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Gli affari del clan di don Verzé. Truffa da 28 mln di €. Indagato il medico di Berlusconi, Spalleggiato a destra e a sinistra, da Berlusconi a Vendola a Formigoni

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view post Posted on 28/11/2011, 09:35
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http://www.giornalettismo.com/archives/172...-un-camorrista/

Il prete che si comporta come un camorrista
Dipocheparole
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28 novembre 2011

Contatti con servizi segreti e il piano per dar fuoco a un terreno da acquistare nelle pieghe dell’inchiesta su Don Verzé

Dopo oggi, raramente i rapporti tra preti e Stato potranno essere come prima. Perché per tanti preti anticamorra come Don Luigi Ciotti, c’è anche chi si comporta come un mafioso. Parlando di un rogo per bruciare il terreno di un vicino che dà fastidio e di altre cosucce non necessariamente onorevoli. L’articolo di Mario Gerevini e Simona Ravizza sul Corriere della Sera:

È dicembre 2005 e don Luigi Verzé, il gran capo dell’ospedale San Raffaele, ha le microspie nel suo ufficio. Non sa che un’inchiesta della magistratura sta legalmente violando la sua privacy. Non si era mai saputo finora. Non lo samentre parla con Nicolò Pollari, l’allora direttore dei servizi segreti militari (Sismi), delle difficoltà politiche dell’amico comune Silvio Berlusconi, della scalata alla Bnl e dei controlli fatti su Stefano Ricucci a favore di Sergio Billè. È ignaro, don Verzé, che qualcuno lo sta ascoltando quando accoglie Cesare Geronzi per parlare di politica o quando risponde alla telefonata dell’«eminenza» vaticana che gli chiede un favore. Con Mario Cal, il manager suicida, conversa di una «grana» giuridica da sistemare con Roberto Formigoni e la Regione Lombardia. E certo il prete che si ispira a San Matteo apostolo («Guarite gli infermi ») non immagina che le cimici elettroniche stiano captando il suo piano diabolico per fiaccare la resistenza di un vicino che non intende liberare un terreno.

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Il prete che si comporta come un camorrista
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I brogliacci su cui si basa l’articolo sono parte di un’inchiesta poi chiusa. Ma alla fine non sono molte le conversazioni «rilevanti »:

È il 13 gennaio 2006 alle 11,32 del mattino quando nell’ufficio di presidenza del San Raffaele «entra l’ing. Roma (capo dell’ufficio tecnico, ndr) al quale don Verzé—riassume l’operatore delle Fiamme Gialle all’ascolto— anticipa che farà venire la Guardia di Finanza per fare i verbali a coloro che giocano a calcio presso gli impianti sportivi vicini al San Raffaele che lo stesso don Verzé vuole acquisire ma che uno dei titolari, tale Lomazzi, non vuole cedere». I Lomazzi, secondo le informazioni raccolte dal Corriere, avevano un regolare contratto d’affitto (scadenza 2008) su quei terreni del San Raffaele. Ci avevano investito costruendo campi da tennis, calcio e calcetto, spogliatoi ecc. Nel 2005 e nell’inverno 2006 hanno anche subìto due incendi dolosi con blocco dell’attività e danni notevoli. Sembravano avvertimenti. Carabinieri e polizia fecero indagini, senza risultato. «L’ing. Roma—prosegue il sunto della conversazione intercettata—dice che i finanzieri dovranno chiedere la ricevuta ai giocatori, ricevuta che non avranno perché pagano tutti in nero e così la Finanza inizierà a fare le multe sia ai giocatori sia a Lomazzi …». Don Verzé non si scompone, tutt’altro, «chiede a che ora dovrebbe mandare la Finanza e l’ing. Roma risponde dalle 21 circa».

Non risulta però che un sacerdote abbia titolo per «mandare la Finanza». Dunque?

Passa un’oretta ed «entra in studio tale dott. Pollari». Cioè Nicolò Pollari, generale della Guardia di Finanza, in quel momento anche direttore del Sismi, i servizi segreti militari, finito sotto processo per il sequestro di Abu Omar e attività di «dossieraggio», oggi consigliere di Stato. Da poco Pollari, come ha documentato il Fatto, aveva acquistato una villa a Roma dal San Raffaele pagandola (500 mila euro) la metà dei soldi sborsati anni prima da don Verzé. Parlano di politica e a proposito di Berlusconi (in quel momento capo di un governo agli sgoccioli) «Pollari confida a don Verzé che sono momenti difficilissimi », che «lui è preso da molti problemi e la misura dela sua buona fede io la valuto … prima di tutto perché gli voglio bene». «Don Verzé dice: “È travolto dal suo entusiasmo … lui adesso purtroppo si è lasciato andare ..un pochettino eh eh … per correttezza morale… però tiene molto alla famiglia”. Pollari: “sì qualche giro di valzer …». La conversazione scivola sulle scalate bancarie, tema caldissimo in quell’inizio 2006. I due parlano di Sergio Billé, ex presidente della Confcommercio. «È un amico— dice il capo del Sismi—sto cercando di difenderlo in tutti i modi … la storia di Ricucci… posso dirti la verità… Billè è stato informato… puntualmente sulla vicenda di Ricucci almeno da un anno e mezzo».

E infine c’è il fuoco, ma non purificatore:

Il sacerdote nato nel 1920 da un latifondista e da una nobildonna veneta, ex segretario del Santo don Giovani Calabria e prediletto del Beato Cardinale Ildefonso Schuster, vuole cacciare il Lomazzi, quello del centro sportivo. «Don Verzé — rilevano le microspie — dice (all’ingegner Roma, ndr) di fare un sabotaggio e di stare attento ai cavalli e all’asilo», che sono del San Raffaele. «L’ing. Roma specifica di aver individuato il generatore …sarà sabotato il quadro elettrico … quindi i campi non potranno essere illuminati e quando gli amici dell’ing. Roma andranno da Lomazzi a fargli la proposta di acquisto (per conto del San Raffaele) “sarà in ginocchio…”». Qualche giorno dopo l’ingegner Roma bussa alla presidenza. Imicrofoni nascosti afferrano la conversazione, così riassunta: «Roma dice a don Verzé che quando lui sarà in Brasile ci sarà del fuoco, facendo riferimento ai fili del quadro elettrico degli impianti sportivi di Lomazzi che verranno liquefatti». Metodo don Verzé: il bastone e il vangelo.
 
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view post Posted on 29/11/2011, 06:36
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San Raffaele, diktat di Vendola
"Si farà ma senza don Verzè"


Avanti con la Fondazione: "Taranto ne ha bisogno". Il governatore dopo lo scandalo milanese e la lettera con cui invitava il Comune a sospendere il bando per il nuovo ospedale rivendica la scelta

di PIERO RICCI

San Raffaele, diktat di Vendola "Si farà ma senza don Verzè"

Al netto della quota milanese, il nuovo ospedale di Taranto deve essere realizzato. Il caso "San Raffaele del Mediterraneo" tiene banco e monopolizza una buona fetta della riunione fiume di una giunta regionale. Il governatore Vendola non sembra intenzionato a fare passi indietro rispetto alla lettera in cui ha invitato Comune di Taranto e fondazione jonica a sospendere il bando per il concorso di idee progettuali sul nuovo ospedale che era stato immaginato con la fondazione San Raffaele prima della bufera giudiziaria che ha portato l'impero di don Verzè sull'orlo del fallimento. Vendola accoglie il suggerimento arrivato dopo la sua lettera, dal capogruppo del Pdl che lo ha invitato a riferire in aula per trovare in Consiglio la strada più breve per dare un nuovo ospedale a Taranto: "Quella di Palese mi sembra un percorso ragionevole. Penso che torneremo qui in Consiglio regionale e discuteremo molto francamente", afferma il governatore. Vendola però, non ci sta a ritenere il percorso che si è interrotto, un errore.

"Dovrebbe essere abbastanza comprensibile la ragione che mi ha indotto a suo tempo a riferirmi al San Raffaele di Milano - spiega Vendola - con un Comune economicamente dissestato, un'Asl più che dissestata, una situazione abbastanza precaria degli apparati tecnico-amministrativi,
come si fa ad allestire un eventuale appalto da 150 milioni di euro in una città ridotta com'era Taranto? Qualcuno ha dimenticato cos'era Taranto qualche anno fa? Oggi, però - aggiunge - questa storia rischia di essere un polverone polemico infinito e allora torniamo qui, in Consiglio regionale, fermo restando che l'obiettivo dev'essere confermato". Su questo non ci sono passi indietro da fare: "Taranto ha bisogno di un grande ospedale pubblico con ricerca e didattica - insiste il governatore - perché continua a essere un punto particolarmente sensibile della domanda di salute, perché Taranto ha una concentrazione di patologie legate alla sua storia industriale. Per questo continuo a pensare che Taranto abbia bisogno di un ospedale di livello mediterraneo, che abbia laboratori di ricerca e di centri per la didattica".

L'obiettivo non cambia, ma deve cambiare il progetto, l'architettura societaria che era stata studiata. L'assessore al Bilancio, Michele Pelillo, il tarantino della giunta Vendola che ha seguito tutto l'iter non senza polemiche, a stento ieri riusciva a nascondere l'umore nero per quel progetto che era già arrivato al bando. "Sto preparando una comunicazione sull'impostazione del bilancio di previsione e sui vincoli del patto di stabilità", si giustifica l'assessore. Con Vendola, nel corso della giornata, avrà due faccia a faccia, uno, il più lungo, prima della riunione di giunta che riporta a zero il conteggio per il nuovo ospedale. Resta l'incognita sul futuro della fondazione jonica. La partita è stata riaperta.

(23 novembre 2011)

http://bari.repubblica.it/cronaca/2011/11/...faele-25438099/


Puglia, si farà ospedale del Mediterraneo ma senza San Raffaele di don Verzè

La Regione Puglia, dopo le recenti polemiche sui finanziamenti concessi per la costruzione a Taranto del San Raffaele del Mediterraneo e il coinvolgimento della fondazione di don Luigi Verzè, fa in parte marcia indietro. L’assessore al Bilancio, Michele Pelillo, chiarisce che grazie alla collaborazione col San Raffaele si è acquisito il know how per costruire il futuro ospedale, ma che per la realizzazione “l’orientamento è quello di mantenere l’investimento escludendo dalla Fondazione il San Raffaele e lasciando solo Regione e Asl a farne parte”. Quindi, fuori don Verzè, ma comunque si rassicura sugli interessi vaticani. “Il nostro interlocutore in questa fase è lo Ior e non don Verzè”, aggiunge. Perché “se contestiamo lo Ior contesteremmo San Giovanni Rotondo, il Miulli”, ovvero l’ente ecclesiastico che gestisce l’omonimo ospedale, “e cardinale Panico”, cioè la pia fondazione che gestisce un centro ospedaliero. Per il capogruppo Pd in consiglio, Antonio De Caro, “l’unico modo per salvare il salvabile è chiedere al San Raffaele di uscire anche formalmente dalla fondazione”. Propone di intitolare l’ospedale al patrono di Taranto, San Cataldo.
Puglia, si farà ospedale ma senzche sui finanziamenti concessi per la costruzione a Taranto del San Raffaele del Mediterraneo e il coinvolgimento della fondazione di don Luigi Verzè, fa in parte marcia indietro. L’assessore al Bilancio, Michele Pelillo, chiarisce che grazie alla collaborazione col San Raffaele si è acquisito il know how per costruire il futuro ospedale, ma che per la realizzazione “l’orientamento è quello di mantenere l’investimento escludendo dalla Fondazione il San Raffaele e lasciando solo Regione e Asl a farne parte”. Quindi, fuori don Verzè, ma comunque si rassicura sugli interessi vaticani. “Il nostro interlocutore in questa fase è lo Ior e non don Verzè”, aggiunge. Perché “se contestiamo lo Ior contesteremmo San Giovanni Rotondo, il Miulli”, ovvero l’ente ecclesiastico che gestisce l’omonimo ospedale, “e cardinale Panico”, cioè la pia fondazione che gestisce un centro ospedaliero. Per il capogruppo Pd in consiglio, Antonio De Caro, “l’unico modo per salvare il salvabile è chiedere al San Raffaele di uscire anche formalmente dalla fondazione”. Propone di intitolare l’ospedale al patrono di Taranto, San Cataldo.

Valentino Salvatore

http://www.uaar.it/news/2011/11/28/puglia-...e-di-don-verze/
 
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«Don Verzé, megalomane che pagava tangenti»

Consulenze Tre le fatture saldate dal sacerdote all' agente del Sisde Pio Pompa

Le accuse dell' ex direttore generale del San Raffaele in un fuorionda di «Report»

ROMA - «Mazzette? Sì ci sono le mazzette, ma il vero disastro del San Raffaele sono le decine, centinaia di milioni di euro utilizzati per investimenti che non andavano fatti. Don Verzé? Per dire la megalomania: spende dai 4 ai 5 milioni di euro per il suo ufficio... con la voliera dei pappagalli». Le accuse sono quelle di Renato Botti, fino a un anno fa, prima che la crisi fosse conclamata, direttore generale del polo sanitario fondato e guidato da don Luigi Verzé. Telecamere e microfono sono quelli di Report , la trasmissione di Milena Gabanelli. Stasera su Rai3 sarà raccontata la storia del prete che s' è fatto manager e della sua «creatura», il San Raffaele. Fin dagli inizi, quando l' ospedale nasceva accanto alla Milano 2 di Silvio Berlusconi. Una grande impresa protetta che per anni ha fatto ombra ad altre meno nobili attività, spesso fallimentari. Le ville costruite «a margine» degli ospedali, talvolta con piscine e altre opere abusive, il jet privato (per evitare il check in, racconta don Verzé), gli affari controversi in Brasile. Ma è soprattutto l' ex fedelissimo Botti, a telecamere apparentemente spente, che punta il dito contro don Verzé: «Qui il padrone era don Luigi, non c' erano dubbi e Mario Cal (il manager suicida il 18 luglio, ndr ) era un suo strumento... il grande puparo è don Luigi, tutti gli altri sono pupi». Botti stesso è stato uno dei suoi uomini di fiducia dal 2003 fino al 2011. E il Brasile? Anche lì lo «sbarco» del San Raffaele, anni fa, è avvenuto nel segno delle parole di don Verzé: «Il Signore mi ha comandato di andare, insegnare e guarire gli ammalati e pulire anche i lebbrosi». Poi però Report raccoglie le testimonianze di chi in Brasile critica l' effettiva natura filantropica dell' ospedale di Salvador de Bahia. Racconta Andrea Garziera, per sei anni direttore generale della struttura: «Hanno sempre evitato di pagare le tasse (com' è consentito in Brasile agli enti filantropici, ndr ) senza averne i meriti». Il padre di Andrea Garziera, Luigi, è socio d' affari di don Verzé. È con lui che - come mostra il tour tra le fazendas del gruppo - il prete manager si lancia nei business alternativi delle coltivazioni. Dall' inchiesta di Report emerge che uno dei soci occulti è Pierino Zammarchi, il costruttore per eccellenza delle opere edilizie del San Raffaele, indagato a Milano con don Verzé e altri per bancarotta. Dove ci sono investimenti in ospedali spesso vengono costruite anche maestose ville. Ce n' è una, frequentata dal fondatore del San Raffaele e dai fedelissimi, sulle sponde del fiume San Francisco in Brasile. E ce n' è un' altra in Sardegna sul Monte Tabor vicino a Olbia, con un discreto carico di abusi edilizi, secondo gli uffici del Comune. Il viaggio tra i misteri della parabola raffaelliana tocca anche i voli del jet privato che talvolta sembra sparire dai registri aeronautici e aeroportuali. Come se su certe rotte ci fosse bisogno di «coprire» qualcuno; per esempio da e per Baku, la capitale dell' Azerbaigian del presidente Ilham Aliyev, gran amico di don Verzé, il prete che pagava laute consulenze anche all' agente del Sisde Pio Pompa. Tre fatture che Report stasera mostrerà. Mario Gerevini [email protected] Simona Ravizza

Gerevini Mario

Pagina 21
(11 dicembre 2011) - Corriere della Sera





http://archiviostorico.corriere.it/2011/di...111211035.shtml

Edited by GalileoGalilei - 12/12/2011, 16:22
 
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Report: VIDEO puntata 11 Dicembre,

Don Verzè e prostitute minorenni





Report: video puntata 11 Dicembre 2011, scandalo Don Verzè. Il tema di Report, il programma di approfondimento giornalistico trasmesso su Rai 3 ha puntato i riflettori questa settimana su Don Verzè, il prete manager.

Il programma condotto da Milena Gabanelli ha cercato di fare luce sui misteri del San Raffaele, l’ospedale voluto da Don Verzè.

Sul San Raffaele sta indagando la Procura di Milano, l’ipotesi è la bancarotta fraudolenta, false fatturazioni e altri piccoli reati.

Una situazione drammatica, dove creditori e i dipendenti rischiano di non aver il denaro che gli spetta di diritto.

Uno dei testimoni chiave nell’inchiesta, poteva essere Mario Cal, considerato da tutti il braccio destro di Don Verzè, però il 18 luglio si è suicidato.

L’inchiesta curata da Alberto Nerazzini è arrivato a Salvator de Bahia, il quartier generale del prete.

Qui, il prete manager ha fatto costruire degli ospedali, aperti teoricamente e idealmente a tutti, ma sentendo gli intervistati potevano accedere solo persone benestanti e ricche, giacchè per potervi accedere era necessario possedere una speciale assicurazione, un sistema simile all’assistenza medica americana.

Salvator de Bahia, non è solo la sede dei due famigerati ospedali per gente di un certo ceto sociale ma è anche il luogo dove il noto prete possiede una villa extra lussuosa, ovviamente con piscina annessa.

C’è chi ha visto Don Verzè arrivare persino con un aereo privato e chi addirittura afferma che i dirigenti del San Raffaele vanno in Brasile anche per fare sesso con ragazzine di 15-16 anni.

Accuse pesanti, tutte da dimostrare che comunque denotano una situazione molto complessa.

Dove il sacerdote è stato protagonista in negativo, trasformando l’ospedale San Raffaele, in una multinazionale, i cui ricavati venivano usati per sprechi di denaro e per la totale mancanza di trasparenza nelle transazioni finanziare che stanno portando al crack. Ecco il video da Youtube della puntata di ieri di Report!


www.newspedia.it/report-video-punta...tute-minorenni/
 
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view post Posted on 21/12/2011, 09:18
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http://www.giornalettismo.com/archives/180...ete-in-brasile/

La vita da pacchia del prete in Brasile

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Ferma Restando

21 dicembre 2011

La foto di Oggi con Don Verzé e Mario Cal. E le “ragazzine” di Report

Don Verzé, poverino, era un prete d’affari. E quindi è il minimo che si sia dato da fare tanto, e si sia anche rilassato tanto nella sua vita tutta spesa a favore dei bisognosi. Le foto del settimanale Oggi pubblicate oggi anche da Libero testimoniano quindi dei suoi momenti di relax in Brasile.

Una vitaccia, insomma. E Libero ce la racconta:

Momenti di relax in piscina e a pranzo, prima del quale, stando alla ricostruzione del settimanale, gli ospiti facevano il segno della croce, seguendo le regole del sacerdote. Le foto ritraggono anche un vip, l’attore Renato Pozzetto, a tavola con il fondatore del san Raffaele e i suoi collaboratori. Don Verzè è ritratto anche mentre gioca a carte. Con lui un sorridente e rilassato Mario Cal, il cui suicidio, avvenuto nel luglio scorso, ha poi fatto partire l’intera inchiesta. È risultato immediatamente evidente che dietro il buco dell’ospedale, considerato una delle eccellenze in Italia, si nascondevano problemi di altissima gravità. Il semplice dissesto finanziario era sembrato fin dall’inizio una motivazione fragile per spongere il braccio destro di dion Verzè a togliersi la vita. Secondo Oggi la compagnia di Verzè e Cal spesso raggiungeva la fazenda, affacciata sull’Oceano Atlantico, in elicottero. In tal modo evitavano per evitare le cinque ore in Suv nero cilindrata 3 mila da Salvador de Bahia a Conde.

Lì trovavano due piscine (in un’altra fazenda, invece, campi da tennis, pony, gabbie con scimmie):

Gli ospiti in Brasile alloggiavano nei bungalow. Alle 8 della domenica mattina don Verzè celebrava messa. Già nelle settimane scorse la trasmissione Report di Milena Gabbianelli aveva messo sotto nuova luce le ragioni dell’investimento del San Raffaele in Brasile ementendo la natura filantropica dell’ospedale di Salvador de Bahia. Andrea Garziera, per sei anni direttore generale della struttura, conferma: «Hanno sempre evitato di pagare le tasse (com’è consentito in Brasile agli enti filantropici) senza averne i meriti». Il padre di Andrea Garziera, Luigi, ex distributore di alcolici del Veneto, è socio d’affari di don Verzé. È con lui che – come mostra il tour tra le fazendas del gruppo – il prete manager si lancia nei business alternativi delle coltivazioni dell’uva. Uno dei soci occulti, secondo Report, è Pierino Zammarchi, che ha realizzato molte delle opere edilizione del San Raffaele, indagato a Milano con don Verzé e altri per bancarotta. Dove ci sono investimenti nelle strutture cliniche spesso vengono costruite anche maestose ville. Una fra le tante, frequentata dal fondatore del San Raffaele e dai fedelissimi, sulle sponde del fiume San Francisco in Brasile. Luigi Garziera, tra le diverse rivelazioni, ha raccontato a Report le «scorribande» sessuali assieme a Mario Cal con ragazzine di appena 13-14 anni.
 
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view post Posted on 31/12/2011, 12:22
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http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/1...faele-27425722/

Don Verzè, padre del San Raffaele / foto
morto per arresto cardiocircolatorio
Aveva 91 anni ed è deceduto nella sua casa di Milano all'interno del complesso dell'ospedale che aveva fondato, ora al centro di una tempesta giudiziaria. Il portavoce: ha pesato lo stress. Proprio oggi è scaduto il termine per presentare offerte migliorative per l'acquisto del San Raffaele

Don Verzè, padre del San Raffaele / foto morto per arresto cardiocircolatorio
Don Luigi Verzè è morto nella prima mattinata di oggi nel suo appartamento all'interno del complesso del San Raffaele. Il decesso di don Verzè, che aveva 91 anni, è stato causato da una crisi cardiaca. I funerali si svolgeranno lunedì a Illasi, in provincia di Verona, il paese natale del sacerdote.

Colaprico: "Una morte, tanti segreti"

LO STRESS Dieci giorni fa il sacerdote si era autosospeso dal cda della Fondazione "per non interferire nell'opera di salvataggio" dell'ospedale, finito in bancarotta e al centro di uno scandalo finanziario. L'aggravarsi della situazione cardiaca di don Luigi Verzè "era tenuta sotto controllo già da un anno", ha riferito Paolo Klun, direttore della Comunicazione del San Raffaele, a SkyTg 24, ricordando che il sacerdote "l'anno scorso proprio in questo periodo ebbe un piccolo aggravarsi della situazione clinica, e che probabilmente lo stress acuito in queste ultime settimane ha aggravato la situazione". Lo scandalo del San Raffaele, ha continuato il portavoce della struttura, e la "conseguente situazione di stress possono avere influito su una
persona di quell'età e con una situazione di salute non tranquilla".

LA LETTERA APERTA: IO COME CRISTO IN CROCE

LA GARA Proprio oggi è atteso uno degli appuntamenti cruciali della crisi finanziaria del S. Raffaele. Scade infatti a mezzogiorno il termine per presentare un'offerta migliorativa di acquisto, per l'istituto sanitario, di almeno 50 milioni di euro rispetto ai 250 milioni messi sul piatto dal cordata Ior-Malacalza. Le buste saranno aperte presso uno studio notarile milanese. Al momento dovrebbero presentare l'offerta migliorativa il polo San Donato di Giuseppe Rotelli e il gruppo Humanitas della famiglia Rocca, che hanno chiesto di accedere alla documentazione. Nulla vieta che alla gara partecipino altri soggetti. Ma la partita non si chiude oggi: vi è un altro termine, il 5 gennaio prossimo, entro il quale è possibile presentare rilanci o anche nuove offerte.


LA VITA Don Verzè era nato il 14 marzo 1920 a Illasi, in provincia di Verona; è stato presidente della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor e presidente e rettore dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Nel 1947 si era laureato in Lettere classiche e Filosofia con padre Gemelli all'Università Cattolica di Milano e nel 1948 era stato ordinato sacerdote. Successivamente era diventato segretario del santo don Giovanni Calabria. Nel 1958 don Verzè ha fondato l'Associazione Monte Tabor e nella seconda metà degli anni Sessanta sono iniziati i lavori di costruzione dell'ospedale a Segrate, alle porte di Milano.

SAN RAFFAELE, QUEGLI AFFARI DEL FACCENDIERE

Il 30 aprile 1970 è nata la Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, cui viene conferito il San Raffaele in costruzione. Il 31 ottobre 1971 viene accolto il primo malato, mentre nel 1972 il San Raffaele viene riconosciuto Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico e dal 1982 è diventato polo universitario della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'università Statale di Milano. Negli anni Ottanta a fianco dell'ospedale, che oggi ha una capienza di circa 1.300 posti letto e una struttura di 11 dipartimenti e 45 specialità cliniche, don Verzè si è dedicato alla realizzazione e all'ampliamento di strutture specializzate, come il Dimer, Dipartimento per la Medicina Riabilitativa, il Dicor, Dipartimento per le Malattie Cardiovascolari, il Centro San Luigi Gonzaga per l'assistenza ai malati di Aids, il Dipartimento di Neuroscienze presso il San Raffaele Turro. Nel 1992 è nato il Dibit1, il Dipartimento di Biotecnologie e Centro di Ricerca scientifica.

VIDEO: I PROTAGONISTI DEL CRAC
FOTO: IL CUPOLONE DEGLI SPERPERI

Nel 1996 don Verzè ha fondato l'Università Vita-Salute San Raffaele, di cui è stato rettore, con le tre facoltà di Medicina e Chirurgia, Psicologia e Filosofia e dal 2010 la Laurea internazionale in Medicina e Chirurgia. Nel 2003 ha costituito il Movimento Medicina-Sacerdozio e nel 2010 è stato inaugurato il Dibit2 che ospita aule universitarie e nuovi laboratori per la genomica e proteomica. Nel corso del 2011 sono emersi i problemi finanziari del San Raffaele, dovuti all'elevato indebitamento del gruppo. E lo scorso 19 dicembre don Verzè si è autosospeso dalla carica di presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor.

(31 dicembre 2011)
 
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Ashmael
view post Posted on 31/12/2011, 15:24




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view post Posted on 2/1/2012, 10:36
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/02...i-verze/181051/

Tangenti, truffe, abusi edilizi: l’incredibile storia del prete-manager Luigi Verzé

Era il 1978 quando Emma Bonino e Marco Pannella denunciavano in Parlamento la "gestione mafiosa del San Raffaele" e puntavano il dito contro il sacerdote "sospeso a divinis". La carriera del fondatore dell'ospedale lombardo, deceduto il 31 dicembre, è costellata di condanne e oscuri rapporti. Fino all'epilogo del crac e dell'inchiesta sui fondi neri. I legami con Berlusconi e con il Sismi di Pollari

Don Luigi Verzè, fondatore del San Raffaele
Il denaro pubblico dato all’ospedale San Raffaele finisce “nelle mani di loschi gruppi di potere clericali che lo utilizzano per attività speculative e clientelari, sulla pelle degli ammalati”. Una denuncia durissima contro la “gestione mafiosa” dell’istituto, ma non è di oggi. Trentaquattro anni prima che l’ospedale milanese finisse travolto da un crac miliardario e dallo scandalo dei fondi neri messi da parte per beneficiari ancora da individuare, una pattuglia di deputati radicali metteva nero su bianco nei documenti della Camera un severo atto d’accusa contro l’allora poco conosciuto don Luigi Verzé e la sua impresa.

“Il Presidente del consiglio di amministrazione dell’ospedale San Raffaele, ‘don’ Luigi Maria Verzé è stato sospeso a divinis dalla Curia milanese nel 1973”, si legge nell’interrogazione presentata tra gli altri da Emma Bonino e Marco Pannella il 4 aprile 1978. Don Verzé “è stato condannato dal tribunale di Milano a un anno e quattro mesi di reclusione per tentata corruzione in relazione alla convenzione con la facoltà di medicina dell’università Statale e la concessione di un contributo di due miliardi da parte della Regione. E’ stato incriminato di truffa aggravata nei confronti della signora Anna Bottero alla quale ha sottratto un appartamento del valore di 30 milioni”.

L’eccellenza in campo scientifico e sanitario che il San Raffaele ha conquistato nei decenni successivi è universalmente riconosciuta. Ma, al tempo stesso, la sua è una tipica storia italiana di scandali avvenuti sotto gli occhi di tutti, e che tutti (o quasi) hanno fatto finta di non vedere. Fino all’epilogo: il buco di bilancio da un miliardo e mezzo di euro, il concordato preventivo, l’inchiesta penale aperta dalla Procura di Milano che ha già accertato un giro milionario di denaro in nero tra i fornitori e i vertici dell’istituto, il tragico suicidio del direttore finanziario Mario Cal quando tutto questo cominciava a disvelarsi, la morte per infarto (al quale non tutti credono) del novantunenne fondatore don Verzé nell’ultimo giorno del 2011.

“L’ospedale San Raffaele ha iniziato la sua attività nel settembre del 1971, nonostante l’ufficiale sanitario ne abbia negato l’agibilità”, denunciavano i deputati radicali, e il riconoscimento ministeriale è arrivato nel 1972 “nonostante la ferma opposizione della Regione Lombardia”, il cui assessore alla Sanità aveva parlato di un “atto di pirateria politica”. Un riconoscimento arrivato nonostante una sfilza di irregolarità, secondo Bonino e Pannella, in merito alle attrezzature mediche alla gestione del personale. Fatti che inducevano i radicali a chiedere ai ministri competenti di “ricercare le connivenze e le responsabilità eventuali dell’amministrazione dello Stato che hanno determinato questa scandalosa situazione”.

L’ATTO D’ACCUSA DEI RADICALI NEL VERBALE DELLA CAMERA

Seduta Camera 4 aprile 1978

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Una carriera spregiudicata quella di don Luigi Verzé, il “prete manager” che preferiva il doppiopetto alla tonaca e il business alla liturgia. Un’indole che gli è costata la proibizione “di esercitare il sacro mistero”, decisa dalla Curia di Milano il 26 agosto 1964, e una sospensione a divinis del 1973. Dagli esordi a oggi, la parabola di don Verzé si intreccia con quella di Silvio Berlusconi. E’ la Edilnord di Berlusconi, a partire dal 1969, che sovraintende alla costruzione dell’ospedale San Raffaele, su un terreno di Segrate, poco distante dalla nascente Milano 2, acquistato dal Centro di assistenza ospedaliera Monte Tabor con 600 milioni di lire di fondi statali ottenuti grazie ai buoni uffici della Democrazia cristiana.

Tutta la vicenda urbanistica è segnata da accuse di abusi edilizi e tentativi di corruzione di politici locali, come racconta Giovanni Ruggeri in “Berlusconi. Gli affari del presidente” (Kaos edizioni 1994). Abusi che ricorrerrano nella folgorante espansione dell’ospedale. Nel 1998 don Verzè sarà condannato due volte dal Tribunale di Milano: a un mese di reclusione per aver fatto tirar su senza licenza una palazzina di tre piani per la nuova accettazione dell’ospedale, e a dieci giorni per aver proseguito i lavori nonostante la prima sentenza di colpevolezza. Il sacerdote evita il carcere grazie alla sospensione condizionale della pena.

Il duo Berlusconi-Verzé agisce all’unisono nel 1971, quando interviene presso il ministero dei trasporti perché il frastuono del traffico aereo del vicino aeroporto di Linate disturba la quiete dei degenti del San Raffaele e degli inquilini di Milano 2, che all’epoca sono appena 200. Con grande tempestività, Civiliavia impone lo spostamento del corridoio di uscita dei jet dallo scalo milanese. L’inquinamento acustico è così dirottato su un pugno di comuni dell’hinterland densamente popolati. Seguono proteste e petizioni, e la vicenda porterà alla condanna del direttore generale dell’Aviazione civile.

Il rapporto tra il prete-manager e l’imprenditore-politico resterà saldo nei decenni a venire. Per don Verzé, Berlusconi è “l’uomo mandato dalla Divina provvidenza”. Per Berlusconi, don Verzé è “un uomo raro, un grande imprenditore”. E’ al San Raffaele che l’allora presidente del consiglio viene ricoverato dopo essere stato ferito in faccia da una statuina del Duomo di Milano, il 13 dicembre 2009. E al San Raffaele lavora come igienista dentale Nicole Minetti, gran sacerdotessa delle “cene eleganti” di Arcore, arrivata in consiglio regionale lombardo dopo essere stata piazzate nel listino bloccato del governatore lombardo Roberto Formigoni.

Il 3 marzo 1977 il Tribunale di Milano condanna don Verzé per istigazione alla corruzione, per aver cercato di “comprare” l’assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Vittorio Rivolta, per ottenere un contributo regionale di due miliardi di lire. Nelle motivazioni della sentenza, il prete manager è definito “un imprenditore abile e spregiudicato, inserito in ambienti finanziari e politici privi di scrupoli sul piano etico e giuridico-penale”. La condanna sarà cancellata dalla prescrizione del reato.

Una divina provvidenza che salverà don Verzé da altre due condanne: per truffa – il caso Bottero citato da Bonino e Pannella nell’interrogazione del 1978 – e per concorso in ricettazione. Quest’ultima vicenda si riferisce a un quadro, una Madonna piangente davanti a Cristo, rubato da una chiesa napoletana e riapparso a Segrate in una cascina annessa al San Raffaele. Nel 2005 don Luigi Verzè è stato condannato a un anno e quattro mesi. L’11 gennaio 2011 la Cassazione ha sancito la prescrizione, senza però assolvere nel merito il fondatore dell’istitituto ospedaliero, come richiesto dai suoi legali. Perché, si legge nelle motivazioni, “il giudice del rinvio ha correttamente fornito un’ampia e consistente giustificazione, spiegando in modo ragionevole che don Verzè era al corrente della provenienza illecita dei quadri”.

Nei suoi 91 anni di vita, il fondatore del San Raffaele ha saldato legami di ferro con i vertici del potere lombardi e non solo. Un’inchiesta della Procura di Milano su una vicenda esterna al San Raffaele ha documentato un rapporto confidenziale con il generale Niccolò Pollari, allora direttore del Sismi, con il quale tra l’altro don Verzé discute su come intimidire i titolari di un impianto sportivo confinante con l’ospedale, che non vogliono rassegnarsi a sloggiare per far spazio a un’ulteriore espansione dell’istituto. Mentre – proprio in una lettera a Berlusconi – si professa “uomo fedele e leale di don Verzé” Pio Pompa, ex collaboratore del San Raffaele passato al servizio segreto militare, finito al centro dello scandalo su dossieraggi e depistaggi ai danni di magistrati e giornalisti. Tra il Sismi e il San Raffaele intercorrono controversi affari immobiliari.

La fine della storia sta cercando di scriverla la Procura di Milano, nell’inchiesta scaturita dal crac finanziario emerso l’estate scorsa, che vedeva tra gli indagati lo stesso don Verzé. Le testimonianze di manager e fornitori del San Raffaele hanno fatto emergere un sistema di sovrafatturazioni sugli acquisti di beni e servizi, in vigore durante la gestione del prete manager, studiato per creare riserve di fondi neri che tornavano nelle casse dell’istituto. I magistrati stanno cercando di capire chi fossero i destinatari di questo fiume sotterraneo di denaro. In carcere è finito tra gli altri Pierangelo Daccò, intermediario d’affari ritenuto uomo di collegamento con le istituzioni.

Nel lontano 1978, i guastafeste radicali avevano visto lungo. Poi, per più di trent’anni, molti hanno chiuso gli occhi.
 
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view post Posted on 2/1/2012, 22:01




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view post Posted on 5/3/2012, 10:15
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5 marzo 2012 - Politica Commenta per primo!
Formigoni scrisse a don Verzé: ecco i miei atti su misura per te

«Caro Roberto…», «Carissimo don Luigi…». Due lettere riservate tra il governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e don Verzé. Il sacerdote chiede soldi, il governatore elenca, in modo dettagliato e inconfutabile, tutti i favori fatti al San Raffaele. I file audio delle microspie Le «protezioni» di Pollari (non soltanto Geronzi era sotto tutela) e le lettere sono due notizie che emergono da carte e archivi che il Corriere ha consultato e «ascoltato» e che sono alla base del libro- inchiesta «I segreti di don Verzé», da domani in edicola con il Corriere della Sera. In primis l’archivio sterminato, e in gran parte vergine, di sette mesi di intercettazioni ambientali e telefoniche a partire dal dicembre 2005. Sono migliaia di file audio. Le cimici sono state piazzate nell’ambito di un’inchiesta sulla maga Ester Barbaglia per presunto riciclaggio (accusa poi rivelatasi infondata) del denaro del clan calabrese dei Morabito. La Barbaglia alla fine del 2004 aveva creato, nello studio di Enrico Chiodi Daelli, notaio storico del San Raffaele, una Fondazione con un patrimonio di 28 milioni destinato alla Fondazione Monte Tabor di don Verzé, ovvero l’ente al vertice del gruppo ospedaliero. È il nesso, probabilmente, che ha fatto scattare le intercettazioni. Le indagini, però, hanno subito escluso qualsiasi ipotesi a carico del fondatore del polo sanitario milanese. Tant’è che il fascicolo è rimasto sepolto e intatto per anni. Tra novembre e dicembre si era dato conto dei brogliacci, ovvero i riassunti scritti di alcune conversazioni ritenute rilevanti per le indagini. Il Sismi e gli intrighi L’audio «diretto», però, è un’altra cosa, riconsegna la totalità delle conversazioni. Si spalanca così una finestra sul sistema di relazioni e di potere che aveva al centro il San Raffaele. E l’orizzonte si allarga ben oltre i fatti interni dell’ospedale. È una stagione particolare, oltretutto, perché il governo Berlusconi è agli sgoccioli e ad aprile 2006 dovrà cedere il passo, per una manciata di voti, a Romano Prodi. E poi è caldissimo il fronte delle scalate bancarie, epoca «furbetti», con le inchieste, gli arresti di Gianpiero Fiorani & C., e il governatore Antonio Fazio costretto a licenziarsi dalla Banca d’Italia. Pollari confida al prete seduto davanti a lui le informazioni di cui è in possesso. Delinea un quadro di intrighi, lotte di potere, amici, nemici, compresi quelli, secondo lui, che attaccavano Geronzi. Già ma perché un banchiere privato godeva della protezione di Pollari e quindi del Sismi, organismo deputato a tutelare la sicurezza nazionale? E da chi doveva essere protetto? Sentiamolo direttamente dal numero uno del Sismi: «All’inizio era una truppa … un’artiglieria a distruggere, a distruggere—dice Pollari captato dalla microspia ambientale— chiunque venisse indicato come amico di Geronzi eramesso all’indice…questa squadra che ti ho delineato … fa capo a Bernheim (Antoine, ex presidente Generali, ndr), Valori (Giancarlo Elia, dirigente d’azienda dalle fittissime relazioni, ndr) e Giulio Tremonti». Ma non solo. Sempre secondo Pollari, nell’asse contro Geronzi e Fazio c’era anche il pm (oggi ex) della Procura di Roma Achille Toro che aveva perquisito e indagato il banchiere di Capitalia nell’ambito dell’inchiesta Cirio. «Questo—confida a don Verzé — lo dico solo a te: Toro faceva squadra con Tremonti e con Elia Valori ». Arriva Geronzi Qualche giorno dopo è lo stesso Geronzi ad accomodarsi nell’ufficio dell’uomo che ha fatto grande (e indebitato) il San Raffaele. Sono amici, si danno del «tu», entrambi diffidano dei comunisti. La conversazione è sciolta, su Giovanni Bazoli, Matteo Arpe, ecc… Silvio Berlusconi è sempre un comun denominatore. Dice il banchiere di Capitalia a proposito delle aziende del Cavaliere: «Non si muove foglia (che Berlusconi non voglia, ndr). Lui cerca di dare tutta la libertà a Piersilvio a Marina … però ti devo dire … non gli sfugge nulla». È un centro di gravità, il sacerdote, tutto passa da lui e lui si occupa di tutto, con una competenza, una curiosità e un entusiasmo coinvolgenti e sorprendenti per un uomo di 86 anni, tanti quanti ne aveva sei anni fa. E poco è cambiato anche successivamente. Sempre lui inmezzo al campo. Più che mai quando ci sono da muovere le pedine giuste tra gli amici al governo o in Parlamento. Un giorno con il ricercatore Claudio Bordignon (direttore scientifico del San Raffaele dal ’98 al 2006) commenta soddisfatto il risultato del pressing per avere i fondi pubblici per la ricerca: «Siamo riusciti a ottenere da Gianni Letta la promessa di 15 (milioni, ndr) per il primo anno, poi 1 e 1 (per i successivi due anni, ndr)». «Caro don Luigi, ecco tutti i favori fatti al San Raffaele» Ma già erano evidenti le crepe nei bilanci dell’ospedale. E quando i tecnici (cioè i funzionari) delle banche nicchiano, don Verzé e il suo vice Mario Cal, suicida nel luglio 2011, muovono i «piani alti». In molte conversazioni, per esempio, si parla di presunte intercessioni di Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit, sulle pratiche di fido. I «buchi » finanziari dell’ospedale sono strutturali e i debiti inversamente proporzionali alla qualità dell’assistenza e della cultura scientifica del San Raffaele. Però la ricerca di aiuti esterni è spasmodica. Anche nelle piccole cose. Un giorno si presenta da don Verzé il dipendente che gestisce le campagne di Illasi, il paesino nel veronese dove don Verzé è nato. «Don Luigi — gli dice — paghiamo 15 mila euro al mese di stipendi agli operai ma vendiamo vino per 150 mila euro, non sta in piedi…». E don Verzé? «Devo parlare con il ministero». Lo scambio di corrispondenza con Formigoni è sulla stessa linea. «Caro Roberto, come ti affermai anche quest’anno chiudiamo con un passivo di 35 miliardi (di lire, ndr)… non costringermi a provvedimenti traumatici le cui conseguenze lascio alla tua immaginazione …». La data è fondamentale: era il 2001, dieci anni prima dell’esplosione ufficiale della crisi. Vuol dire (lo dice don Verzé) che già allora il San Raffaele non stava in piedi. Vuol dire che da allora nessuno ha suonato l’allarme. C’era bisogno di batter cassa, quasi a chiedere soldi a un’azionista. I toni sono molto sbrigativi. Ma la Regione non potrebbe fare differenze, non dovrebbe. Quanto dell’eccellenza sanitaria del San Raffaele è stato negli anni costruito sottraendo soldi pubblici ad altri ospedali non altrettanto «ammanicati»? «Carissimo don Luigi — replica Formigoni — ritengo il tuo giudizio … un po’ ingeneroso …». Segue l’elenco dei favori fatti dalla Regione all’ospedale milanese: accreditamento non regolare di posti letto con il servizio sanitario, rimborsi discutibili, norme e regolamenti confezionati «sartorialmente » per fare guadagnare di più il San Raffaele, ecc.. Nel documento inviato a don Verzé si fa riferimento, tra l’altro, al lotto IV del San Raffaele dedicato alle malattie cardiache: qui «l’istituto, pur non autorizzato, ha esercitato attività sanitaria in regime di accreditamento e di solvenza (…). Abitualmente in questi casi, prima si dispone l’interruzione delle attività e poi eventualmente si attiva l’iter per il rilascio dell’autorizzazione». Altro passaggio, nuovo trattamento di favore: «Nella fase di accreditamento di Ville Turro si è consentita la trasformazione di posti letto di psichiatria in riabilitazione (…) per ottimizzare la fatturazione delle prestazioni rese… La tariffa è più remunerativa ». Nella sua lettera, comunque, il governatore Formigoni mette le mani avanti: «È stato un susseguirsi di tentativi di trovare soluzioni a problemi, ovviamente nel rispetto delle leggi».
 
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view post Posted on 3/4/2017, 13:38
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/16...dagati/1782396/

San Raffaele, ‘truffa da 28 milioni al Ssn’. Indagato Zangrillo, medico di Berlusconi
San Raffaele, ‘truffa da 28 milioni al Ssn’. Indagato Zangrillo, medico di Berlusconi
GIUSTIZIA & IMPUNITÀ
Avvisi di conclusione indagini emessi dalla Procura di Milano per rappresentanti legali, dirigenti e primari. Secondo l'accusa, nell'ex regno di don Verzè sono stati eseguiti 4mila interventi chirurgici al di fuori degli standard imposti dall'accreditamento. Inquisito anche l'ad Nicola Bedin
di F. Q. | 16 giugno 2015
170
11,2 mila
Più informazioni su: Alberto Zangrillo, Guardia di Finanza, Procura di Milano, San Raffaele, Sanità, Truffa
Durante gli interventi “le equipe” destinate alle sale operatorie sulla carta erano “regolarmente costituite”, ma in realtà “chirurghi e/o anestesisti” erano “presenti contestualmente in più sale operatorie”. È la tesi della Procura di Milano che contesta una truffa da 28 milioni di euro al servizio sanitario nazionale a medici, tra cui Alberto Zangrillo, primario della Terapia intensiva e Rianimazione generale e medico di Silvio Berlusconi, e amministratori dell’ospedale San Raffaele.

Secondo gli investigatori delle Fiamme gialle sui registri figuravano che tutti i ‘requisiti’ di presenza per ottenere i rimborsi drg (Diagnosis Related Groups) erano stati rispettati. Il pm Giovanni Polizzi, nell’avviso di chiusura delle indagini, contesta presunte irregolarità nei rimborsi percepiti su 4mila interventi chirurgici nell’ex regno di don Luigi Verzé travolto dal crac e morto il 31 dicembre del 2011. L’inchiesta “Pronto rimborso” ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati 9 persone, tra rappresentanti legali, dirigenti, primari e l’amministratore delegato del gruppo Nicola Bedin. I reati contestati – a vario titolo sono la truffa aggravata a danno del Servizio Sanitario e falso.

Tra gli indagati figurano Mario Valsecchi, in qualità di amministratore dell’ospedale fino al 2012 (che ha patteggiato 2 anni e 10 mesi nell’ambito del processo sul crac del San Raffaele), Roberts Mazzuconi, in qualità di direttore sanitario. Poi ancora Ottavio Alfieri, primario e direttore dell’unità operativa di Cardiochirurgia, Piero Zannini, primario e direttore dell’unità operativa di Chirurgia Toracica, Roberto Chiesa, primario e direttore dell’unità operativa di Chirurgia Vascolare, Patrizio Rigatti, primario e direttore dell’unità operativa di Urologia fino al 2012, Francesco Montorsi, primario e direttore dell’unità operativa di Urologia dal novembre 2012. Indagati anche per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti la Fondazione Monte Tabor, nella persona del legale rappresentante Claudio Macchi, e l’ospedale San Raffaele, in persona del legale rappresentante Gabriele Pelissero. I fatti contestati vanno dal 2011 al 2013.

Per gli inquirenti sono state violate le norme di accreditamento che impongono una presenza minima di operatori e anestesisti, nonché di quelle relative all’impiego di medici specializzandi. La struttura ospedaliera, questa l’ipotesi, ha autocertificato il mantenimento dei requisiti richiesti per l’accesso al rimborso delle prestazioni sanitarie, ottenendo appunto indebiti rimborsi per oltre 28 milioni di euro. Nei confronti degli enti che hanno gestito nel tempo la struttura ospedaliera è stata contestata la responsabilità amministrativa secondo la legge 231/2001.

di F. Q. | 16 giugno 2015
 
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