare il sacerdote pedofilo da bambini «per quanto possibile». Non solo. Secondo quanto riferito dai testimoni intervistati dalle “Iene”, ma anche rispetto alle dichiarazioni rilasciate un anno fa al Secolo XIX da due sacerdoti savonesi, Don Giovanni Lupino e Don Giampiero Bof, la denuncia a Ratzinger giunge peraltro tardiva, dopo un silenzio di anni che avrebbe coinvolto tre vescovi messi a conoscenza dei fatti: monsignor Giulio Sanguineti, monsignor Dante Lafranconi e, in ultimo, il cardinale Calcagno.

Un silenzio su episodi di una drammaticità enorme che hanno coinvolto don Giraudo, che nel febbraio 2012 ha patteggiato un anno di carcere per abusi sessuali compiuti su un diciassettenne, risalenti al 2005. Ma la maggior parte delle numerose violenze da lui compiute su bambini sono cadute in prescrizione. Vicende denunciate ai vescovi savonesi, per primo, da Francesco Zanardi, vittima negli anni ottanta, all’età di dieci anni, di don Giraudo, allora sacerdote nella parrocchia di Spotorno. Lo stesso parroco, del resto, non avrebbe mai nascosto ai superiori la sua vita clericale, segnata dalla frequenza di episodi di rapporti con giovani con cui entrava in contatto.

In uno degli ultimi interrogatori prima della condanna lui stesso aveva ammesso ai giudici di avere raccontato le sue problematiche ai superiori. Rivelazioni occultate dai vescovi savonesi. Prima da monsignor Sanguineti, poi da monsignor Lafranconi, oggi vescovo di Cremona, che è stato a sua volta indagato dalla magistratura savonese per non avere impedito al parroco di commettere abusi sessuali su minori e su almeno altre quattro vittime. Come emerso, del resto, dal blitz della polizia, guidata dalla procura savonese, in Curia, nella cassaforte dove erano tenuti i fascicoli più segreti, tra cui la relazione sull’operato di don Giraudo, poi inviata a Ratzinger.

Nel video, la seconda parte del servizio delle Iene

Lanfranconi, che nel maggio scorso non si era presentato all’udienza di opposizione alla prescrizione del caso Giraudo, è stato “salvato” dall’accusa di concorso in pedofilia grazie alla prescrizione dei reati compiuti da don Giraudo. Anche se le parole della sentenza sono dure: «La sola preoccupazione della Curia era quella di salvaguardare l’immagine della Diocesi piuttosto che la salute psichica e fisica dei minori che erano affidati ai sacerdoti». Concetto che emerge con forte evidenza anche nell’allegato alla lettera che Monsignor Calcagno invia al Prefetto Ratzinger chiedendo consiglio sulle scelte da compiere a proposito di don Nello. Nell’allegato del 2003, firmato dal vicario Don Andrea Giusto, si sottolineava infatti che «nulla è trapelato sui giornali e non ci sono denunce in corso». Don Giraudo, dalla fine degli anni ’80 in poi, è stato ripetutamente spostato da una parrocchia all’altra: da Valleggia a Spotorno, sino a Feglino dove aveva aperto una comunità per bambini disagiati. Ha continuato ad agire indisturbato. Poi sono arrivate le denunce che hanno costretto la chiesa a sollevarlo dal ruolo di sacerdote. Oggi vive tra Carbuta e Savona, dove è possiede due case.
 
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