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Ora di religione

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view post Posted on 26/6/2007, 00:06
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L’analisi è molto dettagliata e fa riscontrare due dati positivi per noi laici. Innanzitutto il forte aumento degli alunni non avvalentisi nlle regioni centrali (Marche, Umbria, Lazio, Sardegna e Abruzzo-Molise) e poi il drastico ridimensionamento della presenza degli ecclesiastici tra gli insegnanti delle scuole medie di I e II grado (nelle aaltre sono pressoché inesistenti): dal 36,6% del 1993/4 al 14,6% del 2006/7.

Il dato negativo è dato dalla situazione stagnante nel sud Italia, con percentuali di non avvalentisi che vanno dall’1,3% della Campania al 2,5% della Sicilia e al 3,6% di Abruzzo e Molise. Piccoli segnali positivi comunque giungono anche dal sud.
 
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view post Posted on 26/6/2007, 12:44
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Studenti non avvalentisi 2006/7 e 2005/6

Campania 1,3% - 1,3%
Basilicata 1,4% - 1,3%
Puglia 1,5% - 1,4%
Calabria 1,7% - 1,6%
Sicilia 2,5% - 2,5%
Abruzzo + Molise 3,6% - 3,3%
Sardegna 4,6% - 6,1%
Umbria 7,0% - 6,4%
Marche 7,1% - 6,4%
Lazio 7,9% - 7,5%
Triveneto 11,1% - 10,5%
Liguria 13,4% - 13,4%
Lombardia 14,7% - 14,1%
Piemonte + V. Aosta 15,7% - 14,9%
Emilia R. + S. Marino 16,3% - 15,1%
Toscana 17,6% - 16,9%



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Gli alunni non avvalentisi per zone geografiche e livello di istruzione

Nord = Piemonte, Val d'Aosta, Liguria, Triveneto (Veneto, Trentino Alto Adifge, Friuli V. G.), Emilia R., Rep. S. Marino.

Centro = Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Sardegna, Abruzzo, Molise.

Sud = Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia.


Materne - Italia 5,5% - Nord 9,7% - Centro 5,7% - Sud 1,1%
Elementari - Italia 5,4% - Nord 8,3% - Centro 5,3% - Sud 1,3%
Medie - Italia 7,1% - Nord 10,9% - Centro 8,1% - Sud 1,8%
Superiori - Italia 15,4% - Nord 25,7% - Centro 17,5% - Sud 2,1%

Tutte le scuole - Italia 8,8% - Nord 14,1% - Centro 9,7% - Sud 1,6%
 
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Marla05
view post Posted on 26/6/2007, 14:56




Non so come sia in altre scuole, ma nel mio liceo ogni anno del triennio c'è un punto di credito che si può ottenere grazie a tre voci: la frequenza, l' "impegno" e una valutazione positiva in religione. Per chi, come me, non fa religione, l'alternativa è presentare documenti relativi ad attività sportive a livello agonistico, fare qualche materia alternativa (non ho nemmeno idea di cosa offra la mia scuola in merito) oppure qualche attività extracurricolare, cioè passare spesso e volentieri tutto il pomeriggio a scuola per cose praticamente inutili.
La conseguenza? Tre quarti della scuola fa religione solo per quello stupido punto di credito.
 
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Arammigu
view post Posted on 26/6/2007, 18:44




senza questo imbroglio gli studenti nell'ora di religione sarebbero come minimo la metà,è per questo che anche questo ministro della margherità,ha fatto di tutto per tenere le cose così! :huh:
 
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Marla05
view post Posted on 27/6/2007, 20:56




CITAZIONE (Arammigu @ 26/6/2007, 19:44)
senza questo imbroglio gli studenti nell'ora di religione sarebbero come minimo la metà,è per questo che anche questo ministro della margherità,ha fatto di tutto per tenere le cose così! :huh:

Certamente. Poi si potrebbe disquisire sul perchè questa gente consideri più importante il numero di studenti che si avvalgono della religione piuttosto che il motivo per cui lo fanno o, meglio ancora, l'eventuale beneficio che ne traggono. Ma suppongo che siano minuzie da laicista impertinente, eh.
 
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view post Posted on 11/7/2007, 15:29
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http://notizie.alice.it/notizie/politica/2...ml?pmk=nothppol

SCUOLA/ BETORI: ORA RELIGIONE PER CAPIRE IDEE DEI GIOVANI
Ragazzi vanno 'stanati' partendo dalle scuole
postato 1 ora fa da APCOM
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Roma, 11 lug. (Apcom) - I giovani? "Dobbiamo stanarli". Dove? "A scuola". Per questo "c'è l'ora di religione ed è lì che possiamo intercettare i parametri culturali, i riferimenti sociali, i valori e i disvalori del mondo giovanile". Lo afferma monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, in una intervista a 'Famiglia Cristiana', sulle attese dell'Agorà dei Giovani, l'incontro con il Papa l'1 e il 2 settembre a Loreto.

"L'ora di religione - sottolinea Betori - è poco sfruttata in questo senso. Oggi un giovane sacerdote fatica a entrare nella scuola, anzi, a volte cerca addirittura di restarsene fuori. E non si tratta di un bel segnale di disponibilità da parte dei preti". E i vescovi? "Molti cominciano a spingere in questa direzione, ma non è facile. È giusto andare a cercare i giovani in discoteca - prosegue il numero due dei vescovi - ma la scuola non va abbandonata, perché è lì che emergono le principali questioni: il rapporto con la cultura, con la famiglia, con gli adulti, con i coetanei. Ed è a scuola che ci giochiamo l'alfabetizzazione religiosa di base".

Per monsignor Betori, dunque, si tratta di una sfida cultura, oltre che educativa. "I giovani non conoscono il Vangelo, ma nemmeno la Costituzione - osserva - e non è solo la Chiesa ad avere difficoltà con i ragazzi. Noi siamo consapevoli che i nostri preti debbono avere più coraggio, ma siamo anche consapevoli che non siamo i soli a mancare di coraggio. C'è un problema di educazione alla cittadinanza - ammonisce - che riguarda le istituzioni e la vita civile".

A proposito dell'incontro dei giovani con il Papa a Loreto, Betori rivela che è stato lo stesso Benedetto XVI a volere l'iniziativa e che "il Papa desidera parlare con i giovani. È per questo motivo - conclude - che bisognerà essere in tanti a Loreto".


 
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Arammigu
view post Posted on 11/7/2007, 16:08




neanche la chiesa conosce il vangelo! :)
 
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view post Posted on 24/7/2007, 19:44
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http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/sc...no.html##Static


SCUOLA & GIOVANI InviaStampa"Crisi di vocazioni" più forte in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna
Situazione paradossale se paragonata a quella degli altri insegnanti
Mancano professori di religione
il ministero fatica a trovarli
di SALVO INTRAVAIA

AAA cercasi insegnanti di religione da assumere. Sembra uno scherzo ma è assolutamente vero. Il ministero della Pubblica istruzione ha emanato il decreto per il reclutamento di 3.060 docenti di religione cattolica, ma fa fatica a trovarli. In alcune regioni le graduatorie del primo e ultimo concorso bandito dal governo Berlusconi sono esaurite e per la terza tranche di immissioni in ruolo viale Trastevere sta penando non poco per assegnare le cattedre. Situazione che, se raffrontata a quella degli altri precari della scuola, appare paradossale. In un Paese come il nostro dove il precariato, specie fra i giovani e in tutti i settori, sta sostituendo anno dopo anno il cosiddetto posto fisso si fa fatica a trovare insegnanti di religione con le carte in regola, da assumere. Si profila un nuovo concorso? Vedremo.

Le regioni in 'crisi di vocazioni' sono soprattutto la Lombardia, dove a fronte di un'ampia disponibilità (357 posti vacanti) all'elementare e materna è possibile assumere appena 12 insegnanti, il Veneto e l'Emilia Romagna dove, sempre nei primi gradi dell'istruzione, sarà possibile assegnare solo sette cattedre. Situazione critica anche in Liguria e nelle Marche mentre in quasi tutte le altre regioni i posti liberi sono stati coperti al 100 per cento.

La carenza di prof di religione abilitati e in possesso del lasciapassare della Curia emerge dalla stessa circolare che accompagna il decreto. "Poiché in alcune regioni - spiegano dal ministero - è risultata esaurita la graduatoria di uno dei due concorsi oppure si è verificato che nella graduatoria stessa figurano ancora in attesa di nomina un numero di candidati insufficiente a coprire completamente il contingente risultante dalla ripartizione il numero di posti di risulta è stato destinato alla graduatoria dell'altro concorso". E siccome "in alcune delle regioni in questione, anche la graduatoria dell'altro concorso è risultata insufficiente a coprire il contingente matematicamente assegnabile alla regione, i posti che non è stato possibile conferire alle regioni per esaurimento di aspiranti a nomina inclusi nelle graduatorie, sono stati ripartiti tra le altre regioni". Una situazione che neppure i più ottimisti avrebbero potuto prevedere. Insomma quasi tutti gli aspiranti insegnanti di religione reclutati dai vescovi delle varie diocesi si sono sistemati.

Gli 'altri prof', quelli che dopo anni di precariato si trovano in questi giorni a inseguire il sogno della cattedra fissa, sono migliaia in ogni regione. Secondo una prima stima ministeriale, nelle Graduatorie ad esaurimento volute dal governo Prodi per eliminare il precariato della scuola si contano oltre 382 mila iscritti. E considerando che una minima parte è già di ruolo sono almeno 300 mila i precari 'veri'. Per loro la speranza è costituita dal piano triennale di 150 mila assunzioni varato dal ministro Giuseppe Fioroni, con i primi 50 mila che partiranno dal prossimo primo settembre. I nuovi inserimenti nelle liste dei precari sono circa 100 mila, la maggior parte proveniente dalle Scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (Ssis) e dalle facoltà di Scienza della Formazione primaria. Se i numeri saranno confermati, al termine del blocco di assunzioni 150 mila giovani, regolarmente abilitati all'insegnamento o specializzati, resteranno precari. Situazione quasi sconosciuta fra gli insegnanti di religione. Alla media e al superiore i posti disponibili (1.650 in totale) saranno quasi tutti coperti da altrettanti (1.557 assunzioni) docenti.

I due diversi concorsi (per l'elementare e materna e per la scuola media e superiore) furono banditi nel 2004. Gli insegnanti di religione, di fatto fino a quel momento precari, che per tre quarti di secolo sono stati a carico della Chiesa hanno avuto la possibilità di passare alle dipendenze dello Stato con un concorso riservato. Bastava avere insegnato per almeno quattro anni consecutivi, nell'ultimo decennio, in una scuola statale o paritaria ed essere in possesso della certificazione di idoneità rilasciata dall'ordinario diocesano. Con l'ultimo blocco di assunzioni in tre anni sono stati reclutati più di 15 mila prof di Religione. "Con questo adempimento - dichiarano dalla Flc Cgil - si concludono le procedure di assunzione in ruolo degli insegnati di religione cattolica. Provvedimento fortemente voluto dal governo di centrodestra, a suo tempo alquanto discusso e tutt'ora discutibile, perché altera le normali regole del reclutamento".

(18 luglio 2007) Torna su
 
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view post Posted on 3/10/2007, 10:44
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http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/sc...o-stipendi.html

Ricorso al Tribunale del lavoro dei parlamentari della Rosa nel pugno
Se dovesse essere vinto potrebbe costare allo Stato oltre due miliardi
Religione, i prof guadagnano di più
"Ora gli stessi aumenti per tutti"
di SALVO INTRAVAIA

I neoimmessi in ruolo di Religione percepiscono uno stipendio più alto di tutti gli altri colleghi. Per questa ragione i parlamentari della Rosa nel pugno (Rnp) hanno promosso un ricorso al Tribunale del lavoro di Roma. L'obiettivo è quello di ottenere la parità di trattamento economico fra i docenti di religione cattolica e tutti agli altri professori, allineando gli stipendi di questi ultimi con quelli dei loro colleghi che fino a tre anni fa venivano nominati direttamente dell'ordinario diocesano.
Un ricorso che, se venisse accolto, costerebbe alle casse dello Stato qualcosa come 2,5 miliardi, di euro, e che porterebbe nelle tasche dei docenti di 'tutte le altre materie' una cifra compresa fra i 2.500 e i 15 mila euro. La contesa fra Rnp e ministero della Pubblica istruzione si aprirà nei prossimi giorni quando è prevista la prima udienza presso il tribunale della Capitale.

Secondo deputati e senatori, coordinati da Maurizio Turco, gli attuali privilegi degli insegnanti di Religione sarebbero in contrasto con gli articoli 3 e 97 della Costituzione che prevedono la 'parità di trattamento nel pubblico impiego'. Per comprendere le cause che hanno portato alla presunta disparità a favore di 12 mila insegnanti di Religione occorre partire dal 1980. L'accavallamento di una serie di normative, con tutta probabilità non adeguatamente coordinate, ha consentito agli assunti di Religione di partire con uno stipendio più alto anche del 10 per cento rispetto agli altri insegnanti nelle medesime condizioni.

Ventisette anni fa, una serie di contorsioni dell'ordinamento giuridico italiano ha comportato un indubbio vantaggio per i neoassunti di Religione. Nel 1980 vennero concessi loro scatti di stipendio maggiori poiché la loro condizione era quella di "precari sine die", pagati dallo Stato italiano ma senza poter godere dei meccanismi riguardanti i colleghi di ruolo.

Nel 2003 l'allora ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, indisse il primo concorso della storia repubblicana per assumere definitivamente 15 mila insegnanti di Religione. E poco prima di passare la mano al centro-sinistra, nel febbraio 2006, il governo Berlusconi stabilì che gli incrementi stipendiali di cui avevano goduto i precari di Religione prima di entrare di ruolo venivano conservati anche dopo.
Così quello che per i prof di Religione era un handicap (il precariato a tempo indeterminato stabilito dal Concordato Stato-Chiesa) si trasformò in un vantaggio. Basta fare due conti per comprenderne gli effetti. Un prof di Religione con otto anni di anzianità, neppure troppi per i precari della scuola, ad inizio carriera percepisce uno stipendio del 10 per cento più consistente rispetto ai colleghi delle 'altre materie'.

(26 settembre 2007)
 
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view post Posted on 1/11/2007, 12:45
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http://www.uaar.it/news/2007/10/31/torino-...ltri-supplente/

Torino: un solo alunno a religione, per gli altri il supplente
Ennesima cronaca dal quarto mondo.

Quando il professore entra, tutti escono. Chi fuori, chi al bar, qualcuno persino a testa bassa sui libri a ripassare. Tutti tranne uno, l’unica mosca bianca che ha scelto di seguire l’ora di religione. In una classe dell’istituto commerciale Arduino, zona elegante della precollina di Torino frequentata da oltre 400 ragazzi, il 20 per cento stranieri, la lezione si è ridotta ad un dialogo di sessanta minuti, un tu per tu fra professore e allievo. Il docente tira fuori le sue schede – oggi si parla di armonia fra mente, corpo e anima -, l’allievo dice la sua. Segue dibattito.
Se il caso fosse isolato sarebbe la solita eccezione. Ma il lunedì mattina il gruppo dei ragazzi “che non si avvalgono” è così allargato, oltre trenta allievi fuori dall’aula per tre ore su cinque mentre in classe restano non più di due, tre o al massimo quattro ragazzi, che il dirigente scolastico ha deciso di chiedere la nomina di un docente. “Ne ho troppi fuori e non riesco a coprire con gli insegnanti a disposizione”, spiega Antonio Ingravalle. Salvo aggiungere che non ritiene che i costi debbano ricadere sul fondo di istituto, ormai ridotto a pochi spiccioli. Chi paga dunque? Il preside ha chiesto un parere al ministero ed è in attesa di risposta.
Nel frattempo, sta facendo il possibile per attivare corsi alternativi. L’insegnante di religione, 24 anni di insegnamento e il ruolo conquistato soltanto tre anni fa, non nega un po’ di frustrazione per il calo drastico di studenti e se la prende con la mentalità dei mala tempora attuali: “è il clima di oggi, tutto questo parlare di laicità”. E fra i docenti dell’Arduino, dopo anni di assopimento su quello che quindici anni fa era uno dei temi più a rischio dei Collegi docenti di tutta Italia, il dibattito è ripreso: possibile che per le lezioni di lingua debbano esserci almeno dodici allievi e per la religione non sia consentito neppure un accorpamento?
Altri dirigenti scolastici di licei e istituti superiori di Torino hanno confermato che anche per attivare corsi alternativi servono fondi che la dissestata scuola italiana purtroppo non ha. In attesa che arrivino i dati delle adesioni del 2007, il responsabile dell’ufficio scuola della Diocesi don Bruno Porta dice di essere convinto che il calo non sia significativo. E ricorda l’esistenza del Concordato: “Mi rendo conto che le scuole sono in grande difficoltà economica e capisco pure i ragazzi, che preferiscono un’ora di lezione in meno. Ma anche se ce ne fosse uno solo in tutta la scuola che vuole seguire la lezione, ha il diritto di farlo. I costi non riguardano noi”.

L’articolo di Sara Strippoli è stato pubblicato oggi su “Repubblica” (pagina 24)
 
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view post Posted on 20/11/2007, 23:48
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http://www.repubblica.it/2006/12/sezioni/s...a-studenti.html

In Italia sono oltre 300 mila i ragazzi delle scuole superiori che "disertano".
Allarme dei vescovi. La Cgil: accorpare le classi svuotate
Ora di religione, studenti in fuga
al Nord uno su 4 non frequenta

di SALVO INTRAVAIA
ROMA - Ora di religione: le classi si svuotano. È quello che accade nelle scuole superiori di quasi tutte le grandi città del Nord. Da Milano a Torino mentre a Roma il fenomeno è un po' più contenuto ma consistente. A confermarlo è la stessa Cei (la Conferenza episcopale italiana), che ha recentemente pubblicato un dossier sulla frequenza dell'ora di religione cattolica a scuola. Nelle regioni settentrionali sono in totale più di un quarto (il 25,7 per cento) gli studenti che preferiscono una attività alternativa a quella di religione. Ma è nelle grandi città che nel corso degli ultimi anni il fenomeno ha assunto dimensioni tali da fare preoccupare gli stessi addetti ai lavori. Tanto che un anno fa Alberto Giannino, presidente dell'Associazione docenti cattolici, ha deciso di scrivere una lettera agli oltre 100 mila studenti delle scuole milanesi che "non si avvalgono", come si dice in gergo tecnico. "Hai preferito con la tua scelta - scrive Giannino - la libera uscita dalla scuola che ti consente una "vacanza" durante quest'ora in cui puoi andare al bar, al parco della scuola e a fumare una sigaretta. Cioè, mentre i tuoi compagni sono in classe col docente di religione a svolgere una lezione culturale sulla Bibbia tu hai scelto il disimpegno scolastico che io considero altamente diseducativo".

Un rimbrotto che non è servito a molto, visto che la fuga dalle lezioni di religione non è stata arrestata. A Firenze addirittura la situazione si è ribaltata. Nell'anno scolastico 2006-2007 gli studenti che durante l'ora di religione hanno preferito togliere il disturbo sono stati più (il 58,7 per cento) di quelli che sono rimasti dentro le classi a seguire i corsi. Situazione simile a Bologna, dove i "dissidenti" hanno raggiunto il 47 per cento. Le classi si svuotano di un terzo a Milano, Torino, Venezia e Genova e nella cattolicissima Capitale si viaggia spediti verso il 30 per cento. In totale sono oltre 300 mila gli studenti italiani delle scuole superiori che disertano l'ora di religione. Nel 2000-2001 erano 218 mila.

Ma quali sono le attività alternative cui si dedicano i ragazzi mentre i loro compagni seguono le lezioni di religione? Una piccola parte (il 10 per cento) è impegnato in attività "didattiche e formative" e 4 ragazzi su dieci studiano per recuperare i brutti voti presi fino a quel momento. Metà esce dalla scuola per rientravi dopo un'ora o va a casa in anticipo. In parte la fuga dall'ora di Religione può essere attribuita alla crescente presenza degli stranieri in classe. Ma non è sufficiente: anche sottraendo tutti gli alunni non italiani dal numero di coloro che "non si avvalgono" il trend è comunque in crescita. Una possibile spiegazione la dà l'Istat: nella recente indagine relativa agli aspetti de "La vita quotidiana" i giovani che "non si recano mai in un luogo di culto" è in aumento.

Ma le classi semivuote durante l'ora di religione rappresentano per la scuola un dispendio di risorse. "Se gli istituti di secondo grado riuscissero ad organizzarsi in modo da accorpare le classi svuotate dagli alunni che "non si avvalgono", eviteremmo un fenomeno di sovraddimensionamento delle nomine dei professori di religione pari a 1.200 unità, con un risparmio di 37 milioni di euro all'anno", dice il leader della Flc Cgil Enrico Panini.

(19 novembre 2007)

Diminuisce il numero dei professori religiosi. I laici sono l´85%, la maggioranza donne

E in cattedra sempre meno preti

ROMA - Sempre meno preti in cattedra nelle scuole italiane. La maggior parte dei quaranta-cinquantenni di oggi ricorda un professore di religione con abito talare: un prete o una suora. Negli ultimi anni, i ragazzini della scuola media e superiore che hanno a che fare con questa figura sono davvero pochissimi. È quanto emerge dai dati contenuti nell´annuario sull´insegnamento della religione cattolica pubblicato dalla Conferenza episcopale italiana per l´anno scolastico 2006-2007. In appena sei anni la presenza di sacerdoti e suore nelle aule di scuola secondaria di primo e secondo grado si è ridotta di un quarto. E per i prossimi anni la previsione è di un ulteriore calo. Nell´anno scolastico 2000-2001 un insegnante di religione su 5 era rappresentate diretto della chiesa cattolica. Nel 2006-2007 la percentuale è scesa al minimo storico del 14,7 per cento: il 12,3 per cento di sacerdoti, lo 0,5 per cento di monaci ed altri religiosi e l´1,8 di suore. Nel corso degli anni, il posto lasciato libero dai religiosi è stato rimpiazzato da insegnanti laici a tempo determinato nominati direttamente dai vescovi e dal 2004 anche da professori a tempo indeterminato reclutati tramite il concorso ad hoc indetto dal governo Berlusconi. Come nel resto delle discipline d´insegnamento, anche per la religione, la presenza femminile è prevalente: il 57,3 per cento. I numeri dell´Annuario statistico mostrano come, in appena un secolo e mezzo, l´egemonia della Chiesa nella formazione degli studenti sia definitivamente tramontata. Nella prima metà dell´Ottocento l´intera organizzazione scolastica venne affidata dai sovrani locali direttamente ai sacerdoti. Oggi, anche a causa della carenza di vocazioni, la Chiesa non riesce ad affidare ai propri ministri neppure l´insegnamento della religione cattolica. Su un totale di 8.407 professori di religione presenti nelle classi di scuola media e superiore, infatti, i preti e le suore sono appena 1.236.
s.i.

Repubblica, 19 novembre 2007
 
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view post Posted on 26/2/2008, 14:11
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http://milano.repubblica.it/dettaglio/Ora-...presidi/1427193

Ora di religione, strigliata ai presidi

La dirigente: "Siamo senza rimedio bisogna rivedere i programmi"

La Curia protesta, il provveditore si mobilita: “Non va penalizzata”
di Zita Dazzi

Un richiamo all'ordine per i presidi delle scuole lombarde sull'ora di religione. L'ufficio scolastico regionale, dopo una lettera di protesta della Curia milanese, ha mandato una circolare a tutti gli istituti di ogni ordine e grado sollecitando una diversa organizzazione per chi sceglie non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica. E invitandoli a non mettere quella materia alla prima o all'ultima ora, come spesso succede.

Don Michele di Tolve, il responsabile diocesano del servizio, aveva scritto all'inizio di gennaio al direttore della scuola lombarda Anna Maria Dominici protestando per le modalità con cui, secondo la Curia, gli studenti lombardi verrebbero scoraggiati non solo dal frequentare l'ora di religione, ma anche dal partecipare ad una attività di studio alternativo. La Curia è molto critica: «Alle superiori chi fa religione è penalizzato: mettere la materia alla prima o all'ultima ora equivale a un invito ad andare al bar dopo una mattina pesante, o a bigiare l'intera mattinata, se religione è all'inizio», spiega don Michele Di Tolve. E aggiunge: «Anche quando questa materia cade durante la mattinata, comunque la proposta è un'ora di nulla, quindi i ragazzi sono deresponsabilizzati, di fatto invitati a perdere tempo. Questo è diseducativo dal nostro punto di vista».

I dati confermano che la percentuale di studenti lombardi che frequenta l'ora di religione è in calo. Se alle elementari e alle medie, le statistiche sono soddisfacenti per la Curia (80-90 per cento delle frequenze), alle superiori il dato cambia drasticamente, soprattutto a Milano città. Qui, uno studente su quattro, secondo alcune stime, esce dall'aula quando entra il prof di religione. Secondo le statistiche della Curia, invece, in tutta la Diocesi alle superiori salta l'ora dedicata al vangelo «solo» il 36 per cento. Ma c'è da dire, che questa percentuale comprende anche le realtà della provincia, molto diverse dalla metropoli.



Il direttore scolastico Dominici un mese dopo la protesta della Curia ha risposto con la circolare a tutti i capi d'istituto, riprendendo punto per punto le segnalazioni ricevute. I presidi vengono invitati «ad adottare tutte le iniziative per superare le difficoltà rappresentate ». Vietato quindi offrire agli studenti la possibilità di cambiare idea sull'ora di religione ogni anno e tanto meno durante l'anno in corso; vietata la «collocazione oraria che permette a volte la non frequenza»; vietati gli accorpamenti di classe fra studenti che fanno religione; vietato consigliare agli studenti stranieri di saltare l'ora per frequentare invece corsi di lingua italiana.

Secondo don Di Tolve, infatti, in alcune scuole i presidi arriverebbero a consegnare moduli con la scelta della non frequenza già siglata, o addirittura a stracciare i moduli degli alunni non italiani, o persino ad obbligare chi non fa religione a restare in classe disturbando quelli che la fanno. Situazioni sulle quali la Dominici non si esprime, anche se la circolare inviata nelle scuole parla chiaro: «Sia data la dovuta attenzione in modo da assicurare i diritti previsti dalla normativa vigente ».

In effetti la materia è controversa, con una serie di sentenze della Corte costituzionale che fin dall'89 hanno sancito che l'ora di religione è facoltativa, e alternativa allo studio individuale o ad altri insegnamenti organizzati dalla scuola, in modo che non sia discriminato né chi fa religione, né chi non la fa. Secondo Di Tolve «già il fatto di mettere religione sempre alla prima o all'ultima ora è una discriminazione pesante per i credenti, che finiscono a fare un'ora in più di lezione mentre gli altri vanno al bar. Inoltre, la mancata programmazione di attività alternative è una rinuncia da parte della scuola ad educare i giovani se non alla fede, anche ad altre cose utili come la legalità, la cittadinanza, il rispetto degli altri».
(25 febbraio 2008)
 
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Ashmael
view post Posted on 26/2/2008, 14:35




Già,perchè non farre educazione civica obbligatoria per tutti? Ce n'è un gran bisogno
 
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ulisse62
view post Posted on 26/2/2008, 17:16




La religione andrebbe insegnata negli oratori non a scuola, a meno che non sia un istituto cattolico. Anche perchè gli studenti mussulmani potrebbero chiedere gli sia fatta da un mullah, gli ebrei da un rabbino ecc.
La società è cambiata ma le leggi sono rimaste ancora quelle del fascio, la chiesa cattolica ormai in Italia non ha più il monopolio ma pare scordarsene un po' troppo spesso, così come se ne scordano i nostri legislatori.
L'unica via possibile ormai è la totale laicità delle istituzioni, poi ognuno impara e segue la propria religione autonomamente e nelle sedi predisposte ad essa non in istituti pubblici.
 
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Kulkulcan
view post Posted on 29/2/2008, 11:28




Cioè invece di prendersela con i studenti si lamentano con i superiori.
Bell'esempio di schiettezza e onestà intellettuale.
 
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202 replies since 18/1/2007, 12:18   2796 views
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